Paratornadori o manipoładori dei Diriti Omani Ogniversałi

Re: Paratornadori o manipoładori dei Diriti Omani Ogniversał

Messaggioda Berto » mar gen 17, 2017 7:46 am

???

Incontro con Emma Bonino e i Sindaci per vincere la sfida dell'immigrazione - venerdì 20 gennaio

Caro Alberto

Va avanti la nostra campagna per cambiare il racconto sull’immigrazione, fatto di paure e di menzogne, in un altro racconto che, non negando i problemi, sappia convincere i cittadini che i migranti possono divenire da emergenza, grande opportunità, anche economica, per il nostro Paese.

Per questo stiamo preparando una primavera di mobilitazione per riempire le piazze e le strade d'Italia con assemblee e tavoli di raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare.

Proponiamo di superare le rigidità della legge Bossi-Fini incapace di adeguarsi alle esigenze reali del Paese: non bisogna colpire gli irregolari, ma l'irregolarità, offrendo la possibilità di rimanere legalmente in Italia a quanti abbiano intrapreso un percorso fruttuoso di integrazione. Servono canali diversificati di ingresso per lavoro.

Inoltre occorre ampliare il sistema Sprar puntando su un'accoglienza diffusa e con piccoli numeri, rafforzando il legame territorio/accoglienza/inclusione e puntando sul lavoro come strumento di integrazione, col pieno coinvolgimento dei Comuni.

Ci confronteremo su questi temi venerdì 20 gennaio alle ore 15.00 in Senato con Emma Bonino, Mario Morcone, Don Virginio Colmegna e i sindaci Enzo Bianco, Beppe Sala, Giorgio Gori insieme a tanti altri.

Saranno presenti il Presidente del senato Pietro Grasso e il Ministro dell'Interno Marco Minniti.



Mi dispiace ma siete dei manipolatori dei Diritti Umani Universali e non avete alcun rispetto per i Diritti Umani dei Nativi Europei. Siete complici della violazione dei nostri nostri diritti umani ... e perciò vi considero dei criminali. L’accoglienza o ospitalità imposta o forzata è un crimine contro l'umanità.

La prodigalità con i beni pubblici dei cittadini verso i non cittadini, da parte di burocrati, giudici e politici amministratori e governanti è un delitto gravissimo, che denota irresponsabilità demenziale o criminale.

Articolo 38 (Costituzione Italiana)

Ogni "cittadino" inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.

Anche l'estensione indiscriminata della cittadinanza e dei relativi diritti, in quanto beni pubblici, è un crimine, specialmente se non decisa/stabilita dai cittadini.

Alberto Pento
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Re: Paratornadori o manipoładori dei Diriti Omani Ogniversał

Messaggioda Berto » mar gen 17, 2017 7:47 am

"Le case prima agli italiani" Ma il Pd boccia la legge
Il Partito Democratico ha bocciato la proposta della Lega Nord, per il Comune di Bologna, sulle certificazioni dei migranti. Il comune continuerà ad affidarsi alle autocertificazione, favorendo così i forestieri agli italiani
Gabriele Bertocchi - Lun, 16/01/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 52242.html

Il Partito Democratico ha bocciato la proposta della Lega Nord, per il Comune di Bologna, sulle certificazioni dei migranti. Il comune continuerà ad affidarsi alle autocertificazione, favorendo così i forestieri agli italiani

A Bologna, il Partito Democratico ha ribadito il suo "No" alla proposta del consigliere comunale Umberto Bosco (Lnd) che chiedeva, per non far cadere nella mani dei migranti le case popolari, una certificazione ai forestieri (documenti alla mano) di non avere proprietà mobili o immobili nei loro Paesi d'origine.


La proposta della Lega

Nel settembre 2016 la Lega Nord con il suo consigliere Bosco proponeva la modifica dei regolamenti comunali in modo da introdurre "l’obbligo per i cittadini stranieri di fornire la documentazione attestante la situazione patrimoniale all’estero, mediante certificati o attestazioni rilasciati dalla competente autorità dello Stato estero, corredati di traduzione in lingua italiana autenticata dall'autorità consolare che ne attesti la conformità all'originale". Niente meno che un certificato che provi di non avere beni nel Paese natale. Un dettaglio finora tralasciato dal Comune, che preferisce affidarsi (e continuerà a fare dopo la bocciatura di oggi) alla autocertificazioni. Permettendo così l'inserimento dei migranti nelle case o in altri servizi comunali, quali asilo, contributi di solidarietà e via dicendo.


La bocciatura del Pd

Il consigliere della Lega Bosco, fa sapere, con una nota ufficiale che "si è concluso oggi con una bocciatura in aula, il lungo iter dell'odg con il quale chiedevo al Comune di Bologna di introdurre l'obbligo, per i cittadini stranieri che richiedono misure di sostegno sociale, di fornire la documentazione attestante la situazione patrimoniale all'estero". Facendo notare come "l'obbligo in questione è già disposto dalla normativa nazionale, sia dal Testo Unico sull'Immigrazione che dal Testo Unico sulla Documentazione Amministrativa. Un obbligo regolarmente applicato dall'INPS, da numerosi enti (Università di Bologna, Ente Regionale per il Diritto alla Studio) e dai Comuni a guida leghista".

"La legge è semplice, solo atti, fatti e qualità personali attestabili o certificabili da soggetti pubblici o privati italiani può essere oggetto di autocertificazione, l'estensione di questa possibilità anche ai cittadini stranieri sarebbe riconosciuta ma la sua applicazione è rimandata di anno in anno, presumo per ragioni applicative. Quindi - prosegue Bosco - non solo gli extracomunitari non potrebbero autocertificare ma il Comune di Bologna accetta da loro autocertificazioni di documenti che la legge non consentirebbe di autocertificare ai cittadini italiani. Oggi il Pd, per mezzo del Capogruppo Mazzanti, ha annunciato che il Comune è alla ricerca di una soluzione utile a ovviare al problema delle false dichiarazioni che consentono ai cittadini stranieri di accedere a servizi sociali dei quali non avrebbero bisogno".

Ma la soluzione c'è già, - sottolinea il consigliere della Lega Nord - si chiama "applicazione della legge", l'onere di dimostrare il possesso o la mancanza di redditi e patrimoni all'estero è a carico degli interessati, non degli enti locali. Molti comuni a guida leghista hanno applicato la legge e gli effetti principali sono stati due: i furbetti e i cacciatori di servizi hanno lasciato il territorio e diverse risorse sociali si sono liberate per i veri bisognosi".
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Re: Paratornadori o manipoładori dei Diriti Omani Ogniversał

Messaggioda Berto » lun gen 30, 2017 6:50 pm

Lavori socialmente utili ai richiedenti asilo, il sindaco Orsi dice no
di Vittorino Bernardi
18 Gennaio 2017
SCHIO

http://www.ilgazzettino.it/vicenza_bass ... 01733.html

Il piano governativo illustrato lunedì a Roma dal ministro degli Interni Marco Minniti ai prefetti di imporre un periodo di lavori socialmente utili ai richiedenti asilo con il coinvolgimento dei Comuni dove sono ospitati non piace al sindaco Valter Orsi che su Facebook ha scritto un post che ha raccolto consensi e pieno appoggio.

«Il governo vuole imporre ai sindaci l'utilizzo dei richiedenti asilo per svolgere lavori socialmente utili. A parte tutta una serie di considerazioni sulle problematiche di gestione che questa imposizione comporterà, dico una sola cosa: nel 2016 questa nostra amministrazione è riuscita a dare una mano a una sessantina di scledensi in difficoltà lavorativa per queste attività, riconoscendo loro un piccolo contributo economico in cambio: non gli abbiamo cambiato la vita, ma sicuramente li abbiamo fatti sentire ancora membri di una comunità per la quale hanno comunque dato tanto. Se ora passa questa imposizione governativa ci troveremo nelle condizioni di non avere risorse anche per affiancare a tutoraggio questi richiedenti asilo, quindi, saremo costretti a dire agli scledensi che non possiamo più aiutarli perchè di fronte alla nostra scelta amministrativa di sostenerli ci dobbiamo fermare causa un'imposizione governativa. Voglio andare a votare il prima possibile e scegliere un governo che pensi ai propri cittadini».
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Re: Paratornadori o manipoładori dei Diriti Omani Ogniversał

Messaggioda Berto » ven feb 03, 2017 8:56 pm

Soros l'ebreo e altri onti ebrei ke łi odia Ixrael
viewtopic.php?f=197&t=2392


NON SI PUO’ CAPIRE TRUMP SE NON SI CAPISCE SOROS

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Siamo dentro una vasta scena. Non fatevi deconcentrare dalla plebe che urla nelle strade “Abbasso il tiranno!”, “Calpesta i diritti umani!”, “È un nemico della libertà, delle donne, dei poveri, dei musulmani!”. Questa è la cacofonia demente che anima le tricoteuses, quelle da vicolo e quelle da salotto, più composte queste ultime, ma non meno stridule nei loro proclami. Ripeto, si tratta di rumore provocato per distrarre dall’opera del Weltgeist, dello Spirito del Mondo che, privo di Assoluto, si è tuttavia incarnato nella figura del miliardario platinato che emette decreti a tutto spiano. No, non è tornato il Valentino e nemmeno Tamerlano, tranquilli. Gli States non diventeranno una distopia autoritaria a cui apparterrà una polizia segreta creata apposta per fare sparire gli oppositori dalla scena. Michael Moore e Oliver Stone, epigonetti di Noam Chomsky, continueranno a raccontarci impenitenti la colpevolezza senza scampo dell’America e la Ciccone, orfana di fruste e bondage, non verrà privata del suo sogno di far saltare per aria la Casa Bianca.

La scena è questa.

Gli aedi e i flabelliferi del Brave New World illuminato e illuminista (così vorrebbero farci credere), in cui la globalizzazione umanista (così vorrebbero farci credere) è inarrestabilmente dalla parte del Progresso (parola orrendamente fraudolenta), sono spiazzati da chi, a capo della nazione più potente del pianeta, oppone un’altra idea al Destino inevitabile. Un’idea che affonda nell’humus jacksoniano degli Stati Uniti, quello populista e nazionalista, il quale rivendica l’America per sé prima di tutto e non la vuole come faro per illuminare il mondo. Il resto del mondo si illumini da solo, se ci riesce.

I “deplorables”, gli impresentabili che hanno votato Trump sono in grande parte americani orgogliosi della loro identità, non importa se bianca o nera, ma soprattutto americana, ancorata alla tradizione più longeva del paese, quella dei Padri fondatori, magnificamente iscritta nella sua Costituzione aperta alla diversità e alla pluralità, ma pur sempre nella cornice di un popolo, di una nazione. Niente Blut und Boden, questa è la caricatura che ne vorrebbero fare i detrattori. Semplicemente un ancoraggio a tradizioni, storia, identità, magari anche di genere maschile e femminile, non da imporre, per carità, ma da preservare senza sentirsi per questo figli di un Dio minore.

Il problema sono loro. I deplorables. Hillary, l’intrigante mentitrice compulsiva, infondo aveva visto bene. L’odio rende spesso acuti. Sono quelli che non si conformano all’ideologia del Brave New World che i progressisti si incaricano di propagandare come l’avvento migliore per l’umanità, gli impresentabili, i trogloditi.

E qui entra in scena George. Il Grande Vecchio (senza alcuna ironia dietrologica). George Soros, come tutti gli illuminati illuministi ha le idee chiare. Come le avevano Lenin e Adolf Hitler, Pol Pot e Mao (nessun paragone, beninteso, non cadiamo nel ridicolo, ma anche loro lavoravano per il Progresso e il bene umano). A Davos, durante la sua ultima apparizione pubblica dopo la sconfitta della sua pupilla Hillary, George ha parlato a ruota libera. E cosa ha detto? Vale la pena ascoltarlo.

Ci sono sostanzialmente due modelli di governo. Uno in cui i leader vengono eletti dal popolo e dovrebbero teoricamente fare il suo interesse, l'altro in cui i leader eletti manipolano il popolo. Dove si collochi George è sottointeso. Lui vive per fare l’interesse del popolo, la sua intera vita ne da testimonianza. Una volta che i manipolatori, cioè i cattivi sono stati identificati, il gioco è fatto. Soros è bravo a identificarli.

Soros lavora per la "open society", formula di conio popperiano che ripete a ogni piè sospinto come un mantra. A sentire queste parole associate si è portati a pensare che sia un modello auspicabile, perché, sulla carta chi sarebbe da liberale vero contrario a una società con più libertà, di opinioni, di commercio, di scambi? Purtroppo si tratta di un inganno, è infatti l’opposto di quella società a cui aveva pensato Sir Karl. È così che si allettano i gonzi dall’epoca della scena primordiale, quella dalla quale mai siamo usciti. Il frutto dell’albero deve essere allettante affinché, addentandolo si possa essere felici.

La società aperta immaginata da Soros è l’incarnazione perfetta del Nuovo Mondo in cui gli stati nazione non saranno altro che un ricordo, come ogni popolo radicato in una tradizione. Il futuro è, infatti, quello dell’Umanità, questa esangue astrazione livellante in cui la libertà verrà conferita a ognuno secondo nuovi protocolli. Genitore 1, 2, 0,43, oppure XYZ. Queste, tra le altre, sono le caparre già versate, e chi si oppone è subito additato come colui o colei che appiccava i roghi per le streghe.

Non si può capire Trump senza Soros. Sono uno l’antitesi, la Nemesi dell’altro. Di lui, George ha parlato a Davos. George ne ha sottolineato le propensioni dittatoriali, le quali, tuttavia, troveranno un freno in virtù del sistema democratico americano. Poi, ha annunciato "Il conflitto interno negli Stati Uniti aumenterà" (profezia o minaccia, o entrambe?), "Gli Stati Uniti imperfetti per come sono non difenderanno più un modello di società aperta" (vedi alla voce, La Società Che Io Vorrei, priva di frontiere, senza Dio, senza una identità radicata nella tradizione, ma guidata da una equipe di tecnocrati dotati di know how scientifico impeccabile per procurare gioia e benessere).

Saranno insomma anni assai bui quelli che ci attendono. "Trump dividerà ulteriormente la società perché ritiene di incarnare la volontà del popolo e dunque chi non sarà d'accordo con lui non verrà considerato realmente parte del popolo".

Strane idee.

Che Trump incarni la volontà dell'elettorato e quindi del popolo è un fatto elementare. E' così da sempre nei sistemi democratici. Se avesse vinto Hillary, non ci sarebbe stato nulla da eccepire alla volontà popolare che avrebbe incarnato lei. Ma Hillary, come Obama, è dalla parte giusta della storia. Si sa, la luce è sempre luce e le tenebre sono sempre tenebre e stanno tutte dalla parte opposta a quella in cui dimorano George e i suoi sodali.

La scena è dunque questa. Va subito detto, il programma sostenuto da George, è da tempo che procede speditamente. Le adesioni sono tante, la rete politico-culturale che lo sostiene è vasta e ramificata. E’ un programma che ha una notevole presa ideologica non solo tra i progressisti raffinati della West e East Coast americana e tra le cosiddette elites europee, ma anche nella sinistra radicale, quella che da sempre null’altro vuole se non rivoluzionare il reale.

E qui siamo giunti al nocciolo della questione. Soros è della terribile schiatta dei negatori della verità, coloro per i quali non è la mente che si deve adeguare alla realtà ma è la realtà che deve adeguarsi alle proiezioni della mente.

L’ostacolo più grande per il programma è ora, negli Stati Uniti, Donald Trump. A lui si affida il popolo jacksoniano perché dia voce alla propria "deplorabile" ribellione.
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Re: Paratornadori o manipoładori dei Diriti Omani Ogniversał

Messaggioda Berto » mer feb 22, 2017 7:22 pm

Quante falsità raccontano questi criminali manipolatori della realtà e dei Diritti Umani Universali

Il rapporto Amnesty: "L'odio populista avvelena il mondo"

La retorica dei movimenti populisti trova sempre più spazio e si tinge di sfumature nazionaliste e xenofobe, con una sintesi pericolosa che individua “noi contro loro” e non si limita ai contesti di scontro aperto: è questa la visione sconsolante che emerge dal rapporto annuale di Amnesty International, presentato a Roma in contemporanea con le altre capitali mondiali
di GIAMPAOLO CADALANU
22 febbraio 2017

http://www.repubblica.it/solidarieta/di ... -158907965

Un mondo avvelenato da discorsi velenosi, dove la retorica dei movimenti populisti trova sempre più spazio e si tinge di sfumature nazionaliste e xenofobe, con una sintesi pericolosa che individua “noi contro loro” e non si limita ai contesti di scontro aperto: è questa la visione sconsolante che emerge dal rapporto annuale di Amnesty International, presentato a Roma in contemporanea con le altre capitali mondiali. A parlare di questa perversa contrapposizione è stato il segretario generale Salil Shetty, secondo cui «il 2016 stato l’anno in cui il cinico uso della narrativa del “noi contro loro”, basata su demonizzazione, odio e paura, ha raggiunto livelli che non si vedevano dagli anni Trenta».

Il gioco di far leva sulle paure. La denuncia non potrebbe essere più chiara: ci sono politici che sfruttano le paure legate all’incertezza economica legandole a temi identitari, aprendo quindi il vaso di Pandora delle pulsioni nazionaliste, privilegiando i calcoli elettorali a ogni ragionamento sulla convivenza. E se oggi sono il filippino Duterte, l’ungherese Orban, il turco Erdogan e persino l’americano Trump, domani lo stesso meccanismo potrebbe essere scatenato in Italia, o in Francia.

Il puntare l'indice verso "l'altro". Le campagne elettorali divisive, che indicano “l’altro” come eterno responsabile di ogni problema, ne sono l’esempio più evidente, a partire da quella di Donald Trump, «basata sulla xenofobia, la discriminazione e l’omofobia», ha sottolineato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty Italia. E la retorica dell’“uomo forte”, da Ankara a Manila, finisce spesso per diventare un mezzo di repressione delle istanze femminili e di discriminazione sulla base delle tendenze sessuali. I meccanismi di Cooperazione internazionale sono in seria difficoltà, “disastrati” li definisce Rufini, mentre al posto degli spazi di dialogo tornano a fiorire muri e filo spinato. E alla fine i diritti dei gruppi più deboli, dai migranti alle persone LGBT, dai rifugiati ai Rom, dalle minoranze religiose alle donne, finiscono per essere considerati sacrificabili.

Come fermare questa marcia dell'odio. Contro tutto questo, sottolinea Amnesty, serve l’azione. Tocca alla società civile fermare la marcia verso l’odio e l’intolleranza. E la disponibilità ad agire in prima persona, la prontezza a “mettersi di traverso” dalla parte dei valori fondamentali di solidarietà e uguaglianza, è già evidente nella compassione mostrata dalla gente comune di fronte alle tragedie dell’immigrazione, una compassione che invece la politica non mostra, né suscita.



Il rapporto. Amnesty: «C’è un clima d’odio, come negli anni Trenta»
Luca Miele mercoledì 22 febbraio 2017
https://www.avvenire.it/mondo/pagine/amnesty-rapporto

Una sorta di guerra strisciante in alcuni casi, manifestamente dichiarata (se non urlata) in altri, sta avvolgendo nei sui tentacoli l’intero pianeta. Con un unico “nemico”: la figura del rifugiato. L’atto di accusa arriva da Amnesty International, nel rapporto annuale sul rispetto dei diritti umani. Una «politica dell’odio» che mina profondamente «la democrazia» e che richiama, in maniera inquietante, il clima agli Anni Trenta del Novecento, segnato in Europa dall’esplodere delle dittature, dei totalitarismi, dei campi di concentramento, della tragedia della Seconda Guerra mondiale.
Una “guerra” che non risparmia nessuna latitudine e che ha spinto i governi a siglare «accordi che pregiudicano il diritto a chiedere asilo». L’Australia «ha inflitto di proposito sofferenze inaudite ai rifugiati intrappolati a Nauru e sull’isola di Manus». L’Unione Europea «ha firmato un accordo illegale e irresponsabile con la Turchia per rimandare indietro i rifugiati in un contesto insicuro». Messico e Usa «hanno continuato a espellere persone dall’America centrale, dove la violenza ha raggiunto livelli estremi». Il Rapporto 2016-2017, stilato dalla Ong, denuncia che 36 Paesi hanno violato il diritto internazionale, rimandando illegalmente rifugiati in Paesi dove i loro diritti umani erano in pericolo.

Ma questa «narrazione dell’odio e dell’esclusione» – secondo la denuncia di Amnesty International – avrebbe trovato nel presidente americano Donald Trump il suo “cantore”: «Il presidente Trump ha tradotto in azione la sua odiosa campagna elettorale xenofoba firmando decreti per impedire ai rifugiati di ottenere il reinsediamento negli Usa e per vietare l’ingresso nel Paese a persone in fuga dalla persecuzione e dalla guerra, come nel caso della Siria». Non solo. Secondo Amnesty – che ha inviato una lettera aperta al ministro della Giustizia Andrea Orlando per sollecitare l’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano – Cina, Egitto, Etiopia, India, Iran, Thailandia e Turchia «hanno attuato massicce repressioni».
«Invece di stare dalla parte dei diritti umani, molti leader hanno adottato un’agenda disumanizzante per finalità politiche, violando i diritti di gruppi presi come capri espiatori per ottenere consenso o per distrarre gli elettori dai fallimenti delle politiche economiche e sociali», ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. «Le odierne politiche di demonizzazione spacciano vergognosamente la pericolosa idea che alcune persone siano meno umane di altre, privando in questo modo interi gruppi di persone della loro umanità», ha concluso.

Amnesty International attacca le democrazie e perdona le tirannie islamiste
https://it.gatestoneinstitute.org/9610/ ... l-tirannie
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Re: Paratornadori o manipoładori dei Diriti Omani Ogniversał

Messaggioda Berto » ven mar 03, 2017 9:07 am

La laurea gratis agli immigrati? "Io do i soldi solo agli italiani"
Fabio Bergamini, sindaco di Bondeno (Ferrara), risponde alle città che regalano corsi ai migrnti: "Borse di studio ai bondenesi"
Claudio Cartaldo - Gio, 02/03/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 70672.html


“Il Politecnico di Bari azzera le tasse agli studenti extracomunitari? Il Comune di Bondeno risponde con borse di studio riservate a bondenesi doc.

‘Prima la nostra gente’ per noi non è uno slogan, ma un dovere civile”. Non si tira indietro Fabio Bergamini, sindaco di Bondeno (Ferrara), già famoso per aver "chiuso" le porte del paese terremotato gli immigrati perché "prima dobbiamo risollevarci noi".

Il sindaco leghista, erede diretto di Alan Fabbri (ora consigliere regionale dell'Emilia Romagna), ha pensato di rispondere all'iniziativa dell'Università di Bari che regalerà i corsi di laurea agli immigrati. A Bondeno borse di studio per gli italiani, dunque: "Il costo per lo studio, partendo da libri, abbonamenti al trasporto pubblico, rette e materiale didattico è infatti sempre più un problema con cui fare i conti - spiega il sindaco a Estense - Tuttavia pare sia in atto una gara di presunta solidarietà, per aiutare sempre i soliti noti, cioè gli extracomunitari”. In molte città, infatti, l'idea di assicurare in dono l'iscrizione ai richiedenti asilo (quindi potenziali clandestini) è stata approvata dagli Atenei. Giusto per fare qualche esempio si ricordi Torino, Napoli e Bologna. "Parliamo al momento di persone che hanno alcuno status - spiega Bergamini - e che potrebbero non avere diritto a questo ennesimo regalo. In tutto questo, gli studenti italiani meritevoli faticano a ricevere i fondi delle borse di studio, sempre più limitati dalla contrazione delle risorse".

“Il Comune (terremotato) di Bondeno - continua Bergamini - al contrario, pensa alla propria gente e mette in campo politiche attive di sostegno al merito e alla formazione. Il bando per le borse di studio è ‘in definizione’: l’essere bondenesi costituirà premessa per aderirvi, con punteggi più alti in base agli anni di residenza. Ovviamente, concorreranno alla definizione della graduatoria finale voti e titoli di merito. Vorremmo che anche dalle università arrivassero gesti di attenzione verso i nostri studenti, ma purtroppo l’adagio è quello di aiutare sempre i soliti migranti. A farne le spese sono i nostri studenti, i più discriminati e caricati di costi”.


Bravo, bravissimo!
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Paratornadori o manipoładori dei Diriti Omani Ogniversałi

Messaggioda Berto » mer feb 03, 2021 4:09 am

Chi tiene ai diritti dell’uomo e alla libertà deve difendere Israele
Davide Cavaliere
13 luglio 2020

https://www.corriereisraelitico.it/chi- ... e-israele/

Ugo Volli è un semiologo, critico teatrale e accademico italiano. Ha alle spalle oltre duecento pubblicazioni scientifiche e una decina di libri. È stato professore ordinario di semiotica del testo all’Università di Torino e direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Comunicazione (CIRCe). Ha collaborato con Umberto Eco. Autore delle celebri «Cartoline da Eurabia» per Informazione Corretta. Tra le sue pubblicazioni più recenti ricordiamo: Israele. Diario di un assedio (Proedi editore, 2016) e Il resto è interpretazione. Per una semiotica delle scritture ebraiche (Belforte Salomone, 2019).

Ha accettato di rispondere ad alcune domande per il Corriere Israelitico.

È stato diffuso sui social media il video di un ragazzo che, in uno sfogo, apostrofa come «negra» una donna con cui ha avuto un incidente automobilistico. La vicenda, che fino a non molto tempo fa sarebbe stata derubricata come atto di maleducazione o «bravata», ha visto l’intervento della Digos, di due ministri e la società sportiva per la quale il diciannovenne giocava lo ha espulso. Secondo lei, abbiamo un problema con alcune parole? Corriamo, davvero, il rischio di una manipolazione del linguaggio e, di conseguenza, della realtà?

La linguistica ci insegna che il linguaggio funziona secondo un regime di arbitrarietà. Ciò comporta che non vi è un significato unico e autentico per le parole, né una loro connotazione valoriale fissa, ma il senso è fissato socialmente e muta con il cambiamento sociale. Per esempio la parola «giudeo» che in Italia ha un valore negativo e insultante, corrisponde etimologicamente a «jew», «Juif» e perfino all’ebraico «jehudì», che sono designazioni neutre di ciò che noi chiamiamo «ebreo». «Negro» non è intrinsecamente insultante, è ovviamente legato etimologicamente a «nero», che invece oggi è una dizione accettata. Le interdizioni linguistiche spesso seguono una dinamica dell’eufemismo: si proibisce di usare un termine che designa una realtà censurata (parti del corpo, luoghi e attività «impresentabili» ecc.) o che rappresenta qualcosa in maniera insultante ed esso è sostituito da un’altra parola, perché bisogna pure poter nominare la cosa; ma essa diventa a sua volta insopportabile ed è a sua volta sostituita… senza fine. Così per esempio la serie luogo di prostituzione → «postribolo» → «casino» → «casa chiusa» ecc. «Negro» è insultante perché è stato usato per insultare e per questo è ora interdetto. Ma proibire le parole non elimina i rapporti sociali che esse servono a designare. Il «politically correct» nel linguaggio ancor prima di essere una violenza è una sciocchezza che non può funzionare.

Il movimento Black Lives Matter si è fatto portatore di un vero e proprio affatturamento linguistico: Colombo è diventato un «genocida» e Amedeo IV di Savoia un «colonizzatore». Quali sono le caratteristiche salienti del suddetto movimento? Rappresenta una minaccia alla democrazia?

«Black lives matter» è un movimento antidemocratico e fascistoide fin dal nome. I suoi aderenti hanno spesso sottolineato che intendono questa denominazione nel senso di dire che «solo» e non «anche» le vite dei neri contano, e hanno rifiutato con decisione ogni estensione a «tutte le vite». Di fatto il movimento è portatore di un’ideologia «rivoluzionaria» che nega l’uguaglianza dei diritti e discrimina gli avversari, spesso definiti in maniera razzista e discriminatoria: i «bianchi», gli ebrei, gli uomini, gli eterosessuali. I suoi metodi sono violenti, il suo rispetto per la libertà di chi non la pensa come loro è inesistente. È l’ennesima riedizione del tentativo di eliminare la civiltà liberale che ha fatto grande l’Occidente. Si tratta di un gruppo molto minoritario, che purtroppo è coperto oggi, per viltà o per interesse, da buona parte della sinistra anche democratica.

I militanti antirazzisti, oggi, sono fieri avversari di Israele. Quali sono le origini di questo odio «progressista» verso lo Stato Ebraico?

I veri militanti antirazzisti, a partire da Martin Luther King, sono sempre stati sostenitori di Israele. L’atteggiamento su Israele può essere preso come test per verificare l’autenticità dell’antirazzismo di un movimento. La ragione per cui alcuni movimenti che si pretendono «di liberazione» (riguardo al razzismo, ma anche agli orientamenti sessuali, al genere ecc.) sono anti-Israele si chiama «intersezionalità». Tutte le oppressioni, secondo questa teoria, avrebbero un’unica matrice, cioè il sistema occidentale della libertà politica ed economica. Con altro nome, è quel che già sosteneva Stalin, e poi da noi fu ripreso da Toni Negri: anche se la teoria marxista della lotta di classe non funziona e se gli operai hanno capito che il progresso sociale si ottiene col liberalismo e non col comunismo, quel che conta è unire tutti i nemici dello «stato di cose esistente». Di questo tentativo di coalizione dovrebbero far parte dunque non solo neri, donne, omosessuali e transessuali, ma anche gli islamisti, che pure sono portatori di un’ideologia clericale e reazionaria di oppressione delle donne e di violenta repressione dell’omosessualità, ma sono nemici dell’Occidente. E poiché odiano in maniera razzista gli ebrei e il loro stato, è «intersezionale» per gli «antirazzisti» condividere quest’odio razzista. Questa ragione politica si fonde poi col vecchio odio degli ebrei che da sempre ha un posto importante nei pregiudizi della cultura europea (oltre che islamica).

La civiltà occidentale ha sviluppato il concetto di «diritti dell’uomo» per proteggere gli individui dall’arbitrio del potere, attualmente hanno assunto i tratti di una religione secolare attraverso cui legittimare e giustificare il separatismo islamico nelle città europee, l’infibulazione, l’uso del burka… i «diritti umani» sono una minaccia alla sopravvivenza della civiltà europea?

Intesi secondo il buon senso e il significato originario, i diritti dell’uomo sono la sintesi dei valori occidentali, la parità di fronte alla legge, la libertà politica, l’integrità fisica e il diritto di proprietà. Gli islamisti non li hanno mai accettati, tant’è vero che ne hanno proposto una versione adulterata e musulmanizzata con la dichiarazione del Cairo del 1990. Non esiste nulla nelle dichiarazioni dei diritti dell’uomo (a partire da quella francese approvata nel 1789, fino a quella promulgata dall’Onu nel 1948) che autorizzi l’inferiorità delle donne sancita dall’obbligo del burka in certi stati islamici o addirittura alla loro mutilazione per impedirne la libertà sessuale con l’infibulazione. Nè in essi si può trovare la base per le censure dell’«islamofobia» che oggi è uno degli obiettivi dei movimenti islamisti e delle organizzazioni internazionali da essi influenzate come l’Unesco e altro organismi dell’Onu. Infine non vi è rapporto fra i diritti dell’uomo e la pretesa di un diritto generalizzato all’immigrazione. La cosiddetta «religione dei diritti umani» non è altro che una definizione propagandistica e deformante dell’agenda politica di sinistra, che tradisce le ragioni liberali su cui si è costruita l’idea dei diritti umani. È importante anche indicare che vi è un fondamento religioso, ebraico e poi cristiano dell’idea di una comune dignità degli esseri umani, che la tradizione rabbinica fa derivare dalla comune discendenza da una sola coppia di progenitori, com’è descritta all’inizio della Bibbia: il contrario di ogni possibile razzismo.

In che modo la retorica dei «diritti umani» viene impiegata per delegittimare Israele?

I diritti umani non hanno nulla a che fare con la delegittimazione di Israele (spesso praticata insieme alla sua demonizzazione, sulla base di un doppio standard: sono le tre «D» che Natan Sharansky ha proposto come test per definire la differenza fra un’opposizione legittima e l’antisemitismo). Israele viene spesso accusato di crimini inesistenti e bizzarri, che hanno senso solo per riattivare i vecchi miti antisemiti: per esempio ucciderebbe i bambini, sottrarrebbe ai nemici i loro organi interni, profanerebbe i luoghi sacri ecc. Sono calunnie insensate e senza base, come l’accusa spesso ripetuta di sottoporre i palestinesi alle stesse persecuzione che gli ebrei subirono dai nazisti. Si tratta in questo caso di un trasparente (anche se per lo più incosciente) tentativo di trasferire sulle vittime ebraiche le colpe dell’Europa. Di fatto Israele, anche se naturalmente non è perfetto e può compiere degli errori come tutti gli altri stati del mondo, è il solo paese nella vastissima area geografica fra l’Oceano Atlantico e l’India dove i diritti umani (e quelli politici e sociali) sono rispettati e attivamente promossi; in cui vigono le libertà di espressione, di associazione e di religione; in cui le minoranze etniche, religiose e politiche possono organizzarsi liberamente; in cui la magistratura è indipendente, i militari obbediscono alla politica, i governi sono liberamente scelti dall’elettorato; vi sono pari opportunità per uomini e donne e non sono ammesse discriminazioni sulla base degli orientamenti sessuali. Nonostante il terrorismo ininterrotto e le numerose guerre, i diritti umani, politici e sociali non sono mai stati sospesi in Israele e in buona parte si estendono anche ai non-cittadini, magari esplicitamente nemici come i sudditi dell’Autorità Palestinese. Chiunque provi a usare il criterio dei diritti umani per attaccare Israele, lo fa ignorando i fatti più elementari sulla vita del paese o in malafede. Al contrario, chi tiene ai diritti dell’uomo e alla libertà deve difendere Israele. Come diceva Spadolini, la libertà, anche quella dell’Europa, si difende sotto le mura di Gerusalemme.

Grazie professor Volli.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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