Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » mer lug 13, 2016 8:50 pm

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A Padova due nigeriani massacrano di botte il gestore di un’agenzia immobiliare
luglio 13, 2016

http://www.italiapatriamia.eu/?p=1987

Padova, 13 lug – Due nigeriani hanno fatto irruzione all’interno dell’agenzia immobiliare “La Casa” in piazza De Gasperi a Padova, devastando i locali e massacrando i due titolari, Giorgio Binelli, cittadino padovano, e la moglie cinese. La scena deve essere stata molto cruenta, tra urla, botte, vetri in frantumi e l’utilizzo di spray al peperoncino che ha reso il tutto ancora più caotico. I due nigeriani sostengono di essere stati truffati e per questo hanno pensato bene di farsi giustizia da soli, compiendo l‘assalto all’agenzia immobiliare. I gestori si sono difesi come hanno potuto ma hanno avuto ovviamente la peggio, tanto che Binelli è stato ricoverato in ospedale. “Nonostante l’evento pazzesco che mi sono trovato a vivere”, ha raccontato Binelli al Primato Nazionale, “con questi due personaggi che mi hanno massacrato di botte e che mi hanno devastato l’agenzia solo perché avevano perso, a termine di legge, una caparra che avevano depositato, nessuno ieri si è fatto vivo”.

Su alcuni giornali di Padova infatti, qualcuno ha insinuato dei dubbi rispetto alle ricostruzioni, tentando di far passare i gestori dell’agenzia come gli aggressori. “Le ricostruzioni che stanno apparendo sui giornali sono fantasiose”, spiega ancora Binelli. “Tutti parlano di rissa, quando invece si è trattato di un’aggressione a mio danno di violenza inaudita. Anzi, ci si sofferma sul particolare del ferimento dei due contro la vetrata del mio esercizio, dando ad intendere che sia stato io a spingerli contro, quando invece sono stati loro che l’hanno infranta colpendola e conseguentemente ferendosi da soli”. La zona di piazza De Gasperi, dove è stata compiuta l’agressione, non è nuova a episodi di violenza, vista la presenza di spacciatori e immigrati africani, nordafricani ed est europei.

“Voglio ringraziare CasaPound Italia Padova per la solidarietà espressa: sono stati gli unici a farsi vivi con me e a venirmi a trovare in ospedale”, ha puntualizzato Binelli, scottato dal fatto di non aver ricevuto nessuna solidarietà per l’aggressione da parte delle istituzioni e dalle ricostruzioni fantasiose di alcuni giornali. “Si tratta di un episodio gravissimo”, commentano i referenti veneti di CasaPound. “Abbiamo voluto incontrare questa persona in ospedale per sincerarci del suo stato di salute, e la scena che ci si è presentata era incredibile: l’agente immobiliare era ricoperto di sangue dalla testa ai piedi, massacrato. Per questo, e solo a seguito della sua autorizzazione, abbiamo deciso di rendere pubbliche le foto del suo ricovero: tutti devono vedere lo stato in cui è stata ridotta questa persona. Dopo giorni infatti in cui tutti i giornali hanno avviato una campagna mediatica sul presunto razzismo degli italiani, a seguito della tragica fatalità di Fermo, questo episodio in realtà conferma ciò che noi denunciamo da tempo: altro che razzismo, sono molto più frequenti le aggressioni operate da stranieri ai danni degli italiani“.
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » gio lug 14, 2016 4:32 am

«Antonio ucciso a pugni da due zingari, non possiamo perdonare»

http://www.corriere.it/cronache/09_agos ... aabc.shtml

La lettera

Antonio De Meo, 23 anni, sognava una laurea in Agra­ria e un futuro con la fidanzata Annalisa. Sogni interrotti, perché la notte di lunedì 10 agosto fu aggredito e ucciso a pugni in faccia da un gruppo di minorenni rom davanti a un chioschetto di Villa Rosa di Martinsicuro, in provincia di Teramo. Dopo il turno di lavoro all’hotel Maxim’s Antonio non aveva più trovato la sua bicicletta. «Non era la prima volta che accadeva, ma aveva sempre lasciato perdere, pur sospettando di quei ragazzi rom» racconta la sorella Maria.

Quella sera però Antonio non ha voluto lasciare correre. Si è arrabbiato con il gruppetto di rom, ha alzato un po’ la voce ed è andato a sedersi al chiosco per ordinare un panino e un’aranciata. La discussione è ricominciata, più accesa, e i ragazzini sono passati ai pugni. Fratture alla mascella e al setto nasale. Colpi mortali. Antonio De Meo è morto poco dopo i soccorsi. Gli aggressori sono scappati, ma i carabinieri li hanno identificati e arrestati con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Erano in tre, tutti minorenni, di etnia rom. Uno di loro appena tredicenne, e per questo non imputabile. In manette anche il padre di uno dei ragazzi, accusato di favoreggiamento per aver dato alle fiamme uno degli scooter (risultato rubato) con il quale i tre si erano dati alla fuga dopo aver visto Antonio crollare a terra.

Ora la famiglia di Antonio De Meo, la mamma Lucia, il papà Giuseppe, la sorella Ma­ria e il fratello Nicola hanno scritto una lettera al Corriere della Sera per raccontare Antonio, così come era nella sua semplicità, per ricordarlo con il suo sorriso e la sua voglia di fare. E per dire che non potranno perdonare i tre assassini.

“Antonio era il fratellino più piccolo, il terzo figlio dopo Maria e Nicola. Era il nostro cucciolo di casa, coccolato da tutti, cresciuto con tanto amore e tante attenzioni proprio perché era il più giovane.

Legatissimo a tutti noi, nonostante abitasse a Bologna dove frequentava l’Università, si preoccupava sempre della mamma e del papà a cui faceva mille raccomandazioni al telefono. Per le sue nipotine stravedeva; giocava con loro, uscivano insieme; sempre buono e disponibile ad aiutarle, ma anche a rimproverarle al momento giusto.

Sembravano come fratelli. Un ragazzo dolcissimo, sorridente, sempre pronto ad aiutare persone in difficoltà, amava tantissimo la natura e tutto ciò che la riguardava. Aveva molti progetti per la sua vita; progetti che ora sono morti con lui.

Era un ragazzo esemplare; ha sempre lavorato tanto e qualsiasi lavoro trovasse era sempre contento pur di essere indipendente. Avrebbe potuto riposarsi in questi mesi, divertirsi come fanno tutti i ragazzi della sua età, ma ha preferito trovare un lavoro e non essere di peso alla famiglia. Ci disse che aveva trovato impiego a Villa Rosa per un mese; era entusiasta perché con quello stipendio si sarebbe potuto pagare almeno tre mesi di affitto a Bologna e avrebbe potuto dedicarsi con maggior tranquillità agli studi. Era un ragazzo speciale perché trovare un ragazzo così oggi è molto raro. Noi non potremmo mai perdonare tre minorenni che hanno stroncato la vita di Antonio a soli 23 anni.

Lui aveva un’intera vita davanti, piena di sogni e speranze. Ma tutto questo è stato brutalmente interrotto la tragica notte del 10 agosto.
Ciao Antonio , sarai sempre nei cuori di tutti Noi „
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » gio lug 14, 2016 12:34 pm

Fermo, ora la vedova ritratta. La sua versione non era vera
I testimoni la smentiscono, così Chiniery fa marcia indietro sulla morte del marito a Fermo: "Non parlo bene italiano". Rischia incriminazione per calunnia
Claudio Cartaldo - Gio, 14/07/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 84161.html

La notizia è questa: la vedova di Emmanuel Chidi Nnamdi, Chiniary, ha fatto marcia indietro. Quello che ha raccontato nei giorni successivi alla morte di suo marito era sostanzialmente falso.

O almeno nella parte più importante: quella che descrive chi ha fatto iniziato la rissa a Fermo.

I verbali dei 6 testimoni che confermano la versione di Amedeo Mancini, l'ultrà arrestato per omicidio preterintenzionale, hanno messo all'algolo Chiniary. E così davanti ai magistrati ha dovuto correggere le sue dichiarazioni. I pm, infatti, hanno voluto ascoltarla di nuovo martedì. Il motivo? Le testimonianze a favore di Mancini sono ritenute "attendibili" e concordano nel dire che ad aggredire per primo è stato proprio Emmanuel. Come scrive oggi Libero, la vedova si è giustificata così: "Ho problemi con la lingua italiana e quando ho dato le due precedenti versioni ero sotto choc".


La morte del nigeriano a Fermo: la ricostruzione

Bene. Partiamo da qui per ricostruire tutta la vicenda, giudiziaria e mediatica. I due dati certi sono la morte di Emmanuel e l'offesa che Mancini ha rivolto alla moglie del nigeriano: "Scimmia africana". Nella prima versione la vedova sosteneva che a far scattare la rissa fosse stato lo stesso ultrà, che dopo averla insulta avrebbe attaccato il marito picchiandolo, afferrando lei per il collo e scagliando un cartello stradale contro il marito. "Emmanuel - ha sempre spiegato Chiniary - si liberava dalla stretta, si allontanava e nel frattempo l'uomo bianco afferrava un segnale stradale...e con tale arnese colpiva mio marito all'altezza della testa lato posteriore al contempo gli dava calci alle gambe. Quindi Emmanuel è caduto all'indietro".


I sei testimoni contro la vedova

Ma a contraddirla ci sono ben 6 testimoni, che non si conoscono tra loro, che hanno assistito alla scena e che avvalano la versione di Mancini. Il quale ha sempre sostenuto di essere stato aggredito: "Ho visto gli immigrati armeggiare intorno alla macchina - ha detto l'ultrà - e ho usato quell'espressione offensiva". Due testimoni hanno visto la rissa dall'inizio e hanno messo a verbale che, dopo l'insulto, hanno visto "Emmanuel afferrare il cartello stradale con base circolare di ferro e lo scaraventarlo contro Mancini colpendolo e facendolo cadere a terra". Altre due testimoni, due operatrici umanitarie, hanno fatto sapere che mentre Mancini era a terra "l'uomo di colore cercava di colpirlo con i piedi mentre la donna tentava di attingerlo (colpirlo, Ndr) brandendo una scarpa in mano".

A quel punto, raccontano i teste, l'amico di Mancini ha cercato di riportare tutto alla calma, ma è stato aggredito dalla moglie di Emmanuel con una scarpa. Una delle testimoni chiama la polizia, mentre altri tre immigrati circondano Mancini. "Ho visto l'uomo di colore che indirizzava all'altro calci e manate in faccia e la donna lo aiutava con la scarpa - dicono i testimoni nelle loro deposizioni incrociate - Poi ho visto l'uomo dalla carnagione bianca colpire con un pugno l'uomo di colore che cadeva a terra".

Il nigeriano batte la testa e, come ha attestao l'autopsia, è proprio il colpo sul marciapiede che lo porta alla drammatica morte. All'arrivo dei vigili, però, Emmanuel è ancora in piedi, urla nella sua lingua, mentre Mancini spiega alle forze dell'ordine di essere stato aggredito e Chiniary di essere stata apostrofata come "scimmia".


Gli esami clinici: cartello stradale usato dal nigeriano

Ricapitolando. Sei testimoni più l'amico di Mancini sostengono di aver partecipato alla stessa storia. Chiniary, invece, in un primo momento sostiene una ricostruzione differente. Poi ritratta. Senza contare che l'esame clinico del medico legale svolto su Mancini in carcere, ha evidenziato che sul costato dell'ultrà è presente un grave ematoma, probabilmente causato proprio da quel cartello stradale che tutti i presenti confermano essere stato usato da Emmnauel. E che invece la vedova "metteva in mano" a Mancini: ora rischia l'accusa per calunnia.
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » gio lug 14, 2016 1:06 pm

"No ai cani nei luoghi pubblici: sono impuri e contaminano i musulmani"
Una comunità musulmana di Manchester ha diffuso per tutta la città volantini per spiegare che i cani non sono alla loro altezza e quindi non possono viverci assieme
Anna Rossi - Gio, 14/07/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 84170.html


"Non vogliamo i cani nei luoghi pubblici perché sono impuri e non possono vivere con noi": questo è il succo di una campagna promossa da alcuni musulmani.

Sono considerati non-puri e quindi non all'altezza di vivere nello stesso spazio delle famiglie musulmane. Ora, gli islamici si attaccano anche ai nostri amici a quattro zampe e stanno cercando il modo di limitarne i loro spazi vitali. Così un gruppo di musulmani di Machester ha dato vita ad una campagna "anti-cani" per preservare la purezza della loro civiltà.

L'iniziativa è stata pubblicizzata distribuendo moltissimi volantini per la città, in particolare dove vivono famiglie non musulmane che hanno cani. Ma cosa c'è scritto nel volantino? "Questa zona è sede di una grande comunità musulmana. Si prega di avere rispetto per noi e per i nostri figli e di limitare la presenza di cani nella sfera pubblica. Manteniamo la purezza dello spazio pubblico dove vivono i musulmani: tutto deve rimanere incontaminato e senza macchia" - si legge su quel pezzo di carta che ha subito sollevato un mare di polemiche.

Come riporta Leggo, questa campagna ha scaldato gli animi di tutti i cittadini di Manchester e anche di qualche musulmano. "Io credo che questo volantino non si possa prendere seriamente - ha confessato Fayyaz Ali, un uomo musulmano di 39 anni che vive già da diverso tempo a Manchester -. Sono un musulmano e la legge islamica dice che se si vive in un Paese non musulmano, come l'Inghilterra, bisogna rispettare la legge di quella terra. La legge islamica non si deve applicare in nessun altro Paese".

Via i muxlim da ła nostra tera ke łi ła onxe co ła so spurèsa.
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » ven lug 15, 2016 9:11 pm

Fermo, nei verbali spunta la telefonata choc: "La coppia ammazza l'ultrà"
Dai verbali dei testimoni emerge che ad aggredire sono stati i nigeriani. Una delle donne presenti ha chiamato la polizia allarmata: "Stanno ammazzando Mancini"
Claudio Cartaldo - Ven, 15/07/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 84643.html

I verbali dei testimoni parlano chiaro. Ma soprattutto sono tra loro concordanti, in quasi tutti i particolari della vicenda che hanno portato alla morte di Emmanuel Chidi Nnamdi a Fermo.

Il quotidiano Libero, oggi ha reso pubblici le deposizioni delle 6 persone che hanno assistitito alla rissa. E quello che ne emerge è una accusa che rischia di girare i riflettori dall'ultrà in carcere sulla coppia di nigeriani, ora accusati dai testimoni di aver aggredito Amedeo Mancini tanto da "volerlo ammazzare".

La testimone di Fermo ribalta tutto

Una delle testimoni, P.B. parrucchiera di 54 anni, ha detto di essersi trovata di fronte ad una scena terribile. Non ha visto l'inizio della lite, che però altri testimoni additano a Chiniary (la vedova), offesa per gli epiteti di Mancini. La testimone dice di aver fermato l'auto a fianco al luogo in cui Mancini e Emmanuel stavano litigando. "Io mi sono trovata davanti a questa scena - racconta la donna - un uomo che ho poi saputo dai giornali essere un ragazzo di Fermo che era sulla difensiva perché davanti a lui c'era un ragazzo di colore che, credo con mosse di karate o altro, e comunque alzando una gamba lo colpiva al corpo e al petto. Contestualmente, una ragazza anche lei di colore, che si trovava alle spalle di quest'uomo bianco e lo strattonava, lo tratteneva per la maglietta e lo colpiva più volte sulla testa con il tacco di una scarpa. Vorrei sottolineare che, tenuto conto che avevo entrambi i finestrini della vettura abbassati, ho distintamente sentito la donna che profferiva all'indirizzo del ragazzo bianco queste parole in discreto italiano: «chi scimmia? chi scimmia?», l'aggressione da parte dell'uomo di colore e parlo di AGGRESSIONE perché ho visto il ragazzo bianco semplicemente proteggersi dai calci che l'altro di colore gli sferrava di continuo, al punto che il ragazzo di carnagione chiara stesso è indietreggiato. A quel punto, tutti e tre: i due di colore e il bianco si sono protratti verso di me, tanto da giungere in corrispondenza della mia vettura più precisamente sul bordo strada alla mia sinistra: ribadisco che a un certo punto i tre si trovavano a un paio di metri da me e così ho potuto notare l'uomo di colore che tirava calci, mentre la donna continuava a colpire il ragazzo bianco con la scarpa sulla testa e mi sembra di ricordare con un morso sulla spalla".

Anche sull'uso del palo della segnaletica stradale, che Chiniary ha sempre sostenuto fosse stato usato da Mancini (per poi ritrattare), la testimone concorda con la versione dell'ultrà e degli altri presenti. "In quel frangente, mentre la donna colpiva con la scarpa, l'uomo di colore ha preso da lì vicino un paletto della segnaletica: più precisamente quello con la freccia bianca e il fondo blu e con quel segnale l'uomo di colore ha spinto (dapprima con il paletto) l'uomo bianco che indietreggiando ha perso l'equilibrio, e subito ha scagliato contro questo stesso uomo bianco il paletto. Quel paletto lanciato, lo ha colpito sul fianco e sulla spalla sinistra tanto da far cadere in terra il ragazzo bianco. Quello di colore e la ragazza, pure lei di colore, nonostante l'altro fosse a terra hanno continuato a picchiarlo. Lui ancora con calci e lei con la scarpa sul corpo. A quel punto io ho chiamato il 112 dicendo quello che stava accadendo. Credo di avere detto: «Correte! Lo ammazzano! Lo ammazzano!», riferendomi al bianco. Dalla memoria del telefono posso dirvi con certezza che erano le 15 e 07 minuti quando ho chiamato i carabinieri, sta di fatto che a quel punto ho notato un secondo ragazzo bianco che nel frattempo era intervenuto con lo scopo di evitare che quello a terra venisse nuovamente colpito dall'uomo di colore e dalla donna di colore".

La morte di Emmanuel

Lo ammazzano. La testimone aveva paura che Mancini potesse farsi del male, tanta era la violenza con cui Emmanuel e la moglie lo colpivano. "Ricordo - continua la donna - che quest'altro bianco aveva detto a voce alta: «Amedeo lascia perdere, è una donna, non reagire!» e sto Amedeo non ha reagito. Sempre il bianco più basso di statura, forse suo amico, ha cercato di aiutare Amedeo che era a terra ad alzarsi, lo ha fatto più volte cercando di aiutarlo a sollevarsi, ma non c'è riuscito perché la donna di colore continuava a colpirlo ripetutamente con la scarpa sulla parte alta del tronco accanendosi sulla testa di quell'uomo bianco più basso". Il momento della morte è drammatico. Ma anche su questo punto P.B. fornisce una versione diversa da quella della vittima. Non sarebbe stato Mancini, infatti, a raggiungere Emmanuel "che aveva concluso la rissa" (come riportato in un primo momento), ma sempre il nigeriano si sarebbe avvicinato all'ultrà che alla fine, avrebbe reagito con un solo colpo. "Questa era la scena davanti a me: avevo il ragazzo bianco che ho poi saputo trattarsi di Amedeo tifoso della Fermana Calcio che mi volgeva le spalle, alla sua sinistra la donna di colore che continuava a colpirlo con la scarpa a tacco basso, alla sua destra l'altro ragazzo bianco. Amedeo si rivolgeva alla ragazza di colore dicendole: «Guarda che mi hai fatto» e le mostrava la maglietta strappata. A quel punto il ragazzo di colore si è avvicinato e Amedeo lo ha colpito non so se con un pugno o con uno schiaffo, ma sicuramente all'altezza del volto. Il ragazzo di colore è caduto in terra all'indietro subito dopo".
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » sab lug 16, 2016 9:31 am

Fermo, il testimone accusa la vedova: "Così ha scatenato la rissa"
Nei verbali delle deposizioni dei testimoni, emerge una nuova versione: la prima ad aggredire sarebbe stata Chiniary, la vedova del nigeriano morto a Fermo
Claudio Cartaldo - Sab, 16/07/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 84841.html

La vicenda di Fermo, dove un nigeriano è morto dopo una rissa, potrebbe ribaltarsi completamente. Stando a quanto dichiarato da un testimone ai magistrati, infatti, ad aggredire per prima sarebbe stata proprio la vedova di Emmanuel Chidi Nnamdi.

Il primo testimone

A fornire un racconto più dettagliato di questo fattore è A.F, 35 anni, amico di Amedeo Mancini e che era con lui al momento della morte di Emmanuel. "Io e Amedeo Mancini - racconta - camminavamo in via XX Settembre, eravamo quasi arrivati alla fermata dell’autobus che volevamo prendere. A un certo punto, sono arrivati tre soggetti extracomunitari verso di noi; uno di loro mi ha salutato con un «ciao» e io ho risposto; pochi minuti dopo io e Amedeo abbiamo visto questi tre soggetti extracomunitari avvicinarsi ad un’auto lì parcheggiata, la guardavano, poi hanno cominciato ad armeggiare. A quel punto ci siamo insospettiti per il loro atteggiamento e Amedeo ha dunque detto loro: «andate via scimmie!». Costoro si sono momentaneamente allontanati, ma subito dopo, due di loro: un uomo e una donna sono tornati indietro. E la donna ha cominciato a gridare verso di noi. Abbiamo capito che la donna che urlava faceva riferimento alla parola «scimmia» prima pronunciata da Amedeo. A questo punto la donna stessa ha sferrato una manata verso Amedeo, lo ha colpito violentemente sul petto".

Ed è questo il punto che non coincide con la versione fornita invece dalla moglie della vittima, che ha sempre sostenuto, come scrive il Corriere, di essere stata insultata e di aver reagito solo dopo essere stata strattonata. Per A.F., invece, la prima a scatenare la colluttazione sarebbe stata propriola vedova. Dopo i primi colpi subiti da Mancini da parte di Chiniary - continua A.F. - "è arrivato l’autobus e Amedeo ha cercato di salire quando la porta si è aperta, ma la donna gli ha impedito di salire sul mezzo pubblico, tenendolo stretto per la maglietta fino a strapparla. La donna di colore lo strattonava, lo tratteneva con forza, a quel punto, l’autista vedendo la scena ha chiuso la porta ed è ripartito". È la donna quindi, secondo quanto dice A.F., a "costringere" Mancini a rimanere a terra. "A quel punto - continua il testimone - il ragazzo di colore ha cominciato a sferrare colpi con le mani e con i piedi all’indirizzo di Amedeo stesso, tentando di colpirlo al viso e alle gambe. Io e Amedeo, visto che i due picchiavano, siamo indietreggiati dicendo: «Oh cosa fate?» e a quel punto l’uomo di colore ha sollevato da terra un segnale stradale e lo ha spinto contro Amedeo. Lo ha colpito sulla spalla sinistra, tanto da farlo rovinare a terra. Amedeo è caduto lì con i due che continuavano a colpirlo da terra. Lei, la donna di colore, con le scarpe". Poi la reazione di Mancini e il pugno che ha ucciso Emmanuel.

La testimonianza della parrucchiera

Sull'inizio della rissa, al momento, esistono solo la versione della vedova di Emmanuel e quella dell'amico di Mancini. Uno contro l'altro. Quello che sembra ormai essere certo (come scrive il FattoQuotidiano), però, è che il Gip Marcello Caporale non ha tenuto in considerazone il racconto di Chiniary, perché in contrasto con le altre testimonianze. Gli altri teste che hanno depositato di fronte ai pm, infatti, confermano comunque che la Chiniary ha avuto parte attiva nella rissa che ha visto confrontarsi lei, Emmanuel e Mancini. P.B, parrucchiera di 54 anni, ha raccontato di aver visto la scena quasi dall'inizio e di aver riconosciuto "una ragazza di colore che si trovava alle spalle di quest'uomo bianco (mancini, Ndr), lo strattonava, lo tratteneva per la maglietta e lo colpiva più volte sulla testa con il tacco di una scarpa". Anche alcuni istanti dopo, riporta sempre P.B., "ho potuto notare l'uomo di colore che tirava calci, mentre la donna continuava a colpire il ragazzo bianco con la scarpa sulla testa e mi sembra di ricordare con un morso sulla spalla". In seguito, dice la testimone,Emmanuel prende il paletto stradale e lo usa contro Mancini che cade a terra: "Quello di colore e la ragazza, pure lei di colore, nonostante l'altro fosse a terra hanno continuato a picchiarlo. Lui ancora con calcie lei con la scarpa sul corpo". Una scena tanto violenta che la testimone chiama la polizia per dire che "lo ammazzano, lo ammazzano", riferendosi a Emmanuele Chiriany che colpiscono Mancini.

La versione del vigile

Anche un vigile, accorso in seguito all'inizio della lite, dice di aver visto "una donna di colore vicino alla fontana che colpiva con una scarpa in mano tipo ballerina la schiena di un giovane bianco che era prono verso di lei e successivamente identificato per A.F. io mi sono avvicinato a tale donna che colpiva e gridava in italiano stentato: «Lui detto me scimmia», indicando un altro uomo bianco".

L'altra testimone

Non solo. La partecipazione della donna alla rissa è confermata anche da M.T., una testimone di 41 anni, che racconta: "L’uomo di colore ha colpito con il paletto non ricordo se con la parte del segnale stradale o con la base la gamba non ricordo se la destra o la sinistra di Amedeo che è caduto a terra leggermente all’indietro; in quel preciso istante è intervenuta anche la donna di colore che dopo si è tolta una delle scarpe". Poi aggiunge:

Il ragazzo con cui avevo parlato poco prima si è diretto verso i due contendenti e ha cercato di dissuaderli dal continuare a picchiarsi e la donna di colore anziché dargli man forte per smorzare la situazione lo ha preso per il bavero della maglietta e lo ha più volte colpito con la scarpa tra la spalla e il collo. "Il ragazzo (l'amico di Mancini, Ndr) ha spostato la donna di colore e ha continuato a dividere i due che nel frattempo avevano continuato a picchiarsi. E la donna di colore anziché dargli una mano per smorzare la situazione lo afferrava per il bavero della maglietta e lo ha più volte colpito con la scarpa tra le spalle e collo".

Secondo i racconti dei testimoni, quindi, Chiniary avrebbe partecipato all'"aggressione" (come dice la parrucchiera) di Mancini. Resta da capire chi ha iniziato tutto. Secondo A.F, amico di Mancini, è stata Chiniary. E il suo racconto trova diversi riscontri negli altri testimoni. Ma è la sua parola contro quella della vedova (che però il Gip non ha preso in considerazione perché troppo discordante dalle versioni degli altri testimoni).
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » ven lug 22, 2016 9:00 am

Mario Giordano, sentenza tombale sull'Islam in Italia: "Siamo una civiltà finita"
21 Luglio 2016

http://www.liberoquotidiano.it/news/opi ... glio-.html

Ma quei bresciani di Pontoglio, poi, che cosa si sono messi in testa? Di difendere la tradizione cristiana? La cultura occidentale? Sono diventati matti? Meritano una bella multa e una condanna, parola del Tribunale di Brescia, sentenza pronunciata nel nome di Allah. Così la prossima volta imparano. Se fanno i furbi. La tradizione cristiana, pensa un po’. Ma perché non difendono Maometto, come va di moda oggi? La tradizione sunnita? Le sure del Corano? Perché non chiedono di sostituire il prete con un imam? E il campanile con un minareto? Perché non inneggiano al burqa come strumento di protezione della donna? Ecco, quello sì che piacerebbe a tutti. Persino al tribunale. Altro che multa: avrebbe dato loro un premio.

Invece, niente. Quei testoni sono rimasti gli ultimi a combattere per la cultura occidentale. Per la tradizione cristiana. Scommetto che sono di quella pasta lì, i nostalgici che a Natale fanno ancora il presepe, anziché andare in pellegrinaggio alla Mecca, e insegnano ancora ai loro figli a rispettare la Quaresima anziché il Ramadan. Razza di retrogradi. Così retrogradi che il loro legame con la tradizione l’avevano voluto esibire, mettendolo bianco su marrone in un cartello, all’ingresso del paese. Proprio sotto «Pontoglio», infatti, c’era il nome in dialetto «Pontoi» e poi la scritta, di cui s’è fatto un gran discutere nei mesi scorsi: «Paese a cultura occidentale e di profonda tradizione cristiana. Chi non intende rispettare la cultura e le tradizioni locali è invitato ad andarsene». Avete capito bene: «Chi non intende rispettare» le tradizioni è «invitato ad andarsene». Ma in realtà non se n’è andato nessuno. A parte il medesimo cartello, per l’appunto.

Il Comune, infatti, l’aveva messo il 30 novembre scorso, ma a luglio l’aveva già tolto. S’era subito capito che non era aria. Polemiche, sollevazioni, denunce in Procura. Ma l’autocensura (già di per sé piuttosto umiliante) non è bastata. Il giudice di Brescia, infatti, non s’è accontentato della rimozione, e l’altro giorno ha appioppato una punizione esemplare, con condanna per «discriminazione collettiva» e in aggiunta una bella multa. Soldi soldi soldi: così quei testoni imparano. E pagano per la grave colpa di aver detto a chi entra in paese che loro sono occidentali e cristiani. Non l’hanno capito che, dalle nostre parti, non si usa più? Come vedete, stiamo facendo dei rapidi progressi: un tempo discutevamo se era possibile accettare la cultura islamica in Italia. Adesso stiamo discutendo se e quando è possibile proclamarsi cristiani senza dar fastidio. Preparatevi: la sottomissione definitiva è ormai vicina.

Fra l’altro è piuttosto bizzarro che sotto i cartelli delle città d’Italia si possano vedere scritte di tutti i tipi, dal tradizionale e insensato «Comune denuclearizzato» ai «Comuni deautoveloxizzati», dal «Comune non belligerante» (Bisceglie) al «Comune detruciolizzato» (Torrecuso) al «Comune derazzistizzato« (Montesilvano) passando per un’infinità di «città di pace», gemellaggi con paesi polacchi e scandinavi che non esistevano nemmeno a Giochi senza frontiere, inni a autorità locali più o meno meritevoli di celebrazione. L’unica cosa che non si può scrivere, abbiamo accertato con questa storia sentenza, è che un Comune è cristiano. Detruciolizzato sì, cattolico no. Singolare, non vi pare?

I motivi di questa decisione sono ancor più surreali. Il giudice infatti, nel condannare, parla di «discriminazione per motivi religiosi e etnici». Sarà. Ma rileggendo il cartello incriminato, rimosso e condannato a noi pare di capire che l’invito «ad andarsene» non è genericamente rivolto a chi professa un’altra religione o appartiene a un’altra etnia, ma soltanto a chi (di qualsiasi religione o etnia sia) non «intende rispettare la cultura e le tradizioni locali». Dov’è la discriminazione? Io non posso chiedere che chi arriva a casa mia rispetti ciò in cui credo? E perché?

Dunque, secondo questa sentenza, se uno entra in paese e sputa sul presepe dev’essere il benvenuto. Orina sulla chiesa? Prego, s’accomodi. Sbriciola la statua del santo patrono? Dobbiamo ringraziarlo. Magari stendergli un tappeto rosso. Avanti, venga pure la stavamo aspettando. Si capisce: noi dai Comuni togliamo gli autovelox, al massimo, ma non i vandali. Eliminiamo il nucleare che non c’è, ma non gli aggressori. E non vediamo l’ora di farci offendere, umiliare, magari sopraffare e, se è il caso, trucidare senza batter ciglio. Soprattutto, senza scrivere cartelli che possano irritare i nostri tribunali. I quali, avanti di questo passo, la prossima sentenza sulla cultura cristiana la emetteranno applicando direttamente la sharia.

di Mario Giordano
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » ven lug 22, 2016 1:15 pm

Radio Maria, attacco senza precedenti “Cosa faranno i musulmani ai cristiani”
2016/07/22

http://notixonline.com/2016/07/22/radio ... -cristiani
http://www.liberoquotidiano.it

Il momento di scendere in campo: Padre Livio Fanzaga, storico direttore di Radio Maria, lancia la crociata contro l’Islam che “vuole sostituirsi al cristianesimo”. Sulla scia dell’ultima strage jihadista di Nizza, il prelato chiarisce che ci troviamo di fronte non tanto a un “problema politico”, quanto “religioso” e dunque ben più profondo e difficile da risolvere.

“Problema religioso” – “È doveroso chiedersi che cosa i musulmani pensino di noi e della religione cristiana; l’obbiettivo dell’Islam di qualsiasi tendenza è quello di sostituirsi al cristianesimo e ad ogni altra espressione religiosa. I mezzi per farlo dipendono dalle circostanze storiche – scrive Don Fanzaga -. Il terrorismo di matrice islamica rappresenta uno dei pericoli più gravi che incombono sulla nostra società. Il problema non è soltanto politico, ma anche e soprattutto religioso. Non vi è dubbio che la grande maggioranza di musulmani che vive in Occidente sia gente che vuole fare una vita tranquilla, ma l’obiettivo dell’Islam è di sostituirsi al cristianesimo”.

“Dialogo impossibile” – A sostengo della sua tesi, il direttore di Radio Maria cita un inquietante analisi del mondo islamico. Come scriveva Stefano Nitoglia, ricorda don Fanzaga, c’è un punto in comune tra Islam moderato, radicale e di matrice terrorista: “La soggezione di tutto il mondo all’Islam, considerato il sigillo e il compimento di tutte le rivelazioni, con il mondo (secondo la dottrina classica dell’Islam, accettata da tutti i musulmani) suddiviso in due parti, il territorio dell’Islam, dove vige la legge dell’Islam e il territorio di guerra dove sono gli infedeli. Quest’ultimo territorio dev’essere conquistato e assoggettato all’Islam”. Il dialogo inter-religioso per cercare la convivenza pacifica, è l’amara conclusione del prelato, sarebbe inutile: “Per gli islamici il cristianesimo è quello che viene interpretato dal Corano e nessun argomento umano potrebbe cambiare quella che per loro è una rivelazione divina”.
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » mar lug 26, 2016 2:11 am

"Siete solo dei bastardi italiani". Immigrato aggredisce militari in provincia di Brescia
Un marocchino dopo essersi ubriaco si è scagliato prima contro i cittadini di Leno, Brescia, e poi contro i carabinieri intervenuti per sedare la sua ira. L'immigrato è stato arrestato
Gabriele Bertocchi - Lun, 25/07/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 88907.html

La notte bianca di Leno, paesino in provincia di Brescia, doveva essere un momento in cui i cittadini si riunivano in festa attorno al centro della città.

Purtroppo un immigrato marocchino di 38anni ha rovinato tutto: completamente ubriaco si è scagliato prima contro i cittadini e poi contro i carabinieri che sono intervenuti per placare la sua ira.

La furia dell'immigrato

Un bicchiere, e poi un altro. Così un africano ha alimentato la sua notte di follia. Un vaso colmo di alcol e di ira che è tracimanto con violenza contro chiunque passasse davanti a suoi occhi. Cittadini, baristi e addirittura i militari sono stati vittima di quella collera alimenta dai troppi drink. "Io sono marocchino, voi siete solo dei bastardi italiani" ha urlato più volte durante la festa del paese. Dalle parole si è passati ai fatti. Dopo aver preso alcune bottiglie di vetro, le ha scagliate contro i dipendenti di un bar e i gestori di alcune bancarelle, appositamente allestite per l'evento.

In molti hanno avvisato le forze dell'ordine per paura che la situazione potesse diventare ancora più grave. Ma l'immigrato non si è fermato nemmeno davanti ai carabinieri. Insulti e minacce fino ad arrivare ad aggredirli fisicamente. L'uomo, di origini marocchine, è stato comunque fermato ed arrestato, come specifica Brescia Today. Fortunatamente nessuno ha riportato ferite tra i presenti alla notte bianca. Rinchiuso in cella attenderà la sentenza del Tribunale.


Questo non è forse razzismo? Spero che questo marocchino sia perseguito anche per razzismo. Dire "bastardo" è molto peggio che dire "scimmia". Il comune di Leno dovrebbe costituirsi parte civile e chiedere i danni a questo foresto nazi-razzista senza creanza. Chissa se si costituirà parte civile anche la Boldrini, a tutela degli italiani.
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Re: Il razzismo anti Nativi e Indigeni europei

Messaggioda Berto » ven lug 29, 2016 2:19 pm

IL DRAMMA DI EMANUEL - Il gip Marcello Caporale ha negato gli arresti domiciliari ad Amedeo Mancini
di Giorgio Fedeli e Paolo Paoletti
2016/07/28

http://www.cronachefermane.it/2016/07/2 ... cere/11356

“Un provvedimento singolarissimo“. Questo il commento a caldo di Francesco De Minicis, avvocato difensore di Amedeo Mancini accusato di omicidio preterintenzionale per la morte del nigeriano Emmanuel. La richiesta di arresti domiciliari per Mancini è stata respinta. Amedeo resta nel carcere di Marino del Tronto: questa la decisione del gip Marcello Caporale che non ha accolto l’istanza presentata lo scorso 26 luglio.

In sintesi la motivazione del G.I.P. è chiara: Mancini ha colpito Emmanuel poco dopo che il nigeriano si era allontanato.
Quindi non essendoci contemporaneità tra l’aggressione di Emmanuel (dovuta a reazione per gli insulti razzisti) e il pugno di Mancini che ha provocato la morte, non è possibile parlare di legittima difesa o di eccesso colposo nella stessa. Anche perchè al momento della seconda colluttazione Emmanuel non minacciava più Mancini con il segnale stradale o altri corpi contundenti ma si stava allontanando. Questa versione, riferita da un testimone oculare, non è stata smentita dagli altri, ed è quella si cui si basa l’accusa del GIP. Dal documento emerge però come ormai certa la versione che vedrebbe Mancini colpito dal palo e non viceversa. (leggi l’articolo)

Entrando nel dettaglio, secondo il giudice, la causa di giustificazione della legittima difesa non si può ritenere provata e le esigenze cautelari non appaiono attenuate, tenuto conto anche dei pochi giorni trascorsi dall’applicazione della misura cautelare in carcere. Nel provvedimento si legge quanto segue: “Il giudice Marcello Caporale, letti gli atti relativi al procedimento penale a carico di Amedeo Mancini (…), vista l’istanza presentata nell’interesse del medesimo lo scorso 26 luglio, volta alla sostituzione della misura della custodia cautelare in carcere applicata con ordinanza del gip, (…) preso atto del parere contrario del Pm espresso il 26 luglio, osserva: l’istanza non merita accoglimento. (…) la sostituzione di una misura cautelare con altra meno grave presuppone che le esigenze cautelari risultino attenuate o che comunque la misura in atto non appaia più proporzionata all’entità del fatto o alla sanzione che si ritiene possa essere irrogata all’indagato/imputato. Nel caso che ci occupa, rispetto alle ragioni che sono state poste a fondamento della scelta della misura da parte del giudice, la difesa non ha dedotto alcun fatto nuovo costituito da elementi di sicura valenza sintomatica in ordine al mutamento delle esigenze cautelari apprezzate all’inizio del trattamento cautelare idoneo a giustificare (…) la sostituzione richiesta ma ha solo proposto una diversa ricostruzione della sequenza temporale e delle modalità degli accadimento, che non si può condividere. In particolare la difesa ha insistito nel sostenere che non vi sarebbe stata una soluzione di continuità nella condotta aggressiva dei due coniugi di colore a danno di Mancini. A avviso del giudicante, invece, non si può escludere che vi sia stato uno iato temporale tra il primo scontro, che si è svolto tra l’indiziato e i due coniugi, e la successiva colluttazione, avvenuta solo tra il primo e Emmanuel: chiacché l’allontanamento di costoro, dopo che Mancini era rovinato a terra, è stato riferito da M.T. e non è stato smentito dagli altri due testimoni oculari del momento centrale della vicenda, i quali semplicemente non l’hanno notato. (…) mentre non è raro che sfugga a un testimone un segmento dell’episodio cui assiste, nel caso di specie bisogna valutare anche la rapidità con cui si sono svolti i fatti, l’inevitabile confusione che si è creata e il presumibile spavento provocato in coloro che si sono trovati presenti in quel momento, è per contro molto difficile che una persona veda, e poi racconti, ciò che non è realmente successo. D’altronde anche dal punto di vista logico, è verosimile che i due uomini di colore, dopo che l’indagato, attinto dal segnale stradale, era caduto a terra, dove era stato poi colpito pure dalla donna, si siano considerati “soddisfatti” avendo sfogato la rabbia per gli insulti ricevuti dal prevenuto, e abbiano perciò considerato chiuso l’episodio, decidendo di separarsi da lui. Infine va evidenziato che durante la seconda colluttazione Mancini non doveva fronteggiare più persone, né doveva difendersi dall’utilizzo del segnale stradale o di altro corpo contundente, e che la sua superiore prestanza fisica è riconosciuta anche dalla difesa (…). In conclusione poiché permangono i gravi indizi di colpevolezza indicati nell’ordinanza di cui di chiede la sostituzione, la causa di giustificazione della legittima difesa allo stato non si può ritenere provata (altrimenti la misura andrebbe revocata e non semplicemente sostituita) e le esigenze cautelari non appaiono attenuate, tenuto anche conto dei pochi giorni trascorsi dall’applicazione della misura de qua, la richiesta deve essere respinta”. Quindi “rigetta l’istanza”.
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