I migranti assediano i residenti: adesso la Grecia rischia il caosMauro Indelicato - Gio, 06/02/2020
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/si ... 1kV5pFBvs0 Nella "Lampedusa greca" decine di migranti in piazza hanno provato a raggiungere il centro abitato, scontri con la polizia. Sull'isola situazione al collasso, il governatore ha chiesto lo stato d'emergenza
Alta tensione e consapevolezza che, forse, il peggio non è ancora arrivato: sono questi i principali elementi che negli ultimi giorni sono emersi dall’isola di Lesbo, soprannominata la "Lampedusa greca".
Si tratta infatti del primo punto di approdo dei migranti provenienti dalla Turchia, nonché centro in cui il governo di Atene trattiene coloro che sbarcano e che presentano domanda di asilo. La situazione sembra degenerare giorno dopo giorno e se n'è avuta una dimostrazione tra martedì, quando a Lesbo decine di migranti sono scesi in strada per protestare per chiedere di essere trasferiti da altre parti.
La manifestazione, solo in parte autorizzata, è partita dal campo profughi di Moria. Qui, come da mesi denunciano le autorità locali, in una struttura in cui potrebbero essere ospitate al massimo tremila persone, al momento ne sono presenti più di ventimila.
La protesta dei migranti è degenerata pesantemente: alcuni di loro hanno provato a raggiungere il paese di Lesbo, testimoni raccontano di lanci di pietre contro la polizia e slogan contro gli abitanti locali. Da Atene erano già arrivati alcuni reparti antisommossa, altri ne sono stati inviati nei giorni successivi. Per diverse ore, barricate lungo le strade e sassaiole contro le forze dell'ordine hanno costituito lo scenario in cui è andata avanti la quotidianità nella parte dell'isola vicina al campo profughi.
Il governatore delle isole del mar Egeo settentrionale, Konstantinos Moutzouris, ha chiesto al governo greco di dichiarare lo stato d’emergenza. Questo perché, secondo lo stesso governatore, quanto avvenuto martedì potrebbe rappresentare solo un’anticipazione di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi.
I numeri forniti da Konstantinos Moutzouris appaiono del resto allarmanti: attualmente, nei campi delle isole dell’Egeo sono presenti 42mila migranti partiti dalla Turchia, distribuiti soprattutto tra Lesbo, Chios e Samos. Il vero problema al momento, è che il flusso appare inarrestabile: giorno dopo giorno, diversi barconi giungono sulle isole greche ingolfando ulteriormente la macchina dei soccorsi e dell’accoglienza.
Del resto, com’è noto, la Grecia è già alle prese con le conseguenze della crisi economica che si trascina dal 2010 ed Atene non è in grado di sobbarcarsi l’onere del flusso migratorio riguardante il Mediterraneo orientale. Il premier Kyriakos Mitsotakis, all’indomani del suo insediamento a luglio, ha promesso un giro di vite volto ad accelerare le procedure per le richieste d’asilo in modo da iniziare a rendere meno pesante la pressione sulle isole. In particolare, tra respingimenti e trasferimenti nella Grecia continentale, si era calcolata la fuoriuscita da Lesbo e dalle zone vicine di almeno 25mila migranti. I continui arrivi, inarrestabili da questa estate dopo un periodo di relativa quiete, stanno impedendo la piena realizzazione del piano voluto dal governo.
Per adesso, il governo greco ha deciso di non dichiarare lo stato d'emergenza. Tuttavia, in parlamento nella giornata di ieri è stato votato un decreto che introduce alcune strette per le Ong impegnate nel mar Egeo. In particolare, tutte le organizzazioni adesso sono tenute ad avere un registro dei dipendenti ed a rendere maggiormente trasparente il proprio operato.
La questione ovviamente è anche politica. La Grecia, come si sa, è ai ferri corti in questi mesi con la Turchia per via di tanti dossier aperti: dalle rivendicazioni di Ankara sul gas cipriota al memorandum turco – libico firmato a novembre che, tra le altre cose, prevede nuove Zee in grado di tagliare fuori Atene dalle rotte commerciali del Mediterraneo orientale. Il fatto che i migranti arrivino dalla Turchia, dimostra come probabilmente le autorità del paese anatolico abbiano iniziato a chiudere un occhio sul traffico di esseri umani che ha base lungo le proprie coste.
Del resto, Recep Tayyip Erdogan non ha mai fatto mistero della volontà di usare i flussi migratori come arma per minacciare non solo la Grecia ma l’intera Europa. La Turchia ha al suo interno almeno 3.6 milioni di profughi siriani, per trattenere tutti all’interno del paese l’Unione Europea ha stretto nel 2016 un accordo con Ankara da tre miliardi di Euro all’anno.
Questo fa sì che il vecchio continente rimanga sotto il costante ricatto di Erdogan, il quale già da qualche mese, proprio in relazione alla vicenda degli idrocarburi ed alle critiche europee della sua missione anti curda in Siria, ha mostrato insofferenza verso Bruxelles. Ed i flussi migratori che attanagliano la Grecia attualmente, potrebbero rappresentare solo una prima dimostrazione delle possibilità in mano al presidente turco di destabilizzare ulteriormente la situazione.
Erdogan si conferma come l’uomo più pericoloso del Medio Oriente.Magdi Cristiano Allam
2 marzo 2020
https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... __tn__=K-R Erdogan si conferma come l’uomo più pericoloso del Medio Oriente. Ha autorizzato decine di migliaia di profughi siriani a invadere l’Europa, per costringere l’Europa a sostenere la sua invasione della Siria. Ed è assurdo che l’Italia esprima vicinanza alla Turchia per la perdita di soldati a Idlib, che è una città siriana assediata dai turchi
Cari amici, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan si conferma l’uomo più pericoloso del Medio Oriente. Sostiene i terroristi islamici in Siria, invade con il proprio esercito la Siria, invia i suoi soldati in Libia a sostegno della fazione filo-islamica, finanzia la costruzione di moschee in Europa e nel mondo, promuove l’invasione dell’Europa con migliaia e potenzialmente milioni di rifugiati siriani che lui stesso ha costretto ad abbandonare la Siria favorendo l’esplosione della guerra nel 2012 e spalleggiando la nascita dello “Stato islamico” dell’Isis.
Da due giorni circa 30 mila profughi siriani sono stati autorizzati da Erdogan a varcare la frontiera per trasferirsi in Grecia. Le forze dell’ordine greche hanno eretto dei muri di filo spinato per impedire loro l’accesso. Sono esplosi degli scontri. La Turchia ospita 3 milioni e 700 mila profughi siriani. Li usa come arma di ricatto nei confronti dell’Europa. Nel 2016 l’Unione Europea ha dato ben 6 miliardi di euro a Erdogan per bloccare l’esodo che aveva già portato oltre un milione di rifugiati siriani in vari Stati europei.
Ora Erdogan ce l’ha con l’Unione Europea perché non lo sosterrebbe nella sua invasione della Siria. La causa scatenante della riapertura delle frontiere turche ai profughi siriani è il fatto che l’esercito turco sta registrando delle perdite nella zona di Idlib, città siriana, una cinquantina di soldati turchi uccisi a dicembre e trentatré tra giovedì e venerdì scorsi, sotto l’incalzare della controffensiva dell’esercito regolare siriano sostenuto da militari russi.
Mi auguro che al più presto il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’Ambasciatore d’Italia in Turchia scoprano che Idlib è una città della Siria. È assurdo che l’Italia, tramite l’Ambasciata in Turchia, abbia emanato un comunicato in cui “partecipa al dolore dell’alleato turco per la perdita dei suoi soldati a Idlib. Condoglianze alle famiglie delle vittime e i nostri auguri ai feriti di pronta guarigione”. È semplicemente assurdo e vergognoso che l’Italia sostenga l’invasione della Turchia, fiancheggiata da milizie di terroristi islamici, in Siria. Se veramente la Turchia fosse un nostro alleato in quanto membro della Nato, avrebbe dovuto avere l’approvazione della Nato prima di invadere la Siria insieme ai terroristi islamici. La verità è che Erdogan sta sfidando la Nato, che dimostra di essere allo sbando, e sta umiliando l’Unione Europea che conferma di essere una nullità sul piano militare e della politica estera.
Cari amici, è ora che l’Italia e l’Europa si liberino di uno pseudo-alleato prima di scoprire che è il nostro peggior nemico, dedito alla reislamizzazione della Turchia laica, all’islamizzazione dell’Europa cristiana, alla riesumazione di un Califfato islamico per assoggettare gli Stati asiatici turcofoni (Kazakistan, Kirghizistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Azerbaigian), in aggiunta gli Stati islamici mediorientali e africani aperti all’influenza turca. É ora di archiviare definitivamente la follia suicida di far entrare la Turchia come membro effettivo dell’Unione Europea. È ora di prendere le distanze da Erdogan, che ha dimostrato di essere uno spregiudicato dittatore sanguinario e guerrafondaio, smettendola con l’atteggiamento conciliante che Churchill descrisse, facendo riferimento alla resa dell’Europa a Hitler, come quello di chi “nutre il coccodrillo con la speranza di essere mangiato per ultimo”.
Guerra civile. In Europa. Ora - Come Don Chisciotte Davide
DI PANAGIOTIS GRIGORIOU
Da “Punto di non ritorno” – Venerdì 7 febbraio 2020
https://comedonchisciotte.org/guerra-ci ... 31gvJzXv2U In Grecia la situazione dei migranti sta precipitando, e non da ieri, come sembrano far intendere i media mainstream. Già ad inizio febbraio sulle isole la situazione era pronta ad esplodere, con i migranti che attaccavano bancomat e perfino ospedali, appiccando incendi in zone pericolose per la sopravvivenza stessa delle isole che li ospitano. Fin dall’inizio del mese, gli abitanti delle isole si andavano organizzando in squadre di autodifesa, anche armate. I politici locali si sono ribellati e il sentimento anti-governativo (ed anti-politici in generale, Tsipras compreso) potrebbe presto sfociare in violenza fisica. I cittadini sono in armi, a Lesbo ed a Chios, in reazione a episodi di reiterata e gratuita violenza da parte delle forze antisommossa (MAT) mandate sull’isola, che avevano infierito ed insultato anche vecchi e bambini. Così i MAT hanno dovuto rifugiarsi nella caserma dell’esercito, circondata dalla folla inferocita. A Chios i MAT sono stati picchiati e derubati nei loro alloggi. E nel battere in ritirata, i MAT si sono anche abbandonati a vandalismi e distruzione di tutto ciò che incontravano. E alla fine, il governo con una mano ha disposto il loro ritiro dalle isole, mentre con l’altra varava un piano per costruire nuovi villaggi di accoglienza nella Grecia continentale che favoriva senza dubbio alcuni amici dell’oligarchia locale impegnati nell’industria delle costruzioni. I MAT se ne vanno ed i riservisti di Chios e Lesbo consegnano simbolicamente le armi, per non doverle usare, ma gli isolani non consegneranno i loro fucili da caccia, che pure hanno deciso di non usare, per il momento. Intanto, la Turchia organizza pullman di profughi (veri e presunti) e li invia al confine con la Grecia, che, con la scusa che alcuni di loro provengono dall’Iran (dove sta diffondendosi il coronavirus), prova a respingerli. Ma i sedicenti migranti – nessuno dei quali siriano – sono armati di granate e lacrimogeni, forniti gentilmente dall’esercito turco. Forse però è la volta buona che le elites stiano compiendo l’errore fatale: stanno oltrepassando il segno e la paura ha cambiato lato. Ora sono “loro” – nella persona dei loro strumenti, i MAT – ad avere paura. La Turchia scorta i profughi al confine, ma ora c’è un’opposizione ad attenderli. Lo Stato nazionale è l’unico luogo dove può realizzarsi una reazione valida. E la Grecia sta ricordandosi di essere una Nazione.
http://www.greekcrisis.fr/2020/02/Fr0765.html#deb Grecia, la guardia costiera spara e prende a bastonate migranti sul gommone dall'inviato Marco Mensurati
2 marzo 2020
https://video.repubblica.it/mondo/greci ... rvxSiHk7VY Bastonate e colpi di fucile contro i migranti. Così la guardia costiera greca sta gestendo in queste ore la nuova emergenza innescata dalla Turchia di Erdogan. Il video choc, girato a Kos e diffuso on line da alcuni attivisti, mostra le immagini, riprese da terra, dell’intervento di una motovedetta di Atene, assistita da un gommone. I migranti, che erano partiti da Bodrum, in Turchia, vengono colpiti a bastonate. La guardia costiera spara anche due colpi di fucile. Da quanto viene mostrato, le modalità di intervento sono le stesse – o forse ancora più brutali – utilizzate dalla cosidetta guardia costiera libica. Solo che in questo caso si tratta di una forza di polizia di un paese europeo. Ancora non è chiaro che fine abbia fatto il gommone del video con il suo carico di profughi. In mattinata un gommone con a bordo 46 persone si è rovesciato provocando la morte di un bambino siriano che era a bordo con i suoi genitori. Anche in questo caso era in corso l’intervento della guardia costiera greca.
Cosa succede se l’Europa lascia sola la Grecia contro la Turchia Formiche.net
2 marzo 2020
https://formiche.net/2020/03/europa-gre ... 60gO0RhOQI Se l’Europa trema al pensiero di una nuova, importante, ondata migratoria, c’è un Paese che ci sta già facendo i conti ed è quello che ne aveva meno bisogno di tutti: la Grecia. L’Ellade sta pagando in prima persona l’arroganza e l’inaffidabilità della Turchia che proprio nei confronti di Atene ha compiuto l’ennesimo, forse meno noto alle cronache, ma non meno importante, voltafaccia.
Pochi giorni fa, infatti, una delegazione dei rispettivi ministeri della Difesa si era incontrata per abbozzare un piano di collaborazione su diversi aspetti, in primo luogo le innumerevoli e mai sanate dispute sulle acque territoriali e gli spazi aerei, ma anche la gestione delle migrazioni.
Ankara ha pensato bene di cancellare tutto con un colpo di spugna e aprire il confine, lasciando che non meno di 15mila persone, almeno fino a questo momento, si avvicinassero alla frontiera. Il confine con la Bulgaria, almeno per il momento, rimane chiuso, segno che il governo di Ankara sta cercando di convogliare il numero più alto possibile di persone verso l’Ellade. Una motivazione che può essere dettata da due motivazioni. La prima è che i rifugiati, in attesa di premere sul confine, possono temporaneamente stare a Edirne, una città grande, cosa che al confine con la Bulgaria non esiste. La seconda motivazione è che da qui parte la cosiddetta “rotta balcanica”, una strada che porta dritta al cuore dell’Europa, soprattutto in Francia e Germania, dove vuole andare la maggior parte dei migranti, che non sono solo siriani, ma anche pakistani e afghani. Però intanto attraversa la Grecia.
Kyriakos Mitsotakis è pronto a usare il pugno di ferro, costretto a fare da solo il lavoro più sporco di tutti: tenere chiuse le porte a migliaia di disperati che sognano una vita migliore. La Grecia, però, a differenza di molti Paesi europei, ospita già sul suo territorio decine di migliaia di migranti e, viste le sue condizioni economiche e il fatto che sta disperatamente cercando di riprendersi da dieci annidi austerity, non solo non può permettersi altri sforzi, andrebbe pure aiutata da quell’Europa di cui fa parte e alla quale per il momento sta togliendo le castagne dal fuoco.
In Turchia, intanto si fa come sempre propaganda e si cerca di levare di torno una presenza, gli oltre tre milioni di rifugiati, che, al netto dei discorsi umanitari ai quali ormai credono solo gli stolti o le persone in mala fede, è sempre stata usata, fin dal primo momento, come arma di ricatto. Prima per obbligare Obama all’intervento armato e poi per spillare soldi all’Europa o farla tacere davanti alle violazioni sempre più frequenti dei trattati internazionali e alla sua arroganza crescente nel Mediterraneo e in Libia. Il ministro dell’Interno, Süleyman Soylu, ha annunciato trionfalmente che a passare la frontiera sarebbero già stati oltre 40mila. Dato che però non ha trovato alcuna conferma ed è privo di ogni fondamento e così tanti zeri, da non poter essere giocato nemmeno al Lotto.
Istanbul e altre città sono piene di autobus, alcuni messi a disposizione dal governo stesso, che portano dritti a Edirne. Per gli altri, il prezzo dei biglietti è alle stelle e c’è chi si vende le ultime cose che gli sono rimaste per di afferrare quello che sembra il passaporto verso una vita migliore.
Non sanno che rischiano di rimanere intrappolati nei Balcani. Ieri Erdogan ha parlato a lungo al telefono con Viktor Orban, il premier ungherese, famoso per le sue politiche xenofobe e per fatto erigere il primo muro nel cuore dell’Europa, che ha reso l’Ungheria praticamente un fortino. Subito dopo la conversazione con il leader turco, Orban ha fatto rafforzare la frontiera con la Serbia. Se quindi i migranti dovessero riuscire a sfondare la barriera greca, se ne troverebbero davanti ancora molte altre, visto che ormai in tutti i Balcani sono state erette fortificazioni, dalla Macedonia del Nord alla Slovenia.
Il flusso di migranti rischia di stagnare proprio nell’Ellade e, visti gli orientamenti europei in materia, difficilmente verranno spostati da lì. Mitsotakis è consapevole di tutte queste cose, per tale motivo sta opponendo la più fiera resistenza. Sa che quando si è trattato di pagare Ankara perché tenesse i rifugiati sul suo territorio nazionale le obiezioni sono state poche. Ma adesso che si tratta di affrontare in modo strutturato e compatto un fenomeno che interesserà ancora per anni il Vecchio Continente, la Grecia è sola. Ancora più sola di quando rischiava di uscire dall’euro.
Erdogan aiuta Al Qaida e ci sommerge di migranti. L’Europa ringraziaGian Micalessin. Sputnik Italia
02.03.2020
https://it.sputniknews.com/opinioni/202 ... ringrazia/L’esercito turco dopo aver invaso i territori siriani combatte al fianco dei terroristi e spinge tre milioni di disgraziati verso i confini di Grecia e Bulgaria. Ma l’Ue preferisce condannare Russia e Turchia. Eppure solo la liberazione di Idlib metterà fine alla guerra e permetterà il ritorno dei profughi.
Se non fosse una tragedia sarebbe una comica. Da settimane 15mila soldati turchi, appoggiati da carri armati e artiglieria, combattono al fianco di Tahrir Al Sham, la costola siriana di Al Qaida, e degli altri gruppi jihadisti nella provincia di Idlib, l’ultimo territorio di Damasco ancora in mani ribelli. Non pago il presidente Recep Tayyp Erdogan risponde alla perdita di una trentina di suoi militari caduti mentre davano man forte ai gruppi alqaidisti cancellando i controlli alla frontiera con Grecia e Bulgaria e invitando tre milioni e passa di migranti presenti in Turchia a raggiungere i confini di un’Europa accusata di non aiutarlo.
La Germania della Cancelliera Angela Merkel, per quanto minacciata direttamente dall’esodo, non trova di meglio che “condannare gli spietati attacchi alle truppe turche” ed esprimere le proprie condoglianze per i militari caduti. Il suo ministro degli esteri Heiko Maas arriva a definire “crimini di guerra” le operazioni condotte a Idlib dalle forze siriane e turche. Il resto dei paesi europei non fa di meglio.
L’ambasciata italiana ad Ankara, evidentemente d’intesa con il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, diffonde un tweet in cui esprime le proprie condoglianze per i soldati turchi uccisi sul suolo siriano. Il presidente francese Emmanuel Macron dopo una conversazione telefonica con Vladimir Putin ed Erdogan si limita a chiedere una tregua negli scontri a Idlib. Un’equidistanza quantomeno generosa davanti ad una Turchia che non ha esitato a spedire in Libia le milizie jihadiste reclutate proprio a Idlib per fronteggiare un generale Khalifa Haftar fedele alleato di Parigi. Nel frattempo mentre Atene e Sofia difendono da sole le frontiere esterna dell’Unione l’Europa si dice “preoccupata”, ma si guarda bene dal fornire loro appoggi concreti. E tantomeno dal condannare Ankara. L’Unione Europea insomma china la testa e attende il nuovo ricatto di un Sultano a cui, dal 2016 ad oggi, ha già versato sei miliardi di euro in cambio di un presunto impegno a fermare i migranti. Con l’apertura delle frontiere turche l’Europa rischia di vedersela però anche con i terroristi di Tahrir Al Sham. La succursale di Al Qaida, inserita nelle liste dei gruppi terroristi sia dagli Usa che dall’Onu, oltre a controllare Bab al Hawa, il valico da cui entrano in Siria i soldati turchi, è anche la forza egemone nei territori di Idlib. Da lì dunque i terroristi di Al Qaida possono facilmente arrivare in Europa seguendo le rotte dei migranti.
Ma ad Idlib non c’è solo Al Qaida. Accanto a loro combattono, stando ad un recente rapporto del Dipartimento della Difesa statunitense, dai 22mila ai 50mila militanti del Fronte di Liberazione Nazionale (Nlf) una coalizione di una trentina di gruppi islamisti formata e finanziata dai servizi segreti turchi. Gli stessi gruppi utilizzati da Ankara per massacrare i curdi nel nord est lo scorso autunno o per combattere in Libia al fianco del governo di Tripoli. Il territorio siriano invaso e presidiato dall’esercito turco è, insomma, una sorta di grande calderone del terrorismo in cui operano gruppi jihadisti provenienti da oltre 100 zone del mondo. Non ultimo quello Xinjiang cinese dove infuria la rivolta della minoranza musulmana degli uighuri. Dopo gli accordi di Sochi del 2018 la Turchia si era impegnata a partecipare alla “deconflittualizzazione” di Idlib inviando un numero limitato di militari incaricati di concordare il disarmo delle milizie ribelli e il loro trasferimento sui propri territori. Ma la Turchia invece di disarmarle ha riarmato e riaddestrato i gruppi disposti mettersi agli ordini dei suoi servizi segreti per venir impiegati come carne da cannone nelle operazioni militari in Libia e nelle regioni curde dell’est. Con le forze di Al Qaida, più restie ad accettare quegli ordini, ha invece stretto accordi di convivenza.
Piegarsi a Erdogan, come fa l’Europa significa non solo prolungare una guerra di Siria costata già 400mila morti, ma favorire l’arrivo dei terroristi che seguendo i migranti possono facilmente immettersi sulla rotta balcanica. Lasciando mano libera all’esercito siriano e ai suoi alleati – come avvenne a Mosul e Raqqa assediate a suo tempo da curdi ed esercito iracheno e bombardate anzichè dai russi dall’aviazione di Usa e altri paesi europei, si accelererebbe l’eliminazione delle formazione jihadiste mettendo fine alle sofferenze di due milioni di civili usati come scudo umano dai terroristi. Tra queste popolazioni vi sono i cristiani di Kneie e delle parrocchie circostanti.
Queste antiche comunità, la cui fondazione risale alla predicazione di San Paolo, sono da nove anni prigioniere dei militanti di Tahrir Al Sham che dopo aver messo le mani sulle loro proprietà hanno imposto l’eliminazione delle croci e delle campane dalle chiese vietando qualsiasi celebrazione religiosa. Per questi schiavi di Al Qaida l’offensiva russa e siriana rappresenta, come per gli altri civili, l’ultima speranza di libertà. Per quanto l’Europa si sforzi di negarlo solo la cacciata dei gruppi jihadisti e dei loro alleati turchi può, infatti, riportare la pace in Siria. garantire il rientro dei circa 3 milioni di siriani esuli in Turchia e l’avvio di un processo di riconciliazione nazionale. Una prospettiva vista però come il fumo negli occhi da un Erdogan che perderebbe il controllo di una fetta di Siria e, con essa, l’opportunità di usare l’arma dei migranti per tenere in scacco l’Europa.
Intervistato da Tgcom24 il direttore di Analisi Difesa commenta gli sviluppi del conflitto siriano e il ricatto dei migranti attuato da Erdogan contro la Grecia e la Ue. La Ue conferma di non avere concretezza sul piano geopolitico e militare ma le singole Nazioni hanno oggi l’occasione per aiutare Atene inviando forze militari e di polizia a difendere i confini d’Europa mostrando determinazione di fronte all’aggressiva iniziativa turca.https://www.analisidifesa.it/2020/03/ga ... hWbvh9fPQc Contadini greci marciano verso il confine per fermare i clandestini con i trattori2 marzo 2020
https://stopcensura.info/contadini-grec ... -trattori/ Il presidente turco Erdogan ha spalancato le frontiere e organizzato l’invasione, trasportando migliaia di clandestini alla frontiera greca con bus e treni. Fornendo agli immigrati gommoni per raggiungere le isole greche davanti all’Anatolia.
Ieri violenti scontri tra la polizia greca e i clandestini armati provenienti dalla Turchia che volevano forzare il confine. A Lesbo, i residenti hanno incendiato un centro di accoglienza dell’Unhcr e pestato attivisti delle Ong.
Il popolo greco è stremato da un’immigrazione che è da anni un’invasione. Alcuni agricoltori si sono riversati sul confine con i trattori per bloccare gli immigrati clandestini a Evros.