Manipolatori dei Diritti Umani dei Nativi o Indigeni a cui si sottraggono/rubano le loro risorse per destinarle ad altri non cittadini e non aventi diritto. Questo è lo stato italiano, l'ottava potenza economica del mondo che nega i diritti dei suoi cittadini per offrirli ad altri non cittadini fatti passare per aventi diritto.https://www.facebook.com/DirittiUmanide ... 2687679259 «L’Usl nega la carrozzina a mamma, è malata di Sla»Una carrozzina polifunzionale è stata negata ad una cinquantaseienne malata di Sla perché a casa aveva già un letto mobile. La denuncia arriva dalle figlie
26 maggio 2016
http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... 1.13543825PADOVA. Una carrozzina polifunzionale è stata negata ad una cinquantaseienne malata di Sla perché a casa aveva già un letto mobile.
Le figlie di Giovanna. La denuncia arriva da Stefania e Giorgia Cacace, entrambe figlie di Giovanna Celadin colpita da due anni da Sclerosi laterale amiotrofica. Da febbraio le condizioni della signora sono peggiorate radicalmente costringendola a letto gran parte del tempo. La donna infatti non è più in grado di muoversi autonomamente e ha costante bisogno di assistenza. Per questo motivo, a marzo, le figlie hanno pensato di richiedere all’azienda sanitaria di residenza un seggiolone polifunzionale utile a trasportare la mamma fuori casa.
Abbiamo i preventivi. «Ci siamo rivolti al fisiatra che, come di regola, ci ha fatto tre preventivi», spiega Stefania, «il passeggino in questione ha un costo di 1.800 euro circa, può contenere il macchinario per la ventilazione assistita e rappresenta l’unico modo per far muovere un po’ mia madre. Con queste belle giornate le farebbe bene uscire per una passeggiata, per respirare aria fresca e vedere la luce. Purtroppo non coordina più i movimenti e per alzarla dal letto bisogna sorreggerla a forza. Ecco perché questa carrozzina fa la differenza».
Ufficio protesi. La domanda però è stata inaspettatamente respinta dall'Ufficio protesi e ausili per invalidi dell’Usl 16. «All’inizio sembrava che dovessero consegnarci il passeggino in poco tempo, poi è tutto sfumato», aggiunge Stefania, «ci hanno detto che esiste un decreto ministeriale che non dà il diritto al seggiolone polifunzionale se si ha già avuto in convenzione un letto articolato. Insomma, tutto si riduce ad una questione di sforamento di budget. Mia madre ha lavorato come addetta alle pulizie, ha sempre pagato le tasse e questo è il trattamento che le è riservato da malata. Ciò che ci è accaduto è ingiusto e poco rispettoso».
Sostegno di amici. Stefania ha espresso il suo sdegno anche sul suo profilo Facebook, dove ha ricevuto sostegno da amici, colleghi, altri malati di Sla e familiari. Qualcuno si è offerto di avviare una raccolta fondi per aiutare le sorelle ad acquistare la carrozzina speciale.
L'aspettativa. «Ora sono in aspettativa da lavoro per stare accanto a mia madre e assisterla», dice Stefania, «in ogni caso la nostra famiglia non ha la disponibilità economica sufficiente per comprare il passeggino basculante. Sosteniamo già tante spese tra l’acquisto di farmaci e di tutto ciò che è necessario per garantire
una buona qualità di vita a mia madre. Mamma ormai non riesce nemmeno a parlare, stiamo vivendo una condizione difficile a causa dell'aggravarsi della malattia. Ci mancava solo questa difficoltà in più. Mia madre non deve essere condannata a stare a letto fino alla morte». (e.f.)
Sfratto e barca pignorata, pescatore tenta il suicidio30 maggio 2016
Tommaso Fregatti
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2016 ... rata.shtmlGenova - Un bacio sulla guancia alla moglie disabile in camera da letto, la balaustra del terrazzo oltrepassata grazie alla sola forza della disperazione. Stefano, pescatore genovese di 55 anni, venerdì sera non ce l’ha più fatta. Senza lavoro da mesi - da quando gli era stata sequestrata l’imbarcazione con la quale usciva in mare - sfrattato dalla sua abitazione, costretto ad occupare abusivamente un alloggio del Comune, ha deciso di farla finita : «Mi voglio ammazzare, non posso più andare avanti così», ha urlato nel cercare di trovare il coraggio di lanciarsi dal quarto piano della casa dove viveva clandestinamente da settimane insieme alla sua moglie gravemente malata.
Via dei Pescatori, quartiere della Foce, ore 19.30 di venerdì scorso. Quella che rischia di essere l’ennesima tragedia annunciata per la crisi economica viene scongiurata dal pronto intervento di una pattuglia di carabinieri del nucleo radiomobile. I militari diretti dal capitano Corrado Pirrè - sono impegnati nei controlli della zona e notano una decina di persone che assistite inconsapevole dalla strada al dramma del pescatore genovese che minaccia di lanciarsi nel vuoto. Intuiscono immediatamente la gravità della situazione. Intervengono. Uno cerca di dissuadere il disoccupato dal lanciarsi, l’altro si precipita in casa per bloccarlo e metterlo in sicurezza. Non è semplice. Perché Stefano è in forte stato di agitazione. Alla fine il maresciallo dell’Arma lo blocca con una cintura e di forza lo riporta sul terrazzo. I passanti assistono alla scena. Con il fiato sospeso.
Il pescatore rientra in casa, abbraccia la moglie e piange. Racconta ai militari la sua drammatica situazione familiare. Il lavoro che non arriva: «Avevo una barca ma l’ho persa per i miei debiti», racconta in lacrime spiegando di sopravvivere grazie alla solidarietà di un collega. «Ogni tanto mi fa lavorare a bordo della sua imbarcazione». C’è poi e lo sfratto avvenuto nei mesi scorsi che lo ha segnato anche per via della malattia della moglie invalida totale: «Non ho un posto dove andare così ci siamo arrangiati qui in questa abitazione di fortuna».
Un quarto d’Europa è povero. Ma le parrocchie d’accordo con la sinistra prendono i migrantiROBERTO BERNARDELLI
31/05/2016
http://www.lindipendenzanuova.com/un-qu ... i-migrantiLa polizia, su ordinanza del sindaco, ha sgomberato i clandestini accampati a Ventimiglia. E il parroco ha risposto: li prendo io, li accampiamo in seminario. Nel frattempo arrivano i dati Eurostat. Un quarto degli abitanti delle grandi città europee è a rischio povertà o esclusione sociale. Tra i 28, rileva Eurostat, le percentuali più alte di rischio povertà per gli abitanti delle grandi città sono state registrate in Grecia (34,1%), Belgio (28,6%), Austria (28,3%), Romania (28,3%) e Italia (27,8%).
Dunque, c’è l’Italia. D’altra parte manca il lavoro.
Il dato pubblicato da uno studio Eurostat sulla popolazione della Ue fra i 20 ed i 64 anni, suddivisa per zone di abitazione, dice anche che nell’insieme dei 28 paesi dell’Unione, il 41% abita nelle grandi città, il 32% in sobborghi o città più piccole, il 27% nelle zone rurali. Il tasso di occupazione tra quanti vivono nelle zone urbane è del 70,0% (del 70,2% nelle piccole città, del 69,8% nelle campagne). E l’altro 30%? Se si considera che il tasso giovanile di disoccupazione è in Italia quasi del 50%….
Sono 50,4 milioni le persone che vivono nelle grandi aree metropolitane a rischio di povertà o esclusione sociale, ovvero il 24,4%, poi però ci sono campioni di solidarietà come i parroci della chiesa romana, a fare il resto: prendiamoceli tutti, i migranti che arrivano.
Stiamo diventando una sola unica tendopoli, “fino a quando è necessario”, spiega il parroco. E gli altri? Gli altri restano fuori, a carico delle famiglie, dei genitori in pensione, in attesa di Godot.
Con il governo di sinistra è fuga dalla sanità pubblicaFrancesca Angeli - Gio, 09/06/2016
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 69253.htmlAche cosa sono serviti gli 80 euro che Matteo Renzi ha elargito (non a tutti) nel 2014? Non sono bastati neppure per le medicine che gli italiani hanno pagato di tasca propria sborsando in media 110 euro a testa.
Purtroppo la salute alza il prezzo e chi non può permettersi di pagare rinuncia. Se nel 2012 erano 9 i milioni di cittadini costretti a fare a meno di cure e prestazioni sanitarie nel 2016 sono saliti a 11. Altri due milioni di pazienti privati del diritto alla salute tutelato dalla nostra Costituzione. Le ragioni sono chiarissime: la quota pubblica di sanità si riduce anno dopo anno mentre aumentano i costi a carico del cittadino. Una tendenza iniziata nel 2010 che però il governo Renzi aveva promesso di invertire, garantendo maggiori investimenti nel Servizio sanitario nazionale, Ssn. Ma così non è stato. Anzi negli ultimi due anni (ovvero sotto la guida di Renzi) la progressione dei costi a carico dei privati da matematica è diventata geometrica. La spesa privata nel 2013 era stata di 32 miliardi e mezzo, salita a 33 nel 2014 ed esplosa a 34,5 miliardi nel 2015, registrando così un più 3,2 in due anni. La maggiore attenzione promessa alle fasce più deboli dal premier è stata negata. Tra gli 11 milioni di cittadini costretti a rinunciare alla salute infatti ci sono 2,4 milioni di anziani e 2,2 milioni di millennial, giovani nati tra gli anni '80 ed il 2000.
Tra il 2012 e il 2016 la sanità pubblica ha perso 6,79 miliardi di euro ma non basta perché il Def del 2016 prevede una progressiva diminuzione della quota di Pil destinata al finanziamento del Ssn che dal 9,2 del 2012 scenderà al 6,5 del 2019. Una contrazione che comporterà inevitabilmente servizi più cari e qualitativamente più scarsi.
Un quadro drammatico che emerge sia dalle cifre della ricerca Censis-Rbm Assicurazione Salute sia da quelle del Rapporto stilato dalla Fondazione Gimbe sulla sostenibilità del Ssn.
Sono i cittadini a pagare il prezzo dei tagli. Ad esempio con il ticket. Nel 2015 nelle casse regionali sono confluiti 2,8 miliardi di euro grazie ai ticket su farmaci e prestazioni sanitarie. Quasi la metà degli italiani, il 45,4 per cento, sottolinea come le tariffe del privato siano uguali o di poco superiori ai costi del ticket per il pubblico. E visto che spesso affrontare le liste d'attesa nel pubblico significa aspettare mesi preziosi ci sono oltre 10 milioni di italiani che lo scorso anno si sono visti costretti a rivolgersi al privato.
In questo quadro non stupisce che il 45,1 per cento degli italiani segnali un peggioramento della qualità del Ssn nella propria Regione esattamente negli ultimi due anni. Oltre la metà, il 52 per cento, considera inadeguato il Ssn nella propria Regione.
Sotto accusa per tutti in particolare le liste d'attesa che di fatto chiudono le porte d'accesso alle cure pubbliche perché se devi aspettare un anno per fare una Tac per confermare una diagnosi di cancro è ovvio che se puoi pagare ti rivolgi al privato. Se non puoi pagare e sei credente non ti resta che pregare sperando di arrivare vivo al giorno dell'esame.
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, assicura di avere «ben chiara» la situazione. «Non si possono fare le nozze con i fichi secchi - afferma il ministro -. Occorre riorganizzare il sistema delle liste di attesa, soprattutto in alcune Regioni italiane». L'obiettivo, spiega è quello di «uniformare l'intero territorio nazionale» alle regioni dove la sanità funziona con standard elevati. Ma i sindacati mettono sotto accusa le scelte del governo che, dice il segretario nazionale della Cgil Medici, Massimo Cozza, «continua a destinare più risorse ad altri settori: dagli imprenditori alle banche».