Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » sab ago 20, 2016 9:10 am

In Svezia, aumenta la violenza contro gli svedesi da parte dei richiedenti asilo
Un mese di Islam e multiculturalismo in Svezia: giugno 2016
di Ingrid Carlqvist
11 agosto 2016

https://it.gatestoneinstitute.org/8674/ ... a-migranti

1 giugno. Il Consiglio nazionale svedese per la prevenzione del crimine (Brå) ha diffuso un rapporto che mostra che 11.007 persone sono state colpite da un provvedimento di espulsione dopo essere state condannate per crimini. Il report però non dice quanti di questi individui siano stati di fatto espulsi. Il numero di condanne che includono l'espulsione è diminuito, nonostante il tasso di criminalità sia in aumento tra gli stranieri presenti in Svezia. Negli anni Settanta, erano circa 500 le persone che ogni anno erano colpite da un provvedimento di espulsione; nel 2004, il numero era salito a 1.074, ma nel 2014 solo 644 stranieri sono stati sottoposti a provvedimenti di espulsione.

Non solo sempre meno persone sono condannate all'espulsione, ma sono sempre più numerosi gli stranieri che rifiutano di lasciare il paese pur essendo stati colpiti da un provvedimento di espulsione. Nell'ottobre dello scorso anno, il quotidiano Svenska Dagbladet ha riportato che sono scomparse 30.000 persone la cui domanda di asilo è stata respinta e sono state colpite da provvedimenti di espulsione. La polizia dice che mancano le risorse per rintracciare questi clandestini. Patrik Engström, capo della polizia di frontiera del Dipartimento delle operazioni nazionali (NOA), ha detto al giornale: "Abbiamo messo queste persone sulla lista dei ricercati, ma non ci impegniamo a cercarle attivamente. Aspettiamo segnalazioni e cose del genere".

1 giugno. La sera del 31 maggio, un uomo è stato spinto sotto un treno della metropolitana di Stoccolma. La vittima è uno studente svedese di 23 anni del Royal Institute of Technology (KTH) di Stoccolma. Il giovane ha subito fratture al cranio e lacerazioni, ha perso metà del suo piede, ha riportato parecchie costole rotte, una frattura alla clavicola e la perforazione di un polmone. Resta incerto, se potrà guarire del tutto. Il giorno dopo, un algerino di 34 anni con cittadinanza svedese è stato fermato per il reato. L'aggressore, che era già sospettato di essere l'autore di un altro crimine violento nella metropolitana, è stato identificato e catturato con l'aiuto dell'opinione pubblica, che lo ha riconosciuto dalle foto pubblicate. L'uomo si trova ora in stato di custodia, in attesa del processo.

2 giugno. Una famiglia ebrea svedese ha raccontato al Jerusalem Post di aver lasciato la Svezia e di essersi trasferita a Maiorca. Dan, i cui genitori erano andati in Svezia quando migliaia di ebrei danesi furono salvati durante la Seconda guerra mondiale, ha detto:

"Per tutta la mia vita sarà grato di far parte di una società civile. E fino al 2005 pensavo di essere fortunato a vivere in una vera democrazia sociale dove la gente pagava volentieri tasse elevate per un ottimo sistema di welfare e valori progressisti.

"Certo, il sole e lo stile di vita hanno avuto un ruolo importante nella nostra decisione [di trasferirci], ma la politica e i cambiamenti demografici della Svezia sono la vera ragione di questa nostra scelta. L'establishment della sinistra radicale è diventato totalmente ossessionato dal multiculturalismo e dalla correttezza politica, e non occorre ricordare che entrambi fanno parte dell'ethos svedese da secoli".

Sua moglie Karla ha aggiunto: "Se non si è d'accordo con l'establishment, si viene immediatamente definiti razzisti o fascisti, cosa che di sicuro non siamo. A volte, ho sentito dire che era come vivere nella vecchia Unione Sovietica".

2 giugno. La Sahlgrenska University Hospital di Goteborg ha annunciato che d'ora in poi ci saranno guardie di sicurezza 24 ore al giorno nei suoi tre ospedali. Il capo della sicurezza, Peter Alverman, ha detto alla Sveriges Television:

"Ci sono continue minacce contro il nostro personale. Ma più di tutto, lo stiamo facendo a causa delle crescenti bande criminali che imperversano a Goteborg, s'introducono negli ospedali e destano preoccupazione tra il personale e gli altri pazienti".

Gli addetti alla sicurezza avranno un costo annuo di nove milioni di corone (oltre un milione di dollari), denaro che ovviamente poteva essere investito nella sanità.

3 giugno. Il parlamentare Daniel Sestrajcic è stato incriminato per aver disobbedito a un agente di polizia. Sestrajcic è un membro del Partito della Sinistra, erede del Partito Comunista. Il reato è stato commesso per motivi connessi alle proteste per lo sfratto di alcuni palestinesi che si erano accampati illegalmente a Malmö nell'ottobre 2015. Sestrajcic, che era tra i manifestanti, inizialmente era stato accusato di aver cercato di dare colpi in testa a un poliziotto, ma le accuse erano cadute per mancanza di prove. Tuttavia, poiché egli si era rifiutato di obbedire agli ordini della polizia e se ne era andato, l'accusa nei suoi confronti non è caduta, anche se Sestrajcic la nega.

5 giugno. Tre uomini, che erano stati condannati dalla Corte distrettuale di Falun a quattro anni di carcere per uno stupro aggravato perpetrato nella città di Ludvika, sono stati assolti dalla Corte d'appello ((Svea hovrät). Il pubblico ministero aveva impugnato il verdetto originale nella speranza che i tre fossero condannati a una pena detentiva più lunga, ma la Corte d'appello ha deciso che non c'era alcuna prova che avessero commesso il fatto; pertanto essi sono stati assolti e il provvedimento di espulsione è stato revocato.

6 giugno. Il giorno della Festa nazionale della Svezia, il Partito della Sinistra ha deciso di andare a congratularsi – non con il popolo svedese – ma con i musulmani residenti in Svezia che stavano per iniziare a celebrare il Ramadan, mese di digiuno islamico. Accese discussioni sono nate sulla pagina Facebook del partito. Una persona ha scritto: "Spero che voi non finiate nella stessa situazione del Partito dei Verdi. Sono fuggito dagli islamisti in Iran e voi augurate loro un felice Ramadan? Vi porgo le mie condoglianze".

6 giugno. Il personale di un centro di accoglienza profughi a Ludvika è stato costretto a chiamare la polizia dopo che un gruppo di richiedenti asilo musulmani si era detto insoddisfatto dei pasti serviti nella struttura. Si lamentavano che il cibo non era "conforme al Ramadan" e il modo in cui avevano espresso le loro lagnanze aveva spaventato lo staff del centro. Il rapporto della polizia non dice esattamente cosa sia accaduto dopo.

7 giugno. È stata diffusa la notizia che Isa Dare, un bambino di 4 anni che era stato portato dai genitori nel territorio dello Stato islamico, sia stato introdotto illegalmente in Svezia. E questo per beneficiare dell'assistenza sanitaria gratuita che il governo svedese ha deciso di offrire nel 2012 a tutti i clandestini, a spese dei contribuenti svedesi. La madre 24enne del bimbo, Grace "Khadija" Dare, è nata a Londra. Ha sposato un cittadino svedese, Abdul Ghameed Abbas, noto anche come "Abu Bakr", che è stato ucciso mentre combatteva per l'Isis, in un raid aereo nel novembre 2014.

A febbraio il piccolo è diventato famoso poiché è apparso in un video dell'Isis che lo mostrava mentre premeva il pulsante di un detonatore e faceva esplodere un'auto con quattro prigionieri a bordo. In posa accanto alla carcassa dell'auto, il bambino di 4 anni urlava: "Allahu Akbar!"

Il 7 giugno, è stata diffusa la notizia che una cittadina britannica, Grace "Khadija" Dare, aveva portato il figlio di 4 anni, Isa Dare, a vivere in Svezia per beneficiare dell'assistenza sanitaria gratuita. A febbraio, il bambino era apparso in un video dell'Isis mentre faceva esplodere un'auto con quattro prigionieri a bordo. Il padre del piccolo, un jihadista con cittadinanza svedese, è stato ucciso combattendo per l'Isis.

7 giugno. Ardeshir Bibakabadi è fuggito dall'Iran per raggiungere la Svezia perché il suo orientamento sessuale non era accettato nel suo paese d'origine. Lo scorso anno, egli ha tenuto una serie di conferenze in dieci scuole di Goteborg e in un'intervista al quotidiano Göteborgs-Posten ha spiegato come l'odio verso gli omosessuali dilaghi nelle scuole svedesi frequentate da studenti musulmani.

"È sempre lo stesso schema, era come se la mia sola presenza li provocasse. Quando parlavo nelle aule magne, le tensioni erano chiarissime. 'Dannazione, sei disgustoso', mi ha urlato uno studente di uno scuola di Porthälla. Poi si è scagliato contro di me."

8 giugno. Tre somali sulla ventina, che hanno violentato a turno una ragazzina di 14 anni, hanno ricevuto condanne molto clementi e hanno evitato l'espulsione. Due di loro sconteranno due anni e mezzo di carcere. Il terzo, che è stato condannato per reati legati alla droga e guida in stato di ebbrezza, sconterà una pena detentiva di due anni. Dopo il carcere, potranno rimanere in Svezia, anche se non sono cittadini svedesi.

9 giugno. Un clandestino somalo di 19 anni, che ha morso un agente di polizia al braccio mentre lo arrestava, è stato assolto dalla Corte distrettuale di Umeå. Il tribunale ha creduto alla sua versione dei fatti, ossia che aveva agito in uno stato di panico a causa dei ricordi traumatici legati al suo paese d'origine e alle "cattive esperienze con la polizia di altri paesi".

9 giugno. Da anni, i media svedesi sostengono che tutti coloro che affermano di essere "profughi minorenni non accompagnati" sono davvero minori – non importa quanto siano rugosi o brizzolati. L'idea che molti di loro mentano sull'età, al fine di accelerare l'iter burocratico per l'ottenimento dell'asilo, è stata giudicata un mito razzista. Tuttavia, un'inchiesta condotta dall'emittente radiofonica pubblica Sveriges Radio ha mostrato che molti sono in realtà adulti che vengono collocati nelle stesse strutture che ospitano adolescenti e bambini.

Irene Sandqvist, responsabile del Dipartimento dei servizi sociali a Helsingborg, ha detto al giornalista che l'ha intervistata che almeno il 25 per cento di coloro che si fanno passare per "profughi minorenni" in realtà non lo sono:

"Abbiamo anche avuto qualcuno con i capelli grigi, il che lo rende abbastanza ovvio. Alcuni sono più vecchi del personale e questo potrebbe anche mettere i bambini più piccoli a rischio".

9 giugno. Tre giovani uomini di circa 18 anni sono stati incriminati per rapina e aggressione violenta ai danni di un uomo sui 25 anni mentre si trovava per strada a Norrköping. Uno dei ragazzi, Abdimalik Hassan Shido, proveniente dalla Somalia, è stato anche incriminato per aver violentato la vittima minacciandolo con un coltello usato durante la rapina. Il pubblico ministero ha scritto:

"In relazione all'aggressione fisica descritta, Shido ha costretto NN [la vittima] a subire un rapporto anale e a praticare sesso orale. Si è trattato di un atto coercitivo perché Shido, ha proferito minacce di morte, ha puntato un coltello contro NN e gli ha inflitto dolore per averlo costretto a subire e compiere atti sessuali, nonostante le ferite che NN ha riportato durante il pestaggio".

Il pubblico ministero ha chiesto che Shido fosse processato per stupro aggravato.

10 giugno. A gennaio, una dipendente di una struttura di accoglienza per richiedenti asilo minorenni a Ystad ha detto a un "profugo minorenne non accompagnato" proveniente dall'Eritrea che non poteva più giocare ai videogiochi. L'uomo, che affermava di avere 17 anni, ha poi cercato di strangolare la donna che si è salvata per l'intervento di un collega.

Nonostante la gravità del reato, l'eritreo ha ricevuto una blanda condanna a 35 ore di servizi sociali e al pagamento di 9.720 corone (circa 1.000 dollari) di danni alla donna.

10 giugno. Abu Muadh, il controverso imam della moschea di Halmst ha rilasciato un'intervista al quotidiano locale Hallandsposten. Quando gli è stato chiesto per quale motivo i musulmani non possono essere amici dei non musulmani, Muadh ha replicato:

"Nell'Islam, c'è una differenza tra amici e colleghi. Si può vedere un collega in palestra oppure si può lavorare con lui e così via dicendo. Ma non si possono fare cose che non sono consentite nella nostra religione. Ci sono tonnellate di cose che si possono fare come organizzare un barbecue, ma non si possono condividere i valori religiosi. Non si può celebrare il Natale o il Ramadan con qualcuno che non crede. Questo non è consentito".

11 giugno. Danial Rahimi, un afgano che afferma di essere un "profugo minorenne non accompagnato" di 17 anni, è stato arrestato perché sospettato di aver stuprato una ragazzina del piccolo villaggio di Bodafors. Dopo essere stato trattenuto trenta giorni in custodia cautelare, l'uomo è stato incriminato. Secondo l'accusa, Rahimi ha premuto il suo pene nell'ano della piccola più volte, le ha toccato i genitali e i glutei, le ha strizzato i seni e gliel'ha morsi. Ha buttato a terra la ragazzina e l'ha immobilizzata mentre la violentava, l'ha picchiata e ha cercato di soffocarla tappandole il naso e la bocca con la mano. Rahimi nega le accuse, ma il pubblico ministero ha delle argomentazioni convincenti, compresa la prova del DNA.

12 giugno. Violenti disordini sono scoppiati nei quartieri a forte presenza di immigrati di Kristianstad e Uppsala. A Kristianstad sono stati appiccati incendi e sono state lanciate pietre contro i veicoli in servizio di emergenza. A Uppsala, gli scontri sono andati avanti per giorni e un autobus con persone a bordo è stato oggetto di un fitto lancio di pietre e altri oggetti.

13 giugno. L'emittente televisiva pubblica Sveriges Television ha riportato la notizia che Tobias Lindfors, proprietario dell'hotel e centro congressi Pite Havsbad, sta incassando molti milioni dal suo lucrativo affare con l'Ufficio immigrazione svedese. Pite Havsbad, famoso per essere uno più grandi stabilimenti balneari d'Europa con tanto di spa e piscina, viene talvolta chiamato "la Riviera svedese. A maggio, la struttura ha catturato l'attenzione dei media quando un congolese ha appiccato un piccolo incendio nella sua stanza. Durante l'inverno, solo il 25 per cento delle camera era occupato, ma stando a quanto riferito dalla Sveriges Television, Lindfors viene ancora pagato per aver alloggiato 1.300 richiedenti asilo, indipendentemente da quanti di loro siano stati ospitati di fatto nella struttura. l'Ufficio immigrazione svedese ha affittato Pite Havsbad per quattro anni (ad esclusione di due mesi in piena estate). Secondo informazioni, l'Ufficio ha pagato al suo proprietario 240 milioni di corone (circa 28 milioni di dollari) per l'affitto.

13 giugno. Durante i tumulti scoppiati in un centro di accoglienza per "profughi minorenni non accompagnati" a Nässjö, due cucine, del valore di centinaia di migliaia di corone, sono state fatte a pezzi. Il personale non ha avuto il coraggio di intervenire contro i rivoltosi e ha chiamato la polizia. Nei disordini sono stati distrutti alcuni fornelli, un frigorifero e un freezer, diversi televisori, delle lavastoviglie, mobili da cucina e numerosi piatti. I vandali hanno anche fatto volare sedie e danneggiato finestre e porte. Secondo la polizia, la rivolta è iniziata perché gli ospiti della struttura non erano "soddisfatti del cibo servito".

13 giugno. Un jihadista bosniaco dell'Isis, di 46 anni, considerato molto pericoloso, è stato arrestato dalla polizia di Malmö. Tuttavia, poiché l'uomo ha fatto subito richiesta di asilo, l'Ufficio immigrazione svedese è intervenuto per occuparsi del caso, evitandogli così l'espulsione. L'ispettore Leif Fransson della polizia di frontiera è stato piuttosto critico e ha detto al quotidiano HD/Sydsvenskan:

"Non appena queste persone giocano la carta vincente e dicono 'asilo', si aprono le porte del paradiso. La Svezia ha la fama di essere un porto sicuro per terroristi".

Tuttavia, dopo una fulminea valutazione, quattro giorni dopo è stato reso noto che al jihadista dell'Isis è stato negato l'asilo e che sarebbe stato espulso dalla Svezia nel più breve tempo possibile.

14 giugno. Subisce una battuta d'arresto la prima incriminazione dopo l'entrata in vigore della nuova legge che punisce chi si reca all'estero per compiere atti terroristici. Una corte municipale di Attunda ha assolto un uomo di 25 anni che nella primavera del 2015 aveva acquistato un biglietto di sola andata per la Turchia, ma gli era stato negato l'ingresso nel paese ed era stato rispedito in Svezia. Nella sua valigia, la polizia trovò un giubbotto anti-proiettili, ginocchiere e gomitiere. Secondo l'accusa, la destinazione dell'uomo era la Siria, dove voleva unirsi al Fronte al-Nusra per combattere contro il regime di Assad.

Mark Klamberg, un assistente universitario di diritto internazionale, in un'intervista rilasciata al quotidiano Svenska Dagbladet subito dopo l'assoluzione ha detto: "Se il verdetto rimarrà valido, penso che sarà molto difficile vincere questo tipo di cause".

Giungo 14. Sempre più poliziotti lasciano le forze di polizia. Una sensazione di insicurezza fisica, stipendi bassi e malcontento nei confronti del commissario nazionale della polizia Dan Eliasson sono alcune delle spiegazioni fornite. Il sindacato della polizia ha di recente aperto il blog Polisliv ("La vita in polizia") dove gli agenti possono raccontare le loro storie nel più competo anonimato, dando così alla popolazione svedese l'opportunità di avere un'idea di cosa significhi fare il poliziotto in Svezia.

14 giugno. Un rapporto della Corte dei conti svedese (Riksrevisionen) ha rivelato che l'Ufficio immigrazione svedese ha speso quattro miliardi di corone (circa 470 milioni di dollari) per dare alloggio ai richiedenti asilo arrivati in Svezia nel 2015. La Riksrevisionen ha rilevato che sarebbe stato possibile ridurre notevolmente i costi, se l'Ufficio immigrazione avesse lavorato in modo più efficace e sistematico.

14 giugno. Una sentenza eccezionalmente clemente emessa contro uno stupratore yemenita ha scaldato gli animi a Mariestad. Maher Al Qalisi ha aggredito una ragazzina di 13 anni, l'ha buttata giù dalla bicicletta, l'ha ferita al volto con un coltello e l'ha violentata in un parco, ma è stato condannato a soli 18 mesi di reclusione e non sarà espulso. Al Qalisi sostiene di avere 17 anni, anche se dal suo passaporto yemenita risulta che ne ha 20. Se fosse stato processato come un adulto di certo gli sarebbe stata inflitta una pena più severa. Il pubblico ministero Jonas Lövström è rimasto deluso dal verdetto: "Sono fermamente convinto che abbia più di 21 anni".

15 giugno. Il numero di minacce segnalate dall'Ufficio immigrazione svedese è più che raddoppiato rispetto all'anno scorso: da 94 casi si è passati a 216. Per lo più, le minacce sono rivolte contro i dipendenti dell'Ufficio oppure riguardano i richiedenti asilo che in genere si comportano in modo minaccioso.

15 giugno. Secondo la legge svedese, gli elementi religiosi non sono ammessi nelle scuole pubbliche. Tuttavia, gli studenti musulmani che frequentano la Bikupan School a Lessebo hanno una loro stanza per poter pregare. L'insegnante Veronica Wilhelmsen ha spiegato alla Sveriges Radio perché questo sia possibile: "Devono avere la sensazione di poter professare la loro religione qui in Svezia e anche a scuola, altrimenti potrebbero non venire a scuola".

15 giugno. L'Ufficio svedese per i giovani e la società civile (Myndigheten för ungdoms-och civilsamhällesfrågor) ha reso noto che le organizzazioni hanno ricevuto nel 2016 contributi pubblici per 212 milioni di corone (circa 25 milioni di dollari). Le sovvenzioni sarebbero state erogate a favore di organizzazioni che si occupano di bambini e giovani, ma a parte i comuni che ricevono contributi per le attività ricreative estive, la maggior parte delle sovvenzioni va alle organizzazioni che affermano di operare nella lotta al razzismo, alla "islamofobia" e che si occupano di problemi legati all'identità di genere.

Si è scoperto che a un gruppo molto controverso, chiamato Musulmani uniti di Svezia (Sveriges förenade muslimer, SFM), è stato elargito più di mezzo milione di corone (55.000 dollari). Questo gruppo è stato più volte associato all'estremismo e all'incitamento all'odio contro gli omosessuali, ma esso sostiene che il denaro deve essere utilizzato per combattere il razzismo e l'intolleranza. L'esperto e studioso di terrorismo Magnus Ranstorp ha detto al quotidiano Dagens Nyheter:

"Vedo un sacco di punti interrogativi a riguardo. Stiamo parlando di un gruppo che invita predicatori d'odio e il cui orientamento salafita è per molti versi l'esatto opposto della tolleranza".

17 giugno. Malmö è uno dei luoghi più piacevoli in cui vivere per i migranti. C'è una grave carenza di alloggi, ma il Comune ha comunque stabilito di dare la priorità ai cosiddetti "nuovi arrivati svedesi" e così ha deciso di acquistare 56 appartamenti per ospitarli. Il partito dei Democratici svedesi si è infuriato con la decisione e ha rilevato che sarebbe stato meglio mandare a casa la maggior parte dei migranti, dal momento che molti di loro vivono in ogni caso isolati dal resto della società.

20 giugno. A Landskrona, una famiglia afgana ha rifiutato di accettare che la propria figlia avesse un fidanzato. Così l'hanno fatta sposare con un parente nel loro paese di origine e hanno sequestrato con violenza il ragazzo. Tre persone sono state ora incriminate per matrimonio coatto, aggressione, rapina e sequestro di persona. "Il motivo che si cela dietro a tutti questi crimini", ha spiegato il procuratore Ulrika Ekvall, "è riparare l'onore della famiglia".

20 giugno. Il sito web svedese Europaportalen ha riportato che in nessun altro paese dell'Unione Europea il numero delle richieste di asilo è diminuito così tanto come in Svezia. Nell'ultimo trimestre del 2015, sono state depositate quasi 88.000 domande di asilo, ma nel primo trimestre del 2016 solo 8.000, registrando un calo del 90 per cento. La riduzione è principalmente dovuta al fatto che sono stati attuati adeguati controlli alle frontiere, nonché controlli d'identificazione sul lato danese. La Germania, invece, che ancora non ha imposto controlli alle frontiere con i limitrofi paesi dell'UE, ha registrato un aumento delle domande di asilo durante il primo trimestre del 2016, rispetto all'ultimo trimestre del 2015.

21 giugno. Una donna di 30 anni è stata arrestata perché sospettata di aver ucciso un bambino di cinque mesi, in un centro di accoglienza profughi a Sunne. La donna non è la madre del piccolo, ma ha detto di avere "legami con lui". Pochi giorni dopo, è stato arrestato anche un somalo di 20 anni coinvolto nel caso. I due sono ancora in stato di custodia.

21 giugno. Il Partito dei Verdi ha elaborato un nuovo piano di azione per evitare che gli islamisti tornino a infiltrarsi nel partito. Il piano presenta cinque punti focali. Il partito si è avvalso dell'aiuto di uno studioso dello Swedish National Defence College, Lars Nicander, secondo il quale gli islamisti si erano infiltrati nel partito molto tempo prima che si sapesse cosa stava accadendo. I Verdi avvieranno inoltre un ampio dibattito sui valori e anche sulle differenze esistenti tra i valori progressisti di uguaglianza della sinistra svedese e la visione che l'Islam ha delle donne.

21 giugno. Quattro persone sono state incriminate per aver aggredito due poliziotti nel quartiere di Hässleholmen, a Borås. Una cinquantina di persone ha circondato i poliziotti e un uomo armato di coltello ha colpito una dei due agenti. Tutto è iniziato con un normale controllo stradale nel corso del quale era stato fermato un ciclomotore, ma la situazione è presto sfuggita di mano quando sempre più persone si sono presentate sul luogo. Un uomo ha sferrato un calcio al petto a uno degli agenti e ha accoltellato l'agente donna. Quest'ultima ha detto: "Pensavo che volesse uccidermi, ed era così".

22 giugno. Un uomo di 38 anni è stato condannato in contumacia per l'uccisione di una ragazzina di 16 anni arrivata in Svezia come "profuga minorenne non accompagnata" nell'ottobre 2015. A marzo, era stata segnalata la scomparsa della giovane e a maggio il suo corpo era stato ritrovato in una zona boschiva, a sud di Stoccolma. Secondo il quotidiano Aftonbladet, l'uomo, che era di 22 anni più vecchio della vittima, era sposato con la ragazza.

22 giugno. Il pluriomicida Martin Saliba, che a gennaio era stato condannato in contumacia all'ergastolo, non sarà estradato in Svezia dal suo paese d'origine, il Libano. Una mattina dei primi di marzo dello scorso anno, due persone che facevano jogging a Uddevalla trovarono due uomini morti sul ciglio della strada e il cadavere di una donna in un'auto, tutti erano stati uccisi con numerosi colpi d'arma da fuoco esplosi a distanza ravvicinata.

Martin Saliba, 22 anni e suo fratello Mark, 23 anni, furono accusati di quegli omicidi. Mark fu condannato all'ergastolo, ma la corte municipale non ritenne che ci fossero prove sufficienti per condannare Martin e così lo assolse. Egli era libero quando è iniziato il processo d'appello. L'ultimo giorno del dibattimento, Martin non si è presentato e successivamente il suo nome è stato messo nella lista dei ricercati internazionali, dopo che è stata pronunciata la condanna all'ergastolo. Ora, a quanto pare, l'uomo si è trasferito in Libano e poiché questo paese non estrada i propri cittadini egli può vivere lì da uomo libero.

23 giugno. Quattro uomini e una donna, tutti siriani, sono stati incriminati dalla corte municipale di Sundsvall per aver sequestrato, picchiato selvaggiamente e abusato sessualmente di un uomo. La vittima è stata aggredita in un parcheggio e per dodici ore è stata trascinata in giro a bordo di un'auto. Il movente non è chiaro, ma secondo la stampa locale, potrebbe essere legato a un affare andato male tra la vittima e i suoi aggressori. Il pubblico ministero ha chiesto l'espulsione di tutti gli imputati, in caso di condanna.

26 giugno. Una ragazza di 20 anni è stata trovata morta in un centro di accoglienza per richiedenti asilo nei pressi di Jönköping. È stato arrestato un uomo di 24 anni con l'accusa di omicidio. L'uomo ha confessato il suo coinvolgimento nel crimine; secondo il suo avvocato, il movente è stato dettato dalla rabbia dell'omicida per l'infedeltà della donna.

26 giugno. Il dipartimento di polizia di Östersund ha ammesso che le numerose aggressioni sessuali perpetrate in città ai danni di donne tra febbraio e marzo di quest'anno sono state per lo più compiute da "giovani richiedenti asilo". Quando la situazione è diventata critica, la polizia ha avvisato le donne di non uscire da sole la sera e di notte. Il capo della polizia locale, Stephen Jerand, ha detto al quotidiano locale Östersunds-Posten: "Quando accogliamo persone in fuga, è importante informarle subito quali sono le regole in Svezia e che queste norme si applicano anche alle donne".

26 giugno. Un afgano di 25 anni e padre di un bambino di tre anni è stato arrestato in una struttura per richiedenti asilo a Mariannelund per l'omicidio della moglie 22enne. Secondo informazioni, dopo l'omicidio l'uomo è corso sul prato antistante la struttura, gridando che aveva strangolato la donna.

27 giugno. Un musulmano ha attaccato la chiesa di San Paolo a Malmö. Ha rotto diverse finestre e all'arrivo della polizia era in cima alla chiesa a urlare "Allahu Akbar!" Egli ha poi cercato di aggredire i poliziotti con un bastone di legno. Si sospetta ora che l'uomo avrebbe potuto causare danni maggiori e potrebbe anche essere accusato di crimini d'odio.

27 giugno. Due uomini di 24 anni di origine straniera sono stati condannati per una serie di rapine aggravate contro studenti di Malmö. Molte delle vittime sono state tenute in ostaggio per ore sotto la minaccia di un coltello, mentre i rapinatori svuotavano le loro case e i conti bancari. Mahad Munyo Mohamed, che è stato condannato a tre anni e mezzo di carcere, è cittadino somalo, e Hassan Murtadha Mohammed Hassan, condannato a cinque anni di carcere, è cittadino svedese.

28 giugno. Il tanto criticato commissario nazionale della polizia, Dan Eliasson, ha lanciato una nuova campagna per porre fine ai palpeggiamenti e agli stupri nei festival musicali dove all'ingresso verranno distribuiti braccialetti con la scritta "Non palparmi". Secondo Eliasson, questa iniziativa "punterà i riflettori su tale questione e incoraggerà le vittime a denunciare il crimine". Considerando che a maggio lo stesso Dipartimento di polizia delle operazioni nazionali (NOA) ha pubblicato un rapporto che afferma apertamente che l'80 per cento dei perpetratori è di origine straniera, molti ritengono che l'idea dei braccialetti con il testo stampato in svedese desti qualche perplessità.

28 giugno. Un eritreo che ha stuprato una donna svedese in un bagno pubblico a Sundsvall potrà restare in Svezia dopo essere stato condannato a un anno e quattro mesi di carcere. L'Ufficio immigrazione svedese evidentemente non se l'è sentita di rispedirlo nel suo paese d'origine. È stata emessa una sentenza clemente perché l'uomo ha affermato di avere solo 19 anni.

Ingrid Carlqvist è una giornalista e scrittrice che vive e lavora in Svezia ed è Distinguished Fellow presso il Gatestone Institute.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2016 8:20 pm

Immigrati le occuparono casa. E i cittadini riescono a "ripulirla"
Sgomberata la casa occupata da due stranieri pregiudicati che da imbiamnchini si erano trasformati in occupanti
Claudio Cartaldo - Gio, 13/10/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 18591.html

Una casa occupata abusivamente. A Thiene due immigrati clandestini pregiudicati chiamati dalla proprietaria di casa come imbianchini si erano trasformati in occupanti.

Rendendo la zona un centro di smistamento della droga per il vicentino. Dopo dure battaglie legali e grazie al supporto dei cittadini, la signora finalmente è riuscita a tornare in possesso dei locali: nella mattina di martedì infatti la polizia ha effettuato lo sgombero.


Sgomberata la casa dello scandalo

Tutto nasce a maggio di quest'anno. Quando la signora si rivolge ad un comitato di cittadini "Prima Noi" per ottenere giustizia. La donna aveva provato a entrare nella sua casa ma "mi ha aperto un tizio che ha detto di chiamarsi Adil o qualcosa di simile – aveva raccontato la padrona di casa – sul divano c’era un altro tipo di colore di nome Mohamed. Ho chiesto loro di lasciarmi entrare in casa, ma mi hanno spintonata e scaraventata per terra. Sono finita al pronto soccorso. Ho chiamato i carabinieri. Sono venuti, ma mi hanno detto che non possono fare niente, che la legge impedisce loro di entrare e buttarli fuori. Mi hanno detto che non posso nemmeno cambiare la serratura. Sono due pregiudicati, sono sottoposti all’obbligo di dimora in casa mia. È pazzesco". I due occupanti si chiamano Mohamed Bennoune, 45 anni, e Adil Chabab, di 35 anni. In un primo momento si erano detti disposti a pagare un canone di locazione, che però non avevano mai versato.

L'assurdo è che per i due pregiudicati il giudice aveva predisposto l'obbligo di dimora nella casa occupata, perché arrestati dai carabinieri per spaccio di droga. "Dopo l’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari, i due sono stati rimessi in libertà con l’applicazione dell’obbligo di dimora nel Comune di Thiene e dell'obbligo di permanenza domiciliare notturna - aveva detto la legale dei due, l'avvocato Anna Sambugaro - Nel provvedimento del giudice, la casa in cui vivono è stata riconosciuta come domicilio per la misura cautelare, anche per stessa ammissione loro. Finché non sarà convocata una nuova udienza dovranno rimanere nell'abitazione per la notte, a meno che non venga chiesto al giudice uno spostamento del domicilio. Cosa che potrebbe risultare complicata considerato il fatto che i miei assistiti vivono in quella casa da un anno".

Finalmente nei giorni scorsi il tribunale di Vicenza aveva disposto l'annullamento dell'obbligo di dimora dell'unico marocchino rimasto ancora nella casa, dopo che il secondo era stato espulso dall'Italia. Il marocchino però non voleva abbandonare l'abitazione. E così la Polizia Locale, la proprietaria, l'avvocato e il comitato "Prima Noi" sono andati a "ripulire" la casa, liberandola dall'occupante abusivo.


Il comitato di cittadini canta vittoria

"Quando siamo stati interessati del problema - ha detto il responsabile di "Prima Noi", Alex Cioni - eravamo di fronte ad un caso complesso per come era maturato e per il tempo trascorso dall'occupazione abusiva, ciò nonostante la nostra determinazione ha contribuito a portare il caso di Tiziana sotto le luci della ribalta nazionale, facendola divenire una storia tipo di ingiustizia e di prevaricazione da parte di soggetti che arrivano in Italia con l'intento di vivere di espedienti infischiandosene del rispetto delle leggi e del vivere civile. Avere creato un caso giornalistico prima che politico ci ha aiutato a creare attorno ai due abusivi un clima di ostilità, tant'è che uno dei due si è fatto espellere dall'Italia volontariamente".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » dom ott 30, 2016 9:50 pm

“In Olanda troppi marocchini”: Wilders a processo sfida i giudici, non si presenta in tribunale
2016/10/30

http://www.riscattonazionale.it/2016/10 ... -tribunale

“Nessuno potrà zittirmi. Non mi hanno fermato le minacce dei terroristi e non lo faranno nemmeno i giudici con questo processo politico a cui io non mi presto. L’Olanda del politicamente corretto sta diventando una dittatura“. Così dice in un messaggio video agli olandesi Geert Wilders, carismatico leader del Partito Liberale (PVV) alleato della Lega Nord in Europa. I sondaggi dicono che sarà il vincitore delle elezioni politiche di marzo e il prossimo premier e allora ecco che domani inizierà il processo ad orologeria con l’accusa di incitamento all’odio razziale per cui rischia sino a due anni di carcere.

L’antefatto l’avevo già raccontata ma eccolo in breve: a seguito del successo alle elezioni comunali del 2014 il leader del PVV incontra all’Aja una folla di elettori e, tra le altre cose, chiede: “In questa città e in tutta l’Olanda volete più o meno marocchini?”. Dalla gente parte un boato “Minder-Minder-Minder”. Meno, ne vogliono meno. Tutto qui, senza insulti o considerazioni di sorta, ma per la sinistra e la stampa basta e avanza per definirlo un razzista e ottenerne il processo. Eppure tutti sapevano bene che la domanda non era frutto di una improvvisa ubriacatura razzista ma di un problema, definito “il problema marocchino”, di cui Wilders parlava ufficialmente da anni in Parlamento snocciolando dati e chiedendo, senza ottenerle, risposte e azioni.

“Oltre il 60% dei marocchini tra i 12 e i 26 anni ha precedenti penali e oltre l’80% torna a commettere reati – spiegava Wilders – nessun altro gruppo è così tanto recidivo e la seconda generazione commette ancora più crimini della prima. La Polizia e il Rapporto annuale sull’integrazione – continuava – ci dicono che la criminalità marocchina ha raggiunto numeri esorbitanti che pongono seri rischi alla sicurezza nazionale. È ora di trovare rimedi in Parlamento”. E in Parlamento il capo del PVV elencò una serie lunghissima di gravi violenze commesse da giovani marocchini ai danni di categorie deboli quali anziani, disabili e donne e concluse: “C’è un razzismo dei marocchini contro i non marocchini che rende la vita impossibile a tutti gli altri e bisogna finirla di parlare di problema giovanile poiché i giovani delle altre comunità non hanno tale problema.” Come soluzione il suo partito chiedeva restrizioni sulla doppia nazionalità e leggi più dure che per certi tipi di reato prevedessero espulsione e ritiro del passaporto olandese.

Un problema per la sinistra olandese che ha pensato bene di tappargli la bocca mettendolo fuori gioco con le denunce, ma Wilders nel suo ultimissimo messaggio è stato chiaro: “Questo è un processo contro la libertà di parola per impedire che si parli di ciò che dà fastidio al politicamente corretto, ma è mio diritto e mio dovere denunciare i problemi del Paese e il problema marocchino è un grande problema. Lo dicono i numeri – ha continuato – che queste persone sono over rappresentate negli episodi criminali e nella dipendenza dai sussidi statali e come se non bastasse il 75% dei terroristi partiti verso la Siria sono marocchini. Il 43% degli olandesi dichiara di non volerne più, di volerne di meno, non per razzismo ma per sfinimento e per l’esorbitanza dei costi sociali e in fatto di delinquenza. Se dire queste verità è punibile penalmente – ha concluso – l’Olanda è una dittatura. A questa farsa rifiuto di partecipare e non mi presenterò in tribunale. Si tratta di una questione politica che va discussa in Parlamento, non in tribunale. Mi vogliono zittire ma l’Olanda ci appartiene, questa è la nostra Patria, non mi fermeranno”.
Parole da statista che l'Olanda olandese pare aver apprezzato al di là degli schieramenti e adesso il processo politico rischia di trasformarsi in un boomerang e farne un eroe nazionale. Una storia da seguire con grande interesse perché dalle ventose spiagge del Mare del Nord possono partire onde tali da impensierire i palazzi della vicina Bruxelles.


Processo per blasfemia
Quello che dice Wilders e chi lo vuole morto
di
Lorenza Formicola e Roberto Santoro
26 Novembre 2016

https://www.loccidentale.it/articoli/14 ... uole-morto

Secondo i canoni imperanti del politicamente corretto, il leader del partito per la libertà olandese, Geert Wilders, è certamente "blasfemo". Lo stanno processando per incitamento all'odio razziale perché, durante un comizio di tre anni fa, disse di volere "meno marocchini" nelle città arancioni. Ha detto anche altro, e molto peggio, sul Corano e sulla religione islamica. Wilders, che i sondaggi danno per favorito alle prossime elezioni politiche nazionali, ed è stato ospitato alla Convention repubblicana che ha incoronato Trump, nei giorni scorsi si è rivolto ai giudici in aula, dicendo, in sostanza, due cose. La prima è che la libertà di espressione non si tocca.

Per Wilders, la libertà di parola è uno dei bastioni della identità olandese e per questo motivo lui ha il diritto di dire quello che pensa sulla immigrazione incontrollata, anche se significa incorrere in qualche reato o eventuale condanna. Wilders, più di Trump, vuole bloccare il processo di islamizzazione in corso nella società olandese. La seconda cosa che ha detto il chiomato leader anti-jihadista, invece, suona più o meno così: cari signori giudici, provate a immedesimarvi un secondo nella mia vita. Da anni, in virtù delle mie dichiarazioni, sono recluso, protetto da una scorta, c'è qualcuno di guardia fuori dalla porta anche quando vado in bagno. Una volta, noi dell'Occidentale abbiamo incontrato Wilders a Roma, nel corso di un evento, e in effetti girava circondato dalle guardie del corpo, armi alla mano mentre uscivano dall'auto blindata.

Wilders è sulla lista nera di Al Qaeda, ISIS ed altri gruppi del fondamentalismo islamico. Il 2 novembre del 2004, Mohammed Bouyeri, un immigrato marocchino legato al gruppo terroristico Hofstad, tagliò la gola per strada al regista Theo Van Gogh, nei pressi di Sarfaati Park ad Amsterdam. Van Gogh era un amico di Wilders. Si scoprì che nel mirino della cellula jihadista c'erano anche Wilders e la scrittrice Ayaan Hirsi Ali. Hirsi Ali oggi vive negli Stati Uniti, Paese che, a quanto pare, ha ritenuto un posto più sicuro dell'Europa per sfuggire a chi le dà la caccia. Nel suo caso, per quello che scrive sull'Islam.

Chi va contro il pensiero unico, dunque, incorre nel reato di blasfemia, che sta trionfando un po' ovunque nel Vecchio Continente. Nel Regno Unito, per esempio, il ginnasta ventisettenne Louis Smith è stato sospeso dalla British Gymnastics non perché risultato positivo all'antidoping bensì perché l’olimpionico, un po’ brillo dopo un matrimonio, si era permesso di scherzare, stendendosi sul tappeto come se volesse pregare rivolto verso la Mecca. Smith è stato ripreso in un video. La stampa ha subito trasformato la vicenda in un caso nazionale. E' stata aperta una indagine. Smith, per non vedere compromessa la sua carriera, si è fatto intervistare dicendo che lui non è un razzista. Ha anche visitato una moschea. Ma la gogna del politicamente corretto non si accontenta. Così l'atleta ha scritto su Facebook: "Possiamo tutti esercitare il diritto alla libertà di parola, ma essendo una celebrità e uno sportivo influente è mia responsabilità farlo con buon gusto". Wilders non si piega.

A Glasgow, sempre in Gran Bretagna, un deejay radiofonico è stato licenziato dopo che aveva provato a difendere il cristianesimo in un dibattito televisivo con degli ospiti musulmani. A Birmingham, due cristiani sono stati allontanati dalla polizia mentre pregavano: "qui non si può predicare, questa è zona musulmana", gli è stato detto. In una contea dell'Inghilterra, due liceali sono stati puniti dal loro insegnante dopo che si erano rifiutati di pregare Allah. In Irlanda, dal 2010 è entrata in vigore una nuova legge, il Defamation Act, che prevede il reato di diffamazione blasfema a mezzo stampa, con multe fino a 25mila euro.

Secondo l’Irish Times, la legge sulla blasfemia irlandese viene citata come esempio di giurisprudenza da altri Stati islamici, come il Pakistan, che alle Nazioni Unite ha evocato il modello irlandese per legittimare le sue leggi. In Pakistan, la cristiana Asia Bibi marcisce in prigione dopo che volevano condannarla a morte, ancora per blasfemia. Sulla scrivania del primo ministro inglese Theresa May c'è una ricerca, pubblicata dalla politologa Machteld Zee, che studia la penetrazione della giurisprudenza islamica nel sistema giudiziario inglese: un mondo parallelo, fondato sulla Sharia, che agisce al fianco della common law.

Le corti islamiche funzionano come tribunali arbitrali. "Oggi in Gran Bretagna ci sono oltre cento corti che applicano la sharia," dice la Zee, "Si tratta di un sistema giuridico completo e in contrasto con le nostre leggi laiche. Le donne, per esempio, nei tribunali islamici devono poter chiedere se il loro matrimonio può essere sciolto, anche se vengono maltrattate dai mariti. I tribunali islamici hanno invitato le donne ad accettare la poligamia e a non denunciare i casi di violenza domestica. Padri che picchiano i loro figli ne ottengono comunque la custodia".

Insomma siamo alle solite. Le società occidentali devono accettare tutto in nome di una malintesa idea di integrazione ed accoglienza, anche la giustizia parallela islamica. Gli artisti d'avanguardia possono essere blasfemi se prendono di mira il crocefisso o la fede cristiana (e a chi obietta qualcosa si risponde di solito che il cristianesimo è una religione aggressiva); se invece, come fece Van Gogh, irridono l'islam, finiscono nel migliore dei casi nella spirale del pubblico ludibrio, nel peggiore con la gola tagliata. Se le cose nel Vecchio Continente non cambieranno, un giorno forse le corti islamiche chiederanno l'impeachment del primo ministro Wilders.


La dichiarazione finale di Geert Wilders davanti ai giudici
di Geert Wilders
29 novembre 2016

Pezzo in lingua originale inglese: Final Statement of Geert Wilders at his Trial
Traduzioni di Angelita La Spada

https://it.gatestoneinstitute.org/9450/ ... e-processo

Quando ho deciso di rivolgermi a voi qui oggi, per fare una dichiarazione finale in questo processo contro la libertà di espressione, molte persone hanno tentato di dissuadermi dal farlo dicendomi che era un gesto inutile; che voi, la Corte, avete già scritto qualche tempo fa la sentenza di condanna; che tutto ciò indica che mi avete già condannato. E forse questo è vero. Tuttavia, io sono qui. Perché non mi arrendo mai. E ho un messaggio per voi e l'Olanda.

Da secoli, i Paesi Bassi sono un simbolo di libertà.

I Paesi Bassi sono sinonimo di libertà. E questo è anche vero, forse soprattutto per chi ha opinioni diverse dall'establishment e fa opposizione. E la nostra libertà più importante è la libertà di parola.

Noi olandesi diciamo tutto quello che ci sta a cuore. È questo che rende grande il nostro paese. La libertà di parola è il nostro orgoglio.

Ed è proprio questa che è a rischio qui, oggi.

Mi rifiuto di credere che stiamo rinunciando a questa libertà. Perché noi siamo olandesi. È per questo che non abbiamo peli sulla lingua. E anch'io non uso mezzi termini. E ne sono orgoglioso. Nessuno riuscirà a farmi tacere.

Inoltre, Signori della Corte, per quanto mi riguarda, la libertà di parola è la sola libertà di cui ancora dispongo. Lo rammento ogni giorno. Stamattina, ad esempio, mi sono svegliato in un luogo sicuro. Mi hanno fatto salire a bordo di un'auto blindata e sono stato condotto sotto scorta in questa aula di massima sicurezza, a Schiphol. La scorta, le luci blu lampeggianti, le sirene. Giorno dopo giorno. È un inferno. Ma sono profondamente grato per questo.

Visto che mi proteggono, mi tengono letteralmente in vita, mi garantiscono l'ultimo brandello di libertà che mi resta: la mia libertà di parola. La libertà di andare in qualche posto a parlare dei miei ideali, delle mie idee volte a rendere l'Olanda – la nostra nazione – un paese più forte e più sicuro. Dopo dodici anni trascorsi in assenza di libertà, dopo aver vissuto per motivi di sicurezza, insieme a mia moglie, in caserme, carceri e rifugi, so cosa vuol dire essere privati della libertà.

Signori della Corte, spero sinceramente che non dobbiate mai affrontare tutto questo. Che voi a differenza di me, non dobbiate mai essere protetti a causa di organizzazioni terroristiche islamiche, come al-Qaeda, i talebani e l'Isis e per chissà quanti musulmani vogliono uccidervi. Non poter più svuotare la cassetta delle lettere, dover indossare un giubbotto antiproiettile nel corso di riunioni e avere poliziotti di guardia alla porta ogni volta che andate in bagno. Spero che tutto questo vi sia risparmiato.

Tuttavia, se vi dovesse succedere – non importa quanto condividiate le mie idee – forse riuscireste a capire che non posso rimanere in silenzio. Che non devo tacere. Che devo parlare. Non solo per me stesso, ma per gli olandesi, per il nostro paese. Che devo usare l'unica libertà di cui ancora dispongo per proteggere il nostro paese dall'Islam e dal terrorismo. Dall'immigrazione proveniente dai paesi islamici. Dall'enorme problema dei marocchini nei Paesi Bassi. Non posso restare in silenzio a riguardo. Devo parlarne. È un mio dovere, devo contrastare il fenomeno, devo mettere in guardia da esso e proporre soluzioni.

Ho dovuto rinunciare alla mia libertà, ma andrò avanti. Sempre. Le persone che vogliono fermarmi dovranno prima uccidermi.

E così, mi trovo qui davanti a voi. Da solo. Ma non sono solo. La mia voce è la voce di molti. Nel 2012, quasi un milione di olandesi hanno votato per me. E il 15 marzo saranno molti di più.

Secondo l'ultimo sondaggio, ben presto avremo due milioni di elettori. Signori della Corte, voi conoscete queste persone. Le incontrate ogni giorno. Addirittura, un cittadino olandese su cinque voterebbe oggi il Partito della Libertà (PVV). Forse il vostro autista, il vostro giardiniere, il vostro medico o la vostra collaboratrice domestica, la fidanzata del cancelliere, il vostro fitoterapista, l'infermiera della casa di riposo dei vostri genitori o il panettiere del vostro quartiere. Sono persone normali, comuni cittadini olandesi. Persone di cui sono orgoglioso.

Mi hanno eletto per parlare a nome loro. Sono il loro portavoce. Dico ciò che pensano. Parlo per conto loro. E lo faccio con determinazione e passione. Ogni giorno, anche qui, oggi.

E allora non dimenticatelo! Quando mi giudicherete, non emetterete un giudizio su un solo uomo, ma su milioni di uomini e donne olandesi. Giudicherete milioni di persone. Persone che sono d'accordo con me. Persone che non accetteranno la mia condanna. Persone che rivogliono indietro il loro paese, che sono stanche di non essere ascoltate, che hanno a cuore la libertà di espressione.

Signori della Corte, emetterete un verdetto sul futuro dei Paesi Bassi. E io vi dico: se mi condannate, condannerete metà dei Paesi Bassi. E molti olandesi perderanno l'ultimo briciolo di fiducia che resta loro nello Stato di diritto.

Geert Wilders, in aula, il 23 novembre 2016. (Fonte dell'immagine: NPO Nieuws video screenshot)

Naturalmente, non avrei dovuto subire questo processo assurdo. Perché si tratta di un processo politico. È un processo politico perché riguarda questioni politiche che devono essere dibattute in parlamento e non qui. È un processo politico perché altri uomini politici – soprattutto membri dei partiti di governo – hanno parlato dei marocchini ma non sono stati perseguiti penalmente. È un processo politico perché la Corte viene usata indebitamente per regolamentare dei conti di tipo politico con un leader dell'opposizione che non si può sconfiggere in parlamento.

Signor Presidente, questo processo che si sta celebrando qui è ripugnante. Sarebbe appropriato in Turchia o Iran, dove si trascina in tribunale anche l'opposizione. Si tratta di una farsa, una vergogna per l'Olanda, una presa in giro del nostro Stato di diritto.

Ed è anche un processo iniquo perché, in precedenza, una di voi – la signora van Rens – ha commentato negativamente la politica del mio partito e l'assoluzione di cui ho beneficiato nel precedente processo. E ora, lei sta per giudicarmi.

Che cosa ho mai fatto per meritare questa farsa? Ho detto "meno marocchini" e ho posto delle domande ai membri del PVV durante un comizio elettorale. E l'ho fatto, Signori della Corte, perché in questo paese abbiamo un enorme problema con i marocchini. E quasi nessuno osa parlarne e adottare misure severe. Solo il mio partito parla da anni di questo problema.

Basta guardare a quanto accaduto nelle ultime settimane: marocchini in cerca di fortuna che rubano e rapinano a Groningen, abusano del nostro sistema di asilo e giovani marocchini che terrorizzano interi quartieri a Maassluis, Ede e Almere. E posso fare decine di migliaia di altri esempi – quasi tutti in Olanda li conoscono o hanno subito disagi e fastidi da criminali marocchini. Se non ne siete informati, allora vivete in una torre d'avorio.

Io vi dico: se non possiamo più risolvere onestamente i problemi in Olanda; se non possiamo più usare la parola "straniero"; se noi, olandesi, siamo all'improvviso razzisti perché non vogliamo che Zwarte Piet (Gambadilegno) rimanga nero; se restiamo impuniti ed evitiamo di essere trascinati davanti a una corte penale all'unica condizione di lasciare entrare più marocchini; se vendiamo la nostra libertà di espressione duramente conquistata; se usiamo i tribunali per mettere a tacere un esponente dell'opposizione che minaccia di diventare primo ministro, allora, questo bel paese sarà condannato. Questo è inaccettabile perché siamo olandesi e questo è il nostro paese.

E ancora una volta, cosa mai ho fatto di sbagliato? Come può essere giustificato il fatto che devo stare qui da indiziato, come se avessi rapinato una banca o commesso un omicidio?

Ho solamente parlato di marocchini in un mercato e ho posto una domanda durante un comizio. E chiunque abbia una pallida idea di che cosa sia la politica, sa che nelle riunioni dell'election night di ogni partito vengono pronunciati discorsi politici pieni di slogan, battute argute e in cui si sfruttano al massimo le regole della retorica. Questo è il nostro lavoro. È così che funziona la politica.

Le notte elettorali sono notti elettorali, con la retorica e i discorsi politici; non sono conferenze universitarie, dove ogni paragrafo è esaminato per 15 minuti da sei punti di vista differenti. È semplicemente assurdo che il pubblico ministero ora utilizzi questo contro di me, come se si accusasse un giocatore di football di segnare una tripletta.

In effetti, io ho detto al mercato di Loosduinen, bel quartiere dell'Aja:"Se possibile, meno marocchini". Ho fatto questa dichiarazione qualche minuto dopo che una signora marocchina è venuta da me e mi ha confessato che avrebbe votato il PVV perché era stanca dei disagi causati dai giovani marocchini.

E la notte delle elezioni, ho iniziato a chiedere ai sostenitori del Partito della Libertà: "Volete o no l'Unione Europea?" e non ho spiegato in dettaglio perché la risposta sarebbe dovuta essere "no". "No", perché abbiamo bisogno di ritrovare la nostra sovranità e riprendere il controllo del nostro denaro, delle nostre leggi e dei nostri confini. Ma non l'ho spiegato.

Poi ho chiesto agli astanti: "Volete o no il Partito Laburista?" E anche lì non ho spiegato in dettaglio per quale motivo la risposta sarebbe dovuta essere "no". "No", soprattutto perché sono i più grandi relativisti culturali, volutamente ciechi e in Parlamento per vigliaccheria restano fedeli all'Islam. E questo non l'ho detto.

E poi ho chiesto: "Volete più o meno marocchini" e ancora una volta non ho spiegato in dettaglio perché la risposta sarebbe dovuta essere "meno". "Meno", perché le persone di nazionalità marocchina sono sovra-rappresentate nelle statistiche sulla criminalità nei Paesi Bassi, tra i beneficiari di assistenza sociale e nell'attività terroristica. Non ho spiegato che noi vogliamo ridurre il numero dei marocchini procedendo all'espulsione dei criminali di nazionalità marocchina dopo averli privati della cittadinanza olandese, attraverso una più rigorosa politica in materia di immigrazione e una spontanea politica di rimpatrio. Questo sono le proposte del nostro programma elettorale dal giorno in cui ho fondato il Partito della Libertà.

Ho spiegato questo in diverse interviste alla televisione nazionale, rilasciate nel lasso di tempo che è intercorso tra la dichiarazione fatta al mercato [di Loosduinen] e la notte delle elezioni, come pure la notte elettorale, pochi istanti dopo che ho posto le domande agli astanti. È estremamente dannoso e infondato da parte del pubblico ministero voler ignorare questo contesto.

Sono disgustose – non ci sono altre parole per dirlo – le azioni di altri uomini politici, compreso l'uomo che per qualche mese può ancora farsi chiamare primo ministro. Dopo quella notte elettorale, le loro azioni, e soprattutto il suo operato, hanno costituito una vera e propria persecuzione, una caccia alle streghe. Il governo ha creato il clima che ha portato al processo.

Il premier Rutte ha anche detto ai bambini durante i programmi di informazione rivolti ai giovani che io volevo espellerli, rassicurandoli che questo non sarebbe accaduto. Come se io avessi detto qualcosa del genere. È pressoché impossibile comportarsi in modo più vile e più falso.

Ma anche l'allora ministro della Sicurezza e della Giustizia – che, è opportuno ricordare, è il capo politico del pubblico ministero – definì le mie parole disgustose e pretese perfino che le ritrattassi. Non occorre essere Einstein per capire che se non si osservano le richieste del ministro della Giustizia, dopo interverrà la procura.

Il ministro dell'Interno e il vicepremier, entrambi membri del Partito Laburista, si sono espressi in modo simile. In breve, il governo non ha lasciato al pubblico ministero altra scelta se non quella di perseguirmi penalmente. Pertanto, in questo processo, i magistrati non sono i rappresentanti di una procura indipendente, ma i complici di questo governo.

Signor Presidente, l'élite ha anche favorito le denunce presentate contro di me. Con i moduli di dichiarazione prestampati, che sono stati distribuiti in moschea dalla polizia. Va notato che in questi formulari la polizia ha talvolta scritto che anche in base alle denunce le mie dichiarazioni erano inammissibili.

In base a un campione di queste denunce, ci risulta che alcune di esse erano frutto di pura menzogna, intimidazioni e influenza. Le persone pensavano di esprimere un voto; non conoscevano il mio nome e non si sono rese conto di ciò che stavano firmando oppure hanno dichiarato di non essersi sentite affatto discriminate da me.

Qualcuno ha detto che, nella moschea As Soenah, solo dopo le preghiere del venerdì erano state presentate 1.200 denunce perché si pensava che si trattasse di un'elezione. Sono stati organizzati cortei con in testa i sindaci e gli assessori comunali, come a Nijmegen, dove il sindaco democratico cristiano Bruls alla fine è riuscito a mostrare tutto il suo odio profondo verso il PVV. La polizia ha dovuto fare gli straordinari; sono stati offerti tè e caffè, c'erano marocchini che ballavano e cantavano accompagnati da una vera fanfara davanti a una stazione di polizia. È stata fatta una grande festa.

Intanto, due sondaggi rappresentativi, uno commissionato dal PVV, l'altro dal quotidiano De Volkskrant, hanno mostrato che, a parte il governo e le testate elitarie, il 43 per cento degli olandesi, che sono 7 milioni di persone, è d'accordo con me. Vogliono meno marocchini. Ci sarà molto da fare se il pubblico ministero decide di processare questi 7 milioni di persone.

La gente non capirà mai che altri politici – soprattutto quelli che appartengono ai partiti di governo – e i funzionari che hanno parlato dei marocchini, dei turchi e anche dei membri del PVV vengono lasciati in pace e non sono perseguiti dal pubblico ministero.

Come il leader laburista Samsom, che ha detto che i giovani marocchini hanno il monopolio dei disagi etnici.

Oppure Spekman, presidente del Partito Laburista, che ha detto che i marocchini dovrebbero essere umiliati.

O l'assessore laburista Oudkerk, che ha parlato di fottuti marocchini.

O il premier Rutte, che ha detto che i turchi dovrebbero andare via.

E che pensare del capo della polizia Joop van Riessen, che parlando di me in televisione ha detto – cito letteralmente: "Fondamentalmente, uno sarebbe tentato di dire: uccidiamolo, sbarazziamoci di lui ora e che non riappaia mai più in pubblico!"

E riferendosi agli elettori del PVV, van Riessen ha dichiarato: "Questa gente deve essere espulsa, il loro posto non è più qui". Fine della citazione. Il capo della polizia ha asserito che il desiderio di uccidere Wilders è una reazione normale. Questo è odio, Signor Presidente, odio puro, e non da parte nostra, ma contro di noi. E il pubblico ministero non ha perseguito il signor Van Riessen.

Però persegue me. E chiede una condanna basata su motivazioni assurde che riguardano la razza e su dei concetti non indicati dalla legge. Mi accusa e mi sospetta di aver offeso un gruppo di persone e di incitare all'odio e alla discriminazione razziale. Fin dove può arrivare la follia? La razza. Quale razza?

Ho parlato e ho posto una domanda sui marocchini. I marocchini non sono una razza. Chi può affermare una cosa del genere? Nessuno in questo paese dice che i marocchini sono diventati improvvisamente una razza. È semplicemente assurdo. Una nazionalità non è una razza. I belgi non sono una razza. Gli americani non sono una razza. Io dico al pubblico ministero: basta con queste stupidaggini! Io non sono un razzista e nemmeno i miei elettori lo sono. Come osate affermare questo? Come osate calunniare milioni di persone definendole razziste?

Il 43 per cento degli olandesi vuole meno marocchini, come ho già detto. Non sono razzisti. Smettetela di offendere le persone. Ogni giorno, hanno grossi problemi con i marocchini presenti nel nostro paese. Esse hanno diritto a un politico che non ha paura di parlare del problema dei marocchini. Ma a nessuno di loro né al sottoscritto importa se qualcuno è nero, giallo, rosso, verde o viola.

Io vi dico: se condannerete per razzismo qualcuno che non ha niente contro le razze, allora minerete lo Stato di diritto, che poi subirà un collasso. Nessuno in questo paese lo capirà.

E ora il pubblico ministero usa il concetto vago di "intolleranza". Un'altra idiozia. Ma intolleranza è un termine soggettivo che non è affatto menzionato nella legge. Per l'amor del cielo, che cos'è l'intolleranza? È questo che dovete decidere, Signori della Corte?

Non spetta a voi decidere. Né a voi né alla Corte Suprema e nemmeno alla Corte europea. È la legge che deve stabilire ciò che è punibile. Noi, i rappresentanti, siamo eletti dal popolo per stabilire chiaramente e in maniera visibile per tutti ciò che è punibile e ciò che non lo è.

Non spetta alla Corte. Non dovreste farlo e di certo non sulla base di questi concetti soggettivi, che ognuno concepisce e comprende in maniera differente e che possono facilmente essere manipolati dall'élite per vietare le opinioni sgradite dell'opposizione. Non fatelo, vi dico.

Signor Presidente, Signori della Corte,

I nostri antenati hanno combattuto per la libertà e la democrazia. Hanno sofferto, molti hanno sacrificato la loro vita. Dobbiamo la libertà e lo Stato di diritto a questi eroi. Ma la libertà più importante, la pietra miliare della nostra democrazia, è la libertà di espressione. La libertà di pensare ciò che si vuole e dire ciò che si pensa.

Se perdiamo questa libertà, perdiamo tutto. I Paesi Bassi smetteranno di esistere; e gli sforzi di tutti coloro che hanno sofferto e si sono battuti per noi saranno stati vani. Dai combattenti della libertà per la nostra indipendenza del secolo d'oro agli eroi della resistenza durante la Seconda guerra mondiale. Io vi chiedo: ponetevi nella loro tradizione. Appoggiate la libertà di espressione.

Chiedendo una condanna, il pubblico ministero, come complice dell'ordine stabilito, come una marionetta del governo, invita a fare tacere un politico dell'opposizione. E di conseguenza, si ridurrebbero al silenzio milioni di olandesi. E allora io vi dico: i problemi con i marocchini non saranno risolti in questo modo e non potranno che aumentare.

Per la gente che presto sarà ridotta al silenzio e parlerà meno per paura di essere definita razzista e poi processata per questo. Se sarà condannato, chiunque parli dei marocchini avrà il timore di essere considerato razzista.

Signor Presidente, Signori della Corte, concludo.

Sta emergendo un movimento mondiale che pone fine alle dottrine politicamente corrette delle élites e dei media che sono subordinati a loro.

Questo è stato dimostrato dalla Brexit.
Questo è stato dimostrato dalle elezioni americane.
Questo sta per essere dimostrato in Austria e in Italia.
Questo sarà dimostrato l'anno prossimo in Francia, Germania e nei Paesi Bassi.

Il corso delle cose è in procinto di prendere una direzione diversa. I cittadini non sono più disposti a tollerare.

La battaglia dell'élite contro il popolo sarà vinta dal popolo. Anche qui non sarete in grado di fermare il movimento e rischiate di accelerarlo. Noi vinceremo, gli olandesi vinceranno e verrà sicuramente ricordato chi è stato dalla parte giusta della storia.

Il buonsenso prevarrà sull'arroganza politicamente corretta. Perché dappertutto in Occidente assistiamo allo stesso fenomeno.

La voce della libertà non può essere imprigionata, risuona come una campana. Ovunque, sempre più persone dicono ciò che pensano. Non vogliono perdere il loro paese, non vogliono perdere la loro libertà.

Pretendono di essere prese sul serio dai politici, di essere ascoltate, che essi parlino a loro nome. Si tratta di una vera rivolta democratica. Il vento del cambiamento e del rinnovamento soffia ovunque. Anche qui nei Paese Bassi.

Come ho detto:

Io sono qui a nome di milioni di cittadini olandesi.
Non parlo solo a nome mio.
La mia voce è la voce di molti.

Pertanto, ve lo chiedo, non solamente a nome mio, ma a nome di tutti i cittadini olandesi:

Assolvetemi! Assolveteci!

Geert Wilders è un parlamentare olandese e leader del Partito della Libertà (PVV).


"Volete i marocchini in città?". Condannato l'anti-Ue Geert Wilders
Il tribunale di Schipol ha condannato il leader dell'estrema destra olandese, Wilders, per una frase contro i marocchini pronunciata nel 2014 all'Aja. La condanna arriva a tre mesi dalle elezioni in Olanda, dove il partito di Wilders è in testa nei sondaggi
Alessandra Benignetti - Ven, 09/12/2016
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ola ... 40685.html

“Incitamento alla discriminazione”. È questo il reato per cui oggi il tribunale di Schipol, ha condannato il leader dell’estrema destra olandese, Geert Wilders.

Il processo al presidente del Partito per la Libertà (Pvv), era iniziato lo scorso 29 ottobre. Al centro del dibattimento, un'affermazione pronunciata da Wilders durante un comizio tenuto a L’Aja, nel 2014, durante il quale il leader del Partito per la Libertà chiese ai cittadini presenti se volessero “meno marocchini in Olanda”. “Di meno!”, avevano risposto i sostenitori di Wilders al comizio. “Ce ne occuperemo”, era stata, quindi, la risposta del leader dell’estrema destra olandese. Per questo dialogo fra Wilders e i suoi sostenitori, i membri della comunità musulmana del Paese hanno presentato oltre 6mila denunce, che hanno fatto partire il processo, giudicato dallo stesso Wilders come “una farsa”. Il leader del Pvv è stato assolto per insufficienza di prove dall’accusa più grave di istigazione all’odio razziale. Il tribunale, inoltre, non ha imposto alcuna pena.

Ma le conseguenze del processo saranno soprattutto politiche, visto che la sentenza arriva a tre mesi di distanza dal voto olandese del prossimo 15 marzo. "Tre giudici che odiano il Partito per la libertà dichiarano che i marocchini sono una razza e condannano me e metà dell'Olanda. Follia", ha scritto, infatti, su Twitter, il capo del partito di estrema destra anti-Islam, che ha annunciato che farà ricorso contro la decisione dei giudici. Alle prossime elezioni proprio il partito di Wilders, infatti, è favorito nei sondaggi. Euroscettico, anti-Islam e anti-migranti il Partito della Libertà (Pvv), che attualmente controlla 12 dei 150 seggi del Parlamento olandese, oggi è il partito più votato d’Olanda, con il 20% delle preferenze, che potrebbero permettergli di ottenere, il prossimo 15 marzo, ben 35 seggi in Parlamento.

Il leader dell’estrema destra olandese era già stato processato, nel 2011, per il suo documentario anti-Islam, “Fitna”, realizzato con l’intento di denunciare il fondamentalismo islamico, giudicato “islamofobo”. In quell’occasione però Wilders fu assolto perché i giudici olandesi stabilirono che non si trattava di “istigazione all’odio razziale”, poiché il documentario non era rivolto contro i musulmani, “ma contro alcuni principi dell’islam”.


La reazione di Geert Wilders alla sua condanna
di Geert Wilders
9 dicembre 2016
Pezzo in lingua originale inglese: Reaction of Geert Wilders to His Conviction
Traduzioni di Angelita La Spada

https://it.gatestoneinstitute.org/9536/ ... s-condanna

Cari amici, non riesco ancora a crederci, ma sono appena stato condannato. Perché ho posto una domanda sui marocchini. Mentre l'altro ieri decine di richiedenti asilo marocchini hanno seminato il terrore sugli autobus, a Emmen, e non hanno nemmeno dovuto pagare una multa, un uomo politico che pone una domanda relativa alla presenza di un minor numero di marocchini viene condannato.

L'Olanda è diventata un paese malato. E io ho un messaggio per i giudici che mi hanno condannato: avete ristretto la libertà di espressione di milioni di olandesi e quindi avete condannato tutti. Nessuno si fida più di voi. Ma per fortuna, la verità e la libertà sono più forti di voi. E lo sono anch'io.

Non starò mai in silenzio. Non sarete in grado di fermarvi. E inoltre vi sbagliate. I marocchini non sono una razza e le persone che criticano i marocchini non sono razziste. Io non sono razzista, né lo sono i miei elettori. La sentenza dimostra che voi giudici siete totalmente disconnessi dalla realtà.

E ho anche un messaggio per il premier Rutte e il resto dell'élite multiculturale: non riuscirete a farmi tacere e a sconfiggere il PVV. Il sostegno al Partito della Libertà è più forte che mai e continua a crescere ogni giorno di più. Gli olandesi vogliono riavere indietro il loro paese e hanno a cuore la libertà di espressione. Non sarà possibile rimettere il genio del cambiamento positivo nella lampada.

E alla persone a casa dico: la libertà di espressione è il nostro orgoglio. E continuerà a esserlo. Da secoli, noi olandesi diciamo la pura verità. La libertà di parola è il nostro bene più importante. Non permetteremo mai che ce la portino via. Perché la fiamma della libertà arde in noi e non può essere spenta.

Milioni di olandesi sono stanchi della correttezza politica. Stanchi dell'élite che si preoccupa solo di se stessa e ignora il comune cittadino olandese. E vende il nostro paese. La gente non si sente più rappresentata da tutti questi politici, giudici e giornalisti disconnessi, che danneggiano la nostra popolazione da così tanto tempo e rendono il nostro paese più debole anziché più forte.

Ma io continuerò a lottare per voi e dico a tutti: grazie infinite. Vi ringrazio di cuore per tutto il vostro sostegno. È davvero vastissimo e ve ne sono sinceramente grato. Grazie per il vostro massiccio e sincero appoggio, so che non sono solo. So che mi sostenete e siete dalla mia parte e vi battete strenuamente per la libertà di espressione.

Oggi, sono stato condannato in un processo politico, che, poco prima delle elezioni, tenta di neutralizzare il leader del più grande e popolare partito di opposizione. Ma non ci riusciranno. Nemmeno con questo verdetto. Perché parlo a nome di milioni di olandesi. E i Paesi Bassi hanno diritto ad avere politici che dicano la verità e affrontino sul serio i problemi dei marocchini. Politici che non si lasceranno zittire. Nemmeno dai giudici. Potete starne certi: io non starò mai in silenzio

Questa condanna mi rende solo più forte. Ovviamente, questa è una sentenza vergognosa e io ricorrerò in appello. Ma posso dirvi che sono più determinato che mai. Ne sono certo: insieme raggiungeremo la vittoria.
Fianco a fianco, siamo abbastanza forti da cambiare l'Olanda.
Da permettere ai nostri figli di crescere in un paese di cui possano essere orgogliosi.
In un'Olanda dove ci viene consentito di dire nuovamente quello che pensiamo.
Dove tutti possono tornare a passeggiare tranquillamente per le strade.
Dove siamo di nuovo responsabili del nostro paese.
E questo è ciò per cui ci battiamo. Per la libertà e per la nostra bella Olanda.

Geert Wilders è un parlamentare olandese e leader del Partito della Libertà (PVV).


I critici dell'Islam sotto processo in Europa: Geert Wilders condannato
di Giulio Meotti
13 dicembre 2016
Pezzo in lingua originale inglese: Critics of Islam on Trial in Europe: Wilders Convicted
Traduzioni di Angelita La Spada
https://it.gatestoneinstitute.org/9570/ ... so-wilders

Dopo la Seconda guerra mondiale e gli orrori del nazismo e dello stalinismo, un principio fondamentale delle democrazie occidentali era quello secondo il quale si potevano mettere sotto processo le persone, ma non le idee e le opinioni. L'Europa oggi sta permettendo a pericolosi gruppi islamisti e per "i diritti umani" di restringere i confini della nostra libertà di espressione, esattamente come nei processi farsa sovietici. "L'antirazzismo militante sarà per il XXI secolo ciò che il comunismo è stato per il XX secolo", ha predetto l'eminente filosofo francese Alain Finkielkraut.

Un anno fa, Christoph Biró, un rispettato editorialista e redattore capo del più venduto quotidiano austriaco, il Kronen Zeitung, ha scritto un articolo che accusava "i giovani uomini siriani con un alto tasso di testosterone, che hanno compiuto assalti sessuali molto aggressivi" (ancora prima delle aggressioni sessuali della notte di Capodanno a Colonia, Amburgo e in altre città). L'articolo scatenò molte polemiche e incassò un gran numero di reclami e proteste. Così Biró fu costretto a prendersi quattro settimane di ferie per poi ammettere (sotto pressione) di aver "perso il senso della misura". La procura di Graz ha accusato Biro di "istigazione all'odio" dopo una denuncia da parte di Sos Mitmensch, un sedicente gruppo dei diritti umani. Sarà il tribunale a decidere.

A giornalisti, scrittori e intellettuali di tutta Europa oggi viene detto di alzare la mano destra davanti a un giudice e giurare di dire la verità, nient'altro che la verità – come se questo non sia ciò che stanno facendo tutti insieme e a causa del quale ora sono alla sbarra. Si tratta di uno spettacolo inquietante, ma molto comune, in cui "l'incitamento all'odio" è diventato un'arma politica da rivolgere contro chi non è d'accordo con voi.

Il diritto di cavillare sui contenuti degli articoli o sulle vignette non spetta a una democrazia. In Occidente, abbiamo pagato a caro prezzo la libertà di scriverli o di leggerli. Non è compito di chi governa concedere il diritto di pensiero e di parola, che appartiene alla libera iniziativa nelle democrazie. Il diritto di esprimere la nostra opinione è stato pagato caro, ma se non viene esercitato, può svanire rapidamente.

Un nuovo fronte legale grottesco si è appena aperto a Parigi. È iniziato il processo al filosofo francese Pascal Bruckner, che ha citato nella sua deposizione in aula la frase di Jean-Paul Sartre: "Pistole caricate a parole". Bruckner, uno dei più famosi saggisti francesi, è sotto processo per essersi espresso contro "i collaboratori degli assassini di Charlie Hebdo".

"Dirò i nomi: le associazioni Les Indivisibles di Rokhaya Diallo e Les Indigènes de la République [di Houria Bouteldja], il rapper Nekfeu che voleva fare 'un autodafé per quei cani' (di Charlie Hebdo), tutti quelli che hanno giustificato ideologicamente la morte dei dodici giornalisti".

Innumerevoli testimoni hanno deposto a favore di Bruckner: il direttore di Charlie Hebdo, "Riss"; il politologo Laurent Bouvet; l'ex presidente dell'associazione "Né puttane né sottomesse", Sihem Habchi e il filosofo Luc Ferry. Bruckner ha usato il termine "collabò" per "quei giornali che hanno giustificato la liquidazione dei combattenti della Résistance e degli ebrei" durante la Seconda guerra mondiale. Sihem Habchi ha parlato del pericolo di un "fascismo verde", l'islamismo.

La sentenza sarà pronunciata il 17 gennaio. "Bruckner ha portato la sua voce davanti alla 17ma camera [del palazzo di giustizia], affossando troppo spesso la libertà di espressione", ha commentato l'autorevole e coraggioso Riposte Laïque.

Questi processi politici sull'Islam sono iniziati nel 2002, quando un tribunale di Parigi prese in esame una denuncia contro Michel Houellebecq, che nel romanzo Piattaforma, ha definito l'Islam "la religione più stupida". Lo scrittore Fernando Arrabal, arrestato per blasfemia nel 1967 nella Spagna franchista, fu chiamato da Houellebecq a testimoniare in tribunale. "Che gioia essere testimone in un processo per reati di opinione", disse Arrabal in aula a Parigi. "Saragozza, Valladolid, Santander", il drammaturgo elenca una serie di città spagnole. "Questa è la lista delle carceri in cui sono stato per aver fatto la stessa cosa di Houellebecq".

Anche la compianta scrittrice italiana Oriana Fallaci finì alla sbarra per il suo libro La rabbia e l'orgoglio. Il quotidiano francese Libération la definì "la donna che diffama l'Islam". E lo stesso dicasi per Charlie Hebdo e il suo direttore Philippe Val, presi di mira da organizzazioni islamiste.

La condanna a morte contro Salman Rushdie emessa nel 1989 da parte del leader supremo iraniano sembrava irreale. L'Occidente non la prese sul serio. Da allora, tuttavia, questa fatwa è stata assimilata a tal punto che le minacce odierne alla libertà di espressione provengono da noi stessi. Ora è l'Occidente che mette alla sbarra scrittori e giornalisti.

È diventato quasi impossibile elencare tutti i giornalisti e scrittori che hanno dovuto difendersi in tribunale a causa delle loro idee sull'Islam. Per citare lo scrittore franco-algerino Boualem Sansal, autore del romanzo 2084, in un'intervista a Libération : "Ci rendiamo conto del pericolo, ma non sappiamo come agire per paura di essere accusati di essere anti-migranti, anti-islam, anti-Africa... In realtà, la democrazia, come il topo, sarà inghiottita dal serpente". E sarà trasformata in "una società che sussurra".

I giornalisti sono ora perseguiti penalmente anche se mettono in discussione l'Islam durante un dibattito radiofonico. Ecco perché oggi la maggior parte degli scrittori e giornalisti si limita a palare sottovoce delle conseguenze della migrazione di massa in Europa, del ruolo dell'Islam nella guerra mossa dai terroristi alle democrazie e degli attacchi dei sultani alla libertà di espressione.

Le Brigate Rosse, il gruppo terroristico comunista che devastò l'Italia negli anni Settanta, hanno coniato lo slogan: "Colpirne uno per educarne cento". Colpendone uno, si genera un'intimidazione collettiva. È esattamente questo l'effetto di tali processi politici sull'Islam. Il dibattito si sta rapidamente chiudendo.

Ieri, in Olanda, si è concluso il processo a Geert Wilders per i "reati" di "incitamento alla discriminazione e insulti contro una minoranza". Il coraggioso politico olandese aveva chiesto ai suoi sostenitori se volessero "un minor numero di marocchini" nel paese. Condannando Wilders, per la prima volta nella storia olandese, un tribunale ha criminalizzato la libertà di espressione. (Cinque anni fa Wilders era stato assolto in un processo simile.)

In Francia, Ivan Rioufol, uno dei più rispettabili editorialisti del quotidiano Le Figaro, ha dovuto difendersi dall'accusa rivoltagli dal "Collettivo contro l'islamofobia". Lo scrittore Renaud Camus, che aveva esposto la teoria della "Grande Sostituzione", che sostiene che la Francia è stata colonizzata dagli immigrati musulmani con l'aiuto dei politici mainstream, è stato accusato di "incitamento all'odio". Anche Marine Le Pen è stata trascinata in aula. In Germania, c'è stato il caso di Jan Böhmermann, un comico che ha deriso il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in tv. I giudici tedeschi hanno poi messo sotto processo Lutz Bachmann, il fondatore di Pegida, il movimento anti-islamizzazione. In Canada, il saggista e giornalista Mark Steyn è stato accusato di "islamofobia palese" da un "tribunale per i diritti umani" (e poi assolto). Anche Lars Hedegaard, il direttore della Free Press Society danese è stato accusato di "incitamento all'odio" (e in seguito assolto) per le critiche mosse all'Islam.

È fondamentale che questi scrittori e giornalisti siano assolti. Ma l'obiettivo di questi processi non è quello di scoprire la verità, ma intimidire l'opinione pubblica e limitare la libertà di espressione sull'Islam. Si tratta di purghe per "rieducarli". E purtroppo, come dimostra il processo di Wilders, spesso ci sono riusciti.

Dopo l'invasione russa della Cecoslovacchia del 1968, i romanzi di Milan Kundera sparirono dalle librerie e dalle biblioteche. L'intellighenzia giaceva nella sterilità e nell'isolamento. I cinematografi e i teatri davano spettacoli solo sovietici. Alla radio, sui giornali, alla televisione si sentiva, leggeva e vedeva solo propaganda. I russi ricompensavano i burocrati che facevano pressioni su scrittori e giornalisti, e punivano i ribelli. Quelli che parlavano apertamente spesso erano obbligati a lavorare come operai non qualificati. Praga, inquieta e affascinante, divenne silenziosa e sussurrante.

Oggi la stessa cortina di ferro sta calando sull'Europa.
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » sab nov 12, 2016 7:34 am

I razzisti chic che ora negano il diritto di voto
In America scendono in piazza contro Trump e in California c'è voglia di secessione. In Italia la sinistra vuole abolire il suffragio universale e insulta gli elettori bianchi
Salvatore Tramontano - Ven, 11/11/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 30314.html

Il voto non è più un diritto per tutti. Messa così sembra lo slogan di qualche gruppo reazionario che sogna di asfaltare le battaglie democratiche del Novecento.

Solo che questa volta i nemici del suffragio universale sono mascherati da progressisti, perlomeno è così che si definiscono.

Vivono nel cuore delle grandi metropoli, occupano le cattedre delle università, scrivono romanzi e saggi di un certo successo, sono ospiti fissi nei programmi di opinione in tv e si tengono stretti come feudi gli spazi in prima pagina di ciò che resta dei giornali. Sono ex capi di Stato e politici che straparlano in pubblico dei diritti delle minoranze. Sono chef, rockstar, integralisti vegani, donne impegnate in ogni festa per i diritti civili, banchieri illuminati, attori con il grugno preoccupato per le sorti della nazione. Questo vale negli Stati Uniti, in Europa e naturalmente anche in Italia. Certe cose fino a qualche tempo fa le buttavano lì, tra di loro, come provocazione: certa gente non dovrebbero farla votare. Come a dire che la democrazia sta diventando pericolosa e ci vorrebbe una patente di sana e robusta costituzione o almeno un esame di idoneità.

Adesso sono sbottati e si scagliano con rabbia e fastidio contro quello che marchiano come l'elettore tipico di Donald Trump, quello con cui Alessandro Baricco cerca di intavolare un dialogo, il famigerato proprietario di una ferramenta del Wyoming. Chi è questo sconosciuto? È bianco, è cristiano, è frustrato, deluso, di cultura populista e popolare, invidioso delle élite, malfidato, se è donna tutti stanno lì a precisare che non ha studiato e sotto sotto è masochista, visto che tradisce il suo genere votando il maschilista con il gatto rosso in testa. Sono insomma degli incivili. Ma soprattutto - come spiega il presidente emerito Napolitano su L'Unità - sono pericolosi. Sono gli stessi della Brexit, gli stessi che lo hanno costretto quando era al Quirinale a mettere in quarantena le elezioni. Fino a quando questa gente voterà è meglio che a scegliere chi governa sia un vecchio oligarca che si è appropriato di un potere extracostituzionale. Ecco allora i tre premier nominati senza passare dal voto.

Al suo coro si accoda ora proprio uno dei tre, quell'Enrico Letta che intervistato dalla Stampa canta il de profundis alla democrazia di tutti. Ezio Mauro su Repubblica si interroga sulla malattia del tempo, sui «forgotten men» che si lasciano incantare dal pifferaio Trump, una nuova schiatta, una nuova razza, il dio sconosciuto della democrazia a stelle e strisce. E il peccato originale di questi guastatori della cultura dominante è il loro essere fuori dai radar non solo del potere, ma anche del marketing, dei sondaggisti, di sociologi ed economisti. È un branco fuori dal branco. L'errore che gli oligarchici fanno è liquidarli con disprezzo senza neppure cercare di capire le ragioni del loro malcontento. Anche se molti di loro sono operai senza più fabbriche e classe media senza più futuro. Questo perché con la Brexit e con Trump è emersa la grande ipocrisia della sinistra occidentale: non sa capire il popolo perché è convinta che puzzi.

Sono passati cinquant'anni da quando Martin Luther King e il presidente Lyndon Johnson lottarono per eliminare gli ultimi ostacoli al suffragio universale. Era il 1966 e due sentenze della Corte suprema stabilirono che poteva votare anche chi non aveva un'istruzione minima. Era una battaglia per i neri e contro il razzismo. I finti democratici del 2016 stanno di fatto sostenendo che chi non ha la loro stessa cultura non dovrebbe votare. Non arrivano a cambiare le leggi ma stanno portando avanti una campagna diffamatoria contro i bianchi, cristiani, poco istruiti. È una delegittimazione a posteriori. È un marchio sulla pelle. È una forma ipocrita di razzismo. È la morte della democrazia.
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » dom nov 27, 2016 8:51 pm

Fermo, rivelazione choc su Emmanuel: "Membro della mafia nigeriana"
Un'informativa della polizia indica Emmanuel Chidi Nnamdi come membro della Black Axe di Fermo. Mafiosi presenti al suo funerale
Giuseppe De Lorenzo - Dom, 27/11/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 36366.html

Erano passati appena dieci giorni dal funerale di Emmanuel Chidi Nnamdi, il nigeriano morto a Fermo dopo la lite con un ultrà locale, quando il vicequestore Marcello Gasparini riceve da una fonte "confidenziale, ritenuta attendibile" la soffiata secondo cui al funerale di Emmanuel (insieme alla Boschi e alla Boldrini) ha partecipato pure la mafia nigeriana.

E che il nigeriano morto ne sarebbe stato un membro attivo.

L'informativa è datata 20 luglio 2016 ma arriva alla procura di Fermo solo il 17 agosto. All'interno, come riporta oggi il Fatto Quotidiano, il vicequestore di polizia della Commissione territoriale per lo status di rifugiato scrive di aver saputo "da fonte confidenziale ritenuta attendibile che al funerale di Emmanuel sono intervenuti membri della setta Black Axe riconoscibili perché tutti indossanti abiti del colore rosso e nero al fine, verosimile, di rendergli manifestatamente onore e che la loro presenza rivelerebbe che il deceduto faceva parte della stessa confraternita".

La mafia nigeriana, salita agli onori della cronaca solo un mese fa dopo una maxi-retata delle forze dell'ordine che a Palermo ha portato all'arresto di 17 membri della "cupola" che ne dirigeva i traffici, è considerata "molto vendicativa". Il loro rito di iniziazione prevede che il candidato a farne parte beva del sangue umano e sono soliti ricorrere a tortura e vendette. In Italia gestiscono il traffico di esseri umani, l'immigrazione clandestina e un giro di denaro miliardario. Di questa setta, insomma, avrebbe fatto parte anche il nigeriano morto a Fermo.

Rimane da capire per quale motivo, una volta arrivata sul tavolo della Procura la notizia, nessuno abbia disposto un approfondimento della questione. Al momento l'informativa sulla partecipazione di Emmanuel è rimasta lettera morta. Senza ulteriori conferme né smentite. Solo ieri, come riporta il Fatto, è stato aperto un fascicolo per associazione a delinquere per capire chi fossero quelle persone sedute poche panche dietro il ministro Maria Elena Boschi e il presidente Laura Boldrini.

Scende così una nuova ombra sul caso divenuto di rilevanza nazionale dopo la corsa di ministri e presidente della Camera a gridare il loro sdegno contro "l'omicidio razzista". Amedeo Mancini, accusato di omicidio preterintenzionale, è ora agli arresti domiciliari e i suoi amici hanno aperto un conto per aiutarlo a sostenere le spese legali. In questi giorni è stato notificato il decreto che dispone il giudizio immediato per l'ultrà della Fermana. L'udienza è fissata per il 25 gennaio davanti alla Corte di Assise di Macerata. Intanto i difensori, entro il 2 dicembre, hanno tempo per optare per un rito alternativo. "Siamo sorpresi da quanto emerso dal fascicolo depositato dal Pubblico Ministero - dichiara a ilGiornale.it l'avvocato Francesco De Minicis - aspettiamo ora di vedere in quale senso andranno gli approfondimenti disposti".
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » ven gen 20, 2017 8:24 am

Omicidio di Fermo: la vedova di Emmanuel non chiederà il risarcimento a Mancini
il 18 gennaio 2017.
Aurelio Pagani

http://www.ilprimatonazionale.it/cronac ... cini-56083

Fermo, 18 gen – Stamattina intorno alle 10 si è tenuta l’udienza di patteggiamento, al tribunale di Fermo, per l’omicidio di Emmanuel Chidi Namdi, il richiedente asilo nigeriano rimasto ucciso in seguito ad un diverbio con Amedeo Mancini. Il giudice ha confermato l’accordo tra le parti e la rinuncia da parte dei legali della moglie del nigeriano a qualsiasi azione civile. In questo modo la vedova ha indirettamente ammesso di aver detto il falso sulla ricostruzione dei fatti.

La giornalista del Fatto Quotidiano (non certo noto per la sua linea anti-politicamente corretta) Sandra Amurri ha dichiarato sul suo profilo Facebook quanto segue: “A riprova di quanto la mia cronaca sul caso omicidio di Emmanuel, a dispetto delle accuse ricevute qui e inviate al mio direttore, sia stata puntuale e attinente ai fatti, che man mano emergevano dalle indagini ,oggi è stato firmato il patteggiamento in cui: la vedova Chinery rinuncia al risarcimento (azione civile, ammettendo di fatto di aver mentito sulla ricostruzione dei fatti) e Mancini rinuncia a denunciarla per falsa testimonianza. Aggiungo che la curva sud, cioè gli ultras della Fermana calcio, pagheranno, grazie alla sottoscrizione, il trasferimento della salma in Nigeria, come da volere della vedova versando 3mila euro subito e 2 mila entro un mese“.

Mancini sarà condannato a quattro anni di reclusione (condanna notevolmente ridimensionata rispetto alle richieste iniziali), gli sono state riconosciute le attenuanti generiche e quella della provocazione, sono state eliminate le aggravanti di recidiva, futili motivi e abietti (quella razziale è rimasta ma non ha avuto effetti sostanziali sulla pena) e verserà (di persona e grazie all’aiuto dei suoi amici) circa 5000 euro alla vedova per il rientro in patria della salma del nigeriano. Quello che era stato dipinto dai media mainstream come un mostro xenofobo, un aderente all’ “ultradestra” e un violento ultras sconterà la sua pena dopo che è venuta fuori la verità (che questo giornale aveva intuito fin dall’inizio). Una verità diversa da quella narrata dagli strilloni del pericolo xenofobo e che innalzarono la povera vedova a simbolo del vittimismo razzista. Che non solo non esiste, ma che in questo caso era una favoletta inventata e per la quale la moglie del nigeriano rischiò anche un’accusa per falsa testimonianza…
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » mar feb 21, 2017 9:08 pm

IMMIGRATO SPUTA IN FACCIA A NEONATA: “VOI BIANCHI NON DOVETE RIPRODURVI”
Racist thug spat in baby's face and shouted to mum "white people shouldn't breed" in sickening street attack

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ambina.jpg


http://www.mirror.co.uk/news/uk-news/ra ... ce-9862486

Rezzas Abdulla, immigrato islamico residente nel Regno Unito, ha sputato in faccia ad una bambina di 9 mesi di nome Layla, gridando alla madre, una 25 enne inglese, che “i bianchi non devono riprodursi”
Vicenda incredibile, che se avesse i protagonisti ad etnie invertite avrebbe generato uno scandalo ‘razzismo’. Invece nulla. Nessuna condanna al carcere, pena sospesa.


A thug spat into a nine-month-old baby's face and shouted "white people shouldn't breed" in a sickening race-hate assault .

Rezzas Abdulla left little Layla-Jean in her pushchair, covered in saliva, after the shocking attack in South Shields last January.

Newcastle Crown Court heard the baby's mum, hairdresser Rebecca Telford, 25, was out walking with the tot on Chichester Road in the town when the 33-year-old attacker approached without warning.

Prosecutor Emma Dowling told the court: "He lent into the pushchair and spat into the face of her daughter.

"As he did so, he shouted or said 'white people shouldn't breed' then walked off."

The court heard when the baby's stunned mother confronted Abdulla, he told her to "shut the f*** up" and walked off.

Miss Dowling told the court the spit was "sprayed around" the baby's face and a shocked passer-by gave her a tissue to clean up.


Sickened Rebecca tried to take a photograph of her baby's attacker as he walked away but was too shaken by what had happened.

Abdulla, who has two previous convictions for race-hate attacks on white females, was later tracked down through CCTV.

Abdulla, of Imeary Street, South Shields, was convicted of racially aggravated common assault after a trial at South Tyneside Magistrates' Court, which he did not attend.

In a victim impact statement Rebecca told the police: "I am completely disgusted and distressed that a grown man, regardless of race or religion, would spit on a defenceless baby in a completely unprovoked attack.

"If he had just walked by I would not have even noticed him, there was no eye contact and no words had been exchanged. I had never seen him before."

The court heard the Layla-Jean, now almost two, was taken to the doctor after the attack for tests.

Rebecca added: "I believe he spat on her purely because we are white, I was a lone female and an easy target."

Mr Recorder Darren Preston told Abdulla: "There is something viscerally horrible and disgusting about spitting at someone, particularly in the face and
to do so to a baby was particularly disgusting, let alone to make things even worse when your motivation for doing so is racial hatred."

The judge referred to Abdulla's previous convictions and told him: "You have got a problem, it seems to me, with white women."

The court heard after the attack last January, Abdulla spent time, between July and September, receiving psychiatric treatment in hospital, which has continued after his release into the community.

The judge said Abdulla's deteriorating mental health at the time of the attack "contributed" towards the offence.

Abdulla was sentenced to eight months imprisonment, suspended for 18 months, with rehabilitation and mental health treatment requirements.

The judge said "society in general" would be better served by Abdulla being allowed to continue his psychiatric treatment programme.

Vic Laffey, defending, said medical evidence shows Abdulla's mental health was deteriorating in the six months leading to his hospital admission with schizophrenia last summer.

He now receives anti-psychotic treatment in the community.

Mr Laffey said: "This suggests he was ill, or becoming ill, at the time this offence was committed.

"He is clearly vulnerable himself, he has significant support from his family and is making progress."
Newcastle Crown court

Speaking after the court case today, Rebecca said: "South Shields is really multicultural, and I have never witnessed anything like this before, between any races. It was horrifying. I am glad he has been brought to justice, but I think he has got off lightly.

"I am not racist at all but I honestly think if it was the other way round and I had been abusive towards him, then I would have been treated differently.

"I had been doing a bit of shopping and was just round the corner from my house.

"I saw a man walking in the opposite direction and then as he passed us he stopped, leaned into the pram, spat on Layla-Jean, and said, 'White people should not breed'.

"It was horrendous, I was just so shocked.

"It was the racism that disgusted me. I started yelling at him and he just walked away.

"Layla Jean was just nine months old. She did not have a clue what was going on, but she was still distressed.

"A lady stopped and helped me to wipe her face.

"I didn't call the police at first because I was just so worried about Layla-Jean. She was only nine months at the time.

"I phoned the doctor and I was told that Layla-Jean might need to have a BCG injection, in case she had contracted TB.

"Normally kids don't get vaccinated until they are much older, and it would have been a lot for her to go through. Luckily, it wasn't necessary in the end, but it put me through a lot of worry and stress.

"I wasn't sure if the police would take what had happened seriously, because it wasn't physically violent, but they were fantastic, and managed to catch him within a few days."

Rebecca posted about the attack on Facebook and it was shared more than 3,000 times.

In the post she stated: "This post is just for awareness of this man.

"I must stress I'm not trying to instigate any hate against Muslims or the Islamic community, this was obviously a isolated attack by one man (this man) not the entire religion."
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » mer apr 19, 2017 9:24 am

Fermo, migrante ucciso: ultrà patteggia 4 anni, la vedova rinuncia al risarcimento

Mercoledì 18 Gennaio 2017
http://www.ilgazzettino.it/italia/crona ... 03768.html

Amedeo Mancini, l'ultrà accusato di omicidio preterintenzionale per la morte del migrante nigeriano Emmanuel Chidi Nnamdi, ha patteggiato la pena di 4 anni davanti al gip di Fermo Maria Grazia Leopardi. È stato così ratificato l'accordo raggiunto a dicembre tra la difesa, gli avvocati Francesco De Minicis e Savino Piattoni, e la Procura.

Era presente all'udienza, assistita dall'avvocato Letizia Astorri, la vedova del migrante, Chenyere Emmanuel, che ha rinunciato alla costituzione di parte civile avendo concordato con l'imputato la rinuncia a qualsiasi pretesa risarcitoria. Mancini si è impegnato a contribuire, con l'aiuto dei propri amici, alle spese necessarie per la traslazione della salma di Emmanuel in Nigeria, secondo il desiderio di Chenyere.

Delle tre aggravanti contestate all'ultrà fermano è stata ritenuta insussistente quella dei motivi abietti e futili, e mantenuta quella "razziale", ma - osservano i legali - con una rilevanza concreta «poco più che simbolica». Infatti, spiegano, «pur potendo comportare un aumento di pena fino a cinque anni, l'incremento concordato era stato di soli tre mesi». È stata invece riconosciuta a Mancini l'attenuante della provocazione, per la quale «è stata applicata - rendono noto i difensori - la riduzione della pena nella massima estensione possibile, pari a tre anni e cinque mesi». Con la sentenza è stato portato a otto ore giornaliere il permesso di uscita per lavoro dell'ultrà, che resta agli arresti domiciliari.

"Ciò che la sentenza non racconta è che Chinyere, compagna di Emmanuel, oggi ha rinunciato a ogni azione risarcitoria nei confronti di Mancini, a fronte del pagamento dell'unica somma di 5.000 euro richiesta per il rimpatrio in Nigeria della salma di Emmanuel, essendo l'unico desiderio espresso dalla parte offesa". Così l'avvocato Letizia Astorri commenta la sentenza a carico di Amedeo Mancini, che ha patteggiato la pena di 4 anni, per la morte del migrante nigeriano Emmanuel Chidi Nnamdi.

"Dopo un lungo processo mediatico, tante rivendicazioni sull'esistenza di una scriminante per legittima difesa, tante ricostruzioni prive di riscontro, super testimoni che hanno raccontato fatti e circostanze oramai smentite, l'unica e sola verità rimasta - afferma il legale - è quella raccontata dalla sentenza di patteggiamento. Tutto, quindi, superato da questo: anche i 20 testimoni, che si sono dimostrati assolutamente ininfluenti per la tesi della legittima difesa, ma sicuramente importanti per confermare la futilità dei motivi, purtroppo di stampo razziale, così come aveva già rilevato lo stesso Tribunale del Riesame di Ancona nell'ordinanza del 5 agosto 2016, in sede di misura cautelare, circa le contraddizioni delle due super testimoni, dando credibilità solo alla seconda".

"Tanto clamore per nulla, qualcuno direbbe, visto che oggi - seguita l'avvocato Astorri - c'è un colpevole che si professava innocente e una parte offesa, che tale è sempre stata, che in Italia è venuta senza niente e che di certo non si è voluta approfittare della situazione, volendo unicamente dar pace alla salma del compagno morto in quel maledetto 5 luglio 2016. Con questa condanna, quindi, si spera solo che chi ha sbagliato impari a rispettare il prossimo, chiunque esso sia, che Fermo ritorni ad avere l'immagine di città ospitale, solidale e accogliente che ha sempre avuto e che ora Emmanuel possa finalmente riposare in pace".
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » mer apr 19, 2017 9:27 am

Patriota ucciso in carcere, scontava condanna per “pancetta su porta moschea”
dicembre 30, 2016
http://voxnews.info/2016/12/30/patriota ... ta-moschea

Aperta un’inchiesta nel carcere di Bristol, dove nei giorni di Natale è stato suicidato il 35enne Kevin Crehan. Il giovane inglese era detenuto per aver protestato contro la moschea lasciando sulla soglia dei panini al bacon.

Crehan era detenuto da luglio. Era stato condannato insieme ad altri patrioti a un anno di reclusione.

Il 35enne aveva riportato la condanna più pesante. I giudici avevano sentenziato per lui un anno di carcere per reati contro l’ordine pubblico con l’aggravante razziale. Per un po’ di pancetta sulla porta di una moschea: in sostanza i magistrati inglesi – bastardi – hanno applicato la Sharia.

Gli altri patrioti avevano subito condanne inferiori: un uomo era stato condannato a nove mesi e due donne, punite con sei e quattro mesi di reclusione.

In sua difesa si era espresso uno dei maggiori pensatori laici inglesi, Richard Dawkins:
...


“Come accade per tutte le morti in carcere, sarà avviata un’indagine per appurare i fatti”. Per il momento c’è il massimo riserbo sulla procedura interna relativa al decesso del 35enne, avvenuto, come hanno confermato i vertici del carcere di Bristol, il 27 dicembre scorso.
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » gio giu 15, 2017 6:33 pm

Pisa, scuola vieta la mortadella per rispetto ai bimbi islamici
Proteste degli altri genitori: "Perché i celiaci devono portarsela da casa e per gli islamici dobbiamo cambiare il menù di tutti?"
Ivan Francese - Gio, 15/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 09531.html

Al campo sportivo arrivano anche i piccoli atleti islamici e la direzione si affretta a far sparire i panini con la mortadella dal menù per la merenda.

Per tutti.

La storia arriva da Pontedera, trentamila anime sulle rive dell'Arno in provincia di Pisa. Dove, come racconta La Nazione, le cronache di questo scampolo di tarda primavera vengono occupate da una querelle che parla di integrazione e di religioni differenti.

Da sempre, infatti nel centro sportivo Bellaria, la tradizionale merenda dei ragazzini è composta di qualche fetta di mortadella con la schiacciata. Ma quest'anno una decina di famiglie musulmane hanno protestato per quell'alimento che, secondo il Corano, è vietato. Per questo l'istituto comprensivo Pacinotti ha deciso di cambiare lo spuntino per tutti e quattrocento i ragazzi del gruppo sportivo.

Una scelta che non è passata inosservata e che anzi ha sollevato diverse polemiche, poiché in molti si sono domandati che bisogno ci fosse di modificare il menù per tutti: "Non siamo un ristorante, la merenda è uguale per tutti - protestano alcuni genitori - Ad esempio, ai celiaci chiediamo di portarsela da casa. Perché non è stato chiesto agli islamici di portarsela da casa?"

E a chi chiedeva spiegazioni, la scuola avrebbe risposto citando una direttiva del governo ancora sconosciuta.


El mascio par łi muxlim
viewtopic.php?f=188&t=1461

Danimarca, polpette di maiale agli immigrati islamici: "Per difendere la nostra cultura"
A Renders, un paese in Danimarca, il Comune ha approvato una legge che impone la carne di maiale nel scuole e negli asili nido
Claudio Cartaldo - Lun, 22/02/2016Un paese nella civile Danimarca dove uno dei piatti tipici prevede l'utilizzo di carne di maiale.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/dan ... tect=false

L'immigrazione incontrollata che sta investendo l'Europa. E una decisione: quella di rendere obbligatorie le "polpette" nelle mense scolastiche. Sono questi gli ingredienti di una storia che sta facendo il giro del mondo, strattonata da chi la considera razzista e da chi di buon senso.

L'idea di obbligare tutti i bambini a mangiare maiale viene da un certo Frank Norgatd, consigliere comunale del partito di destra danese Def. Consigliere di questo paese di 96mila anime. "Onde limitare l'affluenza è l'influenza degli immigrati - prevede la norma - ogni residente o ospite di questa città deve mangiare carne di maiale". "Vogliamo che i bambini nati in Danimarca - ha detto al Corriere Norgatd - possano nutrirsi del nostro piatto nazionale anche in futuro, preservando così l'identità del cibo danese. E non solo. Cibo significa cultura e senso nazionale, messo in "pericolo" e discussione dai migranti.

I principali indirizzati del provvedimento, infatti, sono quelle famiglie di migranti di fede islamica che per legge divina non possono mangiare carne di maiale. Una scelta che farà discutere, come ha fatto discutere la scelta della Danimarca di chiudere le frontiere lo scorso 3 gennaio.

Non tutti ovviamente sono concordi. Mogens Niholm, rappresentante dei social liberali di Randers, si augura che nelle scuole i "consigli dei genitori non applicheranno alla lettera il provvedimento".
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