ONU - UNESCO e altri (no grasie!) - e Facebook ?

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Messaggioda Berto » dom giu 21, 2020 8:56 pm

Il segretario di Stato Mike Pompeo sabato ha criticato il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite , dopo che la controversa organizzazione ha approvato una risoluzione che critica la brutalità della polizia e il trattamento degli afroamericani negli Stati Uniti.
20 giugno 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... __tn__=K-R

Lo stesso Consiglio è accusato di ignorare le violazioni dei diritti umani da parte di coloro che sono membri nel consiglio stesso .

"Il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, ora composto dal Venezuela e recentemente da Cuba e dalla Cina, è stato a lungo e rimane un paradiso per i dittatori e per quelle democrazie che li abbandonano", ha detto Pompeo in una nota. “È una grande delusione per coloro che cercano sinceramente di promuovere la dignità umana. Ciò nonostante, la decisione del Consiglio di votare ieri su una risoluzione incentrata sulla polizia e sulle discriminazioni razziali negli Stati Uniti segna un nuovo minimo ".

Il Consiglio, che gli Stati Uniti hanno lasciato nel 2018 a causa delle preoccupazioni sia sui membri che vi partecipano che sulla sua inclinazione anti-israeliana, ha approvato venerdì 19 giugno all'unanimità una risoluzione sulla "promozione e protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali degli africani e delle popolazioni africane contro la brutalità della polizia e altre violazioni dei diritti umani ".

La risoluzione, che è stata redatta dall'Iran, dal Burkina Faso e dallo "Stato di Palestina", esprime preoccupazione per le "continue pratiche discriminatorie e violente perpetrate dalle forze dell'ordine contro gli africani e le persone di origine africana e il razzismo strutturale endemico nel sistema giudiziario negli Stati Uniti d'America e in altre parti del mondo ".

Ma la risoluzione serve come prova per i critici del Consiglio che è più focalizzata su questioni statunitensi che questioni più ampie e più gravi riguardanti i diritti umani in altri paesi, compresi quelli che siedono nel consiglio.

Insieme al Venezuela, gli attuali membri del consiglio includono Afghanistan, Somalia, Eritrea e Libia. Hillel Neuer, direttore esecutivo di UN Watch, ha osservato che le sessioni del consiglio non hanno prodotto alcuna risoluzione sulla Cina, nonostante la persecuzione dei musulmani e il silenziamento degli informatori del coronavirus.

Pompeo ha continuato dicendo che la mossa del Consiglio ha confermato la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi.

"Se il Consiglio si impegnasse seriamente a proteggere i diritti umani, ci sono molte esigenze legittime che dovrebbero essere poste alle sia attenzione, come le disparità razziali sistemiche in luoghi come Cuba, Cina e Iran", ha affermato. "Se il Consiglio fosse onesto, riconoscerebbe i punti di forza della democrazia americana e solleciterebbe i regimi autoritari in tutto il mondo a imitare la democrazia americana e mantenere le loro nazioni con gli stessi elevati standard di responsabilità e trasparenza che noi americani applichiamo a noi stessi".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!) - e Facebook ?

Messaggioda Berto » lun giu 22, 2020 7:56 pm

Generale Del Col, gli Hezbollah dovrebbe controllarli lei
Egregio Comandante UNIFIL Stefano Del Col
Capo della missione ONU in Libano
22 giugno 2020


https://www.corriereisraelitico.it/gene ... larli-lei/

Le ricordo che Lei è ai comandi della missione ONU di seguito alla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che ha approvato anche un incremento delle unità da Lei gestite con tanto di finanziamento pubblico.

La risoluzione stabiliva inoltre che alle armi doveva essere impedito di entrare nella regione senza il consenso del governo libanese e imponeva un EMBARGO COMPLETO sul trasferimento di armi a Hezbollah.

Dall’inizio della missione l’organizzazione terroristica Hezbollah ha incrementato l’arsenale di missili e dispone attualmente di circa 150,000 unità nascoste sotto scuole, ospedali, campi sportivi, moschee e abitazioni civili in tutto il territorio libanese, ricordo anche i tunnel del terrore scavati e penetranti nel territorio di Israele non certo per andare a fare shopping.

Tutto ciò accade mentre Lei è ai comandi, sotto il vostro naso, capisco che è una missione difficile, non è adatta per tutti, ci vuole una persona coraggiosa ai comandi che riesce a seguire la risoluzione alla lettera senza sottoporsi ad alcuna pressione di chi che sia.

La sua richiesta oggi a Israele di interrompere i voli nel territorio libanese è una sconfitta, trattasi di voli di intelligence che dovrebbe effettuare LEI per impedire l’armamento a Hezbollah e adempiere al EMBARGO COMPLETO sulla base della risoluzione che prevede il suo comando.

Se l’embargo completo è impossibile da gestire la vostra presenza in Libano è una perdita di tempo e spreco di denaro pubblico!


Gentile Generale Del Col,
Emanuel Segre Amar
Torino

ho saputo della sua richiesta rivolta al governo democratico dello Stato di Israele di sospendere i sorvoli sul territorio del Libano.
Mi permetta, signor Generale, ma dubito che un simile intervento rientri pienamente nel mandato che lei ha ricevuto dalle Nazioni Unite.
Purtroppo i soldati della Missione UNIFIL che lei ha l’onore di comandare hanno permesso che i terroristi di Hezbollah (non sono io ad aver etichettato in questo modo le persone che dovreste controllare) facessero entrare, pare, oltre 150.000 tra missili, anche sofisticati, e razzi, puntati contro lo Stato di Israele, come ripetutamente dichiarato dallo stesso capo Nasrallah.
Compito della Missione che lei ha l’onore e l’onere di comandare, signor Generale, è quello di assicurare che i territori del Libano del sud siano disarmati, ma purtroppo questo compito è stato disatteso da lei, dai comandanti che l’hanno preceduta, e dai soldati che nel corso degli anni hanno sempre fatto finta di non vedere. Certo, dico che hanno fatto finta di non vedere perché mi vorrà riconoscere che tutte quelle armi, per essere trasportate, hanno dovuto creare un notevole via vai di mezzi pesanti.
Anche i tunnel scavati da Hezbollah e penetrati nel sottosuolo dello Stato di Israele hanno richiesto un notevole uso di mezzi anche soltanto per disperdere il materiale scavato. Ma nulla gli uomini della Missione UNIFIL hanno mai visto.
Ecco perché, Gentile Generale Del Col, mi sono permesso di scriverle questa lettera per invitarla a restare totalmente, ed a far rispettare, dentro le direttive che ha ricevuto dalle Nazioni Unite, e sarò ben lieto se vorrà rispondermi.
Cordiali saluti
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Messaggioda Berto » ven lug 10, 2020 7:22 pm

SENZA ALCUN PUDORE
Niram Ferretti
10 luglio 2020
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Tra le istituzioni più farsesche del pianeta c'è ne è una che va segnalata in modo particolare, si tratta del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU con sede a Ginevra.

Ne fanno parte, e basterebbe solo questo per suscitare una incontenibile ilarità, Arabia Saudita, Cuba, Venezuela, Cina, Burundi, Somalia, Qatar, Pakistan, Libia, Eritrea.

In questo splendido consesso di paladini della giustizia è stato creato all'uopo un articolo, il cosiddetto Articolo 7 che, indovinate, ha come scopo quello di occuparsi di Israele che viene ciclicamente condannato.

Nel 2017 l'allora ambasciatrice americana all'ONU, l'indimenticabile Nikki Haley, dichiarò:

“L’articolo 7 del Consiglio deve essere rimosso. Questo è, ovviamente, lo scandaloso meccanismo che seleziona Israele in mondo che sia automaticamente criticato. Non esiste alcuna ragione fondata sui diritti umani perché tale articolo esista. Esso costituisce la carenza principale del Consiglio per i Diritti Umani, trasformandolo da una organizzazione che potrebbe servire il bene universale in un organismo soverchiato dalla propria agenda politica. Dalla sua istituzione, il Consiglio ha passato più di settanta risoluzioni aventi come mira Israele. Ne ha passate solo sette che hanno preso di mira l’Iran. Questa costante campagna patologica contro un paese che detiene un robusto record a favore dei diritti umani non rende Israele motivo di derisione, ma il Consiglio stesso”.

Nel 2018, Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti dal consesso. Oggi, due anni dopo arriva, risum teneatis, la condanna del medesimo nei confronti degli USA per avere ordinato l'uccisione del mastermind iraniano del terrore, Qassem Soleimani, avvenuta il 3 gennaio scorso. Sarebbe, udite, udite, "illegale" e "arbitrario" e gli Stati Uniti secondo il la relatrice speciale dell'Onu per le esecuzioni extragiudiziali nominata dal Consiglio per i diritti Umani, non avrebbero fornito "alcuna prova del fatto che il generale Soleimani stesse pianificando un attacco imminente contro gli interessi degli Stati Uniti, in particolare in Iraq, per il quale erano necessarie azioni immediate" e "non è stata fornita alcuna prova che fosse necessario un attacco di droni in un Paese terzo o che il danno causato a quel Paese fosse proporzionato al danno presumibilmente evitato".

Insomma, questi Stati Uniti che ordinano nella persona del Commander in Chief, Donald Trump, l'uccisione di un criminale sanguinario, sono proprio perfidi.

A breve giro di posta è arrivata la risposta di Washington da parte della portavoce del dipartimento di Stato, Morgan Ortagus: "Ci vuole una certa disonestà intellettuale per pubblicare un rapporto che condanna gli Stati Uniti per aver agito per autodifesa nascondendo il famigerato noto passato del generale Soleimani, uno dei peggiori terroristi del mondo".

Vorremmo correggere Mrs. Ortagus. Non si tratta di "disonestà intellettuale", ma di bancarotta morale irreversibile.



Ale Tzu
Arabia Saudita, Cuba, Venezuela, Cina, Burundi, Somalia, Qatar, Pakistan, Libia, Eritrea che condannano Israele per violazione dei diritti umani è un paradosso e mi ha fatto venire in mente la seria ed affidabile magistratura italiana che per decenni si è accanita contro Silvio Berlusconi cercando in tutti i modi di condannarlo anche se innocente.
Questa farsa dell'Onu e dei suoi politicizzati, corrotti e mafiosi organismi deve finire. Se Trump verrà riconfermato c'è buona possibilità che faccia uscire gli Usa da questa ridicola, costosa e dannosa pagliacciata.
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!) - e Facebook ?

Messaggioda Berto » gio feb 25, 2021 8:20 pm

IL BUE CHE DÀ DEL CORNUTO ALL’ASINO.

Questa è Fatou Bensouda, la procuratrice del Tribunale Penale dell’Aia che vuole mettere sotto accusa gli Stati Uniti per crimini di guerra in Afganistan.
Gli USA la hanno messa nella lista nera.


https://www.facebook.com/groups/8991042 ... 084502260/


Fatou Bensouda? Ma chi è costei?

Fatou Bensouda, originaria del Gambia, tra il 1987 e il 2000 ha ricoperto varie cariche nel suo paese servendo come Consigliere senior dello Stato, Consigliere principale dello Stato, Vicedirettore della Pubblica Accusa, Procuratore generale e Segretario legale della Repubblica e Ministro della giustizia ruolo nel quale ha anche operato come consigliere capo del Presidente Yahya Jammeh.

E chi è Yahya Jammeh?

Yahya Jammeh, classe 1965, ha assunto il potere in Gambia con un golpe il 22 luglio 1994 ed è stato al potere sino 2017.
È stato condannato più volte dalla comunità internazionale per le sue politiche apertamente in contrasto con i diritti umani e per il suo atteggiamento repressivo verso l'omosessualità. In vari discorsi pubblici ha espresso la propria avversione verso le persone omosessuali promuovendo la loro criminalizzazione e minacce di morte.

Ha proclamato il Gambia una repubblica islamica, in linea con la religione praticata dalla maggioranza della popolazione.

È ricordato per far aver fatto imprigionare e uccidere i propri oppositori ed espellere i giornalisti stranieri. Sosteneva inoltre di avere poteri taumaturgici che guariscono dall’AIDS e dall’infertilità.

Dimenticavo, non solo gli USA sono nel mirino della Procura dell’Aia. Naturalmente c’è anche Israele!




Corte di Giustizia Unione Europea contro Israele: un verdetto scontato
Niram Ferretti
18 Novembre 2019

https://www.progettodreyfus.com/unione- ... cottaggio/

Il verdetto della Corte di Giustizia Europea emesso il 12 novembre, secondo il quale i prodotti provenienti dai cosiddetti “territori occupati” israeliani devono essere etichettati come tali, non può giungere, e infatti non giunge come una sorpresa. Lo evidenzia con sfrontata franchezza la portavoce dell’ambasciata della Unione Europea a Ramat Gan, in Israele, quando afferma che la decisione della corte recepisce la “nota interpretativa” della Commissione Europea del 2015 la quale, per la prima volta, affermava la necessità di etichettare i prodotti provenienti dagli insediamenti. D’altronde, è sempre la portavoce a ribadirlo:

“La Ue ha una consolidate e ben nota posizione, essa non riconosce alcun mutamento ai confini israeliani pre-1967, se non quelli pattuiti dalle parti in causa nel conflitto israeliano-palestinese. La UE considera gli insediamenti nei territori occupati, illegali sotto la legge internazionale”.

E’ di fatto la posizione espressa dall’ONU e fondata sulla mistificazione della realtà, apertamente contestata da Israele e da insigni giuristi, ma non per questo ormai determinata. Non esistono, infatti, “confini” di Israele pre-1968, ma unicamente line armistiziali convenute tra le parti dopo la guerra del 1948-49, così come non può essere illegale la presenza ebraica nella cosiddetta Cisgiordania sulla base del testo mai abrogato del Mandato Britannico per la Palestina del 1922, secondo il quale, agli ebrei veniva concessa piena disponibilità di insediarsi ovunque nei territori a occidente del fiume Giordano.

Non solo Israele ha il pieno diritto a trovarsi dove si trova, ma esso non “occupa” assolutamente nulla se per “occupazione” si intende la presa di possesso di una proprietà o di un territorio altrui, visto che i territori della cosiddetta Cisgiordania non hanno legalmente alcun detentore sovrano, e che Israele ha, sulla base del Mandato Britannico per la Palestina, una ben legittima rivendicazione su di essi. Non solo, gli Accordi di Oslo del 1993-1995 stabiliscono che la presenza israeliana nei territori “occupati”, nello specifico nell’Area B e C, sia dettagliatamente disciplinata dagli Accordi medesimi e riconosciuta come tale dall’Autorità Palestinese. Il “Diritto internazionale” invocato dalla portavoce della Unione Europea in Israele si fonda interamente su risoluzioni ONU venute in essere soprattutto in virtù della schiacciante predominanza dei paesi arabi e musulmani all’interno del Palazzo di Vetro, le quali non hanno alcuna autorevolezza giuridica vincolante.

Il verdetto della Corte di Giustizia UE, emesso a seguito della richiesta da parte della casa vinicola israeliana Psagot (che prende il nome dell’insediamento omonimo nella cosiddetta Cisgiordania), di esprimersi su un precedente verdetto emesso da una corte francese nel 2016, secondo cui i prodotti israeliani provenienti dalla cosiddetta Cisgiordania, Gerusalemme Est e le Alture del Golan, andavano etichettati, non poteva essere diverso. E non poteva esserlo per le ragioni esposte dalla portavoce della UE in Israele. L’Unione Europea considera illegali gli insediamenti e si esprime conseguentemente secondo questo assunto giuridicamente fraudolento.

Motivo per il quale, alcuni funzionari del governo coperti da anonimato avendo previsto anticipatamente lo scontato esito del verdetto e le sue dirette conseguenze, ritenevano che fosse opportuno che la casa vinicola abbandonasse la sua battaglia legale. Uno di questi funzionari, in una dichiarazione rilasciata al quotidiano online The Times of Israel, prima della formulazione del verdetto, aveva dichiarato:

“Il margine di manovra dei paesi europei diminuirà dopo il verdetto. Coloro i quali cercano di delegittimare Israele potranno usare questo verdetto sia sul piano legale sia nei termini della percezione pubblica”.

L’etichettatura dei prodotti israeliani provenienti dai territori considerati “occupati” è dunque una logica conseguenza della delegittimazione di Israele sul piano internazionale che inizia con la vittoria dello Stato ebraico nella Guerra dei Sei Giorni del 1967 e prosegue ancora oggi. E’ infatti dal momento in cui Israele viene considerato forza occupante all’interno di territori catturati a un nemico che voleva annientarlo, territori che le disposizioni del Mandato Britannico per la Palestina gli assegnava, e dai quali vennero cacciati dagli arabi nella guerra del 1948, che discende tutto il resto, non ultima la decisione discriminatoria e politicamente orientata della Corte di Giustizia della UE.

Tags: 13 Settembre 1993 Accordi di Oslo, boicottaggio prodotti israeliani, Cisgiordania/Giudea e Samaria/West Bank, Corte di Giustizia Europea, diritto internazionale, Etichettatura prodotti, EU vs Israel, Israele, Mandato britannico sulla Palestina, pregiudizio antisraeliano, Territori contesi, Unione Europea (UE)



Presunti crimini di guerra Per Haaretz c’è una lista nera
17 Luglio 2020

https://www.italiaisraeletoday.it/presu ... ista-nera/

Israele sta mettendo a punto una lista di alti ufficiali dell’esercito e dell’intelligence che potrebbero essere soggetti all’arresto all’estero se la Corte Penale dell’Aja decidesse di aprire – come più volte annunciato – un’inchiesta per presunti crimini di guerra sia israeliani sia di Hamas a partire dalla guerra del 2014 a Gaza.

Lo riferisce il quotidiano Haaretz secondo cui la lista, segreta, comprende tra 200 e 300 ufficiali alcuni dei quali non ancora informati e che devono essere protetti.

Fatou Bensouda

La Corte – spiega il quotidiano – dovrebbe decidere a breve se approvare o meno la richiesta del Procuratore capo
Fatou Bensouda di indagare sia su Israele sia su Hamas per i fatti del 2014. Haaretz ha sottolineato che – in base al giudizio di esperti di diritto internazionale – i primi ad essere indagati potrebbe essere chi era al commando in Israele all’epoca: dal premier Benyamin Netanyahu agli ex ministri della difesa Moshe Yaalon, Avigdor Lieberman e Naftali Bennett, agli ex capo di stato maggiore Benny Gantz e Gadi Eisenkot.




La guerra di delegittimazione guidata con forza dall’Onu
23 Dicembre 2019
Niram Ferretti

https://www.italiaisraeletoday.it/la-gu ... a-dallonu/

Non avendo potuto distruggere Israele militarmente, gli arabi, dal 1967 in poi, hanno operato senza sosta per delegittimarlo attraverso una propaganda serrata che ha utilizzato a proprio favore tutti i mezzi a disposizione, tra i quali l’ONU, trasformato, dal 1967 in una catena di montaggio di risoluzioni contro lo Stato ebraico.

In questa guerra mediatica e diplomatica, Israele è stato soccombente in virtù di una macchina di delegittimazione globale che avrebbe fatto invidia al Terzo Reich, e di cui, dagli anni ’60 alla sua caduta, l’ex Unione Sovietica è stata parte indispensabile.

Ultimo ingresso sulla scena in ordine di tempo è quello della Corte Penale Internazionale, la quale, dietro sollecitazione della clepotocrazia chiamata Autorità Palestinese, è giunta ora, dopo cinque anni, a stabilire che sussisterebbe una “base” per incriminare Israele di crimini di guerra relativi all’ultimo conflitto con Hamas del 2014. Crimini che riguarderebbero anche la presenza di insediamenti in Giudea e Samaria (Cisgiordania o West Bank), e la risposta armata di Israele ai tentativi di infiltrazioni jihadiste nel proprio territorio sovrano, avvenuta durante la cosiddetta Marcia della Pace del 2017-18.


La decisione espressa dalla Corte, nella persona del suo Procuratore Capo, la ghanese Fatou Bensouda è, con tutta evidenza, di natura eminentemente politica. Ora, si tratta di vedere se dall’indagine preliminare si passerà a un vero e proprio processo.

La Corte Penale Internazionale come quella di Giustizia dell’Aia non hanno alcuna giurisdizione su Israele, non avendo Israele mai firmato lo Statuto di Roma del 1998, tuttavia la Corte Penale può mettere sotto processo individui ritenuti, a suo parere, responsabili di reati. Questo significa che, se dopo l’istruttoria, di fatto ci sarà un processo, tutti i vertici dell’apparato di sicurezza e militare di Israele, nonché il Ministro della Difesa e il Primo Ministro, all’epoca dei fatti sotto esame, potranno essere perseguiti penalmente.

L’iniziativa della Corte è stata fermamente respinta da Israele e dagli Stati Uniti (altro paese che pur avendo firmato lo Statuto di Roma sotto la presidenza Clinton, non lo ha di fatto mai ratificato).

Siamo al solito copione che va avanti da cinquantadue anni, con Israele messo sul banco degli imputati dagli arabi in virtù di complicità diffuse anche a livello di organi sovranazionali che dovrebbero essere teoricamente imparziali (risum teneatis).



Antisemitismo
viewtopic.php?f=197&t=2804&start=90
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!) - e Facebook ?

Messaggioda Berto » gio feb 25, 2021 8:20 pm

Chi era Henry Cabot Lodge, politico Repubblicano e padre dimenticato delle Nazioni Unite
2 gennaio 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... oni-unite/

Tutti conosco l’ONU, la prima organizzazione internazionale della Storia alla quale hanno aderito quasi tutti gli Stati del Mondo. Ma in pochi sanno che la creazione delle Nazioni Unite, così come le conosciamo oggi, è da attribuire a uno dei più eminenti politici Repubblicani della storia, Henry Cabot Lodge.

Henry Cabot Lodge nacque a Beverly, in Massachussets, nel 1850. All’età di nove anni, grazie alla sua testimonianza, aiutò a risolvere un caso di rapimento, salvando la vita ad un suo compagno di studi. Uomo molto colto, ottenne una laurea in Storia, un master, un dottorato in filosofia ed una laurea in legge all’Università di Harvard.

Successivamente intraprese la carriera politica, aderendo al Partito Repubblicano, e sedette alla Camera statale del Massachusetts dal 1880 al 1882, guidando i Repubblicani nello Stato dal 1883 al 1884.

Nel 1886 venne eletto alla Camera dei Rappresentanti a Washington per il 6° distretto del Massachusetts. Qui si fece notare promuovendo il “Lodge Bill“, un disegno di legge mirato a proteggere il diritto al voto degli afroamericani, il quale però venne respinto dai rappresentanti razzisti del Sud.

Nel 1893 venne eletto al Senato (all’epoca, nel suo Stato, era il parlamento locale ad eleggere i Senatori). Convinto sostenitore dei valori di libertà e di democrazia, sostenne l’intervento militare contro la Spagna a favore degli indipendentisti cubani. Per lo stesso motivo, sostenne fin dall’inizio l’ingresso degli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale al fianco dell’Intesa, approvando i Quattordici punti del Presidente democratico Woodrow Wilson.

Nel 1916 divenne anche il primo Senatore eletto attraverso il voto popolare nel suo Stato.

Durante il conflitto mondiale, la sua voce fu determinante per l’approvazione dell’Immigration Act del 1917, che introdusse per la prima volta un test per verificare l’alfabetizzazione degli immigrati, proibì – salvo alcune deroghe – l’ingresso di cittadini provenienti da alcuni paesi asiatici e che proibì anche l’immigrazione di persone affette da disturbi mentali. Si trattò del primo provvedimento finalizzato a favorire l’immigrazione qualificata, che era funzionale allo sviluppo del paese.

Quando terminò il conflitto, divenne il leader dei Repubblicani al Senato e si oppose al tentativo del Presidente Wilson di aderire alla Società delle Nazioni. Sulla falsariga dei quattordici punti di Wilson, Lodge presentò le proprie “Quattordici riserve” all’adesione degli Stati Uniti alla neonata Società delle Nazioni, le riserve vertevano sostanzialmente sul preservare a sovranità americana all’interno dell’organizzazione, sul limitare il potere di voto degli imperi coloniali e sul permettere agli Stati membri di scegliere in autonomia il proprio rappresentante presso l’organizzazione. Lodge portò quindi avanti un forte ostruzionismo al Senato, riuscendo infine ad impedire l’ingresso degli Stati Uniti in un’organizzazione da lui considerata, in maniera lungimirante, “debole” e “destinata al fallimento”. Dopo appena pochi anni, infatti, i timori di Lodge relativi alla stabilità di questo tipo di organizzazione internazionale si realizzarono in pieno.

Segue un riepilogo per ogni punto in fondo all’articolo.

In quanto membro della leadership, condusse il Partito Repubblicano a due brillanti vittorie al Senato nel 1918 e nel 1920. Nel 1921 ricoprì il ruolo di inviato alla Conferenza Navale di Washington, dove la sua presenza fu determinante ai fini della stipulazione dei quattro trattati che regolarono gli equilibri nell’area del Pacifico. L’anno successivo riuscì a portare a termine il suo ultimo “capolavoro”: introdusse la “Lodge-Fish Resolution” la quale, ai sensi della Dichiarazione di Balfour, sosteneva la politica britannica in Palestina e chiedeva uno “stato ebraico indipendente”. Il Presidente repubblicano Warren G. Harding la approvò, gettando le basi per la futura alleanza tra gli Stati Uniti ed Israele, ancora oggi fondamentale per gli equilibri nel Medio Oriente.

Morirà due anni dopo, nel 1924.

Ventuno anni più tardi, venne formata una nuova organizzazione internazionale che, stavolta, teneva conto delle “riserve di Lodge“. Quell’organizzazione era l’ONU.
L’eredità di Henry Cabot Lodge

Henry Cabot Lodge è stato uno tra le più grandi personalità del mondo conservatore di ogni epoca. Nazionalista ed amante della libertà e della democrazia, ebbe un ruolo chiave in due interventi militari americani che cambiarono in meglio il corso della Storia; lottò contro il razzismo ai danni della comunità afroamericana; fu uno dei primi a promuovere un sistema di immigrazione efficiente; fu lui a gettare le basi per l’amicizia tra gli Stati Uniti ed Israele ed è grazie a lui se oggi abbiamo una solida organizzazione internazionale che tutela la Pace nel mondo.

Le sue idee e le sue azioni hanno contribuito alla creazione del moderno partito Repubblicano, nonché alla creazione dell’ordine mondiale come lo conosciamo oggi.
Le Quattordici riserve formulate da Lodge alla Società delle Nazioni

La firma del Trattato di Versailles, 1919. Il trattato sancì anche la nascita della Società delle Nazioni, uno dei Quattordici punti proposti dal Presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson

Il Trattato di Versailles del 1919 prevedeva la creazione di una “Società delle Nazioni” (il “Quattordicesimo punto” proposto dal presidente americano Wilson) in cui la promessa di sicurezza reciproca avrebbe eventualmente impedito un’altra grande guerra mondiale. La Carta istitutiva della Società venne scritta principalmente dal presidente democratico Woodrow Wilson, e lasciava che la Società stessa stabilisse i termini per le guerre e per la pace, prevedendo anche che, qualora fosse stata richiesta un’azione militare, tutti gli Stati membri avrebbero dovuto prenderne parte.

Le Quattordici riserve formulate da Lodge contengono dunque le sue critiche al Trattato di Versailles e ad altri accordi ad esso collegati proposti nel primo dopoguerra, e riguardano sostanzialmente la preservazione della sovranità americana all’interno dell’organizzazione, la limitazione del potere di voto degli imperi coloniali e la previsione di consentire agli Stati membri di scegliere in autonomia il proprio rappresentante presso l’organizzazione stessa.

Primo puto. La contestazione della clausola attivabile dalla Società delle Nazioni secondo cui uno Stato membro non potesse ritirarsi dal Trattato finché tutti i suoi obblighi internazionali e pattizi non fossero stati adempiuti.

Secondo puto. La contestazione dell’obbligo imposto dal Trattato agli Stati Uniti, in quanto Stato membro, di intervenire nelle controversie internazionali, anche coinvolgendo i militari, senza la previa dichiarazione di guerra del proprio Congresso.

Terzo punto. La contestazione della creazione dei c.d. “mandati” della Società delle Nazioni, con la previsione che il Congresso potesse discutere se rifiutare qualsiasi mandato territoriale che la Società avesse tentato di assegnare agli Stati Uniti.

Quarto punto. La contestazione della sottomissione del diritto degli Stati Uniti al Trattato nell’ambito di un elenco di materie che rientrano nella giurisdizione nazionale americana ed il rifiuto di sottoporre tali questioni all’arbitrato o all’esame della Società delle Nazioni.

Quinto punto. Contiene la difesa della c.d. Dottrina Monroe (ovvero, l’idea della supremazia degli Stati Uniti sul continente americano) e la previsione che gli Stati Uniti non debbano dar conto della propria interpretazione di tale dottrina.

Sesto punto. La contestazione degli articoli del Trattato che prevedevano l’intervento degli Stati membri a garanzia dell’integrità del Giappone e delle sue nuove acquisizioni territoriali in caso di guerra con la Cina.

Settimo punto. La rivendicazione che solo il Congresso avrebbe potuto approvare i delegati degli Stati Uniti presso la Società delle Nazioni e che l’autorizzazione a trattare a nome e per conto del paese con la Società stessa fosse esplicitamente negata a qualsiasi altra persona (significativamente, anche al Presidente degli Stati Uniti).

Ottavo punto. La previsione che ogni limitazione dei commerci tra la Germania e gli Stati Uniti potesse essere attuata solo con l’approvazione del Congresso.

Nono punto. La previsione che gli Stati Uniti non dovessero essere considerati in alcun modo obbligati al finanziamento della Società delle Nazioni e che ogni finanziamento in tal senso dovesse passare prima per l’approvazione del Congresso.

Decimo punto. La previsione che se gli Stati Uniti avessero dovuto limitare la loro potenza militare a causa di un ordine della Società delle Nazioni, potessero, in qualsiasi momento e senza preavviso, ricostruirla qualora fossero stati minacciati.

Undicesimo punto. La riserva esclusiva e finale al diritto degli Stati Uniti di poter consentire, a sua discrezione, ai cittadini di uno Stato che ha violato il Trattato e che risiedono nel paese, di proseguire i loro rapporti commerciali, finanziari e personali con i cittadini degli Stati Uniti

Dodicesimo punto. La previsione che nessuna norma del Trattato o di altro atto ad esso collegato dovessero essere confermata, approvata o ratificata dagli Stati Uniti se fosse stata posta in violazione dei diritti dei suoi stessi cittadini.

Tredicesimo punto. La previsione che se la Società delle Nazioni avesse inteso creare una qualsiasi altra organizzazione, gli Stati Uniti non sarebbero stati tenuti ad aderirvi e che spettasse sempre e solo al Congresso il diritto di decidere se ed a quali condizioni prenderne parte.

Quattordicesimo punto. La previsione che gli Stati Uniti non sarebbero stati vincolati da alcun voto espresso in seno alla Società delle Nazioni in cui una nazione avesse votato anche attraverso l’uso dei propri possedimenti coloniali. (N.B.: Questa riserva era specificamente intesa a contrastare il potere di voto dei domini dell’Impero britannico all’Assemblea della Società delle Nazioni).

Fu per mezzo di questi Quattordici punti che i Repubblicani riuscirono ad opporsi all’adesione degli Stati Uniti alla neonata Società delle Nazioni secondo i termini formulati dal Presidente Woodrow Wilson, temendo principalmente che, con un’adesione “senza riserve” così come avrebbe voluto il presidente, la Società avrebbe potuto costringere gli Stati Uniti ad entrare in guerra senza la previa approvazione del proprio Congresso.

I Democratici pro Società delle Nazioni, seguendo la direzione dettata da Wilson, respinsero la proposta di Lodge di aderire alla Società con le sue riserve, non accettano un Trattato così modificato. Ma il Senato americano, divenuto a maggioranza repubblicana a seguito delle elezioni del 1918 che non avrebbe votato un adesione senza riserve, non votò per due volte (nel novembre del 1919 e nel marzo del 1920) con la maggioranza dei due terzi richiesta né la ratifica del Trattato di Versailles né l’impegno degli Stati Uniti nella nuova Società delle Nazioni. Fu così che, di conseguenza, il sogno di Wilson di una Società delle Nazioni unita divenne realtà senza il coinvolgimento degli Stati Uniti.

Le “riserve di Lodge” trovarono infine cittadinanza nel secondo dopoguerra e vennero incorporate negli atti istitutivi delle Nazioni Unite nel 1945, dove gli Stati Uniti ottennero anche il diritto di veto.
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!) - e Facebook ?

Messaggioda Berto » gio feb 25, 2021 8:21 pm

Amnesty scarica Navalny: “È contro i migranti”
Giulio Meotti
25 febbraio 2021

https://meotti.substack.com/p/amnesty-s ... y-e-contro

Aleksej Navalnyj non è più “prigioniero di coscienza” per Amnesty International “a causa di commenti” nazionalisti e razzisti che ha fatto in passato. L’oppositore e attivista russo ha chiesto infatti la deportazione dei migranti. “Abbiamo il diritto di essere russi (etnici) in Russia e difenderemo questo diritto”, dice Navalny.

Non mi sorprendo che Amnesty abbia anteposto la propria politica di estrema sinistra alla difesa di Navalny, al di là di cosa si pensi del suo caso e della politica russa.

C’è una fotografia che ritrae Moazzam Begg, già detenuto a Guantanamo e sostenitore dei Talebani, davanti al Downing Street, sede del primo ministro britannico, assieme ai sorridenti dirigenti di Amnesty. L’allora segretario generale di Amnesty, l’italiano Claudio Cordone, disse che il “jihad difensivo” non è “antitetico” alla battaglia per i diritti umani.

E lo disse in risposta a una petizione sul rapporto di Amnesty con Cageprisoners, la ong fondata da Begg e che si batte per il rilascio di conclamati jihadisti. Scrisse Cordone: “Moazzam Begg e altri nel suo gruppo Cageprisoners hanno idee molto chiare su come si debba parlare ai talebani o sul ruolo della jihad in chiave difensiva. Queste idee sono antitetiche con i diritti umani? La nostra risposta è no”. Il caso esplose quando Gita Sahgal, a capo della sezione gender di Amnesty, fece trapelare sul Times il suo sfogo rimasto senza risposta da parte dei vertici dell’organizzazione. “La campagna costituisce una minaccia agli stessi diritti umani – scriveva Sahgal in un messaggio di posta elettronica ai suoi capi –. Apparire assieme al più famoso sostenitore britannico dei talebani, trattandolo come un difensore dei diritti umani, è un grosso errore”. Risultato? Sahgal fuori da Amnesty. Amnesty ha patrocinato una manifestazione a Bruxelles, dove gli oratori islamisti hanno celebrato gli attacchi dell'11 settembre, negato l'Olocausto e demonizzato i gay e gli ebrei.

Una dirigente di spicco di Amnesty, Karima Bennoune, autrice di un libro dal titolo "Your fatwa does not apply here", ha scritto: "Durante i miei anni ad Amnesty International condivisi le sue preoccupazioni sulla tortura in Algeria, ma non potevo comprendere la risposta dell'organizzazione alla violenza dei gruppi fondamentalisti". Risposta? Più che altro silenzio.

È la stessa Amnesty per cui gli "hotspot", i centri che ospitano i migranti che arrivano in Italia, sono come i campi di concentramento. Questo è ciò che si apprendeva dal rapporto di Amnesty, che ha accusato l'Italia niente meno che di "tortura" dei migranti. Nel 2005, Irene Khan, l'allora segretario di Amnesty, ebbe a definire il carcere americano di Guantanamo "il Gulag del nostro tempo". Khan paragonò i campi di lavoro forzato sovietici, dove in milioni morirono di fame, freddo e furono giustiziati, a una base militare americana in cui non è morto nessun prigioniero e che forse ha evitato che centinaia di civili innocenti saltassero per aria. Il russo Navalny qui potrebbe dire qualcosa. E può fare a meno della candelina di Amnesty, che sarebbe meglio chiamare Amnesy.

C'è stato un tempo in cui Amnesty difendeva le vittime della repressione ideologica, come la moglie dello scrittore sovietico Boris Pasternak, Olga Ivinskaya, che passò anni agli arresti. Oggi Amnesty è accecata dalla propria ideologia antioccidentale.



Favorire l'immigrazione e l'emigrazione clandestina è un crimine universale
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2754
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!) - e Facebook ?

Messaggioda Berto » sab apr 10, 2021 8:07 pm

Questa è una organizzazione criminale antisemita che istiga all'odio e al razzismo verso gli ebrei e Israele


L'ultimo rapporto sui diritti umani di Amnesty International è una vergogna
10 aprile 2021

https://www.islamnograzie.com/lultimo-r ... -vergogna/

Amnesty International ha appena pubblicato il suo rapporto annuale, documentando “gravi violazioni dei diritti umani nel 2020 in 149 paesi”. E ci crediate o no, Israele non valuta una menzione nella sua pagina di riepilogo.

Ma non fatevi ingannare. Se leggete la relazione vera e propria, Israele viene citato di più, molto più dei veri violatorii dei diritti umani del mondo. Ecco un’analisi del numero di volte in cui i paesi sono menzionati in esso:

Nemmeno una gara ravvicinata. È chiaro che è in mostra la parzialità di Amnesty International.

Nella sua sezione su “Israele e i territori palestinesi occupati”, Israele è chiamato a rispondere degli arabi palestinesi, comprese cose come uccisioni illegali e uso eccessivo della forza, detenzione arbitraria, processi ingiusti, tortura, mancanza di libertà di espressione e violenza di genere. Nonostante gli arabi palestinesi perpetrino tutte queste cose (contro il loro stesso popolo o gli israeliani o entrambi), la loro condotta non viene affatto menzionata. Per quanto riguarda la sezione sulla violenza di genere

La violenza contro le donne persiste in Israele, soprattutto contro i cittadini palestinesi.
Almeno 21 donne sono state uccise a causa della violenza di genere.

Oltre al fatto che si riferiscono agli arabi israeliani come “cittadini palestinesi”, la maggior parte di questi casi sono stati perpetrati da arabi contro arabi!

In una sezione di separazione su “Palestina (Stato di)” – sì, è così che la chiamano – si riferiscono eufemisticamente al terrorismo come “Abusi da parte di gruppi armati”. Il lancio di razzi è descritto come “indiscriminato” – anche quando si prendono di mira luoghi particolari – e rivendicano anche “la maggior parte dei palestinesi responsabili di accoltellamento, sparatoria e altri attacchi contro israeliani in Cisgiordania e Israele … non erano membri di gruppi armati palestinesi.

Amnesty International si è sempre dimostrata tutt’altro che un’organizzazione obiettiva ed equa per i diritti umani veramente interessata ai diritti umani di tutti. Questa relazione ne è l’ennesimo esempio.


L'ONU internazi comunista e nazi maomettano antisemita e antisionista
viewtopic.php?f=197&t=2950

La Corte Penale Internazionale contro Israele, Corte antisemita internazi comunista e filo nazi maomettana.
viewtopic.php?f=197&t=2946
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!) - e Facebook ?

Messaggioda Berto » mar lug 06, 2021 8:02 pm

L'ONU di Michelle Bachelet un organismo criminale razzista


L'Onu si inventa la "tassa" sul razzismo per l'Occidente
Anna Bono
30 giugno 2021

https://lanuovabq.it/it/lonu-si-inventa ... loccidente

L'Alto Commissario per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, presenta un Rapporto in cui si denuncia il razzismo sistemico di Europa e America, figlio di secoli di colonialismo e tratta degli schiavi. E chiede che sia pagato un congruo risarcimento agli africani. È la riproposizione dell'agenda bocciata alla Conferenza di Durban del 2001.

Il 28 giugno l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani Michelle Bachelet ha lanciato un appello urgente agli stati affinché si impegnino a sradicare il razzismo sistemico e istituzionale. Lo ha fatto in occasione della pubblicazione di un rapporto, presentato durante la 47esima sessione del Consiglio per i diritti umani, che contiene una rassegna dettagliata delle violazioni dei diritti economici, sociali, culturali, civili e politici inflitte agli africani e alle persone di origine africana in diversi paesi e giurisdizioni. “La situazione attuale è insostenibile – ha dichiarato l’Alto Commissario – il razzismo sistemico richiede una risposta sistemica. C’è bisogno di un approccio integrale, non frammentario per demolire dei sistemi radicatisi in secoli di discriminazione e violenza. Faccio appello a tutti gli stati affinché smettano di negare e incomincino a eliminare il razzismo, mettano fine all’impunità e creino fiducia, ascoltino le voci delle persone di origine africana, si confrontino con le eredità del passato e risarciscano i danni”.

Nel rapporto si dice che intenzione dell’iniziativa è dare seguito e attuazione alla “Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e altre forme correlate d’intolleranza”, svoltasi a Durban nel 2001 e di cui ricorre il ventennale.

È un bene che lo abbiano precisato, così si spiega l’altrimenti incomprensibile taglio dato al rapporto. La Conferenza di Durban, per chi non lo ricordasse, era stata annunciata come un evento mondiale contro il razzismo, una svolta storica, ma in realtà è stata l’occasione di un attacco a tutto campo contro l’Occidente. Nel testo proposto al voto dell’Assemblea generale, elaborato dalla Commissione ONU per i diritti umani in collaborazione con le Organizzazioni Non Governative che avevano accettato di partecipare ai lavori preliminari e di organizzare un forum parallelo, gli Stati occidentali, e in particolare i membri del G7, venivano accusati di essere “plasmati da secoli di razzismo”, causa e al tempo stesso effetto dello schiavismo e dell’imperialismo coloniale.

Si voleva quindi che i paesi denunciati riconoscessero formalmente di essersi macchiati di crimini contro l’umanità, esprimessero il loro rincrescimento, porgessero scuse ufficiali per i danni materiali e morali arrecati e ammettessero di dover risarcire sia i discendenti degli africani vittime della tratta atlantica degli schiavi sia i paesi africani danneggiati dallo schiavismo e dalla colonizzazione europei. Inoltre si equiparava il sionismo a una “forma di razzismo” e Israele era accusato di politiche razziali discriminatorie nei confronti dei palestinesi.

Vista la situazione, la delegazione Usa e quella israeliana abbandonarono il summit, al quale peraltro avevano inviato una delegazione di basso profilo avendo capito dalla lettura dei documenti preliminari le vere intenzioni degli organizzatori. Che i diritti umani non fossero l’oggetto della Conferenza lo aveva chiarito ad esempio il fatto che la Commissione nazionale indiana per i diritti umani e le organizzazioni non governative indiane di ispirazione cristiana avessero chiesto invano, per mesi, che il sistema delle caste fosse incluso nelle forme di discriminazione da condannare nell’ambito della Conferenza.

Sotto la minaccia anche dei paesi dell’Unione Europea di lasciare Durban, alla fine il testo è stato emendato nelle parti che contenevano le ammissioni di colpevolezza, le richieste di scuse e l’impegno di risarcire, richiesti ai paesi occidentali, che adesso il rapporto dell’Alto commissario per i diritti umani ripropone.

Bachelet infatti si rivolge a “tutti gli stati”, ma nel suo rapporto si parla praticamente solo di paesi occidentali, denunciati e incriminati a ogni pagina, mentre nelle 95 pagine del testo sono nominati solo una volta la Cina, dicendo che nell’ambito dei provvedimenti contro la pandemia in alcune parti del paese si sono verificati comportamenti xenofobi contro degli Africani; l’India, citata per comportamenti ostili nei confronti di Africani e persone di origine africana; l’Egitto, per dire che nel 2015 vi sono state registrate discriminazioni e stigma contro membri della comunità nera e degli stranieri sub-sahariani; la Mauritania, dove nel 2016 gli Haratini e gli afro-mauritani costituivano la maggioranza delle persone che non erano riuscite ad avere una carta d’identità (senza dire che la Mauritania è un paese islamico, che gli Haratini e gli afro-mauritani erano schiavi e che la schiavitù è stata abolita nel 1981, ma è tuttora praticata).

Ripetutamente, in modo addirittura ossessivo, il testo ritorna sulla “troppo a lungo trascurata necessità”, per estirpare il razzismo negli Stati Uniti e nei paesi europei, “di fare i conti con le eredità dello schiavismo, della tratta transatlantica degli schiavi e del colonialismo”.

Tutto il mondo ha praticato lo schiavismo, che in certi paesi non è neanche un “lascito”, ma la realtà attuale. L’Africa ha vissuto tre colonizzazioni: quella delle popolazioni di lingua bantu, poi quella arabo-islamica e, ultima, quella europea, ma nel rapporto solo quest’ultima è presa in considerazione come lascito di cui liberarsi per fare giustizia. Della tratta arabo-islamica, che ha portato via dall’Africa altrettanti schiavi, e più ancora, di quella transatlantica, non si dice una parola. I termini “musulmano”, “islam”, non compaiono mai in tutto il rapporto.



Razzismo dei neri contro i bianchi
viewtopic.php?f=196&t=2913
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 7477876384



Il Politicamente corretto (PC): il peggiore crimine contro l'umanità
Il Politicamente Corretto è l'ideologia del male e dell'inversione assurda elevate a bene e assunte come diritto, è l'ideologia dell'odio e del caos.
La menzogna, l'inganno, l'illusione del Politicamente corretto e le sue violazioni dei diritti umani
viewtopic.php?f=196&t=2947
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6835049120

La violenza della menzogna del PC precede e anticipa la violenza fisica del suo totalitarismo sociale e politico istituzionale, poliziesco, giuridico e militare.
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!) - e Facebook ?

Messaggioda Berto » mar feb 01, 2022 11:04 pm

Il libello del sangue di Amnesty International
Niram Ferretti
1 Febbraio 2022

http://www.linformale.eu/il-libello-del ... rnational/

La demonizzazione di Israele, a cui lo scrivente ha dedicato un libro uscito nel 2017, è un processo lungo, che si può sostanzialmente datare dalla fine della Guerra dei Sei Giorni ad oggi anche se aveva cominciato ad attivarsi già prima in virtù dell’attivismo sovietico indispensabile nel fornire agli arabi tutta la strumentazione propagandistica in vigore fino ai nostri giorni.

Le accuse rivolte a Israele di essere uno Stato razzista, dove vigerebbe l’apartheid, in cui i palestinesi verrebbero sterminati, nonché il paragone invalso tra nazisti e israeliani è frutto dell’opera indefessa del Cremlino. Come ha ricordato Robert Spencer in un articolo pubblicato su questo sito http://www.linformale.eu/come-furono-in ... lestinesi/ :

“Ion Mihai Pacepa, già vicedirettore del servizio di spionaggio della Romania comunista durante la Guerra Fredda, in seguito rivelò che ‘l’OLP era stata una invenzione del KGB, che aveva un debole per le organizzazioni di ‘liberazione’. C’era l’Esercito di liberazione nazionale della Bolivia, creato dal KGB nel 1964 con l’aiuto di Ernesto ‘Che’ Guevara (…) inoltre, il KGB creò il Fronte democratico per la liberazione della Palestina, che perpetrò numerosi attacchi dinamitardi. (…) Nel 1964, il primo Consiglio dell’OLP, composto da 422 rappresentanti palestinesi scelti con cura dal KGB, approvò la Carta nazionale palestinese – un documento che era stato redatto a Mosca. Anche il Patto nazionale palestinese e la Costituzione palestinese nacquero a Mosca, con l’aiuto di Ahmed Shuqairy, un influente agente del KGB che divenne il primo presidente dell’OLP'”.

Fu a Mosca che venne consigliato a Yaser Arafat come muoversi, e soprattutto venne dotato dell’armamentario lessicale da utilizzare contro Israele. Non c’è da meravigliarsi particolarmente. Con la caduta del Terzo Reich nel 1945, il più pervasivo laboratorio di propaganda anti-occidentale in esercizio rimase e rimane quello russo.

Il recente rapporto di Amnesty International di cui sono state date delle anticipazioni, si iscrive perfettamente in questa continuità propagandistica, presentando Israele come uno Stato criminale nel quale il razzismo sarebbe istituzionalizzato e l’apartheid una realtà di fatto. Ma non si parte dal 1967, no, Israele manterrebbe un “sistema di oppressione e dominazione sui palestinesi” addirittura dal 1948, anno della sua fondazione. Nemmeno l’ex Unione Sovietica si era spinta così avanti ma i tempi sono oggi maturi per affermarlo.

Così come gli Stati Uniti sarebbero nati sullo schiavismo e non dai Padri fondatori e dall’indipendenza, come ha affermato il New York Times, lanciando l’inchiesta 1619 Project, Israele si sarebbe fondato sull’oppressione dei palestinesi, o meglio degli arabi, perché fino al 1964 lo specifico “popolo palestinese” non era ancora in essere. La storia viene così frantumata, ridotta in polvere. Nulla contano nè possono contare in un dispositivo propagandistico i numerosi tentativi fatti prima del 1948 da parte ebraica di giungere a un accordo con gli arabi, fino all’accettazione della Risoluzione 181 del 1947 delle Nazioni Unite, ulteriormente penalizzante per gli ebrei, che gli arabi rigettarono come hanno sempre programmaticamente rigettato la presenza di uno Stato ebraico in Medio Oriente. Al posto della realtà, dei fatti, c’è solo una torva fiction in cui gli israeliani sono rappresentati come dei delinquenti.

Il rapporto parla esplicitamente di politiche di dispossessamento, segregazionismo e suprematismo razzista esercitate da Israele nei confronti dei palestinesi “negrizzati”, come se lo Stato ebraico fosse il sud degli Stati Uniti all’epoca delle Leggi Jim Crow, o il Sud Africa di de Klerk. Non viene fornito alcun dato oggettivo, alcuna specificità circostanziata per queste accuse grottesche, in compenso viene chiesto alla comunità internazionale di non fornire più armi a Israele e di boicottare i suoi prodotti.

Questo Israele inesistente, questo mostro del Medio Oriente, è interamente frutto della propaganda, come lo erano gli ebrei raffigurati dal pornografo Julius Streicher sul settimanale nazista Der Stürmer, rappresentati come vampiri e creature delle tenebre, intente a prosciugare la linfa del popolo tedesco.

Il rapporto di Amnesty International, è, sotto questo aspetto, niente più che un libello del sangue aggiornato, dove, al posto degli ebrei omicidi di bambini cristiani, ci sono i rapaci razzisti israeliani che vittimizzano i palestinesi. Esso prosegue lungo la scia di un altro rapporto quello di Human Right Watch, di cui abbiamo dato conto in aprile http://www.linformale.eu/human-rights-w ... sraeliano/ e che sostanzialmente è un florilegio composto delle stesse false accuse.

Il rapporto ha la funzione primaria e programmatica di presentare Israele agli occhi dell’opinione pubblica come uno Stato criminale, nato nel crimine e dunque geneticamente predisposto a perpetuarlo. Non importa che in Israele la popolazione araba sia integrata nel tessuto del paese contribuendo al suo funzionamento, che alla Knesset, nella coalizione di maggioranza, vi sia un partito arabo, che arabi siedano nella Commissione israeliana per la nomina dei giudici, che nei territori della Giudea e Samaria l’unica vera forma di apartheid, se si vuole usare questo termine, è quella che non consente ai cittadini israeliani di potere entrare nella zona A interamente sotto la giurisdizione dell’Autorità Palestinese, o che sul Monte del Tempio-Spianata delle Moschee, a un ebreo in visita non è nemmeno concesso formulare una preghiera. Tutto questo scompare dalla vista, ovviamente, bisogna che resti solo il ritratto in nero del reo Israele, colpevole fin dalla nascita, come lo erano gi ebrei per Adolf Hitler.



BENVENUTI NEL PIU' STRANO STATO DI "APARTHEID" NEL MONDO: ISRAELE
Amnesty accusa Israele di apartheid per negare il diritto ad esistere dello stato ebraico
1 febbraio 2022

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 8272898197

La manovra è trasparente: proprio quando buona parte del mondo arabo si muove verso la pace con Israele, si moltiplicano a copia/incolla accuse faziose e infondate
La maggior parte degli arabi israeliani sono così traumatizzati dalla nostra apartheid che non possono immaginare di vivere altrove.
Nei nostri ospedali dell'apartheid, pazienti ebrei e arabi, tra cui terroristi arabi feriti , sono curati da medici e infermieri arabi ed ebrei.
Nel nostro stato di apartheid, gli arabi e le altre minoranze lavorano come giudici nella Corte Suprema , come ministri, sindaci, generali dell'esercito e avvocati.
Il nostro sistema politico è talmente opprimente che i membri arabi del parlamento israeliano possono liberamente demonizzare e diffamare il paese, che li protegge e li nutre.
Nel frattempo, i nostri vicini, dove non vivono ebrei, stanno portando la civiltà umana a livelli senza precedenti ....lodando il Mein Kampf, lapidando donne, condannando a morte gli omosessuali e opprimendo i cristiani.
Il ministro degli esteri israeliano Yair Lapid ha personalmente commentato: “Un tempo Amnesty era un’organizzazione stimata che tutti rispettavamo. Oggi è l’esatto contrario. Non è un’organizzazione per i diritti umani, ma solo un’ennesima organizzazione estremista che riecheggia la propaganda senza un’analisi seria. Invece di controllare i fatti, Amnesty ripete bugie diffuse da organizzazioni terroristiche. Cinque minuti di seria verifica dei fatti bastano per constatare che i fatti riportati nel rapporto sono un’illusione avulsa dalla realtà. Israele non è perfetto, ma è una democrazia impegnata verso il diritto internazionale e aperta alle critiche, con una stampa libera e una forte Corte Suprema. Amnesty non definisce ‘stato dell’apartheid’ la Siria, un paese il cui governo ha ammazzato mezzo milione di propri cittadini, né l’Iran o qualsiasi altro regime corrotto e omicida in giro per il mondo. Detesto dover usare l’argomento che se Israele non fosse uno stato ebraico, nessuno in Amnesty oserebbe attaccarlo in questo modo, ma in questo caso non si può fare altrimenti”.
ISRAELE UNO STATO DI APARTHEID? MEDITATE GENTE...
Grazie a chi condividera' questo post.


DEDICATO AD AMNESTY INTERNATIONAL
1 febbraio 2022

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 8286169529

"Evidentemente ci sono persone che non hanno limiti. Come osano dire che io – un arabo israeliano che ha servito insieme a soldati ebrei nelle Forze di Difesa israeliane e che ha gestito centinaia di dipendenti ebrei – vivo sotto un regime di apartheid? Come si può affermare che la nostra società vive sotto un regime di apartheid quando tra di noi trovate dottori, giudici e anche parlamentari? Come si può sostenere che Samer Haj-Yehia vive sotto un regime di apartheid quando è a capo della più grande banca in Israele?
Equiparare Israele a un regime di apartheid con le sue leggi razziali non è solo una stralunata menzogna: è innanzitutto un insulto a tutti quei sudafricani che hanno effettivamente subìto l’apartheid. È disprezzo per il concetto e sfruttamento cinico del termine.
Guardo i nostri vicini nella regione e, grazie a D-O, sono nato nello stato d’Israele, l’unica democrazia del Medio Oriente. È vero, la minoranza araba in Israele deve affrontare delle sfide, proprio come fanno altre minoranze nazionali in altri paesi. Eppure, mentre le minoranze di tutti i tipi in tutto il Medio Oriente – musulmani sciiti, musulmani sunniti, yazidi, curdi e, naturalmente, cristiani – sono perseguitate, lo stato d’Israele è l’unico paese mediorientale che garantisce alle minoranze uguali diritti e la possibilità di determinare il proprio futuro.
Con mia grande gioia Israele sarà probabilmente il primo paese a uscire dalla crisi del coronavirus e forse fra non molti mesi persone da tutto il mondo potranno di nuovo venire qui e vedere coi loro occhi come appare l’apartheid in Israele. Potranno sentire l’ebraico e l’arabo che si mescolano nel mercato di Nazareth, vedere moschee, chiese e sinagoghe l’una accanto all’altra a Giaffa, e la coesistenza del mosaico israeliano che si ritrova in tutto il paese. E forse, solo forse, la loro visita qui gli farà venir voglia di vivere sotto un “regime di apartheid”.
Yoseph Haddad, arabo israeliano ( Israele. Net)

Alberto Pento
Certo ma non è tutto oro quello che luccica.
Sotto sotto, sia tra i cristiani e molto di più tra i maomettani, il disprezzo e l'odio per gli ebrei e tra i maomettani l'odio anche per i cristiani cova e di tanto in tanto esplode e si manifesta in tutta la sua cruda verità.


Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2558



Amnesty International vuole la fine dello Stato ebraico
Richard Kemp
2 Febbraio 2022
Traduzione di Niram Ferretti

http://www.linformale.eu/amnesty-intern ... o-ebraico/

L’ultima esibizione grottesca del vetriolo anti-israeliano in corso tra le ONG è la pubblicazione questa settimana di un rapporto di Amnesty International che ricicla stanchi tropi antisemiti, smentiti ripetutamente ma deliberatamente provocatori e accuse di razzismo. Da un’organizzazione che l’anno scorso è stata bollata come “sistematicamente razzista”.

Il titolo del rapporto, “L’apartheid israeliano contro i palestinesi: un sistema crudele di dominio e crimine contro l’umanità”, non solo è una menzogna palese e infondata, ma anche un insulto ai neri sudafricani che hanno sofferto così orribilmente sotto un regime di autentico apartheid. Pochi leggeranno questa diatriba di oltre 200 pagine di falsità, distorsioni e mezze verità, ma molti vedranno e assorbiranno il suo titolo, che è già stato avidamente appiccicato sui giornali di sinistra e diffuso a milioni sui social media. La BBC, ad esempio, ha strombazzato “le politiche israeliane contro i palestinesi equivalgono all’apartheid” in un articolo online, dando pieno peso alle affermazioni di Amnesty, citando diverse persone che le supportano, ma alla fine concedendo solo brevemente il punto di vista opposto al governo israeliano.

Cosa suscita una ONG come Amnesty e Human Rights Watch, che lo scorso anno ha pubblicato un rapporto screditato analogo, eccessi sempre maggiori di propaganda anti-israeliana? Perché l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha appena approvato una commissione d’inchiesta permanente senza precedenti su Israele da parte del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite? Il problema di queste lobby anti-israeliane è che le cose non stanno andando per il verso giusto. Tatticamente, il loro intento generale di trascinare gli israeliani sul banco degli imputati all’Aia sembra vacillare, con un procuratore capo presso la Corte penale internazionale apparentemente meno entusiasta. Strategicamente, lontano dall’auspicato ridimensionamento e dalla sua eventuale cessazione lo Stato ebraico sta diventando sempre più forte con una crescente portata diplomatica ed economica a livello globale; c’è stato inoltre un totale fallimento da parte del movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni nel determinare un impatto sull’economia israeliana nonostante anni di sforzi velenosi.

Soprattutto, gli storici Accordi di Abramo, sono stati l’equivalente di un panno rosso davanti a un toro per tutti queste organizzazioni – agitato in faccia nuovamente la scorsa settimana dall’Hatikva che veniva suonata mentre il presidente israeliano veniva ricevuto al Palazzo Reale di Abu Dhabi dallo sceicco Mohammed bin Zayed. Questo non era nel copione, il quale richiedeva continue concessioni non corrisposte ai palestinesi da parte di Israele, conducenti all’imposizione di uno Stato islamico sul territorio israeliano, prima che potesse essere raggiunta una pace più ampia con il mondo arabo. Sfortunatamente per gli inveterati propugnatori di pace e per i loro seguaci, il mondo arabo è andato oltre la loro opposizione a Israele. Vedono il Paese per quello che è: una fonte di stabilità e prosperità nella regione. Capiscono i pericoli della continua intransigenza e animosità palestinese e hanno negato loro un veto sull’avanzamento del progresso, veto che Amnesty e i suoi compagni che rifiutano Israele vogliono vedere ripristinato.

La precedente bozza del rapporto, ottenuta da ONG Monitor e frettolosamente modificata, ha inavvertitamente rivelato il vero motivo dietro la campagna anti-israeliana di Amnesty. Includeva le parole: “Il sistema dell’apartheid ha avuto origine con la creazione di Israele nel 1948”. Come afferma l’Anti Defamation League, le accuse del rapporto secondo cui “i crimini di Israele risalgono al peccato della sua creazione nel 1948, servono a presentare lo stato ebraico e democratico come illegittimo nelle sue stesse fondamenta”.

Secondo ONG Monitor:, lo scopo del rapporto è “caratterizzare il diritto degli ebrei all’uguaglianza sovrana nella loro patria storica come una violazione dell’ordine legale [internazionale]”.

Non ci siano dubbi in proposito, questo rapporto non è una critica allo Stato di Israele. È un manifesto di una chiarezza agghiacciante il quale dichiara Israele è un’entità illegale che non ha diritto di esistere. Pagina dopo pagina, mostra un’ossessione profondamente preoccupante nel volere raddrizzare il presunto torto del 1948. Chiede che Israele sia inondato generazione dopo generazione di discendenti di arabi che se ne andarono nel 1948 e che si aspettavano di tornare dopo che cinque eserciti invasori avrebbero dovuto spazzare via Israele dalla mappa. Un tale afflusso di cosiddetti rifugiati sarebbe senza precedenti in qualsiasi parte del mondo. Significherebbe la fine dello Stato di Israele, una condizione di conflitto perpetuo tra arabi ed ebrei sotto un unico Stato palestinese, e la fine del diritto del popolo ebraico all’autodeterminazione.

Presentare Israele come un’impresa razzista, come cercano di fare anche altre ONG di sinistra e istituzioni internazionali, ci porta al punto di partenza. La stridente e feroce opposizione agli ebrei nel paese, opposizione che in epoca moderna risale agli anni ’20, era basata sul puro razzismo. Era la conseguenza della dottrina islamica secondo la quale nessun altro popolo poteva essere sovrano in una terra dominata dai musulmani. Pertanto gli ebrei autoctoni non avrebbero mai potuto avere un proprio Stato e dovevano essere combattuti fino alla sottomissione o alla morte.

Come ho spiegato nell’articolo “Smascherare la menzogna dell’apartheid israeliano”, la natura religioso-razzista del conflitto è stata trasformata dall’Unione Sovietica in una lotta nazionalista-imperialista, per ottenere maggiore accettazione e sostegno nel mondo democratico. E ora siamo tornati a un’inversione inventata del conflitto razzista originario.

Come capirono i sovietici, le accuse di razzismo sono giustamente oggetto di orrore tra le persone civilizzate. Da qui l’attrazione di Amnesty e dei loro compagni di viaggio nel ritrarre Israele come uno Stato dove vige l’apartheid. Come ha spiegato questa settimana l’avvocato esperto di diritto internazionale Eugene Kontorovich, Israele = Apartheid non è altro che una versione leggermente aggiornata del mantra Sionismo = Razzismo indotto dall’Unione Sovietica e adottato in modo immorale dalle Nazioni Unite nel 1975 prima di essere abrogato.

Ancora una volta, come i sovietici, l’obiettivo principale di Amnesty non è il mondo arabo, è l’Occidente. Alla pari della propaganda dell’Autorità Palestinese e di Hamas, l’intenzione è quella di provocare indignazione in tutto l’Occidente, isolare e diffamare Israele tra i governi mondiali, gli organismi internazionali, le università e le imprese.

Questo rapporto provocherà anche un aumento della violenza, abusi e boicottaggi contro gli ebrei in Israele e gli ebrei che sostengono Israele nella diaspora, in un’era in cui gli attacchi antisemiti sono già al culmine e in aumento. Questo potrebbe non essere l’obiettivo di Amnesty nel produrre questo documento deformato, ma non possono essere così ciechi da non vederne le sanguinose conseguenze, che si sono verificate nel corso di decenni a seguito di rapporti, dibattiti, risoluzioni e fabbricazioni dei media analogamente deformati.

La definizione di antisemitismo da parte dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) include: “Negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione, ad esempio, affermando che l’esistenza dello Stato di Israele è una impresa razzista”. Il governo britannico ha aderito alla definizione IHRA. Amnesty ha sede nel Regno Unito e la polizia britannica dovrebbe aprire un’inchiesta per avere diffuso queste gravi bugie antisemite.


Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e nazi cristiano)
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2804



"ISRAELE PRATICA L'APARTHEID VERSO I PALESTINESI". ECCO PERCHE' L'ACCUSA DI AMNESTY E' UNA VERGOGNA
Fiamma Nirenstein
2 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

Quando Salman Rushdie, con quei 600mila dollari di taglia che gli pendevano sul capo, condannato a morte con una fatwa, affermò nel 2016 che Amnesty International era stata travolta da «un'autentica bancarotta morale», si riferiva alla sua resa all'Islam violento, ai suoi regimi e gang, alla paura, al suo sentimento antioccidentale, antiamericano, antisraeliano.
Questo viene oggi una volta di più sancito dal rapporto con cui questa organizzazione criminalizza lo Stato di Israele, e non solo la sua politica, ma l'esistenza stessa. Amnesty dichiara lo Stato Ebraico illegittimo in quanto coloniale e razzista. Non fondato per una scelta di autodeterminazione di una popolazione che torna a casa, non una decisione indispensabile alla sopravvivenza, non una scelta difesa con le unghie e con i denti contro un terrorismo sanguinario ed eserciti in movimento.
Il rapporto stilato dalla sezione inglese è una vergogna per l'organizzazione di cui invece si ricordano le battaglia per i dissidenti comunisti o contro l'apartheid (quello vero, del Sud Africa). Poi l'organizzazione è stata travolta dalla politica: lacune sistematiche nel denunciare abusi di diritti umani in Siria, in Iran, in Turchia, per avventarsi sugli Usa o sui Paesi europei; uno sguardo ideologico che confonde l'aggredito con l'aggressore; il terrorismo di Hamas giustificato; sguardo sull'immigrazione che criminalizza solo i Paesi di approdo. E un tripudio di odio contro lo Stato ebraico.
Il rapporto è un viaggio, come ha scritto Dan Diker, in 211 pagine di «realtà alternativa», il remake di un film del 1975 quando l'Onu votò «sionismo uguale razzismo», e poi ha cancellato il voto; o la conferenza di Durban nel 2001; o quando il giudice Richard Goldstone stilò nel 2009 un suo rapporto che disegnava Israele come un criminale di guerra, e poi nel 2011 pentito lo ritirò. Amnesty si avventura nella folle accusa di apartheid, mentre gli arabi sono al governo e nella Corte Suprema, negli ospedali, alla Knesset, all'università. Ovunque ti imbatti nella incredibile varietà di culture, religioni e razze di questo Paese che non si è mai arreso moralmente di fronte all'aggressione di eserciti e terroristi arabi. Amnesty usa il termine apartheid perché è il peggiore, indegno, destinato a scomparire, appunto come il Sud Africa. Con un'assoluzione collettiva urbi et orbi al terrorismo e alle guerre, simile a quello (Alan Dershowitz disse «Crimine di Guerra per Israele è tutto ciò che fa per difendere i propri cittadini»), della violazione sistematica dei diritti umani da parte palestinese.
Intorno a questa delegittimazione si costruisce un castello che Amnesty pretende costruito su prove (proprio come fece Goldstone). Ma la delegittimazione invece appare vecchia e rifritta, e suggerisce che il popolo ebraico non sia originario di Israele, che gli ebrei segreghino i palestinesi in nome di ideali suprematisti, che i check point siano un gesto di arroganza razzista, e non una necessità senza la quale gli assassini, come è avvenuto, colpiscono a migliaia; il contesto è cancellato, Israele impone la sua morsa a un mondo innocente. In realtà, appena si apre uno spiraglio col mondo arabo, si può osservare il caleidoscopio dei mille ruoli degli arabi israeliani mescolati con la società di Tel Aviv e di Haifa; e della passione con cui ci si precipita a fraternizzare con i Paesi del patto di Abramo. Le balle di Amnesty fanno uso di un linguaggio sovversivo sotto la copertura del tema dei diritti umani e il mondo intero dovrebbe chiedere all'organizzazione di chiedere scusa per questo.
La delegittimazione di Israele è il vero sfondo su cui si basa l'incitamento antisemita e lo scopo terrorista di distruggere Israele: se Israele è un Paese ignobile, gli ebrei sono degni di quelle manifestazioni che ormai sconvolgono il mondo in cui si urla «Hitler aveva ragione» e «Fuck the jews». Così funziona la logica pubblica, e, nello stesso paradigma, l'Iran ha ragione quando dichiara di voler distruggere Israele. Amnesty quindi ha agito in maniera irresponsabile fregiandosi di un bene morale, i diritti umani, che appartiene a tutti: mostra con prosopopea quella medaglia, ma in realtà la fa a pezzi. Denuncia i torti che gli arabi secondo lei ricevono da Israele, e non le centinaia di migliaia di morti per mano di Bashar Assad, né la tortura quotidiana di essere un cittadino del regime autoritario di Gaza.


Menzogne e calunnie demenziali per demonizzare, criminalizzare e disumanizzare, per istigare alla paura, al disprezzo e all'odio etnico-ideologico-politico-religioso, al fine di depredare, schiavizzare e impedire il libero esercizio dei diritti umani, civili, economici e politici del prossimo.
viewtopic.php?f=196&t=2942
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8357587395



ISRAELE: "RESPINGIAMO TUTE LE FALSE ACCUSE CONTENUTE NEL RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL"
2 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

“Lo stato di Israele respinge senza mezzi termini tutte le false accuse che compaiono nel rapporto che Amnesty ha in programma di pubblicare domani – afferma una nota diffusa lunedì dal Ministero degli esteri israeliano – Il rapporto ricicla e rafforza bugie, incongruenze e affermazioni infondate che provengono da note organizzazioni di odio anti-israeliano, il tutto con l’obiettivo di spacciare merce avariata in una nuova confezione. Ripetere più e più volte le stesse menzogne non trasforma le menzogne in realtà: piuttosto scredita Amnesty”.
Il falso rapporto di Amnesty, prosegue la nota, “fa ricorso a doppi standard e demonizzazione per delegittimare Israele: sono esattamente gli elementi di cui si compone l’antisemitismo moderno. Il rapporto nega il diritto d’Israele ad esistere come stato nazionale del popolo ebraico. Il linguaggio estremista e la distorsione del contesto storico sono pensati per demonizzare Israele e gettare benzina sul fuoco dell’antisemitismo. Pochi giorni dopo la Giornata Internazionale della memoria della Shoah, ancora una volta scopriamo che l’antisemitismo non è solo un fatto della storia, ma purtroppo fa anche parte della realtà odierna. Proprio lo scorso fine settimana, degli ebrei sono stati aggrediti a Londra per il solo fatto di essere ebrei. Il rapporto di Amnesty funziona di fatto come un via libera a questi e altri aggressori per colpire non solo Israele, ma gli ebrei di tutto il mondo”.
“Lo stato di Israele – ricorda il comunicato del Ministero degli esteri – è una democrazia forte e vivace che garantisce a tutti i suoi cittadini eguali diritti, indipendentemente da etnia e religione. Lo stato d’Israele è stato istituito come la sede nazionale del popolo ebraico, con un ampio sostegno internazionale, alla luce dell’insegnamento della Shoà”: as the national home of the Jewish people dice la nota di Gerusalemme, citando testualmente la Dichiarazione Balfour adottata dalla Società delle Nazioni come testo di diritto internazionale, poi sfociata nella risoluzione 181 del 1947 che prevedeva esplicitamente la nascita di uno “stato ebraico”.
Invece Amnesty, denuncia il Ministero israeliano, “critica l’esistenza stessa dello stato d’Israele come stato nazionale del popolo ebraico e nega di fatto il suo diritto di esistere”. E rincara: “Non sorprende che questo rapporto venga pubblicato dalla filiale britannica di Amnesty International e sotto gli auspici del Segretariato Generale dell’organizzazione. Quella filiale è nota per essere contaminata da razzismo e xenofobia e in passato il Segretariato Generale dell’organizzazione ha accusato Israele, senza alcuna prova o base fattuale, di aver ucciso Yasser Arafat. Non sorprende che Amnesty abbia impiegato otto anni per fare marcia indietro da quella accusa grave e infondata”. Il Ministero chiede ad Amnesty di fare subito marcia indietro rispetto al rapporto che ha in programma di pubblicare, confidando che questa volta l’organizzazione non ci metta così tanto tempo. E conclude: “Lo Stato d’Israele continuerà a promuovere i valori di democrazia e inclusione, alla cui luce è stato istituito e continua ad esistere”.
Il ministro degli esteri israeliano Yair Lapid ha personalmente commentato: “Un tempo Amnesty era un’organizzazione stimata che tutti rispettavamo. Oggi è l’esatto contrario. Non è un’organizzazione per i diritti umani, ma solo un’ennesima organizzazione estremista che riecheggia la propaganda senza un’analisi seria. Invece di controllare i fatti, Amnesty ripete bugie diffuse da organizzazioni terroristiche. Cinque minuti di seria verifica dei fatti bastano per constatare che i fatti riportati nel rapporto sono un’illusione avulsa dalla realtà. Israele non è perfetto, ma è una democrazia impegnata verso il diritto internazionale e aperta alle critiche, con una stampa libera e una forte Corte Suprema. Amnesty non definisce ‘stato dell’apartheid’ la Siria, un paese il cui governo ha ammazzato mezzo milione di propri cittadini, né l’Iran o qualsiasi altro regime corrotto e omicida in giro per il mondo. Detesto dover usare l’argomento che se Israele non fosse uno stato ebraico, nessuno in Amnesty oserebbe attaccarlo in questo modo, ma in questo caso non si può fare altrimenti”.



Elementi di propaganda - Il grottesco impianto accusatorio di Amnesty International
David Elber
4 Febbraio 2022

http://www.linformale.eu/il-grottesco-i ... rnational/

Nei giorni scorsi si è assistito all’ennesima messa in scena da parte di una ONG – in questo caso Amnesty International – che in un proprio corposo report di 278 pagine ha accusato Israele di uno dei peggiori crimini che si possono commettere: crimini contro l’umanità.

Nel caso in esame il crimine commesso sarebbe quello di apartheid. Dopo la pubblicazione del report di Amnesty International sono seguite svariate interviste da parte di alti membri dell’organizzazione, rilasciate per comprovare le accuse formulate nel report. È da sottolineare che, ad una più attenta analisi, sia il report che le varie interviste non forniscono la minima fondatezza delle accuse formulate ma solo delle prese di posizione basate su dei principi generali completamente decontestualizzati, mezze verità e vere e proprie falsità ideologiche e storiche, insomma le solite accuse rivolte agli ebrei da due millenni. Costruite oggi nella sua variante più accettabile: l’accusa allo Stato del popolo ebraico di commettere crimini contro l’umanità. Il report è talmente ricco di menzogne da risultare imbarazzante e per certi versi ridicolo per come ha “ricreato” una fiction criminalizzante. Ma questo è appunto il suo scopo principale, criminalizzare.

Prima di addentrarci nello specifico della grottesca accusa di apartheid rivolta a Israele è utile soffermarci sul reale scopo di questa mistificazione: attirare l’attenzione dell’opinione pubblica con titoli accusatori (con la compiacenza di numerose testate ad iniziare dalla BBC) per tentare di delegittimare Israele fin dalla sua nascita (questa è la tesi fondamentale propugnata da Amnesty International) agli occhi del pubblico, utilizzando lo strumento del Lawfare ideologico e accusatorio non basato su violazioni reali ma su mistificazioni create ad hoc. È un metodo che procede in maniera sistematica da Durban 2001. Si tratta della guerra perseguita con altri mezzi. Non essendo riuscito agli arabi di eliminare Israele tramite la forza militare, si tenta in tutti i modi di distruggerlo in effige.

Proveremo a capire come l’apartheid è disciplinato nel diritto internazionale e se è un termine che può essere applicato nella sua specificità a Israele.

Apartheid, definizione e utilizzo

La fonte principale del diritto internazionale che equipara l’apartheid ai crimini contro l’umanità si trova nello Statuto di Roma con cui si è istituito il Tribunale Penale Internazionale nel 1998. Nel suo articolo VII “Crimini contro l’umanità” al paragrafo 2 comma h si legge la definizione di apartheid, che qui si riporta per intero:

h) “per «apartheid» s’intendono gli atti inumani di carattere analogo a quelli indicati nelle disposizioni del paragrafo 1, commessi nel contesto di un regime istituzionalizzato di oppressione sistematica e di dominazione da parte di un gruppo razziale su altro o altri gruppi razziale, ed al fine di perpetuare tale regime”;

Quindi, come recita il comma h, per esserci apartheid ci deve essere un “…regime istituzionalizzato di oppressione sistematica e di dominazione da parte di un gruppo razziale su altro o altri gruppi razziali, ed al fine di perpetuare tale regime”. Da questo postulato ricaviamo due essenziali e necessari principi:

Deve esistere una legislazione che normi e disciplini la segregazione raziale, come avvenne in Sud Africa che si era dotato di numerose e capillari leggi segregazioniste.
Deve esistere un “gruppo razziale” ben definito che “domina” su “altro o altri gruppi razziali”.

Per quanto concerne il punto 1, in Israele non esiste una sola norma che disciplini una presunta segregazione raziale, tanto è vero che lo stesso rapporto di Amnesty International non è in grado di fornire il caso di una singola legge che abbia queste caratteristiche. L’unico riferimento, per altro vago e completamente decontestualizzato è fatto in merito alla legge sullo Stato nazionale del popolo ebraico del 2018. Però addentrandosi nello specifico di questa legge fondamentale dello Stato, in nessuno dei suoi 11 articoli si trova il ben che minimo riferimento a pratiche segregazioniste o semplicemente a criteri differenziati di diritti tra i suoi cittadini in base all’appartenenza etnica o religiosa. Tanto è vero che gli arabi di Israele godono degli stessi diritti di tutti gli altri abitanti: hanno partiti politici (ora anche al governo), pieno accesso a tutti i gradi di istruzione in scuole o università in lingua araba o ebraica a loro scelta. Sono avvocati, notai, medici, infermieri in strutture aperte a tutti i cittadini senza distinzioni etniche o religiose, sono giudici (anche alla Corte Suprema), poliziotti, funzionari statali. La stessa lingua araba è equiparata all’ebraico. In pratica gli arabi godono dei medesimi diritti dei cittadini ebrei. Infine, questa legge fondamentale non dice nulla di diverso da quanto stabilito del diritto internazionale quando ha approvato il Mandato per la Palestina che è l’embrione legale dello Stato di Israele.

Per quanto concerne il punto 2, cioè pensare che il popolo ebraico sia un gruppo razziale è semplicemente surreale. Basta osservare gli ebrei di origine europea (askenaziti), quelli scappati dai paesi arabi o dai paesi mediterranei (sefarditi), quelli di origine etiope (falashà) per accorgersi dell’enorme diversità che li contraddistingue. L’unico punto in comune è la condivisione di una stessa lingua, di medesime tradizioni culturali/religiose, e del forte attaccamento alla Terra di Israele: cioè “sentirsi” appartenenti ad uno stesso popolo. In conclusione, mancano completamente tutti i requisiti stabiliti dall’articolo VII dello Statuto di Roma per poter definire Israele come Stato di apartheid.

Un’altra fonte che definisce il crimine dell’apartheid è la Convenzione contro l’apartheid del 1973. Qui si trova una definizione – all’articolo 2 –di apartheid che fa esplicito riferimento alla situazione del Sud Africa nel quale vigeva un regime di segregazione raziale molto ben disciplinato legislativamente. Però la Convenzione del 1973 non fa un riferimento puntuale a leggi e a disposizioni normative precise e inequivocabili (come nel caso del Sud Africa), ma si attiene a dei principi generali vaghi e di conseguenza manipolabili e interpretabili per convenienza politica che era la ragione stessa per la quale si è volle istituire la convenzione contro l’apartheid: cioè attaccare politicamente un qualsiasi Stato utilizzando dei principi vaghi, interpretabili e manipolabili. Fu questa la ragione per la quale la convenzione venne ratificata solamente da una trentina di paesi in tutto il mondo ad iniziare dall’Urss. L’Italia, gli USA e tutti i paesi occidentali, oltre che la stragrande maggioranza dei paesi del mondo, non fanno parte di questa convenzione perché compreserò l’utilizzo politico che si poteva fare della medesima. Il rapporto di Amnesty International si colloca in questa linea di azione: utilizzare un termine – apartheid – svuotandolo dei suoi contenuti oggettivi e legali per manipolare politicamente l’opinione pubblica al fine di attaccare un ben preciso Stato: Israele.

Questa interpretazione è corroborata dal rapporto stesso di Amnesty International: non vi è la minima traccia o riferimento a una presunta legislazione segregazionista presente in nessuna delle leggi di Israele. E questo semplicemente perché non esiste nulla di tutto ciò nell’ordinamento legislativo israeliano.

Su cosa si basa quindi il rapporto di Amnesty International? Semplicemente su una serie di fatti storici (molti dei quali falsificati), controversie legali e giudiziarie completamente decontestualizzate e manipolate ad arte. Da “impressioni soggettive” di presunte discriminazioni che non trovano riscontro nei dati o nei fatti oggettivi della realtà sociale di Israele.

Se si volessero utilizzare questi disonesti criteri di giudizio e di manipolazione dei dati e applicarli ad altri contesti si potrebbe descrivere la realtà di tutti i paesi democratici come Stati nei quali vige l’apartheid. Vediamo brevemente degli esempi.

Italia

In Italia si potrebbe stilare un rapporto come quello calunnioso e manipolato di Amnesty International, ad esempio, relativo alla situazione dei gruppi etnici sinti e rom di cittadinanza italiana da numerosissime generazioni. Se decontestualizziamo e deformiamo i dati relativi a questi due gruppi etnici e ci basassimo esclusivamente su dati relativi a scolarizzazione, situazione abitativa, impieghi lavorativi, interazioni sociali e retribuzioni oltre che ad “impressioni soggettive”, non vi è dubbio che l’Italia applichi un regime di apartheid nei loro confronti.

Gran Bretagna

Se applicassimo i su menzionati criteri alla popolazione nord irlandese di religione cattolica (divisa anche fisicamente da quella protestante a Belfast da un muro in cemento) non ci dubbi sul regime di apartheid applicato dalla Gran Bretagna.

Lo stesso principio lo si potrebbe utilizzare in Stati quali: Stati Uniti d’America con la popolazione nativa indiana e di colore, Spagna con i baschi e i gitani, Francia con i gitani, Brasile e tutti gli Stati del sud America con le popolazioni native, Cuba con la popolazione di colore fortemente discriminata e totalmente assente da rilevanti incarichi legislativi e giudiziari per essendo maggioranza della popolazione, Giappone con la popolazione di origine coreana, tutti i paesi arabi con le minoranze non musulmane, Cina con le minoranze degli Uiguri e con quell tibetana, Australia e Nuova Zelanda con le popolazioni native, i territori amministrati dall’Autorità Nazionale palestinese ove vige un completo ordinamento giuridico basato sulla discriminazione etnica. L’elenco, in pratica, comprenderebbe la totalità dei paesi del mondo.

La riflessione che dovrebbe essere fatta in merito al report fraudolento di Amnesty International, dovrebbe essere relativa a due punti:

Chi finanzia organizzazioni non governative di questo genere e perché? E’ mai stata fatta chiarezza su come vengono spesi i numerosi milioni di dollari che ricevono annualmente?

Dove sta il confine tra libertà di espressione, diritto di critica e tutela dei diritti umani e diritto di calunnia, diritto a diffamare, manipolazione della realtà per fini politici e circonvenzione dell’opinione pubblica?

A seguito del report di Amensty international sono queste le informazioni che governi, organizzazioni internazionali e mass media dovrebbero chiedere conto alla dirigenza della ONG inglese.


Alberto Pento

Nel caso dell'Italia è lampante la falsità di quanto ipotizzato in analogia per spiegare l'accusa demenziale verso Israele.

Anche in Italia non vi è alcuna apartheid e discriminazione verso questa minoranza etnica nonostante la ferocia predatoria razzista di parte di questa etnia nei confronti degli italiani, dei non rom e sinti.
Gli zingari rom e sinti integrati e in quanto tali prevalentemente non più nomadi che lavorano e si guadagnano il pane onestamente e rispettano i valori umani e le regole civili non sono discriminati in alcun modo.

Lo sono invece e giustamente discriminati quelli di questa minoranza etnica che vivono parassitando, predando (con truffe, furti, rapine, ricatti, estorsioni mafiose, omicidi), costringendo i figli al crimine, senza alcun rispetto per la proprietà altrui, per l'ambiente, per la vita dei non zingari.

Cit.:
"Italia

In Italia si potrebbe stilare un rapporto come quello calunnioso e manipolato di Amnesty International, ad esempio, relativo alla situazione dei gruppi etnici sinti e rom di cittadinanza italiana da numerosissime generazioni. Se decontestualizziamo e deformiamo i dati relativi a questi due gruppi etnici e ci basassimo esclusivamente su dati relativi a scolarizzazione, situazione abitativa, impieghi lavorativi, interazioni sociali e retribuzioni oltre che ad “impressioni soggettive”, non vi è dubbio che l’Italia applichi un regime di apartheid nei loro confronti."


Niram Ferretti
Alberto Pento è esattamente quello che intende l'autore David Elber. Se si applicasse il criterio che Amnesty International applica ai palestinesi, ai rom, qui da noi o ai gitani in Francia si potrebbe sostenere che sia l'Italia che la Francia applicano un regime di apartheid. Anzi, bisognerà segnalare che in Italia l'apartheid nei confronti dei rom, e in Francia quello nei confronti dei gitani è assai maggiore perché non risultano giudici Rom o gitani e nemmeno ci sono rom e gitani al governo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: ONU - UNESCO e altri (no grasie!) - e Facebook ?

Messaggioda Berto » lun feb 07, 2022 11:34 pm

CHI APPLAUDE AMENSTY INTERNATIONAL
Niram Ferretti
7 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Come volevasi dimostrare, i sostenitori del report di Amnesty, oltre alle ONG di estrema sinistra israeliane che hanno contribuito alla sua redazione, li troviamo tra i jihadisti salafiti di Hamas.
Chissà se il portavoce di Amnesty Intenational Italia, Riccardo Noury, che siede nel panel dei consiglieri di Gariwo, apprezza l'endorsement del rapporto da parte del gruppo terroristico che governa Gaza.
E a proposito di apartheid israeliano, nessuno di questi sedicenti combattenti per i diritti umani, che additano Israele come uno Stato criminale, scrive una riga sulla protesta via Twitter di giovani palestinesi che vivono a Gaza su come Hamas abbia sequestrato l'enclave, del clanismo e familismo imperante, della corruzione endemica. Chi scrive queste cose è ad alto rischio.
Tutto questo deve sparire dalla scena. L'importante è che passi il messaggio che in Israele si pratica l'apartheid, una accusa che discende direttamente dalla Risoluzione 3379 del 10 novembre 1975 che bollava Israele come Stato razzista.




Le forme dell’antisemitismo

Davide Cavaliere
7 Febbraio 2022

http://www.linformale.eu/le-forme-dellantisemitismo/

Amnesty International-Regno Unito ha pubblicato un nuovo rapporto con cui accusa Israele di sottoporre i palestinesi al «crimine contro l’umanità dell’apartheid». L’etichetta di «stato di apartheid» viene applicata, ingiustamente, a Israele da tempo immemore; ma questa volta, la diffamazione si è fatta più estrema, Amnesty International ha infatti accusato Israele di aver praticato la discriminazione razziale sin dalla sua fondazione nel 1948.

È chiaro che un simile rapporto ha come unico obiettivo quello di minare le fondamenta dello Stato di Israele come stato-nazione del popolo ebraico. Si tratta di puro antisemitismo che, in questo caso, si mescola all’avversione verso le nazioni caratteristica della celebre setta filantropica. L’attacco di Amnesty International non è diretto solo alla presunta «apartheid», ma a quella che il rapporto definisce, con malcelato disprezzo, «l’identità ebraica» di Israele.

Si ha l’impressione, leggendo la relazione, che il vero obiettivo polemico sia l’identità nazionale israeliana e il tema della discriminazione razziale un grimaldello per scardinarla. Dato il suo orientamento transnazionale, Amnesty non riesce ad accettare che Israele sia, primariamente, una patria per il popolo ebraico. Quello che l’antropologo Melville Herskovits chiamava il «diritto di ogni individuo alla propria cultura», non è preso in considerazione dall’organizzazione fondata da Benenson, che vede solo e ovunque «esseri umani» e condanna come «razzismo» ogni tentativo di preservare una qualche forma di specificità nazionale o religiosa.

Nel suo rapporto, Amnesty International-UK, caratterizza gli ebrei israeliani come un gruppo razziale autoidentificato, colpevole di preferire sé stesso e la propria sicurezza all’universalismo post-nazionale. Senza rendersene conto, gli attivisti per i diritti umani riprendono un’antica maledizione, quella dell’Ebreo carnale chiuso nel suo egoismo tribale e religioso. Risolutamente transnazionale, Amnesty non può che stigmatizzare la decisione israeliana di fondare lo Stato sull’identità ebraica e di porre delle differenze tra cittadini e non-cittadini.

Il perenne conflitto arabo-israeliano rianima delle rappresentazioni mentali e degli archetipi che si credevano sopiti. L’eresia marcionita, che opponeva il Dio crudele e geloso dell’Antico Testamento a quello amorevole del Nuovo, si ripresenta tra i critici del sionismo e d’Israele. Secondo i neo marcioniti, le politiche israeliane sono riconducibili allo stesso ebraismo, sono consustanziali all’identità ebraica. Da Breyten Breytenbach fino al recente rapporto di Amnesty International, passando per José Saramago e Luis Sepúlveda, tutti condannano le remote e presuntivamente «violente» e «razziste» tradizioni ebraiche.

Insomma, si dovrebbe all’Antico Testamento l’invenzione del razzismo, del genocidio e l’idea di «popolo eletto». La «candela nel filo spinato», inconsapevolmente fedele a questo marcionismo di ritorno, vorrebbe degiudaizzare Israele per far cessare lo «stato di apartheid». Nel momento in cui, in Occidente, la Shoah viene trasformata nel crimine supremo contro l’umanità e suonano le sirene della fusione universale dei popoli, riemerge la condanna dell’Ebreo tribale razzialmente connotato.

Il rapporto di Amnesty International-Regno Unito si richiama a un passato oscuro e si configura come un tentativo di demonizzare e delegittimare Israele attraverso argomenti canonici dell’antisemitismo storico.



Donato Di Segni
L’intero castello di menzogne costituito dal rapporto di Amnesty International poggia su un assunto EDULCORATO relativo a una dichiarazione rilasciata da Benjamin Netanyahu nel 2019 sul tema della “Legge Fondamentale” promulgata nel 2018 dalla Knesset israeliana:
“Israel is not a state of all its citizens... [but rather] the nation-state of the Jewish people and only them” vale a dire: “Israele non è lo stato di tutti i suoi cittadini… [ma piuttosto] la nazione stato del Popolo Ebraico e soltanto di questo”
Mi chiedo quanti abbiano letto il documento in questione con l'intento reale di capirlo, magari supportati dalla reale conoscenza dello spirito della dichiarazione di indipendenza fatta da Ben Gurion il 14 maggio 1948, nonchè del testo del mandato di Palestina promulgato dalla Lega delle Nazioni il 24 luglio 1922. In altre parole mi chiedo chi abbia letto la legge, immerso nell'humus costituito dal secolo abbondante che separa la nascita del Sionismo moderno dalla promulgazione di quest'ultima attesissima legge fondamentale. Lungi dall'essere discriminatoria la legge chiarisce senza estromettere, specifica senza separare ponendo nero su bianco un fatto storicamente imprescindibile, vale a dire che nella terra di Israele tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e ognuno di loro ha pari diritti civili individuali e altrettanto pari diritti religiosi ma che soltanto il popolo ebraico detiene il diritto politico collettivo di autodeterminarsi, soltanto il popolo ebraico ha diritto a istituire in terra di Israele una casa nazionale per il popolo Ebraico, la "medinat haieudi",essendo chiaramente compreso che nulla dovrà essere fatto che possa pregiudiziare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Israele, o i diritti e lo stato politico goduto dagli ebrei in ogni altra nazione, ricordando, quasi alla lettera il secondo preambolo del Mandato di Palestina. La legge, invocando l'essenzialità della "medinat haieudi" per la realizzazione dell'ancestrale aspirazione degli ebrei a tornare liberi sulla propria terra, non implica, mai, nessun respiro religioso! Solo un profondo e definitivo respiro politico! Lo stato, lo stato degli ebrei, ribadisce per ogni suo cittadino il diritto del pari fra pari in ogni espressione del vivere civile e religioso, in ogni espressione del diritto/dovere verso lo stato. Al punto uno della legge troviamo:
1) Principi fondamentali
A. La Terra di Israele è la patria storica del popolo ebraico, in cui lo Stato di Israele si è insediato.
B. Lo Stato di Israele è la patria nazionale del popolo ebraico, in cui questo esercita il suo diritto naturale, culturale, religioso e storico all'autodeterminazione.
C. Il diritto di esercitare l'autodeterminazione nazionale nello Stato di Israele è esclusivamente per il popolo ebraico.
Dalla lettura dei punti 1A e 1B della legge, emerge con ogni evidenza l'affermazione della volontà di esercitare i propri diritti naturali nella propria terra, non certo la negazione della facoltà degli altri all'espressione dei loro diritti culturali religiosi e storici in Israele. Dalla lettura del punto 1C si evince come i diritti politici collettivi di autodeterminazione nazionale siano esclusivo appannaggio del popolo ebraico. Solo gli ebrei possono esprimere autoderminazione nazionale in terra di Israele. Trovare in quanto espresso, una connotazione religiosa o etnica è un esercizio inutile salvo, ed è questo il caso, volersi genuflettere servilmente alla rigida volontà araba di vedere strumentalmente negli ebrei una sorta di complessa congrega religiosa e in quanto tale priva di qualsiasi giustificazione a rivendicare diritti su una qualsiasi terra perchè tali diritti sono di appannaggio esclusivo dei popoli e gli ebrei per gli arabi non sono mai stati un popolo. La negazione arabo mussulmana della natura popolare degli ebrei è strumentale alla negazione dei diritti ebraici sulla palestina mandataria britannica prima e sulla terra di Israele successivamente. Secondo gli arabo/mussulmani gli ebrei dovrebbero restare o tornare nelle loro terre di origine per professarvi la propria religione, ignorando in spregio alla storia, l'origine ancestrale degli ebrei in terra di Israele, la loro origine popolare, la loro cultura plurimillenaria e il loro insopprimibile diritto ad autodeterminarsi sulla propria terra senza per questo ledere i diritti altrui. È proprio sulla negazione preventiva del diritto ebraico sulla terra di Israele che Amnesty International basa tutte le sue fantasiose affermazioni di prevaricazione e di apartheid. Per quell’organizzazione politica travestita da difensore dei diritti umani, il rapporto appena prodotto è nulla altro che una mortifera arma tesa a scardinare lo stato ebraico in quanto tale.


Niram Ferretti
Donato Di Segni è precisamente come hai riportato tu in questo dettagliato post. Riporto quanto da me scritto in proposito nel mio libro, "Il Capro espiatorio: Israele e la crisi dell'Europa": "Il 19 luglio 2018 la Knesset passa con 62 voti contro 55 e lo scarto di due sole astensioni la Legge Base la quale definisce Israele come lo Stato nazionale degli ebrei. La legge si integra con altre leggi base, le quali, in guisa di costituzione strutturano il sistema legale dello Stato ebraico. Tra gli articoli principali della legge l’articolo 1. b afferma che “Israele è la casa nazionale del popolo ebraico, nella quale esso adempie il proprio diritto naturale, culturale, religioso e storico all’autodeterminazione“ mentre l’articolo 1. c afferma che “Il diritto di esercitare l’autodeterminazione nazionale nello Stato di Israele è prerogativa unica del popolo ebraico”. All’ebraico viene riconosciuto lo status di lingua ufficiale nazionale mentre all’arabo viene garantito uno status speciale. Subito, appena la legge è promulgata, si aprono le cataratte delle critiche interne ed esterne le quali hanno come unico comune denominatore quello di accusarla di essere discriminatoria quando non esplicitamente razzista. Il fatto di avere semplicemente sancito una realtà ovvia e indubitabile, che Israele è lo Stato del popolo ebraico, sorto a questo scopo, intorno alla determinazione ebraica di avere il proprio Stato, è, nell’epoca del pensiero debole europeo sulla consistenza nazionale degli stati, nell’epoca del post-nazionalismo e post-identitarismo, nell’epoca comtiana dell’universalismo umano, propugnata dalla UE, una semplice eresia L’ideologia, di nuovo, trionfa sulla realtà. I fatti vengono alterati, deformati, per servire una precisa agenda. La sinistra israeliana si unisce in un unico coro ai partiti arabi che di Israele vorrebbero la scomparsa, per lamentare il carattere antidemocratico di una legge che discriminerebbe di fatto gli arabi, declassandoli a cittadini di secondo rango...Per i demonizzatori di Israele i quali insufflati da cinquanta anni di propaganda, considerano già Israele uno Stato dove vigerebbe l’apartheid, la Legge Base è solo una conferma di ciò che affermanoI fatti raccontano un’altra storia ma vanno, come sempre, separati dall’ideologia. Evelyn Gordon, in un lungo articolo, aiuta a fare luce su di essi: “L’aspetto più sconcertante di questa legge è che non dice nulla di diverso da quanto è stato assiomatico per decenni : Israele è la nazione-stato del popolo ebraico, e all’interno dei suoi confini, solo gli ebrei possono esercitare un’autodeterminazione nazionale— una disposizione che né nega uguali diritti sociali e politici (al contrario di quelli nazionali) per i non ebrei, né preclude la possibilità di uno Stato palestinese nella West Bank e Gaza, i quali si trovano fuori dai suoi confini. La capitale di Israele è Gerusalemme. La sua lingua è l’ebraico. Israele è aperto all’immigrazione ebraica. Si impegnerà a preservare l’eredità degli ebrei della diaspora e rafforzare il loro legame con Israele…In realtà molte delle sue disposizioni sono già codificate nella legislazione esistente. E anche l’apparente novità di “compromettere” lo status dell’arabo, non è un grosso cambiamento, come ha sottolineato lo studioso di giurisprudenza Netanel Fisher: l’arabo non è mai stato uguale all’ebraico (per esempio, le cause in tribunale non possono essere compilate in arabo), e tale status così come era è stato preservato da una clausola che afferma che nulla nella legge “compromette” lo status usufruito dalla lingua araba prima che la Legge Base diventasse effettiva. Inoltre, la legge non sostituisce in alcun modo le leggi base esistenti che sanciscono il sistema di governo democratico israeliano e i diritti umani fondamentali. In modo particolare, la Legge Base del 1922: La Dignita Umana e la Libertà, protegge esplicitamente ‘La dignità di qualsiasi persona in quanto tale,’ e i tribunali hanno interpretato ciò in modo coerente come un impedimento alla discriminazione, sulla base che la discriminazione viola la dignità della persona” .




Elementi di propaganda
Megafono antisionista
Davide Cavaliere
11 Febbraio 2022

http://www.linformale.eu/megafono-antisionista/

Il recente rapporto di Amnesty International in merito al presunto regime di «apartheid israeliano contro i palestinesi» ha trovato in Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, già nel Comitato scientifico di Gariwo e ora retrocesso a contributore, un suo strenuo sostenitore. Un fatto che non sorprende, dato che Noury è una delle voci più faziose e persistenti dell’antisionismo italiano.

Infatti, il portavoce di Amnesty International Italia, si è ripetutamente schierato a favore del movimento Boycott, divestment and sanctions (BDS), ossia della banda internazionale di anti-israeliani che chiede lo strangolamento economico dello Stato ebraico. Noury ha ripetutamente denunciato quella che lui definisce «criminalizzazione» del BDS, sorvolando sul palese antisemitismo del movimento che, in passato, ha incassato anche il sostegno di Hamas, e sulla incessante demonizzazione dello Stato d’Israele operata dall’organizzazione in questione.

In seguito a un articolo di Giulio Meotti apparso su Il Foglio il 13 giugno 2017, dal titolo Umanitaristi Impazziti, in cui il giornalista prende di mira la celebre ONG, Riccardo Noury ha redatto una lettera al giornale nella quale sottolinea che:

«Se, per il diritto internazionale umanitario, gli insediamenti israeliani sono illegali, allora il vantaggio economico realizzato dalle imprese e dalle aziende che lì producono e commerciano va fermato. Amnesty International non sta invitando i consumatori ad aderire a campagne di boicottaggio. Chiede agli stati di rispettare i loro obblighi di diritto internazionale e vietare l’importazione di prodotti provenienti dagli insediamenti illegali».

Noury, evidentemente privo delle conoscenze giuridiche fondamentali per affrontare l’argomento relativo ai cosiddetti «insediamenti illegali», (perché “illegali”?, in base a quale inequivocabile criterio?) cade in contraddizione: da un lato, infatti, afferma che Amnesty International non inviterebbe i consumatori al boicottaggio ma, al tempo stesso, chiede agli stati di vietare l’importazione dei prodotti provenienti da quelli che lui considera degli insediamenti coloniali. Associandosi al BDS, Amnesty e il suo portavoce italiano, di fatto, legittimano il boicottaggio para-nazista d’Israele e rafforzano i suoi nemici teocratici e terroristici.

L’acredine anti-israeliana di Noury si è manifestata in numerose altre occasioni. In un articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano l’11/01/21, il portavoce ha sostenuto che su Israele ricadrebbe la responsabilità della vaccinazione contro il COVID-19 dei palestinesi nella Giudea e nella Samaria. Le sue affermazioni contraddicono quanto scritto negli Accordi di Oslo del 1993, che stabiliscono che la tutela sanitaria dei palestinesi è affidata all’Autorità Nazionale Palestinese. In tutto l’articolo, Noury parla di «territori occupati» e di «coloni», violando così i diritti della verità storica e manifestando la sua adesione a una visione ideologica del conflitto arabo-israeliano. In un post su Facebook datato 21 maggio 2021, nel pieno degli scontri tra Israele e Hamas , l’indefesso difensore dei diritti umani ha scritto:

«Israele accende la miccia (Sheikh Jarrah, al-Aqsa), Hamas attacca obiettivi civili israeliani (i sistemi d’allarme limitano i danni, ma ci sono vittime), Israele attua la rappresaglia contro i civili di Gaza (niente sistemi d’allarme, decine di vittime). Ognuno per i suoi calcoli politici. Tra una settimana, quando tutto (“gli scontri”, come parte della stampa italiana definisce la situazione) sarà risultato eccessivamente troppo, arriverà un cessate il fuoco. Si conteranno i morti in attesa della prossima miccia, dei prossimi attacchi e della prossima rappresaglia. Tutto tragicamente già visto da tempo».

Il post è ricolmo di sciocchezze. Noury faceva riferimento allo sfratto imposto alle famiglie palestinesi di Sheikh Jarrah dal tribunale distrettuale di Gerusalemme, ossia all’esito di un contenzioso legale durato quarant’anni, nel corso del quale gli occupanti abusivi arabi, che hanno loro stessi riconosciuto che le abitazioni non erano loro, sono stati sfrattati perché non pagavano l’affitto. Dunque, Israele non ha accesso alcuna «miccia», come avrebbe voluto far credere il «nostro» portavoce.

Noury è un mentitore seriale. In una intervista rilasciata a Fanpage.it il 13 maggio 2021, ha affermato: «La nostra sensazione è che si stia ripetendo esattamente quello che è già accaduto nel 2008, nel 2012 e nel 2014. Con quel meccanismo solito che conosciamo: la miccia accesa da Israele, Hamas che colpisce obiettivi civili nel sud e nel centro di Israele, e ancora la rappresaglia israeliana che per potenza di fuoco e per una diversa modalità di allarmi fa sì che ci sia una sproporzione di morti da un lato rispetto che dall’altro». Come da canovaccio, tenta di far ricadere su Israele la responsabilità dei conflitti scatenati da Hamas, che ricordiamo essere una formazione islamista e terrorista.

Inoltre, Noury ripropone la principale accusa che Amnesty muove, da decenni, a Israele e che ruota attorno alla nozione di «risposta sproporzionata». Trattasi dell’assurda accusa secondo cui i contrattacchi israeliani causerebbero tassi più elevati di vittime e danni alle proprietà maggiori degli attacchi palestinesi. A questo argomento, manca il fatto che Hamas e altri gruppi terroristici palestinesi usano abitualmente i propri civili come scudi umani. Postazioni quali moschee, ospedali e scuole vengono abitualmente utilizzate come depositi di armi e rampe di lancio per i missili. Di questa realtà, gli «eyewitness» di Amnesty non sembrano accorgersi, proprio come il portavoce.

Insomma, Riccardo Noury è megafono di tutti i pregiudizi antisionisti dell’associazione che rappresenta.



Immaginate se in seno all'ONU ci fosse una commissione d'inchiesta per violazione dei diritti umani solo ed esclusivamente per l'Italia.
Noi che amiamo Israele
11 febbraio 2022

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 2896336401

Non per l'Iran, non per la Cina, la Turchia o l'Afghanistan ma solo per l'Italia. E se, in base a Risoluzioni adottate solo nei confronti degli italiani, i nostri militari e ragazzi dell'esercito rischiassero di essere arrestati ( in qualsiasi parte del mondo) e processati per "crimini di guerra contro l'umanità" perché difendono i propri cittadini civili.
Solo loro, non i talebani o miliziani di gruppi terroristici, Turchi o Cinesi. Solo gli italiani.
Ecco.
Questa follia discriminatoria, è quanto accade nei confronti dello Stato di Israele.
Una commissione ideata ad hoc, con il voto favorevole della Cina e altri noti paesi democratici, volta a giudicare Israele e solo Israele, attraverso metri politici e non giuridici.
Come giurista internazionale è stata scelta e messa alla guida della commissione permanente contro Israele Navi Pillay.
La Pillay è ben nota per le sue attività anti israeliane, nominò ben quattro missioni d’inchiesta contro Israele, più di qualsiasi altro paese del mondo.
Fra queste, lo screditato Rapporto Goldstone che venne successivamente sconfessato dal suo stesso autore, fu responsabile della nomina a relatore speciale per i palestinesi del professore di diritto internazionale Richard Falk, radicalmente anti israeliano.
E sempre la Pillay, come se non bastasse, convocò la famigerata conferenza di Durban II “contro il razzismo” che offrì una tribuna all’allora presidente iraniano antisemita Mahmoud Ahmadinejad, dalla quale negò la Shoah.
Ma tutto questo va bene per Madama la Marchesa, per Amnesty International, per Riccardo Noury che attraverso lo sfruttamento del diritto internazionale si auto eleggono a giudici del bene e dei diritti.
Israele è uno Stato con un sistema giuridico che funziona, chi crede che abbia bisogno di commissioni votate da Paesi come la Cina o ong politicamente ideologizzate per essere giudicato o è uno stolto o è in malafede.
Con buona pace di Amnesty International.
Tramite R.V


Navi Pillay
https://it.wikipedia.org/wiki/Navanethem_Pillay
Navanethem Pillay chiamata anche Navi Pillay (in tamil: நவநீதம் பிள்ளை) (Durban, 23 settembre 1941) è un magistrato sudafricano, giudice della Corte penale internazionale e Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani dal 2008 al 2014.
Sudafricana di origine tamil è stata la prima donna non-bianca presso l'Alta corte del Sudafrica, è stata magistrato presso la Corte penale internazionale e presidente del Tribunale penale internazionale per il Ruanda. Ha adottato il documento "Born Free and Equal" nelle orientamento sessuale e identità di genere di diritto internazionale, settembre 2012.


Rapporto Goldstone

https://it.wikipedia.org/wiki/Rapporto_Goldstone
Il Rapporto Goldstone è un documento preparato per l'Onu dal magistrato sudafricano Richard J. Goldstone, di origini ebraiche, in collaborazione con un gruppo di avvocati, in seguito all'operazione militare israeliana Piombo fuso.
Il rapporto Goldstone critica entrambi i contendenti per il conflitto che, iniziato il 27 dicembre 2008 e finito il 18 gennaio 2009, ha ucciso oltre 1.387 palestinesi, centinaia dei quali civili, e 13 israeliani, tre civili. Il rapporto accusa in particolare l'esercito israeliano di aver commesso crimini di guerra durante le operazioni militari nella Striscia di Gaza.
Il rapporto Goldstone ha dato sei mesi a Israele e ad Hamas per sostenere adeguate indagini e fornire risposte sui rilievi riportati dal rapporto. In caso di mancata collaborazione, la Corte penale internazionale con sede all'Aia potrebbe istituire un procedimento legale contro le parti e potrebbe portare i colpevoli in tribunale e quindi eventualmente condannarli, aprendo una nuova strada alla giustizia internazionale, capace di agire nonostante le eventuali protezioni dei paesi schierati con le grandi potenze: USA, Russia e Cina.


Richard Falk

Intervista al giurista ed ex relatore speciale delle Nazioni unite: «Tel Aviv vuole convincere il mondo che non esista una soluzione. Ma i popoli ora sanno che la resistenza popolare può supplire all’inferiorità militare: dalla loro parte hanno la superiorità morale e un fine più alto, l’autodeterminazione»
21 maggio 2018
https://nena-news.it/richard-falk-un-ma ... possibile/


PUBBLICATO SUL GIORNALE "IL FOGLIO".
6 febbraio 2022

https://www.facebook.com/grupposionisti ... 4508668866

*Perché Israele è la migliore tra le nazioni del mondo nonostante tutte le accuse mosse contro questo paese. È utile conoscere e apprezzare l'unità degli israeliani e la loro volontà di essere nella famiglia delle nazioni.
-Non conosco un'altra nazione sulla terra che, dalla sua fondazione 72 anni fa, ha dovuto sacrificare 25.000 soldati per garantire la sua sopravvivenza.
-Non conosco un'altra nazione sulla terra senza confini riconosciuti (ben definiti e universalmente riconosciuti).
-Non conosco un'altra nazione sulla terra la cui popolazione abbia vissuto in una perpetua tensione emotiva sin dalla sua creazione (per i continui attacchi bellici e terroristi e il rischio di essere sterminata).
-Non conosco un'altra nazione sulla terra che è costantemente minacciata di essere cancellata dalla mappa.
-Non conosco un'altra nazione sulla terra minacciata da boicottaggi da nord a sud del pianeta.
-Non conosco un'altra nazione al mondo che abbia vinto tutte le guerre che le sono imposte, non ottenendo un armistizio a loro favorevole.
-Non conosco un'altra nazione sulla terra che fornisce al suo nemico acqua, elettricità, cibo e cure mediche.
-Non conosco un'altra nazione al mondo dove durante le visite ufficiali si pronuncino parole irrispettose e offensive.
Ma non conosco nessun'altra nazione sulla terra che abbia registrato così tanti miracoli in così poco tempo.
Immaginate un ebreo nudo e indifeso di fronte ai forni crematori e un funzionario nazista che era certo che avrebbe liberato l'Europa dal "cancro ebraico".
-Potrebbe questo ebreo immaginare che 72 anni dopo, altri ebrei avrebbero pilotato F-16 nei cieli di Israele e sopra Auschwitz?
- Potrebbe questo ebreo immaginare che la popolazione di Israele oggi sia dieci volte quella del 1948, anno della creazione dello Stato?
- Potrebbe questo ebreo immaginare che in Israele siamo molto più felici che in molti paesi europei?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele abbia la più alta produzione di pubblicazioni scientifiche pro capite al mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele abbia il maggior numero di grandi maestri di scacchi pro capite di qualsiasi città del mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia la nazione i cui accademici producono il maggior numero di articoli scientifici pro capite che in qualsiasi altra parte del mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia la nazione con il più alto rapporto tra diplomi universitari e popolazione nel mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia il paese che, in proporzione alla sua popolazione, ha il maggior numero di start-up al mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia il paese con la più alta percentuale al mondo di computer domestici pro capite?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia il paese che ha assorbito il maggior numero di immigrati negli ultimi cinquant'anni?
Sfortunatamente, non troverai questa notizia nei media, poiché non si adatta allo stereotipo utilizzato che denuncia Israele come un occupante sionista coloniale. Nella coscienza del mondo, la parola "Israele" dovrebbe essere identificata con un aggressore.
Ma lo Stato ebraico, nonostante i media che gli sono ostili, i politici che non mancano di cinismo nei suoi confronti, sta dimostrando di essere capace di offrire il meglio che ha a beneficio dell' umanità.
I terroristi ei loro sostenitori in tutto il mondo odiano Israele perché è una luce per le nazioni che in questa parte del mondo sono un oceano di tenebre.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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