LA GERMANIA, IL NAZIONALSOCIALISMO E L’ISLAMdi Dagoberto Husayn Bellucci
https://dagobertobellucci.wordpress.com ... o-e-lislam “Possa sua Maestà il Sultano, così come i trecento milioni di maomettani che venerano in lui il Califfo, essere sicuri che l’Imperatore tedesco sarà loro amico per sempre!”
( Dal discorso pronunciato dall’Imperatore Guglielmo II , Kaiser di Germania, a Damasco l’8 novembre 1898 )
“Se a Poitiers Carlo Martello fosse stato sconfitto , il mondo avrebbe cambiato faccia. Poichè il mondo era già condannato all’influenza giudaica (e il suo prodotto , il cristianesimo, è una cosa così insipida! ), meglio sarebbe stato che avesse trionfato l’Islam. Questa religione ricompensa l’eroismo, promette ai guerrieri le gioie del settimo cielo… Animati da un simile spirito , i Germani avrebbero conquistato il mondo. Ne sono stati impediti dal cristianesimo.”
( Adolf Hitler – “Idee sul destino del mondo” – ediz. di “Ar” – Padova 1980)
“L’Islam da sempre, la Germania oggi, hanno compreso questo pericolo (l’usurocrazia ebraica ndr). È per questo che io ritengo urgente una stretta alleanza fra queste due mentalità , allo scopo di lottare contro un pericolo comune che non potremmo sottovalutare”
( Savitri Devi – “L’Islam devant le National-socialisme” – ediz. “Le Documents Contemporains” – Paris s.d.)
Le profonde relazioni di reciproca simpatia tra il Terzo Reich nazionalsocialista tedesco e il mondo islamico sono state spesso prese quale soggetto di studio storico per comprendere i nessi e le dinamiche militari che unirono la stragrande maggioranza del mondo musulmano ai paesi dell’Asse durante la 2.a Guerra Mondiale e per analizzare determinate corrispondenze storiche tra le esperienze delle Rivoluzioni Nazionali europee tra i due conflitti mondiali e la successiva rinascita islamica che – a partire dagli anni cinquanta con la vittoria delle forze nazionaliste di Gamal Abdel Nasser in Egitto – caratterizzerà l’intera seconda metà del novecento arrivando fino ai giorni nostri e rappresentando il fattore rivoluzionario più interessante, dinamico ed eterogeneo della storia contemporanea.
Abbiamo sempre riconosciuto un valore assoluto , e come tale insindacabile, all’esperienza storica del Nazionalsocialismo tedesco che oltre a rappresentare una totalità organica indiscutibilmente perfetta ha anche avuto il merito di incarnare l’ultima apparizione metastorica del mondo della Tradizione in Europa imponendosi quale forma ierofanica all’interno della quale sono andati posizionandosi differenti elementi mitici e rituali di distinte realtà tradizionali.
Non ‘spenderemo’ ulteriori parole (… le parole non hanno alcun ‘senso’ quando ci si trova dinanzi ad un’organismo statale quale il Terzo Reich, ad un’ideologia rivoluzionaria quale il Nazionalsocialismo, ad una volontà d’acciaio e ad una capacità di resistenza dimostrate contro tutto e tutti … il mondo ‘contro’… quali quelle profuse dal Fuhrer della Germania , Adolf Hitler, e dai soldati-politici delle Waffen S.S. e dai militi del partito … ‘Berlino aprile 1945’ …fino all’ultimo uomo, tempeste d’acciaio, petti e cuori contro i tank sovietici, resistenza ad oltranza sotto il crepitio ininterrotto delle armi nemiche e la più bestiale devastazione che l’Europa conoscerà da tempo immemorabile…senza ‘se’ e senza ‘ma’ …un autentico Crepuscolo degli Dei, una wagneriana cavalcata di walkirie , determinazione sangue e morte per l’Ordine Nuovo… un’abbacinante apparizione metastorica di un Sogno , uno ‘stile’ irripetibile, un’altra ‘razza’ di Uomini, Combattenti, Eroi…) per dare una descrizione del Nazionalsocialismo basti, e ‘avanzi’ , quanto scrive Maurizio Lattanzio che identificherà nell’esperienza crociuncinata “…l’espressione conforme alle concrete condizioni storiche della forma tradizionale nordico-germanica permeata da valori aristocratici, gerarchici e qualitativi , i quali ‘estrarranno’ dalla totalità popolare socialista l’aristocrazia politica rivoluzionaria che negherà radicalmente – dalla destra alla sinistra – l’astrattismo ideologismo borghese/proletario e le sue conseguenti formulazioni statuali e societarie.”. (1)
Tant’è sul Nazionalsocialismo ed il suo Fuhrer non accettiamo discussione anche perché, ‘semplicemente’ , non ‘esiste’ alcunché da ‘discutere’.
Torniamo adesso alle relazioni tra il Nazionalsocialismo e l’Islam. Scrive in proposito Claudio Mutti nel suo “Il Nazismo e l’Islam”: “Non è questa la sede per occuparci degli orientamenti spirituali di Hitler e della sua posizione nei riguardi della religione; ci limiteremo soltanto a dire , con Leon Degrelle, che “contrariamente a tutto quello che si è potuto raccontare, Hitler non era affatto un pagano” e rinvieremo il lettore alle numerose pagine dei Bormann-Vermenke (*) in cui il Fuhrer manifestava a una ristretta cerchia di intimi la propria concezione del divino. Qui noteremo, citando ancora il generale Degrelle, che “Hitler aveva un debole, indiscutibilmente, per la religione islamica. Lui, che era di origine cattolica e da ragazzo aveva cantato nel coro della parrocchia , provava un grande interesse per l’Islam e per la sua civiltà”. In effetti, se leggiamo le “conversazioni segrete”, non possiamo non essere colpiti dagli entusiastici apprezzamenti relativi all’Islam. Nella conversazione del 5 giugno 1942 , ad esempio, il Fuhrer afferma l’inferiorità del cristianesimo rispetto ad altre religioni, fra cui l’Islam: “E talvolta proviamo un violento senso di collera al pensiero che dei Tedeschi abbiano potuto insabbiarsi in dottrine teologiche prive di qualsiasi profondità, quando sulla vasta terra ce ne sono altre, come quella di Confucio , di Budda e di Maometto, che all’inquietudine religiosa offrono un alimento di ben altro valore”. (2)
Ora i solerti ‘difensori’ della “razza bianca” ( il biancocentrismo alla ‘omino bianco’….’ricordiamo’ la pubblicazione a Modena ad opera di una nostra ‘ex’ ‘camerata’ di un opuscolo intitolato “Trionfo Bianco” che, pure ‘legittimamente’, qualche ‘pennivendolo’ di regime definì come una sorta di propaganda detersivistica….non andando poi così ‘lontano’ dalla ‘realtà’ fattuale…) potranno obiettare che Hitler non fosse comunque islamico e che il Terzo Reich Nazionalsocialista impose le leggi razziali di Norimberga.
Giusta sottolineatura….difatti agli operai fascisti italiani che andarono a prestare manodopera in terra germanica veniva, ‘razzialmente’ , impedito di contrarre matrimoni con donne di stirpe tedesca….normative ‘razziali’ ‘organiche’ e non le paraplegiche “leggi razziali” varate dal Fascismo nell’ottobre 1938 che , al contrario di ‘normalizzare’ la situazione degli elementi ebraici in terra d’Italia, andarono a riempire i fonti battesimali delle chiese nazionali o gli albi d’iscrizioni retrodatate al PNF o ad altre istituzioni fasciste.
La differenza tra Nazionalsocialismo tedesco e Fascismo italiano sta ‘quì’: anche – soprattutto – nell’affrontamento della questione ‘maledetta’…. o più semplicemente nella ‘razza’….materiale umano distinto tra i teutonici d’oltralpe e il meticciato ibrido-levantino italiota…. si ‘vedrà’ anche alla ‘fine’ del conflitto la ‘differenza’ (e pur non dimenticando che senza il Genio romano e la marcia su Roma di Mussolini e delle camicie nere non sarebbe esistito il Nazionalsocialismo tedesco …tant’è la ‘razza’ non ‘mente’…come, peraltro, ne prenderà atto lo stesso Mussolini).
Tralasciando in questa sede la questione, complessa e comunque inerente ad una più vasta disamina dei rapporti tra i Fascismi e l’Islam, di occuparci del rapporto instaurato tra l’Italia fascista e l’Islam (3) , prosegue Claudio Mutti nel volume sopracitato (4): “Il confronto fra Islam e cristianesimo, a tutto vantaggio del primo, ritorna in un’altra conversazione, quella del 1 agosto 1942: “Noi non abbiamo alcun lume circa il mistero quando apprendiamo che i preti si raffigurano Dio sotto le sembianze di un uomo. Da questo punto di vista , i discepoli di Maometto sono di gran lunga superiori ai preti, perchè non provano il bisogno di raffigurarsi Allah fisicamente!”. Sdegnato e respinto dagli aspetti antropomorfici del cristianesimo, Hitler ammirava il modo puramente intellettuale con cui i Musulmani pensano Dio: “lo affascinava dunque, anche lui, questo Allah mai veduto, mai raffigurato da nessuno , mistero costante” ( secondo quanto riporta il Gen. Leon Degrelle nel suo “Hitler et les Musulmans” – “Rebelle” n.2 , automne 1984 ).
Il rispetto e la stima del Fuhrer del Nazionalsocialismo per il mondo islamico andavano anche oltre considerando come Hitler intendeva la superiorità dei musulmani e della loro religione guerriera rispetto al cattolicesimo come espone ancora Mutti: “Nella medesima circostanza, Hitler esalta la civiltà musulmana della Spagna e vede nell’epoca inaugurata con la Reconquista cattolica l’impronta del settarismo e della barbarie: “L’epoca araba fu l’epoca d’oro della Spagna, la più civile. Poi venne l’epoca delle persecuzioni, sempre ricominciate”. L’argomento venne ripreso il 18 agosto 1942: “La civiltà è stata uno degli elementi costitutivi della potenza dell’Impero Romano. Lo stesso accadde in Ispagna, sotto la dominazione degli Arabi. La civiltà vi raggiunse un livello che di rado ha raggiunto. Un’epoca, indiscutibilmente, di umanesimo integrale, nella quale regnò il più puro spirito cavalleresco. L’intrusione del cristianesimo ha portato il trionfo della barbarie. Lo spirito cavalleresco dei Castigliani è in effetti un’eredità degli Arabi.”.” (5)
Noi , con il Fuhrer del Terzo Reich nazionalsocialista, affermiamo la supremazia della visione del mondo eroica e guerriera dell’Islam incarnata lucidamente e fanaticamente dalla Rinascita Islamica contraddistinta dalla vittoria della Rivoluzione Islamica iraniana dell’Imam Khomeini (che Dio lo abbia in gloria) e dall’edificazione dello Stato organico e rivoluzionario della Repubblica Islamica dell’Iran , mito e realtà tradizionale del Terzo Millennio cristiano, massimo referente anti-mondialista e anti-imperialista per i diseredati del pianeta e gli Uomini Liberi “in piedi tra le rovine” della contorta e rovesciata contemporaneità post-nichilista.
È in questo contesto utile ricordare per comprendere pienamente la relazione intrinseca esistente tra il Nazionalsocialismo e il mondo islamico la figura ed il ruolo avuto da Rudolf von Sebottendorff fondatore della “Thule-Gesellschaft” , società segreta ad ispirazione razziale ariana, e tra i precursori dell’avvento del movimento nazionalsocialista tedesco.
Contrariamente a quanto viene propagandato dalla pubblicistica di taluni ambienti in cerca del sensazionalismo e da una storiografia interessata all’occulto in modo tale da presentare l’esperienza nazionalsocialista quale “emanazione” di influenze più o meno infere…(pura e semplice propaganda giudaica) la funzione e l’influenza di von Sebottendorff – padre ‘ideologico’ tra gli altri di Rudolf Hess – rispetto al nascente movimento hitleriano si evince da una lettera scritta nel 1926 da Johannes Hering – sostituto di Hans Dahn alla guida della sezione berlinese del “Germanenorden” e della stessa Società Thule – allo stesso von Sebottendorff nel quale rivela: “Ho abbandonato la presidenza al professor Bauer che se ne incarica in modo esemplare. Le sue conferenze politiche e letterarie furono molto apprezzate e presentò anche dei buoni oratori e dei membri (mitglieder) notevoli. La sua carriera politica l’ha portato fino alla direzione del Partito Nazionalista Tedesco e al grado di deputato del Landtag (Dieta provinciale)…La Thule-Gesellschaft, fu, nuovamente, in piena attività allorchè lo NSDAP venne perseguitato, dopo il 9 novembre 1923 (data del fallimento del “colpo di Stato” hitleriano di Monaco). A quell’epoca (…) la maggior parte dei membri del partito entrarono nella Thule-Gesellschaft. Poterono in seguito continuare la loro propaganda fino a che Hitler , liberato dalla fortezza di Landsberg, riunì nuovamente tutti i membri dello NSDAP.” (6)
Come si vedrà lo stesso capo della Società Thule dell’epoca, Sesselmann, prenderà parte al “putsch” hitleriano nella notte tra l’8 e il 9 novembre 1923 e il principale collaboratore e amico intimo del Fuhrer, durante il periodo di nove mesi nel quale si troverà rinchiuso nella fortezza di Landsberg, sarà Rudolf Hess – suo luogotenente e successivamente ‘delfino’ nonchè , in qualità di ‘segretario’ , colui che raccoglierà ed ordinerà i pensieri e le memorie di Adolf Hitler poi pubblicati sotto il nome di “Mein Kampf” (La mia battaglia) che diverranno il testo essenziale dell’NSDAP assieme agli scritti di Alfred Rosemberg su “Il mito del XXmo secolo”.
Rudolf Hess era membro attivo (mitglied) della Thule Gesellschaft e iniziato ai riti del Germanenorden.
“Le scienze esoteriche e le dottrine segrete furono studiate da Hess, e da altri capi nazionalsocialisti come ad esempio Himmler, non per superficiale curiosità, ma con il preciso scopo di utilizzare queste conoscenze nella cornice mistico-politica di una rivoluzione che avrebbe voluto essere anche una nuova rivelazione religiosa, un profetismo razziale conquistatore. Sulla scrivania di Himmler si trovavano sempre tre oggetti che conosciamo grazie allo storico belga R. Petitfrère: “l’edizione di lusso del Mein Kampf, un esemplare del Corano e la preziosa matita verde” così cara, sembrerebbe, a molti capi dello NSDAP.” (7)
Alle origini del Nazionalsocialismo , in qualità di guida occulta e ideologo ante-litteram della visione guerriero-eroica del movimento, si situa Rudolf von Sebottendorff il quale avrà una visione chiara e realistica delle relazioni privilegiate esistenti tra il Reich guglielmino e la Turchia ottomana fin dall’epoca delle guerre balcaniche del 1912 auspicando l’espansione dei rapporti e la collaborazione tra mondo germanico e mondo islamico.
“L’Islam – scrive von Sebottendorff (8) – non è una religione fossilizzata. Tutto al contrario , la sua vitalità è più grande di quella del cristianesimo.” “Da dove proviene questa forza? Dalla sua sorgente nascosta, “un’acqua vivente che fecondava tutto, nei primi tempi della Chiesa e che produsse nel Medio Evo le fioriture più meravigliose”. Bisogna dunque rivelare questi misteri. Sono gli stessi dei Rosa-Croce e degli alchimisti, ovvero l’elaborazione della “Pietra filosofale”, lo scopo più alto che l’uomo, nella sua ricerca del Sapere, possa assegnare alle sue aspirazioni e ai suoi sforzi”. E’ necessario, continua von Sebottendorff, provare “che la Frammassoneria orientale conserva ancora fedelmente nella nostra epoca , gli antichi insegnamenti della Saggezza dimenticati dalla Frammassoneria moderna”, la cui Costituzione del 1717, dice ancora von Sebottendorff, “fu un sottrarsi alla giusta Via”.
Il precursore del Nazionalsocialismo intendeva la rinascita germanica sotto il segno dello Swastika e l’influenza di una vera e propria dottrina esoterica , autentica gnosi mistico-guerriera, una risorgenza dell’antico modello delle Mannerbund germaniche (9) di un modello ispirato da una tradizione mistica viva rispetto ad una tendenza umanista propria della moderna massoneria giudaizzante fondata sugli ideali di fratellanza e progresso tra le razze umane e sul razionalismo di matrice illuminista che caratterizzeranno l’intera storia del Vecchio Continente a partire dalla vittoria delle forze rivoluzionarie francesi del 1789.
L’idea di von Sebottendorff è la costituzione di un ordine razzista, ariano, germanico fondato su basi spirituali e guerriere, un ordine mistico e militare di alti iniziati raccolti attorno ad una Guida, un Fuhrer, indiscutibile e pronto a sfidare il mondo per restituire gloria e grandezza alla Germania.
Il modello ispiratore del capo della Thule Gesellschaft , e di molti altri capi nazionalsocialisti, sarà quello della cavalleria medievale islamica, in particolare l’ordine dei Baqtàshis o Bektàshis intimamente collegati ai Giannizzeri ottomani.
“Gli Bektàshis rivendicano i loro legami con gli Saiyids, discendenti della famiglia del Profeta (la pace su di Lui e sui rappresentanti autorevoli dell’Ahl ul Bayth ndr), La pietra bianca , il taslim-tash che essi portano al collo , è un ricordo simbolico di Abù Bakr-us-Siddiq, il primo califfo. (…) E’ importante osservare che i Saiyids portano un colore simbolico particolare in quanto discendenti del Profeta: il loro turbante è verde (**). La parola che definisce l’Ordine si pronuncia Bagtàsh o Begtàsh. In turco si trova la parola tash in composizione con altre e significa allora compagno, ad esempio Khwajatàsh. Le Yani Cheri o “nuove truppe” , secondo il significato originale di “Giannizzeri”, furono in maggior parte, membri dell’Ordine dei Bektàshis i quali, secondo la tradizione, riconoscono per fondatore del loro tariq, Hàji Baqqtàah ( 1360 – 1389 ), derviscio contemporaneo del sovrano ottomano Murad I ( 1360 – 1389 ). I Giannizzeri costituivano una milizia ottomana valorosa e temibile. Era stato loro ingiunto, dallo Shaikh del loro Ordine, “d’essere vittoriosi in ogni battaglia o di non ritornare altrimenti”. Questa fratellanza militare di “soldati-dervisci” differiva poco da quella dei Templari , degli Ospitalieri e dai Cavalieri teutonici.” (10)
Per tornare alle idee del Fuhrer e alla sua relazione particolare con il mondo islamico va detto come “grande ammiratore dell’Islam e amico sincero dei Musulmani, informato del fatto che l’Ummah islamica lo chiamava hajj e pregava per la vittoria delle armi del Reich, Hitler mantenne sempre tuttavia la coscienza dei propri limiti individuali e della propria posizione nei riguardi dell’Islam, per cui non solo non pretese mai alcun titolo del genere di quello che si fece attribuire Mussolini ( la famosa “spada dell’Islam” ndr ) , ma nemmeno volle assecondare certo entusiasmo messianico: “Ci sono degli entusiasti (…) che provano il bisogno di deificarmi – di fare di me un profeta, un nuovo Maometto, un secondo messia. Ebbene , sappiano costoro che questa parte non mi si addice affatto. Non ho l’anima nè di un profeta nè di un messia.” (11)
Guida del Nazionalsocialismo e della comunità popolare ( Volkisch ) germanica, Hitler, mantenne fino alla fine la sua posizione filo-islamica assicurando una vicinanza ideale alle nazioni governate dall’Islam rispetto ad una Francia giudaizzata e sottoposta alle influenze del modernismo democratico e al sistema parlamentaristico e partitocratico di chiara impronta massonica.
Secondo la testimonianza del Generale Leon Degrelle, cattolicissimo leader del movimento rexista belga e poi unico europeo non tedesco a diventare Generale delle Waffen S.S. l’Ordine Ariano combattente per la libertà dell’Europa, il Fuhrer invierà come dono “a ciascuno dei sessantamila volontari musulmani della Waffen S.S. una catenina d’oro alla quale era appeso un minuscolo Corano.” (12)
Infine e anche per ‘aggiornare’ questa relazione ‘speciale’ tra visione del mondo nazionalsocialista e islamica riportiamo quanto afferma lo storico americano Stanley G. Payne che , nel capitolo terminale del suo volume “Il Fascismo” dedicato al “neofascismo”, parlando dei modelli di riferimento organizzativi di movimenti politici e/o Stati nazionali – esterni al continente europeo – scrive: “Quando ci si avvicina al Medio Oriente , però, la situazione si accende. Questa è un’area che ha subito in origine un certo impatto del fascismo paradigmatico europeo. Alcuni tra i nuovi regimi nazionalisti che si sono sviluppati nel Medio Oriente durante la seconda metà del secolo mostrano maggiori identità con il fascismo rispetto a qualunque altra parte del mondo. Un primo esempio è stato il regime egiziano sotto Nasser, con il suo Fuhrerprinzip, il “socialismo arabo”, un settore statale dell’economia che si avvicinava al 40 percento e la combattività nei confronti di Israele. Eppure il regime di Nasser non è riuscito a produrre una nuova filosofia o cultura distintiva e il suo unico partito statale è consistito nella piuttosto amorfa Unione Nazionale Araba , più simile a qualcosa che si poteva trovare presso una monarchia balcanica negli anni Trenta che non tra le Croci Frecciate o nella Legione dell’Arcangelo Gabriele. (…). All’apparenza sembra aver avuto miglior sorte la dittatura libica di Muhammar el-Gheddafi, istituita nel 1969. Anche se dittatore di un paese grande esportatore di petrolio, Gheddafi è un fanatico musulmano antimaterialista che ha cercato di creare un nuovo sistema comunitario. Il suo Green Book (‘Libro Verde’) del 1978 ha presentato la “terza teoria universale” , che predicava la “vera democrazia” attraverso legami organici diretti tra il leader e le masse. Quello che ebbe inizio come un regime militare, dunque, è stato convertito in una dittatura carismatica strutturata, in teoria, sui comitati popolari rivoluzionari diretti e sui congressi del popolo. Il regime si fonda su una base di puritanesimo islamico, ma la sua religiosità è eterodossa , dal momento che rifiuta la Sunna musulmana e le dottrine dei maestri dell’Islam , in modo da poter far crescere la propria autorità. Il “fratello colonnello” ha rinunciato al capitalismo, predicando il panarabismo e una determinata forma di “socialismo arabo”, mentre è stato ampiamente dimostrato il suo interesse per il militarismo , la violenza e la tendenza all’avventura all’estero. Tutti questi aspetti riconducono in qualche modo al fascismo, ma il regime libico costituisce una miscela personale unica di nozioni sui generis e a volte è stata etichettata anarchico-leninista. (…) Forse un esempio ancora più convincente è il regime di Saddam Hussein in Iraq, un leader reso noto dall’appellativo di George Bush che nel 1990 lo definì l’ “Hitler del nostro tempo”. La dittatura irachena è un risultato del movimento Baath del “socialismo arabo”, creato originariamente in Siria da Michel Aflaq e da altri dopo la caduta della Francia nel 1940. Il suo obiettivo era un rinascimento nazionale degli Arabi sulla base di una sorta di nazionalsocialismo e di nuova ideologia per “rappresentare lo spirito arabo” contro il liberalismo occidentale e “il comunismo materialista”. Il movimento Baath , infine, è diventato più forte in Iraq che in Siria, anche se fondamentalmente più come elitè cospirativa che come un vero movimento di massa di marca fascista. Nel 1968 un colpo di Stato ultranazionalista a Baghdad ha consentito a Saddam Hussein di divenire il capo di un regime che non esitò a trasformare in una dittatura personale basata su un estremo “culto della personalità” (o Fuhrerprinzip). A differenza di qualche altro movimento arabo nazionalista estremista, il Baath fu sempre intrinsecamente laico (…) e ha sempre espresso un rispetto poco sincero nei confronti dell’Islam in quanto religione degli arabi. Il fondamentalismo sciita è finito per diventare uno tra i suoi più grandi nemici. Oltre al culto del comando, il regime iracheno ha sviluppato un sistema estremamente autoritario, con la polizia ed i servizi segreti addestrati in modo rigoroso da tecnici comunisti dell’Europa dell’Est. Esso ha posto l’accento sulla palingenesi dello “spirito arabo” in un modo più laico e politico di quanto non abbiano fatto i rivoluzionari fondamentalisti sciiti, con l’obiettivo di definire un “nuovo arabo” non creato dal fondamentalismo religios. (…) Il regime è fortemente contrario all’Occidente, agli ebrei e agli israeliani ed ha proclamato un “nuovo ordine” con una propria “pulizia etnica” o liquidazione delle minoranze. L’obiettivo dell’espansione militare di Hussein ha offerto drammatiche dimostrazioni con le due sanguinose invasione dell’Iran e del Kuwait , forse le due iniziative di fine secolo che più ricordano l’hitlerismo classico.” (13)
‘Strano’ (…’affatto’…) che, come tutti più o meno gli storici e gli studiosi di affinità ideologiche o di modelli statali simili tra i Fascismi o Rivoluzioni Nazionali europee degli anni Venti e Trenta e i più attuali Stati arabi, anche l’americano Payne abbia ‘dimenticato’ completamente il solo stato – attualmente l’unico – a guida ba’athista della regione vicinorientale: la Siria di Bashar el Assad ed il suo modello socialista nazionale.
Per non parlare dei movimenti d’ispirazione islamica libanesi (Hizb’Allah) e palestinesi (Hamas, Jihad Islamica) ‘forse’ , evidentemente, ‘troppo’ ‘islamici’ e ‘poco’ “fascisti” per lo storico statunitense…. tant’è ci hanno pensato George W. Bush e la sua amministrazione a definirli – unitamente alla Repubblica Islamica dell’Iran – quali “moderni stati-canaglia” e rappresentanti del “nuovo fascismo verde” appunto il radicalismo islamico ….. Ahmadinejad poi è assurto – secondo l’opinionismo stupido-singagogico dei burattini di “Israele” – al ruolo di “nuovo Hitler” mondiale…
Tant’è …basti e ‘avanzi’ quanto sopra quale premessa analitica per una definizione delle relazioni di amicizia e reciproca solidarietà tra l’esperienza storica , ideologica, culturale, politica e militare del Nazionalsocialismo tedesco e l’Islam senza quì ricordare, ulteriormente, come l’intera pubblicista anti-ebraica e anti-massonica europea (dai “Protocolli dei savi anziani di Sion” all’hitleriano “Mein Kampf” passando per il più recente volume del Gen. siriano Mustafa Tlass , “Azzima di Sion” – sul crimine rituale ebraico di cui fu vittima il padre cappuccino Tommaso nel 1844) o la convocazione di una conferenza di storici revisionisti per dibattere sul presunto “olocausto ebraico”, svoltasi a Teheran nel dicembre 2006 e presenziata dal Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad , siano altri utili ‘elementi’ di attualità per ribadire con vigore la precisa, limpida, cristallina elaborazione progettuale “Eurasia-Islam” delineata con coerenza e una perfezione indiscutibile dall’ultimo soldato-politico rivoluzionario espresso dall’area della Destra Radicale, o neo-fascismo, italiano: Maurizio Lattanzio.
‘Noi’ continueremo a guardarci le puntate del ‘serial’ sui “Protocolli” e sugli omicidi rituali realizzati dalla televisione di Stato siriana e andati in onda sulla tv libanese di “Al Manar”…in Europa ‘vige’ , al contrario, la lex judaica che impone e dispone la kippizzazione del sistema informativo e storiografico di intere nazioni.