La disumanità odiosa dei comunisti e di certi cristiani

Re: La disumanità odiosa dei comunisti e di certi cristiani

Messaggioda Berto » ven feb 09, 2018 10:03 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La disumanità odiosa dei comunisti e di certi cristiani

Messaggioda Berto » ven feb 09, 2018 10:03 am

Pamela Mastropietro, parla il penalista: "Ecco perchè il nigeriano potrebbe essere presto scarcerato"
6 Febbraio 2018

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... erato.html

C'è uno scenario inquietante, a proposito delle tremenda fine di Pamela Mastropietro. A dipingerlo è il penalista Michele Andreano che, parlando con Tgcom 24, spiega che Innocent Oseghale potrebbe presto essere scarcerato. Il 29enne nigeriano è stato fermato per occultamento e vilipendio di cadavere e secondo l'avvocato Andreano le porte del carcere potrebbero presto aprirsi per lui: "Rispetto alle contestazioni della procura - spiega - il gip non ha ritenuto sussistere a suo carico gli elementi indiziari dell'omicidio. Per vilipendio la pena minima è di tre anni e quella massima di sei, per l'occultamento fino a tre anni. Quindi, dovendo scegliere per esempio un rito abbreviato, Oseghale potrebbe ricevere una condanna a soli tre anni. L'indagato non è stato messo in libertà per mancanza di un domicilio idoneo, ma quando dovesse trovarlo, potrebbe essere presto rilasciato". Vien da dire, visto quanto successo a Macerata, a suo rischio e pericolo...


???
Corriere della Sera.

MACERATA — «Ci metteremo un po’ di tempo ma riusciremo a chiarire tutto, questo è sicuro, lo dobbiamo innanzitutto a Pamela…». Alla fine di una giornata lunghissima, cinque ore è durata la nuova autopsia, il professor Mariano Cingolani, un curriculum enorme (in passato ha seguito anche i casi di Eluana Englaro, Marco Pantani e Meredith Kercher) è appena rientrato nel suo ufficio all’Istituto di medicina legale dell’Università di Macerata: «Ci stiamo approssimando sempre di più verso la chiarificazione di questa ipotesi», dice. Quale ipotesi, professore? Morte violenta? «Ci sono dati a conforto di questa ipotesi», conferma lui.
Il colpo in testa
Sul corpo di Pamela Mastropietro — spiega il medico legale — ci sono segni di «applicazione di violenza sicuramente in condizioni di vitalità». Quando la ragazza era ancora viva, cioè, «è stata applicata energia» con «un corpo contundente» alla sua tempia. Colpo mortale, colpo decisivo? Di sicuro, ragiona Cingolani, «non è indifferente» aver trovato quel segno. Davanti a tre cronisti, per quasi mezz’ora, il medico legale racconta la «sconvolgente» autopsia, così la definisce, eseguita ieri mattina all’obitorio dell’ospedale di Santa Lucia. Sconvolgente perché «nessun taglio è stato fatto a caso», afferma il professore. E non sarà facile accertare per esempio la violenza sessuale sulla vittima. Oppure capire se anche le due ferite che Pamela presenta all’altezza del fegato siano state inferte quando lei era viva, come pure sembrerebbe, o meno.

«Arriveremo alla verità»
Una cosa è certa: «Il mezzo usato è stato identificato», dice Cingolani. Sarebbe proprio uno dei coltelli ritrovati in via Spalato, nell’appartamento di Innocent Oseghale, il nigeriano accusato di aver fatto tutto questo insieme a un complice. Ieri è stato deciso, in sede autoptica, di fare anche una Tac alla testa della ragazza per verificare se è stata strangolata. Il procuratore capo di Macerata, Giovanni Giorgio, ha dato a lui e al tossicologo Rino Froldi venti giorni di tempo per completare i test. «Ora gli esami continueranno — aggiunge il professor Cingolani —. Può anche essere che in una fase successiva scopriremo che la morte è arrivata per entrambe le cause, anche quella chimica», l’overdose di eroina, cioè, che Pamela Mastropietro aveva comprato la mattina di martedì 30 gennaio allo Stadio dei Pini di Macerata prima di salire nell’appartamento di Oseghale. Il corpo della ragazza è stato poi ritrovato il 31 gennaio in due valigie abbandonate nelle campagne tra Casette Verdini e Pollenza, in provincia di Macerata. «Di sicuro — conclude — posso dire che l’occhio clinico serve sempre, ma la medicina legale ormai è molto cambiata, si è evoluta tantissimo e grazie alla tecnologia di cui disponiamo arriveremo, perciò, alla verità»
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Messaggioda Berto » ven feb 09, 2018 10:03 am

Macerata, va contestato a Traini anche il vilipendio della bandiera italiana
Massimo Pillera
7 febbraio 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... na/4143594

La vicenda di Macerata deborda dai suoi confini territoriali e pone interrogativi che non possono rimanere senza risposta. La provincia italiana è spesso foriera di fatti di cronaca che poi assumono rilievo nazionale ed internazionale, proprio come le fiction in cui accade di tutto ma sembrano ambientate in sonnolenti territori dove tutto sembra immobile.

In questo caso abbiamo un simbolo che subito conquista le prime pagine internazionali: la bandiera italiana, il tricolore annodato sulle spalle di Luca Traini, il protagonista della tragedia, che per sciatteria o involontaria circostanza viene posto sulle spalle per una foto scattata in caserma dopo il suo arresto. Sarà la foto che si ritroverà su tutti i media, anche all’estero, utilizzata anche solo per contestualizzare il fatto di cronaca, cioè per dire con l’immagine, il fatto è accaduto in Italia. Manna dal cielo per le redazioni, ma nota stridente sulla vicenda che ha visto le forze dell’ordine attente nell’intervenire prontamente ma ingenue nell’aver fatto uscire la foto di quella bandiera sulle spalle del Traini mentre era seduto sul divanetto rosso accanto al calendario tradizionale dell’Arma. Una svista, ma anche un elemento rafforzativo a tutti quei messaggi per i quali Traini ha voluto compiere il suo gesto disumano. Il saluto romano al monumento dei caduti, il tatuaggio che riprende il simbolo del reparto più efferato delle SS naziste, il suo annuncio nel bar e in autogrill del gesto folle che si accingeva a compiere.

Quella foto in caserma sul divanetto rosso ha generato immediatamente nel comune sentire un equivoco: quel tricolore con il ragazzotto di provincia simpatizzante della destra estrema già candidato nella Lega non ha nulla a che fare. Quella bandiera non può appartenere a chi ha simpatie con i movimenti neonazisti che crescono in Europa ed in Italia e sparano 30 colpi contro inermi ragazzi di colore. Anche il reato di vilipendio alla bandiera dovrebbe essere contestato al Traini perché ha associato il simbolo che ci unisce e ci rende unici nel mondo al suo gesto sconsiderato ed al suo tatuaggio.

Qui la bandiera è usata come talvolta si usano i simboli religiosi, ovvero per giustificare l’azione terroristica: ecco perché possiamo parlare di terrorismo politico perché la cosa ha determinato quel panico che la violenza estrema ed incontrollata scatena nei luoghi più comuni, provocando la sensazione che “accade dove anche io potrei essere”.

Stridono anche le modalità di trasporto dalla caserma al carcere di Traini, con quell’incauto ammanettamento davanti che il protocollo non prevede di utilizzare con soggetti di quella corporatura e con quella pericolosità accertata. Ma a volte non si calcolano gli effetti collaterali che l’esposizione mediatica di un gesto oggi possa provocare. Gli interrogativi permangono e rendono il caso Macerata inquietante ma allo stesso tempo macabro sintomo di un Paese che non riesce ancora ad elaborare la giusta distanza da xenofobia e razzismo nonostante le leggi, nonostante la Costituzione.
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Re: La disumanità odiosa dei comunisti e di certi cristiani

Messaggioda Berto » ven feb 09, 2018 10:04 am

Striscione di minacce a Salvini: "Occhio, stavolta spariamo noi"
Giuseppe De Lorenzo - Gio, 08/02/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 91942.html

Il leader della Lega, Matteo Salvini, atteso di fronte alla moschea di Umbertide. Appeso uno striscione di minacce ad un cavalcavia

Matteo Salvini stamattina sarà ad Umbertide per protestare contro la costruzione della nuova moschea in Umbria, una delle più grandi in Italia.

Fa parte della nuova offensiva leghista in campagna elettorale, partita con l'annuncio del leader del Carroccio di voler "chiudere tutti i centri islamici illegali in Italia". Ebbene, nella notte, in attesa dell'arrivo dell'indesiderato ospite, qualcuno ha appeso un cartello di minacce ad un cavalcavia: "Occhio Salvini, stavolta spariamo noi".

Il riferimento, appare ovvio, è alle vicende di Macerata e alla folle caccia all'immigrato messa in campo da Luca Traini. "Mentre a Foligno stavamo esponendo le nostre idee, i nostri progetti per il futuro, e preparando le nostre battaglie - spiega Riccardo Marchetti, coordinatore nazionale Umbria per la Lega e candidato alla Camera - ad Umbertide qualche democratico appendeva sul cavalcavia dell'E45 questo striscione. E poi i brutti e violenti siamo noi. Saremo ancora più numerosi, non abbiamo paura, le idee sono a prova di proiettile!".

Non è ancora chiaro chi abbia esposto il telo di minacce. Ma è evidente che la presenza di Salvini susciti sentimenti contrapposti in terra umbra. I lavori per la moschea di Umbertide si erano interrotti a causa della mancanza di fondi. Ma sono ripartiti ad inizio anno e il luogo di culto islamico dovrebbe vedere la luce entro la fine di maggio. I fondi, secondo quanto dichiarato dall'imam, Chafiq El Oqayly, proverrebbero tutti dall'Italia e sarebbero "tracciabili". "Abbiamo ricevuto questi soldi perché i nostri fedeli continuano a donare – ha detto l'imam ad Altotevereoggi – e abbiamo contatti con diverse moschee, per esempio Bologna e Milano. La struttura di Madonna del Moro torna a crescere. La costruzione è oramai quasi al completo ed entro maggio verrà aperta". Salvini permettendo.


Crimini e delitti dei clandestini, degli irregolari e di altri stranieri più o meno regolari o in attesa di regolarizzazione o di respingimento
viewtopic.php?f=194&t=1814


Rimini, condannati i tre stupratori africani. Il legale fa ricorso: "Troppi nove anni"
Sergio Rame - Gio, 08/02/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 92206.html

L'estate scorsa avevano seminato il terrore sulle spiagge di Rimini. Oggi tre belve del branco, che avevano aggredito, pestato e stuprato una coppia di giovani turisti polacchi e di una transessuale peruviana, sono stati condannati a nove anni e otto mesi di carcere.

Otto i capi di imputazione per i quali i tre minorenni sono stati ritenuti colpevoli dal giudice Luigi Martello: due per lesioni, tre per rapina e tre per violenza sessuale.

"È un processo dove si tratterà, per noi della difesa, di convincere il giudice ad essere il più clemente possibile. Chiaramente non chiediamo una pena lieve ma sicuramente una pena minore rispetto al ragazzo maggiorenne, essendo i ragazzi appunto minorenni", aveva chiesto in mattinata Marco Defendini, avvocato difensore dei fratelli marocchini di 15 e 17 anni. I due sono stati condannati, insieme all'amico nigeriano di 16anni, per il duplice stupro avvenuto a Rimini la notte del 25 agosto scorso ai danni di una turista polacca e di una trans peruviana. ll pm, Silvia Marzocchi, aveva chiesto una pena di 12 anni con il riconoscimento delle attenuanti generiche, ma il tribunale dei minorenni di Bologna gli ha dato otto anni e nove mesi con il rito abbreviato. Al momento della lettura della sentenza, i tre non hanno versano alcuna lacrima.

La sentenza 'lampò è arrivata dal giudice Luigi Martello dopo meno di un'ora di camera di consiglio. "Sono troppi, faremo appello", ha annunciato Alessandro Gazzea, l'avvocato che difende il 16enne nigeriano, ricordando il pentimento dei tre stranieri. "Attenderemo la motivazione che arriverà tra una decina di giorni, il giudice ha considerato probabilmente - ha detto il legale - una serie di circostanze aggravanti che dovevano essere elise". "Faremo appello ma credo che sarà difficile ottenere un risultato migliore", ha invece commentato Defendini che pure farà ricorso per i due marocchini.

Per i brutali episodi di violenza era già stato condannato Guerlin Butungu, congolese di 20 anni, unico maggiorenne del branco e ritenuto il capobanda. Dai verbali di deposizione delle vittime, l'estate scorsa, era emerso un quadro inquietante. Il racconto della polacca era sicuramente il più angosciante. L'amico, con cui si trovava in spiaggia, veniva immobilizzato a terra con la faccia immersa nella sabbia. Il vomito non gli permetteva di respirare. E mentre lui lottava per non morire, la ragazza veniva violentata. "I tre - si legge nei documenti a disposizione del gip - tenendomi anche per la gola quasi a strozzarmi, facendomi rimanere senza respiro, mi calavano i pantaloni e poi gli slip. Mentre i due mi tenevano ferma con le gambe aperte, il terzo abusava sessualmente di me, penetrandomi nella vagina, dando poi il cambio agli altri due, che mi penetravano anche loro nella vagina".
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Re: La disumanità odiosa dei comunisti e di certi cristiani

Messaggioda Berto » ven feb 09, 2018 11:12 am

L’odio è diventato di moda. di Zouhir Louassini
L'Osservatore Romano (il Settimanale) 08-02-2018

https://www.facebook.com/louassinioffic ... 7700583843

Se c’è una lezione da imparare dalla storia è che dalla storia gli uomini non imparano molto. «Ciò che l’esperienza e la storia insegnano è questo: che uomini e governi non hanno mai imparato nulla dalla storia, né mai agito in base a principi da essa edotti» scriveva Hegel. Mi guardo intorno e vedo tanto odio. Leggo i giornali e seguo i commenti che riempiono la rete: molti mezzi d’informazione sono diventati fonte di animosità e rancore. Come quei titoli a nove colonne che non sono altro che insulti, generalizzazioni e offese sommarie, parole che offendono l’essere umano e la sua dignità.

Non ci sono più dubbi: incitare all’odio è di moda, in questi giorni, e molti giornalisti non esitano a cavalcare l’onda. Non è quindi inutile ricordare due episodi dalla storia contemporanea utili per ripensare questo modo inutilmente offensivo di interpretare uno dei mestieri più nobili: il giornalismo. Nel 1946, a Norimberga, tra i condannati per crimini contro l’umanità vi fu anche Julius Streicher, editore e caporedattore del settimanale «Der Stürmer», una testata violentemente antisemita. Al capo nazista venne mossa l’accusa di aver istigato all’odio razziale attraverso le colonne del suo giornale.

Nei dibattimenti processuali Streicher si mostrò triviale e ottusamente saldo nei suoi convincimenti, fondati sulla «diversità» e sulla «perversione» del popolo ebraico. Cercando una linea di difesa efficace, dichiarò di essere stato soltanto un «filosofo», quindi di non essere perseguibile per l’attuazione pratica delle proprie idee. La sua era la logica della non responsabilità di chi incita all’odio, sostenendo che non uccide nessuno.

La storia ci conserva la replica del procuratore britannico, il tenente colonnello Mervin Griffith-Jones: «Giudice, può darsi che l’accusato non sia stato direttamente coinvolto nei crimini contro gli ebrei» e «tuttavia riteniamo che il suo crimine non sia meno grave perché ha reso possibili questi atti, ha reso possibili questi crimini, crimini che non sarebbero mai stati commessi senza il suo sostegno e quello dei suoi simili. Ha guidato la propaganda e l’educazione del popolo tedesco a tal fine».

Il 14 dicembre 1946, meno di due mesi dopo il processo di Norimberga, l’assemblea generale delle Nazioni Unite votò nella sua prima sessione la risoluzione 59, nella quale si legge che «la libertà di informazione richiede necessariamente la volontà e la capacità di usarla senza abusarne. Richiede come principio fondamentale l’obbligo morale di cercare fatti senza pregiudizio e di diffondere informazioni senza intenzioni malevoli».

Dalla Norimberga del 1946 passiamo ad Arusha, in Tanzania, nel 2003. Qui i giudici del processo sul genocidio in Ruanda non esitarono a condannare giornalisti e direttori di media per crimini contro l’umanità. Nessuno di loro aveva ucciso con le propri mani, è vero. Ma furono dichiarati colpevoli per aver usato un linguaggio capace di generare «passioni assassine».

Quanta ragione aveva Joseph Pulitzer quando affermava che «la nostra repubblica e la sua stampa saliranno o crolleranno insieme»! Molte idee rivelatesi valide per favorire l’evoluzione della nostra società europea hanno avuto come matrice un modo responsabile di fare informazione.

La strada presa ultimamente da alcuni giornalisti preoccupa perché stiamo vivendo un momento difficile, di piena crisi economica e morale. È proprio in momenti come questo che è ancora più vitale un’informazione vera e di qualità, l’unica salvezza per chi crede ancora nei valori della democrazia e della convivenza pacifica.




Gino Quarelo
L'odio è un sentimento naturale e universale come l'amore. Si ama chi ti fa del bene e si odia chi ti fa del male.
A volte si sbaglia e si scambia chi ti fa del bene per qualcuno che ti fa del male; e questo è il caso del criminale Maometto e del suo odio per ogni diversamente religioso e pensante.
Nel caso dell'antisemitismo europeo vorrei sottolineare come questo sia un portato del cristianismo, nato in seno all'ebraismo già al tempo di Cristo nel conflitto tra ebrei ortodossi e ebrei cristiani eretici; conflitto che si è ampliato quando il cristianismo è uscito dall'ebraismo ed è divenuto la religione di stato dell'impero romano.
I romani cristianizzati hanno scaricato sugli ebrei la loro colpa di aver ucciso Cristo, usandoli come capro espiatorio.
Nel caso dell'avversione verso i migranti irregolari (specialmente asiatici e africani maomettani) che vivono alle nostre spalle, che delinquono, che ci mancano di rispetto, che ci minacciano come nazisti maomettani, credo che il sentimento di odio sia più che legittimo e motivato e degno di rispetto, in quanto costoro sono portatori di male, sono i carnefici e non le vittime.
L'accostamento che lei fa tra l'avversione europea, cristiana e nazista per gli ebrei e l'avversione odierna dei nativi europei per questi invasori senza rispetto che ci minacciano e uccidono, verso cui non dobbiamo proprio nulla è del tutto arbitrario e una vera menzogna.
Se vi sarà qualcuno da processare in una nuova Norimberga sarà lei, il suo sodale Toscani e tutti quelli come voi che violate i diritti umani delle genti europee.
Siete l'umanità peggiore e senza vergogna.



Gino Quarelo
1) In Italia c'è il debito pubblico più elevato dell'occidente dopo la Grecia, esistono milioni di poveri, milioni di disoccupati, milioni di famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, milioni di giovani che non possono farsi una famiglia, una casa e dei figli per difficoltà economiche, centinaia di migliaia di giovani costretti a emigrare "legalmente" ogni anno per avere un futuro lontano dalla loro terra di origine, le imprese sono soffocate dalle tasse e sono costrette a chiudere, a fallire o a delocalizzare, centinaia di lavoratori autonomi e di imprenditori si suicidano ogni anno (anche per colpa delle amministrazioni pubbliche che non pagano i loro debiti), vi sono le paghe da lavoro dipendente più basse dell'occidente; vi sono i disabili, gli ammalati e i vecchi maleassistiti e trascurati; vi sono milioni di parassiti, di ladri, di farabutti, di fanulloni, di bugiardi, di privilegiati, di truffatori, di mafiosi, di irresponsabili (tra cui i governanti, tra i dipendenti pubblici e gran parte di coloro che si promuovono come "buoni" dediti al bene altrui e di tutti gli uomini della terra specialmente degli ultimi o fantomatici ultimi). In queste condizioni non esistono risorse e prospettive per poter aiutare, accogliere, ospitare e integrare offrendo un lavoro e un futuro dignitoso chicchessia proveniente dal resto del mondo; oltretutto l'accoglienza e l'ospitalità non dignitose, non integranti e pelose sono una vergogna e danneggiano in primo luogo i migranti bisognosi e secondariamente tutti cittadini e le loro comunità.

2) i beni di un paese (stato, comunità, nazione) quali le risorse economiche pubbliche, i diritti civili e/o di cittadinanza, il territorio, la cultura generale, l'identità e le tradizioni locali delle varie comunità (etnie, popolazioni, genti native, indigene, autoctone), la sicurezza civile, il sostegno pubblico, sono beni esclusivi di tutti i suoi cittadini (e a quelli equiparati ai cittadini aventi la residenza per lavoro, studio e altro) ed è un crimine gravissimo sperperarli, dilapidarli, malversarli, dispensarli con prodigalità, rubarli ai propri cittadini bisognosi per darli ad altri, ... ed è altrettanto criminale non difendere i valori civili e sociali, la cultura e le tradizioni dei propri cittadini lasciandoli disprezzare, calpestare, violare, negare, oltraggiare dai non cittadini, dai migranti, dagli ospiti che in tali casi dovrebbero essere privati dei diritti di cittadinanza, della possibilità di richiederla e/o espulsi più o meno immediatamente a seconda della gravità dei casi.

3) è una violazione gravissima delle leggi fondamentali di ogni paese e dei diritti umani, civili e politici dei suoi abitanti e cittadini, mettere a rischio i loro beni, la loro vita, il loro ordine civile, sociale e culturale, permettendo a chiunque di poter entrare nel paese senza essere ben certificato, documentato e dotato di risorse sufficenti a mantenersi per tutto il periodo di permanenza;
in particolare lasciar entrare liberamente criminali comuni e politici, terroristi e nazisti maomettani (siano essi fondamentalisti o moderati con la loro incivile e disumana idolatria politico religiosa portatrice: di demenziali e criminali discriminazioni umane e sociali, irrisolvibli conflitti civili e politico religiosi; di orrore, terrore e morte).

4) la solidarietà con stranieri (tra cui il soccorso, l'accoglienza, l'ospitalità) imposta per coercizione statale dei governi contro la volontà dei cittadini (sia pure di una loro parte) specialmente in mancanza di risorse e di possibilità di lavoro, è tra le più odiose, aberranti forme di schiavitù e la sua imposizione è un tradimento della fraternità "della cittadinanza o nazionale" e un crimine contro l'umanità.

5) Ogni cittadino in possesso delle piene facoltà mentali e dei diritti civili, nel rispetto delle leggi esistenti e della sicurezza del proprio paese, è libero di disporre della sua vita e dei suoi beni personali adottando, accogliendo e ospitando, assumendosi però la piena responsabilità civile e penale e rispondendone in solido con la sua libertà personale e con il suo intero patrimonio.

6) Le convenzioni e i trattati internazionali sul soccorso e dell'asilo umanitario e politico vanno considerate e rispettate unicamente se compatibili: con le possibilità economiche, con la tenuta sociale e politica, con la sicurezza, la cultura, le tradizioni e i valori civili del paese e non debbono arrecare alcun danno e alcuna violazione dei diritti umani, civili e politici dei cittadini del paese il cui bene è il supremo e prioritario valore per lo stato, le sue istituzioni e i governi.
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Re: La disumanità odiosa dei comunisti e di certi cristiani

Messaggioda Berto » ven feb 09, 2018 2:01 pm

Pamela Mastropietro pugnalata da viva, dubbi sull'overdose
di Valeria Di Corrado e Silvia Mancinelli
2018/02/09

http://www.iltempo.it/cronache/2018/02/ ... se-1049515

Pamela Mastropietro era ancora viva quando le sono stati inferti uno o più fendenti al torace. È al momento questa l'ipotesi più probabile emersa dalla seconda autopsia eseguita sui pezzi del corpo della diciottenne romana. Se le conclusioni a cui è arriva- to ieri il medico legale Mariano Cingolani dovessero essere riscontrate dall'esame istologico, troverebbe conferma la tesi del procuratore capo di Macerata Giovanni Giorgio e dal sostituto procuratore Stefania Ciccioli, secondo cui la vittima è stata uccisa, e non deceduta a causa di una overdose di eroina. Al momento due nigeriani, Innocent Oseghale e Lucky Desmond (29 e 23 anni), sono accusati dell'omicidio, oltre che di vilipendio, soppressione e occultamento di cadavere.

Quello che è certo, finora, è che il corpo della povera Pa- mela «è stato sezionato in modo apparentemente scientifico». «Se per assurdo avesse dovuto fare quest'operazione un medico legale, in un laboratorio e con tutti gli strumenti del caso a sua disposizione, ci sarebbero volute almeno otto ore», ha spiegato il professore Cingolani, che in passato si è occupato di altri casi finiti sulle cronache nazionali, a cominciare dall'omicidio di Meredith Kercher. Considerato che la ragazza è stata vista da un tassista peruviano entrare a casa di Oseghale, in via Spalato, alle 11 del mattino del 30 gennaio e le due valige in cui poi è stato ritrovato il suo cadavere sono uscite da quello stesso appartamento alle 22 di sera di quel giorno, come ha testimoniato un tassista (abusivo) camerunense, risulta altamente...



Pamela Mastropietro fu colpita alla tempia prima della morte
Fabrizio Caccia
8 febbraio 2018

http://www.corriere.it/cronache/18_febb ... 3c7b.shtml

L’ipotesi di una fine violenta per un «corpo contundente». Il medico legale dopo cinque ore: un esame sconvolgente

MACERATA — «Ci metteremo un po’ di tempo ma riusciremo a chiarire tutto, questo è sicuro, lo dobbiamo innanzitutto a Pamela…». Alla fine di una giornata lunghissima, cinque ore è durata la nuova autopsia, il professor Mariano Cingolani, un curriculum enorme (in passato ha seguito anche i casi di Eluana Englaro, Marco Pantani e Meredith Kercher) è appena rientrato nel suo ufficio all’Istituto di medicina legale dell’Università di Macerata: «Ci stiamo approssimando sempre di più verso la chiarificazione di questa ipotesi», dice. Quale ipotesi, professore? Morte violenta? «Ci sono dati a conforto di questa ipotesi», conferma lui.

Il colpo in testa

Sul corpo di Pamela Mastropietro — spiega il medico legale — ci sono segni di «applicazione di violenza sicuramente in condizioni di vitalità». Quando la ragazza era ancora viva, cioè, «è stata applicata energia» con «un corpo contundente» alla sua tempia. Colpo mortale, colpo decisivo? Di sicuro, ragiona Cingolani, «non è indifferente» aver trovato quel segno. Davanti a tre cronisti, per quasi mezz’ora, il medico legale racconta la «sconvolgente» autopsia, così la definisce, eseguita ieri mattina all’obitorio dell’ospedale di Santa Lucia. Sconvolgente perché «nessun taglio è stato fatto a caso», afferma il professore. E non sarà facile accertare per esempio la violenza sessuale sulla vittima. Oppure capire se anche le due ferite che Pamela presenta all’altezza del fegato siano state inferte quando lei era viva, come pure sembrerebbe, o meno.

«Arriveremo alla verità»

Una cosa è certa: «Il mezzo usato è stato identificato», dice Cingolani. Sarebbe proprio uno dei coltelli ritrovati in via Spalato, nell’appartamento di Innocent Oseghale, il nigeriano accusato di aver fatto tutto questo insieme a un complice. Ieri è stato deciso, in sede autoptica, di fare anche una Tac alla testa della ragazza per verificare se è stata strangolata. Il procuratore capo di Macerata, Giovanni Giorgio, ha dato a lui e al tossicologo Rino Froldi venti giorni di tempo per completare i test.

«Ora gli esami continueranno — aggiunge il professor Cingolani —. Può anche essere che in una fase successiva scopriremo che la morte è arrivata per entrambe le cause, anche quella chimica», l’overdose di eroina, cioè, che Pamela Mastropietro aveva comprato la mattina di martedì 30 gennaio allo Stadio dei Pini di Macerata prima di salire nell’appartamento di Oseghale. Il corpo della ragazza è stato poi ritrovato il 31 gennaio in due valigie abbandonate nelle campagne tra Casette Verdini e Pollenza, in provincia di Macerata. «Di sicuro — conclude — posso dire che l’occhio clinico serve sempre, ma la medicina legale ormai è molto cambiata, si è evoluta tantissimo e grazie alla tecnologia di cui disponiamo arriveremo, perciò, alla verità».


Pamela, indagati i nigeriani Il pm: "Elementi per omicidio"
Franco Grilli - Sab, 10/02/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 93027.html

Dopo Osenghale finiscono sotto indagine i due connazionali fermati ieri. Il procuratore: "L'indagine adesso è chiusa"
Altri due nigeriani sono stati fermati e adesso sono indagati per la morte di Pamela Mastropietro. Il quadro che emerge da questa vicenda ha sempre più i contorni dell'orrore.
A quanto pare, secondo quanto riporta il Messaggero, un vero e proprio branco avrebbe messo nel mirino la povera Pamela. Gli inquirenti adesso si stanno concentrando sull'abitazione di Innocent Osenghale dove probabilmente la ragazza è stata fatta a pezzi. Secondo i vicini in quell'appartamento c'era una andirivieni di nigeriani, nello specifico di almeno tre o quattro persone. E adesso è proprio sui connazionali di Osenghale che si concentrano le indagini degli investigatori. Uno dei due nigeriani fermati è stato rintracciato a Milano dove si trovava con la moglie e probabilmente in fuga verso la Svizzera. Ma un elemento importante del quadro investigativo riguarda il traffico telefonico sulle celle che agganciano i cellulari della zona della casa di Osenghale.

Da quel traffico telefonico potrebbero emergere dettagli importanti sulle ultime ore di Pamela in compagnia del nigeriano. Infatti dai tabulati potrebbe emergere qualche dettaglio in più sul numero di persone presenti all'interno della casa di Macerata dove avrebbe trovato la morte Pamela. Il nigeriano fermato a Milano a quanto pare avrebbe avuto un ruolo chiave nello smembramento del corpo della ragazza. Gli investigatori sono duqnue convinti che più di una persona si trovasse nella casa di Osenghale nel momento della scomparsa della ragazza. Per i tre nigeriani coinvolti potrebbe scattare l'accusa di omicidio. Il pm ha infatti ravvisato "elementi rilevanti per omicidio volontario". La procura infine ha fatto sapere che adesso "le indagini sono chiuse".
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Re: La disumanità odiosa dei comunisti e di certi cristiani

Messaggioda Berto » sab feb 10, 2018 8:54 am

Demenze di comunisti e dintorni

Viaggio intorno a Macerata - Adriano Sofri
09/02/2018

https://www.facebook.com/francomatteo.m ... 6296324689

1 - La pietà. La ragazza, 18 anni, molto bella nelle fotografie, un’aria ancora infantile, esce dalla comunità col suo trolley. Evade. La comunità ha porte aperte. Potrebbe decidere di dirglielo, ma cercherebbero di dissuaderla, avvertirebbero i suoi genitori, sua nonna. Se ne va. Ha le tasche vuote. Uno sciagurato, un italiano, le dà un passaggio, ha cinquant’anni, compra per 50 euro un rapporto sessuale con lei, in un garage vuoto, su una coperta. Lo rintracceranno, riferirà tutto. Lei arriva alla stazione di Macerata, la mattina dopo cerca uno spacciatore nigeriano, lui la indirizza a un altro. Lei paga 30 euro una dose di eroina, compra in farmacia una siringa, poi va col giovane nigeriano nella sua casa: nessuno di loro fa niente per non farsi vedere. Dopo, ci saranno testimoni e telecamere a iosa. Dopo il garage ora c’è l’appartamento da immaginare, fino alla morte di lei e alla ributtante pulizia e macelleria postuma, l’acquisto della candeggina, il trasporto nei due trolley – quello di lei e quello di lui – anche questo sotto gli occhi delle telecamere. La pietà è rischiosa, insinuante. Vorrebbe allargarsi: povera lei, povero lui, poveri tutti. No, non ora. Ora è strettamente riservata a una ragazza dall’aria di bambina che si era smarrita, aveva provato a tornare, si è perduta senza riparo. Se è vero che viene dal suo facebook, vale la foto con la scritta sulla parete di un luogo sordido, una cella, una stanza del buco: “Voi mi odiate e io per dispetto vi amo tutti!” Deve essersi illusa di credere qualcosa del genere per buttare via l’amore degli altri.
2 – Il fascista. Razzista, nazista, leghista, imbecille, muscoloso. Si può anche essere fascisti senza essere muscolosi, o leghisti, o imbecilli. A noi è capitato questo, non un vero mostro, come Breivik, una caricatura, ma più difficile perciò da allontanare del tutto da sé. Un compendio di trivialità. Vendicatore della donna, figlia, inerme e bianca, violentata – secondo lui – e trucidata e squartata dai pusher neri. Vendicatore della patria – donna e madre a sua volta violata e oltraggiata. Ne voleva uccidere uno, il colpevole, dice. Li voleva uccidere tutti, dice. Si è accontentato della mezza misura, 6, o 8, quelli neri che arrivavano a tiro, un paio di caricatori, poi la consegna alla polizia, in tutta sicurezza – in questo simile al codardo Breivik. Hanno continuato a fotografarlo col tricolore addosso anche in caserma, o sbaglio? Si è scusato di aver colpito anche una nera femmina, si è vantato di aver alzato la mira coi neri bambini. Etica. I pusher neri gli portavano via le ragazze bianche di cui si innamorava. Dalla palestra l’avevano mandato via. Però un tatuatore gli aveva tatuato sulla fronte la zanna di lupo, povero lupo. E gli avevano autorizzato e venduto la Glock, solo per il poligono, beninteso. Per un bel po’ nessuno è andato a trovare in ospedale i neri feriti. Avranno temuto che fosse controproducente, siamo in campagna elettorale, si dice. Ho un’interpretazione peggiore: non ci hanno pensato. Erano neri. Non è razzismo, è distrazione. Ci abbiamo messo un paio di giorni a ricordarci che ciascuna, ciascuno di loro aveva un nome proprio. Del resto due dei neri feriti, a quanto pare, hanno pensato bene di fuggire, dopo averla fatta così grossa: trovarsi sulla linea di tiro patriottica. E il fascista vendicatore è così triviale che ha sparato ai neri ma anche ai vetri della sede del Pd: combinazione da manuale, si sarebbe detto, i neri e il Pd. Il Pd ha mandato un suo dirigente degnissimo, il ministro Martina, ma ho letto che la riunione con gli iscritti si è tenuta a porte chiuse, e fuori manifestavano minacciosamente i fascisti di Forza Nuova. C’è una tentata strage fascista, e i fascisti manifestano contro il partito democratico che si è preso un paio di pallottole: è carnevale dopotutto. Si è tentati di fare un altro paragone, oltre a quello con l’infame Breivik, che aveva scelto invece di sparare ai ragazzi bianchi e di tutti i colori del partito socialista norvegese. Il paragone con i “lupi solitari” (l’ho detto: povero lupo) dell’Isis, mentecatti anche loro per lo più, autoinvestiti della loro vile missione, e sempre più spesso inclini anche loro a farsi prendere vivi dopo aver massacrato all’ingrosso. Ma Salvini non è l’Isis, la sua non è la propaganda ipnotica delle teste mozzate. Infatti. E’ una propaganda di parole. Le più applaudite, su tutti i canali.
3 – Macerata. Ho una conoscenza breve e bella di Macerata, come quando si incontra in viaggio una sconosciuta, o uno sconosciuto, ci si innamora un po’, si pensa che sarebbe bello vivere con lui o con lei – per sempre? Per l’eternità – e si scende alla prossima stazione. Visitai le memorie di Matteo Ricci, camminai su e giù, era quasi Natale, c’erano le luci, la nebbia, i comignoli fumanti, i giovani giornalisti locali, i pittori futuristi di palazzo Ricci, ecco un posto in cui si vorrebbe vivere. “Pure a Macerata – scherzava Flaiano – c’è gente che vive e lavora”. In un incontro all’università si parlò di femminicidio. Imparai solo allora una storia di Macerata, che avevo appena orecchiato nelle cronache cosiddette nere.
4 – La signora Francesca Baleani. Macerata, 4 luglio 2006. Un giovane, Andrea S., di passaggio in una strada di periferia, contrada Montanello, sente dei suoni, forse dei miagolii, che escono da un cassonetto. È una donna, “praticamente piegata in due”, dentro un sacco di quelli usati per custodire abiti. È tumefatta e sanguinante, ha la bocca serrata da un nastro adesivo, un asciugamano sul volto. Andrea dà l’allarme. Di lì a poco sarebbe passato il camion della raccolta della spazzatura. La donna viene trasportata in ospedale, è piena di ferite e fratture, starà in coma farmacologico per più di tre settimane. Dovrà curarsi ancora per anni.
C’è subito un grande scalpore. Lei è Francesca Baleani, ha 36 anni, lavora alla Camera di Commercio, appartiene a una famiglia molto conosciuta. Lui, quello che l’ha ridotta così e ha confidato di averla ammazzata, è Bruno C., è suo marito e appartiene anche lui a una delle famiglie cittadine più in vista. Da qualche tempo sono separati di fatto, benchè li si veda ancora insieme in pubblico. Lui ha avuto una storia, lei l’ha lasciato, lui non è disposto ad accettarlo. Due giorni prima erano insieme a guardare una partita dei mondiali di calcio su un grande schermo. La sera del 3 luglio lui ha assistito alla prova della Turandot nel teatro Lauro Rossi: l’opera andrà in scena fra poco allo Sferisterio, di cui lui è direttore artistico. L’involucro in cui chiuderà quello che crede il cadavere della moglie viene dal magazzino dei costumi di scena. La mattina si è presentato a casa della moglie, senza preavviso, con dei cornetti e un bastone: “un raptus”, va da sé. L’ha bastonata a sangue, l’ha strangolata col filo del telefono, l’ha chiusa nel sacco, l’ha trasportata nel bagagliaio dell’auto – lui è un uomo corpulento – e da lì fino al cassonetto. Poi è andato al lavoro. Quando la sorella di sua moglie che era andata a cercarla a casa e aveva trovato segni di sangue gli telefona, le dice di non saperne niente. Ma basta poco per venirne a capo. Anni dopo Francesca, che avrà deciso di denunciare la violenza contro le donne e di incoraggiare le donne a farlo, ricorderà che “nel 2006 non se ne parlava, non esistevano leggi a tutela, poco si parlava di stalking o dinamica dei femminicidi. Non c’era consapevolezza di un allarme sociale, della mattanza quotidiana”. Bruno C. è arrestato per pochi giorni, poi il magistrato competente lo dichiara incapace di intendere e di volere e lo manda prima in una clinica poi agli arresti domiciliari. Passerà molto tempo prima che lui sia condannato per il tentato omicidio, a 9 anni e 4 mesi. Andrà in carcere nel 2011, ne uscirà nel 2015, a pena scontata col cumulo con la comunità terapeutica, e cercherà di rifarsi una vita: auguri.
La signora Francesca Baleani ha scritto dei libri, è comparsa sobriamente e fermamente in televisione, dei libri e degli spettacoli sono stati scritti e messi in scena su lei. Mi scuso di aver così sommariamente raccolto la vicissitudine da cui è passata e cui è miracolosamente sopravvissuta. Non voglio nemmeno, dopo questo sommario, tirare la cosa a confronto con la tragedia maceratese di questi giorni. Mi è successo di chiedermi come l’ha fatto lei, il confronto. Frugando in rete avevo trovato la cronaca del Carlino su un incontro a Parma, l’anno scorso, che aveva avuto come ospite d’onore Francesca Baleani. Lei aveva detto: “Un impegno dietro i riflettori, il mio. Ho voluto così, per tornare a vivere. Ho dato la mia storia a chiunque ne volesse fare qualcosa di buono. Ho immaginato fosse il modo migliore per dare un senso a quel mio giorno. Grazie alle tante amministrazioni comunali e provinciali. No, Macerata non c’è nei ringraziamenti. Non so darmi risposta del perché io abbia incontrato studenti, in altre città d’Italia, e del perché mostrassero tanto affetto e orgoglio nell’avermi tra loro, e gioia sincera nell’incontrare questa donna che sono io. Oggi mi dico che va bene così. Anche in questo c’è resistenza, credo. Nel sapere di vivere in una città che non è capace di abbracciarti e di pronunciare il tuo nome e la tua storia senza provare imbarazzo. L’ambiente non è stato un punto di forza, e questo lo voglio dire per le donne che verranno, e che hanno provato il mio stesso isolamento. Direi loro: andate avanti a testa alta. Il mio monito per la città è: non avete donne comuni di fronte a voi. Abbiatene cura”.

5 – Macerata, nei titoli del mondo. Ho chiesto ai miei amici del terremoto, della città che si svuota di giovani, e gli studenti sono pendolari che vanno e vengono, e gli abitanti invecchiano e le notti sono vuote. In fondo a tutto questo mi pare che si debba volere un gran bene a Macerata.
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Re: La disumanità odiosa dei comunisti e di certi cristiani

Messaggioda Berto » sab feb 10, 2018 8:57 am

Il presidente nigeriano: "Troppi di noi in cella, difficile farsi accettare"
Paolo Bracalini - Gio, 08/02/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 91822.html

L'ammissione di Buhari, leader della Nigeria: colpa nostra la cattiva reputazione all'estero

In Nigeria sono perfettamente consapevoli che in Europa gli immigrati nigeriani abbiano una reputazione negativa. Non per razzismo, ma per un dato di fatto: molti immigrati nigeriani finiscono in prigione.

A spiegarlo, in una intervista al britannico Telegraph, è stato nientemeno che il presidente della Repubblica Federale di Nigeria, l'ex generale Muhammadu Buhari. «Alcuni nigeriani dicono che la vita nella loro patria sia troppo difficile, ma è anche vero che hanno reso difficile farsi accettare dagli europei e dagli americani, a causa del numero di nigeriani detenuti in carcere in tutto il mondo accusati di traffico di droga o di traffico di esseri umani» spiega il capo di stato. Che prosegue: «Non penso che i nigeriani abbiano qualcuno da incolpare: possono rimanere a casa loro, dove possono rendersi utili per ricostruire il paese». Un pericoloso xenofobo? No, il presidente della Nigeria. Pensa che i nigeriani abbiano un problema di reputazione all'estero, gli chiede l'intervistatore. Risposta: «Certamente, ma stiamo lavorando per porvi rimedio. Incoraggeremo i nostri concittadini a restare, lavorare e vivere una vita rispettabile a casa loro». Le parole di Buhari hanno scatenato una rivolta nel suo paese, tanto che attraverso il suo portavoce Buhari ha dovuto precisare: «Sarebbe assurdo che il presidente della Nigeria dicesse che tutti i nigeriani sono criminali - riporta la Bbc -, il presidente si riferiva solo ai nigeriani che cercano falsamente di chiedere asilo all'estero e così danneggiano la reputazione della Nigeria».

Il presidente sa di cosa parla: una recente statistica pubblicata dal quotidiano Vanguard (sede a Lagos) parla di 170mila nigeriani detenuti all'estero. «La maggior parte è in carcere per traffico di stupefacenti e di esseri umani e vari reati di immigrazione» scrive il giornale nigeriano. A questi vanno aggiunte più 10mila donne forzate a prostituirsi in Europa, spesso costrette a vendersi dalle proprie stesse famiglie. «Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ritiene che questi numeri siano una piaga e ha chiesto una strategia coordinata per combattere contrabbandieri e trafficanti di esseri umani» racconta un reportage della Deutsche Welle sugli sforzi del governo di Abuja per combattere l'emigrazione di massa dei giovani nigeriani e la criminalità che gestisce i flussi verso l'Europa. Non solo verso nord. Anche in Sud Africa, altro stato verso cui migrano, si registrano forti tensioni e, anche negli scorsi giorni, raid (come a Macerata) contro la comunità nigeriana, accusata di alimentare prostituzione e spaccio di droga, oltre al lavoro in nero.

A riprova di come i governi africani vivano in modo molto differente il fenomeno migranti rispetto all'intellighenzia europea pro-immigrazione, proprio il presidente nigeriano Buhari ha rivolto un appello - al 32esimo «Annual Meeting of the Sahel and West Africa» di Abuja - ai giovani del suo paese per restare in Nigeria e trovare un lavoro nel settore agricolo. «Siamo addolorati quando vediamo i nostri giovani attraversare il deserto, arrivare in Libia e attraversare il Mar Mediterraneo per raggiungere l'Europa. Lo consideriamo come qualcosa che deve fermarsi il più velocemente possibile, perché non è giusto nei confronti dell'Europa. Pensiamo che se riorganizzeremo meglio la nostra agricoltura, molti di questi giovani guadagneranno una vita dignitosa a casa piuttosto che diventare un problema per i loro paesi di accoglienza e per noi qui in Africa». Aiutiamoli a casa nostra, potrebbe essere lo slogan del governo della Nigeria. Che con l'«Immigration Regulation 2017» ha appena inasprito le pene per contrastare il fenomeno.

E proprio la Nigeria è il paese di provenienza in cima alle classifiche dei richiedenti asilo in Italia (ma a meno del 5% viene poi riconosciuto lo status di rifugiato). Gli ultimi dati del Viminale: più di 1500 nigeriani lo scorso novembre (il doppio rispetto al Bangladesh, seconda nazionalità), 1900 a ottobre, circa lo stesso a settembre. La Direzione Investigativa antimafia ha lanciato l'allarme sulle ramificazioni della mafia nigeriana in Italia. C'è un problema coi migranti nigeriani? Per il presidente sì, anche se la Boldrini non sarà d'accordo.
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Re: La disumanità odiosa dei comunisti e di certi cristiani

Messaggioda Berto » sab feb 10, 2018 8:27 pm

Il documento sugli immigrati: stupri, furti, estorsioni. Tutti i loro reati
8 Febbraio 2018
di Azzurra Noemi Barbuto

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... k.facebook

C' è qualcosa di peggiore di uno Stato privo di frontiere, di limiti, di protezioni, che accoglie sul suo territorio chiunque e senza alcun controllo. Ed è uno Stato che non espelle nessuno di quelli che ha inglobato, i quali continuano a permanere dentro i suoi labili confini anche quando non ne hanno diritto o persino qualora si macchino di efferati crimini. Così è la nostra Italia, abbraccia e trattiene, ingurgita e non digerisce. Esplode, anzi implode. Ma fa finta di niente.

Leggi anche: Matteo Salvini a Libero: "Le due carte con cui vincerò le elezioni"

È una prassi consolidata nascondere la polvere sotto il tappeto, puntando il dito contro chi osa opporsi, indicandolo quale «populista» o «razzista», termini sempre più in voga. Ma c' è qualcosa che non si può truccare, né confutare, e sono i dati, che fotografano una realtà che ci è sfuggita di mano da un bel pezzo.

Guarda la Tabella

Dai dati del Ministero dell'Interno emerge un quadro tutt'altro che confortante. Considerando il rapporto tra crimini e percentuale di popolazione residente, risulta che gli stranieri che vivono in Italia, pur essendo di gran lunga inferiori al numero di italiani, commettono più reati di questi ultimi: il 55% dei furti, il 51,7% dello sfruttamento della prostituzione e della pornografia minorile, il 45,7% delle estorsioni, il 45% dei furti in abitazione e il 41,3 per cento di ricettazioni avvengono ad opera di immigrati.

PROPORZIONE ELOQUENTE Sempre stando ai dati del Viminale, nei primi sei mesi del 2017 le violenze sessuali sono state 2.333. Nel 2017 sono stati denunciati per stupro 1.534 italiani e 904 immigrati. La proporzione è schiacciante.
Nel periodo 2010-2014, il 39% delle violenze sessuali nel Bel Paese è stato compiuto da stranieri. Il ministro dell' Interno ha riferito i dati aggiornati al 31 luglio 2017 sui reati commessi da stranieri. Sul totale delle segnalazioni riferite a persone denunciate/arrestate dal 2016 al 31 luglio 2017, pari a 839.496, quelle riguardanti stranieri sono 241.723. Se poi confrontiamo il rapporto tra denunce/arresti al numero della popolazione residente, siamo al 4,78% degli stranieri contro l' 1,07% degli italiani.

Anche le nostre carceri esplodono. Secondo i dati del Dipartimento dell' amministrazione penitenziaria (Dap), aggiornati al 30 novembre 2017, i cittadini immigrati rappresentano circa l' 8,3% della popolazione italiana (5.026.153, più un milione di irregolari), ma costituiscono anche il 34% del totale dei detenuti. Sono 58.115 i carcerati italiani e stranieri (20 mila), di cui 8.524 in Lombardia, di questi 4 mila sono stranieri nella sola Lombardia. La situazione italiana circa la detenzione di popolazione immigrata è superiore alla media europea di oltre 11 punti percentuali (32% al 2015), 4 punti in più rispetto alla Germania che detiene uno dei tassi più bassi nell' area dell' Unione europea. La maggiore nazionalità presente è quella africana con 9.979 detenuti nel 2017 su un totale di 19.745 a dicembre 2017.

PRIMATO EUROPEO La mancanza di rimpatri dei detenuti stranieri concorre al grave problema del sovraffollamento delle carceri italiane, che rende impossibile la realizzazione di un trattamento individualizzato di recupero del reo, che dovrebbe costituire l' obiettivo principe della detenzione. L' associazione Antigone nel 2016 ha denunciato un tasso di sovraffollamento del 113 per cento in Italia nonché che ogni detenuto non disporrebbe neanche di quei 3 mq previsti dalla legge. Del resto, la stessa Corte europea dei diritti dell' uomo ha più volte condannato l' Italia per «trattamento inumano e degradante» dei carcerati proprio a causa del sovraffollamento.

«Lo scenario descritto da questi dati deve farci riflettere sul futuro dell' Italia. Abbiamo bisogno della presenza dello Stato, che oggi viene percepito dai cittadini come assente. Ma soprattutto mancano scelte di buonsenso, fondamentali da parte di un governo che dovrebbe agire con la diligenza del buon padre di famiglia. Assistiamo, al contrario, in nome di un finto buonismo, ad una continua ed ormai insostenibile accoglienza, che crea poi situazioni limite», commenta Angelo Ciocca, deputato del Parlamento europeo, gruppo Enl, Lega Nord.
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Re: La disumanità odiosa dei comunisti e di certi cristiani

Messaggioda Berto » sab feb 10, 2018 8:30 pm

Macerata, sinistra infoiba il ricordo. Cori choc: 'Ma che belle son le foibe'
Giuseppe De Lorenzo Marco Vassallo - Sab, 10/02/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 93069.html

Cori choc contro le vittime delle foibe durante il la manifestazione antifascista di Macerata: "Ma che belle son le foibe da Trieste in giù"
"Ma che belle son le foibe da Trieste in giù". Inneggiano alla tragedia degli italiani esuli dell'Istria e della Dalmazia.
E lo fanno durante quello che dovrebbe essere un corteo antifascista, contro la violenza e le discriminazioni. Durante la manifestazione a Macerata contro la folle caccia all'immigrato di Luca Traini, la sinistra ci casca ancora. E sulle note di una canzone della Carrà, gli antagonisti di "Aktion Antifaschisriche" e i centri sociali del Nord Est deturpano il Ricordo di chi fuggì dalle vessazioni del regime di Tito. Vicino a loro sventolano le bandiere dell’Anpi, di Emergency, di Libera, della Fiom, dell'Arci, di Rifondazione comunista, di Potere al popolo e di alcune associazoni di migranti.
Non è una novità, purtroppo. E pensare che il giorno del ricordo è stato istituito per "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe”. Per qualcuno - è evidente - non è così. Il 10 febbraio diventa infatti ogni anno occasione per calpestare la memoria degli italiani uccisi. Non c’é spazio per loro. Non c’é spazio per gli eventi in memoria dei caduti. Non c’é targa o minuto di silenzio per quei comptrioti massacrati dal rossissimo Tito. Rispediti (nuovamente) in quella fossa carsica che li inghiottì nel 1943.
Volete qualche esempio? Il Pd a Torino voleva impedire il raduno del ricordo di CasaPound e Forza Nuova con la scusa fossero indette da associazioni "fasciste". "Chiediamo una parola netta e forte su una manifestazione che è organizzata da formazioni che hanno espresso solidarietà al pazzo di Macerata e che rischia di trasformarsi in un corteo fascista”, ha strillato il segretario provinciale del Pd Mimmo Carretta. L’Anpi gli ha fatto eco: celebrazioni da vietare “per il carattere neofascista in base alla norma della XII disposizione della Costituzione e delle leggi Scelba e Mancino”. Ad Ancona una delegazione di centri sociali ha occupato Palazzo Camerata per fermare il comizio del partito di destra e ha chiesto l’annullamento del corteo del 10 febbraio. Sempre a Torino hanno pensato bene di infangare con una bomboletta di vernice la lapide in ricordo dell’esodo dei Giuliano-Dalmati: “In Istria i fasci stupravano”, hanno scritto a caratteri cubitali. A Seriano (Milano) in un volantino che pubblicizzava la conferenza indetta dall’Anpi dal titolo “Fascismo, Foibe, Esodo” si parlava delle vittime, ma non di comunismo. A Orvieto hanno ben pensato di organizzare una mostra fotografica sugli orrori del fascismo - guarda caso - in Jugoslavia. A Tivoli invece Fratelli d’Italia è insorta e ed ha espresso “sconcerto e rammarico per la condotta del sindaco Giuseppe Proietti e dei suoi consiglieri, che nonostante si fossero impegnati con una mozione votata a larga maggioranza ad intitolare una piazza o una via ai Martiri delle Foibe, ad oggi non ha ancora dato seguito agli impegni presi con i cittadini”.
Spesso se la protesta e il dialogo non bastano, si arriva addirittura alle mani. Nella città di Sant'Antonio i contestatori hanno provato ad avvicinarsi a Palazzo Nassiriya di piazza Capitaniato (dove si teneva un incontro di Fratelli d’Italia sulle foibe) e di fronte al blocco dalle forze dell’ordine sono passati all’attaccato degli agenti, anche loro considerati “fascisti”. “Si getta fango sui partigiani e gli jugoslavi, descrivendoli come assassini. Non si dice invece che gli italiani per anni hanno occupato la Jugoslavia”, ha detto una giovane di sinistra a Il Mattino di Padova. Violenze anche a Pavia durante l’evento organizzato dall’Associazione Culturale Recordari. Un gruppo di 50 persone appartenente ai collettivi di sinistra ha tentato di aggredire un folto gruppo di persone riunite per una commemorazione. Passando per una via laterale alla piazza in cui si stava volgendo l’evento, i manifestanti hanno tentato l’aggressione. La polizia è riuscita ad allontanarli evitando il peggio.
Ecco: aveva ragione Gambattista Vico sui corsi e ricorsi storici. Ogni anno la stessa storia. Ma non basteranno le proteste, i monumenti oltraggiati e le violenze: il 10 febbraio non muore, vive nel ricordo.

"Da italiano mi vergogno per la manifestazione di Macerata"
2018/02/10
http://www.huffingtonpost.it/2018/02/10 ... a_23358209

"Da italiano mi vergogno che nel giorno in cui vengono fermati tre nigeriani per aver ucciso e massacrato una ragazza italiana ci sia la sinistra che sfila in piazza contro il razzismo e pensando al passato, mentre noi guardiamo al futuro". Lo ha detto Matteo Salvini a margine di un comizio elettorale tenutosi nel pomeriggio a Novara. "Non vedo l'ora - ha aggiunto - che il 4 marzo mi diano la possibilità di andare al governo per riportare sicurezza, fermare gli sbarchi, espellere i clandestini. Non vedo l'ora di avere i mezzi per cancellare la legge Fornero, restituire dignità ai lavoratori a cui la dignità è stata tolta dalle riforme di Renzi, e sopratTutto riportare ordine, regole e rispetto nelle nostre città".
"Al corteo antirazzista i centri sociali inneggiano alle foibe e non spendono neanche una parola di solidarietà verso Pamela, massacrata e fatta a pezzi a 18 anni. Ho deciso: sono ufficialmente razzista con questa gente" rincara la dose il presidente di Fratelli d'Italia e candidato premier, Giorgia Meloni.
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