Migrare e invadere la casa, il paese altrui non è un diritto

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Messaggioda Berto » sab nov 09, 2019 4:47 am

I migranti delusi: "Non venite in Europa, si vive da vagabondi"
Mauro Indelicato - Ven, 08/11/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 0sEGAVSRDw

Non solo la conferenza episcopale dell'Africa occidentale, anche un gruppo di migranti in un docufilm lanciano un appello ai propri connazionali: "Non prendete la via per l'Europa, il lavoro anche qui non è garantito"

Invertire il passaparola per far invertire la rotta: sono tanti gli africani che, sia nei paesi di origine che all’estero, hanno iniziato un’opera di persuasione nei confronti dei propri connazionali.

In particolare, tra chi ha già fatto l’accidentato e spesso tragico percorso verso l’Europa o tra chi ne conosce tutti gli aspetti più macabri, sono in tanti a voler spiegare che intraprendere il viaggio verso il vecchio continente non è affatto conveniente.

“Creare le condizioni di vita necessarie per evitare che i giovani cerchino altrove quello che non hanno nel loro paese”, è quanto ad esempio è contenuto nell’incipit della dichiarazione di maggio della conferenza episcopale dell’Africa occidentale.

I vescovi di questa parte del continente nero, che hanno un peso molto importante nel contesto della Chiesa africana, hanno sottolineato l’importanza per i giovani dei paesi africani di credere nelle proprie terre, di rimanere nei propri territori per avere lì la ricchezza e le condizioni di vita che cercano.

Un appello quasi, quello dei vescovi africani, volto a dissuadere le giovani generazioni dall’intraprendere viaggi che, oltre a portare a mesi di sofferenze ed a rischi per la propria vita, contribuisce solo a far arricchire i criminali che organizzano le tratte di esseri umani.

Una dichiarazione che non ha lasciato indifferenti sia gli africani in patria che all’estero. In Italia, alcuni giovani integrati nella nostra società e nelle nostre comunità, sono diventati protagonisti di un docufilm in cui viene sottolineata la pericolosità di intraprendere il viaggio verso l’Europa.

Il regista Diego Scano, autore del film, ha infatti parlato dell’esperienza di 500 migranti che per mesi hanno vissuto nel centro di accoglienza di Bagnoli di Sopra, in provincia di Padova. Qui negli anni scorsi è stato avviato un progetto con fondi europei per portare ad una ver integrazione dei migranti: lezioni di italiano, corsi per diventare cuochi o per imparare altri mestieri, molti di loro hanno effettivamente poi trovato lavoro e vivono una vita dignitosa.

Ma nel docufilm sono anche i primi a raccontare le proprie odissee, i viaggi da incubo tra Sahara e Mediterraneo, il vagabondaggio in Italia, l’essere facile preda della mafia nigeriana o di altre organizzazioni criminali guidate da persone di origine africana.

“Attraversare prima il deserto e poi il mare su un barcone è il peggior rischio che si possa correre, perché l' Europa non è più la stessa di prima, non garantisce il lavoro”, ha spiegato uno dei migranti nel film.

Un modo per far arrivare un messaggio nel continente nero: guai a pensare che in Europa sia tutto più semplice, che qui le condizioni di vita possano essere migliori e che i viaggi dall’Africa siano privi di rischi per la propria incolumità.

Chi parla nel docufilm tutto sommato è riuscito ad avere una sistemazione, ma ha ancora negli occhi quanto visto durante le traversate, quanto subito dai trafficanti e, soprattutto, la sensazione che il gioco non possa valere la candela: troppi rischi per una vita dopo per anni si è costretti a vagabondare prima di avere una minima chance di sistemazione.

Ed è su questo che anche tante associazioni in Africa stanno puntando: spiegare agli africani che l’immigrazione illegale non conviene, che le vie indicate da chi promette una nuova vita conducono alla morte o tra le mani di trafficanti senza scrupoli. Un modo dunque per invertire l’idea che molti giovani in Africa hanno dei viaggi della speranza, nella speranza di far invertire loro anche la rotta e salvarli dai pericoli.
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Messaggioda Berto » gio nov 14, 2019 8:12 pm

La Cassazione adesso smonta le toghe ultrà dell'accoglienza
Mauro Indelicato - Mer, 13/11/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... V613p-L9z8


Le sezioni unite civili della Corte di Cassazione hanno accolto tre ricorsi del Viminale ed hanno sancito che, per concedere la protezione umanitaria ai migranti, non basta il criterio relativo alla valutazione della loro integrazione. Esulta Salvini, anche se nella stessa sentenza si sancisce l'irretroattività del decreto sicurezza

Sono tre sentenze molto importanti quelle emesse nelle scorse ore dalla Corte di Cassazione, con le quali è stata fatta chiarezza su alcune delle discussioni più importanti aperte in tema di immigrazione.

In tutti e tre i casi, sono stati accolti i ricorsi con i quali il Viminale ha impugnato le sentenze delle corti d’appello, provenienti in due casi da Firenze ed in uno da Trieste, in cui i giudici hanno riconosciuto la protezione umanitaria ad alcuni migranti in base al loro livello di integrazione in Italia.

Secondo cioè quelle sentenze d’appello, è possibile concedere il riconoscimento della protezione umanitaria basandosi unicamente sul fatto che il migrante in questione appare già integrato in Italia.

Per la Cassazione, accogliendo dunque le ragioni del ministero dell’interno, invece questo tipo interpretazione non può essere valida. Secondo i giudici delle sezioni unite civili della suprema corte, il livello di integrazione nel nostro paese non può bastare per decidere se concedere o meno la protezione.

Così come si legge sull’agenzia Agi, i due casi di Firenze riguardano rispettivamente un cittadino bengalese che ha ottenuto un’assunzione in Italia ed uno invece del Gambia, il quale secondo i giudici della corte d’appello fiorentina “studia e coltiva i suoi principali legami sociali nel nostro Paese, mentre in Gambia non ha rapporti familiari di rilievo”. Il terzo caso, ha invece per oggetto un altro cittadino gambiano. I giudici di Trieste hanno riconosciuto a lui la protezione internazionale in quanto, per via della “situazione critica dovuta al disordine complessivo del Gambia e alle primitive strutture giudiziarie e carcerarie sotto il profilo della tutela dei diritti individuali”, potrebbe essere “sottoposto a procedimento penale ove fosse rientrato nel Paese di provenienza”.

La Corte di Cassazione ha rimandato tutti e tre i casi in appello. I giudici nelle loro sentenze hanno condiviso l’orientamento secondo cui “non può essere riconosciuto al cittadino straniero – si legge – il diritto al permesso di soggiorno per motivi umanitari considerando, isolatamente e astrattamente, il suo livello di integrazione in Italia, né il diritto può essere affermato in considerazione del contesto di generale e non specifica compromissione dei diritti umani accertato in relazione al paese di provenienza”.

In poche parole, secondo la Cassazione occorrono criteri oggettivi e riscontri certi prima di procedere al rilascio della protezione internazionale ad un determinato richiedente. Ha prevalso dunque la linea del Viminale, soprattutto di quello targato Matteo Salvini.

E non a caso l’ex ministro dell’interno è il primo a commentare le sentenze provenienti da piazza Cavour: “Sui permessi umanitari aveva ragione la Lega – ha affermato Salvini – L’ha stabilito la Corte di Cassazione. È la migliore risposta agli ultrà dei porti aperti e che vorrebbero cancellare i Decreti sicurezza.

Peraltro la sentenza della Cassazione ha sostanzialmente smontato la tesi di Luciana Breggia, il magistrato presidente della sezione specializzata per l'immigrazione e la protezione internazionale del tribunale di Firenze. Breggia negli ultimi giorni è salita alla ribalta per le dichiarazioni contenute in un suo spettacolo in cui ha raccolto, nei mesi scorsi, alcuni aneddoti inerenti il suo lavoro. Ed in particolare, il magistrato ha dichiarato di aver agito in certi casi anche senza prove: “Era inserito in un contesto, parlava italiano, era vulnerabile - ha raccontato Luciana Breggia - Mi sono misurata con l'impossibilità di ricostruire la sua storia e gli ho dato il permesso umanitario”.

Altro che i criteri oggettivi di cui ha parlato la Cassazione, secondo il magistrato a volte nel suo lavoro occorre agire in base al “cuore”: “Un giudice ha una testa e un cuore, non è disincarnato”, ha infatti dichiarato, tra le altre cose, proprio Luciana Breggia.

Nelle sentenze odierne della Cassazione, c’è poi una parte invece non molto favorevole alla linea salviniana. È stato infatti sancito, intervenendo anche in questo caso per porre fine ad alcune diatribe interpretative, che le norme inerenti la cancellazione dei permessi per motivi umanitari non possono essere applicati ai casi antecedenti l’introduzione del decreto sicurezza voluto da Salvini.

Per quei casi, ha stabilito la Cassazione, si applicano le previsioni dei casi speciali, con permesso di soggiorno annuale, contenute nello stesso decreto Salvini.
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Messaggioda Berto » ven dic 20, 2019 9:26 pm

Le squadre di specialisti per smascherare i finti migranti minori
Marianna Di Piazza - Ven, 20/12/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... z2uFHrV_bU

Il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, annuncia la stretta sui falsi minori. In arrivo equipe di esperti per stabilire l'età dei richiedenti asilo

Squadre di specialisti per valutare l'età dei migranti richiedenti asilo non accompagnati da adulti. In questo modo il Friuli Venezia Giulia vuole combattere le truffe dei cosiddetti Msna (minori stranieri con accompagnati).

"La Regione metterà in campo squadre di specialisti che, su esplicita richiesta da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, stabiliranno con esattezza l'età dei migranti non accompagnati da adulti, sprovvisti di documenti, che si sono dichiarati minorenni", hanno annunciato il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e il suo vice Riccardo Riccardi.

IlGiornale.it aveva documentato la truffa dei migranti minori proprio nella Regione che confina con la Slovenia (guarda il reportage). Erano stati alcuni richiedenti asilo a spiegare che tra loro, in strutture che costano dai 70 ai 100 euro al giorno per migrante, si nascondono finti 17enni: "Alcuni di loro non hanno i capelli", "C'è chi ha almeno 35 anni", ci avevano raccontato. "Ci sono casi eclatanti - aveva spiegato Antonio Calligaris, consigliere regionale Lega in Fvg -. Pakistani e Afghani si dichiarano minorenni ma, molto spesso, sono dei palesi 40enni". Ma, avevamo scoperto, dei 498 Msna registrati nel terzo trimestre del 2018 in Friuli Venezia Giulia, il 93,8% ha tra i 16 e i 17 anni.

Le verifiche sull'eta dei migranti sono sempre state problematiche: nella maggior parte dei casi lo Stato si accontenta di quanto dichiarato dagli stranieri che arrivano in Italia e solo poche volte sono svolti controlli più approfonditi. Anche gli accertamenti socio-sanitari non restituiscono dati perfetti e così i casi vengono chiusi. E grazie a questo sistema pieno di pecche, i migranti si dichiarano minorenni e finiscono in strutture di accoglienza con tutti i benefit. A spesa dei contibuenti, ovvio. Ora però la Regione si è stancata e ha deciso di mettere altre forze in campo per smascherare i truffatori.

Così è nata l'idea dei "team multidisciplinari, uno per ognuno dei quattro territori di riferimento delle Prefetture. Saranno composti da professionisti del servizio sanitario regionale: un assistente sociale, un pediatra con competenze auxologiche, un neuropsichiatra infantile o uno psicologo dell'età evolutiva, un mediatore culturale e un case manager", ha dichiarato Fedriga. Le squadre di specialisti "procederanno con un approccio multidisciplinare alle valutazioni socio-sanitarie": colloqui, visite auxologiche, consulenze e indagini anche radiologiche. Insomma, una moltitudine di test per valutare al meglio l'età. Naturalmente rimarrà sempre un margine di errore, che sarà indicato sulla relazione multidisciplinare da inviare all'autorità giudiziaria, ma i controlli si faranno più serrati.

"Con questa sperimentazione - hanno evidenziato governatore e vice -, la Regione vuole aiutare le Prefetture ad avere un quadro dettagliato delle persone che entrano e chiedono asilo nel nostro territorio". Non si tratta solo di sicurezza. Tutto ciò ha anche un'importante ricaduta economica. Per i minorenni infatti sono previste tutele (e quindi spese) maggiori rispetto agli adulti. Le strutture costano il doppio per chi è sotto alla soglia della maggiore età e il tutto va ad appesantire "i bilanci dei Comuni ospitanti". Si tira quindi un freno all'inserimento "sregolato" nelle strutture di accoglienza di tutti quelli che si presentano in Italia. "Non è tollerabile - hanno tuonato - che alcuni si approfittino della situazione e godano di trattamenti che non spettano loro". La truffa dei finiti giovani ha le ore contate.
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Messaggioda Berto » lun gen 13, 2020 10:16 pm

Austria, Kurz: "Migranti? Rischio come l'emergenza climatica”
Federico Giuliani - Lun, 13/01/2020

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/aus ... tKbOyYD6Ns

Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, al governo in una coalizione con i Verdi, ha sottolineato l'importanza della lotta contro l'immigrazione clandestina

L'immigrazione è un rischio tale e quale l'emergenza climatica. Parola di Sebastian Kurz, cancelliere austriaco da poco rieletto alla guida del Paese.

Le ultime elezioni hanno regalato all'Austria un governo inedito, formato da una coalizione "rivoluzionaria" tra il partito popolare Ovp, di cui Kurz è leader, e i Verdi.

Chi pensava che il 33enne cambiasse registro politico dopo l'accoppiata con gli ambientalisti era fuori strada. Nella sua prima intervista con i media internazionali da quando è entrato ufficialmente in carica, Kurz ha ribadito che porterà avanti molte delle politiche adottate dal suo ultimo governo. Piccolo particolare: in quel caso l'Ovp era in una coalizione con l'Fpo, partito di estrema destra.

“È importante proteggere il nostro ambiente – ha dichiarato Kurz al Financial Times - ma è anche altrettanto importante decidere chi può vivere nel nostro Paese e chi non ha i giusti requisiti per farlo. Se non lottiamo contro l'immigrazione clandestina, in 10 o 20 anni l'Europa non sarà più la stessa”.

Il motivo è semplice e Kurz lo spiega in modo ancora più lineare: “Se non possiamo controllare chi può entrare nel nostro Paese non saremo in grado di vivere in sicurezza e non saremo mai in grado di mantenere la nostra identità”.

Il giovanissimo cancelliere ha ribadito tutta la soddisfazione del caso per aver creato una coalizione con i Verdi, con i quali nessun altro partito aveva cercato di "negoziare". Kurz lo ha fatto, e oggi sta raccogliendo frutti dolcissimi.


Lotta all'immigrazione e politiche ambientali

L'Ovp controlla i principali ministeri del governo, inclusi i portafogli di Tesoreria, Interni ed Esteri. Tuttavia il leader dei Verdi, Werner Kogler, è vice cancelliere mentre Leonore Gewessler dirigerà un nuovo super ministero dell'Ambiente con supervisione della politica energetica, dei trasporti, dell'innovazione e della tecnologia.

In poche parole, Kurz è riuscito a unire due dei temi politici più sentiti in Europa (e non solo): controllo dell'immigrazione ed emergenza climatica. Non solo: il leader dei popolari non si nasconde dietro un dito e non intende snaturare il suo pensiero, neppure adesso che ha intrapreso un percorso a braccetto con i Verdi

Se da una parte il programma di governo prevede l'impegno di rendere l'Austria indipendente dal carbonio entro il 2040, dall'altra Vienna mira a introdurre il divieto di velo per le ragazze di età inferiore ai 14 anni nelle scuole e alla detenzione preventiva per gli immigrati sospettati di estremismo religioso.

Il precedente esecutivo assieme all'estrema destra? Necessario per quella fase storica. “Abbiamo fatto molte riforme in quei 18 mesi – ha evidenziato Kurz - Siamo riusciti a ridurre il nostro debito, siamo riusciti a ridurre il carico fiscale e abbiamo bloccato la migrazione illegale”.
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Messaggioda Berto » ven gen 17, 2020 7:44 am

L’incredibile sentenza della Cassazione: “I racconti dei richiedenti asilo sono stereotipati e troppo simili tra loro”
La Stampa
16 gennaio 2020

https://www.lastampa.it/cronaca/2020/01 ... 9oMt3b3dTA

Gli stranieri arrivati in Italia con mezzi di fortuna richiedono lo status di rifugiati «sovente attraverso narrazioni stereotipate e tessute intorno a canovacci fin troppo ricorrenti» e quindi palesemente false, da smascherare attraverso «un controllo di logicità, che appare ormai la principale, se non l’unica, difesa dell’ordinamento». Così scrive la prima sezione civile della Cassazione, in una sentenza in materia di protezione internazionale.

La vicenda riguarda A.S., togolese cui sia la commissione della prefettura sia il tribunale hanno rifiutato lo status di protezione internazionale e umanitaria. A.S., musulmano, aveva raccontato di essere stato costretto a fuggire dal suo Paese per evitare le ritorsioni causate dalla distruzione di un idolo in una zona in cui si pratica la religione animista.

Ma secondo esperti della commissione amministrativa e tribunale il suo racconto non era credibile, in quanto sfornito sia di riscontri oggettivi, sia di quella intrinseca ed elementare coerenza logica, che consentirebbe di ritenere provate «circostanze che non lo sono affatto». È infatti «del tutto implausibile che A.S., appartenente alla minoranza musulmana, avesse distrutto l’idolo da solo e lo avesse fatto repentinamente pur nella consapevolezza delle reazioni alle quali sarebbe andato incontro, così da pregiudicare, per un gesto tanto insensato, non solo la buona posizione lavorativa raggiunta, ma anche la relazione familiare con la moglie e una figlia appena nata».

La Cassazione difende «il controllo di logicità», senza il quale «al giudice non resterebbe che prendere supinamente atto della domanda proposta, accogliendola in ogni caso, per quanto strampalata possa apparire».

Il giudice, spiega la Cassazione, ha la possibilità di «stabilire quale sia la situazione complessiva in cui versa il Paese di provenienza (esistenza di culti animisti e di minoranze di religione musulmana)», ma non «di accertare in concreto se la narrazione dei fatti riferita dal richiedente sia vera o inventata di sana pianta». Come appare quella del musulmano A.S, «della cui fede pare nessuno si fosse mai interessato fino alla discreta età di circa 25 anni», fino a che, «improvvisamente sollecitato dal capo villaggio a partecipare a una cerimonia animista, preso da incontenibile furia iconoclasta nei riguardi di un idolo, e dimentico della famiglia e del suo avviato mestiere di sarto, lo abbia distrutto a colpi di bastone e di machete e, già con i soldi in tasca per darsi alla premeditata fuga, sia poi scappato immediatamente dopo perché una donna lo aveva visto e riconosciuto».

La Cassazione non solo boccia il ricorso del togolese A.S., ma trae da esso ulteriore conferma di una generalizzata tendenza che «emerge dall’esperienza dal collegio», al punto da poterne ricavare una casistica di «narrazioni stereotipate», che il relatore impietosamente elenca: «quella del giovane musulmano che ha messo incinta una ragazza cristiana, o del giovane cristiano che ha fatto lo stesso con una musulmana (le religioni possono peraltro variare), e scappa dalle furie dei genitori di lei; quella dell’uomo che il capo-villaggio ha destinato a sacrifici umani (il caso in esame appare una variante di questa trama) o ad altra non commendevole sorte; quella del sedicente omosessuale che, se lo fosse, sarebbe perseguitato al suo Paese; quello della lite degenerata in fatti di sangue in cui il richiedente ha, si intende senza volerlo, ferito o ucciso il proprio contendente, in un contesto in cui, quale che sia il Paese di provenienza, le forze di polizia del luogo sono sempre e irrimediabilmente corrotte ed astrette da oscuri vincoli alla potente famiglia della vittima, e così via».

La sentenza, risalente all’agosto 2019, è stata pubblicata ora da Questione Giustizia, rivista online di Magistratura Democratica, e accompagnata da un commento critico di Alessandro Simoni, professore di sistemi giuridici comparati dell’Università di Firenze. Il quale, pur dubitando del criterio logico seguito dai giudici («in astratto non sembra regola universale che ogni fervore religioso o iconoclasta si spenga una volta che si è messa su famiglia e gli affari procedono»), rispetta la decisione giudiziaria, poiché «è ben possibile che le carte non lasciassero grandi spazi di manovra anche all’ermellino più benevolo».

Tuttavia Simoni vede nell’argomentazione generalizzata, «inutile» ai fini del caso concreto, «un interessante indicatore della permeabilità dei corpi giudiziari a un modo sempre più diffuso di leggere il mondo». I giudici della Cassazione, anziché limitarsi a un’asettica valutazione probatoria sul caso di A.S., non hanno resistito «alla tentazione di fare dell’ironia» sul suo racconto e su quelli di gran parte dei richiedenti asilo, «in particolare quelli dell’Africa subsahariana (quindi di un gruppo umano accomunato da una precisa immagine razziale o etnica»), tacciandoli di ricorrere a «narrazioni di fantasia, unicamente finalizzate a vincere i ricorsi».

«La rappresentazione caricaturale - conclude Simoni - produce una sensazione sgradevole», evocando «stereotipi sui migranti che hanno radici solidissime nella cultura italiana meanstream».
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Messaggioda Berto » sab gen 18, 2020 7:24 pm

Francia, Renaud Camus condannato per aver criticato l'immigrazione
Roberto Vivaldelli
Sab, 18/01/2020

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/fra ... JN3YUkCGr4

Renaud Camus è stato condannato a due mesi di prigione con la condizionale e a risarcire con 1.800 euro due associazioni antirazziste. Motivo? Ha criticato l'immigrazione

Nuovi guai per lo scrittore francese Renaud Camus. Dopo essere stato condannato per incitamento all'odio razziale nel 2014, il fondatore del Parti de l'In-nocence, autore della "Grande Sostituzione" (Le Grand Remplacement), cioè la colonizzazione della Francia (e più in generale dell'Europa) da parte di migranti islamici, come riporta La Verità è stato nuovamente condannato a due mesi di prigione con la condizionale e a risarcire con 1.800 euro ciascuna delle due associazioni antirazziste costituitesi parti civili, Sos Racisme e la Licra.

I giudici gli hanno contestato il reato di"Incitazione pubblica all' odio o alla violenza in ragione dell'origine, dell'etnia, della nazione, della razza o della religione tramite parole, scritti, immagini o mezzi di comunicazione pubblici per via elettronica".

I magistrati del tribunale di Auch hanno contestato all'intellettuale francese un discorso pronunciato il 9 novembre 2017 a Colombey-les-deux Eglises, per il Conseil national de la résistance européenne, che lo stesso Camus ha condiviso sui social. "L'immigrazione è diventata invasione - ha dichiarato Camus nel discorso incriminato dai giudici -La colonizzazione irreversibile è la colonizzazione demografica, attraverso la sostituzione della popolazione". E ancora: "La sostituzione etnica, il Grande rimpiazzo, sono l'evento più importante nella storia del nostro paese da quando è esistito, poiché con uon altre persone la storia, se continua, non sarà più quella della Francia". Non ci sono jihadisti francesi, ha sottolineato, e "se sono jihadisti non sono francesi". Ciò di cui abbiamo bisogno, ha poi spiegato, "è il raduno di tutti coloro che si oppongono all'islamizzazione e alla conquista africana. Ciò che è necessario è un Consiglio nazionale di resistenza, di resistenza europea, perché tutte le nazioni europee sono invitate a guidare al nostro fianco la lotta per la salvezza della nostra civiltà comune, celtica, slava, germanica, greco-latina, giudaico-cristiana".

Uno spettro ossessiona l'Europa e il mondo, ha infine rimarcato in uno dei passaggi presi di mira dai giudici, "è la sostituzione, la tendenza a sostituire tutto con il suo emulo normalizzato, standardizzato, intercambiabile: l'originale con la sua copia, l'autentico con la sua imitazione, il vero con il falso, le madri con madri surrogate, la cultura con il tempo libero e l'intrattenimento". Apriti cielo. Si può naturalmente non essere d'accordo con le tesi di Camus e il suo nazionalismo "esclusivo", ma da quando sostenere che l'immigrazione rappresenta "un'invasione" è diventato illegale? Che cosa c'è di strano nell'affermare che un'immigrazione incontrollata e selvaggia di immigrati verso un Paese europeo rischia di cambiarlo radicalmente e di stravolgerlo sotto il profilo demografico, della cultura, degli usi e dei costumi? Dobbiamo fare finta che non sia così e che l'identità non esista? O, in ogni caso, affermarlo configura un reato d'opinione?

Quando si tratta di intellettuali e pensatori non schierati con il pensiero unico pare che la celebre massima "sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo" valga decisamente meno. Da notare che, nonostante le sue teorie, Camus si tiene a distanza dal concetto del "white man's burden" di Kipling e dalla considerazione che l'uomo bianco sia superiore. Quindi dove sarebbe il razzismo? "No, non troverà una parola su questo in nessuno dei miei libri". E allora stesso modo non ci sta a essere avvicinato ai suprematisti bianchi: "Io non c'entro nulla con loro. Loro, invece, hanno qualcosa a che vedere con me, perché, al pari mio, protestano contro la grande sostituzione. Ma li disapprovo, tanto più quando diventano dei terroristi. Nel 2002 fondai il partito dell' in-nocenza, con il trattino dentro, inteso come la negazione di tutto quello che può nuocere, di ogni tipo di aggressività, dal mettere i piedi sui sedili di un treno di pendolari fino a uccidere. Io sono assolutamente non violento".
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Messaggioda Berto » lun mar 02, 2020 10:21 pm

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Messaggioda Berto » lun mar 02, 2020 10:27 pm

I migranti assediano i residenti: adesso la Grecia rischia il caos
Mauro Indelicato - Gio, 06/02/2020

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/si ... 1kV5pFBvs0


Nella "Lampedusa greca" decine di migranti in piazza hanno provato a raggiungere il centro abitato, scontri con la polizia. Sull'isola situazione al collasso, il governatore ha chiesto lo stato d'emergenza

Alta tensione e consapevolezza che, forse, il peggio non è ancora arrivato: sono questi i principali elementi che negli ultimi giorni sono emersi dall’isola di Lesbo, soprannominata la "Lampedusa greca".

Si tratta infatti del primo punto di approdo dei migranti provenienti dalla Turchia, nonché centro in cui il governo di Atene trattiene coloro che sbarcano e che presentano domanda di asilo. La situazione sembra degenerare giorno dopo giorno e se n'è avuta una dimostrazione tra martedì, quando a Lesbo decine di migranti sono scesi in strada per protestare per chiedere di essere trasferiti da altre parti.

La manifestazione, solo in parte autorizzata, è partita dal campo profughi di Moria. Qui, come da mesi denunciano le autorità locali, in una struttura in cui potrebbero essere ospitate al massimo tremila persone, al momento ne sono presenti più di ventimila.

La protesta dei migranti è degenerata pesantemente: alcuni di loro hanno provato a raggiungere il paese di Lesbo, testimoni raccontano di lanci di pietre contro la polizia e slogan contro gli abitanti locali. Da Atene erano già arrivati alcuni reparti antisommossa, altri ne sono stati inviati nei giorni successivi. Per diverse ore, barricate lungo le strade e sassaiole contro le forze dell'ordine hanno costituito lo scenario in cui è andata avanti la quotidianità nella parte dell'isola vicina al campo profughi.

Il governatore delle isole del mar Egeo settentrionale, Konstantinos Moutzouris, ha chiesto al governo greco di dichiarare lo stato d’emergenza. Questo perché, secondo lo stesso governatore, quanto avvenuto martedì potrebbe rappresentare solo un’anticipazione di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi.

I numeri forniti da Konstantinos Moutzouris appaiono del resto allarmanti: attualmente, nei campi delle isole dell’Egeo sono presenti 42mila migranti partiti dalla Turchia, distribuiti soprattutto tra Lesbo, Chios e Samos. Il vero problema al momento, è che il flusso appare inarrestabile: giorno dopo giorno, diversi barconi giungono sulle isole greche ingolfando ulteriormente la macchina dei soccorsi e dell’accoglienza.

Del resto, com’è noto, la Grecia è già alle prese con le conseguenze della crisi economica che si trascina dal 2010 ed Atene non è in grado di sobbarcarsi l’onere del flusso migratorio riguardante il Mediterraneo orientale. Il premier Kyriakos Mitsotakis, all’indomani del suo insediamento a luglio, ha promesso un giro di vite volto ad accelerare le procedure per le richieste d’asilo in modo da iniziare a rendere meno pesante la pressione sulle isole. In particolare, tra respingimenti e trasferimenti nella Grecia continentale, si era calcolata la fuoriuscita da Lesbo e dalle zone vicine di almeno 25mila migranti. I continui arrivi, inarrestabili da questa estate dopo un periodo di relativa quiete, stanno impedendo la piena realizzazione del piano voluto dal governo.

Per adesso, il governo greco ha deciso di non dichiarare lo stato d'emergenza. Tuttavia, in parlamento nella giornata di ieri è stato votato un decreto che introduce alcune strette per le Ong impegnate nel mar Egeo. In particolare, tutte le organizzazioni adesso sono tenute ad avere un registro dei dipendenti ed a rendere maggiormente trasparente il proprio operato.

La questione ovviamente è anche politica. La Grecia, come si sa, è ai ferri corti in questi mesi con la Turchia per via di tanti dossier aperti: dalle rivendicazioni di Ankara sul gas cipriota al memorandum turco – libico firmato a novembre che, tra le altre cose, prevede nuove Zee in grado di tagliare fuori Atene dalle rotte commerciali del Mediterraneo orientale. Il fatto che i migranti arrivino dalla Turchia, dimostra come probabilmente le autorità del paese anatolico abbiano iniziato a chiudere un occhio sul traffico di esseri umani che ha base lungo le proprie coste.

Del resto, Recep Tayyip Erdogan non ha mai fatto mistero della volontà di usare i flussi migratori come arma per minacciare non solo la Grecia ma l’intera Europa. La Turchia ha al suo interno almeno 3.6 milioni di profughi siriani, per trattenere tutti all’interno del paese l’Unione Europea ha stretto nel 2016 un accordo con Ankara da tre miliardi di Euro all’anno.

Questo fa sì che il vecchio continente rimanga sotto il costante ricatto di Erdogan, il quale già da qualche mese, proprio in relazione alla vicenda degli idrocarburi ed alle critiche europee della sua missione anti curda in Siria, ha mostrato insofferenza verso Bruxelles. Ed i flussi migratori che attanagliano la Grecia attualmente, potrebbero rappresentare solo una prima dimostrazione delle possibilità in mano al presidente turco di destabilizzare ulteriormente la situazione.



Erdogan si conferma come l’uomo più pericoloso del Medio Oriente.
Magdi Cristiano Allam
2 marzo 2020

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... __tn__=K-R

Erdogan si conferma come l’uomo più pericoloso del Medio Oriente. Ha autorizzato decine di migliaia di profughi siriani a invadere l’Europa, per costringere l’Europa a sostenere la sua invasione della Siria. Ed è assurdo che l’Italia esprima vicinanza alla Turchia per la perdita di soldati a Idlib, che è una città siriana assediata dai turchi

Cari amici, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan si conferma l’uomo più pericoloso del Medio Oriente. Sostiene i terroristi islamici in Siria, invade con il proprio esercito la Siria, invia i suoi soldati in Libia a sostegno della fazione filo-islamica, finanzia la costruzione di moschee in Europa e nel mondo, promuove l’invasione dell’Europa con migliaia e potenzialmente milioni di rifugiati siriani che lui stesso ha costretto ad abbandonare la Siria favorendo l’esplosione della guerra nel 2012 e spalleggiando la nascita dello “Stato islamico” dell’Isis.
Da due giorni circa 30 mila profughi siriani sono stati autorizzati da Erdogan a varcare la frontiera per trasferirsi in Grecia. Le forze dell’ordine greche hanno eretto dei muri di filo spinato per impedire loro l’accesso. Sono esplosi degli scontri. La Turchia ospita 3 milioni e 700 mila profughi siriani. Li usa come arma di ricatto nei confronti dell’Europa. Nel 2016 l’Unione Europea ha dato ben 6 miliardi di euro a Erdogan per bloccare l’esodo che aveva già portato oltre un milione di rifugiati siriani in vari Stati europei.
Ora Erdogan ce l’ha con l’Unione Europea perché non lo sosterrebbe nella sua invasione della Siria. La causa scatenante della riapertura delle frontiere turche ai profughi siriani è il fatto che l’esercito turco sta registrando delle perdite nella zona di Idlib, città siriana, una cinquantina di soldati turchi uccisi a dicembre e trentatré tra giovedì e venerdì scorsi, sotto l’incalzare della controffensiva dell’esercito regolare siriano sostenuto da militari russi.
Mi auguro che al più presto il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’Ambasciatore d’Italia in Turchia scoprano che Idlib è una città della Siria. È assurdo che l’Italia, tramite l’Ambasciata in Turchia, abbia emanato un comunicato in cui “partecipa al dolore dell’alleato turco per la perdita dei suoi soldati a Idlib. Condoglianze alle famiglie delle vittime e i nostri auguri ai feriti di pronta guarigione”. È semplicemente assurdo e vergognoso che l’Italia sostenga l’invasione della Turchia, fiancheggiata da milizie di terroristi islamici, in Siria. Se veramente la Turchia fosse un nostro alleato in quanto membro della Nato, avrebbe dovuto avere l’approvazione della Nato prima di invadere la Siria insieme ai terroristi islamici. La verità è che Erdogan sta sfidando la Nato, che dimostra di essere allo sbando, e sta umiliando l’Unione Europea che conferma di essere una nullità sul piano militare e della politica estera.

Cari amici, è ora che l’Italia e l’Europa si liberino di uno pseudo-alleato prima di scoprire che è il nostro peggior nemico, dedito alla reislamizzazione della Turchia laica, all’islamizzazione dell’Europa cristiana, alla riesumazione di un Califfato islamico per assoggettare gli Stati asiatici turcofoni (Kazakistan, Kirghizistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Azerbaigian), in aggiunta gli Stati islamici mediorientali e africani aperti all’influenza turca. É ora di archiviare definitivamente la follia suicida di far entrare la Turchia come membro effettivo dell’Unione Europea. È ora di prendere le distanze da Erdogan, che ha dimostrato di essere uno spregiudicato dittatore sanguinario e guerrafondaio, smettendola con l’atteggiamento conciliante che Churchill descrisse, facendo riferimento alla resa dell’Europa a Hitler, come quello di chi “nutre il coccodrillo con la speranza di essere mangiato per ultimo”.



Guerra civile. In Europa. Ora - Come Don Chisciotte
Davide
DI PANAGIOTIS GRIGORIOU
Da “Punto di non ritorno” – Venerdì 7 febbraio 2020

https://comedonchisciotte.org/guerra-ci ... 31gvJzXv2U

In Grecia la situazione dei migranti sta precipitando, e non da ieri, come sembrano far intendere i media mainstream. Già ad inizio febbraio sulle isole la situazione era pronta ad esplodere, con i migranti che attaccavano bancomat e perfino ospedali, appiccando incendi in zone pericolose per la sopravvivenza stessa delle isole che li ospitano. Fin dall’inizio del mese, gli abitanti delle isole si andavano organizzando in squadre di autodifesa, anche armate. I politici locali si sono ribellati e il sentimento anti-governativo (ed anti-politici in generale, Tsipras compreso) potrebbe presto sfociare in violenza fisica. I cittadini sono in armi, a Lesbo ed a Chios, in reazione a episodi di reiterata e gratuita violenza da parte delle forze antisommossa (MAT) mandate sull’isola, che avevano infierito ed insultato anche vecchi e bambini. Così i MAT hanno dovuto rifugiarsi nella caserma dell’esercito, circondata dalla folla inferocita. A Chios i MAT sono stati picchiati e derubati nei loro alloggi. E nel battere in ritirata, i MAT si sono anche abbandonati a vandalismi e distruzione di tutto ciò che incontravano. E alla fine, il governo con una mano ha disposto il loro ritiro dalle isole, mentre con l’altra varava un piano per costruire nuovi villaggi di accoglienza nella Grecia continentale che favoriva senza dubbio alcuni amici dell’oligarchia locale impegnati nell’industria delle costruzioni. I MAT se ne vanno ed i riservisti di Chios e Lesbo consegnano simbolicamente le armi, per non doverle usare, ma gli isolani non consegneranno i loro fucili da caccia, che pure hanno deciso di non usare, per il momento. Intanto, la Turchia organizza pullman di profughi (veri e presunti) e li invia al confine con la Grecia, che, con la scusa che alcuni di loro provengono dall’Iran (dove sta diffondendosi il coronavirus), prova a respingerli. Ma i sedicenti migranti – nessuno dei quali siriano – sono armati di granate e lacrimogeni, forniti gentilmente dall’esercito turco. Forse però è la volta buona che le elites stiano compiendo l’errore fatale: stanno oltrepassando il segno e la paura ha cambiato lato. Ora sono “loro” – nella persona dei loro strumenti, i MAT – ad avere paura. La Turchia scorta i profughi al confine, ma ora c’è un’opposizione ad attenderli. Lo Stato nazionale è l’unico luogo dove può realizzarsi una reazione valida. E la Grecia sta ricordandosi di essere una Nazione.


http://www.greekcrisis.fr/2020/02/Fr0765.html#deb


Grecia, la guardia costiera spara e prende a bastonate migranti sul gommone
dall'inviato Marco Mensurati
2 marzo 2020

https://video.repubblica.it/mondo/greci ... rvxSiHk7VY

Bastonate e colpi di fucile contro i migranti. Così la guardia costiera greca sta gestendo in queste ore la nuova emergenza innescata dalla Turchia di Erdogan. Il video choc, girato a Kos e diffuso on line da alcuni attivisti, mostra le immagini, riprese da terra, dell’intervento di una motovedetta di Atene, assistita da un gommone. I migranti, che erano partiti da Bodrum, in Turchia, vengono colpiti a bastonate. La guardia costiera spara anche due colpi di fucile. Da quanto viene mostrato, le modalità di intervento sono le stesse – o forse ancora più brutali – utilizzate dalla cosidetta guardia costiera libica. Solo che in questo caso si tratta di una forza di polizia di un paese europeo. Ancora non è chiaro che fine abbia fatto il gommone del video con il suo carico di profughi. In mattinata un gommone con a bordo 46 persone si è rovesciato provocando la morte di un bambino siriano che era a bordo con i suoi genitori. Anche in questo caso era in corso l’intervento della guardia costiera greca.


Cosa succede se l’Europa lascia sola la Grecia contro la Turchia
Formiche.net
2 marzo 2020

https://formiche.net/2020/03/europa-gre ... 60gO0RhOQI

Se l’Europa trema al pensiero di una nuova, importante, ondata migratoria, c’è un Paese che ci sta già facendo i conti ed è quello che ne aveva meno bisogno di tutti: la Grecia. L’Ellade sta pagando in prima persona l’arroganza e l’inaffidabilità della Turchia che proprio nei confronti di Atene ha compiuto l’ennesimo, forse meno noto alle cronache, ma non meno importante, voltafaccia.

Pochi giorni fa, infatti, una delegazione dei rispettivi ministeri della Difesa si era incontrata per abbozzare un piano di collaborazione su diversi aspetti, in primo luogo le innumerevoli e mai sanate dispute sulle acque territoriali e gli spazi aerei, ma anche la gestione delle migrazioni.

Ankara ha pensato bene di cancellare tutto con un colpo di spugna e aprire il confine, lasciando che non meno di 15mila persone, almeno fino a questo momento, si avvicinassero alla frontiera. Il confine con la Bulgaria, almeno per il momento, rimane chiuso, segno che il governo di Ankara sta cercando di convogliare il numero più alto possibile di persone verso l’Ellade. Una motivazione che può essere dettata da due motivazioni. La prima è che i rifugiati, in attesa di premere sul confine, possono temporaneamente stare a Edirne, una città grande, cosa che al confine con la Bulgaria non esiste. La seconda motivazione è che da qui parte la cosiddetta “rotta balcanica”, una strada che porta dritta al cuore dell’Europa, soprattutto in Francia e Germania, dove vuole andare la maggior parte dei migranti, che non sono solo siriani, ma anche pakistani e afghani. Però intanto attraversa la Grecia.

Kyriakos Mitsotakis è pronto a usare il pugno di ferro, costretto a fare da solo il lavoro più sporco di tutti: tenere chiuse le porte a migliaia di disperati che sognano una vita migliore. La Grecia, però, a differenza di molti Paesi europei, ospita già sul suo territorio decine di migliaia di migranti e, viste le sue condizioni economiche e il fatto che sta disperatamente cercando di riprendersi da dieci annidi austerity, non solo non può permettersi altri sforzi, andrebbe pure aiutata da quell’Europa di cui fa parte e alla quale per il momento sta togliendo le castagne dal fuoco.

In Turchia, intanto si fa come sempre propaganda e si cerca di levare di torno una presenza, gli oltre tre milioni di rifugiati, che, al netto dei discorsi umanitari ai quali ormai credono solo gli stolti o le persone in mala fede, è sempre stata usata, fin dal primo momento, come arma di ricatto. Prima per obbligare Obama all’intervento armato e poi per spillare soldi all’Europa o farla tacere davanti alle violazioni sempre più frequenti dei trattati internazionali e alla sua arroganza crescente nel Mediterraneo e in Libia. Il ministro dell’Interno, Süleyman Soylu, ha annunciato trionfalmente che a passare la frontiera sarebbero già stati oltre 40mila. Dato che però non ha trovato alcuna conferma ed è privo di ogni fondamento e così tanti zeri, da non poter essere giocato nemmeno al Lotto.

Istanbul e altre città sono piene di autobus, alcuni messi a disposizione dal governo stesso, che portano dritti a Edirne. Per gli altri, il prezzo dei biglietti è alle stelle e c’è chi si vende le ultime cose che gli sono rimaste per di afferrare quello che sembra il passaporto verso una vita migliore.

Non sanno che rischiano di rimanere intrappolati nei Balcani. Ieri Erdogan ha parlato a lungo al telefono con Viktor Orban, il premier ungherese, famoso per le sue politiche xenofobe e per fatto erigere il primo muro nel cuore dell’Europa, che ha reso l’Ungheria praticamente un fortino. Subito dopo la conversazione con il leader turco, Orban ha fatto rafforzare la frontiera con la Serbia. Se quindi i migranti dovessero riuscire a sfondare la barriera greca, se ne troverebbero davanti ancora molte altre, visto che ormai in tutti i Balcani sono state erette fortificazioni, dalla Macedonia del Nord alla Slovenia.

Il flusso di migranti rischia di stagnare proprio nell’Ellade e, visti gli orientamenti europei in materia, difficilmente verranno spostati da lì. Mitsotakis è consapevole di tutte queste cose, per tale motivo sta opponendo la più fiera resistenza. Sa che quando si è trattato di pagare Ankara perché tenesse i rifugiati sul suo territorio nazionale le obiezioni sono state poche. Ma adesso che si tratta di affrontare in modo strutturato e compatto un fenomeno che interesserà ancora per anni il Vecchio Continente, la Grecia è sola. Ancora più sola di quando rischiava di uscire dall’euro.



Erdogan aiuta Al Qaida e ci sommerge di migranti. L’Europa ringrazia
Gian Micalessin. Sputnik Italia
02.03.2020

https://it.sputniknews.com/opinioni/202 ... ringrazia/

L’esercito turco dopo aver invaso i territori siriani combatte al fianco dei terroristi e spinge tre milioni di disgraziati verso i confini di Grecia e Bulgaria. Ma l’Ue preferisce condannare Russia e Turchia. Eppure solo la liberazione di Idlib metterà fine alla guerra e permetterà il ritorno dei profughi.

Se non fosse una tragedia sarebbe una comica. Da settimane 15mila soldati turchi, appoggiati da carri armati e artiglieria, combattono al fianco di Tahrir Al Sham, la costola siriana di Al Qaida, e degli altri gruppi jihadisti nella provincia di Idlib, l’ultimo territorio di Damasco ancora in mani ribelli. Non pago il presidente Recep Tayyp Erdogan risponde alla perdita di una trentina di suoi militari caduti mentre davano man forte ai gruppi alqaidisti cancellando i controlli alla frontiera con Grecia e Bulgaria e invitando tre milioni e passa di migranti presenti in Turchia a raggiungere i confini di un’Europa accusata di non aiutarlo.

La Germania della Cancelliera Angela Merkel, per quanto minacciata direttamente dall’esodo, non trova di meglio che “condannare gli spietati attacchi alle truppe turche” ed esprimere le proprie condoglianze per i militari caduti. Il suo ministro degli esteri Heiko Maas arriva a definire “crimini di guerra” le operazioni condotte a Idlib dalle forze siriane e turche. Il resto dei paesi europei non fa di meglio.

L’ambasciata italiana ad Ankara, evidentemente d’intesa con il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, diffonde un tweet in cui esprime le proprie condoglianze per i soldati turchi uccisi sul suolo siriano. Il presidente francese Emmanuel Macron dopo una conversazione telefonica con Vladimir Putin ed Erdogan si limita a chiedere una tregua negli scontri a Idlib. Un’equidistanza quantomeno generosa davanti ad una Turchia che non ha esitato a spedire in Libia le milizie jihadiste reclutate proprio a Idlib per fronteggiare un generale Khalifa Haftar fedele alleato di Parigi. Nel frattempo mentre Atene e Sofia difendono da sole le frontiere esterna dell’Unione l’Europa si dice “preoccupata”, ma si guarda bene dal fornire loro appoggi concreti. E tantomeno dal condannare Ankara. L’Unione Europea insomma china la testa e attende il nuovo ricatto di un Sultano a cui, dal 2016 ad oggi, ha già versato sei miliardi di euro in cambio di un presunto impegno a fermare i migranti. Con l’apertura delle frontiere turche l’Europa rischia di vedersela però anche con i terroristi di Tahrir Al Sham. La succursale di Al Qaida, inserita nelle liste dei gruppi terroristi sia dagli Usa che dall’Onu, oltre a controllare Bab al Hawa, il valico da cui entrano in Siria i soldati turchi, è anche la forza egemone nei territori di Idlib. Da lì dunque i terroristi di Al Qaida possono facilmente arrivare in Europa seguendo le rotte dei migranti.

Ma ad Idlib non c’è solo Al Qaida. Accanto a loro combattono, stando ad un recente rapporto del Dipartimento della Difesa statunitense, dai 22mila ai 50mila militanti del Fronte di Liberazione Nazionale (Nlf) una coalizione di una trentina di gruppi islamisti formata e finanziata dai servizi segreti turchi. Gli stessi gruppi utilizzati da Ankara per massacrare i curdi nel nord est lo scorso autunno o per combattere in Libia al fianco del governo di Tripoli. Il territorio siriano invaso e presidiato dall’esercito turco è, insomma, una sorta di grande calderone del terrorismo in cui operano gruppi jihadisti provenienti da oltre 100 zone del mondo. Non ultimo quello Xinjiang cinese dove infuria la rivolta della minoranza musulmana degli uighuri. Dopo gli accordi di Sochi del 2018 la Turchia si era impegnata a partecipare alla “deconflittualizzazione” di Idlib inviando un numero limitato di militari incaricati di concordare il disarmo delle milizie ribelli e il loro trasferimento sui propri territori. Ma la Turchia invece di disarmarle ha riarmato e riaddestrato i gruppi disposti mettersi agli ordini dei suoi servizi segreti per venir impiegati come carne da cannone nelle operazioni militari in Libia e nelle regioni curde dell’est. Con le forze di Al Qaida, più restie ad accettare quegli ordini, ha invece stretto accordi di convivenza.

Piegarsi a Erdogan, come fa l’Europa significa non solo prolungare una guerra di Siria costata già 400mila morti, ma favorire l’arrivo dei terroristi che seguendo i migranti possono facilmente immettersi sulla rotta balcanica. Lasciando mano libera all’esercito siriano e ai suoi alleati – come avvenne a Mosul e Raqqa assediate a suo tempo da curdi ed esercito iracheno e bombardate anzichè dai russi dall’aviazione di Usa e altri paesi europei, si accelererebbe l’eliminazione delle formazione jihadiste mettendo fine alle sofferenze di due milioni di civili usati come scudo umano dai terroristi. Tra queste popolazioni vi sono i cristiani di Kneie e delle parrocchie circostanti.

Queste antiche comunità, la cui fondazione risale alla predicazione di San Paolo, sono da nove anni prigioniere dei militanti di Tahrir Al Sham che dopo aver messo le mani sulle loro proprietà hanno imposto l’eliminazione delle croci e delle campane dalle chiese vietando qualsiasi celebrazione religiosa. Per questi schiavi di Al Qaida l’offensiva russa e siriana rappresenta, come per gli altri civili, l’ultima speranza di libertà. Per quanto l’Europa si sforzi di negarlo solo la cacciata dei gruppi jihadisti e dei loro alleati turchi può, infatti, riportare la pace in Siria. garantire il rientro dei circa 3 milioni di siriani esuli in Turchia e l’avvio di un processo di riconciliazione nazionale. Una prospettiva vista però come il fumo negli occhi da un Erdogan che perderebbe il controllo di una fetta di Siria e, con essa, l’opportunità di usare l’arma dei migranti per tenere in scacco l’Europa.




Intervistato da Tgcom24 il direttore di Analisi Difesa commenta gli sviluppi del conflitto siriano e il ricatto dei migranti attuato da Erdogan contro la Grecia e la Ue. La Ue conferma di non avere concretezza sul piano geopolitico e militare ma le singole Nazioni hanno oggi l’occasione per aiutare Atene inviando forze militari e di polizia a difendere i confini d’Europa mostrando determinazione di fronte all’aggressiva iniziativa turca.
https://www.analisidifesa.it/2020/03/ga ... hWbvh9fPQc



Contadini greci marciano verso il confine per fermare i clandestini con i trattori
2 marzo 2020

https://stopcensura.info/contadini-grec ... -trattori/

Il presidente turco Erdogan ha spalancato le frontiere e organizzato l’invasione, trasportando migliaia di clandestini alla frontiera greca con bus e treni. Fornendo agli immigrati gommoni per raggiungere le isole greche davanti all’Anatolia.
Ieri violenti scontri tra la polizia greca e i clandestini armati provenienti dalla Turchia che volevano forzare il confine. A Lesbo, i residenti hanno incendiato un centro di accoglienza dell’Unhcr e pestato attivisti delle Ong.
Il popolo greco è stremato da un’immigrazione che è da anni un’invasione. Alcuni agricoltori si sono riversati sul confine con i trattori per bloccare gli immigrati clandestini a Evros.
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Messaggioda Berto » sab ago 22, 2020 9:42 pm

Teresa Bellanova, la stortura della sanatoria per i migranti: non emerge il lavoro nero ma salgono i disoccupati
Andrea Cionci
26 luglio 2020

https://www.liberoquotidiano.it/news/po ... 4.facebook

La sanatoria voluta con le lacrime dalla Ministra Teresa Bellanova si sta rivelando un fallimento, peraltro annunciato. Non dubitiamo, conoscendone la storia, dei buoni propositi della Ministra dell'Agricoltura, ma quando si governa non bastano i buoni sentimenti. L'andamento delle domande per la regolarizzazione dei rapporti di lavoro ricalca gli esiti della sanatoria del 2012, promossa dal governo Monti, e che ha ispirato l'attuale impianto normativo. L'87% delle domande di regolarizzazione perfezionate, circa 98 su 112mila, riguardano rapporti di lavoro domestico destinati a immigrati provenienti in gran parte da Bangladesh, Marocco, Albania, Cina, India, Pakistan, Egitto e altri paesi centroafricani.

Bonafede, Bellanova e Franceschini? Via: il disastro dei ministri combina-guai, Perché sono da cacciare seduta stante

Persone che col lavoro domestico hanno poco a che fare. Viceversa, la componente delle domande provenienti dai Paesi storicamente più significativi per colf e badanti, quelli dell'est Europa, Perù e Filippine è solo il 24% circa. Di contro, le domande di regolarizzazione per il settore agricolo, cioè l'obiettivo della sanatoria, per compensare le carenze di manodopera legate al mancato ingresso dei lavoratori stagionali comunitari, sono solo 14.251. Numeri lontani dall'obiettivo del Governo di oltre 200mila regolarizzazioni, tant' è che lo stesso governo ha disposto una proroga di un mese per presentar le domande. Ma oltre al dato quantitativo, l'efficacia del provvedimento dovrebbe essere valutata rispetto agli obiettivi che ci sia era posti: oltre che a reperire lavoratori stagionali, si voleva sottrarre questi irregolari dallo sfruttamento di mafie e caporali e ridurre i rischi sanitari di questi "invisibili".

Su quest' ultimo obiettivo il dispositivo governativo ha rinviato il tema alla potestà delle regioni. Il fallimento dei primi due obiettivi era già stato preannunciato dalle associazioni degli imprenditori agricoli. Un esito scontato in settori caratterizzati da rapporti di lavoro di breve durata e con una elevata mobilità del lavoro incompatibili coi tempi delle sanatorie e non convenienti per i datori di lavoro. Inoltre nel lavoro stagionale agricolo le regolarizzazioni sono ostacolate dai "caporali" delle medesime etnie dei lavoratori sfruttati che intermediano le loro prestazioni. Una condizione che dovrebbe essere repressa con massicci interventi delle autorità ispettive, non certo con i condoni. La morale è che gli obiettivi governativi sono falliti perché è provato che le sanatorie non servono a far emergere lavoro irregolare ma sono utilizzate solo per avere permessi di soggiorno. Il rilascio dei permessi di soggiorno indipendentemente dalla condizione effettiva di un rapporto di lavoro comporta un aumento degli immigrati in cerca di lavoro. Situazione che non ha creato particolari problemi per le sanatorie varate negli anni di crescita dell'economia, del 2002 e 2006. Ma che nei periodi di grave crisi economica, come è avvenuto con le sanatorie del 2009 e del 2012, hanno contribuito all'aumento del tasso di disoccupazione degli immigrati, dal 7 al 17%, di quello degli inattivi e delle persone a carico per via della contemporanea crescita della popolazione dovuta ai ricongiungimenti familiari.

Migranti, la Meloni picchia duro: "Regolarizzarne 100mila? Allora saremo noi a piangere"

La situazione descritta e gli effetti della crisi economica, spiegano il progressivo impoverimento dei nuclei familiari composti da persone di origine straniera nel corso dell'ultimo decennio; l'Istat stima la condizione di povertà assoluta per il 30% degli immigrati e addirittura il 66% sommando quelle a forte rischio impoverimento. Per questo è incomprensibile come in Italia, di fronte a tali evidenze, resti prevalente una narrazione del fenomeno migratorio basata su tre assunti infondati: che esista una domanda di lavoro con bassa qualificazione eccedente l'offerta disponibile; che tale domanda possa essere soddisfatta solo con l'ingresso di altri immigrati, e che tutto questo sia fondamentale un riequilibrio demografico e la sostenibilità delle prestazioni sociali. Narrazioni infondate che generano politiche sbagliate che peggiorano le condizioni di lavoro e di vita degli immigrati.
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Messaggioda Berto » sab ago 22, 2020 9:43 pm

L'allarme del Procuratore di Agrigento Patronaggio: "Flussi tunisini creano seri problemi di ordine pubblico"
Luigi Patronaggio
28/07/2020

https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca ... fPT0I.html

I flussi migratori provenienti in questi giorni dalla Tunisia "creano seri problemi di ordine pubblico", "aggravati dalla pandemia in atto, che mettono a dura prova le forze dell'ordine". Per arginare questo flusso servirebbero "degli accordi politici internazionali bilaterali ovvero multilaterali con Tunisi". A parlare, in una intervista esclusiva all'Adnkronos, è il Procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio, che in questi giorni sta indagando sul nuovo flusso migratorio proveniente dal Maghreb. Sono migliaia i tunisini sbarcati solo a Lampedusa affollando l'hotspot che può ospitare solo 95 persone. Secondo Patronaggio "i tunisini" a differenza di altri migranti provenienti dall'Africa subsahariana "non fuggono da situazioni di persecuzione politica o razziale ma che cercano in Italia solamente migliori condizioni di vita".

"In questi giorni la Procura di Agrigento ha effettuato ovvero convalidato un numero elevatissimo di fermi ed arresti per favoreggiamento della immigrazione clandestina e per reingresso illegale di cittadini stranieri già espulsi o dichiarati indesiderati in Italia", spiega Patronaggio nell'intervista.

"In particolare, l'attività del Roan della Guardia di Finanza - spiega ancora il magistrato - ha permesso di fermare 5 cittadini tunisini che avevano tentato di fare sbarcare loro connazionali sull'isolotto di Lampione. Sono al vaglio della Procura le posizioni di altri 22 cittadini tunisini che, utilizzando il cosiddetto sistema della 'nave madre', hanno tentato di introdurre sul territorio altri loro connazionali, alcuni dei quali minorenni".

La Squadra Mobile di Agrigento, inoltre, "ha proseguito in modo efficace e costante la sua attività di identificazione ed arresto di cittadini stranieri ospiti nei centri di accoglienza della provincia aventi precedenti provvedimenti di espulsione o allontanamento", prosegue Luigi Patronaggio. "Il fenomeno della immigrazione clandestina di queste ultime settimane ha riguardato quasi esclusivamente cittadini tunisini che con grossi barconi da pesca hanno di fatto "accompagnato", in modo affidabile e sicuro, loro connazionali a Lampedusa o addirittura fino sulle coste agrigentine", spiega il Procuratore parlando degli ultimi sbarchi a Lampedusa che proseguono senza sosta. Su uno degli ultimi gommoni arrivati c'era persino un barboncino bianco tenuto al guinzaglio da una signora con il cappello a falde larghe di paglia.

"Talvolta sui barconi tunisini sono stati imbarcati anche subsahariani o bengalesi", dice ancora Patronaggio. Ma la rotta tunisina "ha delle peculiarità" che la "differenziano da quella libica", allo stato "in frenata dalla cosiddetta Guardia costiera libica, in quanto è utilizzata da cittadini tunisini che non fuggono da situazioni di persecuzione politica o razziale ma che cercano in Italia solamente migliori condizioni di vita e di lavoro".

Il magistrato ricorda che è "un tipo di immigrazione che probabilmente potrebbe essere arginata o regolamentata con successo da accordi politici internazionali bilaterali ovvero multilaterali con Tunisi". "Si ritiene, infatti, sulla scorta delle conoscenze processuali acquisite, che non è complesso identificare gli organizzatori di questi traffici e le loro basi logistiche e predisporre conseguentemente efficaci servizi di prevenzione e controllo".

"Purtroppo questi flussi creano seri problemi di ordine pubblico, aggravati dalla pandemia in atto, che mettono a dura prova l'instancabile, encomiabile e altamente professionale operato delle forze di polizia, creando malumore fra i cittadini e proteste dei sindaci", dice Patronaggio. E' di oggi la lettera inviata dal sindaco di Caltanissetta Roberto Gambino alla ministra del'Interno Luciana Lamorgese in cui chiede più uomini delle forze dell'ordine ma soprattutto "più sicurezza" perché altrimenti si rischia "una deriva razzista".

"Va tuttavia positivamente registrato lo sforzo sinergico di tutti gli attori in campo, Prefettura, Questura, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Guardia Costiera nonché protezione civile, autorità sanitaria e mondo del volontariato, affinché le operazioni di sbarco, identificazione, controllo sanitario e distribuzione su tutto il territorio nazionale avvengano in sicurezza e nel rispetto della normativa nazionale e sovranazionale", tiene a sottolineare ancora il Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio.

Il capo della Procura di Agrigento precisa anche che "Il numero abnorme di immigrati da gestire potrebbe tuttavia fare emergere situazioni di illegalità e atti di violenza che impongono a quest'Ufficio una vigilanza e un controllo non comuni, attività cui questa Procura non si sottrarrà operando con la consueta serena severità che la contraddistingue".
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