Migrare e invadere la casa, il paese altrui non è un diritto

Migrare e invadere la casa, il paese altrui non è un diritto

Messaggioda Berto » dom dic 02, 2018 9:16 am

Non esiste alcun diritto umano naturale e politico universale a migrare e ad essere accolto ovunque, indipendentemente dalla volontà degli altri ad accogliere nella loro casa, nel loro paese, città, nazione, stato, terra.

Diritti Umani Universali che non esistono
viewtopic.php?f=25&t=2584


Migrare e non migrare, accogliere e non accogliere, diritti e doveri
viewtopic.php?f=194&t=2498

Non esiste il dovere assoluto ad accogliere e il diritto assoluto ad essere accolti.

I diritti umani universali a migrare e a non migrare dal proprio paese natale esistono al pari del diritto universale alla non accoglienza che però è prioritario rispetto al diritto di essere accolto.

Il diritto internazionale ad essere accolti per i rifugianti asilanti sussiste assieme al diritto alla non accoglienza, qualora non esistessero le condizioni necessarie, basilari per l'accoglienza stessa e la valutazione di tali condizioni fanno capo unicamente al paese a cui è chiesta la disponibilià ad accogliere:

condizioni demografiche, economiche, politiche, culturali che lo consentano.

Qualora non vi sia lo spazio demografico sufficente,
qualora non vi siano le risorse economiche bastanti,
qualora l'accoglienza comportasse gravi problemi politici e sociali a danno dei cittadini del paese a cui è chiesta l'accoglienza,
qualora non vi siano le compatibilità culturali, sociali e religiose tra i richiedenti ospitalità e rifugio con gli abitanti del paese a cui si rivolge la richiesta.


Accoglienza o ospitalità imposta o forzata è un crimine contro l'umanità
viewtopic.php?f=196&t=2420
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Migrare e invadere la casa, il paese altrui non è un diritto

Messaggioda Berto » dom dic 02, 2018 9:17 am

Il Global compact è una demenzialità globale razzista come veri e mostruosi razzisti sono coloro che lo sostengono, eccone un elenco:

La lobby internazionale della sinistra chic che vuole farci invadere dagli immigrati
Fausto Biloslavo - Ven, 30/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... TnkkAV9chY

Da Guterres (Onu) pasdaran dell'accoglienza alla Mogherini a Bruxelles. Chi c'è dietro il Global Compact delle Nazioni Unite

Chi ha preparato e fortemente voluto il controverso Ordinamento globale dell'Onu che spalanca le porte non solo ai rifugiati, ma a tutti? Una potente cricca di sinistrorsi nei gangli non solo delle Nazioni Unite, spesso ispirati da Papa Bergoglio e amici delle Ong talebane dell'accoglienza.

L'inviata speciale delle Nazioni Unite per il Global compact è la canadese Louise Arbour, che nelle ultime ore si è scagliata contro i paesi, come l'Italia, che hanno deciso di soprassedere alla firma del documento trappola dell'Onu. A fine anni novanta ricopriva il ruolo di procuratore capo del Tribunale internazionale de L'Aja per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia. Proprio lei ha spalleggiato americani e inglesi nella dubbia strage di Racak, utilizzata come grilletto per giustificare la guerra «umanitaria» della Nato contro i serbi per il Kosovo.

Dopo l'11 settembre ha chiesto la chiusura della prigione di Guantanamo ed è stata indicata come possibile leader dei Liberal in Canada, eterna forza di governo targata centro sinistra.

Nel ruolo di rappresentante speciale dell'Onu ha difeso a spada tratta il Global compact sostenendo tesi molto vicine a quelle del discusso filantropo George Soros. «Non c'è dubbio che l'Occidente avrà bisogno di importare risorse umane (i migranti nda) a tutti i livelli» ha sostenuto la damina di ferro dell'Onu. «L'idea che i cosiddetti migranti economici, in contrapposizione ai rifugiati, entrino nei paesi occidentali per rubare posti di lavoro o abusare del sistema di assistenza sociale, è smentito dai fatti» sostiene Arbour.

Dietro l'agguerrita canadese c'è il segretario generale dell'Onu, il portoghese Antonio Guterres, pasdaran dell'accoglienza. L'ex premier socialista ha ricoperto per dieci anni la carica di Alto commissario dell'agenzia dell'Onu per i rifugiati. Proprio il neo segretario generale aveva puntato ad allargare il campo della protezione dell'Unhcr parlando genericamente di «gente in movimento».Difensore ad oltranza delle Ong, taxi del mare dei migranti provenienti dalla Libia, ha ammesso più volte di essere ispirato da Papa Francesco. Non è un caso che dall'inizio del suo mandato al Palazzo di Vetro si siano moltiplicati gli attacchi all'Italia sul tema migranti. Ne sa qualcosa l'ex ministro dell'Interino Marco Minniti, che per primo ha tamponato l'«invasione» dalla Libia. Poi l'Alto commissario per i diritti umani, Michelle Bachelet, amica del regime cubano, voleva mandare gli ispettori dell'Onu in Italia per il pericolo razzismo con Matteo Salvini al governo.

L'alleata di Guterres in Europa sull'Ordinamento globale dei migranti è la stellina dimenticata del centrosinistra italiano, Federica Mogherini. Ieri, in qualità di Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea ha attaccato i paesi membri, a cominciare dall'Italia, che non vogliono firmare il bidone. «Se vogliamo governare la migrazione per renderla ordinata, umana e sostenibile - ha spiegato Mogherini - allora il Global Compact è lo strumento più forte che abbiamo per difendere i nostri interessi nazionali».


Gino Quarelo
Non si tratta solo della sinistra chic e dei suoi nazi comunisti ma anche dei nazi maomettani che si sono impadroniti l'ONU.




La Kyenge vuole il Global compact "O aumenta il razzismo in Ue"
Federico Garau - Gio, 29/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 7wdFRVBM60

L’ex ministro del Pd cita il sondaggio “Essere neri nell’Ue” come prova fondamentale per documentare l’incremento di episodi razzisti nel vecchio continente e invita tutti i paesi ad aderire al Global Compact

Con l’avvicinarsi del Global Compact, e vista la minaccia da parte di alcuni paesi di non prendere parte all’evento che equiparerebbe i diritti dei clandestini a quelli dei richiedenti asilo, torna a parlare Cecile Kyenge.

“Sarò a Marrackech con la delegazione del Parlamento. Il Global compact fornisce un risvolto globale al tema della globalizzazione. Troppi gli Stati membri che hanno deciso di sabotare la conferenza inter-governativa. A questi Paesi, soprattutto il mio, l'Italia, dico: andateci. Orban, Salvini e tutti i leader dei paesi che hanno deciso di fare questo passo: venite con noi a Marrackech. Opporsi al patto globale, significa non solo opporsi a soluzioni per una migrazione più sicura e regolare, ma opporsi alla dignità e ai diritti umani dei migranti. Non restate al di fuori fuori dalla storia. Le migrazioni non si fermeranno.”, riferisce come riportato da “Ansa”.

L’ex ministro Pd tenta in ogni modo di portare acqua al suo mulino, e per farlo utilizza i dati del sondaggio “Essere neri nell’Ue”, così da dimostrare l’aumento del razzismo in Europa. Il rapporto, tracciato da un’agenzia europea dei diritti, prende in esame quelle che sarebbero le discriminazioni subite quotidianamente dai neri nel vecchio continente. Il sondaggio parla di un 30% di individui vittime di forme di discriminazione, tra insulti per il colore della pelle e violenze. Non fa invece riferimento al fatto che quotidianamente in Europa entra un numero sempre maggiore di clandestini, agevolati da organizzazioni no profit e Ong che di certo non agiscono se non per interessi economici, oramai mascherati in malo modo. Non fa neppure menzione del fatto che ci sia una netta crescita del numero dei crimini di cui si macchiano questi nuovi entrati, né al fatto che abbiano incrementato le fila dei detenuti nelle carceri del vecchio continente. Nessun accenno neppure a chi ha promosso o finanziato il sopra menzionato sondaggio od a quanto possa esser costato.

”Dobbiamo riconoscere che l’Europa sta cambiando il proprio volto. L’Europa deve trovare nuova linfa vitale dal pluralismo e dal multiculturalismo che caratterizza la società per opporsi al razzismo crescente. I crimini dettati dall’odio razziale sono l’espressione più meschina della discriminazione perché abusano apertamente della dignità umana su base etnica.”, insiste Kyenge, come riportato da “Il Secolo d’Italia”.

Probabilmente l’interpretazione errata del problema nasce da un ampliamento eccessivo del valore semantico della parola “razzismo”. Questa viene estesa anche ad abbracciare l’atteggiamento di quegli Stati che tentano di porre rimedio ad un’indiscriminata invasione divenuta ormai impossibile da controllare e regolamentare. Ed ecco che, creando delle leggi che possano tutelare e salvaguardare i cittadini autoctoni, questi paesi vengono immediatamente bollati come “razzisti”.


Alberto Pento
Questo personaggio orrendo è tra i più razzisti che vi siano al mondo, non ha alcun rispetto per i nostri diritti umani di bianchi, occidentali, nativi o indigeni europei e italiani; è una mostruosità.




Stati membri delle Nazioni Unite: La migrazione è un diritto umano
Judith Bergman
18 novembre 2018

https://it.gatestoneinstitute.org/13320 ... 4.facebook

Un nuovo accordo delle Nazioni Unite, che quasi tutti i membri dell'organizzazione prevedono di firmare a dicembre, diffonde l'idea radicale che l'emigrazione – per qualunque motivo – debba essere incoraggiata, autorizzata e tutelata.

Nella foto: Migranti si dirigono in un campo di transito, nel villaggio di Dobova, in Slovenia, il 26 ottobre 2015. (Foto di Jeff J Mitchell/Getty Images)

Le Nazioni Unite, in un accordo non vincolante che quasi tutti gli Stati membri dell'organizzazione firmeranno durante una cerimonia ufficiale che si terrà in Marocco all'inizio di dicembre, stanno facendo della migrazione un diritto dell'uomo.

Il testo definitivo dell'accordo, il Global Compact (Patto globale) per una migrazione sicura, ordinata e regolare, sebbene non sia formalmente vincolante, "colloca fermamente la migrazione nell'agenda mondiale. Questo documento sarà un punto di riferimento per gli anni a venire e indurrà un cambiamento reale sul terreno...", secondo Jürg Lauber, rappresentante della Svizzera presso le Nazioni Unite, che ha diretto i lavori con il suo omologo del Messico.

Un paradosso immediato di questa dichiarazione, ovviamente, è che sono pochi i paesi che hanno requisiti di accesso restrittivi come quelli esistenti in Svizzera. Se si desidera rimanere più di tre mesi in questo paese, non solo occorre richiedere un "permesso di soggiorno", ma "nel tentativo di limitare l'immigrazione dai paesi non membri dell'Unione europea/e dell'EFTA (l'Associazione europea di libero scambio, N.d.T.), le autorità svizzere impongono rigorose limitazioni annuali sul numero dei permessi di soggiorno e di lavoro concessi agli stranieri".

Questi permessi di soggiorno difficili da ottenere sono anche diventati una fonte di reddito, in quanto i "ricchi stranieri 'comprano' il diritto di risiedere in Svizzera".

L'accordo delle Nazioni Unite, al contrario, osserva che:

"I rifugiati e i migranti hanno diritto a vedersi riconosciuti gli stessi diritti universali dell'uomo e le stesse libertà fondamentali, che devono essere rispettati, tutelati e garantiti in ogni momento". (Preambolo, sezione 4)

È evidente che questo accordo non riguarda i rifugiati in fuga dalle persecuzioni né i loro diritti alla protezione in virtù del diritto internazionale. Piuttosto, l'accordo diffonde l'idea radicale che la migrazione – per qualunque motivo – debba essere incoraggiata, autorizzata e tutelata. Quasi tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, ad eccezione di Stati Uniti, Austria, Australia, Croazia, Ungheria e forse anche Polonia e Repubblica ceca, dovrebbero firmarlo.

L'ONU nega che la migrazione sia stata trasformata in un diritto umano. "Chiedersi se questo sia un modo spiacevole per iniziare a promuovere un 'diritto umano alla migrazione' non è corretto. La questione non è contemplata nel testo; non c'è alcun progetto sinistro di questo tipo", ha affermato di recente Louise Arbour, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per le migrazioni internazionali.

L'ONU non ha alcun interesse ad ammettere che l'accordo promuove la migrazione, in quanto diritto umano; fino a qualche tempo fa, c'era ben poco da discutere a riguardo. Un maggiore dibattito avrebbe potuto compromettere l'intero progetto. Il testo dell'accordo, come documentato qui di seguito, lascia tuttavia pochi dubbi sul fatto che con la firma dell'accordo, la migrazione diventerà effettivamente un diritto dell'uomo.

L'accordo consta di 23 obiettivi che impegnano i firmatari. L'obiettivo numero tre, ad esempio, consiste nel promuovere e facilitare la migrazione attraverso una serie di misure. Gli Stati firmatari si impegnano a:

"Lanciare e pubblicizzare un sito web nazionale accessibile a tutti per rendere disponibili le informazioni sulle opzioni di una migrazione regolare, come le leggi e le politiche in materia di immigrazione proprie di ciascun paese, i requisiti in materia di visti, le formalità di candidatura, le imposte vigenti e i tassi di cambio, i requisiti per ottenere i permessi di lavoro, i requisiti in materia di qualifiche professionali, le valutazioni delle credenziali e le equipollenze, le opportunità di formazione e di studio, i costi e le condizioni di vita, per aiutare i migranti nel loro processo decisionale".

Gli Stati, in altre parole, non dovrebbero soltanto aprire le loro frontiere ai migranti di tutto il mondo, ma dovrebbero anche aiutarli a scegliere i loro paesi di destinazione fornendo loro informazioni esaustive su ogni paese in cui un migrante desidera stabilirsi.

Anche il livello di servizio previsto per facilitare una maggiore migrazione è elevato. I paesi sono invitati a:

"Creare punti di informazione aperti e accessibili lungo le principali rotte migratorie per fornire ai migranti sostegno e consulenza di genere e ai minori, offrire opportunità di comunicare con i rappresentanti consolari dei paesi d'origine e rendere disponibili rilevanti informazioni, anche sui diritti umani e sulle libertà fondamentali, protezione e assistenza adeguate, opzioni e informazioni sui canali di migrazione regolare e sulle possibilità di ritorno nei paesi d'origine, in una lingua che l'interessato comprenda".

Una volta che i migranti giungono alla destinazione scelta, i paesi firmatari si impegnano a:

"Fornire ai migranti appena arrivati informazioni mirate, attente alle questioni di genere e alle esigenze dei minori, esaustive e accessibili, nonché consulenza giuridica sui loro diritti e obblighi, incluso il rispetto delle leggi locali e nazionali, su come ottenere il rilascio di permessi di lavoro e di soggiorno, sulle modalità di aggiustamento di status, di registrazione presso le autorità, di accesso alla giustizia per denunciare le violazioni dei diritti e di accesso ai servizi di base".

I migranti sono chiaramente i cittadini di un nuovo mondo, in cui tutti i paesi devono prestare assistenza a chiunque abbia scelto di viaggiare e di vivere lì per qualsiasi motivo. Le frontiere possono esistere in teoria, ma le Nazioni Unite – dove sono rappresentati quasi tutti i paesi del mondo – stanno lavorando sodo per farle sparire nella pratica.

I migranti, secondo l'accordo, devono anche essere "autorizzati a realizzare la piena integrazione e la coesione sociale" nei loro nuovi paesi (obiettivo 16). Ciò significa, fra le altre cose, che i paesi devono:

"Promuovere il rispetto reciproco delle culture, delle tradizioni e dei costumi delle comunità di destinazione e dei migranti con lo scambio e l'attuazione delle migliori pratiche sulle politiche, i programmi e le attività in materia di integrazione, inclusi i modi per promuovere l'accettazione della diversità e agevolare la coesione e l'integrazione sociale".

Tutte le culture sono uguali e devono essere rispettate allo stesso modo. Presumibilmente, questo significa che, ad esempio, le mutilazioni genitali femminili (MGF), pratica a cui vengono sottoposte quasi tutte le donne somale, sono una tradizione che deve essere "rispettata" a Londra e Parigi come lo è a Mogadiscio.

L'accordo specifica poi il lavoro che gli Stati devono avviare per accogliere i migranti. Dovrebbero essere messi a punto "gli obiettivi di politica nazionale relativi all'integrazione dei migranti nelle società d'accoglienza, come l'integrazione nel mercato del lavoro, il ricongiungimento familiare, l'istruzione, la non discriminazione e la salute". Inoltre, il paese ospite dovrebbe facilitare "l'accesso a un'occupazione dignitosa e a un impiego per il quale sono più qualificati, conformemente all'offerta e al fabbisogno del mercato del lavoro locale e nazionale".

In altre parole, i migranti appena arrivati, ad esempio in Europa, dovrebbero godere degli stessi diritti – o quasi – all'istruzione, al mercato del lavoro e all'assistenza sanitaria, riconosciuti agli europei che hanno lavorato sodo e pagato le tasse per mezzo secolo per ottenere l'accesso a quelle stesse cose. Ovviamente, tutto questo sarà finanziato con il denaro dei contribuenti europei.

Ovviamente, gli autori dell'accordo non si aspettano che il Global Compact sarà preso particolarmente bene dalle popolazioni. Un accordo per facilitare una migrazione di massa da tutto il pianeta, diretta soprattutto verso i paesi occidentali (non si può parlate di alcuna migrazione nella direzione opposta), potrebbe rivelarsi un po' eccessivo per gli occidentali. Il Patto globale quindi indica con chiarezza che nessun disaccordo sarà tollerato e che gli Stati firmatari lavoreranno per contrastare "narrazioni fuorvianti che generano percezioni negative dei migranti".

Perché questo obiettivo diventi realtà, gli Stati firmatari si impegnano innanzitutto a:

"Promuovere un'informazione indipendente, obiettiva e di qualità nei media e su Internet, ma anche sensibilizzare e informare i professionisti dei media in materia di migrazione e sulla terminologia appropriata da utilizzare, mettendo a punto norme etiche da osservare nell'ambito della comunicazione mediatica e della pubblicità, e interrompendo l'assegnazione di fondi pubblici o di aiuti materiali ai media che promuovono sistematicamente l'intolleranza, la xenofobia, il razzismo e altre forme di discriminazione nei confronti dei migranti, nel pieno rispetto della libertà dei media". (Obiettivo 17)

E qui sembra sentire parlare Orwell sotto steroidi. Quasi tutti i paesi membri dell'ONU firmeranno un accordo secondo il quale i media che sono contrari alle politiche di governo non potranno beneficiare dei finanziamenti pubblici? Oltre a ciò l'accordo afferma, in modo bizzarro, che questo obiettivo è stato fissato "nel pieno rispetto della libertà dei media", poco importa che sia credibile o meno.

In secondo luogo, gli Stati firmatari si impegnano a:

"...eliminare ogni forma di discriminazione, condannare e contrastare espressioni, atti e manifestazioni di razzismo, discriminazione razziale, violenza, xenofobia e relativa intolleranza nei confronti di tutti i migranti conformemente alla legislazione internazionale in materia di diritti umani". (Obiettivo 17)

Opportunamente, l'accordo non offre definizioni di ciò che in questo contesto costituisce "razzismo" o "xenophobia". Ad esempio, che cosa si intende per "relativa intolleranza"? Criticare le politiche migratorie delle Nazioni Unite, ad esempio, è "intolleranza"?

In principio, tutti i paesi membri dell'ONU, meno gli Stati Uniti, avevano approvato il testo definitivo dell'accordo e sembravano disposti a firmarlo a dicembre. Di recente, tuttavia, più Stati hanno annunciato che non aderiranno al Global Compact.

A luglio, l'Ungheria si è tirata fuori dall'accordo. Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha definito il testo "interamente contrario agli interessi di sicurezza dell'Ungheria". E ha aggiunto:

"Questo patto rappresenta una minaccia per il mondo perché potrebbe indurre milioni di persone a migrare. Parte dal principio che la migrazione è un fenomeno positivo e inevitabile. Noi consideriamo la migrazione come un processo negativo che può comportare gravissime conseguenze in termini di sicurezza".

A luglio, anche l'Australia ha annunciato il suo ritiro dall'accordo, almeno nella sua forma attuale. Secondo il ministro dell'Interno Peter Dutton:

"Non firmeremo un accordo che sacrifica ogni cosa nella nostra politica di protezione delle frontiere. (...) Non rinunceremo alla nostra sovranità – non permetterò a organismi non eletti di imporre la loro decisione al popolo australiano".

A novembre, anche la Polonia e la Repubblica ceca hanno annunciato che erano molto propense a tirarsi fuori dall'accordo e il presidente croato Kolinda Grabar-Kitarovic ha dichiarato che non avrebbe firmato il Global Compact. E il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha affermato: "I nostri principi sovrani in materia di sicurezza delle frontiere e di controllo dei flussi migratori sono per noi una priorità assoluta".

Anche questo mese l'Austria si è detta contraria alla firma dell'accordo. "Valutiamo molto criticamente alcuni punti del patto del patto migratorio, come ad esempio la commistione fra la ricerca di protezione e la migrazione di manodopera", ha dichiarato il cancelliere austriaco Sebastian Kurz.

L'Unione europea ha immediatamente biasimato la decisione dell'Austria. "Ci rammarichiamo per la decisione presa dal governo austriaco. Continuiamo a credere che la migrazione sia una sfida globale che può essere risolta solo attraverso soluzioni globali e responsabilità mondiali condivise", ha dichiarato un portavoce della Commissione europea.

Per inciso, questa è la stessa Unione europea che dovrebbe "frenare" i flussi migratori. Se si vuole "porre un freno" alla migrazione perché firmare accordi che la facilitano e la rendono una realtà in crescita esponenziale trasformandola in un diritto umano?

Judith Bergman è avvocato, editorialista e analista politica. È Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute.

L'ONU è in mano ai nazi comunisti e ai nazi maomettani ed è divenuta una organizzazione mostruosa anti occidentale, anti nativi europei, anti bianchi, anticristiana.
L'ONU è la più organizzazione criminale che promuove la violazione dei diritti umani degli ebrei, dei cristiani, dei bianchi, dei nativi europei e dei non mussulmani.




Migrare non è un diritto
Il blog di Andrea Indini
30nov 18

http://blog.ilgiornale.it/indini/2018/1 ... 6thX_Kwxso

Ho sempre inteso la frontiera come il confine ultimo dello Stato. Si può entrare e uscire. Ma, proprio come le mura di casa, si erge (invisibile) a proteggere chi sta dentro. Sono nato quando c’erano ancora i controlli all’uscita di Ventimiglia, prima di raggiungere l’assolata Costa Azzurra. Da allora il mondo ha fatto a tempo ad aprirsi e poi a richiudersi. La “libera circolazione” ha dato la parvenza di un’Europa aperta e inclusiva. Ma è stata appunto un’illusione. Che si è inesorabilmente schiantata prima contro gli agghiaccianti attentati alle Torri Gemelle e alle principali capitali europee e poi contro l’inarrestabile avanzata di immigrati dall’Africa e da Oriente. Allora si è capito che quei confini andavano difesi.

Non esiste il diritto a emigrare. È una baggianata inventata dalla sinistra per meri fini propagandistici. Le Nazioni Unite non hanno fatto altro che avallare questa scempiaggine inventandosi il “Global Migration Compact”, un documento che ha come obiettivo primario l’abbattimento delle barriere per aiutare chi vuole a emigrare e a raggiungere, in sicurezza, qualunque Paese desideri. La risoluzione consta di 23 articoli che sono un vero e proprio guazzabuglio di direttive in salsa terzomondista e che non guarda in faccia ai disastri creati dai progressisti dopo cinque anni di politiche improntate sull’apertura e sull’accoglienza. Non solo. Si ripropone anche di andare a caccia di razzisti e xenofobi per poi poterli mettere al bando e “sensibilizzare e istruire i professionisti dei media a una terminologia e informazione etica”.

Nonostante lo sfacelo a cui tutti noi abbiano assistito negli ultimi anni, nei prossimi giorni l’Onu chiederà ai governi di apporre una firma sotto il documento del “Global Compact”. Si ritroveranno il 10-11 dicembre a Marrakech per mettere in piedi questa pagliacciata. Fortunatamente, dopo che il premier Giuseppe Conte si era detto favorevole a questa risoluzione, Matteo Salvini ha puntato i piedi e obbligato il governo a una sterzata. Decidere di non firmare è una mossa squisitamente politica che non metterà il Paese al riparo da una futura invasione né risolverà i problemi legati alla gestione degli immigrati già presenti sul nostro territorio. Servirà, tuttavia, a rimarcare plasticamente le distanze da un modo di pensare fallimentare che sta portando lentamente all’implosione del Vecchio Continente. Il “Global Compact” punta, infatti, a “un approccio cooperativo per ottimizzare i benefici complessivi della migrazione, affrontando i rischi e le sfide per gli individui e le comunità nei Paesi di origine, transito e destinazione”. È per tutto questo che il documento fa gola anche all’ala sinistra del Movimento 5 Stelle. Non sono pochi, infatti, i grillini che in queste ore stanno facendo pressioni su Conte per evitare che diserti Marrakech.

Come già il braccio di ferro sul decreto Sicurezza, anche lo scontro sul Global Compact svela il vero animo della fronda vicina al presidente della Camera, Roberto Fico. Difficile dire se, in caso di voto in parlamento, questi non si prenderebbero la briga di strappare votando con il Pd e Leu. Una rottura che porterebbe inevitabilmente alla crisi di governo. Al di là delle beghe di governo, la divisione sul documento delle Nazioni Uniti materializza, ancora, due visioni opposte del mondo. Qualora dovesse passare, il Global Compact farebbe carta straccia della Convenzione di Ginevra che stabilisce che può essere accolto perché in fuga da guerre o carestie e chi invece deve essere respinto. Si arriverebbe addirittura a “ri-arruolare” le Ong perché diventerebbe legale qualsiasi assistenza di natura umanitaria. Una firma in fondo a quel documento sarebbe dunque una sconfitta per tutti perché trasformerebbe le migrazioni in un diritto inalienabile devastando quello che, a mio avviso, deve restare una delle priorità di qualsiasi Stato: la difesa dei confini.



???

Il Global Compact e la «bufala» dell’invasione migratoria
Alberto Magnani
2018-11-29

https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2 ... d=AERUkPpG

Il governo italiano ha annunciato mercoledì 28 novembre che non aderirà al Global Compact for migration, nome abbreviato di «Global Compact for Safe, Regular and Orderly Migration»: un documento Onu che stabilisce linee guida e best practice sull’immigrazione, frutto di un processo negoziale durato due anni e avviato con la Dichiarazione di New York su migranti e rifugiati (2016).

Il testo avrebbe dovuto essere approvato ad un summit in programma il 10 e l’11 dicembre a Marrakech, in Marocco, prima del testacoda ufficializzato - con toni diversi -dal premier Giuseppe Conte e il suo vice Matteo Salvini. Conte sostiene che l’argomento deve essere «parlamentarizzato», passando per un dibattito in aula prima dell’adesione formale del Paese. Salvini ha messo in chiaro che il «Governo italiano non firmerà alcunché e non andrà a Marrakech», lasciando la parola definitiva al parlamento. L’attacco più frontale è arrivato da Paolo Formentini, capogruppo della Lega alla Commissione Esteri alla Camera, con una risoluzione che spiega «punto per punto» perché sfilarsi dall’accordo. «Ci sembra assurdo - dice Formentini - dare a un organismo non eletto che non risponde direttamente ai cittadini una competenza propriamente statale».

Perché il Global compact non ruba competenze
Il dettaglio che sfugge alla risoluzione di Formentini è che il Global compact non sottrae alcune «competenze statali» ai paesi aderenti. Il testo propone una cooperazione internazionale incentrata sul raggiungimento di 23 obiettivi, dall’analisi sistematica dei dati sui flussi migratori alla collaborazione dei paesi sui rimpatri, senza intaccare il principio di sovranità nazionale. Un principio messo in chiaro dagli stessi autori del documento: il Global compact, si legge nel testo, non è un trattato internazionale, non è vincolante e «afferma il diritto sovrano degli Stati a determinare la loro politica di migrazione nazionale e la loro prerogativa di governare la migrazione nella propria giurisdizione, in conformità al diritto internazionale».

Come spiega Matteo Villa, ricercatore Ispi ed esperto di migrazioni, il documento ha poco più di un valore «simbolico» per tracciare una linea comune sulla questione migratoria. «È molto simile ai documenti programmatici dell’Onu - dice Villa - Non dà alcun obbligo, è una sorta di consiglio sul fatto che le migrazioni andrebbero gestite internazionalmente. Ma non è quello che dice anche questo governo?». Il dietrofront dell’Italia e di altri paesi europei, d’altro canto, avrà un impatto minimo sulle sorti del documento. Esponenti del governo spiegano che l’Italia «non firmerà» l’accordo. Anche volendo, però, non sarebbe stato possibile: come spiega la Commissione europea, «non ci sarà alcuna firma: l’adozione del testo avrà luogo per acclamazione o su voto, con la richiesta di una maggioranza di almeno due terzi». La seconda ipotesi è formalmente possibile, ma sfavorita nella prassi. Come testimonia il fatto che i paesi contrari all’intesa preferiscono saltare del tutto la conferenza, piuttosto che tentare la via del voto in Marocco.

La bufala del documento «immigrazionista»
La linea della Lega, comunque, non è un caso unico. Il documento è finito nel mirino delle destre populiste in tutta Europa e di molti paesi centro-orientali (fra i paesi contrari Austria, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Croazia, Slovacchia, Bulgaria), con l’accusa di obbligare gli Stati ad accettare nuove regole e promuovere slogan «immigrazionisti» (espressione che dovrebbe alludere a una ideologia pro-immigrazione). La questione dell’«obbligo» è smentita dal fatto che il documento non ha il valore di un trattato, mentre il «rispetto della sovranità nazionale» viene difeso in maniera esplicita. Il secondo capo di imputazione, «l’esaltazione della migrazione», trova pochi riscontri fra le righe del testo. Fra gli obiettivi evidenziati nel documento Onu si parla, ad esempio, di «prevenire, sradicare e combattere il traffico di esseri umani» (obiettivo 10) o «cooperare per semplificare rimpatri sicuri e dignitosi» (obiettivo 21).

Argomenti cari anche al contratto di governo Lega-Cinque stelle e ai propositi di contrasto del «business dell’immigrazione», anche se la linea fra i due è sempre più divergente: l’argomento sta spaccando a metà la maggioranza, stretta fra l’ostilità della Lega e il pressing di alcuni esponti Cinque stelle, favorevoli al Global compact (e a un atteggiamento più accomodante sull’immigrazione). I dissidi sono interni anche al Movimento. Giuseppe Brescia, deputato Cinque stelle e presidente della Commissione affari costituzionali, ha dichiarato via Twitter che il Global compact va «sottoscritto assolutamente».Il risultato è un diluvio di attacchi alla «deriva anti-italiana» del partito di Di Maio e (soprattutto) Roberto Fico. Tra gli utenti ce n’è uno che scrive: «Se lo firmate, diventeremo tutti leghisti».


Gino Quarelo
La verità è che nel trattato proposto, che è sì una "convenzione non direttamente vincolante per gli stati", ma esso si costituisce come uno strumento di propaganda politica e di condizionamento ideologico e mediatico a favore delle migrazioni, dei clandestini e dell'accoglienza; e di contrasto a tutti cololoro che sono contrari all'invasione dei clandestini, all'accoglienza indiscriminata e alla libertà di emigrare e di invadere i paesi altrui.
Se non fosse un accordo pericoloso e insidioso né gli USA né Israele che ben conoscono la subdolanza dell'ONU, avrebbero disertato la conferenza.
Questo Global compact è una grave insidia alle democrazie e ai diritti civili dei cittadini occidentali nativi e indigeni.




L'Onu ora "cancella" i confini Ma così rischiamo più migranti
Roberto Vivaldelli
11 novembre 2018

http://www.occhidellaguerra.it/lonu-ora ... migrazione

Si terrà a Marrakesh, in Marocco, il 10 e l’11 dicembre, la conferenza intergovernativa per l’adozione del patto globale sulla migrazione sicura convocata sotto l’egida dell’Assemblea Generale dell’Onu e in conformità con la “Dichiarazione di New York per i migranti” del 2016, il cui programma sembra mal conciliarsi con la politica attuata dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Non è un caso, infatti, se l’Austria e Polonia sono le ultime nazioni ad aver annunciato il ritiro dal patto, seguendo le orme di Ungheria e Stati Uniti.

Gli obiettivi del Patto globale sulla migrazione sicura, infatti, portato avanti da Svizzera e Messico, sembrano un concentrato di politicamente corretto e idealismo mirato a limitare la sovranità degli stati dinanzi al fenomeno migratorio, impendendo a questi ultimi di affrontare un fenomeno così complesso con una buona dose di realpolitk e pragmatismo che ogni statista dovrebbe preservare. Preoccupazione concrete, benché nella dichiarazione venga ribadito il “diritto sovrano” di ogni stato di attuare la politica migratoria che ritiene più opportuna.


Cosa dice il patto globale sui migranti dell’Onu

A testimonianza della carica ideologica di cui è intriso il documento, ben celata da inevitabili tecnicismi e politichese, il patto globale sui migranti spinge al sostegno del multiculturalismo e obbliga gli stati che vi aderiscono a “sostenere le attività multiculturali attraverso sport, musica, arte, festival culinari, volontariato e altre attività sociali eventi che faciliteranno la comprensione e l’apprezzamento reciproco delle culture migranti e di quelle di destinazione comunità”.

Al fine di “gestire i nostri confini nazionali in modo coordinato, promuovendo la cooperazione bilaterale e regionale, garantire la sicurezza di Stati, comunità e migranti e facilitare movimenti transfrontalieri sicuri e regolari di persone prevenendo la migrazione irregolare”, il patto globale sui migranti impegna gli Stati, inoltre, a “rivedere le leggi e i regolamenti pertinenti per determinare se le sanzioni sono appropriate per affrontare l’ingresso irregolare o soggiorno e, in tal caso, garantire che siano proporzionate, eque, non discriminatorie e pienamente coerenti con il giusto processo e altri obblighi previsti dal diritto internazionale”.

Favorire l’accesso al mondo del lavoro ai migranti

Per facilitare l’integrazione dei migranti, inoltre, il patto si prefigge di favorire “l’accesso dei lavoratori migranti nell’economia locale” supportando l’accesso di questi ultimi ad avere “un lavoro dignitoso e all’occupazione per la quale sono più qualificati, in conformità con le richieste nazionali di mercato del lavoro”.

Nella lista dei 23 obiettivi che si prefigge il patto globale, come spiega Il Giornale.it, ci sono poi la protezione dei diritti dei rifugiati e dei migranti, indipendentemente dallo status, la lotta a xenofobia, lo sfruttamento e il traffico di essere umani. Il patto impegna i firmatari a lavorare per porre fine alla pratica della detenzione di bambini allo scopo di determinare il loro status migratorio; limitare al massimo le detenzioni dei migranti per stabilire le loro condizioni, migliorare l’erogazione dell’assistenza umanitaria e di sviluppo ai Paesi più colpiti e dare maggiore riconoscimento all’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).


Le parole di Kurz e degli altri leader “scettici”

Il cancelliere Sebastian Kurz ha confermato che l’Austria non firmerà il patto: “Consideriamo alcuni punti del patto migratorio in modo molto critico, come ad esempio la commistione tra la ricerca di protezione e la migrazione di manodopera”. “Sono un pericolo per la nostra sovranità nazionale” ha aggiunto il cancelliere tedesco. “Alcuni dei contenuti sono diametralmente opposti alla nostra posizione”, ha aggiunto il vice-cancelliere Strache sottolineando che la “migrazione non è e non può essere un diritto umano“.

Già lo scorso anno, il presidente Usa Donald Trump aveva abbandonato il tavolo. L’allora rappresenta Usa alle Nazioni Unite Nikky Haley sottolineò che le politiche migratorie dovevano essere decise esclusivamente dagli americani: “La dichiarazione contiene disposizioni che non sono in linea con le politiche americane. Per questo il presidente Trump ha deciso che gli Stati Uniti metteranno fine alla loro partecipazione al processo” disse Nikky Haley.

La settimana scorsa, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha annunciato che quasi sicuramente il suo Paese non firmerà il patto: “È assai probabile che la Polonia, sull’esempio dell’Austria, della Repubblica Ceca o degli Stati Uniti, non farà parte del patto globale sulle migrazioni: le nostre regole, i nostri princìpi sovrani concernenti la protezione delle frontiere e il controllo delle migrazioni sono per noi una priorità assoluta”.

E anche la Germania ci pensa

Le perplessità non riguardano soltanto i Paesi di Visegrad. Negli ultimi giorni sono cresciute le riserve all’interno della Christian Democratic Union (Cdu) di Angela Merkel sulla firma da parte della Germania. Marian Wendt, deputata della Cdu e membro del comitato per gli affari interni del Bundestag, ha raccontato a Dw di essere molto preoccupata circa il fatto che il patto globale promosso dalle Nazioni Unite “non distingua tra migranti economici e richiedenti asilo” e di come fosse infastidita dal fatto che il ministero degli esteri tedesco non abbia comunicato ai parlamentari la questione in maniera esaustiva.

“Noi come Cdu abbiamo sperperato il nostro credito con la gente sul tema dell’immigrazione – ha detto -. La fiducia della popolazione nei nostri confronti è debole. Ecco perché dobbiamo fare tutto per assicurarci di non creare l’impressione che sia un negoziato a porte chiuse”. E anche l’irrequieto ministro Jens Spahn ha manifestato grosse riserve: “Ciò che è importante è che la Germania mantenga il suo potere sovrano per controllare, guidare e limitare la migrazione”, ha detto Spahn domenica al Welt am Sonntag. Anche l’AfD tedesca, attraverso la sua leader Alice Weidel, chiede che la Germania non firmi: “Anche la Germania non aderisca, il Global Compact apre la strada a milioni di migranti africani e legalizza l’immigrazione irregolare”.

Naturalmente non è tutto da buttare, ma paiono troppi gli elementi di criticità che fanno pensare che il patto sui migranti sia in contrasto con il perseguimento dell’interesse nazionale dell’Italia.



I 23 obiettivi del "contestato" Global Compact sull'immigrazione

http://www.redattoresociale.it/Notiziar ... migrazione

ROMA - Dalla lotta al traffico di esseri umani alle vie legali sicure, dalla tutela legale all’eliminazione di ogni forma di discriminazione. Sono 23 gli obiettivi fissati dal Global compact, il progetto promosso dall’Onu per un’immigrazione regolare e sicura. Il documento invita gli Stati a condividere la responsabilità della migrazione globale, collaborando nell’implementazione di strategie comuni. E si basa su alcuni principi base contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, nella Convenzione di Ginevra e in tutti gli altri trattati internazionali che normano il diritto internazionale. L’intesa, chiamata anche “Dichiarazione di New York”, è stata firmata all’Assemblea generale dell’Onu nel settembre 2016 da oltre 190 Stati. Anche l’Italia, rappresentata dal governo Renzi ha sottoscritto l’accordo. Ma ora il nuovo esecutivo ha annunciato un passo indietro. Il 10 e 11 dicembre, infatti, i Paesi interessati si ritroveranno in Marocco, a Marrakech, per aderire formalmente all’accordo. Il nostro paese, non parteciperà al summit e la decisione di adesione sarà sottoposta al Parlamento.

I 23 obiettivi del Global Compact. Il documento parte dal principio base che la migrazione ha fatto parte dell’esperienza umana nel corso della storia e che è “fonte di prosperità, innovazione e sviluppo sostenibile nel nostro mondo globalizzato”, per questo l' impatto positivo può essere ottimizzato. “La maggior parte dei migranti - si legge nel documento - che vivono nel mondo oggi viaggiano, vivono e lavorano in un modo sicuro, ordinario e regolare. Ciò nonostante, la migrazione innegabilmente interessa i nostri Paesi, le nostre comunità, i migranti e le loro famiglie in modi differenti e imprevedibili”. Per questo “i cambiamenti e le opportunità della migrazione internazionale ci uniscono piuttosto che dividerci - continua il testo - Questo Global compact definisce le nostre comuni intenzioni, le responsabilità condivise e l’unità di intenti riguardo la migrazione”. I 23 obiettivi, in questo contesto, rappresentano le azioni considerate rilevanti come strumenti per governare il fenomeno e best practice da implementare. Innanzitutto si prevede di raccogliere e utilizzare dati accurati come base per sviluppare politiche basate sull’evidenza empirica. Il secondo obiettivo è quello di ridurre al minimo i fattori strutturali che inducono le persone a lasciare il proprio paese di origine. Si prevede poi di fornire informazioni accurate e tempestive in tutte le fasi della migrazione; di garantire che tutti i migranti abbiano adeguata documentazione legale; di implementare percorsi di migrazione regolare; di assicurare eque condizioni di lavoro e di ridurre i casi vulnerabili. Il documento sottolinea anche la volontà di “salvare vite e di coordinare gli sforzi sul tema dei migranti dispersi”. Tra gli obiettivi c’è anche quello di contrastare il traffico di esseri umani e di gestire le frontiere in maniera coordinata e sicura. Al punto 13 si afferma che la detenzione deve essere considerata una misura ultima, e che si deve lavorare per cercare alternative. Si chiede poi di rendere accessibili i servizi di base ai migranti e di rimuovere tutte le forme di discriminazione e promuovere l’inclusione delle persone. Nel documento si parla anche di reintegrazione attraverso ritorni e riammissioni sicure e di sviluppo dei paesi di origine.

La posizione dell’Italia. Dopo un’iniziale posizione favorevole l’Italia ha fatto un passo indietro, come ha spiegato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Per quanto riguarda il Global Compact ho già anticipato a New York che esso è compatibile con la strategia strutturata e multilivello sull’immigrazione che abbiamo elaborato e che ho condiviso con i miei partner europei. E su questo non ho cambiato idea - ha detto Conte -. C’è però un fatto: pur essendo un documento di carattere programmatico non vincolante, ha un rilievo politico, e su esso c’è molta attesa. Nell’approssimarsi della scadenza di Marrakesh c’è molto fermento anche tra i cittadini. Ho convocato allora un vertice con i ministri e abbiamo convenuto che su una prospettiva del genere è giusto creare un passaggio parlamentare dove esprimere tutte le posizioni”. Ad essere contrario all’adesione al trattato è, in particolare il ministro degli Interni, Matteo Salvini. Anche in Europa sono diversi i paesi che hanno deciso di non firmare: in particolare gli Stati dell’Est, il cosiddetto gruppo di Visegrad. La Svizzera, invece, come l’Italia si rimetterà alla decisione del Parlamento. Tra i favorevoli ci sono Francia e Germania.

Astalli: “Una decisione incomprensibile”. Per il Centro Astalli è incomprensibile l'idea che l'Italia sia fuori da Migration Compact soprattutto perché il nostro paese “da tempo e soprattutto per voce dell’attuale Governo, chiede una condivisione internazionale degli sforzi e delle responsabilità per gestire le migrazioni”. La decisione di tirarsi fuori dall’accordo, quindi, “contraddice l’esigenza da parte del nostro Paese di essere coinvolto in un patto che impegna la comunità internazionale in uno sforzo comune per una gestione delle migrazioni ordinata e dentro l’alveo dei diritti umani - continua il Centro Astalli -. Risulta strano poi che per il Decreto Sicurezza si sia scelta la strada della decretazione d’urgenza e la fiducia, annullando il confronto parlamentare e invece in questo caso si faccia il contrario. Il fenomeno complesso della mobilità umana non deve essere strumentalizzato per il consenso politico usando slogan e decisioni a effetto. È prioritaria al contrario la necessità di promuovere processi che possano favorire soluzioni socialmente costruttive e a lungo termine”. Il Centro Astalli auspica e chiede un ripensamento al Governo e ribadisce il proprio impegno al fianco della Santa Sede nel supportare la promozione e la diffusione dell’importanza di un’ amplissima adesione degli Stati di tutto il mondo ai Global Compact. (Eleonora Camilli)
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Migrare e invadere la casa, il paese altrui non è un diritto

Messaggioda Berto » dom dic 02, 2018 9:19 am

Global Compact, che cos'è e perché l'Italia non lo firmerà (per ora)
28 novembre 2018

https://www.today.it/politica/global-compact.html

Il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini prende la parola in aula per spiegare che l'Italia non andrà a Marrakech per firmare il 'Global compact'.

"A decidere sarà questa aula", spiega Salvini che annuncia l'uscita a breve "di un comunicato del presidente del consiglio", che per disponibilità "lascia che sia il parlamento a decidere cosa farà l'Italia". La decisione finisce su tutte le prime pagine innescando reazioni sui social ma probabilmente ai più sfuggirà che cosa sia il global compact e perché sia così importante.

Che cos'è il Global Compact

In Marocco, fra 10 e 11 dicembre, si terrà un summit a Marrakech per la sottoscrizione del Global Compact, un documento dell’ONU sull’immigrazione la cui dicitura completa è Global Compact for Migration. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte - nonostante appena due mesi fa avesse detto che l’avrebbe sottoscritto - ha spiegato che il governo ha deciso di "parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte definitive all’esito di tale discussione" per via delle tematiche "particolarmente sentite dai cittadini".

Nel frattempo, il testo del documento non è stato modificato, e quindi non è chiaro cosa abbia spinto il governo italiano a cambiare idea.

Il Global Compact stabilisce alcune linee guida nella gestione dell’immigrazione e dell’accoglienza dei richiedenti asilo. Il documento, che non è vincolate, si pone 23 obiettivi che rispecchiano norme già previste dal diritto internazionale ed esortazioni a una maggiore cooperazione fra gli Stati. Nel testo stilato dalle Nazioni Unite sulla base delle ultime indicazioni di studiosi, operatori e funzionari, contiene anche proposte più "politiche" se vogliamo come l’apertura di vie legali per l’immigrazione.

La maggior parte dei paesi europei, anche quelli più interessanti dai flussi migratori come Francia e Germania, hanno annunciato che firmeranno il documento: fra i paesi europei che non lo faranno ci sono quelli tradizionalmente più ostili ai migranti come Ungheria, Polonia e Slovacchia. L’ufficio stampa dell’ONU, in un comunicato ripreso dall’ANSA, aveva scritto che Conte aveva confermato la firma dell’Italia durante un incontro col segretario generale dell’ONU, António Guterres, seguendo un impegno preso nel 2016 dall'ex presidente del consiglio Matteo Renzi
Global compact for migration: gli obiettivi

global compact-2
1. Raccogliere e utilizzare dati accurati e disaggregati come base per le politiche basate su elementi concreti;
2. Ridurre al minimo i fattori negativi e i fattori strutturali che costringono le persone a lasciare il loro paese d'origine;
3. Fornire informazioni accurate e tempestive in tutte le fasi della migrazione;
4. Garantire che tutti i migranti abbiano la prova dell'identità legale e documentazione adeguata;
5. Migliorare la disponibilità e la flessibilità dei percorsi per la migrazione regolare;
6. Agevolare il reclutamento equo ed etico e salvaguardare le condizioni che garantiscono un lavoro dignitoso;
7. Affrontare e ridurre le vulnerabilità nella migrazione;
8. Salvare vite umane e organizzare sforzi internazionali coordinati per i migranti dispersi;
9. Rafforzare la risposta transnazionale al traffico di migranti;
10. Prevenire, combattere e sradicare la tratta di esseri umani nel contesto della migrazione internazionale;
11. Gestire i confini in modo integrato, sicuro e coordinato;
12. Rafforzare la certezza e la sistematicità delle procedure di migrazione per gestire in maniera appropriata screening, valutazione e rinvio;
13. Utilizzare la detenzione solo come misura di ultima istanza e lavorare per individuare alternative;
14. Migliorare la protezione consolare, l'assistenza e la cooperazione nel ciclo migratorio;
15. Garantire l'accesso ai servizi di base per i migranti;
16. Responsabilizzare i migranti e le società affinché si realizzino la piena inclusione e la coesione sociale;
17. Eliminare tutte le forme di discriminazione e promuovere un discorso pubblico basato su elementi concreti per modellare la percezione della migrazione;
18. Investire nello sviluppo delle competenze e facilitare il riconoscimento reciproco delle competenze e delle qualifiche;
19. Creare condizioni affinché i migranti contribuiscano pienamente allo sviluppo sostenibile in tutti i paesi;
20. Promuovere il trasferimento più rapido, più sicuro ed economico delle rimesse e favorire l'inclusione finanziaria dei migranti;
21. Cooperare per agevolare il ritorno sicuro e dignitoso e la riammissione, nonché la reintegrazione sostenibile;
22. Stabilire meccanismi per la portabilità dei diritti di sicurezza sociale e dei benefici ottenuti;
23, Rafforzare la cooperazione internazionale e la partnership globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare.

Come si evince da temi ed obiettivi i punti cardine del testo sono la lotta alla xenofobia, allo sfruttamento dei lavoratori, il contrasto del traffico illegale dei migranti, l'assistenza umanitaria, il potenziamento delle politiche di integrazione, la messa a punto di programmi di sviluppo e la definizione di procedure di frontiera che rispettino la Convenzione sui rifugiati del 1951. I Paesi firmatari devono promuovere anche "il riconoscimento e l'incoraggiamento degli apporti positivi dei migranti e dei rifugiati allo sviluppo sociale".

L’accordo prevede, inoltre, un maggiore sostegno agli Stati che accolgono il maggior numero di rifugiati.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, al momento ci sono 258 milioni di migranti in tutto il mondo, 85 milioni in più rispetto al 2000. Ciò vuol dire che circa una persona su trenta è costretta a lasciare il proprio Paese d’origine per cercare fortuna in uno Stato d’accoglienza. Tra le tante persone coinvolte nel fenomeno migratorio negli ultimi anni ci sono anche 50 milioni di bambini. Dal 2000 a oggi oltre 60mila migranti hanno perso la vita nelle pericolose traversate per arrivare ai Paesi più ricchi.



Un errore minimizzare: il Global compact promuove immigrazione di massa
Diplomazia Italiana
29 novembre 2018

https://www.diplomaziaitaliana.it/immig ... 3LXwEEiBiY

Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, ha di recente risposto ad un’interrogazione parlamentare sul Patto globale sull’immigrazione, che sarà approvato il 10-11 dicembre alla Conferenza di Marrakech.
Moavero si è dichiarato a favore del Patto globale sull’immigrazione

Moavero si è dichiarato favorevole alla firma del Patto globale. Inoltre, nell’informare il Parlamento che il governo Conte si riserva di approfondire il tema, il titolare della Farnesina ha voluto minimizzare la portata del documento, sostenendo che esso non è vincolante per i firmatari.

Bisogna dirlo senza mezzi termini: per Diplomazia italiana il Patto globale sull’immigrazione è contrario all’interesse nazionale italiano. Non a caso, dopo aver analizzato a fondo il documento, lo scorso aprile questo sito ha lanciato un appello affinché il tema diventasse oggetto di un dibattito pubblico.

In seguito, il Centro di studi politici e strategici Machiavelli nelle scorse settimane ha organizzato un interessante convegno, le cui conclusioni confermano l’analisi di Diplomazia italiana.
Il Patto globale è contrario agli interessi dell’Italia

La tesi di chi oggi nel Governo sostiene il Global compact non appare affatto convincente. In particolare, nulla viene detto circa le criticità del Patto globale che Diplomazia italiana aveva già messo in evidenza:

il Patto incoraggia l’immigrazione invece che governarla;
il Global compact non distingue tra immigrati regolari e clandestini;
il documento costituisce le fondamenta di un’architettura istituzionale volta a sottrarre il governo dell’immigrazione agli Stati e al controllo democratico, per attribuirlo ad organi sovranazionali, quali Onu e Oim;
il Patto globale incoraggia i firmatari a mettere in piedi un impianto normativo fortemente liberticida.

Basta leggere la bozza del documento che sarà sui tavoli della Conferenza di Marrakech per comprenderne l’enorme portata. Di fatto, il Patto globale istituzionalizza l’immigrazione di massa.
Un errore minimizzare: il Patto globale istituzionalizza l’immigrazione di massa

Il Patto si fonda su un assioma considerato valido, senza che ne sia data alcuna dimostrazione. Secondo questo assunto, l’immigrazione sarebbe un fattore di “prosperità, innovazione e sviluppo sostenibile”. Per questo, di conseguenza, il Global compact abbatte confini, frontiere e ogni tipo di barriera che sia di ostacolo all’immigrazione.

Il documento fissa 23 obiettivi e, per ognuno di essi, le misure da adottare per conseguirli.

Il Patto incoraggia l’immigrazione invece di controllarla

Certo, il documento prevede anche misure per contrastare i fenomeni criminosi connessi all’immigrazione. Per esempio, l’obiettivo 9 prevede il rafforzamento del contrasto transnazionale al traffico di immigrati, e l’obiettivo 10 mira a combattere la tratta di esseri umani.

Ma il Patto presenta una serie di disposizioni che mirano a incoraggiare l’immigrazione invece che a controllarla.

In questa cornice, è devastante l’impegno chiesto ai firmatari di favorire i ricongiungimenti familiari. Viene così creato un generatore perpetuo di nuovi flussi migratori.

In alcuni passaggi, il documento si ispira palesemente a una cultura economico-aziendale. Le questioni di natura politica o umanitaria passano in secondo piano.

Con l’obiettivo 5 gli Stati contraenti si impegnano a organizzare delle filiere di immigrazione regolare “per facilitare la mobilità della manodopera“. “Manodopera”, non esseri umani. L’obiettivo 18 impegna gli Stati a individuare strumenti per “facilitare il mutuo riconoscimento delle qualificazioni e delle competenze degli immigrati”.

Inoltre, gli Stati si impegnano ad assicurare agli immigrati gli stessi diritti previdenziali e servizi sociali dei cittadini dei paesi di arrivo. Lo stesso vale per il mercato del lavoro, che deve promuovere “la piena partecipazione dei lavoratori immigrati all’economia formale”.

Il Patto globale è frutto di una mortifera matrice materialista, contraria ai valori dell’umanesimo

Da queste misure si evince una delle matrici ideologiche del Patto: il materialismo, che attribuisce utilità all’essere umano in base alla sua capacità di generare profitto.

Già a proposito della tragedia del piccolo Alfie Evans si era discusso di questa infezione ideologica, che nega il valore dell’uomo, del diritto, della spiritualità e della stessa vita. Un’infezione mortifera che nega i principi e i valori dell’umanesimo.

Il Global compact con contiene nessun principio di ordine superiore. Nessun riferimento politico, culturale o spirituale. Come se gli esseri umani, sia quelli dei paesi di arrivo sia gli immigrati, fossero pezzi di un ingranaggio. Pezzi di ricambio intercambiabili secondo le esigenze produttive.

Niente dice, il Patto, sulla capacità di accoglienza dei Paesi di arrivo, in particolare in questa fase di crisi economica. Niente sui diritti dei popoli autoctoni di decidere democraticamente a chi e a quanti aprire i confini. Niente circa la violenza che, per soddisfare l’imperativo del profitto, viene fatta agli immigrati strappandoli dalle loro terre, dai loro affetti, dai loro usi e costumi.

Con queste premesse, è più che lecito ipotizzare che uno degli obiettivi ultimi dei fautori delle porte aperte è quello di soffiare su fuoco della competizione fra lavoratori per abbattere il costo del lavoro.

La narrativa supera la realtà: cambiare la percezione dell’immigrazione

Dal testo del Global compact si evince chiaramente che Onu e Oim sono consapevoli che i popoli autoctoni sono ostili all’immigrazione di massa. Non a caso, alcuni degli strumenti previsti dal documento hanno una forte carica liberticida. Fra questi, l’obiettivo 17.

Da un lato, l’obiettivo 17 vuole apparire condivisibile, nella misura in cui impegna gli Stati firmatari a dotarsi di strumenti legali e giudiziari per contrastare tutte le forme di discriminazione. Ma dall’altro, assume un profilo sinistro e preoccupante, laddove impegna gli Stati a “incoraggiare un dibattito pubblico al fine di far evolvere la maniera in cui l’immigrazione è percepita”.

Di fatto, l’obiettivo 17 impegna formalmente gli Stati a mettere in piedi apparati di controllo dell’informazione. Diventa responsabilità degli Stati promuovere una “informazione indipendente, obiettiva e di qualità, compresa quella su Internet”. Si noti bene: “promuovere” non “garantire”.
Il Patto minaccia i diritti e le libertà in Europa

E come conseguire questi obiettivi in uno Stato in cui la stampa è libera? Ovviamente, “sensibilizzando i professionisti dei media alle questioni dell’immigrazione e all’utilizzo dell’afferente terminologia”.

Vale a dire, incoraggiando i giornalisti a “promuovere” una certa narrativa e a utilizzare un certo lessico. Già oggi, i media italiani che usano termini come “clandestino” possono incorrere nei rigori dell’Ordine dei giornalisti. E un domani?

E quale informazione potrà mai essere autenticamente libera se in realtà gli autori del Patto globale hanno già deciso quali conclusioni deve veicolare?

È evidente che questo approccio ideologico mette a rischio il sistema europeo di diritti e di libertà. Il Patto globale contiene in nuce tutti gli strumenti per:

stabilire forme di censura;
comprimere la libertà di parola e di espressione;
limitare il diritto dell’informazione: quello dei cittadini di essere informati e quello dei media di informare.

Questa visione liberticida minaccia l’essenza stessa della civiltà europea, fondata sulla ragione greca, sul diritto romano e sull’universalismo cristiano.
In attesa della censura c’è già l’autocensura

Nei paesi europei non vi è – per ora – una formale censura di Stato. Nondimeno, i perversi effetti di questa cultura liberticida cominciano a vedersi in forma di autocensure di stampo orwelliano.

Come in Germania, dove a inizio 2016 i media hanno ignobilmente cercato di occultare l’ondata di aggressioni sessuali di cui numerosi “rifugiati” si sono macchiati la notte del 31 dicembre 2015.

Oppure in Gran Bretagna, dove oltre 1.400 abusi sessuali su minori commessi da immigrati musulmani tra il 2004 e il 2011 sono stati coperti per anni da polizia e media.

In entrambi i casi, come in tanti altri successivamente venuti alla luce, la parola d’ordine è stata di non alimentare il razzismo.

E quindi di non dare la notizia al pubblico.
Nell’agenda mondialista le donne e i loro diritti vengono dopo gli immigrati

La gestione mediatica di questi turpi fatti di cronaca aiuta a capire l’agenda mondialista.

Un progetto diventa chiaro quando i suoi obiettivi entrano in contrasto. In tale caso diventa infatti necessario stabilire delle priorità e fare delle scelte. Guardando a queste scelte, emerge l’obiettivo strategico del disegno mondialista.

I citati fatti di Germania e Gran Bretagna hanno messo in radicale opposizione diritti delle donne e immigrazione. Come si è risolto questo dilemma? I diritti delle donne sono stati eclissati dall’imperativo di riaffermare la narrativa dell’immigrazione come fenomeno positivo.

Un’altra dimostrazione – se ancora che ne fosse bisogno – della tesi di Diplomazia italiana secondo cui l’immigrazione è la partita politica decisiva di questo inizio di XXI secolo.

Sempre più Stati prendono le distanze dal Patto sull’immigrazione

Come sorprendersi, quindi, se il Patto globale incontra crescente ostilità? Gli Stati Uniti non hanno partecipato ai negoziati, giudicando il Compact incompatibile con la loro politica migratoria e con la loro sovranità.

In Europa si moltiplicano gli Stati che non firmeranno il Patto. Fra questi, l’Ungheria di Orban che ha definito l’accordo pericoloso in quanto incoraggia i flussi migratori.

L’Austria ha detto di no per tre ragioni. Primo, l’assenza di distinzione fra immigrati legali e clandestini. Secondo, la confusione fra rifugiati e immigrati economici. Terzo, il rischio che il Global compact finisca per creare un diritto internazionale vincolante in materia di immigrazione.

Anche Repubblica Ceca, Bulgaria e Polonia non firmeranno il Patto globale. La stessa linea è stata annunciata da Australia e Israele: secondo lo Stato ebraico, le disposizioni del documento non gli consentirebbero di difendere adeguatamente le sue frontiere.

In paesi-chiave, come la Germania, cresce il consenso delle forze politiche contrarie al Global compact: un dato politico che complica i progetti del governo, che invece è favorevole.

Macron è favorevole? il nostro Governo diffidi delle cattive compagnie

In Francia, dove ci sono ben altri problemi di cui occuparsi, il presidente Macron si è detto pienamente favorevole al Patto. Già questa presa di posizione, tenuto conto del curriculum dell’inquilino dell’Eliseo, dovrebbe suggerire diffidenza a Moavero.

Ancora più interessante è che gli argomenti di Macron coincidono con quelli di chi oggi nel nostro Governo appare sostenere il Global Compact. Durante una recente visita in Belgio, Macron ha anch’egli cercato di minimizzare la portata del Global compact con affermazioni controverse:

il fenomeno migratorio riguarderebbe solo in minima parte l’Europa;
il Patto non è vincolante;
le soluzioni proposte dal Patto vanno nella direzione dei valori e degli interessi dell’Europa.

Sul Patto globale Macron non è credibile. E nemmeno chi condivide la sua linea

La tesi di Macron che il fenomeno migratorio riguarderebbe solo in parte l’Europa è smentita dai fatti.

In Italia, nel 2002 gli immigrati erano circa 1,3 milioni, nel 2017 oltre 5 (+400% circa in 15 anni). Nel 2001 quelli in Spagna erano circa 1,3 milioni, nel 2017 4,6 milioni (+300% circa in 16 anni). Secondo Frontex, nel 2015 in Europa sono entrati 1,8 milioni di clandestini. Nel 2016, oltre 500.000.

In linea con il Global compact, Macron sembra suggerire che il problema non è l’immigrazione reale, bensì quella percepita. Si tratta della stessa risposta che veniva data a chi sosteneva che a partire dal 2002 l’introduzione dell’Euro aveva provocato un’impennata dei prezzi…

Su questo punto, soprattutto, si può rilevare una singolare convergenza fra la posizione di Macron e il sinistro obiettivo 17 del Patto.
Il Patto non è vincolante in senso stretto, ma attenzione: è un preciso impegno politico

Anche l’argomento secondo cui il Patto non è giuridicamente vincolante non è né logico né rigoroso. Se il Global compact intende solo riaffermare dei principi, qual è la sua utilità? Perché mettere in piedi questo immenso esercizio su scala globale, coinvolgendo Stati, organizzazioni internazionali, Ong e mezzi di informazione?

Il punto è in realtà un altro. Se il Patto non è vincolante sul piano giuridico, esso costituisce un preciso e dettagliato impegno politico. Un impegno che i firmatari legittimamente si attenderanno sia rispettato. E questo sotto l’egida dell’Onu e dei suoi organismi.

Al riguardo, vanno osservati due dati. Primo: il diritto internazionale ha anche natura consuetudinaria, non solo pattizia. Secondo: la recente prassi ha fatto registrare una crescente invasività della giurisdizione dei tribunali internazionali e nazionali. Chi può escludere che un domani un’organizzazione internazionale o un giudice esigano che uno Stato modifichi la sua legislazione in materia migratoria con il pretesto che è contraria al Global compact?

Anche un bambino capisce che il rischio che il Patto globale possa diventare giuridicamente vincolante è reale. Prova ne è che questo motivo ha convinto l’Austria a ritirarsi.

Il Global compact, breviario per affondare l’Europa

Tutte queste criticità mettono in luce il potenziale distruttivo del testo dell’Onu. Altro che coerenza con i valori e gli interessi europei, come vorrebbe spiegare Macron. Si tratta in pratica di un breviario per distruggere l’Europa, visto che gli Usa hanno scelto di chiamarsi fuori e che non risultano milioni di africani in partenza per la Cina.

Oggi all’Europa, guidata da una classe dirigente prevalentemente mondialista, viene negato il diritto di difendersi dall’urto migratorio. Anzi, quest’ultimo deve essere assorbito, organizzato, facilitato. Fino a che punto si permetterà questo suicidio?

È necessario risalire alle cause profonde.

Per i popoli d’Europa che voteranno nel maggio 2019 la questione non è essere pro o contro l’immigrazione. Il puerile ricatto morale razzismo-antirazzismo periodicamente riesumato da alcuni governanti e da certa stampa non ha più presa sui popoli europei.
Il problema non è l’immigrazione, ma chi la alimenta e ci lucra

Non si possono incolpare gli immigrati perché sognano una vita migliore. Si deve però avere ben chiaro chi sono i responsabili – anche europei – dell’attuale destabilizzazione di tante regioni del mondo, di cui l’immigrazione selvaggia è solo uno dei tanti volti.

Il vero tema è essere pro o contro certe élite corrotte. Si badi bene: non nel significato che la cronaca giudiziaria comunemente attribuisce al termine, ma in senso politico.

Corrotte perché avulse dai popoli di cui dovrebbero difendere gli interessi sovrani. Corrotte perché stanno scientemente disarticolando la civiltà europea, il suo logos, il suo ius, la sua universalitas. Corrotte perché impegnate a distruggere i diritti sociali, frutto del lavoro e del sacrificio di generazioni.

Sull’immigrazione, chi oggi sostiene il Patto non è sintonico con il popolo italiano

Oltre che per tutelare l’interesse nazionale, l’Italia deve chiamarsi fuori dal Global compact anche per ragioni politiche.

Va infatti ricordato che alle recenti elezioni politiche gli elettori italiani hanno bocciato la sinistra e la sua disastrosa politica migratoria.

Da questo punto di vista, chi nel governo sostiene il Patto non è in sintonia con la volontà popolare. Sia chiaro, quest’ultima deve essere governata. La politica ha il dovere di non assecondare pedissequamente gli umori popolari, che hanno sempre una componente irrazionale.

Nel contempo, però, la politica deve rispettare la volontà popolare, pena la dissoluzione del patto democratico fra rappresentati e rappresentanti. Quando i secondi smettono di tutelare gli interessi dei primi, l’intera architettura democratica diventa traballante.

Il governo deve battere un colpo sul Global compact

È comprensibile che chi non è un politico di professione non sia uso a confrontarsi con la volontà popolare e con il controllo democratico del voto.

Tuttavia, per la stessa ragione il governo Conte, che è un esecutivo politico, non può lasciare che siano dei tecnici a determinare l’indirizzo politico su un tema fondamentale come l’immigrazione.

Bene, dunque, l’endorsement di Matteo Salvini e della Lega al sottosegretario agli Esteri, Guglielmo Picchi, che ha espresso contrarietà al Patto globale. Era necessario che le forze di governo dessero un segnale politico nei tempi e nelle modalità giusti.

E bene farebbe il M5S, anche nella prospettiva di conservare il rapporto di fiducia con gli italiani, a elaborare una propria posizione sul Global compact, che tenga conto dell’interesse nazionale e della volontà del popolo italiano, che sono chiarissimi.




Bundestag vota per il Global Compact
Con 372 dì, 153 no, 141 astenuti
29 novembre 2018

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... GJRCtXZSMU

(ANSA) - BERLINO, 29 NOV - Il Bundestag tedesco ha votato a favore del Global migration compact, il patto sull'immigrazione dell'Onu: 372 deputati hanno votato sì, 153 hanno votato contro, 141 si sono astenuti.



Il patto sbagliato e pericoloso che legalizza l’immigrazione
Ugo Volli
24 novembre 2018

https://www.progettodreyfus.com/immigra ... 3d2RTLkGCM

Il patto sbagliato e pericoloso che legalizza l’immigrazione. Il prossimo 10 e 11 dicembre a Marrakesh in Marocco i rappresentanti della “comunità internazionale”, cioè in sostanza gli ambasciatori di moltissimi paesi si riuniranno sotto l’egida dell’Onu per firmare un “patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare”. È un documento di 33 pagine, scritto in stretto linguaggio diplomatico, che trovate qui
https://refugeesmigrants.un.org/sites/d ... ration.pdf .
Sono elencati 23 obiettivi, parecchi dei quali sono perfettamente ragionevoli, come la possibilità di un ritorno in patria sicuro per gli immigrati o la possibilità di conservare e trasferire i loro crediti pensionistici cambiando paese. Altri sono molto meno accettabili, spesso velati in un linguaggio accuratamente criptico. Ma quel che conta è il concetto generale: fare della migrazione un diritto, cui gli stati non dovrebbero potersi opporre .

Il “patto” dichiara di non essere vincolante giuridicamente, ma si sa bene come vanno queste cose: si comincia con alte dichiarazioni di principio e si va verso la coazione di quella che molto impropriamente è chiamata “legge internazionale”. Molto impropriamente perché non esiste un’autorità internazionale riconosciuta né tanto meno democratica, che abbia avuto l’incarico di formularla e farla rispettare. Gli stati nazionali sono i soli soggetti cui i cittadini hanno riconosciuto sovranità, e i soli che possano essere davvero democratici. La tendenza attuale da parte delle élites politiche in Occidente è di spingere gli stati a cedere sovranità ad autorità sovrannazionali non democratiche, in maniera tale da poter imporre una volontà basata sul loro consenso, che piaccia o meno ai popoli.

Il primo difetto di questo patto, non a caso concepito per impulso di Obama e con l’appoggio dell’Unione Europea è nella sua natura ambigua dal punto di vista giuridico, nell’intenzione non dichiarata, anzi esplicitamente negata ma evidente nel testo di sottrarre alle scelte nazionali la gestione dell’immigrazione per farla diventare un oggetto di amministrazione internazionale.

Il secondo difetto è che, anche se qua e là si dichiarano le differenze, di non distinguere nella maggior parte degli obiettivi fra immigrazione legale e illegale, immigrazione economica e rifugio cercato contro le persecuzioni e le guerre. Mentre l’immigrazione legale deve ovviamente essere difesa e le devono essere riconosciuti dei diritti, quella illegale è tutt’altra cosa, essa va repressa e impedita, se si vuole mantenere l’esistenza degli stati e il legame fra cittadinanza e diritti politici che è l’origine della democrazia. E mentre è giusto riconoscere il diritto d’asilo per rifugiati che sfuggono a persecuzioni politiche o razziali, non è possibile assegnare lo stesso diritto a coloro che cercano di trovare una sistemazione economica migliore. Gli stati hanno naturalmente diritto di incoraggiare l’immigrazione economica se è anche nel loro interesse, come è accaduto negli stati americani fra Ottocento e Novecento, ma non si vede perché dovrebbero essere obbligati a farlo o a non filtrare categorie economiche, competenze o paesi di provenienza. Insomma l’asilo può essere un diritto, l’immigrazione indiscriminata certamente no, perché sconvolge il legame democratico fra popolo e stato e se è massiccia, impoverisce fortemente lo stato che ne è oggetto senza migliorare sensibilmente la condizione di quello di partenza, per una semplice questione di numeri. Per fare solo un esempio, l’Unione Europea ha oggi 500 milioni di abitanti, l’Africa 1,2 miliardi, che si prevede diventino 2,5 nel 2050. Anche se immigrassero in Europa due africani per ogni europeo, distruggendo di conseguenza identità ed economia del nostro continente, l’Africa nel 2050 avrebbe comunque 300 milioni di abitanti più di ora. E il disastro abbraccerebbe entrambi i continenti.

Dunque questo patto è da respingere interamente. E in effetti gli Usa hanno annunciato che non lo firmeranno, e così l’Australia, l’Austria, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Polonia, la Croazia: i soliti cattivi secondo l’opinione benpensante dei media e della politica europea, cui Netanyahu ha deciso di unire anche Israele. Com’è noto, gli Stati Uniti sono oggetto di un’intensa campagna anarchica che pretende di spalancare le frontiere agli immigranti illegali dall’America Latina e anche nella piccola Israele c’è un problema di immigrazione illegale dall’Africa. Sarà interessante vedere che posizione prenderà l’Italia, che a sua volta ha un problema massiccio di immigrazione illegale. Riuscirà Salvini a portare anche il nostro paese nel fronte del no a Marrakesh?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Migrare e invadere la casa, il paese altrui non è un diritto

Messaggioda Berto » dom dic 02, 2018 9:19 am

Deve essere chiaro che la questione delle migrazioni e del Global compact, va valutata pondendo come base la volontà dei cittadini nativi e indigeni italiani ed europei, i loro interessi primari, la loro sicurezza e i loro diritti umani naturali, universali e civili. I governi si debbono adeguare a questa priorità naturale, universale, civile e democratica.


Persino la Clinton sostiene che in Europa si deve limitare l'immigrazione clandestina, incontrollata, scriteriata e nazi-maomettana

La Clinton ai governi europei: "Immigrazione va limitata"
Gerry Freda - Ven, 23/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/cli ... 1dZGVgtdbg

Secondo la Clinton, la crisi migratoria in corso in Europa dal 2015 sarebbe “una miccia pronta a fare esplodere le tensioni sociali”

Hillary Clinton, candidata del Partito democratico alle presidenziali Usa del 2016, ha in questi giorni rilasciato alla stampa inglese un’intervista in cui ha evidenziato gli effetti negativi dell’immigrazione di massa.

Tali dichiarazioni sono state interpretate dai media statunitensi come un vero e proprio “dietrofront” operato dall’esponente democratica rispetto alle “tolleranti” politiche in ambito migratorio da lei finora propagandate.

La Clinton, intervistata dal quotidiano britannico The Guardian, pur elogiando inizialmente lo sforzo compiuto dalla Germania a partire dal 2015 sul fronte dell’accoglienza dei rifugiati, ha però esortato i membri Ue a “cambiare radicalmente atteggiamento” nei riguardi dell’immigrazione. L’ex sfidante di Trump alle presidenziali del 2016 ha infatti sollecitato le cancellerie del “Vecchio continente” affinché vengano introdotti “limiti ai flussi di profughi”. “Ho ammirato”, ha dichiarato l’esponente democratica, “l’atteggiamento generoso e compassionevole dimostrato anni fa da Angela Merkel, ma ormai possiamo dire con franchezza che l’Europa ha fatto la sua parte. Gli Stati Ue non possono mantenere all’infinito i confini aperti. È tempo che le cancellerie europee mandino un messaggio forte alle masse di profughi, dicendo a questi ultimi che non è più possibile accoglierli. Se i Paesi Ue non cambieranno radicalmente approccio, adottando finalmente la linea della fermezza, il problema dell’immigrazione di massa non verrà mai risolto e continuerà a diffondere preoccupazioni e ansie all’interno della società.” La Clinton ha quindi equiparato la crisi migratoria che da tre anni affligge il “Vecchio continente” a una “miccia”, capace di “fare esplodere”, prima o poi, le “tensioni sociali”.

L’esortazione rivolta dall’esponente democratica ai governi europei affinché questi ultimi introducano "al più presto" limiti all’immigrazione è stata seguita da un duro attacco nei confronti di Donald Trump. L’ex sfidante del tycoon ha infatti accusato, sempre nell’ambito dell’intervista a The Guardian, l’attuale inquilino della Casa Bianca di avere “distrutto l’identità e l’unità americane” e ha poi biasimato quest’ultimo per avere varato politiche “da monarca assoluto”, dirette a “reprimere il dissenso politico, la libertà di stampa e l’indipendenza del potere giudiziario”. Infine, la Clinton ha affermato che l’entourage di Trump riceverebbe “ingenti finanziamenti dalla Russia”.



Migranti economici, la Cassazione dice stop e dà ragione al Viminale
Ferruccio Pinotti
8 novembre 2018

https://www.corriere.it/cronache/18_nov ... dsiWlonErc

Problemi economici in patria del migrante: va respinta la domanda di protezione dello straniero.
Una sentenza della Cassazione depositata il 6 novembre (Corte di Cassazione, sez. VI Civile - 1, ordinanza n. 28226/18) in cancelleria ed analizzata dal portale giuridico Diritto e Giustizia dell’editore Giuffrè Francis Lefebvre , crea un precedente importante in una delicatissima materia quale quella dell’immigrazione.
La sentenza sancisce altresì la vittoria per il Ministero dell’Interno su un fronte finora problematico, anche giuridicamente.

I problemi in patria non bastano

La Corte di Cassazione, nel caso specifico, esclude qualsiasi possibile forma di tutela in Italia nei confronti di un cittadino del Mali, che dopo aver visto accolte le proprie ragioni in primo grado, le ha viste bocciate in secondo. Ed ora anche in terzo grado. Secondo la sentenza è impossibile parlare di «situazione di vulnerabilità» alla luce di ragioni di natura economica. Irrilevante anche la presunta rescissione dei legami sociali nel Paese di origine. I problemi economici in patria non sono elementi sufficienti per rendere legittima la domanda di protezione presentata dallo straniero approdato in Italia. Effimera la vittoria iniziale in Tribunale per un cittadino del Mali, Sacko Mokola. Difatti, mentre in primo grado gli veniva riconosciuta «la tutela umanitaria», in Corte d’Appello i Giudici escludono categoricamente «qualsiasi forma di protezione». E questa decisione – ritenuta soddisfacente dal Ministero dell’Interno, ovviamente – è confermata ora dalla Cassazione, che respinge definitivamente le ultime obiezioni proposte dallo straniero.

Reddito e diritti umani

I Giudici del Palazzaccio ricordano che «la condizione per il rilascio di un permesso di natura umanitaria risiede nella valutazione di una situazione concreta di vulnerabilità da proteggere, alla luce degli obblighi costituzionali e internazionali gravanti sullo Stato italiano» e riferita ad «elementi strettamente personali» e connessa alla «grave violazione dei diritti umani» nel Paese di provenienza dello straniero. E all’interno di questo quadro non si può parlare di «situazione di vulnerabilità», aggiungono i Giudici, con riferimento a «ragioni di natura economica o di ripartizione della ricchezza tra la popolazione».
La Corte nega che «il rimpatrio possa determinare la privazione della titolarità e dell’esercizio dei diritti umani al di sotto del nucleo ineliminabile costitutivo dello statuto della dignità personale (Cassazione n. 4455 del 2018»). E per chiudere il cerchio viene anche respinto il richiamo fatto dallo straniero alla presunta «rescissione dei legami sociali» causata dalla «lontananza dal Paese di origine, tenuto conto, peraltro, che il ricorrente ha affermato di esser coniugato e padre di tre figli residenti in Mali».

Ecco il link al portale del portale: “Diritto e Giustizia”, quotidiano di informazione giuridica online (http://www.dirittoegiustizia.it) di Giuffrè Francis Lefebvre http://www.dirittoegiustizia.it/news/8/ ... aniero.htm



Il patto sbagliato e pericoloso che legalizza l’immigrazione
Ugo Volli
24 novembre 2018

https://www.progettodreyfus.com/immigra ... 3d2RTLkGCM

Il patto sbagliato e pericoloso che legalizza l’immigrazione. Il prossimo 10 e 11 dicembre a Marrakesh in Marocco i rappresentanti della “comunità internazionale”, cioè in sostanza gli ambasciatori di moltissimi paesi si riuniranno sotto l’egida dell’Onu per firmare un “patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare”. È un documento di 33 pagine, scritto in stretto linguaggio diplomatico, che trovate qui
https://refugeesmigrants.un.org/sites/d ... ration.pdf .
Sono elencati 23 obiettivi, parecchi dei quali sono perfettamente ragionevoli, come la possibilità di un ritorno in patria sicuro per gli immigrati o la possibilità di conservare e trasferire i loro crediti pensionistici cambiando paese. Altri sono molto meno accettabili, spesso velati in un linguaggio accuratamente criptico. Ma quel che conta è il concetto generale: fare della migrazione un diritto, cui gli stati non dovrebbero potersi opporre .

Il “patto” dichiara di non essere vincolante giuridicamente, ma si sa bene come vanno queste cose: si comincia con alte dichiarazioni di principio e si va verso la coazione di quella che molto impropriamente è chiamata “legge internazionale”. Molto impropriamente perché non esiste un’autorità internazionale riconosciuta né tanto meno democratica, che abbia avuto l’incarico di formularla e farla rispettare. Gli stati nazionali sono i soli soggetti cui i cittadini hanno riconosciuto sovranità, e i soli che possano essere davvero democratici. La tendenza attuale da parte delle élites politiche in Occidente è di spingere gli stati a cedere sovranità ad autorità sovrannazionali non democratiche, in maniera tale da poter imporre una volontà basata sul loro consenso, che piaccia o meno ai popoli.

Il primo difetto di questo patto, non a caso concepito per impulso di Obama e con l’appoggio dell’Unione Europea è nella sua natura ambigua dal punto di vista giuridico, nell’intenzione non dichiarata, anzi esplicitamente negata ma evidente nel testo di sottrarre alle scelte nazionali la gestione dell’immigrazione per farla diventare un oggetto di amministrazione internazionale.

Il secondo difetto è che, anche se qua e là si dichiarano le differenze, di non distinguere nella maggior parte degli obiettivi fra immigrazione legale e illegale, immigrazione economica e rifugio cercato contro le persecuzioni e le guerre. Mentre l’immigrazione legale deve ovviamente essere difesa e le devono essere riconosciuti dei diritti, quella illegale è tutt’altra cosa, essa va repressa e impedita, se si vuole mantenere l’esistenza degli stati e il legame fra cittadinanza e diritti politici che è l’origine della democrazia. E mentre è giusto riconoscere il diritto d’asilo per rifugiati che sfuggono a persecuzioni politiche o razziali, non è possibile assegnare lo stesso diritto a coloro che cercano di trovare una sistemazione economica migliore. Gli stati hanno naturalmente diritto di incoraggiare l’immigrazione economica se è anche nel loro interesse, come è accaduto negli stati americani fra Ottocento e Novecento, ma non si vede perché dovrebbero essere obbligati a farlo o a non filtrare categorie economiche, competenze o paesi di provenienza. Insomma l’asilo può essere un diritto, l’immigrazione indiscriminata certamente no, perché sconvolge il legame democratico fra popolo e stato e se è massiccia, impoverisce fortemente lo stato che ne è oggetto senza migliorare sensibilmente la condizione di quello di partenza, per una semplice questione di numeri. Per fare solo un esempio, l’Unione Europea ha oggi 500 milioni di abitanti, l’Africa 1,2 miliardi, che si prevede diventino 2,5 nel 2050. Anche se immigrassero in Europa due africani per ogni europeo, distruggendo di conseguenza identità ed economia del nostro continente, l’Africa nel 2050 avrebbe comunque 300 milioni di abitanti più di ora. E il disastro abbraccerebbe entrambi i continenti.

Dunque questo patto è da respingere interamente. E in effetti gli Usa hanno annunciato che non lo firmeranno, e così l’Australia, l’Austria, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Polonia, la Croazia: i soliti cattivi secondo l’opinione benpensante dei media e della politica europea, cui Netanyahu ha deciso di unire anche Israele. Com’è noto, gli Stati Uniti sono oggetto di un’intensa campagna anarchica che pretende di spalancare le frontiere agli immigranti illegali dall’America Latina e anche nella piccola Israele c’è un problema di immigrazione illegale dall’Africa. Sarà interessante vedere che posizione prenderà l’Italia, che a sua volta ha un problema massiccio di immigrazione illegale. Riuscirà Salvini a portare anche il nostro paese nel fronte del no a Marrakesh?


L’artefice del Global Compact? Una vecchia amica di George Soros
2018/12/01

http://www.oltrelalinea.news/2018/12/01 ... SAUuFln--E

Louise Arbour è la Rappresentante speciale per le migrazioni del Segretario Generale delle Nazioni Unite. Lo scorso 27 novembre, presso l’ONU, ha presentato la conferenza internazionale in programma il prossimo 10-11 a Marrakesh, in Marocco, per l’adozione del Global Compact for Migration, rispetto al quale il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha spiegato: «Il Global Compact è un documento che pone temi e questioni diffusamente sentiti anche dai cittadini. Riteniamo opportuno, pertanto, ‘parlamentarizzare’ il dibattito e rimettere le scelte definitive all’esito di tale discussione». L’Italia, infatti, non parteciperà nemmeno al summit indetto per sottoscrivere l’accordo.

Sui contenuti dell’accordo, ci siamo già soffermati. Ma chi è Louise Arbour, la Rappresentante dell’ONU che sta negoziando con gli Stati l’adesione al tanto discusso trattato di cui si parla tanto in questi giorni? Come spiega Fausto Biloslavo su Il Giornale, «l’inviata speciale delle Nazioni Unite per il Global compact è la canadese Louise Arbour, che nelle ultime ore si è scagliata contro i paesi, come l’Italia, che hanno deciso di soprassedere alla firma del documento trappola dell’Onu. A fine anni novanta ricopriva il ruolo di procuratore capo del Tribunale internazionale de L’Aja per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia. Proprio lei ha spalleggiato americani e inglesi nella dubbia strage di Racak, utilizzata come grilletto per giustificare la guerra «umanitaria» della Nato contro i serbi per il Kosovo».

Dopo l’11 settembre, prosegue Biloslavo, «ha chiesto la chiusura della prigione di Guantanamo ed è stata indicata come possibile leader dei Liberal in Canada, eterna forza di governo targata centro sinistra. Nel ruolo di rappresentante speciale dell’Onu ha difeso a spada tratta il Global compact sostenendo tesi molto vicine a quelle del discusso filantropo George Soros. «Non c’è dubbio che l’Occidente avrà bisogno di importare risorse umane (i migranti nda) a tutti i livelli» ha sostenuto la damina di ferro dell’Onu. «L’idea che i cosiddetti migranti economici, in contrapposizione ai rifugiati, entrino nei paesi occidentali per rubare posti di lavoro o abusare del sistema di assistenza sociale, è smentito dai fatti» sostiene Arbour.

Louise Arbour premiata da George Soros nel giugno 2010 a Budapest

L’avvocato canadese non solo condivide le idee del finanziere ma è anche un’amica di vecchia data di Soros. Il 23 giugno 2010, a Budapest, presso la sede della Central European University – l’Università fondata dal magnate – la Arbour veniva premiata proprio da Soros in persona, come conferma lo stesso sito ufficiale dell’Università.

Louise Arbour, infatti, è stata presidente dell’International Crisis Group dal 2009 al 2014. Si tratta organizzazione non governativa, no-profit, transnazionale, fondata nel 1995, che «svolge attività di ricerca sul campo in materia di conflitti violenti e avanza politiche per prevenire, mitigare o risolvere tali conflitti» nata grazie a una donazione di George Soros che è presente anche nel Board della ONG insieme al figlio Alexander e all’Ex Ministro degli Esteri Italiano Emma Bonino.

Da Presidente dell’International Crisis Group, Arbour ha partecipato inoltre a numerose iniziative organizzate dall’Open Society Foundations.

Naturalmente, si può ben immaginare quale sia l’orientamento della ONG in fatto di politica estera. Strenui difensori dell’ordine liberale internazionale e promotori di tutte le «guerre umanitarie» che hanno incendiato il Medio Oriente e il Nord Africa. Nel 2011, l’International Crisis Group, all’indomani della Primavera libica, per esempio, chiedeva che «Gheddafi né alcuno dei suoi figli manterranno alcuna posizione nel governo dello stato post-Jamahiriya o nell’amministrazione provvisoria messa in atto per la durata del periodo di transizione».

E noi dovremmo davvero fidarci di queste persone? Ripensino a tutti i loro errori, prima di parlarci di «umanità».



Favorire l'immigrazione e l'emigrazione clandestina è un crimine universale
viewtopic.php?f=194&t=2754
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674





Global Compact for Migration: una trappola a cui il Governo italiano non ha abboccato
Giuseppe Morabito
1 dicembre 2018

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... Ey13eyO50Y

“Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione” (A. De Gasperi)

Matteo Salvini ha convinto tutti i decision makers del governo e, per fortuna, l’Italia non firmerà il Global Migration Compact. Il governo italiano non andrà in Marocco alla conferenza internazionale sulle migrazioni. La posizione governativa è sostenuta anche dal vertice del M5S, che concorda sulla necessità di un passaggio parlamentare e, dopo questa discussione, di procedere nel senso che sarà indicato dai rappresentati del popolo. Per il Governo, al momento, appare non ragionevole delegare a organismi sovranazionali scelte che spettano ai singoli Paesi. Alla luce degli eventi degli ultimi anni nell’area del Mediterraneo non si capisce perché si debbano mettere sullo stesso piano i migranti economici e i rifugiati politici.

In particolare, anche il ministro degli affari esteri Moavero Milanesi si è detto “convinto che l’orientamento del Parlamento rappresenti un punto di riferimento essenziale”. Nel dettaglio, si legge in un comunicato della Farnesina, anche se l’eventuale ratifica dovessere aver luogo, non sarebbe in ogni caso un atto giuridicamente vincolante. Al momento, comunque, accogliendo la tesi del sottosegretario per gli affari esteri Guglielmo Picchi, il MAE non si muove e attende le decisioni del Parlamento.

Per correttezza d’informazione, bisogna ricordare che il Governo italiano appena due mesi fa aveva comunicato che avrebbe sottoscritto l’accordo. Nel frattempo, in ambito Lega e Fratelli d’Italia si è avuto il tempo di analizzare con cura il testo del documento il quale, non essendo stato modificato nelle ultime ore, non è accettabile e “pone temi e questioni diffusamente sentite anche dai cittadini’’.

Il Global Compact for Migration stabilisce alcune linee guida nella gestione dell’immigrazione e dell’accoglienza dei richiedenti asilo sulla base delle ultime indicazioni di studiosi, operatori e funzionari. Il testo contiene una serie di proposte che a un’analisi superficiale potrebbero pure apparire concrete e tra i 23 obiettivi ci sono molte norme già consolidate nel diritto internazionale su come “affrontare e ridurre le vulnerabilità dei migranti” e “combattere il traffico degli esseri umani”. E qui scatta la “trappola”! Infatti, anche alcuni esperti su importanti testate giornalistiche hanno messo in evidenza che l’Onu obbligherebbe i firmatari a riconoscere come rifugiati anche i migranti irregolari, a rinunciare al controllo dei confini nazionali e concedere libertà d’azione alle navi delle Ong. Sarebbe facile indicare come razzista e xenofobo chiunque osi criticare cotanto aiuto a chi traghettava nel Mediterraneo i poveri sventurati che, come noto, in più del 90 per cento dei casi non, ripeto non, scappano da guerre.

Premesso che nel documento Onu sono presenti anche diversi incoraggiamenti a una maggiore cooperazione fra gli stati per gestire meglio il fenomeno migratorio e qualche proposta più politica, come l’apertura di vie legali per l’immigrazione, un altro aspetto della “trappola” sta nel fatto che la maggior parte dei Paesi europei, anche quelli più interessati dai flussi migratori, quali Francia e Germania, hanno annunciato che firmeranno il documento.

Come una persona ragionevole può aspettarsi che, ad esempio, il presidente Macron dia seguito a quanto firmerà? Basta fare una gita a Ventimiglia e dare uno sguardo al confine per cancellare il volo per il Marocco! Chi darebbe consapevolmente credito al governo turco a guida Erdogan? La Turchia non rispetta le risoluzioni Onu sulla Siria e combatte i curdi sul territorio siriano con aiuto degli ex terroristi dell’Isis. Come si può pensare che Ankara rispetti in futuro un accordo non vincolante? Tra i Paesi europei che non faranno sicuramente parte del gruppo dei firmatari ci sono Ungheria, Polonia e Slovacchia. Non entrando nel merito della decisione del Gruppo di Visegrad non si può far altro che cogliere la loro coerenza.

In Europa, e precisamente a Bruxelles, l’Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini ha sentenziato in pieno afflato buonista che “se il nostro interesse nazionale è di governare la migrazione per renderla ordinata, umana e sostenibile, allora il Global Compact è lo strumento più forte che abbiamo per difendere i nostri interessi nazionali”. Mogherini, in un dibattito al Parlamento europeo, ha detto che non esiste alcun tipo di “conflitto” con gli interessi nazionali degli Stati. Interesse nazionale? Di quale Paese parla? L’Italia non ha alcun interesse nazionale a essere invasa da persone che spesso, per fare un esempio, vanno ad ingrossare le file della manodopera della mafia nigeriana.

E in particolare, “ci sono alcuni falsi miti su questo Compact“, in primis che non sia un “quadro giuridicamente vincolante”. L’accordo “non creerà nessun obbligo giuridico per gli Stati”, “si fonda sul rispetto del diritto sovrano degli Stati di determinare le loro politiche sulle migrazioni”, ha spiegato Mogherini. Anche su questo tema, sono in molti ad affermare che non può non considerarsi vincolante un accordo una volta che un governo “democratico” e “coerente” s’impegna a realizzare gli obiettivi presenti nel patto Onu. In sintesi, la “trappola” dei falsi buonisti o buonisti pre elezioni era pronta!

Il Global Compact, conclude la rappresentante Ue, “rispecchia ampiamente gli obiettivi europei e le nostre preoccupazioni chiave”. Obiettivi pochi e confusi, preoccupazioni enormi!

Fuori dall’Ue, anche Israele, Brasile, Stati Uniti e Australia hanno confermato di non voler ratificare l’accordo intergovernativo, questo semplicemente perché il Global Compact preoccupa tutti governi che hanno al primo posto della propria agenda la tutela dei confini.

Corre l’obbligo a questo punto ricordare che, in Italia, c’è un altissimo tasso di criminalità correlato agli stranieri. In materia, il Dossier Statistico Immigrazione 2017 del Centro Machiavelli, studiando i dati del 2015, offre la seguente interpretazione: il tasso di denuncia per 100.000 residenti è di 1076,50 per gli italiani e di 506,26 per gli stranieri, corrispondenti a 655.524 denunce contro italiani e 302.426 contro gli stranieri. Questo dato è molto preoccupante perché la popolazione residente nel 2015 vedeva un 8,3 per cento di stranieri, cui, dati alla mano, corrispondono il 31,4 per cento delle denunce per lo stesso anno. Il tasso di denuncia correlato sarebbe quindi di quasi quattro volte superiore per gli stranieri rispetto agli italiani.

Un’analisi più statisticamente sofisticata è stata offerta dalla Fondazione Hume che ha esaminato l’evoluzione storica del crimine in Italia partendo dal 1988, anno in cui la percentuale di stranieri sul territorio italiano era inferiore al 2 per cento, fino al 2015, anno in cui ha superato l’8 per cento. Lo studio si concentra su crimini di particolare gravità, come omicidi, lesioni volontarie, associazione per delinquere, estorsione, furto, rapina, spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione, violenza sessuale e violenza a pubblico ufficiale, ignorando invece sanzioni amministrative, come ad esempio lo status d’irregolare.

Per i reati elencati, tassi di criminalità per ogni 1000 persone sono pari a 4,3 per gli italiani, 8,5 per gli stranieri regolari e 246,3 per gli stranieri irregolari. La propensione a delinquere degli irregolari è 57 volte quella degli italiani e quasi 29 volte rispetto a quella degli stranieri regolari (a loro volta con un tasso quasi doppio rispetto a quello degli italiani).

Se facessimo entrare nel nostro Paese tutti gli irregolari che lo desiderano, sarebbe la fine della nostra legalità e della serena convivenza democratica degli italiani.

Ricordo infine che Michelle Bachelet, Alto commissario Onu per i diritti umani, è tra i principali sostenitori del Global Compact, ma è anche colei che voleva mandare in Austria e Italia un team d’ispettori contro il razzismo (con l’approvazione della Kyenge), dimenticando di minacciare la stessa iniziativa nei confronti di Arabia Saudita, Turchia, Filippine e chi più ne ha più ne metta!

Dato tal livello di sponsorizzazione, sembra logico pensare che il nostro Paese non ha bisogno del Global Compact for Migration ma, al contrario, di un Global Control of (Illegal) Immigration.

Questa volta, smascherando la trappola Onu, il ministro Salvini ha dimostrato di non pensare solamente alle prossime elezioni europee, ma di concentrarsi sul futuro della legalità a salvaguardia delle future generazioni d’italiani. Come dicono a Caserta: “Ca ‘a Maronn t’accumpagn”!
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Migrare e invadere la casa, il paese altrui non è un diritto

Messaggioda Berto » dom dic 02, 2018 9:22 am

I paesi europei che firmeranno questo Global Compact for Migration, diverranno quindi i destinatari naturali delle migrazioni dall'Asia e dall'Africa e le ong del soccorso in mare che pattugliano e rastrellano il Mediterraneo avranno finalmente la possibilità di contare su approdi sicuri, accoglienti e felici.


Bundestag vota per il Global Compact
Con 372 dì, 153 no, 141 astenuti
29 novembre 2018

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... GJRCtXZSMU

(ANSA) - BERLINO, 29 NOV - Il Bundestag tedesco ha votato a favore del Global migration compact, il patto sull'immigrazione dell'Onu: 372 deputati hanno votato sì, 153 hanno votato contro, 141 si sono astenuti.


La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare
viewtopic.php?f=194&t=2665
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1291917795
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Messaggioda Berto » gio dic 06, 2018 8:37 am

Bruxelles lascia l'Italia da sola: "Non redistribuiremo i migranti"
Agostino Corneli - Mar, 04/12/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... ro1aOR6XM4

Per Avramopoulos la discussione sulla redistribuzione obbligatoria dei migranti è esaurita. Ora si va verso un accordo su base volontaria. Un colpo durissimo per Atene e Roma

Duro colpo per Italia e Grecia sul fronte migranti.

La Commissione europea ha deciso di abbandonare la proposta di introdurre le quote di ripartizione obbligatoria dei richiedenti asilo. Come ha dichiarato il commissario per le Migrazioni, gli Affari interni e la Cittadinanza, Dimitris Avramopoulos, la discussione sul tema delle ripartizione obbligatorie dei migranti "è completamente esaurita". "Ci possono essere diverse forme per esprimere la solidarietà. La solidarietà deve essere apportata da tutti noi. Ma la struttura principale di questo meccanismo di solidarietà deve essere costruito su base volontaria", ha spiegato il commissario.

La Commissione europea ha preso atto quindi delle difficoltà in seno all'Unione europea sul fronte migranti, ma invece di puntare su un accordo che aiuti i Paesi di frontiera, abbandona a se stesse Grecia e Italia, gli Stati più colpiti dal fenomeno migratorio e che invece hanno sempre chiesto agli Stati Ue un aiuto concreto. Per la Commissione "è tempo di essere pragmatici".

Come spiegato da La Stampa, "Bruxelles propone di approvare, entro inizio 2019, cinque delle nove riforme in cantiere: requisiti per la protezione, condizioni di accoglienza, Agenzia Ue per l’asilo, raccolta di impronte digitali (Eurodac) e re-insediamento". Non ci sarà però la riforma del regolamento di Dublino. E mentre Avramopoulos chiudeva sul fronte ripartizione, apriva invece le porte al Global Compact, lanciando "un ultimo appello" ai Paesi ostili al Patto Onu affinché "ripensino e cambino la loro posizione". Il Global Compact "è nell'interesse dell'Europa, degli Stati membri e di tutti i Paesi direttamente o indirettamente coinvolti nelle migrazioni", ha detto il commissario. Il documento Onu non servirà ad "aumentare l'immigrazione", né costituisce "un invito alla gente a venire in Europa. Ci aiuterà a ridurre l'immigrazione irregolare", ha concluso Avramopoulos.
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Messaggioda Berto » gio dic 06, 2018 8:38 am

L'Austria erogherà sussidi solo a stranieri che conoscono il tedesco
Gerry Freda - Mar, 04/12/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lau ... zyNy29vIj4

Secondo gli esponenti della sinistra, il piano del governo rischia di condannare “migliaia di immigrati” alla “povertà assoluta”

Il governo austriaco ha varato un nuovo provvedimento nel quadro della propria politica di “tolleranza zero” in ambito migratorio.

L’esecutivo conservatore guidato dal cancelliere Sebastian Kurz ha infatti predisposto un piano mirante ad accordare sussidi e prestazioni sociali esclusivamente agli immigrati “meritevoli”.

In base alla legislazione attualmente vigente nel Paese, gli stranieri stanziati sul territorio nazionale hanno diritto a un assegno mensile di 300 euro, pagato loro dalle autorità dei singoli Länder. Obiettivo della riforma promossa dal cancelliere Kurz è invece attribuire il compito di erogare il sussidio in questione direttamente al governo centrale e, allo stesso tempo, condizionare la concessione del contributo economico al possesso, da parte dei beneficiari, di una “buona conoscenza della lingua tedesca”. Secondo Kurz, gran parte delle prestazioni sociali erogate oggi dallo Stato andrebbe infatti a vantaggio di stranieri “restii a integrarsi pienamente nella società austriaca”. Il cancelliere, sottoponendo a una rigorosa revisione i programmi assistenziali, mira a conseguire un duplice scopo: alleggerire gli oneri gravanti sulle casse federali e “premiare” gli extracomunitari che, frequentando con buoni risultati corsi di lingua tedesca, danno prova di volere realmente entrare a fare parte della comunità nazionale.

L’esponente conservatore ha giustificato con queste parole la riforma dell’assistenza sociale: “Una profonda revisione delle regole sull’erogazione di assegni e sussidi è assolutamente doverosa. Negli ultimi anni, il nostro Paese si è trovato costretto a fronteggiare una vera e propria immigrazione di massa e, di conseguenza, il bilancio federale ha significativamente risentito della crescita delle famiglie straniere indigenti stanziate sul territorio austriaco. Oggi, il 60% dei beneficiari dei programmi di assistenza sociale è rappresentato da immigrati. È quindi giunto il momento di condizionare l’erogazione dei sussidi all’effettiva volontà degli stranieri di integrarsi nella nostra comunità nazionale.”

Il piano del governo inteso a “premiare” gli extracomunitari in possesso di una “buona conoscenza del tedesco” è stato subito duramente criticato dagli esponenti della sinistra. Ad esempio, Peter Hacker, membro del Partito socialdemocratico, ha bollato come “oltraggiosa” la riforma propugnata da Kurz e ha quindi tuonato: “Per colpa dei provvedimenti annunciati dall’esecutivo, migliaia di persone perderanno la loro unica fonte di sostentamento. Con l’entrata in vigore della riforma, nella sola Vienna oltre 33mila immigrati verranno di colpo condannati a vivere in condizioni di povertà assoluta.”
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Messaggioda Berto » gio dic 06, 2018 8:40 am

Il Vaticano scrive a don Biancalani: "Continuate ad accogliere"
Giuseppe Aloisi - Mer, 05/12/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... Gm9uKsD40w

Don Biancalani ha ricevuto una missiva dal Vaticano. Il testo, che invita il sacerdote a continuare ad accogliere, è stato condiviso da Papa Francesco

Don Biancalani ha ricevuto la rassicurazione che stava aspettando dallo scorso gennaio.

Da quando, cioè, l'ecclesiastico incaricato a Vicofaro, che si trova in provincia di Pistoia, era arrivato ad appellarsi al pontefice argentino, chiedendo ausilio in seguito alla chiusura di un discusso centro d'accoglienza. Esisteva curiosità, insomma, attorno al pensiero sul caso della Santa Sede e quindi, in qualche modo, attorno a quello del Santo Padre.

La lettera che don Massimo ha trovato nella cassetta della posta sembra voler rafforzare il suo operato: "Esprimiamo vicinanza ad una realtà che si distingue come esempio di accoglienza dei nostri fratelli e sorelle migranti - si trova scritto all'interno della missiva, come riportato da La Nazione - . Papa Francesco - fanno sapere dal Vaticano - ha voluto condividere con la Sezione migranti e rifugiati del dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, la lettera che le ha consegnato".

Il sostegno, insomma, è giunto sì dalla Sezione migranti del dicastero presieduto dal cardinale Peter Turkson, quello deputato a occuparsi di fenomeni migratori, ma è stato approvato pure da Jorge Mario Bergoglio, che ha desiderato avallare il testo inoltrato al sacerdote toscano. Ma ci sono ulteriori dettagli.

Stando a quello che si legge sul quotidiano citato, da Roma avrebbero chiesto al consacrato di continuare a girare informazioni al papa argentino sulle situazioni riguardanti le esperienze finalizzate all'accoglienza che gestisce. Ci sarebbe, insomma, un'assoluta convergenza tra quanto messo in campo da Biancalani e quanto auspicato da Santa Marta. Tutto pare convergere con quanto auspicato relativamente in relazione ai migranti dal cardinale Pietro Parolin poche ore fa. Le alte sfere ecclesiastiche considerano quantomeno inopportuno lasciare le persone in strada e continuano a dichiararsi dispiaciute per la mancata sottoscrizione italiana del Global compact.

Don Biancalani ha dichiarato di sperare che la diocesi di Pistoia, considerata la posizione espressa da Papa Francesco, aiuti le sue comunità a uscire dall'isolamento in cui si troverebbe,
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Messaggioda Berto » gio dic 06, 2018 9:08 am

Migranti, Salvini, stop a missione Sophia senza nuove regole d'ingaggio
5 dicembre 2018

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... TenDZuvQ-4

05 dicembre 2018La missione europea nel Mediterraneo Eunavformed Sophia scadrà il 31 dicembre prossimo" e noi manteniamo ferma l'indisponibilità a procedure di sbarco che prevedono l'approdo solo in porti italiani. Al momento non ci sono progressi significativi nel negoziato nonostante le nostre richieste di cambiare le regole d'ingaggio. Senza una convergenza sulle nostre posizioni non riteniamo opportuno continuare la missione". Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini nel corso dell'audizione al comitato Schengen.

La proposta della Ue
A stretto giro di posta, arriva la replica della Ue: Bruxelles, infatti, sta valutando la possibilità di una proroga tecnica di sei mesi del mandato dell'operazione EunavFor Med Sophia, che scadrà il 31 dicembre. L'Unione cerca di prendere tempo per sciogliere il nodo cruciale dei porti di sbarco (secondo cui tutti i migranti soccorsi dalle navi della missione vengono sbarcati in Italia). Un punto che Roma chiede da tempo di modificare. Con la proroga tecnica verrebbero mantenute le condizioni attuali, in attesa di trovare una soluzione definitiva.

Negli ultimi sei mesi sbarchi -83%
Dal primo giugno al 30 novembre di quest'anno, "i migranti sbarcati sulle nostre coste sono diminuiti del'83% rispetto all'anno scorso. Quelli provenienti dalla Libia sono diminuiti del 92%", ha reso noto il ministro dell'Interno Salvini.

Nel 2018 domande d'asilo -60%. Dinieghi 66%
"Nel 2018, al 23 novembre le domande di asilo presentate in Italia sono state 49.636, il 60% in meno rispetto all'anno passato. Le posizioni esaminate sono state 86.446: nel 7% dei casi e' stata riconosciuto lo status di rifugiato, nel 4% la protezione sussidiaria, nel 23% quella umanitaria. I dinieghi sono stati il 66%", ha reso noto il ministro dell'Interno. "L'anno scorso - ha ricordato Salvini - le domande di asilo erano state 130 mila, 81 mila le posizioni esaminate con questi esiti: 8% rifugiati, 9% protezioni sussidiarie, 25% protezioni umanitarie e 58% dinieghi".

141.851 nelle strutture di accoglienza (-24%)
Al 30 novembre "gli immigrati presenti nelle strutture di accoglienza sono 141.851, il 24% in meno rispetto allo scorso anno, quando alla stessa data erano 186.884", ha proseguito il ministro dell'Interno. "Attualmente sono attivi 14 centri dedicati alla prima accoglienza e 9.024 strutture temporanee mentre nel sistema Sprar sono presenti 27.444 immigrati".

Quanto ai minori stranieri non accompagnati, il fenomeno "dopo l'aumento degli scorsi anni ha segnato una significativa riduzione nel 2018 - ha concluso Salvini - in particolare dall'1 giugno al 30 novembre di quest'anno i minori sbarcati sulle nostre coste sono stati 1.395, l'81% in meno rispetto allo scorso anno. I minori stranieri soli presenti al 31 ottobre nelle strutture di accoglienza 'dedicate' sono 11.838, a fronte dei 18.479 dell'anno passato. Al 30 novembre le presenze complessive nei centri di accoglienza per minori non accompagnati assommano a 2.979".


Gino Quarelo
Troppe concessioni di asilo e di protezione a nostre spese che ci danneggiano grandemente.
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Messaggioda Berto » ven dic 07, 2018 8:31 pm

Spataro, il pm anti-Salvini che fa politica con la toga
Domenico Ferrara - Mar, 04/12/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 11439.html

Dal decreto Sicurezza alla chiusura dei porti, dallo ius soli alle moschee: il procuratore ha sempre messo il leghista nel mirino

Un tweet come apice di uno scontro che va avanti da tempo. Il procuratore di Torino, Armando Spataro, ha attaccato il ministro dell'Interno Matteo Salvini, colpevole, a suo dire, di aver danneggiato il blitz contro 15 mafiosi nigeriani.

Per il magistrato, il leghista avrebbe dovuto tacere. Al netto della critica, più o meno condivisibile in linea di prinicipio, fa sorridere che la predica arrivi da un pulpito non proprio silenzioso. Infatti, da quando Salvini è diventato ministro le critiche di Spataro si sono susseguite vertiginosamente.

Praticamente, non c'è stata volta in cui il procuratore non abbia messo nel mirino i provvedimenti o gli annunci fatti dal leghista. Il dl Sicurezza? "Da giurista pratico dico che a mio avviso ci sono aspetti di incostituzionalità che, nel momento in cui il decreto dovesse diventare legge, potrebbero anche essere oggetto, se ricorrono gli estremi, di questioni sollevate dagli uffici giudiziari".

Il governo prepara la stretta al business dell'accoglienza? E il procuratore firma un protocollo con la cooperativa "L'Isola di Ariel" per impiegare i richiedenti asilo proprio negli uffici della procura. Perché "ci vuole l’intervento di chi ha la responsabilità pubblica non possiamo lasciare tutto il peso del problema alle cooperative. È impensabile immaginare l’immigrato come un peso di cui sbarazzarsi". Iniziativa che ha ottenuto l'approvazione del Pd, tanto che la vicepresidente del Senato Anna Rossomando dichiarò: "È il modo corretto di valorizzare le capacità di queste persone, rendendoli partecipi di un servizio come quello della giustizia mostrando il volto dello Stato che declina l'accoglienza con l'integrazione".

Il governo annuncia la chiusura dei porti alle Ong? E Spataro attacca i sovranisti e lo fa il 13 novembre durante la presentazione del libro dell'ex ministro dell'Interno Minniti: "Credo che debbano fare un passo indietro. Perché è chiaro che chi arriva in un paese straniero e chiede asilo ha il diritto di vedere considerata la sua richiesta. Non esiste la possibilità di vietare a degli immigrati di scendere dalle navi".

Qualche giorno prima, il 4 novembre, torna a smontare il dl Sicurezza: "Un decreto legge che prevede l'abolizione della protezione umanitaria: vedremo se ci saranno problemi di costituzionalità".

Il 16 luglio scorso Spataro sollecita poi il ministro della Giustizia Bonafede affinché sblocchi il fasciolo a carico di Salvini accusato di "vilipendio dell'ordine giudiziario" per aver criticato la magistratura, il 15 febbraio 2016 quando ancora non era al governo, definendola "schifezza".

Il 9 luglio Spataro è ancora più tranchant in merito alla chiusura dei porti italiani: "Nessuno può vietare a un barcone di attraccare. La convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati prevede il diritto al non respingimento. Ragionando per assurdo se un barcone arrivasse a Torino ai Murazzi sul Po e qualcuno impedisse a chi sta sopra di scendere, avvierei degli accertamenti".

Anche su un altro tema caro alla Lega, quello delle moschee, il procuratore dice la sua: "Qualcuno pensa si debbano chiudere le moschee in Italia, ma questo non è compatibile con il nostro sistema giuridico". Spataro ne ha pure per i sindaci che si rifiutano di accogliere i migranti: "Gli direi semplicemente "vergogna", fermo restando che la destinazione e distribuzione dei migranti dev'essere fatta con accortezza".

Poteva mancare poi una dichiarazione sullo ius soli? Figurarsi. "Si manifesta una vera e propria xenofobia. La solidarietà è un diritto, non un sentimento, e chi è contro lo ius soli lo deve capire". Entro fine anno Spataro andrà in pensione. E di certo, anche se non sembra ne abbia bisogno, sarà ancora più libero di esprimere la sua opinione. Sempre che non abbia intenzione di entrare in politica.
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