Diritti umani dei nativi e degli indigeni europei

Diritti umani dei nativi e degli indigeni europei

Messaggioda Berto » dom mag 08, 2016 8:08 pm

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... 8/Tess.jpg

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 6131005748

Ha trascorso la sua vita a combattere il razzismo, il suo mentore è Nelson Mandela ed è dotata grande coraggio.
La settimana scorsa Maria Teresa Asplund, 42 anni, era nella città svedese di Borlänge mentre si stava svolgendo una manifestazione neonazista del Movimento per la Resistenza Nordica. Agendo d’istinto e spinta da una forte rabbia, la donna dalla corporatura esile si è messa lungo la traiettoria del corteo fissando i manifestanti e alzando il braccio destro con il pugno chiuso in segno di sfida. Un momento durato poco più di un paio di secondi ma sufficienti per il fotografo David Lagerlöf ad immortalarla poco prima dell’intervento provvidenziale di un agente delle forze dell’ordine che ha evitato il peggio. La fotografia ha fatto il giro del mondo e rappresenta il più recente manifesto di coraggio contro il razzismo e la discriminazione.

https://it.wikipedia.org/wiki/Movimento ... za_nordica


Alberto Pento comento

Non siamo in Sudafrica ma in Svezia che non è la terra di Mandela. In Svezia non sono mai stati deportati schiavi negri. Mi dispiace ma non sono d'accordo: non sempre il nazionalismo è nazismo e anche gli svedesi come popolo (e come lo stesso popolo ebraico d'israele) hanno il diritto al loro sano nazionalismo; dalla fine della II guerra mondiale, a volte, in Europa il nazionalismo stupidamente prende le vesti/i simboli/i colori del nazismo (forse potrebbe essere così anche in questo caso ma non ho visto simboli nazisti); sarebbe ora che i nazionalisti europei abbandonassero i miti nazista e fascista che gli rende antipatici a molti che magari vedrebbero di buon occhio un sano nazionalismo democratico. Comunque il pugno alzato di questa signora è un simbolo anche peggiore di quello della mano aperta tipico del fascismo e del nazismo. Non si neghi agli altri il diritto che si vuole sia riconosciuto a se stessi. Anche gli svedesi come ogni popolo europeo hanno il diritto di difendere la loro cultura, la loro identità e la loro terra allo stesso modo degli ebrei d'Israele e degli altri popoli della terra. Io per esempio sono un nazionalista veneto, europeista e per nulla nazista e amo gli ebrei e Israele, odio Mussolini, Hitler, Stalin, Napoleone, Garibaldi, i Savoia, Cadorna, Maometto e il suo nazismo islamico dell'Umma. Non facciamo di tutte le erbe delle malerbe.

Il problema per i popoli europei è che non hanno una "tradizione culturale e religiosa rielaborata" che li lega con la stessa ampiezza storica e lo stesso spessore come hanno gli ebrei; per questo forse i nazionalismi delle varie nazioni e mezze nazioni (come quella italica) si rifanno a degli uomini/dittatori che nel passato hanno incarnato il mito unitario. Bisognerebbe che i vari popoli europei rielaborassero una tradizione specifica per ognuno e comune per tutta l'Europa fuori dai miti che nel passato hanno prodotto molte aberrazioni. Un elemento non trascurabile, per l'identità europea è la tradizione cristiana con tutti i suoi limiti. Un buon modello è quello svizzero, con orrizzonte democratico federale che valorizza le realtà comunali e le storie/tradizioni locali. E' stata l'Europa che ha generato la democrazia comunale e la carta dei Diritti Umani Universali (tra cui anche quelli dei nativi e degli indigeni) e anche questo è un altro buon elemento su cui costruire un sano nazionalismo locale e federale. Gli ebrei ebrei invece di scagliarsi contro i legittimi nazionalismi europei dovrebbero aiutare i popoli europei a dare al loro nazionalismo un volto più sano e diverso da quello assunto nel passato.

Per quanto mi riguarda nessuna mancanza di sensibilità e di cultura, io non disprezzo né i neri, né i gialli, né gli ebrei e non disprezzo nemmeno i bianchi a cui riconosco il diritto/dovere al nazionalismo e al patriottismo nella loro terra come parte dei Diritti Umani Universali che spettano anche a loro come a tutti. Mi sembra che la signora in questione non abbia sufficentemente distinto i legittimi diritti umani dei nativi svedesi bianchi da altre manifestazioni meno legittime, stupide e riprovevoli. La signora di colore nero mi pare abbia tenuto un comportamento poco rispettoso e razzista nei confronti dei bianchi svedesi che stavano manifestando per i loro diritti a casa loro. Io riconosco agli ebrei il diritto alla terra e alla patria di Israele, come riconosco agli svedesi il diritto alla loro terra e alla loro patria di Svezia, come riconosco ai neri i diritto alla loro terra sudafricana assieme ai bianchi migrativi nel passato, come riconosco ai San o Boscimani nomadi e cacciatori raccoglitori un parziale diritto alla loro terra assieme ai coltivatori e agli allevatori neri e bianchi poi sopraggiunti nei secoli. La Svezia è la terra e la patria degli svedesi e non dei neri sudafricani o degli arabi o africani o asiatici islamici. Maometto non era svedese e Allah non rientra nell'orrizzonte mitologico e spirituale della tradizione religiosa svedese. La signora in questione se non riconosce e non rispetta i diritti degli altri ha poco da insegnare. Ai nazionalisti svedesi dico: non è necessario disprezzare gli altri per affermare i propri diritti umani nella propria terra e patria. Io che sono veneto non ho bisogno di disprezzare i bianchi svedesi, i mori sudafricani e gli ebrei israeliani, per affermare i miei diritti umani nella mia patria e terra veneta. Non è necessario negare l'umanità e la dignità degli altri per affermare la propria. Però se qualcuno nega i miei diritti allora si aspetti per coerenza che io neghi i suoi. Se io volessi andare a vivere in Israele e diventare cittadino israeliano dovrei essere gradito e dimostrare di amare a sufficenza Israele e gli ebrei come i drusi e gli altri israeliani; così dovrebbe essere anche in Svezia e in ogni paese d'Europa e del mondo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei

Messaggioda Berto » mar mag 31, 2016 2:21 pm

Paratornadori o manipoładori de l'ordene nadural dei Diriti Omani Ogniversałi
viewtopic.php?f=141&t=2023


Manipolatori dei Diritti Umani dei Nativi o Indigeni a cui si sottraggono/rubano le loro risorse per destinarle ad altri non cittadini e non aventi diritto. Questo è lo stato italiano, l'ottava potenza economica del mondo che nega i diritti dei suoi cittadini per offrirli ad altri non cittadini fatti passare per aventi diritto.

https://www.facebook.com/DirittiUmanide ... 2687679259


«L’Usl nega la carrozzina a mamma, è malata di Sla»
Una carrozzina polifunzionale è stata negata ad una cinquantaseienne malata di Sla perché a casa aveva già un letto mobile. La denuncia arriva dalle figlie
26 maggio 2016

http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... 1.13543825

PADOVA. Una carrozzina polifunzionale è stata negata ad una cinquantaseienne malata di Sla perché a casa aveva già un letto mobile.

Le figlie di Giovanna. La denuncia arriva da Stefania e Giorgia Cacace, entrambe figlie di Giovanna Celadin colpita da due anni da Sclerosi laterale amiotrofica. Da febbraio le condizioni della signora sono peggiorate radicalmente costringendola a letto gran parte del tempo. La donna infatti non è più in grado di muoversi autonomamente e ha costante bisogno di assistenza. Per questo motivo, a marzo, le figlie hanno pensato di richiedere all’azienda sanitaria di residenza un seggiolone polifunzionale utile a trasportare la mamma fuori casa.

Abbiamo i preventivi. «Ci siamo rivolti al fisiatra che, come di regola, ci ha fatto tre preventivi», spiega Stefania, «il passeggino in questione ha un costo di 1.800 euro circa, può contenere il macchinario per la ventilazione assistita e rappresenta l’unico modo per far muovere un po’ mia madre. Con queste belle giornate le farebbe bene uscire per una passeggiata, per respirare aria fresca e vedere la luce. Purtroppo non coordina più i movimenti e per alzarla dal letto bisogna sorreggerla a forza. Ecco perché questa carrozzina fa la differenza».

Ufficio protesi. La domanda però è stata inaspettatamente respinta dall'Ufficio protesi e ausili per invalidi dell’Usl 16. «All’inizio sembrava che dovessero consegnarci il passeggino in poco tempo, poi è tutto sfumato», aggiunge Stefania, «ci hanno detto che esiste un decreto ministeriale che non dà il diritto al seggiolone polifunzionale se si ha già avuto in convenzione un letto articolato. Insomma, tutto si riduce ad una questione di sforamento di budget. Mia madre ha lavorato come addetta alle pulizie, ha sempre pagato le tasse e questo è il trattamento che le è riservato da malata. Ciò che ci è accaduto è ingiusto e poco rispettoso».

Sostegno di amici. Stefania ha espresso il suo sdegno anche sul suo profilo Facebook, dove ha ricevuto sostegno da amici, colleghi, altri malati di Sla e familiari. Qualcuno si è offerto di avviare una raccolta fondi per aiutare le sorelle ad acquistare la carrozzina speciale.

L'aspettativa. «Ora sono in aspettativa da lavoro per stare accanto a mia madre e assisterla», dice Stefania, «in ogni caso la nostra famiglia non ha la disponibilità economica sufficiente per comprare il passeggino basculante. Sosteniamo già tante spese tra l’acquisto di farmaci e di tutto ciò che è necessario per garantire
una buona qualità di vita a mia madre. Mamma ormai non riesce nemmeno a parlare, stiamo vivendo una condizione difficile a causa dell'aggravarsi della malattia. Ci mancava solo questa difficoltà in più. Mia madre non deve essere condannata a stare a letto fino alla morte». (e.f.)




Un quarto d’Europa è povero. Ma le parrocchie d’accordo con la sinistra prendono i migranti
ROBERTO BERNARDELLI
31/05/2016

http://www.lindipendenzanuova.com/un-qu ... i-migranti

La polizia, su ordinanza del sindaco, ha sgomberato i clandestini accampati a Ventimiglia. E il parroco ha risposto: li prendo io, li accampiamo in seminario. Nel frattempo arrivano i dati Eurostat. Un quarto degli abitanti delle grandi città europee è a rischio povertà o esclusione sociale. Tra i 28, rileva Eurostat, le percentuali più alte di rischio povertà per gli abitanti delle grandi città sono state registrate in Grecia (34,1%), Belgio (28,6%), Austria (28,3%), Romania (28,3%) e Italia (27,8%).

Dunque, c’è l’Italia. D’altra parte manca il lavoro.

Il dato pubblicato da uno studio Eurostat sulla popolazione della Ue fra i 20 ed i 64 anni, suddivisa per zone di abitazione, dice anche che nell’insieme dei 28 paesi dell’Unione, il 41% abita nelle grandi città, il 32% in sobborghi o città più piccole, il 27% nelle zone rurali. Il tasso di occupazione tra quanti vivono nelle zone urbane è del 70,0% (del 70,2% nelle piccole città, del 69,8% nelle campagne). E l’altro 30%? Se si considera che il tasso giovanile di disoccupazione è in Italia quasi del 50%….
Sono 50,4 milioni le persone che vivono nelle grandi aree metropolitane a rischio di povertà o esclusione sociale, ovvero il 24,4%, poi però ci sono campioni di solidarietà come i parroci della chiesa romana, a fare il resto: prendiamoceli tutti, i migranti che arrivano.
Stiamo diventando una sola unica tendopoli, “fino a quando è necessario”, spiega il parroco. E gli altri? Gli altri restano fuori, a carico delle famiglie, dei genitori in pensione, in attesa di Godot.
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Re: Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei

Messaggioda Berto » mer giu 01, 2016 1:59 pm

Migranti, Dalai Lama a giornale tedesco: "Europa e Germania non posso diventare arabe"
Il leader buddista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung: "Se guardiamo i profughi, proviamo compassione. Ma sono diventati troppi"
TONIA MASTROBUONI
01 giugno 2016

http://www.repubblica.it/esteri/2016/06 ... -141075636

BERLINO - Un'intervista lunga, esplosiva. Con cui il Dalai Lama dà pienamente ragione agli avversari di Angela Merkel che chiedono un tetto ai profughi. Apparsa, oltretutto, sul quotidiano di riferimento dei conservatori tedeschi, la Frankfurter Allgemeine Zeitung. "Se guardiamo i profughi in faccia, soprattutto le donne e i bambini, proviamo compassione", ha spiegato la massima autorità spirituale dei buddisti tibetani alla FAZ. Bisogna aiutarli, ha aggiunto, ma "d'altra parte, nel frattempo sono diventati troppi. L'Europa e la Germania non possono diventare arabe. La Germania è la Germania".

Intervistato nel nord dell'India, a Dharamsala, dove vive in esilio a causa dell'occupazione cinese del Tibet dal 1959, il premio Nobel per la pace ha anche suggerito che i profughi dovrebbero tornare a casa, dopo un po'. "Moralmente", ha puntualizzato, dovrebbero "restare solo temporaneamente", per poi tornare nel loro Paesi e "aiutarli nella ricostruzione".

La più alta autorità religiosa dei tibetani ha anche espresso il desiderio di tornare in patria, "tra un paio di anni" e a proposito della querelle con i cinesi sulla sua reincarnazione, il leader spirituale ottantenne ha detto che "decideranno i tibetani" ma ha ribadito che potrebbe essere lui, l'ultimo Dalai Lama. Un modo per evitare che siano i cinesi a designare il suo successore.

Simbolo mondiale della pace, il Dalai Lama ha ammesso che a volte la violenza è giustificata,
"quando non c'è scelta e quando la compassione è il motivo". Anche Buddha uccise un mercante per salvarne 499, ha raccontato al quotidiani tedesco, dunque mosso a compassione per il destino di quei 499.




Il Dalai Lama sui rifugiati in Europa: cosa ha detto veramente
di Andrea Spinelli Barrile @spinellibarrile a.spinelli@ibtimes.com 01.06.2016 16:00 CEST

http://it.ibtimes.com/il-dalai-lama-sui ... te-1453541

In queste ore si parla molto delle parole che Tenzin Gyatso, il 14esimo Dalai Lama in esilio dal Tibet a Dharamsala in India, avrebbe pronunciato in merito all'emergenza migranti in Europa: “La Germania non può essere un paese arabo” ha detto il leader spirituale tibetano “[i migranti, nda] stanno diventando troppi”.

Apriti cielo. Il Dalai Lama ha pronunciato tali parole nel corso di una lunghissima e corposissima intervista con il Frankfurter Allgemeine Zeitung e i giornali italiani - anche quelli che vantano corrispondenti da Berlino - hanno ripreso e rilanciato tutti le medesime frasi estrapolate da un contesto molto più ampio, decisamente più complesso e “alto” di quanto non si legga in lingua italiana.

Rispondendo ad una domanda circa il suo punto di vista sull'attuale crisi dei rifugiati in Europa il Dalai Lama non ha detto nulla di incoerente con una logica di accoglienza e sostegno, inquadrando la questione in un panorama decisamente più ampio che forse le miopi menti europee fanno fatica a comprendere: “Se guardiamo in faccia ogni singolo rifugiato percepiamo la sua sofferenza. Chi può ha la responsabilità di aiutarli ma d'altra parte ora ce ne sono troppi in Europa […] così tanti che sono difficili da gestire. Ritengo che moralmente questi rifugiati debbano essere accolti temporaneamente ma l'obiettivo deve essere quello di farli tornare a casa a ricostruire i propri paesi”.

In Italia, con un po' di faciloneria, c'è chi sostiene che “il Dalai Lama dà pienamente ragione agli avversari di Angela Merkel che chiedono un tetto ai profughi” ma non è proprio così: chiunque fugge dalla propria terra mantiene il desiderio di tornare, un desiderio che spesso diviene un'ulteriore, atroce, sofferenza.

Occorre in primo luogo spiegare chiaramente, come fa lo stesso Dalai Lama nell'intervista, che egli stesso vive da esiliato in India dal 17 marzo 1959 ma che questa condizione non lo ha mai condotto su posizioni assolute e minacciose nei confronti della Cina.

In tal senso si inquadra, ad esempio, la campagna per la liberazione del Tibet dall'occupazione ma non per la secessione e l'indipendenza dalla Cina: quando Gyatso afferma che “l'obiettivo è farli tornare a casa a ricostruire i propri paesi” sostiene di fatto il lavoro da egli stesso svolto nel corso di questi decenni. Nel 2011 si è dimesso da tutte le cariche politiche legate alla figura del Dalai Lama, che per 400 anni è stato la massima autorità religiosa e politica per i tibetani, ma senza mai smettere di occuparsi del destino della cultura e del popolo del Tibet ma rinunciando sin da subito, o quasi, alla bramosia di indipendenza del Tibet dalla Cina.

“Libero Tibet in una libera Cina” sostiene da decenni il leader spirituale, inquadrando la sua battaglia nonviolenta in uno scenario ben più ampio, che riguarda la libertà di tutti i cittadini cinesi e non solo dei tibetani.

Era il 1969 quando, con un comunicato ufficiale, il 14esimo Dalai Lama affermava che l'esistenza stessa della figura del Dalai Lama dipendeva interamente dalla volontà dello stesso popolo tibetano, muovendosi verso quella “leadership laica” che ancora i cinesi fanno fatica a comprendere.


Se guardiamo in faccia ogni singolo rifugiato percepiamo la sua sofferenza. Chi può ha la responsabilità di aiutarli ma d'altra parte ora ce ne sono troppi in Europa […] così tanti che sono difficili da gestire. Ritengo che moralmente questi rifugiati debbano essere accolti temporaneamente ma l'obiettivo deve essere quello di farli tornare a casa a ricostruire i propri paesi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei

Messaggioda Berto » lun giu 06, 2016 7:19 am

L'Unione Europea dichiara guerra alla libertà di espressione su Internet
di Soeren Kern
5 giugno 2016

http://it.gatestoneinstitute.org/8207/m ... li-censura

Pezzo in lingua originale inglese: European Union Declares War on Internet Free Speech
Traduzioni di Angelita La Spada

Gli oppositori ribattono che l'iniziativa equivale a un attacco alla libertà di espressione in Europa. Essi dicono che la definizione di "discorsi di incitamento all'odio" e "incitamento alla violenza" è talmente vaga da poter includere di fatto qualsiasi cosa ritenuta politicamente scorretta dalle autorità europee, compresa le critiche alla migrazione di massa, nei confronti dell'Islam o anche della stessa Unione Europea.

Alcuni membri del Parlamento europeo hanno definito "orwelliano" il codice di condotta online che prevede che il materiale "offensivo" sia rimosso da Internet entro 24 ore.

"Decidendo che i commenti 'xenofobi' in reazione alla crisi siano anche 'razzisti', Facebook ha trasformato l'opinione della maggioranza della popolazione europea (...) in opinioni 'razziste' e così facendo condanna la maggioranza degli europei tacciandola di 'razzismo'." — Douglas Murray.

Nel gennaio 2013, Facebook ha sospeso l'account di Khaled Abu Toameh dopo che lui aveva scritto della corruzione in seno all'Autorità palestinese. L'account è stato riaperto 24 ore dopo, ma con due post cancellati e nessuna spiegazione del perché.

L'Unione Europea (UE) ha presentato, insieme a Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft, un "codice di condotta" per combattere la diffusione "dell'illecito incitamento all'odio" online in Europa.

I promotori di questa iniziativa sostengono che a seguito dei recenti attacchi terroristici di Parigi e Bruxelles fosse necessario un giro di vite sui "discorsi di incitamento all'odio" per contrastare la propaganda jihadista online.

Gli oppositori ribattono che l'iniziativa equivale a un attacco alla libertà di espressione in Europa. Essi dicono che la definizione di "discorsi di incitamento all'odio" e "incitamento alla violenza" è talmente vaga da poter includere di fatto qualsiasi cosa ritenuta politicamente scorretta dalle autorità europee, compresa le critiche alla migrazione di massa, nei confronti dell'Islam o anche della stessa Unione Europea.

Alcuni membri del Parlamento europeo hanno definito "orwelliano" il codice di condotta online che prevede che il materiale "offensivo" sia rimosso da Internet entro 24 ore e rimpiazzato da "narrazioni alternative".

Questo "codice di condotta" [il testo integrale è disponibile solo in inglese, N.d.T.] è stato annunciato il 31 maggio in un comunicato della Commissione europea, il braccio esecutivo politicamente indipendente dell'UE. Ecco una sintesi dell'iniziativa:

"Con la firma del codice di condotta le aziende informatiche si impegnano a proseguire nei loro sforzi volti a contrastare qualsiasi illecito incitamento all'odio online. L'adesione comporta l'elaborazione permanente di procedure interne e l'offerta di formazione al personale in modo che sia possibile esaminare entro 24 ore la maggior parte delle richieste giustificate di rimozione di contenuti che incitano all'odio, e se del caso di cancellare tali contenuti o di renderli inaccessibili.

"Le aziende informatiche si impegneranno inoltre per rafforzare l'attuale partenariato con le organizzazioni della società civile, che contribuiranno a segnalare i contenuti istiganti alla violenza e a comportamenti improntati all'odio. Le aziende informatiche e la Commissione europea si prefiggono inoltre di proseguire l'opera di elaborazione e promozione di narrazioni alternative indipendenti, di nuove idee e iniziative e di sostegno di programmi educativi che incoraggino il pensiero critico".

Qui di seguito alcuni estratti del codice di condotta":

"Le aziende informatiche condividono l'impegno della Commissione europea e degli Stati membri dell'UE volto a contrastare i discorsi illegali di incitamento all'odio online. I discorsi di incitamento all'odio, come definiti dalla Decisione quadro 2008/913/GAI del 28 novembre 2008 sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale e le leggi nazionali che la recepiscono, implicano qualsiasi comportamento che istighi alla violenza o all'odio nei confronti di un gruppo di persone, o di un suo membro, definito in riferimento alla razza, al colore, alla religione, all'ascendenza o all'origine nazionale o etnica...

"Le aziende informatiche affiancano la Commissione europea e degli Stati membri dell'UE nell'affrontare la sfida di garantire che le piattaforme online non offrano opportunità di diffusione virale di forme illegali di incitamento all'odio online. La diffusione dell'illecito incitamento all'odio online si ripercuote negativamente non solo sui gruppi o sui singoli che vengono presi di mira, ma anche su coloro che nelle nostre società aperte si esprimono a favore della libertà, della tolleranza e della non discriminazione, e ha un effetto inibitore sul discorso democratico sulle piattaforme online.

"Se da un lato l'applicazione effettiva delle disposizioni che prevedono il reato di incitamento all'odio dipende dall'esistenza di un solido sistema di applicazione delle sanzioni penali contro i singoli autori dei discorsi di incitamento all'odio, dall'altro questa azione deve essere integrata da iniziative atte a garantire che appena ricevono una valida segnalazione gli intermediari online e le piattaforme dei media sociali le esaminano prontamente, in tempi idonei, per contrastare le forme illegali di incitamento all'odio online. Per essere considerata valida, la segnalazione dovrebbe essere sufficientemente precisa e adeguatamente fondata.

"Le aziende informatiche, prendendo la guida nella lotta contro la diffusione delle forme illegali di incitamento all'odio online, hanno convenuto con la Commissione europea un codice di condotta che stabilisce gli impegni pubblici che si riportano di seguito:

Le aziende informatiche predispongono procedure chiare ed efficaci per esaminare le segnalazioni riguardanti forme illegali di incitamento all'odio nei servizi da loro offerti, in modo da poter rimuovere tali contenuti o disabilitarne l'accesso. Le aziende informatiche predispongono regole o orientamenti per la comunità degli utenti volte a precisare che sono vietate la promozione dell'istigazione alla violenza e a comportamenti improntati all'odio.
Le aziende informatiche esaminano in meno di 24 ore la maggior parte delle segnalazioni valide miranti alla rimozione di forme illegali di incitamento all'odio e, se necessario, rimuovono tali contenuti o ne disabilitano l'accesso.
"Le aziende informatiche e la Commissione europea, riconoscendo il valore di voci indipendenti che contrastino la retorica dell'odio e i pregiudizi, si prefiggono di proseguire l'opera di elaborazione e promozione di narrazioni alternative indipendenti, di nuove idee e iniziative e di sostegno di programmi educativi che incoraggino il pensiero critico.

L'accordo prevede anche che le imprese operanti su Internet creino una rete di "relatori di fiducia" in tutti e 28 Stati membri per segnalare online contenuti che "promuovono l'istigazione alla violenza e ai comportamenti improntati all'odio".

Vĕra Jourová, commissaria per la Giustizia, i Consumatori e la Parità di genere, ha difeso l'iniziativa dicendo:

"I recenti attacchi terroristici hanno ribadito l'urgente necessità di combattere l'illecito incitamento all'odio online. Purtroppo i social network sono uno degli strumenti usati da gruppi terroristici per radicalizzare giovani adepti e dai razzisti per diffondere l'odio e la violenza. L'accordo costituisce un importante passo avanti per garantire che la rete rimanga un luogo aperto all'espressione libera e democratica, nel rispetto dei valori e delle normative europee. Mi compiaccio dell'impegno preso dalle aziende informatiche di tutto il mondo di esaminare entro 24 ore la maggior parte delle richieste giustificate di rimozione di contenuti che incitano all'odio, e se del caso di cancellare tali contenuti o di renderli inaccessibili".

Altri non sono d'accordo. Nel Regno Unito, la National Secular Society (NSS) ha avvertito che i piani dell'UE "si basano su una definizione vaga di 'discorsi d'incitamento all'odio' e rischiano di minacciare online i dibattiti che criticano la religione". E ha aggiunto:

"L'accordo giunge nel bel mezzo di ripetute accuse lanciate da ex musulmani che si lamentano di essere censurati online dai social media. Il Consiglio degli ex musulmani della Gran Bretagna ha ora cominciato a raccogliere i casi di persone che si sono viste censurare su Facebook 'commenti atei, laicisti e le opinioni espresse come ex musulmani' dopo false 'segnalazioni di massa' da parte di 'cyber-jihadisti'. Il Consiglio ha chiesto ai propri sostenitori di fornire informazioni dettagliate ed elementi di eventuali casi di pagine e gruppi che sono stati 'banditi [o] sospesi da Facebook per aver criticato l'Islam e l'islamismo".

Benjamin Jones, responsabile della comunicazione dell'NSS, ha detto:

"Lungi dall'affrontare il problema del 'cyber jihad', l'accordo rischia di sortire l'effetto esattamente opposto e di intrappolare ogni discussione critica sulla religione sotto vaghe disposizioni che disciplinano i 'discorsi di incitamento all'odio'. Non essendo stato adeguatamente formato, il personale di Facebook e Twitter, magari con i loro pregiudizi ideologici, potrebbe facilmente ravvisare accese critiche dell'Islam e pensare che si tratta di 'discorsi di incitamento all'odio', in particolare se le pagine o gli utenti sono presi di mira e segnalati in massa da islamisti".

In un'intervista a Breitbart London, il CEO di Index on Censorship, Jodie Ginsburg, ha detto:

"La normativa sull'incitamento all'odio è già troppo ampia e ambigua in gran parte dell'Europa. Questo accordo non riesce a definire correttamente cosa sia 'l'illecito incitamento all'odio' e non fornisce garanzie sufficienti per la libertà di espressione.

"Ancora un volta, ad aziende non elette viene delegato il potere di stabilire ciò che va considerato come un incitamento all'odio e di vigilare su esso – una mossa che garantisce la soppressione della libertà di espressione nella convinzione errata che questo ci renderà tutti più sicuri. Non è così. Questa decisione servirà solo a far sì che le idee e le opinioni inaccettabili vengano diffuse 'clandestinamente', e pertanto sarà più difficile controllarle o contestarle.

"Ci sono stati casi precedenti di rimozione dei contenuti a causa di punti di vista invisi o offensivi e questo accordo rischia di amplificare il fenomeno di cancellare contenuti controversi – anche se legali – tramite un abuso o un uso improprio di procedure di notifica".

Una coalizione di organizzazioni a difesa della libertà di espressione, formata da European Digital Rights e Access Now, ha annunciato la decisione di non partecipare alle future discussioni con la Commissione europea, asserendo che "non abbiamo fiducia nello sconsiderato 'codice di condotta' che è stato approvato". Un comunicato stampa fa presente che:

"In breve, il 'codice di condotta' sminuisce la portata della normativa, conferendo un 'ruolo guida' alle aziende private alle quali è chiesto di applicare in modo arbitrario le condizioni di servizio. Questa procedura, stabilita al di fuori di un quadro democratico responsabile, utilizza regole ambigue in materia di responsabilità per le aziende che operano online. Crea anche gravi rischi per la libertà di espressione, poiché contenuti legali – ma controversi – possono essere cancellati a causa di questo meccanismo di disattivazione volontario e irresponsabile.

"Ciò significa che questo 'accordo' tra un numero esiguo di aziende e la Commissione europea rischia di violare la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea (in base alla quale le restrizioni ai diritti fondamentali dovrebbero essere stabilite dalla legge) e in termini pratici ribalterà la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sulla difesa della libertà di opinione".

Janice Atkinson, parlamentare indipendente della regione del South East England, lo ha sintetizzato così: "È orwelliano. Chiunque abbia letto 1984 vede la finzione diventare realtà".

Già prima di siglare il codice di condotta dell'UE, i grandi social media hanno preso severi provvedimenti contro la libertà di espressione, spesso per volere dei governi stranieri.

Nel settembre, 2015, da un microfono aperto si era sentito la cancelliera tedesca Angela Merkel chiedere in diretta all'amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg che cosa lui stesse facendo per impedire le critiche mosse alla sua politica delle "porte aperte" agli immigrati.

Nel gennaio 2016, Facebook ha lanciato una "iniziativa del coraggio civile online" rivolta ai suoi utenti tedeschi e finalizzata alla "lotta contro l'incitamento all'odio e l'estremismo su Internet".

In un articolo scritto per il Gatestone Institute, l'opinionista britannico Douglas Murray ha rilevato che l'attacco lanciato da Facebook ai contenuti "razzisti" sembra "includere qualsiasi tipo di critica mossa alla catastrofica politica dell'Unione Europea in materia di immigrazione". Egli ha scritto:

"Avendo stabilito che anche i commenti "xenofobi" espressi in reazione alla crisi migratoria sono "razzisti", Facebook ha trasformato l'opinione della maggioranza degli europei (che, va sottolineato, sono contrari alle politiche della cancelliera Merkel) in un'opinione "razzista", e così facendo condanna la maggioranza degli europei tacciandola di "razzismo". Questa è una politica che contribuirà a spingere l'Europa verso un futuro disastroso."

Facebook ha anche preso di mira gli autori del Gatestone Institute. Nel gennaio 2013, Fb ha sospeso l'account di Khaled Abu Toameh dopo che si era occupato della corruzione in seno all'Autorità palestinese. L'account è stato riaperto 24 ore dopo, ma con due post cancellati e nessuna spiegazione del perché. Abu Toameh ha scritto:

"È ancora una questione di censura. Decidono ciò che è accettabile. Ora dobbiamo stare attenti a ciò che postiamo e condividiamo. Questo significa che non possiamo più criticare i governi arabi?"

A giugno di quest'anno, Facebook ha sospeso l'account di Ingrid Carlqvist, esperta svedese del Gatestone, dopo che lei ha postato un video di Gatestone intitolato "Migranti: un'epidemia di stupri in Svezia". In un editoriale, Gatestone ha scritto:

"L'enorme pressione esercitata dai lettori del Gatestone ha attirato l'attenzione dei media svedesi che hanno iniziato a parlare della rigida censura esercitata da Facebook. Si è verificato un effetto boomerang e Fb è diventato più conciliante. L'account di Ingrid è stato riattivato, senza alcuna spiegazione né scuse. Paradossalmente, la censura del video di Ingrid ha catturato l'attenzione del pubblico.

"Per il momento, Facebook e l'UE hanno fatto marcia indietro. Ma sono fermamente intenzionati a impedire la diffusione di idee a loro non gradite. Torneranno a colpire".

Questa settimana, l'UE ha presentato, insieme a Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft, un "codice di condotta" per combattere la diffusione "dell'illecito incitamento all'odio" online in Europa. Il giorno dopo, Facebook ha sospeso l'account di Ingrid Carlqvist, l'esperta svedese di Gatestone, dopo che lei aveva postato un video di Gatestone intitolato "Migranti: un'epidemia di stupri in Svezia".
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Re: Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei

Messaggioda Berto » lun giu 06, 2016 7:36 am

Anche i cristiani rubano.
In Italia, molti cristiani cattolico romani, rubano ai poveri italiani, rubano ai disabili, ai vecchi, agli ammalati, ai bambini, ai giovani, alle famiglie, alle imprese, ai disoccupati, rubano risorse e diritti legittimi ai cittadini italiani per darli come presunti diritti e privilegi a non italiani, a non cittadini e a non aventi diritto di tutto il mondo e per trarne vantaggi politici ed economici (organizzazioni politiche, religiose, sindacali, cooperative, apparati dello stato).
Il capo di questi cristiani ladri di risorse e di diritti è il Papa romano in nome di una presunta fraternità mondiale che è contro l'umanità reale e la vera volontà di Dio. Gran parte di questi cristiani e dei non cristiani che con loro concordano, di fatto vivono con le risorse che lo stato preleva, estorce, ruba e rapina con la violenza fiscale: esempio l'8xmille alle chiese, il 5xmille alle associazioni, il 2xmille ai partiti e tutti i privilegi delle caste parassitarie italiche monopolistiche statali e parastatali.

https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3834014002


Un quarto d’Europa è povero. Ma le parrocchie d’accordo con la sinistra prendono i migranti
5 Jun 2016
http://www.lindipendenzanuova.com/un-qu ... i-migranti

di ROBERTO BERNARDELLI – La polizia, su ordinanza del sindaco, ha sgomberato i clandestini accampati a Ventimiglia. E il parroco ha risposto: li prendo io, li accampiamo in seminario. Nel frattempo arrivano i dati Eurostat. Un quarto degli abitanti delle grandi città europee è a rischio povertà o esclusione sociale. Tra i 28, rileva Eurostat, le percentuali più alte di rischio povertà per gli abitanti delle grandi città sono state registrate in Grecia (34,1%), Belgio (28,6%), Austria (28,3%), Romania (28,3%) e Italia (27,8%).

Dunque, c’è l’Italia. D’altra parte manca il lavoro.

Il dato pubblicato da uno studio Eurostat sulla popolazione della Ue fra i 20 ed i 64 anni, suddivisa per zone di abitazione, dice anche che nell’insieme dei 28 paesi dell’Unione, il 41% abita nelle grandi città, il 32% in sobborghi o città più piccole, il 27% nelle zone rurali. Il tasso di occupazione tra quanti vivono nelle zone urbane è del 70,0% (del 70,2% nelle piccole città, del 69,8% nelle campagne). E l’altro 30%? Se si considera che il tasso giovanile di disoccupazione è in Italia quasi del 50%….

Sono 50,4 milioni le persone che vivono nelle grandi aree metropolitane a rischio di povertà o esclusione sociale, ovvero il 24,4%, poi però ci sono campioni di solidarietà come i parroci della chiesa romana, a fare il resto: prendiamoceli tutti, i migranti che arrivano.

Stiamo diventando una sola unica tendopoli, “fino a quando è necessario”, spiega il parroco. E gli altri? Gli altri restano fuori, a carico delle famiglie, dei genitori in pensione, in attesa di Godot.

???
Presidente Indipendenza Lombarda, candidato nelle liste Lega Nord per il Comune di Milano


Il ministro degli esteri austriaco: fermare i migranti sulle isole
6 Jun 2016

http://www.lindipendenzanuova.com/il-mi ... ulle-isole

Greek Foreign Minister Nikos Kotzias in ViennaVienna alza i toni sulla questione migranti. Il ministro degli esteri Sebastian Kurz del partito popolare Övp propone che i migranti in viaggio verso l’Europa vengano bloccati e portati su delle isole. “Non è un caso – dice Kurz in un’intervista al quotidiano Die Presse – che gli Stati Uniti abbiano portati i migranti a Ellis Island, un’isola, prima di decidere chi poteva raggiungere la terraferma”. Secondo Kurz, “chi arriva illegalmente in Europa dovrebbe perdere il diritto di chiedere asilo. Essere salvati in mare non deve essere un biglietto per l’Europa centrale”.




Con il governo di sinistra è fuga dalla sanità pubblica
Francesca Angeli - Gio, 09/06/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 69253.html

Ache cosa sono serviti gli 80 euro che Matteo Renzi ha elargito (non a tutti) nel 2014? Non sono bastati neppure per le medicine che gli italiani hanno pagato di tasca propria sborsando in media 110 euro a testa.

Purtroppo la salute alza il prezzo e chi non può permettersi di pagare rinuncia. Se nel 2012 erano 9 i milioni di cittadini costretti a fare a meno di cure e prestazioni sanitarie nel 2016 sono saliti a 11. Altri due milioni di pazienti privati del diritto alla salute tutelato dalla nostra Costituzione. Le ragioni sono chiarissime: la quota pubblica di sanità si riduce anno dopo anno mentre aumentano i costi a carico del cittadino. Una tendenza iniziata nel 2010 che però il governo Renzi aveva promesso di invertire, garantendo maggiori investimenti nel Servizio sanitario nazionale, Ssn. Ma così non è stato. Anzi negli ultimi due anni (ovvero sotto la guida di Renzi) la progressione dei costi a carico dei privati da matematica è diventata geometrica. La spesa privata nel 2013 era stata di 32 miliardi e mezzo, salita a 33 nel 2014 ed esplosa a 34,5 miliardi nel 2015, registrando così un più 3,2 in due anni. La maggiore attenzione promessa alle fasce più deboli dal premier è stata negata. Tra gli 11 milioni di cittadini costretti a rinunciare alla salute infatti ci sono 2,4 milioni di anziani e 2,2 milioni di millennial, giovani nati tra gli anni '80 ed il 2000.

Tra il 2012 e il 2016 la sanità pubblica ha perso 6,79 miliardi di euro ma non basta perché il Def del 2016 prevede una progressiva diminuzione della quota di Pil destinata al finanziamento del Ssn che dal 9,2 del 2012 scenderà al 6,5 del 2019. Una contrazione che comporterà inevitabilmente servizi più cari e qualitativamente più scarsi.

Un quadro drammatico che emerge sia dalle cifre della ricerca Censis-Rbm Assicurazione Salute sia da quelle del Rapporto stilato dalla Fondazione Gimbe sulla sostenibilità del Ssn.

Sono i cittadini a pagare il prezzo dei tagli. Ad esempio con il ticket. Nel 2015 nelle casse regionali sono confluiti 2,8 miliardi di euro grazie ai ticket su farmaci e prestazioni sanitarie. Quasi la metà degli italiani, il 45,4 per cento, sottolinea come le tariffe del privato siano uguali o di poco superiori ai costi del ticket per il pubblico. E visto che spesso affrontare le liste d'attesa nel pubblico significa aspettare mesi preziosi ci sono oltre 10 milioni di italiani che lo scorso anno si sono visti costretti a rivolgersi al privato.

In questo quadro non stupisce che il 45,1 per cento degli italiani segnali un peggioramento della qualità del Ssn nella propria Regione esattamente negli ultimi due anni. Oltre la metà, il 52 per cento, considera inadeguato il Ssn nella propria Regione.

Sotto accusa per tutti in particolare le liste d'attesa che di fatto chiudono le porte d'accesso alle cure pubbliche perché se devi aspettare un anno per fare una Tac per confermare una diagnosi di cancro è ovvio che se puoi pagare ti rivolgi al privato. Se non puoi pagare e sei credente non ti resta che pregare sperando di arrivare vivo al giorno dell'esame.

Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, assicura di avere «ben chiara» la situazione. «Non si possono fare le nozze con i fichi secchi - afferma il ministro -. Occorre riorganizzare il sistema delle liste di attesa, soprattutto in alcune Regioni italiane». L'obiettivo, spiega è quello di «uniformare l'intero territorio nazionale» alle regioni dove la sanità funziona con standard elevati. Ma i sindacati mettono sotto accusa le scelte del governo che, dice il segretario nazionale della Cgil Medici, Massimo Cozza, «continua a destinare più risorse ad altri settori: dagli imprenditori alle banche».
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Re: Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei

Messaggioda Berto » sab giu 11, 2016 7:55 pm

Intervista a Ágnes Heller: “Basta con i muri. Occorre rispetto nell’Europa divisa”
10 Giugno 2016
Mario Avagliano


http://www.nuovomonitorenapoletano.it/i ... &Itemid=28

“L’Europa è ammalata di bonapartismo. Ogni volta che si trova in crisi, come quella attuale dell’ondata migratoria, ricasca nella tentazione dell’uomo forte. Così si spiega il successo dei partiti populisti in molti Paesi europei”. Ágnes Heller, filosofa ungherese allieva di Lukács, pochi giorni fa a Trieste per il festival èStoria, è preoccupata. E indica la strada “americana” dell’integrazione per uscire dal tunnel e far ritrovare all’Unione Europea l’anima perduta.

Qual è l’identità dell’Europa oggi?

Un’identità europea chiara e ben delineata oggi non esiste. Nel corso dei secoli abbiamo avuto una serie di identità europee, ad esempio quella cristiana. Dopo la Seconda Guerra Mondiale e soprattutto dopo la caduta dell’Unione Sovietica, l’Unione Europea, non l’Europa nella sua interezza, perché non si può includere in questo discorso la Russia di Putin, sta tentando di far propria la tradizione liberaldemocratica, centrata sul primato della legge e sulla divisione dei poteri. E sarebbe una cosa bella! Però sarebbe anche auspicabile che i leader europei avessero coscienza del passato storico del continente e la smettessero di far riferimento a presunti valori europei. Ogni volta che lo fanno, io mi arrabbio molto e mi domando quali siano questi valori europei, perché in realtà nel XX secolo l’Europa ha ucciso centinaia di milioni di persone con due guerre mondiali, due stati totalitari, Auschwitz e i Gulag, innumerevoli dittature.

Uno dei grandi problemi dell’Europa moderna è l’emergenza migratoria. L’arrivo di tanti migranti rischia di cambiare l’anima del Vecchio continente?

Nel Settecento in Europa si sono affermati due diritti diversi: i diritti dell’uomo e i diritti del cittadino.
La questione è se questi diritti siano veramente compatibili, perché sembrano non esserlo in tutti i casi: i diritti dell’uomo esigerebbero da noi per esempio di accettare tutti gli immigrati perché bisogna difendere i loro diritti in quanto uomini; il diritto dei cittadini esigerebbe viceversa di poter determinare chi lasciamo entrare in Europa e chi lasciamo fuori. Dunque ci troviamo davanti a questa condizione conflittuale che certamente sarà determinante per il futuro dell’Europa. Aggiungo che oltre a tale conflitto, dobbiamo anche considerare la reazione naturale, innata in ognuno di noi, quando ci troviamo a confrontarci con una persona che ha un’altra lingua, un’altra cultura.
Il problema sorge quando un governo strumentalizza questi sentimenti per scopi più o meno nobili.
Il futuro dell’Europa dipende dalla capacità dei governi europei di contemperare questi diritti. ???
Lasemo ke deçida i çitadini e no i governi.

Si torna a parlare di confini e di barriere. Un ritorno al passato?

Sono fortemente contraria a ogni tipo di recinto e di confine, però dobbiamo anche riconoscere il diritto appena menzionato del cittadino di limitare i diritti dell’uomo.
A casa mia quando invito degli ospiti o anche dei parenti per qualche giorno, ci sono delle regole da rispettare: tenere pulito il bagno, non arrivare dopo mezzanotte e magari non venire accompagnati da una prostituta. I migranti dunque in Europa io li accetto volentieri, ma ci sono delle regole che anche loro devono rispettare, che sono le regole dello Stato nel quale vengono ospitati. Non c’è legge religiosa in questo mondo che possa essere superiore alle leggi dello Stato, e questo i migranti devono capirlo, altrimenti se le violano finiscono in prigione come ogni altro cittadino. Un’altra cosa difficilissima da realizzare qui in Europa, è che noi quando parliamo di integrazione spesso la confondiamo con il concetto dell’assimilazione, dunque col fatto che qualcuno diventi uguale a noi, parli la nostra stessa lingua, faccia proprie le nostre abitudini, i nostri comportamenti. Arriviamo all’estremo di esigere da loro che facciano propria la storia del paese ospitante, invece che la propria storia. Con questa confusione stiamo creando delle grandi tensioni e dei grandi conflitti. A nessuno piace assimilarsi. Un grande esempio sono di certo gli Stati Uniti, dove si parla di integrazione: tu vai a scuola e nessuno si oppone se porti lo chador o la croce, basta che studi. In Francia abbiamo invece un problema, perché lì non c’è integrazione ma assimilazione, viene insomma richiesta l’assimilazione alla cultura francese senza considerare la situazione degli immigrati. Negli Stati Uniti le cose funzionano molto meglio perché c’è vera integrazione, e non assimilazione; quando di recente Obama ha legalizzato la situazione di circa tre milioni di cittadini, questi sono scesi subito tutti nelle piazze, felici, a sventolare bandiere americane. Una cosa del genere non possiamo immaginarla in Francia, dove i musulmani francesi non lo farebbero mai perché non amano il paese che li ospita, il paese nel quale loro stessi sono cittadini, anche se discriminati.

La cultura dell’odio e dell’esclusione può vincere?

Il rafforzamento dei sentimenti nazionalisti e populisti in Europa non è causato dalla crisi migratoria di adesso, ma risale soprattutto alla crisi economica e finanziaria che ha avuto inizio nel 2007-2008. L’immigrazione non ha fatto altro che rafforzare questi fenomeni. Una causa storica che spiega in Europa il rafforzamento di tali tendenze è l’intolleranza europea nei confronti del fenomeno della frustrazione, ovvero: quando abbiamo un problema in Europa, iniziamo a gridare aiuto invece di cercare di risolverlo da soli. Purtroppo la storia testimonia che nei momenti di crisi l’Europa, invece di attenersi agli ideali liberali, è tornata ogni volta al bonapartismo.

Che cosa intende per bonapartismo?

Di fronte alle situazioni di crisi, in Europa c’è la tendenza ad invocare l’aiuto di un leader forte, scegliendo la strada della dittatura e dando vita a stati militarizzati. Questo è accaduto in Germania, in Italia, in Spagna, in Grecia, dappertutto. Bonaparte è stato solo il primo di una serie di leader provenienti dal basso, molto ambiziosi e che promettevano di salvare il popolo. Esempio storico: quando negli anni Venti è scoppiata la crisi economica in Europa e nel mondo, la crisi americana è sfociata nel New Deal, quella europea ha portato Hitler, Mussolini e altri tiranni. Dunque, ogni volta che c’è un problema noi europei cerchiamo l’aiuto di qualche tiranno, invece negli Stati Uniti cercano di riprendersi e di risolvere i problemi. Questo è ciò che io chiamo l’“intolleranza della frustrazione”, di fronte alla sofferenza, non riusciamo ad fronteggiare la frustrazione e questo porta ad un rafforzamento del populismo che gioca sempre la carta che porta voti, ed è la via più facile. La crisi dei migranti ne è un esempio. Vorrei citare a tal proposito le parole di Istvàn Bethlen, nobile politico ungherese, che ha detto: “l’odio avvelena l’anima della nazione che odia” e io condivido pienamente le sue parole.

È questo il motivo del successo dei partiti populisti o nazionalisti?

Fomentando odio (???), diversi leader populisti hanno raggiunto grandi consensi e sono riusciti a rafforzare la base politica. E così tutti gli immigrati di questi paesi sono identificati come terroristi e vengono proposti nuovi muri. Fatto sta che il paragone con il Muro di Berlino non regge pienamente, perché queste nuove mura non sono completamente impermeabili. Il Muro di Berlino lo era, non lo si poteva attraversare se non con il rischio di finire fucilati. I nuovi muri invece sono permeabili, ci sono categorie che possono passare: dipende soltanto dal governo di quel paese decidere quanti e quali categorie lo possono fare, sempre in base ai propri interessi. Allo stesso tempo, va riconosciuto che i leader europei si sono trovati ad affrontare le grandi masse di migranti completamente impreparati.

Finora l’America, come lei ha detto, è stata un po’ un’Arca di Noè in grado di accogliere e integrare i migranti, a vantaggio anche della sua economia. Con Donald Trump potrebbe cambiare qualcosa?

Credo che Donald Trump abbia poche chance di vincere, ma se per ipotesi diventasse presidente degli Stati Uniti, certamente non sarà un bonapartista. È impossibile che lui metta in discussione la costituzione americana e dunque il sistema del bilanciamento dei poteri; è impossibile che lui, come chiunque, metta questo in discussione perché c’è il Congresso, il Senato e al primo tentativo verrebbe cancellato con un impeachment. L’unico rischio che vedo della politica di Donald Trump è nella politica estera, dove il controllo del bilanciamento dei poteri non è così forte come nella politica interna.

Lei ha vissuto due persecuzioni, come ebrea e come anticomunista.
C’è ancora una pulsione antisemita in Europa e nel mondo?

Si ho subito le persecuzioni di uno stato totalitario per la mia opposizione allo stato comunista. Per quanto riguarda l’antisemitismo, io non dispongo di analisi tali da poter affermare che l’antisemitismo stia crescendo. Credo comunque che oggi in Germania, Francia e Inghilterra il 30% della popolazione viva ancora forti sentimenti antisemiti. L’antisemitismo di oggi però lo chiamerei odio per Israele, essendo assai diverso dal tradizionale antisemitismo europeo.

C’è ancora bisogno di Unione Europea? Quali sono i passi da fare per una migliore integrazione?

L’Unione Europea può vantare una identità economica ed anche culturale, ma niente che possa essere considerato come assunto una volta per tutte dai vari popoli che la compongono. Non solo i governi infatti, ma direttamente i popoli stessi, perseguono spesso interessi nazionali, veri o presunti, ai danni della solidarietà europea. Insomma, l’Unione Europea esclude per principio il bonapartismo, ma certo può poco contro forme di sua subdola riproposizione, dal momento che non c’è ancora qualcosa come una Costituzione europea. E anzi proprio questo impedisce all’Unione di sancire come anticostituzionali determinate scelte di politica interna, come nel caso della piegatura bonapartista cui sono oggi soggetti alcuni Paesi, come ad esempio l’Ungheria. Nietzsche descriveva gli stati come bestie egoistiche, bisogna ammettere che questa regola, nonostante da tempo gli stati nazionali abbiano sostituito gli imperi, rimane ancora valida.
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Re: Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei

Messaggioda Berto » mar giu 14, 2016 8:17 am

Crisi, raddoppiate le famiglie povere tra il 2007 e il 2014
Le persone in povertà assoluta hanno superato nel 2014 i 4 milioni, con un incremento di quasi il 130% rispetto al 200
12 giugno 2016

http://www.ansa.it/sito/notizie/economi ... 72e4e.html

Le famiglie italiane in condizione di povertà assoluta sono quasi raddoppiate negli anni della crisi: +78,5%, con una incidenza sul totale passata dal 3,5% pre-recessione al 5,7% del 2014. Lo segnala un'indagine dell' Ufficio studi della Confcommercio.

Le persone in povertà assoluta hanno superato nel 2014 i 4 milioni, con un incremento di quasi il 130% rispetto al 2007, arrivando a sfiorare il 7% della popolazione. Le famiglie assolutamente indigenti erano oltre 823mila nel 2007, sono salite a quasi 1,5 mln nel 2014.

In tema di pressione fiscale, Italia batte Germania 43,6% (del Pil) a 39,5%. Ma è un primato che non piace affatto a imprese e famiglie. Se l'Italia infatti avesse avuto la stessa pressione fiscale della Germania nel 2014, ci sarebbero stati 66 miliardi di euro in meno di prelievo fiscale, ''vale a dire 23 miliardi in meno di Irpef e altrettanti di imposte indirette, nonchè 20 miliardi in meno di carico contributivo su imprese e lavoratori''. Secono lo studio, tra 2010-2014 ci sono segnali di miglioramento, nel confronto Italia-Germania su qualità del capitale umano e carico eccessivo di tasse ''i divari restano molto ampi''.

''L'eccesso di pressione fiscale in Italia presenta una connotazione strutturale per l'incapacità di procedere a una serie revisione della spesa pubblica che riduca eccessi e sprechi'' afferma l'Ufficio studi. Fino ad oggi, ''gli unici tagli hanno riguardato la spesa in conto capitale, cioè di fatto gli investimenti pubblici''. Infatti, ''tutte le componenti di spesa corrente derivanti da scelte discrezionali di policy sono in crescita tra il 2015 e il 2017, anche se con incrementi leggermente inferiori a quelli del Pil nominale''.
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Re: Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei

Messaggioda Berto » dom giu 19, 2016 1:07 pm

???

Papa: "Chi non accoglie non è cristiano e non entrerà nel regno dei cieli"
2016/06/18

http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/ ... 3YAgP.html

"Chi non accoglie non è cristiano e non sarà accolto nel regno dei cieli". Papa Francesco, nella sua visita a Villa Nazareth nella capitale, è tornato sul tema dell'accoglienza. "Stiamo vivendo in una civiltà di porte chiuse e di cuori chiusi. Ci difendiamo l'uno dall'altro. C'è una paura ad accogliere e non parlo solo di migranti - che è un problema politico mondiale - ma anche di accoglienza quotidiana. Mi fa male - dice Francesco - quando vedo le chiese a porte chiuse. Ci saranno alcuni motivi giustificabili, ma una chiesa a porte chiuse significa che quella comunità cristiana ha il cuore chiuso".

"Se non accogliamo non siamo cristiani e non saremo accolti nel regno dei cieli: è così", sottolinea il Pontefice invitando alla responsabilità sociale ed ecclesiale. È necessario, avverte il Papa, "insegnare e fare capire che questa è la porta della strada cristiana. L'accoglienza fa fruttificare i talenti. C'è la grande accoglienza di chi viene da terre lontane e la piccola accoglienza di chi torna dal lavoro e dopo una giornata di lavoro ascolta i figli. L'accoglienza è una bella croce perchè ci fa ricordare l'accoglienza che il buon Dio ha avuto ogni volta che noi andiamo da lui per consigliarci e chiedere perdono".

Papa Francesco denuncia l'"immoralità" del mondo economico: "Il mondo economico, oggi come è sistemato nel mondo, è immorale. Ci sono eccezioni, c'è gente buona. C'è gente e istituzioni che lavorano contro questo, ma abbiamo capovolto i valori". Nel suo intervento, una nuova denuncia ai trafficanti di armi: "la guerra è l'affare che in questo momento che rende più soldi. Anche per fare arrivare gli aiuti umanitari in paesi di guerriglia è una difficoltà: tante volte la Croce Rossa non è riuscita, ma le armi arrivano sempre, non c'è dogana che le fermi perchè è l'affare che rende di più".

Il Papa tuona contro le "grandi ingiustizie" e dice "dobbiamo parlare chiaro: questo è peccato mortale. Mi indigna e mi fa male quando - ed è una cosa di attualità - vengono a battezzare un bambino e ti portano uno dicendo 'Lei non è sposato in chiesa quindi non può fare il padrino'. E poi ti portano un altro che è un trafficante di bambini e uno sfruttatore, e ti senti dire 'Ah no, lui è un buon cattolico: abbiamo capovolto i valori".

Alberto Pento comenta
Io non sono assolutamente cristiano e non mi interessa il regno dei cieli dell'idolo Cristo, come non mi interessa la resurrezione dei morti che non ha alcun senso, tamto meno le vergini islamiche. Tu Bergoglio sei un idolatra e quello che dici è disumano e va contro i Dirirtti Umani Universali, sei come i nazi-islam-comunisti, un teocratico totalitario, sei ignorante e presuntuoso. Ringrazio la vita che mi ha dato tanto, che mi ha dato la forza e la gioia di non credere nelle idiozie dei vostri idoli. Non esiste alcun regno dei cieli, esiste soltanto il Creato o la Creazione perennemente in atto che è la manifestazione della potenza e della gloria di D-o che non è certo Cristo o Jahvè o Allà.
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Re: Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei

Messaggioda Berto » sab giu 25, 2016 1:53 pm

Le encolpasion enfami de cu a se serve łi roganti, łi prepotenti, ł veri "rasiti" ... : enfedel, miscredente, pagan, bestia creadura sen'anema, rasista


Razzismo, un'accusa per tappare la bocca al pensiero "scorretto"
Fiamma Nirenstein - Sab, 25/06/2016

http://www.ilgiornale.it/news/spettacol ... 75838.html

Ci vuole coraggio a pubblicare Richard Millet, lo scrittore francese che è stato anche l'autore di un paradossale e provocatorio Elogio letterario di Andres Breivik, l'assassino di 77 ragazzi sull'isola di Utoya in Norvergia.

Ne ha avuto a bizzeffe l'editore Liberilibri, mettendo fuori un libretto azzurro dall'apparenza accademica: L'antirazzismo come terrore letterario con una altrettanto audace introduzione di Renato Cristin, professore di Ermeneutica filosofica all'università di Trieste, di fatto un saggio parte del testo più che interpretazione dello scritto di Millet. Forse la differenza maggiore sta nel fatto che l'intervento di Cristin, meno letterario, si può dire meno francese nella ridondanza grammaticale e risulta più vicino al lettore. Nel testo di Millet un lettore anche abituato ai testi più esoterici può imbattersi in aggettivi come «ipermnestico», in nome della ricchezza della lingua che l'autore vede come il centro della perduta identità europea. Pazienza.
Millet sarebbe il razzista-non razzista, perseguitato dal terrorismo di un immensa rete volenterosa e «devota» di attivisti della destrutturazione europea.
In generale il ragionamento di Millet è interessante e in buona parte condivisibile, e soprattutto lo è la sua appassionata difesa di sé stesso. Millet si vede come un perseguitato, peggio ancora, un appestato, o ancora di più, un untore, che una società confusa, ideologica, bugiarda e anche feroce (quella sì, non lui, sostiene) ha condannato per avere detto la verità sul suicidio collettivo della mente, del cuore, della lingua, dell'identità europea.

È proibito parlare del multiculturalismo e dell'immigrazione se non in termini entusiasti, patetici, consenzienti. L'accusa di Millet non è generica, ma specifica: coloro che privano l'Europa delle sue culture specifiche per consegnarla nelle mani della confusione destrutturante delle teorie dell'accoglienza sono i gruppi che hanno acquisito il potere euro-comunitario. Millet è il teorico del disgusto per la supponenza funzionale e la ristrettezza visuale del burocrate, come dice Cristin, che, con l'indispensabile aiuto degli intellettuali e della borghesia politically correct, opera una destrutturazione dei temi di identità, patria, radici, religione... per consegnare l'Europa, sadicamente, nelle mani della scelta di dissolversi in quello che chiama multiculturalismo, ma che in realtà è il buio della ragione.

Millet non è radicalmente contro l'accoglienza, ma pensa che debba essere misurata, forse temporanea, certamente tesa all'assorbimento e non alla distruzione dell'identità del popolo che accoglie. Rivendica il diritto a preferire una cultura a un'altra, chiama Lévi-Strauss a testimone della giustezza della sua scelta e del pericolo mostruoso in cui si sta cacciando chi ritiene che la poligamia sia come la monogamia o la cultura francese come quella dello Zambia, e denuncia la distruzione della cultura francese, scrittore dopo scrittore, parola dopo parola, l'obliterazione dell'eccellenza che caratterizza «Montaigne, Bossuet, Voltaire, Chateaubriand, Proust, Claude Simon, de Charpentier, Debussy, Fauré, Dutilleux, Philippe de Champaigne, Chardin, Corot, Manet, Balthus» e quanti altri Millet evocherebbe! Con la loro perdita l'autore spiega la tristezza che lo prende in una Francia multirazziale e multiculturale in cui l'immigrato non sappia, e anche non voglia, nutrirsi di questo humus indispensabile.

La parte migliore di Millet, che però non regge fino in fondo, è proprio il suo urlo di stupore di fronte all'irrazionalità del multiculturalismo accecato dall'ideologia: «È forse criminale» dice «pretendere di nominare le cose, e dire non solamente il colore delle persone, la loro etnia, la loro razza, il loro comportamento ma anche il dolore che è mio, nel constatare che ciò in cui sono stato educato viene dichiarato obsoleto, ovvero nocivo, e che non posso considerare che coloro che mi circondano non sono come me mentre sono presi dell'alterazione mimetica dell'altro e che essi non vogliono diventare come me, né io ciò che loro sono, poiché essi non sono emigrati per diventare francesi ma in certi casi per trionfare sulla specificità francese in nome dell'islamocentrismo». Il paradosso, dice Millet, è che io per loro non sono che «un non convertito all'Islam» e ai «valori» del Nuovo Ordine morale, un «eretico per difetto quanto per necessità». Insomma Millet dice che di fatto il mondo super aperto e iper tollerante che lo ha messo al bando e lo criminalizza, è il contrario di quel che pretende di essere, disegna una nuova dittatura sociale e culturale che, e lui ne è la dimostrazione vivente, ha già creato un apartheid. Non solo: si sentono lontano le cannonate e i rombi di un mondo ignorato, e fin'ora minoritario, che si prepara a una grande ribellione contro gli impettiti custodi della nuova moralità.

Millet dice che l'accusa di razzismo è una nuova grande accusa razziale, che anzi essa appartenga a un milieu fascistoide fatto di sindacati, associazione di scrittori, di leghe, di laboratori... e la rifiuta con tutto sé stesso, come rifiuta di essere quel fascista che è stato accusato di essere. Si vede come un sincero osservatore della realtà, cui è proibito di dirlo. E ha ragione. Ma la passione ideologica francese è il suo rischio, mi lasci Millet dire che la sua furiosa antipatia per gli americani, (parla addirittura di sotto-uomini americani), il vedere la cultura americana come un epifenomeno nel mondo occidentale e anzi un sanguisuga da cui liberarsi, il considerarla tout court un'alleata dell'islamismo, funziona poco nel ragionamento, come pochissimo funziona il suo prendersela con i nuovi diritti dei gay, con una lotta che non ha alcun tono anti-occidentale (il contrario, dato il modo in cui i gay sono considerati nel mondo islamico) e che non si capisce perché consideri come un elemento di destrutturazione. E Millet prende anche un bel granchio (e lui non è antiisraeliano) quando vitupera l'orrore delle cricche «devote» all'antisemitismo e la sacralizzazione della Shoah: beh, qui proprio vede doppio, dato che è proprio nella sinistra francese, la sua nemica, che non vige più nessun tabù sugli ebrei, basta che l'antisemitismo si travesta un pochino da critica a Israele e gli sghignazzi investono anche la Shoah.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei

Messaggioda Berto » sab giu 25, 2016 6:18 pm

Le encolpasion enfami de cu a se serve łi roganti, łi prepotenti, ł veri "rasiti" ... : enfedel, miscredente, pagan, bestia creadura sen'anema, rasista


Razzismo, un'accusa per tappare la bocca al pensiero "scorretto"
Fiamma Nirenstein - Sab, 25/06/2016

http://www.ilgiornale.it/news/spettacol ... 75838.html

Ci vuole coraggio a pubblicare Richard Millet, lo scrittore francese che è stato anche l'autore di un paradossale e provocatorio Elogio letterario di Andres Breivik, l'assassino di 77 ragazzi sull'isola di Utoya in Norvergia.

Ne ha avuto a bizzeffe l'editore Liberilibri, mettendo fuori un libretto azzurro dall'apparenza accademica: L'antirazzismo come terrore letterario con una altrettanto audace introduzione di Renato Cristin, professore di Ermeneutica filosofica all'università di Trieste, di fatto un saggio parte del testo più che interpretazione dello scritto di Millet. Forse la differenza maggiore sta nel fatto che l'intervento di Cristin, meno letterario, si può dire meno francese nella ridondanza grammaticale e risulta più vicino al lettore. Nel testo di Millet un lettore anche abituato ai testi più esoterici può imbattersi in aggettivi come «ipermnestico», in nome della ricchezza della lingua che l'autore vede come il centro della perduta identità europea. Pazienza.
Millet sarebbe il razzista-non razzista, perseguitato dal terrorismo di un immensa rete volenterosa e «devota» di attivisti della destrutturazione europea.
In generale il ragionamento di Millet è interessante e in buona parte condivisibile, e soprattutto lo è la sua appassionata difesa di sé stesso. Millet si vede come un perseguitato, peggio ancora, un appestato, o ancora di più, un untore, che una società confusa, ideologica, bugiarda e anche feroce (quella sì, non lui, sostiene) ha condannato per avere detto la verità sul suicidio collettivo della mente, del cuore, della lingua, dell'identità europea.

È proibito parlare del multiculturalismo e dell'immigrazione se non in termini entusiasti, patetici, consenzienti. L'accusa di Millet non è generica, ma specifica: coloro che privano l'Europa delle sue culture specifiche per consegnarla nelle mani della confusione destrutturante delle teorie dell'accoglienza sono i gruppi che hanno acquisito il potere euro-comunitario. Millet è il teorico del disgusto per la supponenza funzionale e la ristrettezza visuale del burocrate, come dice Cristin, che, con l'indispensabile aiuto degli intellettuali e della borghesia politically correct, opera una destrutturazione dei temi di identità, patria, radici, religione... per consegnare l'Europa, sadicamente, nelle mani della scelta di dissolversi in quello che chiama multiculturalismo, ma che in realtà è il buio della ragione.

Millet non è radicalmente contro l'accoglienza, ma pensa che debba essere misurata, forse temporanea, certamente tesa all'assorbimento e non alla distruzione dell'identità del popolo che accoglie. Rivendica il diritto a preferire una cultura a un'altra, chiama Lévi-Strauss a testimone della giustezza della sua scelta e del pericolo mostruoso in cui si sta cacciando chi ritiene che la poligamia sia come la monogamia o la cultura francese come quella dello Zambia, e denuncia la distruzione della cultura francese, scrittore dopo scrittore, parola dopo parola, l'obliterazione dell'eccellenza che caratterizza «Montaigne, Bossuet, Voltaire, Chateaubriand, Proust, Claude Simon, de Charpentier, Debussy, Fauré, Dutilleux, Philippe de Champaigne, Chardin, Corot, Manet, Balthus» e quanti altri Millet evocherebbe! Con la loro perdita l'autore spiega la tristezza che lo prende in una Francia multirazziale e multiculturale in cui l'immigrato non sappia, e anche non voglia, nutrirsi di questo humus indispensabile.

La parte migliore di Millet, che però non regge fino in fondo, è proprio il suo urlo di stupore di fronte all'irrazionalità del multiculturalismo accecato dall'ideologia: «È forse criminale» dice «pretendere di nominare le cose, e dire non solamente il colore delle persone, la loro etnia, la loro razza, il loro comportamento ma anche il dolore che è mio, nel constatare che ciò in cui sono stato educato viene dichiarato obsoleto, ovvero nocivo, e che non posso considerare che coloro che mi circondano non sono come me mentre sono presi dell'alterazione mimetica dell'altro e che essi non vogliono diventare come me, né io ciò che loro sono, poiché essi non sono emigrati per diventare francesi ma in certi casi per trionfare sulla specificità francese in nome dell'islamocentrismo». Il paradosso, dice Millet, è che io per loro non sono che «un non convertito all'Islam» e ai «valori» del Nuovo Ordine morale, un «eretico per difetto quanto per necessità». Insomma Millet dice che di fatto il mondo super aperto e iper tollerante che lo ha messo al bando e lo criminalizza, è il contrario di quel che pretende di essere, disegna una nuova dittatura sociale e culturale che, e lui ne è la dimostrazione vivente, ha già creato un apartheid. Non solo: si sentono lontano le cannonate e i rombi di un mondo ignorato, e fin'ora minoritario, che si prepara a una grande ribellione contro gli impettiti custodi della nuova moralità.

Millet dice che l'accusa di razzismo è una nuova grande accusa razziale, che anzi essa appartenga a un milieu fascistoide fatto di sindacati, associazione di scrittori, di leghe, di laboratori... e la rifiuta con tutto sé stesso, come rifiuta di essere quel fascista che è stato accusato di essere. Si vede come un sincero osservatore della realtà, cui è proibito di dirlo. E ha ragione. Ma la passione ideologica francese è il suo rischio, mi lasci Millet dire che la sua furiosa antipatia per gli americani, (parla addirittura di sotto-uomini americani), il vedere la cultura americana come un epifenomeno nel mondo occidentale e anzi un sanguisuga da cui liberarsi, il considerarla tout court un'alleata dell'islamismo, funziona poco nel ragionamento, come pochissimo funziona il suo prendersela con i nuovi diritti dei gay, con una lotta che non ha alcun tono anti-occidentale (il contrario, dato il modo in cui i gay sono considerati nel mondo islamico) e che non si capisce perché consideri come un elemento di destrutturazione. E Millet prende anche un bel granchio (e lui non è antiisraeliano) quando vitupera l'orrore delle cricche «devote» all'antisemitismo e la sacralizzazione della Shoah: beh, qui proprio vede doppio, dato che è proprio nella sinistra francese, la sua nemica, che non vige più nessun tabù sugli ebrei, basta che l'antisemitismo si travesta un pochino da critica a Israele e gli sghignazzi investono anche la Shoah.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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