Ospitalità, non sempre è sacra - accoglienza come crimine

Ospitalità, non sempre è sacra - accoglienza come crimine

Messaggioda Berto » lun giu 27, 2016 5:12 am

L'accoglienza obbligatoria e indiscriminata, come dovere assoluto, indipendente dalla propria volontà, dipendendo esclusivamente dalla volontà altrui, altro non è e corrisponde in tutto e per tutto alla schiavitù e perciò è una gravissima violazione dei Diritti Umani Universali e del loro ordine naturale, un vero crimine contro l'umanità. Non possono esistere diritti senza doveri, i diritti senza doveri altro non sono che privilegi che vengono pagati con la riduzione dei diritti reali degli aventi diritto che li hanno precedentemente sostenuti con il sacrificio dei loro doveri. Il Papa che promuove l'accoglienza indiscriminata come obbligo e dovere, è un'irresponsabile che viola i Diritti Umani Universali. Se questo è il cristianismo cattolico romano io sono felice di non essere più cristiano, tantomeno papista, papalatra, cattolico e romano.
Anche i governanti europei che inseguono il Papa sono altrettanto irresponsabili e criminali a cominciare dal I ministro italiano.

https://www.facebook.com/alberto.pento

Papa Francesco: basta portare via 12 profughi per insegnare l'accoglienza?
di Leonardo Stiz
2016/05/07

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05 ... za/2702902

Il Papa è sì la guida spirituale della religione monoteista con il maggior numero di fedeli al mondo, ma è anche il Sovrano di una “monarchia assoluta”, ovvero Città del Vaticano. Nello scacchiere geopolitico, il Pontefice gode di una notevole libertà, e gli effetti delle sue azioni hanno un’eco che spesso non ha pari con conseguenze a cui è necessario prestare attenzione.

Lo Stato di Città del Vaticano nacque con la firma dei Patti Lateranensi nel 1929 per restituire sovranità territoriale alla Santa Sede dopo la scomparsa del potere temporale della Chiesa e dello Stato Pontificio.

È riconosciuto pressoché da tutti i Paesi del mondo, intrattiene relazioni diplomatiche con 180 Stati, ed è presente come osservatore in tutte le maggiori organizzazioni internazionali. Jorge Mario Bergoglio è quindi a tutti gli effetti, un Capo di Stato, ma non un Capo di Stato qualunque.

Il suo ruolo di suprema autorità religiosa della Chiesa Cattolica e Vicario di Cristo, a capo della religione monoteista col maggior numero di fedeli al mondo, gli conferisce un’autorevolezza transnazionale che non ha pari rispetto a quella di qualsiasi altro leader mondiale.

Se ciò non reca fastidio alcuno sul piano politico interno – il potere temporale del Papa e la sovranità della Santa Sede oggi sono circoscritti ad un territorio di 0,44 km quadrati con meno di mille abitanti – sul piano internazionale tale fattore genera effetti non indifferenti, tali da renderlo un attore geopolitico molto influente. Ma se da un grande potere deriva una grande responsabilità, va da sé che questo vada gestito con estrema cautela.

La decisione del Papa di portare con sé in Vaticano 12 profughi dall’isola di Lesbo, dove era in visita assieme al Patriarca Bartolomeo (che non ne ha preso nessuno), ha fatto scalpore. È vero, il tema dei migranti e dell’accoglienza è particolarmente caro a Bergoglio, che per il suo primo viaggio istituzionale aveva scelto l’isola di Lampedusa. In quell’occasione però nessun messaggio d’accoglienza si era concretizzato in un’azione diretta di “prelevamento” di alcuni rifugiati sotto gli occhi del mondo intero.

Certo si è trattato di un gesto simbolico, che tuttavia lascia pericolosamente intendere che la gestione dell’accoglienza di persone in fuga dipenda in buona parte dalla bontà d’animo dei decisori. Peccato che ciò sia fuorviante, poiché rischia di generare con impropria approssimazione, un’indicazione su chi siano i buoni e chi i cattivi. E anche se al momento, gli Stati nazione, sembrano i cattivi (lontani anni luce dal capire che una gestione coordinata del fenomeno migratorio basterebbe a limitare il problema), la verità è che non lo sono, perché seppur con risultati opinabili, stanno cercando di far fronte a questa emergenza superando tutta una serie di ostacoli che Papa Francesco non ha. Difatti come sovrano di una “Monarchia assoluta”, non deve fare i conti né con l’opinione pubblica né con il travagliato percorso politico interno tipico degli Stati democratici. Il Pontefice gioca da battitore libero, lanciando messaggi “d’accoglienza” a cui non dovrà rispondere. Il gesto simbolico del papa, inoltre, potrebbe trasformarsi in un ulteriore problema proprio per l’Italia che potrebbe subire le ricadute del suo messaggio d’accoglienza, trovandosi a gestire numeri ancora maggiori di migranti che, sempre più attratti dal Bel Paese, potrebbero raggiungere le sue coste in risposta al gesto di Bergoglio.

Portare 12 profughi a Roma (dove sono ospitati dalla Comunità di Sant’Egidio a carico del Vaticano) facendoli salire a sorpresa sull’aereo del Papa, sebbene sia un gesto encomiabile dal punto di vista umano, risulta sconsiderato per l’impressione che può generare su di un tema cruciale e complesso come le migrazioni. Questo anche – in minima parte – nei confronti dei migranti stessi, che versano in una condizione di incertezza e disinformazione.

Ci si potrebbe chiedere quale sia stato il criterio di scelta adottato da Bergoglio: “Si tratta di persone già richiedenti asilo per motivi umanitari” spiega Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di S. Egidio, “perché fuggono dalla guerra in Siria e vivono in situazione di vulnerabilità. E questo il criterio di selezione, la vulnerabilità. Una famiglia, infatti, ha i genitori più avanti con gli anni, che avrebbero difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro. Un’altra invece ha un bambino traumatizzato dalle conseguenze del conflitto che ha vissuto. Sono persone con nomi e storie, come dice papa Francesco, ed è un fatto importantissimo”. A ben pensarci, in realtà, la vulnerabilità dovuta ai traumi da conflitto e alle difficoltà di reinserimento è uno status che si addice a tutti i profughi per definizione, e non un criterio per selezionarne solo alcuni. Tale parametro andrebbe infatti spiegato anche a chi non è stato oggetto della grazia del Pontefice, cioè a chi in quel campo profughi ci è rimasto; sempre che non sia stato rispedito in Turchia (pochi giorni dopo la visita del Papa al campo di Moira, sull’isola di Lesbo, è difatti esplosa una rivolta).


Bergoglio impari da San Tommaso: possiamo accogliere solo gli stranieri compatibili con la nostra civiltà
verità e rivoluzione
di Silvana De Mari 26/06/2016

http://www.magdicristianoallam.it/blogs ... vilta.html

“Il fondamentalismo è una malattia che c’è in tutte le religioni. Noi cattolici ne abbiamo alcuni che si credono con la verità assoluta... anche noi, tutti! E si deve combattere”
Papa Bergoglio (1.12.2015)

Quindi chi crede alla verità assoluta che la Madonna ci ha chiesto di dire il rosario ogni giorno e lo dice è sullo stesso piano di chi esegue l'ordine della sua religione: uccidete gli infedeli ovunque si trovino.
Se io eseguo credendola verità assoluta l'ordine del Vangelo di amare il prossimo come me stessa, sono sullo stesso livello di chi esegue il comando "a chi si oppone all'islam dovrai tagliare gambe e braccia?".
Se non vado a messa la domenica, violando così la legge del Vangelo non ritenendo più che il Vangelo sia verità assoluta, divento un cattolico moderato, quindi migliore?

L'unico ordine che il cattolico deve seguire, fanaticamente, follemente, fino alla propria morte e a quella dei propri figli, fino alla distruzione della propria nazione, e l'ordine di accogliere e finanziare la presenza di popolazioni estranee, quasi sempre maschi giovani, molto forti e senza alcun segno di patimenti, in maggioranza provenienti da paesi senza conflitti e con il pil in ascesa, sulla propria terra, senza però mai azzardarsi a tentare una conversione.

Questa verità assoluta è un'assoluta menzogna. Il Vangelo vieta di accogliere nelle nostre case coloro che negano Cristo. È possibile farlo solo nell'ipotesi di volerli convertire. Il Cristianesimo, come sottolineato da San Tommaso,,sancisce il dovere dell'uomo prudente di difendere la sua casa e la nazione che la ospita.
S. Tommaso: “Con gli stranieri ci possono essere due tipi di rapporti: l’uno di pace, l’altro di guerra. E rispetto all’uno e all’altro la legge contiene giusti precetti”.

S. Tommaso afferma, dunque, che non tutti gli immigranti sono uguali, perché i rapporti con gli stranieri non sono tutti uguagli: alcuni sono pacifici, altri conflittuali. Ogni nazione ha il diritto di decidere quale tipo di immigrazione può essere ritenuta pacifica, quindi benefica per il bene comune; e quale invece ostile, e quindi nociva. Come misura di legittima difesa, uno Stato può rigettare elementi che ritenga nocivi al bene comune della nazione.

Un secondo punto è il riferimento alla legge, sia divina sia umana. Uno Stato ha il diritto di applicare le proprie leggi giuste.

L’Angelico passa poi all’analisi dell’immigrazione “pacifica”.

S. Tommaso: “Infatti gli ebrei avevano tre occasioni per comunicare in modo pacifico con gli stranieri. Primo, quando gli stranieri passavano per il loro territorio come viandanti. Secondo, quando venivano ad abitare nella loro terra come forestieri. E sia nell’un caso come nell’altro la legge imponeva precetti di misericordia; infatti nell’Esodo si dice: ‘Non affliggere lo straniero’; e ancora: ‘Non darai molestia al forestiero’”.

Qui S. Tommaso riconosce che ci possano essere stranieri che, in modo pacifico e quindi benefico, vogliano visitare un altro paese, oppure soggiornarvi per un certo periodo. Tali stranieri devono essere trattati con carità, rispetto e cortesia, cosa richiesta ad ogni uomo di buona volontà. In tali casi, la legge deve proteggere questi stranieri da qualsiasi sopraffazione.

S. Tommaso: “Terzo, quando degli stranieri volevano passare totalmente nella loro collettività e nel loro rito. In tal caso si procedeva con un certo ordine. Infatti non si riceveva subito come compatrioti: del resto anche presso alcuni gentili era stabilito, come riferisce il Filosofo, che non venissero considerati cittadini, se non quelli che lo fossero stati a cominciare dal nonno, o dal bisnonno”.

In terzo luogo, S. Tommaso menziona coloro che vogliono stabilirsi nel paese. E qui il Dottor Angelico mette una prima condizione per accettarli: il desiderio di integrarsi perfettamente nella vita e nella cultura della nazione ospitante.

Una seconda condizione è che l’accoglienza non sia immediata. L’integrazione è un processo che richiede tempo. Le persone devono adattarsi alla nuova cultura. L’Angelico cita anche Aristotele, il quale afferma che tale processo può richiedere due o tre generazioni. S. Tommaso non stabilisce un tempo ideale, affermando soltanto che esso può essere lungo.

S. Tommaso: “E questo perché, ammettendo degli stranieri a trattare i negozi della nazione, potevano sorgere molti pericoli; poiché gli stranieri, non avendo ancora un amore ben consolidato al bene pubblico, e quindi lo avrebbero danneggiato".
Tutto questo è perfettamente logico. San Tommaso evidenzia che vivere in un’altra nazione è cosa molto complessa. Ci vuole tempo per conoscere gli usi e la mentalità del Paese e, quindi, per capire i suoi problemi. Solo quelli che vi abitano da molto tempo, facendo ormai parte della cultura del Paese, a stretto contatto con la sua storia, sono in grado di giudicare meglio le decisioni a lungo termine che convengano al bene comune. È dannoso e ingiusto mettere il futuro del Paese nelle mani di chi è appena arrivato. Anche senza colpa, costui spesso non è in grado di capire fino in fondo cosa stia succedendo, o cosa sia successo, nel Paese che ha scelto come nuova Patria. E questo può avere conseguenze nefaste.

Nella Bibbia gli ebrei distinguevano tra nazioni più vicine e, quindi, più facilmente assimilabili. Altre, invece, erano più lontane o addirittura ostili. I popoli ostili non potevano essere accettati in Israele. Quindi lo stesso per noi: il principio di carità nel Cristianesimo vero non deve e non può superare il principio di Giustizia, altrimenti diventa arbitrio.

S. Tommaso: “Ecco perché la legge stabiliva che si potessero ricevere nella convivenza del popolo alla terza generazione alcuni dei gentili che avevano una certa affinità con gli ebrei: cioè gli egiziani, presso i quali gli ebrei erano nati e cresciuti, e gli idumei, figli di Esaù fratello di Giacobbe. Invece alcuni, come gli ammoniti e i moabiti, non potevano essere mai accolti, perché li avevano trattati in maniera ostile. Gli amaleciti, poi, che più li avevano avversati, e con i quali non avevano nessun contatto di parentela, erano considerati come nemici perpetui”.

San Tommaso era un uomo logico. All'inizio delle sue lezioni mostrava una mela ai suoi studenti. Questa è una mela, coloro che non sono d'accordo possono andarsene subito.
Esiste una realtà.
Chi nega la realtà non è buono, è folle. Chi pretende di essere più buono di Cristo facendo sovrastare il principio di carità a quello di giustizia, in realtà sta negando il Cristianesimo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ospitałetà no senpre lè sagra - acojensa come crimine

Messaggioda Berto » mer ott 26, 2016 7:44 am

Ferrara, continuano barricate antiprofughi
11 donne dirottate da Gorino a Ferrara, Fiscaglia, Comacchio
25 ottobre 2016

http://www.ansa.it/emiliaromagna/notizi ... c2587.html

(ANSA) - GORINO (FERRARA), 25 OTT - Le 11 profughe (una incinta) il cui arrivo ieri sera in un ostello di Gorino requisito dal Prefetto per l'accoglienza in emergenza è stato accolto da barricate erette in tre punti d'accesso alla cittadina del Delta del Po, sono state sistemate a Comacchio (4), Fiscaglia (4) e Ferrara. La decisione è venuta da una mediazione tra forze dell'ordine e manifestanti e l'intervento del sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani e dei colleghi del territorio.
Resta attiva una sola barricata nella Provinciale tra Goro e Gorino, dove vengono fatte passare solo le auto. A quanto si è appreso, la protesta sarebbe stata innescata da un corto circuito comunicativo: la requisizione di cinque stanze dell'Ostello Amore-Natura, decisa in mattinata, avrebbe dovuto essere notificata a un'ora dall'arrivo del pullman, ma la notizia è stata data ore prima, dando tempo di preparare la protesta. Che continua. I pescatori hanno annunciato che non andranno in mare e non manderanno i figli a scuola.



Il prefetto Morcone difende i migranti: "A Goro devono vergognarsi"
Nel Ferrarese barricate contro i migranti. L'ira di Alfano: "Quella non è Italia". E il prefetto Morcone insulta i cittadini: "Sono una vergogna". La Lega insorge: "Si dimetta subito"
Sergio Rame - Mar, 25/10/2016
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 23461.html

Lui, dopo le barricate dei cittadini di Goro e Gorino per fermare l'arrivo di altri migranti, si schiera dalla parte degli extracomunitari. Non è il solo. Anche il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento Immigrazione del ministero degli Interni, gli dà man forte: "Quelle persone che hanno impedito la sistemazione di donne e bambini si devono vergognare". Affermazioni fortissime che hanno scatenato l'indignazione della Lega Nord che ora chiede le sue dimissioni.

Barricate contro l'arrivo degli immigrati in paese. È successo ieri sera a Gorino, frazione di Goro in provincia di Ferrara, dove è stato respinto e dirottato un pullman con 12 mamme, ciascuna con i propri figli. Per ore è stata bloccata la strada comunale che porta all'ostello "Amore e Natura", ai cui titolari la prefettura aveva notificato nel primo pomeriggio di ieri la requisizione parziale del piano superiore dell'edificio e delle camere. "Il provvedimento - come spiegato dalle autorità - aveva carattere eccezionale e straordinario". Il clima nella frazione si è fatto subito teso: alcune decine di persone hanno costruto barricate con bancali prelevati dal porto di Goro. E la mediazione delle forze dell'ordine, che è andata avanti sino a tarda notte, è fallita. Tanto che la prefettura ha deciso di smistare le immigrate nelle strutture di Fiscaglia, Ferrara e Comacchio.

Nonostante la resa della prefettura, dal Viminale si è levato una pesante accusa nei confronti dei cittadini di Goro. "Di fronte a dodici donne, delle quali una incinta, organizzare blocchi stradali non fa onore al nostro Paese - ha detto Alfano a L'aria che tira - poi, certo, tutto può essere gestito meglio, possiamo trovare tutte le scuse che vogliamo, ma quella non è Italia - ha continuato - quel che è accaduto non è lo specchio dell’Italia". Per Alfano degni di essere difiniti italiani sono soltanto "i ragazzi di Napoli che aiutano i soccorritori sul molo quando arrivano i migranti o il medico di Lampedusa Pietro Bartolo che non guarda a orari". Dura anche Morcone che ha duramente criticato i cittadini di Goro. "Mi vergogno molto di quello che è successo a Ferrara - ha detto il prefetto ai microfoni di Gr 1 Rai - è un amaro ricordo che quei cittadini si porteranno appresso a lungo".

Le dichiarazioni di Goro non sono state prese bene dalla Lega Nord. Che ha subito chiesto ad Alfano le sue dimissioni. "Invece di parlare a sproposito di cose che evidentemente conosce poco, si vergogni e si dimetta", ha commentato il capogruppo della Lega Nord al Senato Gianmarco Centinaio secondo cui quanto accaduto nel Ferrase è "la chiara dimostrazione che per i cittadini la misura è colma". Ancora più duro Roberto Calderoli: "Questo signore non è stato eletto da nessuno, è un semplice funzionario statale e quello deve fare, servire lo Stato e i cittadini, senza esprimere giudizi sui cittadini esasperati dai metodi coercitivi suoi e dei suoi colleghi prefetti che requisiscono alberghi contro il volere dei legittimi proprietari per riempirli di clandestini". "Il suo piano per l'immigrazione si è rivelato un totale fallimento, Alfano - conclude Calderoli - ora mandi via subito questo Morcone, altrimenti si dimetta insieme a lui".


A Ferrara vincono le barricate, migranti costretti ad andarsene
Nella notte le forze dell'ordine hanno acconsentito alle richieste dei rivoltosi: i migranti non andranno a Gorino ma in altri paesi vicini
Ivan Francese - Mar, 25/10/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 23220.html

Alla fine i gorinesi l'hanno spuntata. Chi l'abbia avuta vinta ancora non si sa. Sta di fatto che alla fine i migranti non arriveranno a Gorino Ferrarese, del frazione del paese di Goro, dove ieri sera erano state erette diverse barricate per impedire l'arrivo di alcuni richiedenti asilo.

Una vera e propria rivolta popolare, con le strade bloccate da barricate fatte da bancali di legno e decine di persone a protestare. L'obiettivo della rivolta era la decisione del prefetto di requisire l'ostello del paese per destinarlo a dodici donne, di cui una incinta. La notizia era filtrata fin dalla giornata di ieri sui social network e diversi paesani si sono mobilitati per impedire fisicamente l'arrivo del pullman con i migranti (guarda le foto).

"Questo è l’unico bar per le colazioni rimasto in paese – spiegava alla Nuova Ferrara una delle abitanti del borgo -, e qui alla mattina ci troviamo noi donne per fare due chiacchiere e stare insieme. Ma anche gli anziani vengono qui e dopo la colazione giocano a carte. Adesso che è requisito, noi dove andremo?"

Alla fine, dopo ore di stallo in cui le forze dell'ordine tentavano una mediazione tanto lunga quanto infruttuosa, il torpedone ha dovuto fare marcia indietro. Le donne, tutte africane, sono state ospitate in strutture di Fiscaglia, Comacchio e Ferrara. A Gorino non ne rimarrà nemmeno una.

Il sindaco di Ferrara e il Viminale: "Vergogna"

Sul caso è intervenuto anche il presidente della provincia e sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, che ha detto di "vergognarsi" per quella che secondo lui è una "protesta esagerata".

"Se in un momento come questo - spiega il primo cittadino del capoluogo estense - un Comune come quello di Goro che ha ricevuto molto dalle istituzioni, non accoglie dodici donne straniere bisogna che si rifletta sul significato di collaborazione istituzionale"

Di "vergogna" ha parlato anche il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento Immigrazione al Viminale: "Credo si debbano vergognare quelle persone che hanno impedito la sistemazione di donne e bambini."


Li ga fato benon, kel prefeto el se łi porte a caxa sua! L'accoglienza forzata è un crimine contro l'umanità econtro natura, una forma orrenda di tortura, anche se di donne e di bambini! Si tratta di una deportazione all'incontrario ... !
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Muri, termini e confini, segni sacri di D-o e barricate
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Diritti Umani Universali dei Nativi o Indigeni Europei
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Manipolatori dell'Ordine Naturale dei Diritti Umani Universali
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Ouropa e migranti-refuxanti
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Ospitalità, non sempre è sacra - accoglienza come crimine e tortura
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La solidarietà come libertà e non come schiavitù
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Re: Ospitałetà no senpre lè sagra - acojensa come crimine

Messaggioda Berto » mer ott 26, 2016 8:11 pm

Ferrara, la diocesi perde l’affare e insulta i cittadini di Gorino: “Ripugnanti alla coscienza cristiana”
http://www.riscattonazionale.it/2016/10 ... -cristiana

“La Chiesa di Ferrara-Comacchio è vicina a coloro, donne e bambini in particolare, che hanno vissuto sul nostro territorio una notte così difficile e ostile, che ripugna alla coscienza cristiana”.

Lo dichiara il vicario generale della diocesi, monsignor Massimo Manservigi, all’indomani della protesta degli abitanti di Gorino (frazione di Goro, nel ferrarese), scesi in strada per impedire l’accesso in paese a 12 donne e 8 bambini, che il prefetto di Ferrara aveva destinato all’ostello del paese. Parlando di “ore drammatiche, in cui tante città italiane sono chiamate a rispondere all’emergenza umanitaria che ogni giorno si fa più preoccupante”, il vicario annuncia che “quanto prima l’arcivescovo monsignor Luigi Negri si recherà a far loro visita”, “per manifestare la vicinanza e la fraternità della nostra Chiesa locale, che ha seguito in queste ore la loro odissea”.

“La Caritas diocesana, espressione massima della cura ecclesiale per ogni forma di povertà, ha costantemente collaborato – ricorda monsignor Manservigi – con le istituzioni civili per far fronte alle grandi emergenze di questi giorni – anche offrendosi, nella serata di ieri, per soluzioni di emergenza – ma sono state mobilitate anche tutte le realtà associative d’ispirazione cattolica, impegnate in uno sforzo che, oggettivamente, sta sempre più investendo una percentuale considerevole delle energie della diocesi”. “Sarà pertanto necessario – prosegue –, nei prossimi giorni, convocare le realtà della Chiesa locale impegnate nell’ambito caritativo – come già nel mese di luglio – a un tavolo con le istituzioni, per valutare le prossime possibili risposte a questa emergenza umanitaria sempre più pressante, ricordando che, fino ad ora, l’arcidiocesi si è sempre schierata in prima fila nell’affrontare ogni richiesta di ospitalità e nel fare tutto quanto era in suo potere. Lo dicono i numeri sugli ospiti accolti e lo dicono le strutture messe in campo”.


Questi preti fanno schifo!
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Re: Ospitałetà no senpre lè sagra - acojensa come crimine

Messaggioda Berto » mer ott 26, 2016 8:26 pm

Goro, la sfida degli italiani: "Chi ci critica firmi qui e ospiti i migranti"

Sui Facebook si diffonde una dichiarazione provocatoria per invitare chi sta criticando i cittadini di Goro e Gorino ad ospitare a casa propria i migranti
Claudio Cartaldo - Mer, 26/10/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 23708.html

Una provocazione, certo. Ma efficace. In queste ore, dopo la decisione degli abitanti di Goro e Gorino di alzare barricate contro l'arrivo di 12 migranti donne e 8 bambini, non sono mancate le critiche verso la popolazione locale.

C'è chi li ha accusati di essere "fomentatori d'odio" e chi si è "vergognato" delle loro proteste. A sinistra in molti hanno ritenuto il comportamento dei cittadini "indegno e razzista".
La risposta di chi appoggia Goro

Così sui social network in Emlia Romagna ha cominciato a diffondersi la risposta di chi invece si è schierato legittimamente al fianco degli abitanti di Gorino. Le bachehe sono infatti invase da una falsa dichiarazione indirizzata al "signor Prefetto" in cui il firmatario si dchiara "disponibile ad ospitare immediatamente a casa mia uno dei poveri immigrati respinti dai suddetti razzisti". A corredare i vari post ci sono domande retoriche inviate a chi sostiene che a Goro avrebbero dobuto togliere le barricate dalla strada: "C'è qualcuno disponibile a compilare a proprio nome questa lettera e consegnarla poi al Prefetto Morcone?".

"Io sottoscritto - si legge nella dichiarazione - disgustato dal comportamento indegno e razzista dei cittadini di Goro e Gorino, al fine di dimostrare che non tutti gli italiani sono degli egoisti razzisti, mi dichiaro disponibile ad ospitare immediatamente a casa mia uno dei poveri immigrati respinti dai suddetti razzisti".


Pento Alberto

Bravi! Bravissimi! Strabravi!!!
Io non firmo assolutamente e concordo pienamente con quelli di Goro. Di donne e bambini è pieno il mondo e noi dobbiamo pensare innanzi tutto alle nostre famiglie, ai nostri figli, ai nostri vecchi, alle nostre donne e ai nostri bambini. Ognuno nella sua casa e nel suo paese dovrebbe poter far entrare soltanto chi vuole e non altri. Gli indegni e i razzisti sono quelli che vorrebbero decidere al nostro posto e portarci nelle nostre case, nei nostri paesi, nelle nostre terre chi vogliono loro. Questi sono immondi criminali che violano i Diritti Umani Universali dei Nativi o Indigeni, questi sono i veri e odiosi razzisti mascherati da antirazzisti e universalisti, un cancro dell'umanità. L'accoglienza forzata è un crimine contro l'umanità e contro natura, una forma orrenda di tortura, anche se di donne e di bambini!
Si tratta di una deportazione all'incontrario ... !
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Re: Ospitałetà no senpre lè sagra - acojensa come crimine

Messaggioda Berto » mer ott 26, 2016 8:34 pm

Kyenge: “Barricate attacco a indifesi e figlie di propaganda d’odio”
L'eurodeputata sui fatti di Gorino: "L'accoglienza diffusa di piccoli gruppi è un modello sostenibile"
http://www.estense.com/?p=578432

“Sbarrare la strada con blocchi stradali contro persone deboli e indifese, donne e bambini in fuga da guerre e miseria, è un atto inquietante ed inaccettabile. Ma non dobbiamo fermarci alla denuncia, dobbiamo capire perché ciò sta accadendo: queste cose non accadono per caso”. E’ la reazione e il commento a caldo di Cécile Kyenge, eurodeputato ed ex ministro dell’integrazione del Governo Letta, alla notizia delle barricate anti migranti dei cittadini di Gorino.

“L’Italia – ha continuato Kyenge – non è questa, questa manifestazione di paura non è espressione del sentimento comune degli italiani che rimane solidale. Questa grave manifestazione di chiusura e paura verso donne e bambini che non possono rappresentare un minaccia è figlia della propaganda d’odio, dell’azione di veri e propri incendiari all’opera per lucrare ogni giorno elettoralmente sulle preoccupazioni delle persone. Le impronte digitali di questi incendiari all’opera non sono difficili da trovare fra chi è corso a stabilire un isterico parallelo fra questa manifestazione e gli anni della Resistenza. L’accoglienza diffusa dei rifugiati per piccoli gruppi, come si proponeva a Goro, funziona e non crea tensioni, se non ci si mettono di mezzo gli incendiari. Ne sono la riprova le tante comunità locali in tutta Italia dove questa accoglienza diffusa sta cominciando a funzionare da tempo”.


Pento Alberto
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Re: Ospitałetà no senpre lè sagra - acojensa come crimine

Messaggioda Berto » mer ott 26, 2016 10:15 pm

L'accoglienza imposta e forzata è un crimine contro l'umanità e la natura universale come i matrimoni imposti e come la costrizione al matrimonio con adulti delle bambine o come il costringere degli animali incompatibili a vivere insieme nello stesso spazio o gabbia:

Per matrimonio forzato o matrimonio coatto si intende un matrimonio in cui una o entrambe le persone coinvolte, bambini o adulti, vengono fatte sposare contro la propria volontà.
https://it.wikipedia.org/wiki/Matrimonio_forzato

Quel dramma islamico chiamato “spose bambine”
di Paola Orrico
http://www.lintraprendente.it/2016/03/q ... se-bambine

Da spose bambine a mogli sottomesse, ed inesistenti. Sono circa 14 milioni all’anno le bambine che vengono sottoposte all’abominio di quello, che, secondo la Shari’a, viene definito “matrimonio“. Famosi e terribili sono i versetti 65:4 del Corano, nei quali si affronta il tema del “matrimonio con femmine in età pre-mestruale”, e che citano Maometto, il profeta, come “modello” di vita; Maometto, infatti, sposò la figlia del fratello, cioè la nipotina Aisha, quando questa aveva solo sei anni, concedendole la “gentilezza” di aspettare a consumare il matrimonio quando lei, di anni, ne compì nove.

Ancora oggi, nel 2015, questa pratica odiosa, non ha smesso di essere considerata una tradizione religiosa in molte parti del mondo, prettamente di religione musulmana. Come se servisse ancora una prova ulteriore, del disprezzo per il genere femminile e della totale inesistenza dei diritti al femminile, in questi Paesi. Una bambina, qui, nasce e muore, senza fare rumore. Le si insegna, sin da piccola a vivere in silenzio, a non pretendere nulla; a non ambire a studiare, evolversi mentalmente, a costruirsi una vita autonoma. Ella nasce succube dell’uomo. Prima del padre, poi, del marito.

La piaga delle cosiddette “spose bambine” è da alcuni anni oggetto di ricerche da parte dell’Unicef e delle Nazioni Unite. Il fenomeno però, in Medio Oriente, è difficilmente inquadrabile. La situazione peggiore, secondo l’Icrw (International center of research on women), una organizzazione statunitense, si registra nello Yemen.

Al 15% delle donne in Yemen, la famiglia, trova marito prima dei 15 anni. Il fenomeno è spesso facilitato dalla povertà delle famiglie, che ricevono in cambio del consenso al matrimonio, soldi e beni di prima necessità. L’età delle piccole spose, s’aggira attorno ai sette-otto anni; una età, in cui, nei Paesi civilizzati, le bambine si dilettano con le “Barbie” e non diventano bambole sotto le mani di uno sposo adulto.

Quei corpi infantili, a cui precocemente s’impongono rapporti sessuali, da parte dei mariti-orchi, provocano loro lacerazioni, danni fisici inimmaginabili, spesso la morte. Come nel caso della bambina yemenita, Yamat , di nove anni, morta durante la prima notte di nozze.

Nella maggior parte dei casi, la gravidanza ed il parto, in bambine di età inferiore ai quindici anni, registrano un altissimo tasso di mortalità delle puerpere e del loro bambino. Nella migliore delle ipotesi, ossia in caso di sopravvivenza, frequenti sono viceversa le patologie invalidanti ed ineliminabili, a loro danno (ricordiamo l’estrema povertà ed ignoranza in cui vengono fatte vivere, queste poverette), quali fistole vescico-vaginali o retto-vaginali, a seguito delle lacerazioni prodotte dall’espulsione del feto.

È facile indignarsi di fronte a queste atrocità; meno facile, per taluni, riuscire a prendere una posizione seria e credibile, in tal senso. Il dramma delle spose bambine non viene seriamente condannato né evidenziato, spesso per non apparire “razzisti” o anti-islamici; quasi che l’indignarsi per pratiche a dir poco barbariche, rappresenti , per taluni, mostrarsi irrispettosi verso le religioni altrui.

E questo è il grande imbroglio del nostro tempo. Non prendiamo posizioni nette. Per noialtri, che di battaglie di civiltà ne abbiamo condotte e vinte tante, è naturale continuare a combattere tali oscenità. Il nostro dna libertario e rispettoso dei diritti altrui, ormai, s’è stabilizzato da tempo; ci auspichiamo che, se esiste per davvero un Islam moderato, e non di facciata, si faccia vivo e impari a combattere, illuminando quelle zone di buio profondo e di crudeltà primitive, che per noi, sono lontane anni luce. Fortunatamente.

La domanda a questo punto è una sola: esistono veramente gli islamici progressisti? Esiste un Islam razionale e caritatevole, permeato di spirito umanistico, difensore dei diritti umani, timorato di Dio e rispettoso della vita, democratico, illuminato e moderno? Oppure no, non esiste, e i cosiddetti islamici moderati sono soltanto una finzione propagandistica? Perché ormai non è più tollerabile oltre il continuo silenzio delle comunità musulmane occidentali rispetto ai crimini perpetrati dai fratelli islamici negli Stati orientali e africani. Non è più tollerabile oltre l’omertà che avvolge in modo mafioso i centinaia di centri culturali islamici delle città libere d’Occidente che si guardano bene dal denunciare e condannare certa cultura barbarica in cui vivono molti Stati musulmani.

Ogni giorno, costantemente, vengono pubblicati da fonti umanitarie internazionali resoconti atroci di ciò che accade nell’islam. Queste notizie sono talmente tante da finire per passare inosservate, sepolte da un’inflazione di tragedie umane. Non passano 24 ore, per esempio, che in Paesi musulmani non venga impiccato qualcuno, minorenni compresi, spesso per crimini insignificanti. Donne e uomini vengono lapidati regolarmente, in pubbliche piazze, con pietre di grandezza sufficiente a far morire di dolore ma senza uccidere all’istante. Poi amputazioni, flagellazioni, istigazioni su ragazzini kamikaze al suicidio e all’omicidio, e di questo tenore tante altre assurdità.

Oggi, però, parliamo di un’altra follia consentita dalle tradizioni primitive islamiche: le spose bambine. È arrivata dallo Yemen la notizia sconvolgente di Nojoud, una bambina di otto anni (sic!) presentatasi da sola in tribunale dicendo di essere stata costretta dal padre a sposare un uomo trentenne che l’aveva picchiata e forzata ad avere rapporti sessuali. Secondo le Nazioni Unite nel mondo musulmano ci sono 60 milioni di “spose bambine”, la cui età è inferiore ai 13 anni. Il marito è sempre un uomo molto più anziano, mai incontrato prima, spesso un parente. Nojoud ha chiesto e ottenuto il divorzio, ma purtroppo la maggior parte delle altre piccole spose come lei non saranno così fortunate.

L’Icwr ha compilato una “classifica” dei venti Paesi in cui i matrimoni di minorenni sono più diffusi: il Niger è al primo posto, seguito da Ciad, Bangladesh, Mali, Guinea, Repubblica centrafricana, Nepal, Mozambico, Uganda, Burkina Faso, India, Etiopia, Liberia, Yemen, Camerun, Eritrea, Malawi, Nicaragua, Nigeria, Zambia. La “top 20” è basata su questionari standardizzati che non sono però disponibili per tutti i Paesi. Resta fuori dalle statistiche, ad esempio, gran parte del Medio Oriente. Queste bambine non potranno mai studiare né guadagnare lavorando, sebbene lavoreranno tutta la vita come bestie.


Diritti degli animali

http://www.dirittoambiente.net/file/news_3439.pdf

https://it.wikipedia.org/wiki/Diritti_degli_animali

https://www.mclink.it/assoc/lida/carta.htm

Articolo 3
a) Nessun animale dovrà essere sottoposto a maltrattamenti e ad atti crudeli; b) se la soppressione di un animale è necessaria, deve essere istantanea, senza dolore, nè angoscia.

Articolo 4
a) Ogni animale che appartiene a una specie selvaggia ha il diritto di vivere libero nel suo ambiente naturale terrestre, aereo o acquatico e ha il diritto di riprodursi; b) ogni privazione di libertà, anche se a fini educativi, è contraria a questo diritto.

Articolo 5
a) Ogni animale appartenente ad una specie che vive abitualmente nell'ambiente dell' uomo ha diritto di vivere e di crescere secondo il ritmo e nelle condizioni di vita e di libertà che sono proprie della sua specie; b) ogni modifica di questo ritmo e di queste condizioni imposta dall'uomo a fini mercantili è contraria a questo diritto.


Territorialità animale

https://it.wikipedia.org/wiki/Territorio_(biologia)

In etologia, sociobiologia ed ecologia comportamentale, con il termine territorio si indica una qualsiasi area sociografica che un animale di una particolare specie difende costantemente dai cospecifici (e, occasionalmente, dagli individui di altre specie). Gli animali che difendono propri territori sono noti come animali territoriali.

Un territorio è un'area delimitata, da cui vengono esclusi tutti i possibili intrusi della stessa specie. Ciò comporta la difesa di quest'area e la perdita di lunghi periodi di tempo per rendersi facilmente visibili e segnalare così il proprio territorio. La difesa del territorio è stata osservata in molti animali: insetti, crostacei, altri invertebrati, pesci, anfibi, lucertole, uccelli e mammiferi, uomo compreso.



http://www.sapere.it/enciclopedia/terri ... ACsmo.html

In molte specie, dette territoriali, si verifica che individui o gruppi di individui si distribuiscono, secondo regole definite, nello spazio adatto alla vita della specie. Il comportamento territoriale sarebbe uno dei fattori di controllo del numero di individui nella popolazione, in quanto gli animali territoriali non si riproducono se non hanno a disposizione un territorio. Esistono moltissime specie di vertebrati e di invertebrati che si sono organizzate in sistemi territoriali, se pur con una notevole variabilità. Una prima classificazione riguarda il numero di individui della stessa specie che possiedono un territorio: può essere uno solo (territorialismo individuale), oppure due (territorialismo di coppia), oppure più di due (territorialismo di gruppo). Classico territorialismo individuale è quello dello spinarello; forme di territorialismo di coppia sono frequenti negli uccelli; tipico esempio di territorialismo di gruppo si ha tra i lupi. Una seconda classificazione considera i territori occupati dal punto di vista dell'uso che ne viene fatto da parte degli animali: vi sono territori nei quali gli animali svolgono tutte le attività trofiche e riproduttive: un esempio è il territorio di molti piccoli uccelli canori, come il pettirosso. Vi sono invece territori nei quali gli animali svolgono solo l'accoppiamento e la cura della prole, mentre il cibo viene cercato fuori dal territorio: è il caso di molti uccelli marini che nidificano sulle rocce. Infine, esistono territori utilizzati solo per il corteggiamento e l'accoppiamento: per esempio gli uccelli giardinieri australiani. È chiaro che un territorio esiste nella misura in cui ha dei confini. Questi vengono delimitati in vari modi: per esempio il canto tra molti piccoli uccelli e la marcatura mediante urina o secreti ghiandolari effettuata da molti Mammiferi. L'animale territoriale, anche se possiede un territorio completo (trofico e riproduttivo), ha un'area al di fuori di questo che frequenta abitualmente, ma che tuttavia non difende, ed è l'area familiare, e infine uno spazio di sporadica esplorazione. La conquista e la difesa del territorio avvengono attraverso lotte che raramente però portano a danni fisici. Infine il comportamento territoriale può comparire, e spesso è così, soltanto in determinati periodi dell'anno (per esempio la stagione riproduttiva).
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ospitałetà no senpre lè sagra - acojensa come crimine

Messaggioda Berto » mer ott 26, 2016 10:59 pm

Gorino, barricate contro 12 migranti «Dicono 11 donne, poi diventa un’invasione» Nel paese (Gorino) che ha fatto le barricate per fermare il pullman degli immigrati

di Marco Imarisio, inviato a Goro
http://www.corriere.it/cronache/16_otto ... d4a5.shtml

GORO (Ferrara) «Noi siamo un paesino pulito, non possiamo accettare che ce lo sporchino». «Giusto, e poi si sa come vanno queste cose, dicono undici donne e subito dopo ci mandano i maschi, avranno pur dei mariti, e così diventa una invasione».

Nel ristorante di piazza della Libertà il tempo sembra essersi fermato. Sugli scaffali di vetro ai lati di uno specchio annerito sono impilati esemplari di Biancosarti, Vecchia Romagna etichetta nera, Stock, bottiglie che rimandano a un’altra epoca. La ragazza che lava i bicchieri dietro al bancone guarda di sottecchi i due avventori venuti a ristorarsi dal presidio. «Ma non vi vergognate» sibila senza troppa voglia di essere udita. Antonella Telloli e Oliviero Trombini invece sentono. Fanno spallucce. Pagano ed escono senza replicare. «Quella non deve essere di qui» dicono una volta fuori. «I buonisti si nascondono davanti alle femmine incinte che manco ci sono. I soliti politicanti».


Tra il Delta e il mare

Gorino non è vicino a Ferrara, è lontano da tutto. A Gorino ci sono 590 residenti, due negozi di alimentari, una farmacia, una tabaccheria, un ristorante e l’ostello da 46 posti letto che fa anche da bar della frazione. Per arrivarci da Goro si percorre una strada comunale bianca, in un panorama piatto che conduce al delta del Po e al mare. L’ospedale più vicino dista settanta chilometri. La stazione dei carabinieri è stata chiusa nel 2012, li hanno spostati a Comacchio. «Siamo gente chiusa. Ogni città ci sembra una metropoli. Abbiamo la nostra quotidianità e non accettiamo che venga intaccata da estranei».


La casalinga di Gorino

La signora Antonella dice di averlo fatto per suo figlio, che ha due anni. «Gli devo garantire un avvenire». È nata qui 33 anni fa. Si era trasferita in Sicilia al seguito del marito, che lavora come imbianchino, lei è una casalinga. «Quando sono rimasta incinta siamo tornati. Abitavamo a qualche chilometro dal centro di accoglienza di Mineo. Clandestini a spasso. Poco lavoro. Ora abbiamo un futuro e non voglio che ce lo portino via». Alle 15.30 di lunedì Antonella era su Facebook. Si accorge che un ex candidato sindaco di Goro ha postato un allegato. Lo apre. È l’ordinanza del prefetto che requisisce parzialmente l’Ostello-bar «Amore e natura» di Gorino. «Provvedimento a carattere eccezionale straordinario». Stanno arrivando. Si attacca al telefono. Oliviero Trombini, pescatore, 51 anni, dice di aver chiamato «amici degli amici», scoprendo così che i migranti sono già in viaggio su una corriera partita da Bologna. Corrono voci. Cinquanta, forse sessanta.

I pescatori escono dalle loro cooperative. Sono 36, tutte a conduzione familiare. Gettano sulla strada che porta alla frazione i bancali usati per depositare le casse di vongole. Comincia la protesta. All’inizio sono 30-40 persone. La carreggiata non è chiusa. Ma ancora non basta. «Ci avrebbero fatto una testa così» racconta Antonella. «E li avrebbero fatti passare nel silenzio». Serve altro. «Ci voleva un uomo con le palle». Le viene un’idea. Compone un numero. «Sei sicura? Allora contatta tutti e aspettami». Intanto arriva mezzo paese, convocato su Facebook e via sms. Alle 21 verranno contati 220 manifestanti.

L’uomo con gli attributi risponde al nome di Nicola Lodi, detto «Naomo» per qualche misterioso legame con uno sketch di Panariello. È un barbiere di Ferrara. È un esponente leghista specializzato in incursioni con videocamera nei campi nomadi, nei ruderi dove dormono i clandestini. Avvisa sempre in anticipo radio e televisioni. La sua posizione sui migranti, che definisce «diversamente bianchi», è riassunta in uno slogan impresso anche sulle magliette della Lega Nord. «A casa, a calci nel culo». Arriva su un’auto guidata da Francesco Marangoni, segretario della Lega Nord di Ferrara. «Stop all’invasione» dice appena tocca terra. «Lo straniero non deve passare».

L’ingresso in scena degli uomini forti azzera qualunque possibilità di trattativa. In un video postato da Marangoni si vede un colonnello dei carabinieri che discute con un anziano signore. «Sono solo donne e bambini...». All’improvviso una voce dal megafono zittisce il militare dandogli in pratica del bugiardo. È quella di Nicola «Naomo» Lodi. «Chi mi accusa di soffiare sul fuoco taccia. La rabbia c’è, esiste. Dovrei essere invece ringraziato per aver salvato Gorino dall’invasione dalla criminalità e dal degrado».

L’esempio viene dall’alto. E il successo fa la forza, allentando i freni inibitori. Anche ieri, dopo che la prefettura aveva già fatto marcia indietro sull’«Amore e Natura», dicendosi non in grado di garantire la sicurezza dei 19 ospiti, il presidio è rimasto. La struttura deve essere restituita ai proprietari. «Al più presto» intima Trombini. «Quello è il nostro bar». Birra, salsicce alla brace e cori. «Che ci frega della donna incinta». «Vinceremo, per la Madonna se vinceremo».

Tv da mezza Europa

Le televisioni arrivate da mezza Europa registrano. Diego Viviani, il sindaco di Goro, in totale seimila abitanti che lo hanno eletto in una lista civica di centrosinistra, c’è ma è come se non ci fosse. Non approva ma capisce, o viceversa. A Ferrara il prefetto Michele Tortora allarga le braccia per cinque volte in venti minuti di conferenza stampa. «Eh, ci abbiamo provato, ma loro proprio non li volevano...».

Filippo Rubin e la sua compagna Serena, una ragazza serba, sono i titolari della struttura, di proprietà pubblica. «Un po’ dispiace. Se ci avessero informato invece di farci la sorpresa, la gente non avrebbe reagito così. Ma la faccenda è scappata di mano. Siamo allibiti».

Alle 19 arriva la decisione definitiva. Il bar riapre. Goro, uno degli otto Comuni della provincia senza un migrante sul suo territorio, continuerà a non averne. Avrebbe dovuto ospitarne 19, lo 0,4 per cento della popolazione di frazione Gorino, dove una casa su due è ormai disabitata. La signora Antonella e Nicola «Naomo» Lodi hanno vinto su tutta la linea. Un Biancosarti, per favore.
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Re: Ospitałetà no senpre lè sagra - acojensa come crimine

Messaggioda Berto » gio ott 27, 2016 7:22 am

L'appello della regina danese: "I migranti accettino i valori dell'occidente"
La sovrana Margaretha II risponde a re Harold di Norvegia sull'accoglienza dei richedenti asilo: "Risiedere nel nostro paese non basta a ottenere la cittadinanza"
di Luca Gambardella | 26 Ottobre 2016

http://www.ilfoglio.it/esteri/2016/10/2 ... e_c128.htm

"Non è detto che se permetti a tutti di entrare in Danimarca, e che se poi costoro fanno dei figli in Danimarca, allora i loro bambini saranno danesi. Questo significa banalizzare il dibattito ed è un insulto a quelle generazioni che hanno edificato questo paese". Le parole, pronunciate il mese scorso da Martin Henriksen del Partito popolare danese durante una trasmissione televisiva, erano rivolte a un altro cittadino danese, Jens Philip Yazsani, un 18enne di madre danese e padre iraniano che partecipava al talk show. "Se vivi qui e ti senti danese, allora sei ovviamente danese", ha replicato Yaszani. "Penso in realtà che questo sia l'unico criterio", ha aggiunto: "Sentirsi danesi nello spirito". Lo scambio di battute andato in onda sul canale TV2 ha inaugurato un grande dibattito nel paese a proposito della rigida politica migratoria adottata dal governo e sul tema dell'integrazione.

Su questo dibattito ora è intervenuta anche la regina, Margarethe II. "Pensavamo che se passeggiavi per le strade di Copenaghen, bevevi acqua pubblica o salivi su un mezzo pubblico, allora saresti presto diventato cittadino danese", ha scritto la sovrana 76enne in un libro appena uscito. "Per noi era ovvio, e quindi pensavamo che lo fosse anche per coloro che si erano trasferiti qui per vivere. Non lo era". Nel volume scritto dalla regina insieme col giornalista Thomas Larsen, si legge che diventare danese "non è una legge naturale" e – in un passaggio che i media hanno interpretato come un chiaro messaggio rivolto ai migranti di fede musulmana – occorre preservare i valori democratici e della parità di genere propri della cultura nazionale danese. Per questo, spiega Margaretha, serve una presa di coscienza collettiva per non abdicare ai propri valori di libertà e democrazia: "Se non riesci a chiarire da che parte stai, è difficile spiegarlo agli altri. C'è bisogno di lavorare su questo e ogni tanto di piantare per bene i piedi per terra e dire: 'Hey, non farlo'".

Le parole della sovrana, una figura molto amata dal popolo danese, hanno alimentato il confronto tra favorevoli e contrari all'accoglienza dei migranti nel paese che, col passare dei mesi, ha adottato una politica migratoria più stringente. Secondo Eurostat i richiedenti asilo accolti da Copenaghen da ottobre 2015 a oggi sono stati 16 mila. Il governo ha via via ridimensionato il numero dei migranti ospitati irrigidendo i controlli alle frontiere, fino alla legge controversa approvata lo scorso luglio che prevede la confisca degli oggetti di valore dei profughi per contribuire alle spese sostenute dallo stato al fine di garantire l'accoglienza.

La cittadinanza non va svenduta, secondo le autorità di Copenaghen, ed è per questo che il test cui i richiedenti asilo devono sottoporsi per ottenerla è uno dei più difficili da superare in Europa. Il ministero dell'Immigrazione lo ha reso da pochi mesi ancora più accurato rispetto al precedente, giudicato troppo semplice. Per diventare danesi occorre rispondere correttamente a 32 domande su 40 ma, da giugno a oggi, le prove di due terzi dei candidati (il 68,8 per cento) sono state bocciate. "Diventare cittadino danese deve essere difficile, perché essere cittadino danese è speciale", ha commentato il ministro per l'Immigrazione Inger Støjberg.
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Re: Ospitałetà no senpre lè sagra - acojensa come crimine

Messaggioda Berto » gio ott 27, 2016 7:40 am

La solidarietà come libertà e non come schiavitù
viewtopic.php?f=132&t=752
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Re: Ospitałetà no senpre lè sagra - acojensa come crimine

Messaggioda Berto » gio ott 27, 2016 7:06 pm

Mamme contro i profughi, il sindaco: "Le denuncio"
Montegrotto: ostilità all’arrivo dei rifugiati. Il primo cittadino termale: «Non si possono alimentare le paure con le bugie. Accogliere è un dovere» di Elena Livieri

http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... hfmppdea-1

MONTEGROTTO TERME. Da sempre la storia è fatta da chi alza barricate e da chi getta ponti. Chi divide e chi unisce, nell’infinita lotta per la sopravvivenza. Storia dei giorni nostri: a Goro, nel Ferrarese, i residenti bloccano la strada e impediscono l’arrivo a una decine di donne africane con i loro bambini. Sai che minaccia al quieto vivere del paesino immerso nel torpore del Delta del Po. Dovevano essere ospitati da una cooperativa le donne e i bambini, ma l’accoglienza ha perso e ha vinto la paura. Un’altra volta.

A Montegrotto Terme c’è chi abbozza le prime barricate, ancor prima che i profughi arrivino. Girano le voci. E tanto basta per montare un castello di timori e minacce al punto da investire di richieste di informazioni e rassicurazioni il sindaco. Che però non ci sta.
01-C_WEB
Riccardo Mortandello, 35 anni, da giugno fascia tricolore sampietrina, ai suoi concittadini che parlano dei migranti come i nuovi “untori” che arrivano a seminare insicurezza e malattie, risponde a muso duro. Con una diffida e una minaccia di arrivare alla denuncia. Destinatarie della reazione drastica del sindaco, un gruppo di donne, mamme - come quelle respinte neanche fossero la peste in persona a Goro - preoccupate per l’imminente arrivo (presunto) «di un centinaio di profughi in paese», con tutto il loro carico di malattie, virus e spauracchi vari. Ne hanno parlato fra di loro, quando si incontrano accompagnando i bambini a scuola, hanno rilanciato l’allarme attraverso i gruppi WhatsApp scolastici, ne hanno scritto in mail girate in paese e inviate al sindaco. Dubbi e paure ripetute e rilanciate, timori di malattie. Terrore di vedere i figli ammalati da contagi stranieri.

Sindaco Mortandello, cosa sta succedendo a Montegrotto?

«Contro chi inventa storie, semina odio e diffonde scenari tanto drammatici quanto fantasiosi solo per alimentare cattiveria, ci vuole la tolleranza zero. Non è immaginabile che il confronto sul tema dell’accoglienza possa essere portato a questi livelli. Io non lo accetto, da qui la diffida a queste mamme. Non ho mai negato a nessuno un incontro, ho parlato e continuerò a farlo con tutti i cittadini che lo vorranno: se ci sono dubbi e preoccupazioni di qualsiasi tipo ne parliamo. Il messaggio che voglio mandare è chiaro: basta bugie, basta con i tentativi beceri di diffondere paura».

E cosa dice a queste mamme così preoccupate?

«La situazione è molto semplice: dobbiamo scegliere da che parte stare, quale strada imboccare. Si può far finta di niente e chiudere la questione dell’accoglienza accodandosi a chi urla e strepita: e prepararci a pagarne le conseguenze però. Oppure fare la nostra parte. Ci spettano 15 migranti? Bene. Quello di accogliere è un dovere che abbiamo, non un favore che ci viene chiesto. Allora cerchiamo di farlo nel modo migliore».

Ha già in mente come?

«In consiglio comunale abbiamo presentato una delibera di orientamento per manifestare la nostra adesione ai progetti Sprar (Sistema protezione rifugiati e richiedenti asilo, ndr) con un obiettivo molto preciso: contenere la presenza sul territorio di migranti e soprattutto governare il fenomeno. L’alternativa è non aderire e aspettare che la cooperativa di turno o la Prefettura scelgano degli immobili in cui sistemare i richiedenti asilo, senza che noi si possa fare alcunché».

I suoi concittadini non sembrano tuttavia così aperti all’accoglienza.

«Il continuo gridare “al lupo, al lupo” e il dipingere i migranti come delinquenti e portatori delle peggio cose, ha creato uno scenario difficile, dove anche l’assunzione di responsabilità da parte di chi riveste un ruolo istituzionale diventa un’impresa: ma non ci si può sottrarre. Mi piace citare l’esempio di Vigonza, dove il sindaco ha accolto dei profughi, li ha presentati alla cittadinanza e li ha coinvolti nei lavori socialmente utili. Conoscere è lo strumento per non avere paura. Il tema è caldo e stracarico di pregiudizi, ma bisogna avere il coraggio di affrontarlo».

Quali sono i presupposti di una buona accoglienza?

«Lo Sprar consente di governare la presenza dei rifugiati, si tratta di progetti finanziati, che prevedono l’inserimento lavorativo e la creazione dei presupposti per un inserimento concreto nella collettività di queste persone. È questo che vogliamo. Respingo con forza chi ritiene la presenza di profughi o rifugiati in antitesi con la sicurezza e la legalità».

Legalità: inevitabile il riferimento alle vicende giudiziarie che hanno investito Montegrotto e Abano negli ultimi mesi, con gli ex sindaci arrestati per tangenti.

«Quello è stato un danno di immagine per il nostro territorio, altro che l’invasione di profughi. Non c’è giorno che non spunti una pratica amministrativa in qualche modo viziata. Qui la legalità è stata un’opinione negli ultimi quindici anni».

Montegrotto sarà un comune accogliente?

«Sono certo che sapremo dimostrare di essere all’altezza. Potremo scagliarci contro le politiche deficitarie del Governo e dell’Europa, ma resta il fatto che siamo chiamati a fare la nostra parte. E la faremo».
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