Paratornadori o manipoładori dei Diriti Omani Ogniversałi

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Messaggioda Berto » ven mar 18, 2016 10:38 pm

Migranti, il Papa ai governanti: "È bello quando aprite le porte"
Sergio Rame - Mer, 16/03/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 36182.html

"A me piace tanto quando vedo le nazioni, i governanti, che aprono il cuore e le porte".

Davanti a oltre 40mila fedeli, che sono accorsi in piazza San Pietro per partecipare all'Udienza Generale, papa Francesco torna a pregare per gli immigrati invitando i governanti ad aprire le frontiere per accogliere le centinaia di migliaia di disperati che bussano alle porte dell'Unione europea. "Questi fratelli stanno vivendo una reale e drammatica situazione di esilio - ha detto Bergoglio - lontani dalla loro patria, hanno negli occhi ancora le macerie delle loro case, la paura e spesso, purtroppo, il dolore per la perdita delle persone care".

"Dio si è dimenticato di me". Questa esclamazione, ha affermato papa Francesco, "sale spontanea alle labbra di tante persone persone che soffrono, si sentono abbandonate come i nostri fratelli che stanno vivendo una drammatica situazione di esilio lontani dalla loro patria, con negli occhi le macerie delle loro case e spesso il dolore per la perdita delle persone care". "In questi casi - ha detto Bergoglio nella sua catechesi all'Udienza Generale - uno può chiedersi dove è Dio? Come è possibile che tanta sofferenza possa abbattersi su uomini, donne e bambini innocenti ai quali chiudono la porta quendo cercano di entrare da un'altra parte, e sono lì al confine perchè tante porte e tanti cuori sono chiusi - ha continuato - i migranti di oggi che soffrono all'aria, senza cibo e non possono entrare, non sentono l'accoglienza".

Per rinnovare l'appello all'accoglienza, pronunciato con evidente riferimento alla chiusura delle frontiere lungo la rotta balcanica, Bergoglio ha preso spunto dalla promessa del profeta Geremia che risponde popolo esiliato che tornerà nella sua Terra. "Dio - ha scandito il Santo Padre - non è assente nemmeno oggi in queste drammatiche situazioni". Per questo, ha concluso, "non bisogna cedere alla disperazione. Il bene vince il male e il Signore asciugherà ogni lacrima e libererà da ogni paura".


Migranti, la Cei attacca i media: "Alimentate ansie ingiustificate"
Sergio Rame - Ven, 18/03/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 36875.html

I vescovi italiani chiedono di "superare un'informazione allarmistica e ideologica" sugli immigrati.

L'appello è contenuto nel comunicato finale del Consiglio Episcopale Permanente. Invece di alimentare ansie ingiustificate i media, secondo la Cei, dovrebbero "riconoscere cause, responsabilità e dimensioni di un fenomeno che, insieme a enormi problematiche, porta con sé un contributo di ricchezza per tutto il Paese e, quindi, un reciproco vantaggio".

Nella sua prolusione di lunedì scorso il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, si chiedeva provocatoriamente "come l'Europa, a fronte di questo tragico esodo, possa pensare di erigere muri e scavare fossati, invece di avviare processi di vera integrazione, secondo onestà, tempi rapidi, regole e fiducia da parte di tutti". Nel suo intervento a Genova, Bagnasco aveva contato 45mila profughi accolti nelle strutture cattoliche, ma il comunicato parla di ventimila persone che, spiega, "costituiscono un quinto dell'intero sistema di accoglienza in Italia". I vescovi hanno rimarcato "la necessità di giungere a un sistema unico e diffuso, che risponda a standard e procedure comuni e sia sottoposto a verifiche puntuali rispetto ai servizi da erogare e alla trasparenza nella gestione dei fondi. Di qui anche la richiesta, per l'accoglienza dei rifugiati, di poter attivare un accreditamento da parte di enti e strutture del privato sociale e del no profit". La Cei ha poi sottolineato l'importanza di "sostenere un percorso culturale che aiuti le comunità a non aver paura ad aprirsi". "L'esperienza - conclude - fa toccare con mano come la solidarietà generosa di tanti diventi via di testimonianza e di annuncio".

Dopo aver rimbrottato i media, i vescovi hanno attaccato a testa bassa la politica. Nel comunicato finale del Consiglio Episcopale Permanente si sono detti preoccupati per gli esiti di "gestione dei flussi migratori, che segnalano una vera e propria selezione, e, quindi, un'esclusione, di nazionalità". Da qui la richiesta di intensificare il lavoro di identificazione e ricollocamento degli immigrati in Europa e, soprattutto, "la messa a punto di un serio programma di inserimento abitativo e lavorativo". Nel documento i vescovi pongono l'accento, in modo particolare, sulla condizione dei minori non accompagnati e accusa i leader europei di non aver ancora avviato "percorsi di affidamento in strutture familiari". "Sono persone senza prospettive - è la conclusione - rischiano di cadere in situazione di irregolarità, andando a esporsi a condizioni di insicurezza, irreperibilità e sfruttamento".


Fanfaron, buxiaro, sensa creansa! Maldito! Mi sembri padre Gemelli il consigliere di quell'infame del generale Cadorna. Ti a te si on falso creistian.
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Messaggioda Berto » sab mag 07, 2016 7:21 am

Il pacco dell’Eurosoviet sull’immigrazione
La retorica dell'accoglienza, dalle parti di Bruxelles, sta sfuggendo di mano: per finanziare il "Migration Compact", l'Ue da una parte multa chi non spalanca le porte ai rifugiati, dall'altra tassa chiunque voglia visitare il Vecchio Continente. Siamo alla follia...
di Federica Venni

http://www.lintraprendente.it/2016/05/i ... migrazione

Ci siamo chiesti diverse volte a cosa servisse l’Europa. L’Eurocrazia, soprattutto, ovvero quello strano agglomerato di alti funzionari sempre pronti ad alzare il ditino e a dettar regole. Ecco, oggi abbiamo la risposta: serve ad invadere gli Stati che ne fanno parte con quell’odiosa quanto dannosa marea di buonismo immigrazionista, a punire chi non si piega alla melassa francescana e a fare cassa per alimentarne la crescita. Il tutto in una cornice in cui il singolo Stato conta come il due di picche, depauperato com’è di ogni facoltà liberale di decidere chi debba o meno fare ingresso nei propri confini e in che modalità. Un capolavoro di ideologia sovietica da far invidia ai tempi della Guerra Fredda.

In questi giorni, a Bruxelles, le menti dell’Ue stanno studiando tutte le norme che andranno a formare il cosiddetto “Migration Compact“: un pacco di sòle made in Italy – l’ideona è di Matteo Renzi che in principio era partito con la ricetta dei bond – da recapitare a tutti i paesi membri nelle prossime settimane. Il tutto con vari contorni. Il primo: se non accogli ti multo. Anzi, ti bastono: perché il salasso da pagare, se ti rifiuti di ospitare, è di 250.000 euro per ciascun immigrato che dovrà essere, giocoforza, ricollocato da qualche altra parte. Resta un mistero, tra l’altro, l’unico rovescio positivo della medaglia punitiva, cioè dove vanno a finire i proventi delle sanzioni. Sarebbe troppo bello per essere vero, e probabilmente non lo sarà, se i suddetti fondi finissero direttamente nelle tasche di quegli stati che, anche contro la propria volontà, vedi alla voce Italia, sono diventati l’imbuto di tutta l’immigrazione – rifugiati e non – dall’Africa. Se così fosse, il nostro Paese avrebbe le tasche piene di euromulte. Probabilmente invece, c’è da scommetterci, finiranno nelle casse di Bruxelles, in qualche fondo da redistribuire. O gettati in qualche Mare Nostrum d’emergenza. In sostanza, soldi persi. Il secondo, forse, riesce ad essere ancora più gustoso del primo: per finanziare il “Migration Compact”, cioè la mancetta all’Africa per tenersi i rifugiati, arriva l’Eurotassa di soggiorno. Cinquanta euro a testa, per chiunque, extra Ue, voglia approdare sul Vecchio Continente: un’allegra gabella da sborsare sia per turisti che per potenziali lavoratori. È il nuovo eurofisco – come se quello dei singoli stati membri non bastasse – che specula sulla pelle dei migranti, e di chi li accoglie. Una misura statalista e anti liberale che non solo rappresenta un attentato alla libertà di ogni singolo stato che, a seconda della legittima utilità deve poter decidere come gestire le proprie risorse e il proprio territorio, nonché le politiche di accoglienza, ma è estremamente dannoso per l’economia e il turismo di tutti i paesi membri.

Il concetto, in sintesi, è questo: se sei un ospite regolare, devi pagare per finanziare chi viene in Europa, nella maggior parte dei casi, irregolarmente. Non fa una grinza. Di questo passo, grazie all’illuminismo buonista dei nostri eurodecisori, dopo essere diventati il salvadanaio del Terzo Mondo, ne prenderemo addirittura il posto.
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Messaggioda Berto » sab mag 07, 2016 7:39 am

Esclusivo: Parlamento Fiammingo, Bernard Daelemans: “Le Fiandre saranno indipendenti”
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di LUCA POLO
6 May 2016

http://www.lindipendenzanuova.com/esclu ... dipendenti

Bernard Daelemans, anno 1966, fornisce il suo contributo a Bruxelles nel board della VVB ( Vlaamse Volksbeweging / Movimento Popolare Fiammingo http://www.vvb.org ) come vice-presidente. Dalla sua base operativa, la “Flemish House” nei pressi del Parlamento fiammingo, Bernard è attivo su innumerevoli fronti. La maggior parte delle persone in patria probabilmente lo conosce come la forza trainante dietro la rivista “Meervoud” ( http://www.meervoud.org) su cui egli stesso scrive. È attualmente in carica sia come portavoce per le Fiandre del coordinamento internazionale ICEC, sia come membro del board. Bernard è un attivista instancabile nella battaglia dell’applicazione del diritto di autodeterminazione.

Negli ultimi decenni abbiamo visto il nazionalismo fiammingo aumentare di molto il suo peso politico e raggiungere un punto in cui la governabilità del Belgio è stata seriamente minacciata (2010-2011) quando cioè il Belgio restò senza un governo per più di un anno. Ma nessun grande passo è stato fatto di recente nel senso dell’autonomia fiamminga, e la crisi è poi rientrata. Come ci puoi spiegare tutto questo?

“Di fatto per prima volta nella storia avevamo raggiunto il punto in cui i partiti indipendentisti non erano così lontani dalla maggioranza assoluta di seggi all’interno delle Fiandre. I partiti nazionalisti stanno diventando la corrente principale, il che è un fatto nuovo. Dal momento della creazione dello Stato belga nel 1830 il nazionalismo fiammingo ha sempre fatto parte della politica belga, ma i partiti nazionalisti – anche se avevano influenza – erano sempre una piccola minoranza nel panorama politico. La maggior parte dei Fiamminghi si sentiva a proprio agio riponendo la fiducia nei partiti tradizionali per difendere il punto di vista dei Fiamminghi, dal momento che siamo la maggioranza nello Stato belga (più o meno il 60% contro il 40% dei francofoni Valloni e Brussellesi).

L’autonomia è come sospesa?

“Anche se si sono avuti progressi nel campo del riconoscimento della lingua e della cultura e anche altri passi sono stati fatti per costruire un sistema di autonomia in cui gestiamo la nostra istruzione e decidiamo delle nostre infrastrutture (autostrade, porti, etc…), ci mancano ancora i veri strumenti per la politica economica come l’autonomia fiscale. Nel mentre che una maggiore autonomia ci veniva garantita, dovevamo pagare per queste grandi concessioni, ovvero la maggioranza demografica fiamminga venne politicamente annullata da un diritto di veto: qualsiasi decisione di una maggioranza fiamminga può sempre essere bloccato dai partiti francofoni”.

La crisi finanziaria è stata l’alibi?

“A mio avviso, quando la crisi finanziaria è arrivata nel 2008, ed ha interessato anche seriamente le banche belghe, si è ritenuto che il nostro benessere fosse seriamente minacciato e così è diventato evidente a molti Fiamminghi che sono necessarie riforme profonde per proteggere il nostro benessere e il sistema sociale, ma i politici valloni si sono sempre opposti a quelle riforme.

L’ostruzionismo politico permanente e l’atteggiamento arrogante dei politici francofoni ha reso chiaro che gli interessi fiamminghi sarebbero meglio serviti da una maggiore autonomia, il che spiega il motivo per cui i partiti indipendentisti sono andati così bene nelle elezioni del 2014. L’attuale Ministro-Presidente del governo fiammingo è un nazionalista, questo è un fatto storico nuovo.

E ancora il nazionalismo non è abbastanza forte per realizzare l’indipendenza delle Fiandre. Il principale partito (N-VA) ha anche accettato una moratoria sulle questioni istituzionali: sono entrati nel governo belga, con la promessa che cambiamenti istituzionali non dovevano essere effettuati nei prossimi cinque anni”.daelemans fiandre.

Con l’indipendenza si risolve anche la questione economica?

“Le rivendicazioni fiamminghe sono ora congelate, perché dicono che le riforme economiche sono troppo urgenti, e nello stesso tempo vogliono dimostrare in primo luogo che essi sono amministratori e governanti affidabili. In questo modo, la loro strategia sembra essere quella di consolidare la loro posizione nelle istituzioni e nella società, piuttosto che spendere 5 anni all’opposizione e lasciare che il loro “slancio”, il loro “momentum” politico passi via. Il VVB, come un movimento sociale indipendente, è critico verso questa strategia politica, ma è disposto a dargli una possibilità. Naturalmente ci sono rischi, perché se questo corso dimostra che il Belgio può essere efficacemente governato e le riforme economiche possono essere fatte, il “desiderio” fiammingo può sembrare possa essere soddisfatto all’interno della costellazione del Belgio, allora che necessità ci sarebbe di rivendicare ancora l’indipendenza delle Fiandre? Il VVB è naturalmente convinto che l’indipendenza delle Fiandre è l’unico modo per ottenere ciò che il Popolo fiammingo vuole, l’unico modo per avere decisioni democratiche e l’unico modo per realizzare i necessari cambiamenti socio-economici”.

Gli attentati di Bruxelles hanno mostrato il lato debole del governo?

“Gli attentati di Zaventem e della stazione del metro di Maalbeek a Bruxelles rivelato anche molte disfunzioni nella governance belga. Anche nella stampa mondiale il Belgio è stato puntato come ‘Stato fallito’. Soprattutto il complesso deserto istituzionale di Bruxelles, dove così tanti livelli politici competono sullo stesso territorio e dove nessuno è alla fine responsabile, è stato nettamente criticato. Abbiamo infatti 19 comuni, 6 polizie, 1 governo regionale, 2 governi della comunità e, naturalmente, anche lo stato federale a governare una città di 1 milione di abitanti. Gli osservatori internazionali, nonché l’opinione pubblica fiamminga rivendicano una semplificazione delle istituzioni, ma i partiti francofoni vogliono mantenere lo ‘status quo’ e vedono nelle riforme richieste una minaccia per il loro potere”.

Il mondo ha anche scoperto la municipalità di Molenbeek, una sorta di ghetto musulmano vicino al centro di Bruxelles, dove molti jihadisti coinvolti negli attentati di Parigi e di Bruxelles sono stati in qualche modo coperti e possono anche nascondersi per diversi mesi dopo che una imponente operazione di ricerca è stata lanciata per trovare questi criminali.

“Vedete, il caso Molenbeek illustra molto bene i punti di vista completamente diversi del partito politico fiammingo e del partito politico francofono in materia di immigrazione e integrazione. Mentre dal 1990 nelle Fiandre la critica in materia di immigrazione è entrato nel dibattito politico ed diventato il tema principale di un partito indipendentista (Vlaams Belang) che aveva sempre più successo, i partiti francofoni hanno rifiutato di rafforzare la gestione dell’immigrazione e sembravano essere più interessati nella valorizzazione dei voti dei migranti. Dovete sapere che la popolazione belga è cresciuta negli ultimi due decenni, da 9 a 11 milioni di abitanti e questo è ovviamente dovuto alla massiccia immigrazione. Circa 1/3 di tutti i migranti vengono a Bruxelles, dove ora la grande maggioranza della popolazione ha radici straniere (67% secondo le statistiche ufficiali). I partiti politici di lingua francese hanno visto questa come un’opportunità, in quanto ci si aspettava che la maggior parte dei nuovi arrivati si sarebbe spontaneamente integrata nella lingua dominante a Bruxelles, il francese, in modo che la popolazione fiamminga a Bruxelles e dintorni sarebbe diventata minoritaria”.daelemans arque fiandre

Integrazione, immigrazione, che prospettiva?

“Nelle Fiandre da anni i partiti hanno elaborato una politica di integrazione con lezioni di lingua obbligatori e forte stimolo per i nuovi arrivati a sviluppare le competenze necessarie per rendersi pronti alla partecipazione economica. I partiti francofoni hanno rifiutato questa “acculturazione imposta” dei “Fiamminghi razzisti”. Naturalmente speravano che, spontaneamente, i migranti avrebbero scelto di far parte della comunità francofona. Inoltre, hanno installato una sorta di politica “clientelare”, dove ai migranti sono state assicurate le abitazioni sociali, un lavoro nel settore pubblico, e tutti i tipi di prestazioni sociali (finanziato dal contribuente fiammingo) per ottenere i loro voti. I candidati sono stati messi nelle liste elettorali per attrarre quei voti, indipendentemente dai possibili punti di vista radicali islamici. Naturalmente ogni voce critica dei Fiamminghi era un segno orribile di razzismo”.

Stai dicendo che i partiti francofoni hanno creato il mostro jihadista?

“Beh, certo possiamo vedere che anche in altri paesi dell’Europa occidentale ci sono i jihadisti che vanno a combattere in Siria e commettono attentati e altre crudeltà, ma il numero di jihadisti provenienti da Belgio è molto più grande (in proporzione al numero dei musulmani) che in altri paesi, e da anni già ci sono legami con gli attacchi terroristici, anche quelli della stazione di Atocha, per esempio. A Molenbeek, sotto il governo socialista francofono è stato creato un ghetto, e la correttezza politica che è molto forte nei media e nei politici francofoni, ha fatto in modo che nessuno volesse vedere questa realtà così scomoda. Fortunatamente i punti di vista si stanno rivalutando anche nella comunità francofona, e solo poche settimane fa, il parlamento della comunità francofona ha approvato una legge per “integrazione obbligatoria”, proprio come i Fiamminghi hanno fatto quasi 15 anni fa”.

Ero a Madrid il giorno dell’attentato ed avrei dovuto essere proprio ad Atocha a prendere il treno per Cordoba quella mattina, ma per un caso fortuito un cliente mi spostò l’appuntamento la sera prima. Credo che dopo questa intervista avrò ancor meno simpatia di prima per i politici valloni! Bernard, credi quindi che il problema della immigrazione sia un tema centrale del dibattito indipendentista nelle Fiandre, potrebbe essere il vero innesco per la scissione del Belgio?

“Direi che è solo una delle tante questioni in cui Fiamminghi e Valloni hanno molto diversi punti di vista, che porta sempre a una situazione di stallo politico in modo che nulla è deciso in conformità con quanto i Fiamminghi pensano riguardo la questione. In sostanza abbiamo un problema democratico, a causa del diritto di veto dei Valloni sulle Fiandre, che nulla vorrebbero mai decidere. E, naturalmente, qualsiasi decisione che colpisca potenzialmente interessi valloni o privilegi dei francofoni, è annullata dalla loro comunità. Ed alla fine, non puoi nominare un qualsiasi argomento dove non ci sia un qualche interesse coinvolto, sia che si parli di investimenti della società ferroviaria belga, del finanziamento delle cure mediche e degli ospedali oppure dell’organizzazione del sistema giudiziario”.
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Messaggioda Berto » sab mag 07, 2016 6:50 pm

Vargognate Françesco a dir ła buxia granda kel Coran lè on livro de paxe, vargognate Françesco, vargognate!

http://video.repubblica.it/dossier/il-n ... 105/183968
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Messaggioda Berto » mer mag 11, 2016 10:58 am

La posta in gioco
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
10.05.2016

http://www.informazionecorretta.com/mai ... A.facebook

Cari amici,

a parte le polemiche e le invettive, che qualche volta ci vogliono, è necessario riflettere su quel che sta accadendo al nostro continente in questo momento che è decisivo non solo per la cronaca politica, ma davvero anche per la storia. Per questa ragione vi invito a leggere un articolo con cui non concordo affatto, ma che almeno pone il problema, quello di Robert Kaplan pubblicato sulla “Stampa” di domenica. Ecco il link: http://www.lastampa.it/2016/05/08/ester ... agina.html . Per chi non lo sapesse, Kaplan è un politologo americano con larghe esperienze giornalistiche, che predica una sorta di realismo machiavellico e geopolitico per quanto riguarda il rapporto degli Stati Uniti col resto del mondo; ha appoggiato la Seconda guerra del Golfo per poi pentirsene, è stato amico sia di “neocon” come Wolfowitz, sia di personaggi controversi di sinistra come Mearsheimer, l’autore del libro criticatissimo sulla “Israeli Lobby”. Insomma è uno che pensa trasversalmente e spesso sbaglia, un provocatore di idee che vale la pena di leggere.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... lamega.jpg



Kaplan parte da un fatto ben noto, che è stato oggetto di un celebre libro del grande storico Henry Pirenne già pubblicato nel 1937 (Maometto e Carlo Magno, in italiano da Laterza): la fine del mondo antico è stata determinata dall’imperialismo musulmano che fra Settimo e Ottavo secolo si impadronì di tutta la sponda Sud del Mediterraneo, che almeno dalla caduta di Cartagine era stata per un millennio del tutto inclusa nel mondo grecoromano. A guardare le mappe incluse nell’articolo si capisce benissimo quanto fu decisiva la prima spinta militare dell’Islam (che arrivò immediatamente dopo anche a conquistare la Spagna e la Sicilia e poi dopo seicento anni con una seconda spinta turca distrusse l’Impero Romano d’Oriente, prendendo completamente l’Anatolia, il Mar Nero, i Balcani fino ad assediare due volte Vienna). Le controffensive cristiane furono lente e poco utili; il regno cristiano in Terra d’Israele durò un secolo, la Reconquista della penisola iberica fu lenta e faticosa; i Balcani e la Grecia furono liberati solo nell’Ottocento. La Sponda Sud del Mediterraneo, con la sola eccezione di Israele è in mano ai conquistatori arabi. Dunque la rottura è stata permanente, senza possibilità di integrazione e ha definito l’identità dell’Europa. Purtroppo Kaplan cita a questo proposito le affermazioni ideologiche e spesso infondate di Said e non gli storici seri alla Pirenne. Ma non è questo il punto.


L'espansione dell'islam nel VII-VIII secolo

Quel che accade oggi, come scrive Kaplan è che “ora l’Islam sta contribuendo a distruggere ciò che aveva contributo a creare. La geografia classica si sta riaffermando sotto la spinta delle forze del terrorismo e della migrazione che riunificano il bacino del Mediterraneo, Nord Africa e Oriente compresi, con l’Europa. [...] Oggi, centinaia di migliaia di musulmani che non hanno alcun desiderio di diventare cristiani si stanno riversando negli Stati europei, economicamente stagnanti, minacciandone la fragile pace sociale.”

Kaplan a questo punto abbraccia delle tesi terzomondiste: “Anche se le élite europee per decenni hanno usato la retorica idealista per negare la forza della religione e dell’etnia, sono stati proprio questi i collanti che hanno garantito la coesione interna degli Stati europei. L’Europa ha risposto ricostruendo artificialmente identità culturali e nazionali di estrema destra ed estrema sinistra, per contenere la minaccia portata dalla civiltà un tempo dominata.” Il risultato è secondo lui catastrofico e richiede una “nuova integrazione”: “L’Europa ora deve trovare qualche altro modo di incorporare dinamicamente il mondo dell’Islam [...] Se non riesce ad evolvere nella direzione dei valori universali, resteranno solo la demenza delle ideologie e i più biechi nazionalismi a riempire il vuoto.”

Insomma, il fatto che l’immigrazione selvaggia costituisca un evento storico che va messo in connessione con la grande conquista dell’Ottavo secolo e le spinte imperialiste successive Kaplan li vede, ma non capisce o non vuole capire che si tratta di un nuovo sfondamento a Nord del vecchio imperialismo musulmano. In questo è allineato con il papa, con Obama, con i vertici dell’Unione Europea. Quel che non vede è l’imperialismo islamico, il fatto che dovunque sia arrivata la conquista islamica, anche se inizialmente sostenuta da una piccolissima minoranza di soldati, nel corso dei secoli ogni altra cultura, etnia e religione è stata distrutta e soppiantata. Quel che oggi chiamiamo Maghreb fino al VII secolo era cristiano, non musulmano. E così la Siria, la Mesopotamia, l’Egitto: erano i luoghi centrali del cristianesimo antico. Oggi resistono sparute minoranze, che sono in via di essere eliminate del tutto, come i turchi hanno fatto in Anatolia e sulla costa meridionale del Mar Nero. Nel Maghreb c’erano i berberi, in Siria e Iraq c’erano aramei e assiri, in Anatolia armeni in Egitto i discendenti degli antichi egizi. Ora a ovest di Siria e Iraq restano quasi solo arabi e in Anatolia solo turchi. E’ stata una pulizia etnica, religiosa e culturale sistematica e spaventosa, paragonabile solo alle peggiori imprese del colonialismo in America e Australia.

L’Europa ha resistito per secoli a questo imperialismo arabo (e turco) musulmano. Non lo ha fatto come afferma Kaplan con Said per un presunto “senso di superiorità culturale”, ma per pura volontà di sopravvivenza. Oggi questa barriera è caduta e ci sono politici (da papa Bergoglio alla Boldrini in Italia) e intellettuali (fra cui lo stesso Kaplan) che ci incitano a costruire un mondo “senza muri” e ad accogliere l’Islam “con amicizia”. Il pubblico non capisce che un mondo senza frontiere e dunque senza nazioni è esattamente l’ideale della “umma” islamica (in cui conta solo la fede e la sottomissione) e dell’”internazionalismo” comunista, che non a caso nel momento del suo declino politico e culturale ha trovato naturale appoggiare l’Islam.

Questo è il futuro che ci prospettano: un mondo in cui l’unità del Mediterraneo sia ristabilita, sì, ma in senso opposto al mondo antico, dal Sud al Nord, dove gli invasori islamici finalmente potranno compiere il disegno millenario di impadronirsi di Roma. Andranno così le cose? Fra venti, cinquanta, cento anni l’Europa sarà privata della sua identità per diventare un pezzo del “Dar el Islam” (il territorio della sottomissione) come Tunisia (già Cartagine) e Turchia (già Grecia e Armenia)? I nostri monumenti culturali saranno come i resti romani che punteggiano la Siria e la Libia? Se dipendesse dai Kaplan e dai Bergoglio e dalle Merkel certamente sì. Per fortuna molti europei vedono le cose in maniera un po’ diversa.
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Messaggioda Berto » gio mag 12, 2016 9:49 am

Il contrordine di Papa Francesco
di Arturo Diaconale
10 maggio 2016

http://www.opinione.it/editoriali/2016/ ... =hootsuite


Contrordine fedeli! La Chiesa, che aveva combattuto e perso la battaglia perché nella Costituzione europea venisse fissato il riferimento alle radici giudaico-cristiane del Vecchio Continente, ha cambiato radicalmente la propria posizione. Papa Francesco, ricevendo dalle massime autorità europee il Premio Carlo Magno intitolato al simbolo dell’identificazione tra Europa e Cristianesimo, ha annunciato la fine della guerra per il riconoscimento delle radici cristiane e ha proclamato l’avvento di una nuova fase storica in cui l’identità fondante di una nuova Europa sia multiculturale e basata sul dialogo, l’integrazione, il confronto ed il compromesso.

A qualcuno questo annuncio di Bergoglio ha fatto venire in testa che la rinuncia alle radici cristiane e la scelta dell’identità multiculturale cancella in un colpo solo lo stesso Carlo Magno, Carlo Martello, la “reconquista”, Lepanto, Vienna, secoli di “mamma li turchi” ed anche parecchi secoli di feroce predominio coloniale cristiano su un Islam declinante ed addormentato.

Ma per chi non usa la storia come fattore di rassicurazione e di rafforzamento delle proprie convinzioni religiose, le parole del Pontefice non suscitano alcuno scandalo. Se è il Papa a rinunciare all’identità cristiana dell’Europa, perché mai a rivendicare questa caratterizzazione dovrebbero essere quelli che interpretano la storia non in chiave religiosa ma laica?

Al Papa, semmai, andrebbe sommessamente e rispettosamente sottolineato che il passaggio da un’identità monoculturale (cattolici protestanti, ortodossi e, paradossalmente, anche agnostici ed atei del Vecchio Continente sono figli di un’unica tradizione storica e culturale) ad una identità multiculturale non è un processo dall’esito positivo scontato, ma un passaggio storico tempestoso che può anche produrre non il dialogo e l’integrazione ma l’incomunicabilità ed il conflitto.

L’estrema pericolosità di una fase del genere nasce da due fattori di fondo. Il primo è che la tanto decantata identità multiculturale sarebbe in realtà una identità biculturale, quella cristiana e quella islamica. Il secondo è che mentre sul terreno religioso le due componenti possono dialogare in nome del comune monoteismo, è sul terreno politico e civile che il confronto ed il compromesso tra le due storie e le due culture risultano di fatto impossibili.

O è l’Islam che identifica Dio e Cesare che accetta di piegarsi (ed integrarsi) ad una società che ha dovuto passare per infinite guerre di religione prima di fissare una separazione netta tra lo Stato e la religione. O, viceversa, è la società aperta dei diritti e delle libertà dell’individuo che subisce nel tempo la supremazia di chi persegue un modello di convivenza dove le regole religiose si identificano con quelle civili. Un modello che la Chiesa cattolica è stata costretta ad abbandonare nell’Europa secolarizzata, ma che nel Papa gesuita suscita ancora qualche nostalgia e forse un po’ di attrazione nei confronti di chi è pronto ad immolarsi per imporre il predominio della propria religione.
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Messaggioda Berto » dom mag 15, 2016 1:46 pm

SILVANA DE MARI - Dobbiamo accogliere gli immigrati, tutti, altrimenti siamo cattivi.

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 6408081947

I migranti africani fuggono dalla miseria: ho fatto il medico in Africa, gli africani nella miseria non somigliano per nulla a quelli che sbarcano a Lampedusa. Quelli che sbarcano a Lampedusa hanno abiti corretti, cellulari e l'aspetto inequivocabile di chi ha sempre mangiato e ha la disponibilità economica per il trasporto. Quelli che arrivano a Lampedusa, come ci dicono gli intellettuali africani, è gente che scappa da nazioni con ottimi Pil come la Costa d'Avorio o l'Algeria, perché preferisce fare il mantenuto al lavoratore, dopo aver dissanguato la propria terra, sottraendo il costo del trasporto, sufficiente nei paesi di origine a comprare una piccola mandria o una fattoria.

Stiamo dissanguando l'Italia e peggiorando le condizioni dell'Africa per accogliere i peggiori. È il più bizzarro suicidio che una civiltà abbia mai compiuto.

Il secondo punto che vale la pena di esaminare è la religione dei richiedenti asilo. Ogni anno supera le centomila unità il numero dei cristiani assassinati per la loro fede. Ricordiamo sempre che in ogni tipo di aggressione o conflitto, in media a ogni morto corrispondono venti vittime che hanno subito danni non mortali, quali ferite e stupri.

Mischiati con gli islamici che arrivano sulle nostre terre ci sono i cristiani, loro sì degni di soccorso, di asilo e facilmente integrabili nelle nostre società. L'Italia, l'Unione Europea e il bizzarro tizio vestito di bianco che sta a Santa Marta, fanno tutto quello che possono perché le persecuzioni continuino nei centri di accoglienza. I cristiani devono nascondere la loro identità sui barconi o rischiano di essere uccisi. Di 12 di loro abbiamo avuto notizia perché il loro assassinio è avvenuto nelle nostre acque territoriali ed è stato visto e denunciato, ma la maggioranza passa inosservata.

La terza carica di questa nazione, la signora Boldrini, ha deriso con una frase sprezzante l'assassinio di questi uomini affermando che di certo non si fanno discussioni teologiche sui barconi. Le violenze continuano anche nei centri di accoglienza. In Germania e Svezia sono all'ordine del giorno, gli amici cristiani pachistani di Bergamo mi assicurano che nei centri italiani sono la norma.

Se il bizzarro tizio vestito di bianco avesse fatto salire qualche cristiano sul suo aereo lo avrebbe salvato da sofferenze certe. Se avesse elevato alla porpora cardinalizia qualcuno dei vescovi delle terre del cristianesimo perseguitato, avrebbe dato potenza alla sua voce. Se almeno la piantasse di riempire il web con il suo ridicolo segno di ok sarebbe una parziale consolazione per le donne cristiane stuprate a Mosul dopo aver visto i mariti decapitati.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » dom mag 22, 2016 9:36 am

La Boldrini vuole punire chi parla male dell'islam
Editoriale
di Magdi Cristiano Allam 22/05/2016

http://www.magdicristianoallam.it/edito ... islam.html

(Il Giornale, 22 maggio 2016) - La minaccia principale alla nostra civiltà laica e liberale risiede nel divieto assoluto di criticare e di condannare l'islam come religione, perché i suoi contenuti sono in totale contrasto con le leggi dello Stato, le regole della civile convivenza, i valori non negoziabili della sacralità della vita, della pari dignità tra uomo e donna, della libertà di scelta.

Mentre il terrorismo islamico dei tagliagole, coloro che sgozzano, decapitano, massacrano e si fanno esplodere, noi lo sconfiggeremo sui campi di battaglia dentro e fuori di casa nostra, di fatto ci siamo già arresi al terrorismo islamico dei taglialingue, coloro che sono riusciti a imporci la legittimazione dell'islam a prescindere dai suoi contenuti ed ora sono mobilitati per codificare il reato di “islamofobia”, un'auto-censura nei confronti dell'islam.

Le Nazioni Unite, l'Unione Europea e il Consiglio d'Europa hanno già accreditato, sul piano politico, il reato di islamofobia, assecondando la strategia dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica. Ebbene ora in Italia il Presidente della Camera Laura Boldrini ha fatto un ulteriore passo in avanti finalizzato a codificare per legge il reato di islamofobia, che comporterà sanzioni penali e civili per chiunque criticherà e condannerà l'islam come religione.

È ciò che emerge dall'iniziativa della Boldrini di dar vita alla Commissione di studio sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio, nelle varie forme che possono assumere, xenofobia, antisemitismo, islamofobia, antigitanismo, sessismo, omofobia. Secondo la Boldrini sarebbero nuove forme di razzismo, che si manifestano soprattutto nella Rete, catalogate in inglese come “hate speech”, da intendersi come “incitazione all'odio”.

È singolare che siamo in un'Italia e in un'Europa dove chiunque può dire di tutto e di più sul cristianesimo, su Gesù, sulla Chiesa e sul Papa, senza che succeda nulla perché viene ascritto alla libertà d'espressione, mentre ci siamo auto-imposti di non dire nulla sull'islam, su Allah, su Maometto e sul Corano perché urta la suscettibilità dei musulmani, perché abbiamo paura della loro reazione violenta che si ritorce indiscriminatamente contro tutti i cristiani nel mondo. A proposito, dal momento che i cristiani sono in assoluto i più perseguitati al mondo per la loro fede, perché mai tra le categorie che sostanzierebbero il reato di “incitazione all'odio” non compare la “cristianofobia”?

L'errore fondamentale che viene commesso è di sovrapporre la dimensione della persona con quella della religione, ritenendo che per rispettare i musulmani come persone si debba automaticamente e acriticamente legittimare l'islam come religione. Noi invece dobbiamo rispettare i musulmani come persone, ma al tempo stesso dobbiamo usare la ragione per entrare nel merito dei contenuti di una religione e poter esprimere in libertà la verità sull'islam.

La Boldrini, la terza carica dello Stato che dovrebbe lealtà e fedeltà all'Italia, si esibisce in pubblico con al petto una spilletta su cui c'è scritto “Stati Uniti d'Europa”, una entità inesistente ma che si tradurrebbe nella scomparsa dell'Italia come Stato sovrano e indipendente, così come promuove l'auto-invasione di milioni di clandestini musulmani che a suo avviso rigenererebbero la vita e la civiltà dell'Italia. In questo contesto il reato di islamofobia si rivelerebbe il colpo di grazia all'Italia e agli italiani.
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Messaggioda Berto » mar mag 31, 2016 2:02 pm

Manipolatori dei Diritti Umani dei Nativi o Indigeni a cui si sottraggono/rubano le loro risorse per destinarle ad altri non cittadini e non aventi diritto. Questo è lo stato italiano, l'ottava potenza economica del mondo che nega i diritti dei suoi cittadini per offrirli ad altri non cittadini fatti passare per aventi diritto.

https://www.facebook.com/DirittiUmanide ... 2687679259


«L’Usl nega la carrozzina a mamma, è malata di Sla»
Una carrozzina polifunzionale è stata negata ad una cinquantaseienne malata di Sla perché a casa aveva già un letto mobile. La denuncia arriva dalle figlie
26 maggio 2016

http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... 1.13543825

PADOVA. Una carrozzina polifunzionale è stata negata ad una cinquantaseienne malata di Sla perché a casa aveva già un letto mobile.

Le figlie di Giovanna. La denuncia arriva da Stefania e Giorgia Cacace, entrambe figlie di Giovanna Celadin colpita da due anni da Sclerosi laterale amiotrofica. Da febbraio le condizioni della signora sono peggiorate radicalmente costringendola a letto gran parte del tempo. La donna infatti non è più in grado di muoversi autonomamente e ha costante bisogno di assistenza. Per questo motivo, a marzo, le figlie hanno pensato di richiedere all’azienda sanitaria di residenza un seggiolone polifunzionale utile a trasportare la mamma fuori casa.

Abbiamo i preventivi. «Ci siamo rivolti al fisiatra che, come di regola, ci ha fatto tre preventivi», spiega Stefania, «il passeggino in questione ha un costo di 1.800 euro circa, può contenere il macchinario per la ventilazione assistita e rappresenta l’unico modo per far muovere un po’ mia madre. Con queste belle giornate le farebbe bene uscire per una passeggiata, per respirare aria fresca e vedere la luce. Purtroppo non coordina più i movimenti e per alzarla dal letto bisogna sorreggerla a forza. Ecco perché questa carrozzina fa la differenza».

Ufficio protesi. La domanda però è stata inaspettatamente respinta dall'Ufficio protesi e ausili per invalidi dell’Usl 16. «All’inizio sembrava che dovessero consegnarci il passeggino in poco tempo, poi è tutto sfumato», aggiunge Stefania, «ci hanno detto che esiste un decreto ministeriale che non dà il diritto al seggiolone polifunzionale se si ha già avuto in convenzione un letto articolato. Insomma, tutto si riduce ad una questione di sforamento di budget. Mia madre ha lavorato come addetta alle pulizie, ha sempre pagato le tasse e questo è il trattamento che le è riservato da malata. Ciò che ci è accaduto è ingiusto e poco rispettoso».

Sostegno di amici. Stefania ha espresso il suo sdegno anche sul suo profilo Facebook, dove ha ricevuto sostegno da amici, colleghi, altri malati di Sla e familiari. Qualcuno si è offerto di avviare una raccolta fondi per aiutare le sorelle ad acquistare la carrozzina speciale.

L'aspettativa. «Ora sono in aspettativa da lavoro per stare accanto a mia madre e assisterla», dice Stefania, «in ogni caso la nostra famiglia non ha la disponibilità economica sufficiente per comprare il passeggino basculante. Sosteniamo già tante spese tra l’acquisto di farmaci e di tutto ciò che è necessario per garantire
una buona qualità di vita a mia madre. Mamma ormai non riesce nemmeno a parlare, stiamo vivendo una condizione difficile a causa dell'aggravarsi della malattia. Ci mancava solo questa difficoltà in più. Mia madre non deve essere condannata a stare a letto fino alla morte». (e.f.)


Sfratto e barca pignorata, pescatore tenta il suicidio
30 maggio 2016
Tommaso Fregatti
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2016 ... rata.shtml


Genova - Un bacio sulla guancia alla moglie disabile in camera da letto, la balaustra del terrazzo oltrepassata grazie alla sola forza della disperazione. Stefano, pescatore genovese di 55 anni, venerdì sera non ce l’ha più fatta. Senza lavoro da mesi - da quando gli era stata sequestrata l’imbarcazione con la quale usciva in mare - sfrattato dalla sua abitazione, costretto ad occupare abusivamente un alloggio del Comune, ha deciso di farla finita : «Mi voglio ammazzare, non posso più andare avanti così», ha urlato nel cercare di trovare il coraggio di lanciarsi dal quarto piano della casa dove viveva clandestinamente da settimane insieme alla sua moglie gravemente malata.

Via dei Pescatori, quartiere della Foce, ore 19.30 di venerdì scorso. Quella che rischia di essere l’ennesima tragedia annunciata per la crisi economica viene scongiurata dal pronto intervento di una pattuglia di carabinieri del nucleo radiomobile. I militari diretti dal capitano Corrado Pirrè - sono impegnati nei controlli della zona e notano una decina di persone che assistite inconsapevole dalla strada al dramma del pescatore genovese che minaccia di lanciarsi nel vuoto. Intuiscono immediatamente la gravità della situazione. Intervengono. Uno cerca di dissuadere il disoccupato dal lanciarsi, l’altro si precipita in casa per bloccarlo e metterlo in sicurezza. Non è semplice. Perché Stefano è in forte stato di agitazione. Alla fine il maresciallo dell’Arma lo blocca con una cintura e di forza lo riporta sul terrazzo. I passanti assistono alla scena. Con il fiato sospeso.

Il pescatore rientra in casa, abbraccia la moglie e piange. Racconta ai militari la sua drammatica situazione familiare. Il lavoro che non arriva: «Avevo una barca ma l’ho persa per i miei debiti», racconta in lacrime spiegando di sopravvivere grazie alla solidarietà di un collega. «Ogni tanto mi fa lavorare a bordo della sua imbarcazione». C’è poi e lo sfratto avvenuto nei mesi scorsi che lo ha segnato anche per via della malattia della moglie invalida totale: «Non ho un posto dove andare così ci siamo arrangiati qui in questa abitazione di fortuna».



Un quarto d’Europa è povero. Ma le parrocchie d’accordo con la sinistra prendono i migranti
ROBERTO BERNARDELLI
31/05/2016

http://www.lindipendenzanuova.com/un-qu ... i-migranti

La polizia, su ordinanza del sindaco, ha sgomberato i clandestini accampati a Ventimiglia. E il parroco ha risposto: li prendo io, li accampiamo in seminario. Nel frattempo arrivano i dati Eurostat. Un quarto degli abitanti delle grandi città europee è a rischio povertà o esclusione sociale. Tra i 28, rileva Eurostat, le percentuali più alte di rischio povertà per gli abitanti delle grandi città sono state registrate in Grecia (34,1%), Belgio (28,6%), Austria (28,3%), Romania (28,3%) e Italia (27,8%).

Dunque, c’è l’Italia. D’altra parte manca il lavoro.

Il dato pubblicato da uno studio Eurostat sulla popolazione della Ue fra i 20 ed i 64 anni, suddivisa per zone di abitazione, dice anche che nell’insieme dei 28 paesi dell’Unione, il 41% abita nelle grandi città, il 32% in sobborghi o città più piccole, il 27% nelle zone rurali. Il tasso di occupazione tra quanti vivono nelle zone urbane è del 70,0% (del 70,2% nelle piccole città, del 69,8% nelle campagne). E l’altro 30%? Se si considera che il tasso giovanile di disoccupazione è in Italia quasi del 50%….
Sono 50,4 milioni le persone che vivono nelle grandi aree metropolitane a rischio di povertà o esclusione sociale, ovvero il 24,4%, poi però ci sono campioni di solidarietà come i parroci della chiesa romana, a fare il resto: prendiamoceli tutti, i migranti che arrivano.
Stiamo diventando una sola unica tendopoli, “fino a quando è necessario”, spiega il parroco. E gli altri? Gli altri restano fuori, a carico delle famiglie, dei genitori in pensione, in attesa di Godot.



Con il governo di sinistra è fuga dalla sanità pubblica
Francesca Angeli - Gio, 09/06/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 69253.html

Ache cosa sono serviti gli 80 euro che Matteo Renzi ha elargito (non a tutti) nel 2014? Non sono bastati neppure per le medicine che gli italiani hanno pagato di tasca propria sborsando in media 110 euro a testa.

Purtroppo la salute alza il prezzo e chi non può permettersi di pagare rinuncia. Se nel 2012 erano 9 i milioni di cittadini costretti a fare a meno di cure e prestazioni sanitarie nel 2016 sono saliti a 11. Altri due milioni di pazienti privati del diritto alla salute tutelato dalla nostra Costituzione. Le ragioni sono chiarissime: la quota pubblica di sanità si riduce anno dopo anno mentre aumentano i costi a carico del cittadino. Una tendenza iniziata nel 2010 che però il governo Renzi aveva promesso di invertire, garantendo maggiori investimenti nel Servizio sanitario nazionale, Ssn. Ma così non è stato. Anzi negli ultimi due anni (ovvero sotto la guida di Renzi) la progressione dei costi a carico dei privati da matematica è diventata geometrica. La spesa privata nel 2013 era stata di 32 miliardi e mezzo, salita a 33 nel 2014 ed esplosa a 34,5 miliardi nel 2015, registrando così un più 3,2 in due anni. La maggiore attenzione promessa alle fasce più deboli dal premier è stata negata. Tra gli 11 milioni di cittadini costretti a rinunciare alla salute infatti ci sono 2,4 milioni di anziani e 2,2 milioni di millennial, giovani nati tra gli anni '80 ed il 2000.

Tra il 2012 e il 2016 la sanità pubblica ha perso 6,79 miliardi di euro ma non basta perché il Def del 2016 prevede una progressiva diminuzione della quota di Pil destinata al finanziamento del Ssn che dal 9,2 del 2012 scenderà al 6,5 del 2019. Una contrazione che comporterà inevitabilmente servizi più cari e qualitativamente più scarsi.

Un quadro drammatico che emerge sia dalle cifre della ricerca Censis-Rbm Assicurazione Salute sia da quelle del Rapporto stilato dalla Fondazione Gimbe sulla sostenibilità del Ssn.

Sono i cittadini a pagare il prezzo dei tagli. Ad esempio con il ticket. Nel 2015 nelle casse regionali sono confluiti 2,8 miliardi di euro grazie ai ticket su farmaci e prestazioni sanitarie. Quasi la metà degli italiani, il 45,4 per cento, sottolinea come le tariffe del privato siano uguali o di poco superiori ai costi del ticket per il pubblico. E visto che spesso affrontare le liste d'attesa nel pubblico significa aspettare mesi preziosi ci sono oltre 10 milioni di italiani che lo scorso anno si sono visti costretti a rivolgersi al privato.

In questo quadro non stupisce che il 45,1 per cento degli italiani segnali un peggioramento della qualità del Ssn nella propria Regione esattamente negli ultimi due anni. Oltre la metà, il 52 per cento, considera inadeguato il Ssn nella propria Regione.

Sotto accusa per tutti in particolare le liste d'attesa che di fatto chiudono le porte d'accesso alle cure pubbliche perché se devi aspettare un anno per fare una Tac per confermare una diagnosi di cancro è ovvio che se puoi pagare ti rivolgi al privato. Se non puoi pagare e sei credente non ti resta che pregare sperando di arrivare vivo al giorno dell'esame.

Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, assicura di avere «ben chiara» la situazione. «Non si possono fare le nozze con i fichi secchi - afferma il ministro -. Occorre riorganizzare il sistema delle liste di attesa, soprattutto in alcune Regioni italiane». L'obiettivo, spiega è quello di «uniformare l'intero territorio nazionale» alle regioni dove la sanità funziona con standard elevati. Ma i sindacati mettono sotto accusa le scelte del governo che, dice il segretario nazionale della Cgil Medici, Massimo Cozza, «continua a destinare più risorse ad altri settori: dagli imprenditori alle banche».
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Messaggioda Berto » mer giu 01, 2016 1:50 pm

???

"Welcome to Italy", guida per migranti e rifugiati appena arrivati in Italia

http://www.redattoresociale.it/Notiziar ... -in-Italia

ROMA - Un guida gratuita per i migranti appena arrivati in Italia, in cui trovare informazioni sui diritti fondamentali, su come fare richiesta di protezioni internazionale, sull’arrivo, sulla prima e sulla seconda accoglienza, sulle pratiche e le legislazioni europee in materia di immigrazione, sulle modalità attraverso le quali spostarsi in Italia e chiedere aiuto e su chi contattare nelle varie città. Si chiama “Welcome to Italy http://cds.redattoresociale.it/File/Ass ... 439930.pdf ” ed è stata realizzata dalla rete euro-africana “Welcome to Europe http://cds.redattoresociale.it/File/Ass ... 439930.pdf ”, formata da centinaia di attivisti e associazioni che dal 2009 in tutta Europa e nel Nord Africa offrono supporto diretto a migranti e rifugiati. Una guida, si legge, “per tutti/e i/le migranti che arrivano in Italia e che intendono restarci o andare in un altro Paese europeo”.

A pagina 3 e 4, dopo l’introduzione, la guida mostra due cartine, una dell’Europa e una dell’Italia, con tutte le indicazioni del caso: Paesi membri dell’Unione, Paesi candidati, capitali; regioni, mari, città. Un quadro completo di quello che è il nostro continente, per potersi orientare più facilmente. Nel primo capitolo, le diverse destinazioni in base al Paese di provenienza, sia esso quello d’origine o un Paese terzo (via mare dalla Grecia, via mare dal Nord Africa, da un altro Paese dell’Unione, dalla rotta balcanica, sempre con mappe e cartine per chiarire). Tutta la guida si sviluppa in una sorta di diagramma di flusso che rimanda l’utente a uno a un altro capitolo in base alle necessità.

I capitoli sono 8, a cui si aggiungono altrettante schede di approfondimento, e chi scrive si rivolge direttamente ai lettori. “Quali sono i tuoi diritti fondamentali come migrante e richiedente asilo in Italia e in Europa? Cosa fare se vieni fermato dalla polizia in Italia e vuoi chiedere protezione internazionale? Perché ti trovi in uno dei centri di accoglienza? Quanto tempo ci resterai? Cosa succede se ricevi un diniego a una richiesta di permesso di soggiorno?”. Sono solo alcune delle domande a cui la guida risponde: “Il nostro obiettivo non è solo offrire supporto ai migranti nelle zone in cui ognuno di noi vive – scrivono gli autori – ma, prima di tutto, contribuire a rendervi indipendenti e capaci di proseguire il percorso che avete scelto, di auto-organizzarvi, cioè trovare persone e gruppi con i quali collaborare e lottare per un futuro migliore – vostro, nostro e delle società nelle quali viviamo”.

Il capitolo 6 raccoglie una lista divisa per regioni di attivisti e associazioni che possono fornire aiuto e sostegno, incluso un elenco di ong, associazioni nazionali ed enti istituzionali per l’assistenza sanitaria, legale, supporto a minori e una serie di posti dove mangiare e dormire gratuitamente. Sono riportati le linee e i prezzi (indicativi) dei treni e degli autobus per spostarsi da una città all’altra, in Italia e in Europa (Svizzera, Austria, Germania, Francia). Il capitolo 8, invece, è un glossario che spiega il significato di termini come richiedente asilo, regolamento di Dublino, spazio Schengen; segue un frasario dall’italiano all’inglese (da ‘buongiorno’ a ‘avete acqua’, da ‘potrei essere incinta’ a ‘sono stato picchiato’, da ‘espulsione’ ad ‘arruolamento forzato’). Infine, prima degli approfondimenti, la guida mette a disposizione un dizionario visuale.

Scaricabile in italiano e in inglese, è stata scritta e pubblicata nel gennaio 2016: “Nel momento in cui la ricevete potrebbero esserci state alcune novità, per esempio nella normativa o nel sistema di accoglienza in Italia – si legge –. Noi faremo il possibile per aggiornarla periodicamente in base ai cambiamenti che avverranno e in ogni caso ricorda che i tuoi diritti fondamentali (che troverai indicati all’interno di questa guida) rimangono sempre gli stessi”.
“In caso di emergenze, problemi, richieste e qualsiasi necessità contattate la realtà più vicina a voi che trovate in questa guida, scrivete a w2eu_info@yahoo.com o w2eu@hotmail.com o visitate il sito http://www.w2eu.info e la sezione ‘contatti’ del sito web http://www.w2eu.info ”, concludono gli autori. (Ambra Notari)
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