Processo alla De Mari: a rischio le tre libertà dell'uomoAndrea Zambrano
14-07-2018
http://www.lanuovabq.it/it/processo-all ... a-delluomo Comparirà il 18 luglio davanti al giudice di Torino. Silvana De Mari, scrittrice fantasy e medico, dovrà rispondere di diffamazione per le sue affermazioni sul "sesso" omoerotico, trascinata in tribunale dal Torino Pride e dal sindaco Appendino. Lei si affida a una memoria difensiva interamente medica e riceve l'appoggio di migliaia di persone. Il suo legale, il penalista Mauro Ronco spiega alla Nuova BQ perché questo processo segna un punto di svolta in Italia: "Per la prima volta nel nostro Paese sono a rischio tutte insieme tre libertà fondamentali per l'uomo: di opinione, di divulgazione scientifica e di religione".
Silvana De Mari
“Con questo processo per la prima volta in Italia sono in gioco contemporaneamente le tre libertà principali della nostra civiltà: quella di opinione, quella di divulgazione scientifica e quella di religione”. L’avvocato Mauro Ronco commenta così con la Nuova BQ l’imminente udienza che vedrà come imputato la scrittrice, e medico, Silvana De Mari, trascinata in tribunale da un’associazione Lgbt per aver espresso semplicemente una verità scientifica circa la condizione dell’omosessualità. Diffamazione. Questo è il capo di imputazione per il quale la scrittrice fantasy dovrà comparire il 18 luglio prossimo davanti al giudice del tribunale di Torino.
Sotto accusa le dichiarazioni e le prese di posizione che la De Mari ha fatto nel 2016 su diverse testate (tra cui la Zanzara, la Nuova BQ e la Crocequotidiano) e il suo profilo Fb per mettere in guardia gli omosessuali dal rischio sanitario della loro condotta. Parole dure, ma vere, che la De Mari si è sentita di pronunciare principalmente da medico, dopo essere stata tanti anni a contatto con le conseguenze sanitarie di pazienti omosessuali. Ma parole politicamente scorrette, che oggi è vietato ricordare e per le quali d’ora in avanti bisognerà stare attenti dal pronunciare pena appunto il doverne rispondere di fronte al giudice.
La De Mari ha pubblicato una memoria difensiva sul suo blog nella quale entra nel dettaglio delle accuse a lei rivolte e spiega, dati scientifici alla mano perché la sua è un’attività di informazione scientifica incontestabile. Uno scritto nel quale la donna si propone di “di dimostrare che le accuse formulate nel capo di imputazione non hanno alcun fondamento. Io ho sempre inteso esprimere la verità scientifica, peraltro corrispondente alla verità metafisica, riguardante il significato della sessualità umana, nonché le gravi malattie che si trasmettono sessualmente attraverso pratiche di erotismo anale”.
E si affida a Orwell: “Nell’ora dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario. Ora, a stare al fatto che è iniziato un procedimento penale nei miei confronti, sembra addirittura che dire la verità sia un atto criminale”. Nel frattempo è stato lanciato l'hastag #iostoconsilvanademari ed è stato fatto un appello al quale hanno già aderito migliaia di persone.
La De Mari ha chiarito che fino a due anni fa “pensavo che l’omosessualità non fosse genetica e irreversibile. Avevo sempre dato per scontato che fosse costituzionale e mi ero resa conto nella mia carriera di medico dei problemi che dà dal punto di vista fisico e di tipo psicologico. Ma la conoscenza dei casi di Luca Di Tolve, Joseph Sciambra e Richard Cohen, tutti ex omosessuali che grazie alle terapie riparative hanno dimostrato come quella omosessuale non sia una situazione irreversibile, ho deciso di uscire allo scoperto e mettere a disposizione dell’opinione pubblica la verità sui rapporti omoerotici e sulla promiscuità sessuale, che moltiplica le malattie e non ha nulla di allegro”.
La memoria difensiva, che verrà consegnata al giudice, costituisce il grosso della difesa della De Mari, che è seguita dagli avvocati Mauro Ronco e Fabio Candalino. Ed è proprio con Ronco (in foto), avvocato penalista e principe del foro, ma anche giurista di fama e presidente del Centro Studi Livatino, che la Nuova BQ ha cercato di capire perché il processo De Mari che si aprirà a Torino segnerà per certi versi uno spartiacque in Italia.
Professore Ronco, il processo De Mari dunque ha a che fare con tante libertà?
Noi sosterremo la libertà di espressione come livello più elementare di difesa ma sopra questa arriveremo alla libertà scientifica e infine alla libertà religiosa. Il punto è che sembra essersi imposta anche a livello di diritto una assurda pretesa: quella che non si possono muovere critiche o osservazioni di coloro che praticano una determinata attitudine sessuale, che è riprovata dall’Antico e dal Nuovo Testamento. Se passasse questo concetto vorrebbe dire che in Italia non si può neanche proclamare la verità della Scrittura.
Ma la Scrittura è la Scrittura, la scienza invece…
Ci sono verità naturali che vengono confermate a livello di rivelazione e che le Scritture raccontano. Prendiamo San Paolo dove l’omosessualità è riprovata grandemente perché non è conforme alla natura, la quale è legata alla fecondità. Vietare di dire che questo tipo di genitalità rinnega lo scopo fondamentale della sessualità dunque è anche un attacco alla libertà religiosa.
Ma la De Mari è un medico e non una religiosa…
Per quanto riguarda invece la libertà di divulgazione scientifica, la dottoressa De Mari ha esposto delle realtà di carattere scientifico e non ha offeso nessuno, anzi rispetto alle persone di tendenza omosessuale ha sempre manifestato il massimo rispetto. Nel suo atteggiamento e nei suoi scritti e interviste non c’è nessuna intenzione di diminuire la dignità delle persone. Lei vuole sottolineare il carattere non conforme di queste abitudini sessuali. E ciò è comprovato dalle malattie gravi di cui possono essere veicolo queste relazioni. Inoltre, ha documentato le gravi malattie di carattere infettivologico e lesivo dell’ano che derivano da questo comportamento sessuale.
Opinioni, dunque? Tali da meritare una denuncia per diffamazione appoggiata non solo dall’estensore, il Torino Pride, ma anche dal sindaco sotto la Mole Chiara Appendino?
Siamo di fronte a qualche cosa di più di opinioni, ma fondamentali nozioni scientifiche e verità sulla natura umana. Ciascuno conserva la sua libertà di esprimere determinate tendenze, ma il medico ha la libertà e il dovere di esprimere tutte le contrarietà del caso e anche di mettere in guardia rispetto ai rischi per la salute. Tutta la sua opera e le dichiarazioni rese in quelle determinate occasioni sono state per mettere in luce ciò che il sesso anale comporta. Ecco perché è a rischio la libertà scientifica: proprio perché così facendo si impedisce a un medico di esercitare il suo dovere di informazione.
Ma che cosa oppone il Pride di Torino? Avanza ad esempio controprove scientifiche che quello che scrive lei è sbagliato o non pienamente condiviso dalla comunità scientifica?
No, niente di tutto questo. E non potrebbe essere altrimenti perché non esiste qualche cosa di scientifico che si possa opporre. Il Pride ha detto semplicemente che abbiamo violato la libertà di queste persone che loro rappresentano e violato il loro onore, ma in tutta verità non si capisce che cosa avremmo discriminato o leso dal momento che l’attività della De Mari è sempre stata animata da evidenze scientifiche e non da quel livore ideologico-politico che invece si ravvisa dalla denuncia.
Perché si è arrivati al processo?
Il Pm aveva chiesto l’archiviazione. Ma davanti al Gip c’è stata l’opposizione del movimento Lgbt e il giudice, secondo il rito ha deciso che il pm dovesse esercitare coattivamente l’azione penale. Così siamo arrivati alla prima udienza il 18 luglio.
Avete sentito la pressione delle cosiddette lobby gay?
Indiscutibilmente. Questa operazione è portatrice di un interesse volto a rafforzare l’intangibilità delle critiche in modo da tacitare ogni tipo di libertà. L’azione lobbistica è evidente. Ma è un modo per farsi forza che produce come effetto l’impossibilità di esercitare un’influenza di carattere medico per impedire la manifestazione di verità scientifiche. Questo è molto grave.
Ritiene che questo processo segni un punto di svolta?
Assolutamente sì. In tanti anni di carriera è la prima volta che mi trovo ad affrontare un caso del genere in cui sono messe in discussione contemporaneamente tre delle libertà fondamentali dell’uomo.
Processo a Silvana De Mari: tutto rinviato a settembrehttps://www.loccidentale.it/articoli/14 ... -settembre Tutto rinviato al 14 settembre. Si è conclusa così la prima fase del processo contro la dottoressa Silvana De Mari, accusata di diffamazione per alcune dichiarazioni pubbliche in cui aveva equiparato l'omosessualita' a una malattia. Il Comune di Torino è tra i soggetti che n tribunale, hanno chiesto di costituirsi parte civile nel processo. A denunciare la dottoressa era stato il Torino Pride. La procura di Torino aveva chiesto l'archiviazione del procedimento sostenendo che non era possibile individuare un bersaglio specifico delle frasi offensive ma il gip Paola Boemio aveva ordinato di formulare un capo di imputazione.
Nel frattempo la campagna di solidarietà a Silvana De Mari, in difesa della libertà di espressione e contro la dittatura del politicamente corretto continua.
Quale diffamazione? È stato un puro processo politicoSilvana De Mari
http://www.lanuovabq.it/it/quale-diffam ... o-politico Sono stata assolta da tutte le accuse riguardanti offese alle persone con un comportamento omoerotico. E condannata per due affermazioni sul movimento LGBT. Il mio è stato in tutto e per tutto un processo politico, non un banale processo di diffamazione. Un esempio? Durante il processo moltissime persone sono venute a sostenermi, ma il pubblico ministero li ha stigmatizzati in aula e ha dichiarato di trovarli disdicevoli.
IL LEGALE: «MA SULLA PEDOFILIA RICORREREMO», di Andrea Zambrano
-LA NOSTRA INTERVISTA FINITA SOTTO ACCUSA NON È REATO
SILVANA DE MARI
Quando sono entrata in campo sapevo che sarebbe stata una maratona, non i 100 metri. La prima puntata di una guerra lunga è terminata. Me la sono cavata con la condanna su due imputazioni solo, e ho guadagnato parecchio. Le mie idee stanno rimbalzando dappertutto, e per necessità di cronaca, anche giornali non simpatizzanti per queste idee.
Le mie idee sono esattamente le stesse che l’ex gay e psicoterapeuta Richard Cohen riporta nella prima pagina del suo bellissimo libro Riscoprirsi Normali libro dove tra l’altro spiega che gli ex gay sono più numerosi dei gay.
- Nessuno nasce con un orientamento omosessuale
- Non esiste alcun dato scientifico a sostegno dí una base genetica o biologica dell'attrazione verso individui dello stesso sesso.
- Nessuno sceglie di provare attrazione per individui dello stesso sesso.
- Tale attrazione è la conseguenza di traumi infantili irrisolti che conducono alla confusione dell'identità sessuale.
- Gli individui possono scegliere di cambiare e di passare da un orientamento omosessuale a un orientamento eterosessuale.
- L'attrazione per individui dello stesso sesso non è congenita.
- Ciò che si è imparato può essere disimparato.
- Quando le ferite vengono guarite e vengono colmati i bisogni insoddisfatti, si sperimenta l'identità sessuale e viene alla luce il desiderio eterosessuale.
- Non siamo di fronte a una cosa buona o cattiva, ma a un disturbo affettivo nei confronti di individui dello stesso sesso.
- Non c'è nulla di "gaio" nello stile di vita omosessuale; è caratterizzato da molte delusioni e il più delle volte da una incessante ricerca d'amore attraverso relazioni codipendenti.
- Non è una cosa cattiva provare attrazione per individui dello stesso sesso, poiché ciò rappresenta uno stimolo a guarire un bisogno d'amore insoddisfatto. Tuttavia, agire in base a tale desiderio provoca frustrazione e sofferenza.
- Ci si trova di fronte a un disturbo affettivo nei confronti di individui dello stesso sesso per cui l'individuo non riconosce la propria mascolinità o femminilità e cerca disperatamente di colmare la lacuna unendosi a qualcuno dello stesso sesso.
Sono stata assolta da tutte le accuse riguardanti offese alle persone con un comportamento omoerotico. Quindi ora sappiamo che possiamo affermare che la condizione maschile omoerotica passiva è gravata da un tasso di malattie sessualmente trasmissibili venti volte superiore al resto della popolazione. (ma in uno studio eseguito a New York City è 140 volte di più)
Possiamo dire che la sodomia, sia che sia fatta contro un uomo o contro una donna mette in circolazione batteri fecali che sarebbe stato meglio non uscissero dalla strada maestra Intestino, water closed, sciacquone e via per sempre, e quindi è anti-igienica perché i batteri fecali sono la seconda causa di morte per infezione, seconda solo alle infezioni respiratorie, e in più ci sono i virus, tra cui quello dell’ epatite A che si è quintuplicato nella popolazione gay negli ultimi anni.
Possiamo impedire che ai nostri figli venga insegnato che l’erotismo anale è qualcosa di normale, e possiamo dichiarare ad alta voce che ci ripugna. Possiamo dire che il comportamento omoerotico è reversibile.
Il mio è stato in tutto e per tutto un processo politico, non un banale processo di diffamazione. Il comune di Torino si era costituito parte civile, fortunatamente rifiutato. Durante il processo moltissime persone sono venute a sostenermi: hanno affrontato il freddo e viaggi lunghi. La loro presenza è stata bellissima e fondamentale. Hanno insistito per sostenermi in tutti i modi, incluso vendendo i miei libri. Il pubblico ministero ha trovato questo gravemente disdicevole, e ha trovato disdicevole che queste persone mi sostenessero, ha trovato disdicevole che “facessero parte delle Sentinelle in piedi o di Alleanza Cattolica. “. Ignoro se ci fossero Sentinelle in piedi o appartenenti ad Alleanza Cattolica, personalmente non sono inscritta a nessuno di questi due movimenti, ma che un pubblico ministero in un aula di tribunale li stigmatizzi, è un segno di politicizzazione.
Sono stata condannata per due affermazioni sul movimento LGBT : il movimento LGBT sta intralciando la libertà di parola, tra le altre cose citavo il “decalogo” per i giornalisti che ho riportato in un precedente articolo, e i rapporti che il movimento LGBT ha con gruppi pedofili e citavo tra l altro i rapporti tra ILGA, il movimento a cui sono affiliati tutti i gruppi LGBT e il NAMBLA, Nord America Men Boy Lovers Association. ( trovate tutto su Google se digitate queste due sigle), e la presenza in Italia di un circolo, finanziato con denaro pubblico intitolato a Mario Mieli: cercate su Wikipedia chi è questo signore.
Se sono stata condannata vuol dire che non è vero. Non è vero che il movimento LGBT vuole imbavagliare la libertà di parola? Evviva! Quindi possiamo considerare decaduto l’assurdo decalogo LGBT ai giornalisti che imbavaglia la libertà di stampa? Non è vero che il movimento LGBT non prenda le distanze dalla pedofilia? Evviva! Quindi domani tutti i movimenti LGBT di Italia prenderanno le distanze da Mario Mieli e dal suo libro?
Sicuramente sì, perché una sentenza non può sbagliare.
In fiduciosa attesa
Silvana De Mari.
Gender una schifosa violazione dei diritti umaniviewtopic.php?f=181&t=1634 Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarieviewtopic.php?f=44&t=264Il processo a Silvana De Mari. Una lezione di coraggioGiuliano Guzzo Notizie Pro Vita
dicembre 2018
https://www.notizieprovita.it/notizie-d ... i-coraggio Lo scorso venerdì 14 dicembre, a Torino, si è concluso il primo grado di giudizio del processo contro Silvana De Mari, alla quale erano contestati otto contestati capi di imputazione. I grandi media – come c’era da aspettarsi, conoscendoli – hanno raccontato la sentenza emessa come una condanna del medico e scrittrice che, secondo i canoni della cultura dominante, sarebbe «omofoba» e che quindi, in quanto tale, avrebbe offeso ingiustamente le persone omosessuali; di qui la sua condanna. La realtà però è ben diversa, sia perché in Italia si è innocenti fino al terzo grado di giudizio sia perché, di fatto, la De Mari è stata assolta da sei capi di imputazione sugli otto contestati.
La voce del buon senso In particolare, com’è lei stessa a raccontare, con la sua assoluzione è stato riconosciuto un diritto importante: quello di poter criticare lo stile di vita gay. «Sono stata assolta da tutte le accuse riguardanti offese alle persone con un comportamento omoerotico», ha sottolineato la dottoressa De Mari, «quindi ora sappiamo che possiamo affermare che la condizione maschile omoerotica passiva è gravata da un tasso di malattie sessualmente trasmissibili venti volte superiore al resto della popolazione (ma in uno studio eseguito a New York City è 140 volte di più)». L’assoluzione per aver fatto affermazioni del genere in un contesto culturale gayfriendly come il nostro, che vede il mondo Lgbt osannato, non è certo cosa di poco conto.
Tuttavia, anche un atteggiamento di eccessivo entusiasmo per questa sentenza sarebbe fuori luogo. Infatti la bestsellerista piemontese è stata comunque riconosciuta colpevole per un paio di sue prese di posizione: quella secondo cui il movimento Lgbt starebbe intralciando la libertà di parola – intralcio per esemplificare il quale la De Mari aveva citato un apposito “decalogo” messo a punto per i giornalisti – e i rapporti che il movimento Lgbt intrarrebbe con gruppi pedofili.
Anche per questo motivo il suo legale, il prof. Mauro Ronco, ha annunciato ricorso in appello. «Dicendo che le sigle Lgbt devono accettare in un confronto democratico anche la critica e qui la critica non è che favoriscono la pedofilia», ha spiegato Ronco, «ma che si sono inserite in un movimento di carattere mondiale in cui le tendenze di liberalizzazione della pedofilia sono state forti. Noi faremo rilevare la tendenza storica e sono fiducioso che in appello questo venga riconosciuto». Dunque, sotto il profilo giudiziario la vicenda De Mari non è ancora conclusa. Staremo a vedere.
Questo tuttavia non ci impedisce – ricostruite, sia pure in estrema sintesi, le dinamiche processuali – di esprimere un giudizio sulla vicenda. Un giudizio non giuridico evidentemente, ma più generale a proposito di due semplici aspetti. Il primo è il coraggio della dottoressa Silvana De Mari. Un coraggio manifestato non tanto e non solo nel processo, ma anche prima di esso, dato che probabilmente, anzi certamente, lei per prima era consapevole che di questi tempi un certo tipo di affermazioni, così politicamente scorrette, avrebbero potuto anche avere conseguenze di un certo tipo, come quelle che ha purtroppo avuto.
Il secondo aspetto rilevante e meritevole di una sottolineatura concerne il senso della battaglia e, più ancora, di una vittoria possibile sì, ma solamente quando si accetta la sfida. Viceversa, se ci si rassegna in partenza la sola cosa certa è la sconfitta. In un suo memorabile passo, G.K. Chesterton profetizzava un tempo nel quale «spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate» (Eretici, Lindau, Torino 2010, pp. 242-243). Il celebre scrittore però non precisava quale sarebbe stato il tempo, né chi avrebbe avuto il coraggio di sguainare la spada per primo. Ora però sappiamo che quel tempo è arrivato e che ad impugnare la spada e a guidare l’esercito del buon senso, c’è una donna coraggiosa come Silvana De Mari.
Silvana De Mari: «Vi racconto il mio processo. La mia difesa»Americo Mascarucci Notizie Pro Vita
https://www.notizieprovita.it/senza-cat ... mia-difesa Un processo alla libertà d’informazione e al diritto di “pensarla diversamente”. In questo si sta sostanzialmente concretizzando il processo per diffamazione contro Silvana De Mari, scrittrice di libri fantasy, blogger e medico chirurgo, querelata dalle associazioni Lgbt per aver espresso giudizi “politicamente scorretti” sull’omosessualità. Il suo processo sta diventando un evento mediatico a tutti gli effetti. Sono diverse le personalità del mondo politico che la stanno sostenendo, da Carlo Giovanardi a Gaetano Quagliariello fino a Eugenia Roccella e molti altri: la difendono psichiatri come Alessandro Meluzzi, diversi esponenti del mondo cattolico come Luigi Amicone e Assuntina Morresi, testate giornalistiche come La Verità di Maurizio Belpietro, associazioni impegnate nella difesa dei temi etici, fra cui Pro Vita e Generazione Famiglia. Una sua condanna infatti rischierebbe di far passare un messaggio molto pericoloso, ossia che non possa esistere alcuna opinione contraria all’ideologia gender, laddove questa per esempio si ostina a voler “imporre” un’origine genetica all’omosessualità, o a negare che da questa condizione si possa uscire.
Dottoressa, come sta andando il processo?
«Abbiamo concluso la parte istruttoria che a mio giudizio è andata molto bene, visto che sono riuscita a spiegare le mie ragioni. Ora ci sarà la parte della discussione prevista il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia».
Quali sono state le ragioni che ha esposto?
«Ho in pratica spiegato i motivi per cui ho fatto determinate dichiarazioni. Ho anche portato del materiale e ho illustrato per l’ennesima volta l’esatto significato del termine pedofilia. Ho ribadito che si tratta di un orientamento sessuale caratterizzato dall’attrazione per i minori, ma che non significa mettere le mani sui bambini. Quindi una persona è da ritenersi un pedofilo nel momento stesso in cui manifesta preferenze sessuali per i minori indipendentemente dal fatto che abusi o meno di loro. Conosco bene cos’è la pedofilia visto che l’ho studiata e su di essa ho sostenuto due esami, mentre questa parola non compare nemmeno una volta sul codice penale. Quando ho detto che l’omosessualità non è congenita e non è genetica, e quindi si può smettere di essere gay, ho soltanto affermato delle verità scientifiche. Quando sostengo che certe malattie sono più alte nella comunità omosessuale che altrove, sto rivelando una verità statisticamente dimostrata, al di là di ogni ragionevole dubbio, che peggiora anno dopo anno».
Quindi in sostanza cosa le viene contestato?
«Il movimento Lgbt vuole imbavagliare la libertà di opinione e lo sta facendo contestando le mie parole che preferisco non ripetere almeno fino a giudizio concluso».
Come si sente? Ottimista?
«Penso ci siano delle speranze, ma la cosa più interessante è che grazie a queste denunce il messaggio che volevo veicolare nell’opinione pubblica sta rimbalzando come speravo. Di questo sono molto soddisfatta. Il mio processo non è soltanto un processo contro la libertà di parola ma anche contro la libertà di scelta. Il decalogo che la comunità Lgbt ha ad esempio imposto all’ordine dei giornalisti, al punto 8 stabilisce che ogni giornalista è chiamato a definire luogo comune qualsiasi riferimento alla necessità che il bambino abbia un papà e una mamma perché la scienza ha dimostrato il contrario. Questo è assolutamente falso. Negli Usa sono state bloccate le ricerche scientifiche sulla modificazione dell’orientamento omosessuale, sono vietate per legge.
È un processo anche contro la libertà di fede. Se qualcuno osasse oggi riportare ad alta voce le affermazioni che Santa Caterina da Siena dichiara di aver ricevuto direttamente da Gesù Cristo, in molte nazioni rischierebbe il carcere».
Tante persone la stanno sostenendo in questa battaglia, cosa si sente di dire loro?
«Che le benedico con tutto il cuore. Benedico tutti coloro che sono venuti a sostenermi in Tribunale, i tanti che stanno pregando per me, quelli che stanno addirittura raccogliendo soldi per supportare la mia causa, le persone che mi scrivono per farmi coraggio. Senza di loro forse non ce l’avrei fatta a sopportare tutto questo».
Ecco un esempio della disonformazione dei giornalacciSilvana De Mari condannata per le sue frasi contro la comunità Lgbt. Disse: "L'omosessualità è contro natura" di Andrea Giambartolomei | 14 dicembre 2018
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/1 ... ra/4836388 Il suo nome è diventato molto noto per gli interventi critici contro la comunità Lgbt e gli omosessuali. Secondo lei l’omosessualità è “contro natura”, accostabile anche al satanismo. A darle sostegno, anche oggi in aula, c’erano invece simpatizzanti dei movimenti Pro Vita e del Popolo della Famiglia. La dottoressa Silvana De Mari, 65 anni, autrice di libri fantasy ha subito oggi una condanna per le sue affermazioni. Il tribunale di Torino l’ha ritenuta responsabile di diffamazione e le ha inflitto una multa di 1.500 euro, superiore rispetto a quella chiesta ieri dal sostituto procuratore Giuseppe Riccaboni.
Secondo la procura di Torino, De Mari “offendeva in più occasioni l’onore e la reputazione delle persone con tendenza omosessuale” e sosteneva che “tollerare l’omosessualità equivale ad accettare la pedofilia”. Sul suo blog e in alcuni articoli aveva sostenuto che “se si stabilisce che l’omosessualità non è un disordine, allora anche la pedofilia lo può essere altrettanto”. E ancora: “Il movimento Lgbt vuole annientare la libertà di opinione e sta diffondendo sempre di più la pedofilia”. A La Zanzara, trasmissione di Giuseppe Cruciani e David Parenzo su Radio24, aveva dichiarato che i rapporti omosessuali sono una forma di violenza fisica usata anche come iniziazione al satanismo. Il giudice Melania Eugenia Cafiero l’ha ritenuta colpevole di diffamazione per alcune affermazioni, mentre l’ha assolta per altre: quali siano le frasi diffamatorie si saprà soltanto con le motivazioni della sentenza tra trenta giorni.
Stamattina, poco prima della lettura del verdetto, la dottoressa ha tentato un’ultima difesa con alcune spontanee dichiarazioni: “In questo processo è fondamentale parlare della questione di maggiore ‘morbidità’ (indice delle statistiche sanitarie sulla frequenza di una malattia nella popolazione, ndr). Nel momento in cui dico che gli uomini che fanno sesso con altri uomini hanno rischi maggiori di contrarre malattie e tumori, è documentato. Se non ci fossero questi dati questo sarebbe un sacrosanto processo”. De Mari ha anche sostenuto che, in base a dei dati, “nel momento del gay pride le malattie sessualmente trasmissibili aumentano”.
Non è bastato a evitare la condanna, anche se per il suo avvocato, il professore Mauro Ronco, Silvana De Mari “è stata condannata soltanto per una frase rivolta al movimento Lgbt” e non per le frasi pronunciate sui comportamenti omosessuali, quelle in cui denuncia i rischi sanitari. Lei si reputa soddisfatta: “La libertà di critica è salva. Da medico è un mio dovere denunciare i rischi – ha detto dopo la sentenza annunciando il ricorso in appello -. Quello Lgbt è un movimento politico che ho diritto di attaccare”. Dovrà risarcire due associazioni, il Coordinamento Torino Pride e la Rete Lenford, con una provvisionale di 2.500 euro ciascuno. L’avvocato che rappresenta la prima organizzazione, Nicolò Ferraris, si dice soddisfatto della decisione. “È una sentenza storica – afferma l’ex presidente del Coordinamento, Alessandro Battaglia -. A quanto ci consta mai è successo che un’associazione Lgbt venisse ammessa a un processo per diffamazione”. Nonostante la condanna, De Mari non intende indietreggiare. Tuttavia il 21 marzo prossimo dovrà ripresentarsi in tribunale per un altro processo per diffamazione, questa volta ai danni del Circolo “Mario Mieli” di Roma.