ONU - UNESCO e altri (no grasie!) - e Facebook ?

ONU - UNESCO e altri (no grasie!) - e Facebook ?

Messaggioda Berto » dom set 25, 2016 6:33 am

ONU - UNESCO e altri FAO - UNICEF (no grasie!) - e Facebook ?

http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2404


Da aggiungere ai violatori e manipolatori dei Diritti Umani Universali dei Nativi o Indigeni europei:


Amnesty International
Amnesty International attacca le democrazie e perdona le tirannie islamiste
https://it.gatestoneinstitute.org/9610/ ... l-tirannie


Medici senza frontiere
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 7591136759


Associazionismo cristiano cattolico, caritas


Vaticano ed imperialismo ecumenista romano papale


Radicali Italiani come la Bonino


Comunisti italiani come la Boldrini, Vendola, D'Alema, Mogherini e altre mostruosità

...


Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... 68x309.jpg
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!)

Messaggioda Berto » dom set 25, 2016 6:34 am

Il discorso di Netanyahu alle Nazioni Unite, tradotto in italiano
24 settembre 2016
http://www.linformale.eu/4037-2


Ecco la traduzione in italiano del discorso del premier israeliano Benjamin Netanyahu davanti all’assemblea generale delle Nazioni Unite. La fonte è la pagina facebook Progetto Dreyfus

“Signor Presidente, Signore e Signori,

Quello che sto per dire vi shockerà: Israele ha un futuro luminoso alle Nazioni Unite. Ora, so che sentire ciò da me sarà una sorpresa, perché anno dopo anno in piedi su questo podio ho sempre accusato le Nazioni Unite per la loro propensione ossessiva contro Israele. Le Nazioni Unite meritavano ogni parola sferzante – per la disgrazia dell’Assemblea Generale che lo scorso anno ha approvato 20 risoluzioni contro lo Stato democratico di Israele ed un totale di tre risoluzioni contro tutti gli altri paesi del pianeta.

Israele – venti; resto del mondo – tre.

E che dire dello scherzo di chiamare “Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite”, chi ogni anno condanna Israele più di tutti i paesi del mondo messi insieme. Mentre le donne vengono violentate sistematicamente, uccise, vendute come schiave in tutto il mondo, qual è l’unico paese che la Commissione delle Nazioni Unite sulle donne ha scelto di condannare quest’anno? Sì, avete indovinato – Israele. Israele. Israele, dove le donne pilotano aerei da combattimento, guidano grandi aziende, sono a capo di università, hanno per due volte presieduto la Suprema Corte e sono state presidente del Parlamento e Primo Ministro. E questo circo continua presso l’Unesco. Unesco, l’organismo delle Nazioni Unite incaricato di preservare il patrimonio mondiale. Ora, questo è difficile da credere, ma l’Unesco ha appena negato la connessione lunga 4000 anni tra il popolo ebraico e il suo luogo più sacro, il Monte del Tempio. Questo è assurdo come negare la connessione tra la Grande muraglia cinese e la Cina.
Signore e signori, l’ONU, nata come forza morale, è diventata una farsa morale. Così, quando si tratta di Israele alle Nazioni Unite, penserete probabilmente che non cambierà mai niente, giusto? Bene, pensateci meglio. Vedete, tutto cambierà e molto prima di quanto pensiate. Il cambiamento avverrà in questa sala, perché a casa, i vostri governi stanno rapidamente cambiando il loro atteggiamento nei confronti di Israele. E prima o poi, ciò cambierà il modo in cui votate su Israele alle Nazioni Unite.

Sempre più nazioni in Asia, in Africa, in America Latina, sempre più nazioni vedono Israele come partner potente – un partner nella lotta contro il terrorismo di oggi, un partner nello sviluppo della tecnologia di domani.

Oggi Israele ha relazioni diplomatiche con più di 160 paesi. Quasi il doppio di quando ero qui come ambasciatore di Israele circa 30 anni fa. E quei legami diventano più ampi e profondi di giorno in giorno. I leader mondiali apprezzano sempre più che Israele è un paese potente, con uno dei migliori servizi di intelligence del mondo. A causa della nostra esperienza senza pari e comprovate capacità nella lotta al terrorismo, molti dei vostri governi cercano il nostro aiuto nel mantenere i vostri paesi sicuri. Molti cercano anche di beneficiare dell’ingegnosità di Israele nell’agricoltura, nella sanità, nelle risorse idriche, nell’informatica e nell’integrazione dei grandi volumi di dati, nella connettività e nell’intelligenza artificiale – l’integrazione che sta cambiando il nostro mondo in ogni modo.

Considerate questo: Israele è leader mondiale nel riciclo delle acque reflue. Noi ricicliamo circa il 90% delle nostre acque di scarico. Non è straordinario? Dato che il successivo paese sulla lista ricicla solo il 20% delle sue acque reflue, Israele è una potenza globale dell’acqua. Quindi, se si ha un mondo assetato, e lo abbiamo, non c’è alleato migliore di Israele.

Che ne dite della sicurezza informatica? Questo è un problema che riguarda tutti. Israele conta un decimo dell’uno per cento della popolazione mondiale, ma l’anno scorso abbiamo attirato circa il 20% degli investimenti privati globali nella sicurezza informatica. Voglio che assimiliate questo numero. In informatica, il valore di Israele è enorme, 200 volte il proprio peso. Così Israele è anche una potenza informatica globale. Se gli hacker prendono di mira le vostre banche, gli aerei, le vostre reti elettriche e tutto il resto, Israele può offrire un aiuto indispensabile.

I governi stanno cambiando il loro atteggiamento nei confronti di Israele, perché sanno che Israele può aiutarli a proteggere i loro popoli, può aiutarli a sfamarli, li può aiutare a migliorare la loro vita. Questa estate ho avuto l’opportunità incredibile di vedere questo cambiamento in modo così vivo nel corso di una visita indimenticabile in quattro paesi africani. Questa è la prima visita in Africa da parte di un primo ministro israeliano negli ultimi decenni. Più tardi, oggi, incontrerò i leader di 17 paesi africani. Discuteremo come la tecnologia israeliana può aiutarli nei loro sforzi per trasformare i loro paesi. In Africa, le cose stanno cambiando. Anche in Cina, in India, in Russia, in Giappone, l’atteggiamento nei confronti di Israele è cambiato. Queste potenti nazioni sanno che, nonostante le sue ridotte dimensioni, Israele può fare una grande differenza in molte, molte aree che sono importanti per loro.

Ma ora vi sorprenderò ancora di più. Vedete, il più grande cambiamento di atteggiamento nei confronti di Israele è in atto altrove. E’ in atto nel mondo arabo. I nostri trattati di pace con l’Egitto e la Giordania continuano ad essere ancore di stabilità in un Medio Oriente instabile. Ma devo dirvi questo: per la prima volta nella mia vita, molti altri Stati della regione riconoscono che Israele non è il loro nemico. Essi riconoscono che Israele è loro alleato. I nostri nemici comuni sono l’Iran e l’ISIS. I nostri obiettivi comuni sono la sicurezza, la prosperità e la pace. Credo che nei prossimi anni lavoreremo insieme per raggiungere questi obiettivi collaborando apertamente.

Quindi le relazioni diplomatiche di Israele sono in una fase niente di meno che rivoluzionaria. Ma in questa rivoluzione, non dimentichiamo mai che la nostra alleanza più cara, la nostra più profonda amicizia è con gli Stati Uniti d’America, la più potente e la più generosa nazione sulla terra. Il nostro legame indissolubile con gli Stati Uniti d’America trascende i partiti e la politica. Essa riflette, soprattutto, il sostegno enorme per Israele del popolo americano, il supporto che è a livelli record e per il quale siamo profondamente grati.

Le Nazioni Unite denunciano Israele; gli Stati Uniti sostengono Israele. E un pilastro centrale della difesa è il supporto costante degli Stati Uniti per Israele alle Nazioni Unite. Apprezzo l’impegno del presidente Obama per questa politica di lunga data degli Stati Uniti. Di fatto, l’unica volta che gli Stati Uniti hanno posto un veto in Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite durante la presidenza Obama è stato contro una risoluzione anti-Israele nel 2011. Come il presidente Obama ha giustamente dichiarato da questo podio, la pace non verrà da dichiarazioni e risoluzioni delle Nazioni Unite.

Credo che non sia lontano il giorno in cui Israele sarà in grado di contare su molti, molti paesi che ci sostengono alle Nazioni Unite. Di riflesso, lentamente ma inesorabilmente stanno arrivando al termine quei giorni in cui gli ambasciatori delle Nazioni Unite condannano Israele.

Signore e Signori, la maggioranza automatica di oggi contro Israele alle Nazioni Unite mi ricorda la storia, l’incredibile storia di Hiroo Onoda. Hiroo era un soldato giapponese che era stato inviato nelle Filippine nel 1944. Viveva nella giungla. Frugava per procurarsi il cibo. Evitava la cattura. Alla fine si arrese, ma solo nel 1974, circa 30 anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. Per decenni, Hiroo si era rifiutato di credere che la guerra fosse finita. Mentre Hiroo era nascosto nella giungla, i turisti giapponesi nuotavano in piscine di alberghi di lusso americani nella vicina Manila. Infine, per fortuna, l’ex comandante di Hiroo fu inviato a convincerlo ad uscire dalla clandestinità. Solo allora Hiroo depose le armi.

Signore e Signori, signori delegati provenienti da così tanti paesi, ho un messaggio per voi oggi: abbandonate le armi. La guerra contro Israele alle Nazioni Unite è finita. Forse alcuni di voi non lo sanno ancora, ma sono sicuro che un giorno, in un futuro non troppo lontano riceverete anche voi il messaggio dal vostro presidente o dal vostro primo ministro che vi informa che la guerra contro Israele presso le Nazioni Unite è conclusa. Sì, lo so, ci potrebbe essere una tempesta prima della quiete. So che si parla di coalizzarsi contro Israele alle Nazioni Unite entro la fine dell’anno. Data la sua storia di ostilità nei confronti di Israele, qualcuno crede davvero che Israele permetterà alle Nazioni Unite di determinare la nostra sicurezza e i nostri interessi nazionali vitali? Non accetteremo alcun tentativo da parte delle Nazioni Unite di dettare condizioni ad Israele. La strada per la pace attraversa Gerusalemme e Ramallah, non New York. Ma indipendentemente da ciò che accadrà nei prossimi mesi, ho totale fiducia che negli anni a venire la rivoluzione nella posizione di Israele tra le nazioni finalmente penetrerà in questa sala delle nazioni. Ho tanta fiducia, infatti, che prevedo che tra una decina d’anni un primo ministro israeliano si alzerà in piedi proprio qui dove sono in piedi io e realmente applaudirà l’ONU. Ma voglio chiedervi: perché dobbiamo aspettare un decennio? Perché continuare a diffamare Israele? Forse perché alcuni di voi non comprendono che il pregiudizio ossessivo contro Israele non sia solo un problema per il mio paese, è un problema per i vostri paesi. Perché se l’ONU spende così tanto tempo per condannare l’unica democrazia liberale in Medio Oriente, ha molto meno tempo per affrontare la guerra, la malattia, la povertà, il cambiamento climatico e tutti gli altri gravi problemi che affliggono il pianeta.

Il milione e mezzo di siriani massacrati sono aiutati dalla vostra condanna di Israele? Lo stesso Israele, che tratta migliaia di siriani feriti nei nostri ospedali, tra cui un ospedale da campo che ho costruito al confine del Golan con la Siria. Lo sono i gay, che penzolano dalle gru in Iran, aiutati dalla vostra denigrazione d’Israele? Lo stesso Israele, dove i gay marciano orgogliosamente nelle nostre strade e siedono nel nostro parlamento, tra cui, sono orgoglioso di dire, anche nel mio stesso partito Likud. Lo sono i bambini, che muoiono di fame per la brutale tirannia nella Corea del Nord, aiutati dalla vostra demonizzazione di Israele? Israele, il cui know-how agricolo nutre gli affamati in tutto il mondo in via di sviluppo? Quanto prima l’ossessione delle Nazioni Unite per Israele finisce, meglio è. Meglio per Israele, meglio per i vostri Paesi, il meglio per le stesse Nazioni Unite.

Signore e signori, se le abitudini sono dure a morire alle Nazioni Unite, le abitudini palestinesi muoiono ancora più difficilmente. Il presidente Abbas ha appena attaccato da questo podio la Dichiarazione Balfour. Sta preparando una causa contro la Gran Bretagna per questa dichiarazione del 1917. Quasi 100 anni fa – parla come bloccato nel passato. I palestinesi potrebbero altrettanto bene citare in giudizio l’Iran per la Dichiarazione di Ciro, che ha permesso agli ebrei di ricostruire il nostro tempio di Gerusalemme 2500 anni fa. A pensarci bene, perché non una class action palestinese contro Abramo per l’acquisto di quel pezzo di terra a Hebron dove i patriarchi e le matriarche del popolo ebraico sono stati sepolti 4.000 anni fa? Non state ridendo. E’ assurdo come questo. Citare in giudizio il governo britannico per la Dichiarazione Balfour? Sta scherzando? E questo viene preso sul serio qui? Il presidente Abbas ha attaccato la Dichiarazione Balfour, perché ha riconosciuto il diritto del popolo ebraico ad un focolare nazionale nella terra di Israele. Quando le Nazioni Unite hanno sostenuto la creazione di uno Stato ebraico nel 1947, hanno riconosciuto la nostra storia ed i nostri diritti morali nella nostra patria e per la nostra patria. Eppure oggi, quasi 70 anni dopo, i palestinesi si rifiutano ancora di riconoscere tali diritti – non il nostro diritto ad una patria, non il nostro diritto ad uno Stato, non il nostro diritto a nulla. E questo rimane il vero nocciolo del conflitto: il persistente rifiuto palestinese di riconoscere lo stato ebraico in qualsiasi confine. Vedete, questo conflitto non tratta di “insediamenti”. Non è mai stato.

Il conflitto infuriava per decenni prima che ci fosse un solo “insediamento”, quando la Giudea-Samaria e Gaza erano tutte in mani arabe. La Cisgiordania e Gaza erano in mani arabe e ci hanno attaccato ancora e ancora e ancora. E quando abbiamo sradicato tutti i 21 “insediamenti” a Gaza e ci siamo ritirati da ogni centimetro di Gaza, non abbiamo ottenuto la pace da Gaza – abbiamo ottenuto migliaia di razzi sparati da Gaza contro di noi. Questo conflitto infuria perché per i palestinesi, i veri insediamenti che stanno cercando sono Haifa, Jaffa e Tel Aviv. In ogni caso la questione degli “insediamenti” è reale e può e deve essere risolta in negoziati sullo status finale. Ma questo conflitto non ha mai riguardato gli “insediamenti” o la creazione di uno stato palestinese. E’ sempre stato circa l’esistenza di uno Stato ebraico, uno Stato ebraico in qualsiasi confine esso sia.

Signore e Signori, Israele è pronto, sono pronto a negoziare tutte le questioni dello status finale, ma una cosa non potrò mai negoziare: il nostro diritto ad un solo ed unico stato ebraico.

Wow, il Primo Ministro di Israele sostenuto da applausi all’Assemblea Generale? Il cambiamento avviene prima di quanto pensassi. Se i “palestinesi” avessero detto sì a uno stato ebraico nel 1947, non ci sarebbe stata nessuna guerra, nessun rifugiato e nessun conflitto. E quando i palestinesi finalmente avranno detto sì ad uno stato ebraico, saremo in grado di porre fine a questo conflitto una volta per tutte. Ora ecco la tragedia, perché, vedete, i palestinesi non sono solo intrappolati nel passato, i loro capi stanno avvelenando il futuro. Voglio che immaginiate un giorno nella vita di un ragazzo palestinese tredicenne, lo chiamerò Alì. Alì si sveglia prima della scuola, va a fare sport con una squadra di calcio che ha preso il nome da Dalal Mughrabi, un terrorista palestinese responsabile dell’omicidio di 37 israeliani in un autobus. A scuola, Alì partecipa ad un evento promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione palestinese per onorare Baha Alyan, che l’anno scorso ha ucciso tre civili israeliani. Tornando a casa a piedi, Alì guarda in alto verso una statua imponente eretta solo poche settimane fa dall’Autorità Palestinese per onorare Abu Sukar, che ha fatto esplodere una bomba nel centro di Gerusalemme uccidendo 15 israeliani. Quando Alì torna a casa accende la TV e vede un alto ufficiale palestinese, Jibril Rajoub, che dice che se avesse avuto una bomba atomica, l’avrebbe fatta esplodere sopra Israele quel giorno stesso. Alì accende poi la radio e sente il consigliere del presidente Abbas, Sultan Abu al-Einein, sollecitare i palestinesi, ecco una citazione, “tagliate la gola agli israeliani ovunque li troviate”. Alì controlla il suo Facebook e vede un recente post del partito Fatah del presidente Abbas, che definisce il massacro di 11 atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco un “atto eroico”. Su YouTube, Alì guarda una clip dello stesso presidente Abbas che dice: “Diamo il benvenuto ad ogni goccia di sangue versato a Gerusalemme.” Citazione diretta. Durante la cena, Alì chiede a sua madre cosa succederebbe se uccidesse un ebreo e fosse finito in una prigione israeliana. Ecco quello che lei gli dice. Lei gli dice che avrebbe ricevuto migliaia di dollari ogni mese da parte dell’Autorità palestinese. In realtà, lei gli dice che se avesse ucciso altri ebrei, avrebbe ricevuto più soldi. Oh, e quando esce di prigione, Alì avrebbe avuto garantito un posto di lavoro con l’Autorità palestinese.
Signore e signori, tutto questo è reale! Succede ogni giorno, sempre. Purtroppo, Alì rappresenta centinaia di migliaia di bambini palestinesi che vengono indottrinati all’odio in ogni momento, ogni ora. Si tratta di abusi su minori. Immaginate il vostro bambino durante questo lavaggio del cervello. Immaginate quello che ci vuole per un ragazzo o una ragazza per uscire liberamente da questa cultura dell’odio. Alcuni lo fanno ma troppi non lo fanno. Come può qualcuno di noi aspettarsi che giovani palestinesi sostengano la pace, quando i loro leader avvelenano le loro menti contro la pace? Noi in Israele non facciamo questo. Educhiamo i nostri figli alla pace. Abbiamo recentemente lanciato un programma pilota, per rendere lo studio della lingua araba obbligatorio per i bambini ebrei in modo che ci si possa capire meglio l’un l’altro, in modo che si possa vivere insieme fianco a fianco in pace. Naturalmente, come tutte le società anche Israele ha frange. Ma è la nostra risposta a quegli elementi marginali, è la nostra risposta a quegli elementi marginali che fa la differenza. Prendete il tragico caso di Ahmed Dawabsha. Non dimenticherò mai la visita Ahmed in ospedale poche ore dopo essere stato attaccato. Un ragazzino, in realtà un bambino, è stato gravemente ustionato. Ahmed è stato vittima di un atto terroristico orribile perpetrato da ebrei. Giaceva fasciato e incosciente mentre medici israeliani lavoravano tutto il giorno per salvarlo. Nessuna parola può portare conforto a questo ragazzo o alla sua famiglia. Eppure, mentre ero al suo capezzale ho detto allo zio: “Questa non è la nostra gente. Questo non è il nostro modo”. Poi ho ordinato misure straordinarie per portare gli assalitori di Ahmed davanti alla giustizia e oggi i cittadini ebrei di Israele accusati di aver attaccato la famiglia Dawabsha sono in carcere in attesa di giudizio. Ora, per alcuni, questa storia dimostra che entrambe le parti hanno i loro estremisti ed entrambe le parti sono ugualmente responsabili di questo conflitto apparentemente senza fine. Ma ciò che la storia di Ahmed dimostra in realtà è l’esatto contrario. Esso illustra la profonda differenza tra le nostre due società, perché mentre i leader israeliani condannano i terroristi, tutti i terroristi, arabi ed ebrei allo stesso modo, i leader palestinesi celebrano terroristi. Mentre Israele imprigiona la manciata di terroristi ebrei tra noi, i palestinesi pagano le migliaia di terroristi tra di loro. Così ho chiamato il Presidente Abbas: hai una scelta da fare. Puoi continuare ad alimentare l’odio come hai fatto oggi o puoi finalmente combattere l’odio e lavorare con me per stabilire la pace tra i nostri due popoli. Signore e Signori, sento un ronzio. So che molti di voi hanno rinunciato alla pace. Ma voglio che sappiate che io non ho rinunciato alla pace. Rimango impegnato ad una visione di pace sulla base di “due stati per due popoli”. Credo che come mai prima i cambiamenti in atto nel mondo arabo di oggi offrono un’occasione unica per far progredire la pace. Mi congratulo con il presidente dell’Egitto, al-Sisi, per i suoi sforzi per far progredire la pace e la stabilità nella nostra regione. Israele accoglie lo spirito dell’iniziativa di pace araba e accoglie un dialogo con gli stati arabi per far avanzare una pace più ampia. Credo che perché una pace più ampia possa essere pienamente raggiunta, i palestinesi debbano essere parte di essa. Sono pronto ad avviare negoziati per raggiungere questo obiettivo oggi – non domani, non la prossima settimana, oggi. Il presidente Abbas ha parlato qui un’ora fa. Non sarebbe stato meglio se invece di parlare uno dopo l’altro avessimo parlato tra di noi? Presidente Abbas, invece di inveire contro Israele alle Nazioni Unite a New York, ti invito a parlare al popolo israeliano alla Knesset a Gerusalemme. E sarei felice di venire a parlare al parlamento palestinese a Ramallah. Signore e Signori, Mentre Israele cerca la pace con tutti i suoi vicini, sappiamo anche che la pace non ha più grande nemico delle forze dell’Islam militante. La scia di sangue di questo fanatismo attraversa tutti i continenti rappresentati qui. Attraversa Parigi e Nizza, Bruxelles e Baghdad, Tel Aviv e Gerusalemme, Minnesota e New York, da Sydney a San Bernardino. Così molti hanno sofferto la sua ferocia: cristiani ed ebrei, le donne, gli omosessuali, gli yazidi, i curdi e molti, molti altri. Eppure, il prezzo più alto, il prezzo più alto di tutti è stato pagato dai musulmani innocenti. Centinaia di migliaia senza pietà macellati. Milioni trasformati in profughi disperati, decine di milioni brutalmente soggiogati. La sconfitta dell’Islam militante sarà quindi una vittoria per tutta l’umanità, ma sarebbe soprattutto una vittoria per quei tanti musulmani che cercano una vita senza paura, una vita di pace, una vita di speranza. Ma per sconfiggere le forze dell’Islam militante, dobbiamo lottare senza tregua. Dobbiamo combattere nel mondo reale. Dobbiamo combattere nel mondo virtuale. Dobbiamo smantellare le loro reti, interrompere i loro finanziamenti, screditare la loro ideologia. Possiamo sconfiggerli e noi li sconfiggeremo. Il medievalismo non può competere con la modernità. La speranza è più forte dell’odio, la libertà più forte di paura. Possiamo farcela.

Signore e Signori, Israele combatte questa battaglia mortale contro le forze dell’Islam militante ogni giorno. Manteniamo i nostri confini sicuri da ISIS, impediamo il contrabbando di armi camuffate da giocattoli a Hezbollah in Libano, contrastiamo gli attacchi terroristici palestinesi in Giudea e Samaria, in Cisgiordania e scoraggiamo gli attacchi missilistici da Gaza controllata da Hamas. Hamas è quella organizzazione terroristica che crudelmente, incredibilmente crudelmente si rifiuta di restituire i corpi di tre nostri cittadini e nostri soldati caduti. Oron Shaul e Hadar Goldin. I genitori di Hadar Goldin, Lia e Simcha Goldin, sono qui con noi oggi. Hanno la richiesta di seppellire il loro amato figlio in Israele. Tutto quello che chiedono è una cosa semplice: poter visitare in Israele la tomba del figlio Hadar caduto. Hamas rifiuta. Non può importargli di meno. Vi imploro di stare con loro, con noi, con tutto ciò che è decente nel nostro mondo contro la disumanità di Hamas – tutto ciò che è indecente e barbaro. Hamas infrange ogni regola umanitaria esistente, rinfacciateglielo. Signore e Signori, la più grande minaccia per il mio paese, alla nostra regione, e, infine, al nostro mondo resta il regime militante islamico dell’Iran. L’Iran cerca apertamente la distruzione di Israele. Minaccia paesi in tutto il Medio Oriente, sponsorizza il terrore in tutto il mondo. Quest’anno, l’Iran ha lanciato missili balistici in sfida diretta delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Ha speso la sua aggressione in Iraq, in Siria, nello Yemen. L’Iran, il principale sponsor mondiale del terrorismo ha continuato a sviluppare la sua rete del terrore globale. Quella rete del terrore si estende ora su cinque continenti. Quindi il mio punto per voi è questo: la minaccia che l’Iran rappresenta per tutti noi non è dietro di noi, è davanti a noi. Nei prossimi anni, ci deve essere uno sforzo sostenuto e unito per respingere l’aggressione dell’Iran e del terrore iraniano. Con i vincoli nucleari verso l’Iran un anno più vicini ad essere rimossi, voglio essere chiaro: Israele non permetterà al regime terrorista dell’Iran di sviluppare armi nucleari – non adesso, non tra dieci anni, mai!

Signore e Signori, sono qui davanti a voi oggi mentre l’ex presidente di Israele, Shimon Peres, sta lottando per la propria vita. Shimon è uno dei padri fondatori di Israele, uno dei suoi uomini di stato più audaci, uno dei suoi leader più rispettati. So che tutti siete uniti a me e uniti a tutto il popolo di Israele nell’augurargli refuah shlemah Shimon, una pronta guarigione. Ho sempre ammirato l’ottimismo senza limiti di Shimon e come lui, anch’io sono pieno di speranza. Sono pieno di speranza perché Israele è in grado di difendersi da sola contro ogni minaccia. Sono pieno di speranza perché il valore dei nostri uomini e donne combattenti non è secondo a nessuno. Sono pieno di speranza perché so che le forze della civiltà, in ultima analisi trionfano sulle forze del terrore. Sono pieno di speranza perché nell’era della innovazione, Israele – la innovation nation – è fiorente come mai prima. Sono pieno di speranza perché Israele lavora instancabilmente per promuovere l’uguaglianza e l’opportunità per tutti i suoi cittadini: ebrei, musulmani, cristiani, drusi, tutti. E io sono pieno di speranza perché, nonostante tutti gli scettici, credo che negli anni a venire, Israele forgerà una pace duratura con tutti i nostri vicini.

Signore e Signori, sono fiducioso di quello che Israele può compiere perché ho visto ciò che Israele ha compiuto. Nel 1948, anno dell’indipendenza di Israele, la nostra popolazione era di 800.000. La nostra principale esportazione erano arance. Allora la gente diceva che eravamo troppo piccoli, troppo deboli, troppo isolati, troppo demograficamente in inferiorità numerica per sopravvivere, per non parlare di prosperare. Gli scettici si sbagliavano su Israele, allora; gli scettici si sbagliano su Israele ora.

La popolazione di Israele è cresciuta dieci volte, la nostra economia quaranta volte. Oggi la nostra esportazione più grande è la tecnologia – la tecnologia israeliana che alimenta il mondo dei computer, telefoni cellulari, automobili e molto altro ancora.

Signore e signori, il futuro appartiene a coloro che innovano e questo è il motivo per cui il futuro appartiene a paesi come Israele. Israele vuole essere il vostro partner nel cogliere quel futuro, quindi chiedo a tutti voi: cooperate con Israele, abbracciate Israele, sognate con Israele. Sogno del futuro che possiamo costruire insieme, un futuro di progresso mozzafiato, un futuro di sicurezza, prosperità e pace, un futuro di speranza per tutta l’umanità, un futuro in cui, anche alle Nazioni Unite, anche in questa sala, Israele infine, inevitabilmente, prenderà il suo legittimo posto tra le nazioni.

Grazie.”
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!)

Messaggioda Berto » dom set 25, 2016 7:09 am

http://blog.plebiscito.eu/petizione-cig

??? Basta fanfaroni!
No serve a gnente ndar a l'ONU e nomar l'UNESCO con se li fuse dei santoli ... sti organixmi no li fa i nostri entaresi e dapò li vien doparà come sanbeli dai màsa fanfaroni e patacari nostrani. Co l'ONU no gavaremo mai la lebartà e l'endependensa, come ke co l'UNESCO la lengoa veneta no la metarà mai le ale. Se i Veneti no i cata la forsa drento de luri a xe enutile e ensensà ke sta forsa i la çerke fora de luri, parké nesuni al mondo pol far par ti, coel ke sol ke ti, te pol far par ti e par la to xente e ke no te fe.


Se ga da ndar dai veneti (e no dal Papa o a l'ONU o ai santi paròni) a dimandarghe cosa ke i vol e a spiegarghe come k'a podaria esar mejo łe robe sa se fuse endependenti, lebari, responsabełi e sorani. Ma a cogna aver ciàre tute łe robe, esar lindi e sora tuto esar popoło e no casta; e ła condision de baxe ła ga da esar ła soranedà połedega, cosiente e responsabełe de tuti i veneti e de ogni veneto come omo e come çitadin.
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!)

Messaggioda Berto » dom set 25, 2016 7:37 am

L’Arabia Saudita e l’assurda candidatura alla presidenza del Consiglio Onu per i diritti umani

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... ni/1729286

Riccardo Noury
Portavoce di Amnesty International Italia

La notizia ha dell’incredibile. È come se un piromane avanzasse la sua candidatura a dirigere i Vigili del fuoco, o se lo Stato islamico si proponesse alla presidenza dell’Unesco.

UN Watch, il gruppo di monitoraggio sull’operato degli organismi delle Nazioni Unite che si occupano di diritti umani, ha reso nota l’intenzione dell’Arabia Saudita di candidarsi alla presidenza del Consiglio Onu per i diritti umani. L’attuale mandato della Germania scadrà l’anno prossimo, ma l’elezione avrà luogo entro la fine del 2015.

L’Arabia Saudita è stata eletta stato membro del Consiglio Onu per i diritti umani nel 2013 e già allora le proteste delle organizzazioni per i diritti umani furono vibranti. Se la candidatura alla presidenza avesse successo verrebbe messa la pietra tombale sulla credibilità dell’organismo.

Nei primi cinque mesi dell’anno sono state già eseguite 90 condanne a morte, tre in più del totale del 2014. Una delle prossime esecuzioni potrebbe essere quella dello sceicco Nimr al-Nimr, noto religioso sciita condannato a morte nel 2014 dopo un processo irregolare.

Il lavoro per il boia è così tanto in Arabia Saudita che di recente è stato necessario pubblicare un bando per nuove assunzioni.

Ma non c’è solo la pena di morte. Nel paese non c’è spazio per il dissenso, che le nuove norme in materia di sicurezza equiparano di fatto al terrorismo.

Il caso più noto di repressione delle idee è quello di Raif Badawi, condannato a 10 anni di carcere e a 1000 frustate per aver espresso i suoi punti di vista sulla società e sulla religione in un forum online. Badawi è uno degli almeno 12 prigionieri di coscienza detenuti nelle carceri del regno: insieme a lui vi sono avvocati, attivisti per i diritti umani e sostenitori delle riforme.

Un curriculum davvero impeccabile, dunque, per presiedere il principale organismo delle Nazioni Unite in materia di diritti umani…



Capolavoro all’Onu. Da oggi a vigilare sui diritti umani ci sarà l’Arabia Saudita
settembre 21, 2015 Leone Grotti

Nella monarchia islamica, dove vige un’applicazione rigida della sharia, vengono violati tutti i principali diritti umani. «Ha fatto decapitare più persone dell’Isis»

http://www.tempi.it/capolavoro-onu-da-o ... -diHyQoHis

Le minoranze, i perseguitati, i discriminati e chiunque nel mondo soffre per il mancato riconoscimento dei suoi diritti umani può stare tranquillo: nel 2016 sarà difeso dall’Arabia Saudita. Purtroppo non è uno scherzo: l’ambasciatore saudita Faisal bin Hassan Trad è appena stato eletto a capo del Consiglio per i diritti umani dell’Onu per l’anno 2016.

DIRITTI UMANI.
Toccherà dunque a uno dei pochi paesi a non aver mai firmato la Dichiarazione universale dei diritti umani, difendere per conto dell’Onu i diritti umani nel mondo. Quest’anno la presidenza, che viene ricoperta a rotazione da un paese di una diversa area continentale, toccava al gruppo asiatico e la monarchia assoluta islamica l’ha spuntata su paesi come Bangladesh, Cina, Emirati Arabi Uniti, India, Indonesia, Giappone, Kazakistan, Maldive, Pakistan, Repubblica di Corea, Qatar e Vietnam.

«PIÙ DECAPITAZIONI DELL’ISIS».
L’annuncio, comprensibilmente, ha destato molta perplessità. Hillel Neuer, direttore di UN Watch, ong di Ginevra che monitora il lavoro in difesa dei diritti umani delle Nazioni Unite, ha commentato così la notizia: «È scandaloso che l’Onu abbia scelto un paese che ha giustiziato più persone dello Stato islamico quest’anno per presiedere il Consiglio dei diritti umani. Petrolio, dollari e politica nuocciono a questi diritti».

RECORD MONDIALE.
Neuer non ha usato mezzi termini, ma ha le sue ragioni. L’Arabia Saudita è il quarto paese al mondo per numero di esecuzioni capitali, dietro Iraq, Iran e Cina, che detiene il record assoluto e irraggiungibile con migliaia di condanne a morte contro le centinaia degli altri paesi. Nel 2014 in Arabia Saudita sono state decapitate in tutto 88 persone. Ad agosto è stata decapitata la 102esima del 2015. E mancano ancora quattro mesi alla fine dell’anno.

CONDANNE ALLA CROCIFISSIONE.
Pochi giorni fa, il 17 settembre per la precisione, nel Regno è stato condannato alla crocifissione Ali Mohammed Al-Nimr, figlio di un critico della monarchia islamica, arrestato nel 2012 quando aveva appena 17 anni. È stato accusato di aver protestato in modo illegale e di essere in possesso di armi da fuoco. Secondo molti giornali arabi, il ragazzo avrebbe confessato tutto sotto tortura. La sua richiesta di appello, appena respinta, è stata giudicata non pubblicamente, ma in segreto.
Solo per citare uno degli ultimi esempi di intolleranza radicale, l’Arabia Saudita ha proibito a National Geographic di vendere il suo numero di agosto in edicola e di spedirlo agli abbonati. La rivista ha citato «motivi culturali» alla base della censura. In copertina, sotto il titolo “La rivoluzione silenziosa”, c’era una foto di papa Francesco.

«ZERO DIRITTI».
Al di là di questi ultimi casi, l’elenco delle violazioni dei diritti umani che avvengono in Arabia Saudita è lungo: dal trattamento delle donne a quello delle persone non islamiche, dalla violazione della libertà religiosa alla negazione della libertà di espressione, dallo sfruttamento disumano dei migranti per lavoro al trattamento riservato agli omosessuali, che possono incorrere anche nella pena di morte, per non parlare della rigidissima applicazione della sharia.
L’attivista laico Kacem El Ghazzali riassume così la vita nel Regno: «Questa è l’Arabia Saudita: l’unico membro dell’Onu a non aver firmato la Dichiarazione universale dei diritti umani, uno Stato con zero diritti per le minoranze, zero diritti per le donne, zero diritti umani, zero libertà e un sacco di oppressione e barbarica soppressione per chi dissente».

CI PENSANO I SAUDITI.
Il Consiglio Onu per i diritti umani è nato nel 2006 e al Palazzo di vetro avevano giurato che «gli Stati membri avranno i più alti standard nella promozione e protezione dei diritti umani». Il Consiglio ha come scopo quello di «rafforzare, promuovere e proteggere i diritti umani nel mondo», oltre che «denunciarne le violazioni». Da oggi, ci penserà l’Arabia Saudita.
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!)

Messaggioda Berto » lun ott 03, 2016 6:30 am

No Amnesty International

Amnesty condanna le minacce di Israele contro gli attivisti BDS
12 Aprile 2016

http://bdsitalia.org/index.php/notizie- ... tacchi-bds

Amnesty International sollecita il governo israeliano a porre fine alle minacce e agli attacchi contro i difensori dei diritti umani dei palestinesi e degli israeliani, tra cui i leader del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS). Nel frattempo, gruppi della società civile europei stanno lanciando una nuova campagna per difendere la libertà di parola contro i tentativi da parte di Israele, e dei leader europei ad esso alleati, di limitarla.

"Un’escalation di atti intimidatori da parte del governo e di attacchi e minacce da parte dei coloni e altri attori non statali hanno creato un’atmosfera sempre più pericolosa" per i difensori dei diritti umani in Israele e in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza occupati, ha affermato martedì scorso Amnesty.

L’organizzazione ha espresso particolare preoccupazione per la "sicurezza e la libertà del difensore dei diritti umani dei palestinesi, Omar Barghouti, e altri attivisti del movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), a seguito di inviti che alludevano a minacce, anche di danni fisici e privazione dei diritti fondamentali, da parte di ministri di Israele". Le minacce sono state lanciate durante la conferenza Stop the Boycott (Fermare il Boicottaggio) tenutasi a Gerusalemme il 28 marzo con la partecipazione di leader israeliani e di diplomatici UE e USA.

"Una dichiarazione particolarmente allarmante è venuta dal ministro israeliano dei Trasporti, lnformazione ed Energia Atomica, Yisrael Katz, che ha esortato Israele a impegnarsi in ‘eliminazioni civili mirate’ dei leader BDS, con l'aiuto dei servizi segreti israeliani" ha dichiarato Amnesty. Ha anche rilevato che il termine impiegato da Katz "allude agli ‘omicidi mirati’ utilizzati per descrivere la politica di Israele di colpire membri di gruppi armati palestinesi." Amnesty ha inoltre condannato la dichiarazione del Ministro della Pubblica Sicurezza di Israele, Gilad Erdan, secondo cui gli attivisti, tra cui Barghouti, dovrebbero "pagare il prezzo" del loro lavoro, anche se Erdan ha negato di incitare a procurare danni fisici. Allo stesso modo, il Ministro degli Interni, Aryeh Deri, ha minacciato di revocare il permesso di residenza di Barghouti.

"Un po’ più sicuro"

Amnesty ha descritto queste affermazioni come i più gravi esempi fino ad oggi di "minacce e intimidazioni" e ha invitato i ministri israeliani a sostenere i diritti umani ed evitare "osservazioni pubbliche che incitino alla violenza" contro Barghouti e altri difensori dei diritti umani. Israele dovrebbe anche "ritirare [la] minaccia di limitare arbitrariamente la sua libertà di movimento e di annullare l’autorizzazione di residenza permanente in Israele". Barghouti ha accolto con soddisfazione l'uscita pubblica di Amnesty. "Mi sento già un po’ più sicuro dopo questa chiara posizione presa da Amnesty International", ha detto Barghouti a Electronic Intifada.

"Essa non solo critica le intimidazioni e le violente minacce del governo israeliano contro di me e i miei colleghi BDS, ma difende anche il nostro diritto di impegnarsi nel movimento nonviolento BDS per difendere i diritti del popolo palestinese in base alla legislazione internazionale", ha aggiunto. Omar Barghouti, co-fondatore del movimento BDS, ha anche rinnovato il suo appello a isolare Israele. "Le Nazioni Unite e tutti gli stati devono respingere con forza i tentativi ‘ben oliati’ di Israele di delegittimare il movimento BDS e sostenere il nostro diritto al BDS," ha detto. "Il modo più efficace di chiedere conto al regime oppressivo di Israele dei suoi gravi crimini contro il popolo palestinese è imporre su di esso ampie sanzioni simili a quelle adottate contro l'apartheid in Sudafrica."

In contrasto con la posizione di Amnesty, l'ambasciatore Lars Faaborg-Andersen, massimo inviato dell'UE a Tel Aviv che ha partecipato alla conferenza Stop the Boycott, si è rifiutato di condannare le minacce israeliane.

Legiferare il silenzio

Amnesty ha osservato che le minacce contro gli attivisti BDS rientrano nell’ambito di un vasto attacco ai difensori dei diritti umani palestinesi e israeliani da parte del governo e di attori non statali volti a sopprimere la libertà di espressione e di riunione. Gli episodi citati da Amnesty comprendono le minacce di morte contro Imad Abu Shamsiyeh, il palestinese che il 24 marzo ha filmato l'esecuzione a sangue freddo di un giovane a Hebron da parte di un soldato israeliano; la serie di minacce di morte nei confronti del personale del gruppo palestinese per i diritti umani Al-Haq; gli arresti degli attivisti di Hebron contro lo colonizzazione, Issa Amro e Farid al-Atrash; l'imprigionamento del deputato palestinese Khalida Jarrar, e le invettive e "feroci" minacce dirette a Breaking the Silence, un gruppo israeliano che raccoglie e pubblica le confessioni anonime di abusi compiuti da soldati israeliani.

Amnesty ha anche sottolineato che negli ultimi anni "le autorità israeliane hanno elaborato una serie di leggi che limitano lo spazio per l'opposizione alle politiche e alle azioni del governo israeliano." In questo momento si stanno facendo strada attraverso il parlamento ulteriori leggi "che sembrano essere mirate alla riduzione della libertà di espressione e alla libertà di associazione", ha dichiarato Amnesty. Queste includono il cosiddetto disegno di legge sulla trasparenza, misura che è vista come un attacco ai gruppi critici della condotta di Israele riguardo ai diritti umani. Un altro è il disegno di legge "Fedeltà nella Cultura", che darebbe al governo il potere di ritirare, con effetto retroattivo, i finanziamenti alle attività culturali che "contrastano con i principi dello Stato".

Il diritto di BDS

Questa settimana una coalizione di gruppi della società civile europea ha lanciato una nuova campagna per sostenere la libertà di parola e di azione politica a favore dei diritti dei palestinesi. Il Coordinamento Europeo dei Comitati e delle Associazioni per la Palestina (European Coordination of Committees and Associations for Palestine - ECCP) invita le organizzazioni dei diritti umani, i gruppi per le libertà civili, i movimenti sociali, sindacati e partiti politici a firmare una petizione all'Unione Europea che "si opponga agli attacchi guidati dal governo contro la libertà di parola e le libertà civili attuati al fine di minare le iniziative per i diritti umani della società civile a sostegno della lotta del popolo palestinese per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza."

"Poiché Israele è sempre meno capace di giustificare il suo regime di apartheid e di colonialismo degli insediamenti sul popolo palestinese e i suoi sistematici massacri di palestinesi a Gaza, sta cercando il sostegno dei governi in Europa e negli Stati Uniti per minare la libertà di parola come un modo per proteggersi dalle critiche e dalle misure volte a costringerlo a rendere conto delle sue gravi violazioni del diritto internazionale", afferma l'ECCP, citando recenti esempi di repressione da parte delle autorità del Regno Unito e Francia, nonché le minacce da parte di ministri israeliani. "Indipendentemente dalla loro posizione sul BDS, le organizzazioni dei diritti umani e singoli cittadini del mondo che si occupano di diritti civili e dei diritti umani devono prendere una posizione chiara per difendere il diritto a sostenere il BDS come una questione di coscienza e la libertà di parola e strumento non violento della società civile per promuovere i diritti fondamentali dei palestinesi", aggiunge l’ECCP.

Fonte : Electronic Intifada
Traduzione di Angelo Stefanini



L'accusa di Amnesty a Israele: "Crimini di guerra a Gaza". Tel Aviv: "Falsificano la realtà"
http://www.repubblica.it/esteri/2015/07 ... -120028318

La replica dello Stato ebraico: "Dossier lacunoso, sono ossessionati da noi". Per l'organizzazione umanitaria tra il primo e il 4 agosto scorso a Rafah avvenne una "carneficina" ingiustificata con 135 palestinesi uccisi: "Forse crimini contro l'umanità". Netanyahu approva nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania
29 luglio 2015

Gli effetti dei bombardamenti israeliani della scorsa estate su Gaza
GERUSALEMME - Prima è arrivata la relazione della Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite che aveva parlato di "possibili crimini di guerra" da parte di Israele (ma anche dei gruppi armati palestinesi) nella guerra della scorsa estate tra Hamas e lo Stato ebraico che ha provocato 1462 vittime civili tra i palestinesi e 6 tra gli israeliani.

Oggi arrivano le accuse ancora più dure da parte di Amnesty International: secondo l'organizzazione umanitaria le forze armate israeliane si sarebbero macchiate di crimini di guerra la scorsa estate nel corso di attacchi aerei e terrestri lanciati in zone abitate a Rafah (Gaza).

Dura la reazione dello Stato ebraico che respinge con forza le accuse. "Amnesty International falsifica la realtà nel suo rapporto sui combattimenti di un anno fa a Gaza" afferma il ministero degli Esteri israeliano, secondo cui il rapporto è lacunoso "nella metodologia, nella ricostruzione dei fatti, nelle analisi e nelle conclusioni". Amnesty, sostiene il ministero, "ancora una volta dimostra la propria ossessione verso Israele".

L'accusa verso Israele è contenuta in un rapporto presentato oggi a Gerusalemme nel quale Amnesty non esclude che le azioni dell'esercito israeliano possano essere bollate anche come "crimini contro l'umanità". Nel dettaglio sono stati analizzati i fatti tra l'1 e il 4 agosto quando a Rafah furono uccisi 135 palestinesi fra cui 75 minorenni dopo che un ufficiale israeliano era caduto in agguato di Hamas, una "carneficina". Secondo Amnesty "Israele agì con una terribile indifferenza verso le vite umane civili, e lanciò attacchi sproporzionati ed indiscriminati".

I ricercatori di Amnesty, che non sono potuti entrare nella Striscia perchè impediti da Israele, si sono avvalsi di tecniche investigative e di analisi sofisticate, messe a punto un team di ricercatori (Forensic Architecture) nell'Università di Londra. Si sono basati fra l'altro sull'analisi approfondita di fotografie, su filmati video e su testimonianze oculari.

Per l'organizzazione umanitaria le autorità israeliane non hanno condotto "indagini credibili, indipendenti ed imparziali". Amnesty chiede che "quanti sono sono sospettati di aver ordinato o commesso crimini di guerra" siano perseguiti.

Mentre Amnesty accusa Israele, il governo di Benjamin Netanyahu continua la politica degli insediamenti in Cisgiordania: oggi il premier israeliano ha approvato la costruzione "immediata" di 300 alloggi nella colonia cisgiordana di Beit El, insediamento alla periferia nord di Ramallah, teatro negli ultimi giorni di duri scontri tra forze di sicurezza e coloni. Inoltre è stato comunicato l'avvio della pianificazione per ulteriori cinquecento alloggi a Gerusalemme Est.

Stamattina la Corte suprema di Gerusalemme ha confermato la demolizione entro domani di due condomini costruiti abusivamente proprio a Beit El, scatenando l'ira della destra nazionalista e del partito di estrema destra Focolare ebraico.



La metamorfosi di Amnesty International. Da Nobel per la pace a marionetta araba
Mar 1, 2014
Miriam Bolaffi

http://www.rightsreporter.org/la-metamo ... etta-araba

Ormai da diversi anni quella che a detta di tutti sarebbe la più grande e imparziale organizzazione per la difesa dei Diritti Umani, Amnesty International, è diventata una marionetta nelle mani dei regimi arabi del Golfo che la finanziano a grandi mani. Se prima era sospetto ora è una certezza.

Basti guardare l’ultimo rapporto diffuso da Amnesty International su Israele per rendersi conto che questa organizzazione è tutto fuorché imparziale.Sul sito italiano di Amnesty International si può leggere un sunto di questo cosiddetto “rapporto”, una sintesi che esordisce con:

[gss-content-box]“Negli ultimi tre anni, le forze israeliane hanno mostrato un profondo disprezzo per la vita umana uccidendo decine di civili palestinesi nella Cisgiordania occupata, bambini compresi, nella pressoché totale impunità”[/gss-content-box]

Ora, se io faccio una affermazione così grave sostenendo che qualcuno ha ucciso decine di civili come minimo ne pubblico la lista, riporto il luogo dove questo “omicidio” è avvenuto, riporto i fatti che hanno portato a questi “omicidi”, insomma ne fornisco una dettagliata descrizione proprio perché l’affermazione è grave. Bene, nel rapporto di Amnesty International non c’è nulla di tutto questo, anzi, proprio in cima al rapporto capeggia una fotografia fuorviante che riguarda un episodio nel quale ad essere attaccato è stato un mezzo dell’esercito israeliano che in quella specifica occasione non ha nemmeno reagito (qui il video). In tutto, il cosiddetto rapporto di Amnesty International, riporta i nomi di 15 palestinesi che, prendendo esclusivamente fonti palestinesi, si afferma essere stati uccisi dall’esercito israeliano. Non vi è stata riguardo a quelle morti alcuna indagine da parte di Amnesty International, si sono semplicemente limitati a fare il copia-incolla di alcune agenzie palestinesi e in un paio di casi hanno fatto il copia-incolla di articoli di Haaretz, notoriamente filo-arabo. Delle “indagini imparziali” non c’è nessuna traccia.

In compenso il cosiddetto “rapporto imparziale” di Amnesty International non affronta minimamente le motivazioni che sono alla base degli scontri che hanno portato alla morte di alcuni palestinesi, non parla minimamente delle decine di attentati contro civili israeliani, non menziona i morti israeliani uccisi a sangue freddo da palestinesi, non parla dei 32 morti israeliani (quelli si documentati) e dei 109 feriti a seguito di attacchi palestinesi, non parla dei 979 incidenti stradali e dei conseguenti 398 feriti causati solo nell’ultimo anno dal lancio di “innocue”pietre da parte dei palestinesi ( e i dati non sono aggiornati).

Insomma, siamo di fronte al punto più basso mai toccato da Amnesty International nella sua lunga carriera e nella sua altrettanto lunga metamorfosi che ha trasformato un premio Nobel per la pace in una marionetta al soldo dei regimi arabi del Golfo. E c’è ancora chi prende per oro colato le parole di questi burattini le cui fila vengono tirate da regimi totalitari che in teoria proprio loro dovrebbero combattere.
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!)

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2016 7:58 pm

L’UNESCO SEMPRE PIÙ SERVO DEL MONDO ARABO

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 1136775913

Oggi l’UNESCO ha votato una risoluzione infame che nega il legame ebraico-cristiano con i luoghi sacri di Gerusalemme. Con 24 si, 26 astensioni, 4 voti contro e 2 astenuti, il Comitato Esecutivo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, ha approvato la proposta antisemita di negare qualsiasi legame tra gli Ebrei e Gerusalemme, in particolare con il Monte del Tempio e il Muro Occidentale che da oggi – secondo l’organo delle Nazioni Unite – dovranno essere denominati solo con il loro nome arabo, la Moschea Al-Aqsa e Haram al-Sharif, la Spianata delle Moschee.

Durissima la condanna del mondo ebraico. Il Premier Netanyahu parla del teatrino insensato dell'UNESCO e che alla fine sarà la verità a prevalere mentre il leader dell’opposizione israeliana Isaac Herzog ha fatto sapere che l’UNESCO non solo deve ritirare subito la risoluzione ma ritornare alla sua missione originale senza tradire la storia. Gli fa eco il Presidente dello stato ebraico Rivlin che parla dell’autoumiliazione di un organo internazionale che nega l’evidenza della storia a cui ha fatto poi seguito il Presidente del parlamento israeliano, Yuli Edelstein, che ha dichiarato:“la decisione adottata dell'UNESCO è un messaggio agli istigatori e a coloro che vogliono riscrivere la storia lavorando senza sosta per l’odio antiebraico”.



L'Unesco riscrive la storia: il Monte del Tempio e il Muro del pianto non sono luoghi legati all'ebraismo
Una risoluzione del comitato esecutivo ha sancito che questi due luoghi sono sacri soltanto per la religione musulmana, approvando l'utilizzo del solo nome arabo
di Redazione | 13 Ottobre 2016

http://www.ilfoglio.it/esteri/2016/10/1 ... e_c213.htm

L'Unesco – l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura – ha deciso che il Monte del Tempio e il Muro del Pianto non hanno nulla a che fare con l'ebraismo. Una risoluzione del comitato esecutivo ha infatti sancito che questi due luoghi sono sacri soltanto per la religione musulmana, approvando l'utilizzo del solo nome arabo, nonostante il riconoscimento "dell'importanza della città vecchia di Gerusalemme e delle sue mura per le tre religioni monoteiste".

È una decisione assurda", ha commentato il premier israeliano Benjamin Netanyahu. "Dire che Israele non ha legami con il Monte del Tempio è come dire che la Cina non ha legami con la Grande Muraglia o che l'Egitto non ha nessun legame con le Piramidi: l'Unesco ha perso quel poco di legittimità che ancora aveva".

I rappresentanti dei vari schieramenti politici israeliani hanno condannato all'unanimità la decisione dell'Unesco, definendola "vergognosa ed antisemita", come Miri Regev, il ministro della Cultura. Il leader dell'opposizione Isaac Herzog ha accusato le Nazioni unite di voler "riscrivere la storia, distorcendone i fatti: inventare che il Muro del Pianto e il Monte del Tempio non hanno legami con il popolo ebraico è una terribile bugia che serve soltanto ad incrementare l'odio". Anche un rappresentante repubblicano del Congresso Usa, Ted Deutch, ha scritto sul suo profilo Twitter che la decisione è "pericolosa".




L'UNESCO SI E' COPERTA DI RIDICOLO.QUALE SARA' IL PROSSIMO PASSO?PROCLAMARE CHE I CATTOLICI NON HANNO ALCUN LEGAME COL VATICANO E I MUSULMANI CON LA MECCA?

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 6557272739

L’Unesco, l’agenzia Onu per la cultura, ha approvato giovedì una risoluzione che disconosce i legami storici di ebrei e cristiani con i luoghi santi della Città Vecchia di Gerusalemme, che vengono menzionati esclusivamente con i loro nomi musulmani, e condanna una presunta “escalation di aggressioni” ai luoghi santi islamici da parte di Israele, definito “potenza occupante”.

Dei 58 paesi membri della Commissione Relazioni Esterne, 24 hanno votato a favore, 26 si sono astenuti mentre 6 hanno votato contro, e cioè: Stati Uniti, Gran Bretagna, Lituania, Paesi Bassi, Germania ed Estonia. Si sono astenuti tutti gli altri paesi europei presenti, e cioè: Francia, Grecia, Italia, Slovenia, Spagna e Svezia. Si sono astenuti anche: Albania, Argentina, Camerun, Costa d’Avorio, El Salvador, Ghana, Guinea, Haiti, India, Giappone, Kenya, Nepal, Uganda, Paraguay, Sud Corea, Saint Kitts e Nevis, Slovenia, Sri Lanka, Togo, Trinidad e Ucraina. Hanno invece votato a favore: Algeria, Bangladesh, Brasile, Ciad, Cina, Repubblica Dominicana, Egitto, Iran, Libano, Malaysia, Mauritania, Messico, Marocco, Mozambico, Nicaragua, Nigeria, Oman, Pakistan, Qatar, Russia, Senegal, Sud Africa, Sudan e Vietnam. Assenti: Serbia e Turkmenistan. La decisione dovrà essere ratificata lunedì o martedì dal Comitato Esecutivo dell’Unesco.
Naturalmente Israele e il popolo ebraico non hanno alcun bisogno che l’Unesco o qualsiasi altro ente riconosca il legame speciale che li lega a Gerusalemme in generale, e in particolare ai loro luoghi santi come il Muro Occidentale e il Monte del Tempio”, ha commentato Carmel Shama Hacohen l’ambasciatore d’Israele all’Unesco. E ha aggiunto: “Non vi è legame fra un popolo e un luogo del mondo che possa essere paragonato alla forza e alla profondità del nostro legame storico, religioso e nazionale con Gerusalemme, un legame che ha superato un test di duemila anni durante i quali gli ebrei in tutto il mondo hanno ricordato Gerusalemme ogni giorno”.

Il teatro dell’assurdo continua all’Unesco, che oggi ha approvato la sua decisione più strampalata che dice che il popolo d’Israele non ha alcun collegamento con il Monte del Tempio e il Muro Occidentale – ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – Evidentemente non hanno mai letto la Bibbia, ma vorrei consigliare ai membri dell’Unesco di visitare l’Arco di Tito, a Roma, dove possono vedere ciò che i romani portarono a Roma dopo aver distrutto e saccheggiato il Monte del Tempio duemila anni fa. Sull’arco si può vedere scolpita la Menorà (candelabro) a sette bracci, che è il simbolo del popolo ebraico ed oggi il simbolo dello stato ebraico. Sicuramente l’Unesco dirà che l’imperatore Tito fa parte della propaganda sionista. Dire che Israele non ha alcun legame con il Monte del Tempio e il Muro Occidentale – ha continuato Netanyahu – è come dire che la Cina non ha alcun legame con la Grande Muraglia, e che l’Egitto non ha alcun legame con le piramidi. Con questa insensata decisione l’Unesco cancella la poca legittimità che le restava. Sono convinto che la verità storica è più forte e prevarrà. Ed è appunto della verità che stiamo parlando oggi”.


Scelta choc dell'Unesco: il Muro del Pianto non è un simbolo ebraico
Una mozione dell'organismo dell'Onu nega una verità storica legando il sito solo ai musulmani
Fiamma Nirenstein - Ven, 14/10/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 18974.html

Adesso chi vuol far votare una mozione per dire che esistono le sirene, o che il Vaticano non è mai stato la sede del papato, lo può fare.

Passerà. Perché l'Unesco, il braccio artistico dell'Onu, su proposta dei palestinesi e dei giordani (i primi che dovrebbero essere un interlocutore credibile per un processo di pace, i secondi che la pace l'hanno già firmata) sta per approvare una mozione che nega ogni rapporto storico fra l'ebraismo e il Monte del Tempio. Cioè, fra l'altro, il Muro del Pianto, il primo luogo santo degli ebrei nei secoli dei secoli.

Ieri l'assemblea ha votato una mozione preliminare, e 21 nazioni, indovinate quali, hanno votato in favore della mozione, 26 pusillanimi (indovinate quali. Ma davvero anche l'Italia? Si, davvero) si sono astenute e sei coraggiose hanno votato contro. Le sei sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Lituania, l'Olanda, la Germania, e l'Estonia. Che imbarazzo, che vergogna che una delle più accertate verità archeologiche e storiche, di cui per altro c'è una prova lampante proprio a Roma nel bassorilievo dell'arco di Tito (che conquistò il Tempio) che ritrae i prigionieri ebrei con la lampada a sette braccia a spalla proprio da quel tempio che ora si chiamerà spianata di al Buraq, dal nome del cavallo che trasportò Maometto in cielo.

La risoluzione cominciò il suo iter ad aprile, legando il sito solo alla storia musulmana. Non importa all'Unesco se gli attentati terroristici in nome della Moschea di Al Aqsa fanno decine di vittime al mese. Né che uno degli sport preferiti del terrorismo sia appunto negare ogni nesso degli ebrei con la loro vera storia, che ne tesse l'origine e lo sviluppo a e di Gerusalemme. Che importa: l'importante è manipolare lo scenario internazionale. A luglio fu formalizzata la mozione e fu spostato il voto a causa del colpo di stato mancato in Turchia. Il direttore generale dell'Unesco Irina Bokova ebbe la decenza di dichiarare che non si può negare il rapporto fra le tre religioni e il sito, ma si sa, la febbre antisemita dell'Onu è sempre alta, e la paura un po' compiaciuta di chi si tira da una parte grande. Così siamo arrivati a questo prevoto, e la settimana prossima al voto definitivo. 39 senatori americani, in un gruppo bipartisan, chiedono di recedere da questo folle passo, ma visto che anche la Tomba di Rachele e la sinagoga di Hevron, quella dove sono seppelliti i patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe sono stati dichiarati retaggio musulmano, c'è da aspettarsi il peggio. Se si vuole consultare un documento che dica tutta la verità sul Monte del Tempio, c'è una brochure del 1924 redatta dall'WAQF, l'autorità islamica, che, anzi, con grande orgoglio dice che non c'è alcun dubbio che il sito fosse quello del Tempio di Salomone di quello di Erode (non l'uccisore dei bambini, il padre). Ma i testi sono innumerevoli.

Non c'è bisogno di essere uno storico per sapere che Gerusalemme e gli ebrei sono un nodo solo, che quel sito è nella Bibbia il luogo del sacrificio di Isacco (sul Monte Moriah), poi della conquista del re David (e qui ci sono molte prove archeologiche), poi tempio di Salomone distrutto nel 632 da Nabuccodonosor, poi del Tempio di Erode, e che anche Gesù Cristo, da buon ebreo, ci andò in pellegrinaggio e là predico ai mercanti. Si vedono ancora i loro negozietti di pietra e le scale da cui salì Cristo ragazzino. Inoltre i reperti della città di Davide, gli scritti di Tacito e di Flavio Giuseppe che testimonia nelle virgole la caduta del tempio, sono noti ai più. Si sa anche bene che il riferimento musulmano a Gerusalemme come città santa è ben scarso: una riga nel Corano per il volo di Maometto a al Masjiid al Aqsa alla «città lontana», quando ancora non esisteva la Moschea dato che Mohammed è morto nel 632 ed essa si costruisce nel 705.

La risoluzione dell'Unesco lascia senza parole, fa tristezza, fa pensare che si viva in un momento in cui ancora l'antisemitismo vince. Con tutto ciò gli ebrei seguiteranno ad andare, come nei secoli dei secoli, a toccare il loro muro occidentale del Tempio di Gerusalemme e piangeranno. Quella dell'Unesco è una forma di distruzione come quella di Palmira, o non ce ne siamo accorti?
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!)

Messaggioda Berto » ven ott 14, 2016 2:43 pm

S'à penso c'à gh'è (se a penso ke a ghe xe) dei pori veneti sensa cosiensa omane e degnetà ke par darghe vałor a ła nostra łengoa veneta łi tira en bàło l'UNESCO a me vien łi xgrixołi.

https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 2614435488

ONU - UNESCO e altri (no grasie!)
Mito e organizzazioni "parassitarie e criminali" che non promuovono affatto i diritti umani, le libertà, il rispetto e la fraternità tra gli uomini, le genti, i popoli, le etnie, le nazioni, gli stati.

https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5542336059
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!)

Messaggioda Berto » ven ott 14, 2016 8:33 pm

“L’Unesco si è coperta di ridicolo”
“Quale sarà il prossimo passo? Proclamare che i cattolici non hanno alcun legame con il Vaticano e i musulmani con la Mecca?"

http://www.israele.net/lunesco-si-e-coperta-di-ridicolo

L’Unesco, l’agenzia Onu per la cultura, ha approvato giovedì una risoluzione che disconosce i legami storici di ebrei e cristiani con i luoghi santi della Città Vecchia di Gerusalemme, che vengono menzionati esclusivamente con i loro nomi musulmani, e condanna una presunta “escalation di aggressioni” ai luoghi santi islamici da parte di Israele, definito “potenza occupante”.

Dei 58 paesi membri della Commissione Relazioni Esterne, 24 hanno votato a favore, 26 si sono astenuti mentre 6 hanno votato contro, e cioè: Stati Uniti, Gran Bretagna, Lituania, Paesi Bassi, Germania ed Estonia. Si sono astenuti tutti gli altri paesi europei presenti, e cioè: Francia, Grecia, Italia, Slovenia, Spagna e Svezia. Si sono astenuti anche: Albania, Argentina, Camerun, Costa d’Avorio, El Salvador, Ghana, Guinea, Haiti, India, Giappone, Kenya, Nepal, Uganda, Paraguay, Sud Corea, Saint Kitts e Nevis, Slovenia, Sri Lanka, Togo, Trinidad e Ucraina. Hanno invece votato a favore: Algeria, Bangladesh, Brasile, Ciad, Cina, Repubblica Dominicana, Egitto, Iran, Libano, Malaysia, Mauritania, Messico, Marocco, Mozambico, Nicaragua, Nigeria, Oman, Pakistan, Qatar, Russia, Senegal, Sud Africa, Sudan e Vietnam. Assenti: Serbia e Turkmenistan. La decisione dovrà essere ratificata lunedì o martedì dal Comitato Esecutivo dell’Unesco.

L’ambasciatore d’Israele all’Unesco, Carmel Shama-Hacohen, ha sottolineato che “i palestinesi hanno perso il supporto di tutta l’Europa, comprese Francia, Spagna e persino la Svezia. Insieme allo spostamento verso l’astensione di paesi chiave come India e Argentina, il voto costituisce un risultato significativo rispetto alle condizioni di partenza in analoghe votazioni precedenti. Palestinesi e stati arabi – ha spiegato l’ambasciatore – godono di una maggioranza automatica contro Israele in ogni istituzione dell’Onu. L’obiettivo di Israele è quello di erodere questa maggioranza automatica”.


Moneta coniata nel 134/5 e.v., durante la rivolta ebraica anti-romana di Bar Kokhba. Vi è rappresentata la facciata del Tempio di Gerusalemme, all’interno del quale si intravede l’Arca dell’Alleanza
...


“Naturalmente Israele e il popolo ebraico non hanno alcun bisogno che l’Unesco o qualsiasi altro ente riconosca il legame speciale che li lega a Gerusalemme in generale, e in particolare ai loro luoghi santi come il Muro Occidentale e il Monte del Tempio”, ha poi commentato Carmel Shama Hacohen. E ha aggiunto: “Non vi è legame fra un popolo e un luogo del mondo che possa essere paragonato alla forza e alla profondità del nostro legame storico, religioso e nazionale con Gerusalemme, un legame che ha superato un test di duemila anni durante i quali gli ebrei in tutto il mondo hanno ricordato Gerusalemme ogni giorno”. Carmel Shama-Hacohen ha spiegato ad Ha’aretz che la votazione di giovedì costituisce un duro colpo per l’Unesco, giacché sono gli atti come questo che causano la sospensione dei finanziamenti da parte degli Stati Uniti. “L’ostinazione dei palestinesi sta già costando all’Unesco circa 100 milioni di euro in mancate quote americane – ha spiegato Shama-Hacohen – Solo pochi giorni fa l’ambasciatore americano ha detto per la prima volta in pubblico, in un dibattito dell’Unesco, che le risoluzioni su Gerusalemme impediscono all’amministrazione Usa di ottenere dal Congresso l’approvazione ai pagamenti”.

Secondo un alto funzionario del ministero degli esteri israeliano citato da Ha’aretz, nei giorni scorsi Israele ha saputo che molti paesi arabi hanno votato a favore solo per assecondare la loro opinione pubblica interna, “ma esprimono forte insoddisfazione per le mosse palestinesi all’Unesco: li criticano apertamente e dicono che esagerano con le posizioni estremiste, ma che non hanno altra che sostenere la risoluzione per considerazioni di politica interna”.

“Con o senza l’Unesco, il Monte del Tempio è e rimarrà il luogo più sacro per il popolo ebraico”, ha detto la ministra israeliana della cultura Miri Regev. Ed ha aggiunto: “Abbracciando la falsa narrazione palestinese, del tutto infondata rispetto ai dati della storia, l’Unesco si è coperta di ridicolo”.


Sopra, la Menorà trafugata dal Tempio di Gerusalemme dalle legioni romane, rappresentata sull’Arco di Tito a Roma (I sec. e.v.). Sotto, l’emblema ufficiale dell’odierno Stato d’Israele
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“Per la seconda volta quest’anno, l’Unesco vota la negazione della storia assecondando mozioni anti-israeliane, quando non antisemite, avanzate da stati arabi e musulmani”. Lo ha scritto il ministro israeliano dell’istruzione Naftali Bennett in una lettera aperta al Direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova. “L’Unesco – scrive Bennett – è tenuta a insegnare i fatti, non a riscrivere la storia. In questo caso una tradizione di migliaia di anni, suffragata da testimonianze archeologiche, offre un quadro chiarissimo: due Templi ebraici sono esistiti in quel sito secoli prima che l’islam venisse al mondo. Monete, iscrizioni in pietra, sigilli e altri reperti, oltre alle testimoniane di storici greci e romani, confermano che il Monte del Tempio è da migliaia di anni il punto focale della tradizione ebraica. Ignorare i legami ebraici con il Monte del Tempio costituisce una sfacciata negazione della storia”.

La vice-ministra degli esteri israeliana Tzipi Hotovely ha dichiarato: “Il fatto che si siano astenuti più membri di quelli che hanno votato a favore mostra le profonde riserve di molti paesi circa questa vergognosa risoluzione. Dal canto loro, i paesi che hanno votato a favore hanno prestato la loro voce alla menzogna propagata dai palestinesi secondo cui il Monte del Tempio è un sito esclusivamente islamico: una falsificazione della storia che è un oltraggio agli antichi legami ebraici e cristiani con Gerusalemme”.

“L’Unesco tradisce la sua missione e rende un pessimo servizio alla diplomazia e alle istituzioni internazionali: chi cerca di riscrivere la storia, distorcere i fatti e inventare la favola secondo cui il Muro Occidentale e il Monte del Tempio non avrebbero alcuna connessione con il popolo ebraico, afferma una spaventosa menzogna che serve solo ad aumentare l’odio”. Lo ha scritto su Facebook il leader dell’opposizione laburista israeliana Isaac Herzog, che ha aggiunto: “Su questo punto non vi è nessun disaccordo fra israeliani, ed esorto l’Unesco a ritirare questa assurda risoluzione e impegnarsi a tutelare, e non a distorcere, la storia umana”.

“Spetta al nostro governo e al nostro ministro degli esteri chiedere ai paesi del mondo di condannare questa decisione antisemita e di sospendere immediatamente i finanziamenti alle Nazioni Unite”. Lo ha scritto giovedì il ministro dell’agricoltura israeliano Uri Ariel in una lettera aperta al suo primo ministro e ministro degli esteri Benjamin Netanyahu.

“Quale sarà il prossimo passo? – si è chiesto su Facebook il parlamentare israeliano Micki Levy (di Yesh Atid) – Proclamare che i cattolici non hanno alcun legame con il Vaticano e i musulmani con la Kabaa della Mecca?”.

“Sono indignato per il voto di oggi all’Unesco, che nega migliaia di anni di legame fra gli ebrei e il Muro Occidentale di Gerusalemme”, si legge in una dichiarazione rilasciata ai mass-media dal sindaco della città Nir Barkat. Anche Barkat si chiede se l’Unesco “voterebbe la negazione dei legami cristiani con il Vaticano o dei legami musulmani con la Mecca”, e aggiunge: “Il voto dell’Unesco sostiene che non vi è alcun collegamento tra il popolo ebraico e il Muro Occidentale. In realtà, è il voto dell’Unesco che non ha alcun collegamento con la realtà”.

“Il teatro dell’assurdo continua all’Unesco, che oggi ha approvato la sua decisione più strampalata che dice che il popolo d’Israele non ha alcun collegamento con il Monte del Tempio e il Muro Occidentale – ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – Evidentemente non hanno mai letto la Bibbia, ma vorrei consigliare ai membri dell’Unesco di visitare l’Arco di Tito, a Roma, dove possono vedere ciò che i romani portarono a Roma dopo aver distrutto e saccheggiato il Monte del Tempio duemila anni fa. Sull’arco si può vedere scolpita la Menorà (candelabro) a sette bracci, che è il simbolo del popolo ebraico ed oggi il simbolo dello stato ebraico. Sicuramente l’Unesco dirà che l’imperatore Tito fa parte della propaganda sionista. Dire che Israele non ha alcun legame con il Monte del Tempio e il Muro Occidentale – ha continuato Netanyahu – è come dire che la Cina non ha alcun legame con la Grande Muraglia, e che l’Egitto non ha alcun legame con le piramidi. Con questa insensata decisione l’Unesco cancella la poca legittimità che le restava. Sono convinto che la verità storica è più forte e prevarrà. Ed è appunto della verità che stiamo parlando oggi”.

“Nessun forum o ente mondiale può venire a negare il legame tra il popolo ebraico, la Terra d’Israele e Gerusalemme, e qualunque organismo lo faccia non fa che mettere in imbarazzo se stesso”. Lo ha detto il presidente d’Israele Reuven Rivlin, che ha aggiunto: “Possiamo accettare le critiche, non possiamo accettare lo stravolgimento della storia”.

(Da: YnetNews, Ha’aretz, Jerusalem Post, Times of Israel, 13.10.16)

Il partito Fatah (che fa capo ad Abu Mazen) ha accolto con soddisfazione la risoluzione dell’Unesco che nega ogni collegamento tra ebrei e Monte del Tempio di Gerusalemme. “E’ una vittoria importante per il popolo palestinese, per i difensori della moschea al-Aqsa e per la difesa nazionale”, ha detto giovedì un portavoce palestinese. Un comunicato stampa di Fatah sottolinea che l’importanza della decisione risiede nel suo contenuto, in particolare nel fatto che nega qualsiasi collegamento storico tra ebrei e Monte del Tempio, e che sia stata approvata “mentre è in aumento la giudaizzazione di Gerusalemme”. Fatah mette inoltre in evidenza il fatto che la risoluzione non sarebbe mai passata senza l’abilità diplomatica di Abu Mazen e l’aiuto dei paesi arabi e di altri paesi del mondo. Questa parte della dichiarazione viene vista dagli osservatori come un stoccata a Hamas, rivale di Fatah e Autorità Palestinese. Dopo aver ringraziato i paesi che “hanno sostenuto i palestinesi”, Fatah invita gli stati che hanno votato contro a riconsiderare le loro posizioni riguardo ai “diritti legittimi della nazione palestinese”. (Da: YnetNews, 13.10.16)
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!)

Messaggioda Berto » sab ott 15, 2016 7:41 am

Il direttore dell’Unesco difende Israele: “La Spianata delle Moschee è anche ebraica”
Bokova contro la risoluzione del Comitato esecutivo che nega i legami storici con l’ebraismo
Lucia Sgueglia

http://www.lastampa.it/2016/10/14/ester ... agina.html


Anche il direttore dell’Unesco, Irina Bokova, prende le distanze dalla decisione del Comitato esecutivo dell’agenzia dell’Onu che ieri ha adottato una controversa risoluzione sulla Spianata delle Moschee. La risoluzione, votata a maggioranza, dichiara in sostanza che il luogo sacro ha legami culturali solo con l’islam e mette in dubbio il carattere ebraico del Muro del Pianto, la parte occidentale della Spianata.

Il Muro del Pianto

Oggi Bokova ha preso una netta presa di posizione: «La Moschea di Al-Aqsa, o Al-Haram al-Sharif, il sacro santuario dei musulmani - ha precisato il direttore dell’Unesco in un comunicato – è anche Har HaBayat, il Tempio del Monte, e il Muro occidentale del Tempio (Muro del Pianto), il luogo più sacro per l’ebraismo».

Europei divisi

Ieri il Comitato esecutivo, una sorta di Consiglio di Sicurezza dell’agenzia, ha approvato la risoluzione anti-Israele con 24 voti a favore, 6 contrari, 26 astensioni, due assenti. Fra i Paesi europei Gran Bretagna, Germania, Olanda, Lituania ed Estonia, hanno votato contro. La Francia è stata convinta ad astenersi da una forte pressione diplomatica israeliana assieme ad altri Paesi europei e all’India. Nazioni arabe e africane hanno invece votato compattamente a favore.

“Appoggio al terrorismo”

La risoluzione è la prima azione dirompente nell’agenzia dei palestinesi, che sono stati ammessi a pieno titolo all’Unesco il 31 ottobre 2011 mentre all’Onu hanno solo uno status di Paese osservatore. La reazione israeliana è stata durissima. Il ministro dell’Educazione Naftali Bennett ha inviato una lettera alla stessa Bokova, accusando l’organizzazione di «fornire supporto al terrorismo» e annunciando la sospensione, da subito, di «tutte le operazioni con l’Unesco. “Non ci saranno incontri con i suoi rappresentanti» e «non parteciperemo alla conferenze internazionali», ha avvertito il ministro.



La spianata si chiama Monte del Tempio, io direi che è sopratutto, e per diritto di precedenza, ebraica.
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!)

Messaggioda Berto » sab ott 15, 2016 11:11 pm

La gravità e le conseguenze della sciagurata risoluzione dell’Unesco
15 ottobre 2016

http://www.linformale.eu/la-gravita-le- ... dellunesco

“La decisione dell’UNESCO di riferirsi al Monte del Tempio, il sito più sacro dell’ebraismo, con i nomi arabi, “al-Haram al-Sharif” e “Al-Aqsa” non deve meravigliare più di tanto. E’ caratteristico dei conquistatori modificare, rinominandola, la toponomastica dei luoghi catturati e sottomessi al loro imperio” scriveva il 19 aprile 2016, su queste colonne, Niram Ferretti.
A sei mesi di distanza, la diffusione della notizia dell’approvazione di una sciagurata risoluzione che nega il rapporto tra luoghi sacri di Gerusalemme e cultura ebraica ha sconvolto gli equilibri, tanto da spingere Israele ad interrompere comprensibilmente ogni rapporto con l’Unesco.
Ad approvare tale risoluzione è stato il Comitato Esecutivo dell’Unesco, organizzazione facente capo all’Onu che dovrebbe occuparsi di scienza, educazione e cultura. Non già di politica. Invece, per effetto di tale risoluzione, luoghi sacri come il Monte del Tempio e il Muro Occidentale dovranno essere denominati solo in arabo.
Questo significa che l’Unesco si schiera e dà ragione al mondo arabo, secondo cui il Tempio di Salomone non è mai esistito, esiste solo la moschera Al-Aqsa in quanto tutto, a Gerusalemme e non solo, è originariamente musulmano.
Musulmana è la Bibbia ebraica, musulmana la Palestina chiamata per l’appunto Dār al-Islām (Casa dell’Islam). Musulmana, e soltanto musulmana, la spianata delle moschee, che anche secondo l’Unesco dovrà essere chiamata solo e soltanto Haram al-Sharif.
Questa però non è storia, neppure cultura, essendo una reinterpretazione falsa, di parte e in malafede. E’ semmai politica. E l’Unesco quindi ha tradito il suo ruolo.
La prima conseguenza è la totale cancellazione della storia ebraica. Una sorta di olocausto culturale che estirpa totalmente le radici ebraiche da Gerusalemme. Il Kotel, il Muro Occidentale o Muro del Pianto, non potrà più essere considerato un sito ebraico. Sarà soltanto Ḥāʾiṭ al-Burāq, un sito esclusivamente musulmano.
Ma chi l’ha deciso? Un voto di un Comitato Esecutivo: 24 favorevoli, solo 6 contrari, 26 pavidi astenuti che aggiungendosi ai contrari avrebbero potuto impedirne l’approvazione.

Non stupisce che tra i 24 favorevoli ci siano solo paesi arabi o islamici e stati notoriamente antisemiti. Decisiva, però, è stata l’astensione di alcuni stati europei come l’Italia e la Francia. Qualcosa di cui vergognarsi: anche l’astensione ha significato avallare il colonialismo dei nomi, il dominio arabo e l’olocausto culturale che vuole cancellare le radici ebraiche da Gerusalemme.
Hanno votato a favore: Algeria, Bangladesh, Brasile, Ciad, Cina, Repubblica Dominicana, Egitto, Iran, Libano, Malesia, Isole Mauritius, Messico, Marocco, Mozambico, Nicaragua, Nigeria, Oman, Pakistan, Qatar, Russia, Senegal, Sudafrica, Sudan, Vietnam. Sostanzialmente, tutti i BRICS tranne l’India, i paesi arabi e islamici, alcuni stati africani. Contrari solo Usa, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Lituania, Estonia.
Tra le astensioni, stupiscono ma purtroppo non più di tanto quelle di Italia, Francia, Spagna, Svezia, Slovenia, Grecia
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