Soros l'ebreo e altri onti ebrei ke łi odia Ixraelviewtopic.php?f=197&t=2392NON SI PUO’ CAPIRE TRUMP SE NON SI CAPISCE SOROShttps://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063Siamo dentro una vasta scena. Non fatevi deconcentrare dalla plebe che urla nelle strade “Abbasso il tiranno!”, “Calpesta i diritti umani!”, “È un nemico della libertà, delle donne, dei poveri, dei musulmani!”. Questa è la cacofonia demente che anima le tricoteuses, quelle da vicolo e quelle da salotto, più composte queste ultime, ma non meno stridule nei loro proclami. Ripeto, si tratta di rumore provocato per distrarre dall’opera del Weltgeist, dello Spirito del Mondo che, privo di Assoluto, si è tuttavia incarnato nella figura del miliardario platinato che emette decreti a tutto spiano. No, non è tornato il Valentino e nemmeno Tamerlano, tranquilli. Gli States non diventeranno una distopia autoritaria a cui apparterrà una polizia segreta creata apposta per fare sparire gli oppositori dalla scena. Michael Moore e Oliver Stone, epigonetti di Noam Chomsky, continueranno a raccontarci impenitenti la colpevolezza senza scampo dell’America e la Ciccone, orfana di fruste e bondage, non verrà privata del suo sogno di far saltare per aria la Casa Bianca.
La scena è questa.
Gli aedi e i flabelliferi del Brave New World illuminato e illuminista (così vorrebbero farci credere), in cui la globalizzazione umanista (così vorrebbero farci credere) è inarrestabilmente dalla parte del Progresso (parola orrendamente fraudolenta), sono spiazzati da chi, a capo della nazione più potente del pianeta, oppone un’altra idea al Destino inevitabile. Un’idea che affonda nell’humus jacksoniano degli Stati Uniti, quello populista e nazionalista, il quale rivendica l’America per sé prima di tutto e non la vuole come faro per illuminare il mondo. Il resto del mondo si illumini da solo, se ci riesce.
I “deplorables”, gli impresentabili che hanno votato Trump sono in grande parte americani orgogliosi della loro identità, non importa se bianca o nera, ma soprattutto americana, ancorata alla tradizione più longeva del paese, quella dei Padri fondatori, magnificamente iscritta nella sua Costituzione aperta alla diversità e alla pluralità, ma pur sempre nella cornice di un popolo, di una nazione. Niente Blut und Boden, questa è la caricatura che ne vorrebbero fare i detrattori. Semplicemente un ancoraggio a tradizioni, storia, identità, magari anche di genere maschile e femminile, non da imporre, per carità, ma da preservare senza sentirsi per questo figli di un Dio minore.
Il problema sono loro. I deplorables. Hillary, l’intrigante mentitrice compulsiva, infondo aveva visto bene. L’odio rende spesso acuti. Sono quelli che non si conformano all’ideologia del Brave New World che i progressisti si incaricano di propagandare come l’avvento migliore per l’umanità, gli impresentabili, i trogloditi.
E qui entra in scena George. Il Grande Vecchio (senza alcuna ironia dietrologica). George Soros, come tutti gli illuminati illuministi ha le idee chiare. Come le avevano Lenin e Adolf Hitler, Pol Pot e Mao (nessun paragone, beninteso, non cadiamo nel ridicolo, ma anche loro lavoravano per il Progresso e il bene umano). A Davos, durante la sua ultima apparizione pubblica dopo la sconfitta della sua pupilla Hillary, George ha parlato a ruota libera. E cosa ha detto? Vale la pena ascoltarlo.
Ci sono sostanzialmente due modelli di governo. Uno in cui i leader vengono eletti dal popolo e dovrebbero teoricamente fare il suo interesse, l'altro in cui i leader eletti manipolano il popolo. Dove si collochi George è sottointeso. Lui vive per fare l’interesse del popolo, la sua intera vita ne da testimonianza. Una volta che i manipolatori, cioè i cattivi sono stati identificati, il gioco è fatto. Soros è bravo a identificarli.
Soros lavora per la "open society", formula di conio popperiano che ripete a ogni piè sospinto come un mantra. A sentire queste parole associate si è portati a pensare che sia un modello auspicabile, perché, sulla carta chi sarebbe da liberale vero contrario a una società con più libertà, di opinioni, di commercio, di scambi? Purtroppo si tratta di un inganno, è infatti l’opposto di quella società a cui aveva pensato Sir Karl. È così che si allettano i gonzi dall’epoca della scena primordiale, quella dalla quale mai siamo usciti. Il frutto dell’albero deve essere allettante affinché, addentandolo si possa essere felici.
La società aperta immaginata da Soros è l’incarnazione perfetta del Nuovo Mondo in cui gli stati nazione non saranno altro che un ricordo, come ogni popolo radicato in una tradizione. Il futuro è, infatti, quello dell’Umanità, questa esangue astrazione livellante in cui la libertà verrà conferita a ognuno secondo nuovi protocolli. Genitore 1, 2, 0,43, oppure XYZ. Queste, tra le altre, sono le caparre già versate, e chi si oppone è subito additato come colui o colei che appiccava i roghi per le streghe.
Non si può capire Trump senza Soros. Sono uno l’antitesi, la Nemesi dell’altro. Di lui, George ha parlato a Davos. George ne ha sottolineato le propensioni dittatoriali, le quali, tuttavia, troveranno un freno in virtù del sistema democratico americano. Poi, ha annunciato "Il conflitto interno negli Stati Uniti aumenterà" (profezia o minaccia, o entrambe?), "Gli Stati Uniti imperfetti per come sono non difenderanno più un modello di società aperta" (vedi alla voce, La Società Che Io Vorrei, priva di frontiere, senza Dio, senza una identità radicata nella tradizione, ma guidata da una equipe di tecnocrati dotati di know how scientifico impeccabile per procurare gioia e benessere).
Saranno insomma anni assai bui quelli che ci attendono. "Trump dividerà ulteriormente la società perché ritiene di incarnare la volontà del popolo e dunque chi non sarà d'accordo con lui non verrà considerato realmente parte del popolo".
Strane idee.
Che Trump incarni la volontà dell'elettorato e quindi del popolo è un fatto elementare. E' così da sempre nei sistemi democratici. Se avesse vinto Hillary, non ci sarebbe stato nulla da eccepire alla volontà popolare che avrebbe incarnato lei. Ma Hillary, come Obama, è dalla parte giusta della storia. Si sa, la luce è sempre luce e le tenebre sono sempre tenebre e stanno tutte dalla parte opposta a quella in cui dimorano George e i suoi sodali.
La scena è dunque questa. Va subito detto, il programma sostenuto da George, è da tempo che procede speditamente. Le adesioni sono tante, la rete politico-culturale che lo sostiene è vasta e ramificata. E’ un programma che ha una notevole presa ideologica non solo tra i progressisti raffinati della West e East Coast americana e tra le cosiddette elites europee, ma anche nella sinistra radicale, quella che da sempre null’altro vuole se non rivoluzionare il reale.
E qui siamo giunti al nocciolo della questione. Soros è della terribile schiatta dei negatori della verità, coloro per i quali non è la mente che si deve adeguare alla realtà ma è la realtà che deve adeguarsi alle proiezioni della mente.
L’ostacolo più grande per il programma è ora, negli Stati Uniti, Donald Trump. A lui si affida il popolo jacksoniano perché dia voce alla propria "deplorabile" ribellione.