Islamofascismo, nazismo maomettano e razzismo mussulmano

Islamofascismo, nazismo maomettano e razzismo mussulmano

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 11:02 am

Islamofascismo, nazismo maomettano e razzismo mussulmano
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=1875

https://it.wikipedia.org/wiki/Islamofascismo
Islamofascismo, nazislamismo o fascismo dal volto islamico è un controverso neologismo, riferito all'islamismo, che si riferisce alla presunta somiglianza fra le caratteristiche ideologiche o operative - in particolare la tendenza all'autoritarismo e all'antisemitismo, diretto principalmente contro Israele - di alcuni movimenti islamici e quelle dei movimenti fascisti europei della prima metà del XX secolo, in particolare il nazismo, o con i movimenti neo-fascisti contemporanei.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 11:08 am

Islam e teologia del nazismo. Una riflessione nel giorno della memoria
Non saranno le minacce a intimidirci. Non sarà il nazismo a chiuderci la bocca. Non ci stiamo a tornare indietro di 70 anni e farci silenziosamente massacrare.
gen 27, 2015

http://www.rightsreporter.org/islam-e-t ... la-memoria

«Il nazismo esprime una forma nazionalista e totalitaria di movimento di estrema destra». Così possiamo trovare scritto su Wikipedia nelle sue prime parole della descrizione del termine “nazismo”. «Islam è un sostantivo verbale traducibile in sottomissione, abbandono, consegna totale di sé a Dio». Così sempre Wikipedia ci dice cosa sia l’Islam.

Nulla di simile, direte voi. Invece no, c’è un tratto che accomuna le due descrizioni e non è una cosa da poco: il totalitarismo. Così come il nazismo è un movimento politico totalitario, l’Islam è un movimento religioso (e poltico ghe xonto mi) altrettanto totalitario che pone l’ideologia religiosa (e poltico ghe xonto mi) al di sopra delle leggi e al di sopra di tutto. La differenza sta nel fatto che il nazismo pone una razza e la sua salvaguardia al di sopra di tutto mentre l’islam pone un credo religioso (e poltico ghe xonto mi) sopra ogni altra cosa.
In sostanza l’islam è l’espressione teologica del nazismo.

La proficua e sanguinaria alleanza che unì il Gran Muftì di Gerusalemme, Amin al Husseini, ad Adolf Hitler non fu quindi un caso ma il frutto di una convergenza di ideologie totalitarie che possiamo ritrovare anche ai giorni d’oggi. Allora a unire il Muftì di Gerusalemme e Hitler fu l’odio per gli ebrei prima ancora che la vera e propria visione totalitaria del mondo. Oggi a unire nazismo e Islam è lo stesso odio per gli ebrei al quale va aggiunta la consapevolezza che l’Islam non si nasconde più dietro a una malcelata prudenza in merito alla “conquista del mondo” ma lo afferma apertamente.

Fanno ridere coloro che nonostante mezzo mondo sia in fiamme a causa dell’islam continuano a fare distinzione tra Islam estremista e islam moderato. Sono gli stessi che fino a qualche mese fa chiamavano islamici moderati e integrati quei ragazzi che oggi dall’Europa dove sono nati vanno in massa a combattere nelle fila dell’ISIS. Un conto è non vedere le cose, un altro conto è non volerle vedere.

Questo mondo in continuo movimento si dimentica troppo in fretta dei fatti tragici, metabolizza così in fretta che gli attacchi a Charlie Hebdo e al supermercato kosher di Parigi sembrano già un fatto di altri tempi. Gli attacchi ai luoghi simbolo degli ebrei si sono moltiplicati, gli attacchi ai giornali e ai media che mettono i discussione l’Islam sono diventati la norma e non l’eccezione. Per questa iniziativa che vuole mettere fuorilegge la dichiarazione islamica dei Diritti Umani la nostra redazione ha avuto decine e decine di minacce di ogni tipo nelle ultime 24 ore. Perché secondo voi? Perché cercano di far tacere le voci di libertà con la violenza? Chiamiamo questo fenomeno con il suo nome: NAZISMO oppure se volete NAZISMO ISLAMICO. La ferma volontà di mettere a tacere le voci libere con la violenza non potendo farlo con gli argomenti.

Abbiamo voluto aprire questa riflessione proprio oggi che è la Giornata della Memoria perché il nuovo nazismo non ha come simbolo croci uncinate su sfondo rosso, o almeno non solo, ma le mezzelune islamiche sullo sfondo nero dello Stato islamico o sul verde, che è il colore dell’Islam. Il nuovo nazismo è la versione teologica di quel totalitarismo che 70 anni fa massacrò scientemente milioni e milioni di esseri umani.

E chiudiamo con una famosa poesia di Bertolt Brecht, un monito che vorremmo vi imprimeste nella testa quando oggi guarderete distratti le celebrazioni della Giornata della Memoria credendo che non sia una cosa che vi riguardi:

???
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare."
???
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 11:13 am

L'ixlam lè połedega e no lomè rełijon estra połedega

Riccardo Prisciano: l’Islam come il nazismo.

http://www.milanopost.info/2015/06/14/r ... il-nazismo

Milano 14 Giugno – Riccardo Prisciano, scrittore politicamente scorretto, vicino a posizioni ideologiche patriottiche e sovraniste, ha esordito con “Insonnia”, una raccolta di poesie romantico-decadentiste e successivamente con il poema biblico “L’Arcangelo crociato” in cui narra, con stile dantesco a metrica libera, le vicende dell’Arcangelo Uriel.

Politicamente impegnato, Riccardo Prisciano, è in procinto di pubblicare il suo terzo libro: con la prefazione del noto giornalista Magdi Allam, con cui Prisciano intrattiene ottimi rapporti amichevoli, sarà un saggio di diritto in cui tratterà l’incostituzionalità dell’Islam. Con parole semplici effettuerà dei parallelismi tra la fede musulmana e l’ideologia nazista, sfociando nella proposta di un disegno di legge che annoveri il reato di apologia dell’Islam.

Partendo dal tema della “tolleranza” sul quale molti filosofi hanno scritto e disquisito, Prisciano prende in esame la citazione del filosofo austriaco, naturalizzato britannico, Karl Raimund Popper il quale trattò innumerevoli volte, in seno alla sua teoria di “società aperta” le problematiche inerenti alla tolleranza arrivando a sostenere che “La Prisciano2 tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi” oltre ad asserire che “Dovremmo rivendicare, nel nome della tolleranza, il diritto a non tollerare gli intolleranti”.

A queste teorie fecero eco anche lo scrittore tedesco Thomas Mann il quale sostenne che “La tolleranza diventa un crimine quando si applica al male” ed il giurista statunitense Joseph Halevi Horowitz Weiler il quale sostenne che “Il messaggio di tolleranza verso l’altro non deve essere tradotto in un messaggio di intolleranza verso la propria identità”; un tema molto attuale soprattutto nella moderna “società” europea, ed italica in prevalenza, in cui in nome della tolleranza verso la teocrazia islamica si tende ad odiare le proprie origini culturali, storiche e religiose.

Persino Voltaire, uno dei maggiori Lumi del Settecento, nel suo “Trattato sulla tolleranza” pur cercando di aprire la società ad una sorta di pluralità di religioni, e perché no, ad una pluralità di dottrine politiche, col suo grido “Esacrez l’infame” (Schiacciate l’infame) incita quell’umanità illuminata a lottare con tutte le forze della propria ragione e della propria morale contro il fanatismo intollerante tipico della religione confessionale qualsiasi essa sia, incita ogni uomo di buona volontà a lottare per la tolleranza e la giustizia.

Pertanto, alla domanda “Cosa intende per apologia dell’Islam” Prisciano, prontamente risponde:” In considerazione di ciò che sostenne l’Ayatollah Khomeini, ossia che l’Islam è politica altrimenti non è Islam, dobbiamo trovare gli strumenti idonei per trattare questa dottrina violenta in quanto l’Islam non può essere considerata una religione, nel senso “occidentale” del termine.
Un Islam che punta al potere deve essere arginato secondo quello che Popper definiva come un dovere della democrazia. Quindi ecco il reato di apologia, in Italia, con la legge Scelba, previsto per il Fascismo. Con tale legge si tutela la manifestazione privata ma non pubblica di alcune correnti di pensiero. Nel mio prossimo libro citerò questo paragone facendo dei parallelismi tra l’ideologia nazista e la dottrina islamica; parlando di apologia non voglio mettere al bando l’Islam : ognuno in privato potrà essere fedele alla sua fede vietando però le sue manifestazioni pubbliche”.

Gian Giacomo William Faillace



"La radice dell'Islam è fascista E i moderati musulmani non esistono"
Le tesi controverse del politologo egiziano che vive sotto scorta Hamed Abdel-Samad. "L’estremismo risale a Maometto, ma non ogni musulmano è un Corano su due gambe e ancor meno un killer"
di Stefano Vastano
16 gennaio 2015
http://espresso.repubblica.it/plus/arti ... o-1.195198

Hamed Abdel-Samad

La carneficina a Parigi è il nostro 11 settembre e i terroristi che l’hanno eseguita l’incarnazione del “fascismo islamico”, una deriva che sin dagli inizi fa parte dell’islam... Parla Hamed Abdel-Samad, 42 anni, politologo e storico tedesco nato al Cairo. Non nuovo a tesi estreme e controverse sul fondamentalismo, espresse anche recentemente nel saggio dal titolo “Il fascismo islamico”, Abdel-Samad, figlio di un imam sunnita, è stato oggetto di una fatwa dell’università Al-Azhar del Cairo. E condannato a morte dal gruppo terrorista egiziano Al-Jamaa Al-Islamiya. In Germania, dove abita dal 1995, vive sotto scorta. Nonostante le minacce, rilancia le sue accuse in questa intervista con “l’Espresso”: «L’islam moderato non esiste. Dai tempi di Maometto l’islamista aspira alla teocrazia, lo Stato con Dio come sovrano. Dobbiamo vigiliare affinché la cultura islamo-fascista non pervada la società europea».

Hamed Abdel-Samad, partiamo dagli attentati di Parigi. Qual è stata la sua reazione?
«Uno choc. E questo 11/9 europeo si è verificato a Parigi, culla della rivoluzione e di Voltaire, padre dell’illuminismo. Sono queste due conquiste dell’Occidente, la critica ad ogni dogmatismo e i diritti dell’uomo, il bersaglio che i killer hanno voluto colpire. Non hanno agito a caso, ma eseguendo un preciso comandamento religioso: chi offende il Profeta deve essere punito. Certo, oggi la maggior parte dei musulmani non esige più la vita dell’infedele, ma che il Profeta non sia criticabile né dileggiato in vignette è un dogma. Ripeto, non ogni musulmano è un Corano su due gambe e ancor meno un killer. Solo certi demagoghi di destra diffondono questi cliché. Ma se esistono differenze tra musulmani è anche evidente che non c’è una vera differenza tra l’islam e l’islamismo. È la religione che, sin dalle origini, spinge all’intolleranza. Da qui alla esecuzione fascista a Parigi il passo è breve».

Lei insiste col termine fascista.
«L’odio con cui i terroristi hanno liquidato le vittime, sentendosi autorizzati da al Qaeda o persino da Allah, è uno dei primi elementi che accomuna l’islamismo al fascismo. Noi musulmani per primi siamo chiamati a cogliere la continuità tra islam, islamismo e fascismo. Altrimenti è difficile spiegarsi i successi del cosiddetto Stato islamico. Il Califfato è la sintesi perfetta tra boss della criminalità organizzata al vertice e giovani che s’immolano per la teocrazia. Lo Stato Islamico è il gruppo che porta alle estreme conseguenze la malattia originaria dell’islam».

Quale malattia?
«Quel che attira i giovani musulmani, europei e no, nelle file dell’Is è la sacralizzazione della violenza. Solo se sei pronto a credere che tagliando la testa all’ infedele stai obbedendo a un ordine divino puoi giubilare su Internet, “Allah Akbar”. Per quei killer le dosi di violenza sono la droga con cui liberarsi dal peso della civiltà e riportare l’orologio della storia al VII secolo, ai tempi di Maometto. La furia con cui i terroristi liquidano le minoranze religiose, schiavizzano donne e bambini, è uno dei lati più razzisti e fascisti del Califfato».

Nel suo libro ricostruisce i paralleli tra i fascismi degli anni Venti e i primi movimenti islamisti come i Fratelli musulmani.
«La prima guerra mondiale portò al crollo degli imperi austro-ungarico e ottomano. Al tramonto degli imperi non seguì solo, in Europa, la nascita dei fascismi, ma anche dei fondamentalismi nei territori dell’ex-impero ottomano. I due radicalismi, fascismo e islamismo, hanno sempre fatto leva su una matrice emotiva. Hanno adescato le masse insistendo sul sentimento di esser stati trattati male dalla storia. È su questi miti che entrambi i movimenti fondano la pretesa di soggiogare il mondo una volta liquidati i nemici».

Per fascisti e nazisti i primi da liquidare erano comunisti ed ebrei. E per gli islamisti?
«I nemici dichiarati sono tre: gli Usa, i valori dell’occidente e Israele».

Su cosa basa la tesi per cui “sin dalle origini nell’Islam vi sono elementi fascistoidi”?
«Sui 14 elementi che, secondo Umberto Eco, caratterizzano l’Ur-fascismo o fascismo eterno. Molti di questi - dal culto del profeta all’idea che la verità sia una e assoluta - li ritroviamo agli albori dell’islam. Con altri tratti fascistoidi come la glorificazione della violenza o la visione manichea del mondo. Comune è anche la percezione della lotta: fascisti e islamisti non lottano per vivere, ma vivono per lottare e nulla li accomuna più dell’estetica della morte. Trasformandosi in martire l’islamista è in una situazione win-win: se muore si avvicina a Dio e riceve in paradiso 72 vergini».

Procedendo con la similitudine, anche il fascismo è una teologia politica?
«Che il fascismo, dal culto del Dux al rifiuto dell’illuminismo e della modernità, sia un movimento religioso non è una novità. Il primo movimento fascista in Europa, l’Action française, nasce nell’alveo della Chiesa e punta a restaurarne il potere. Non è un caso se Mussolini giunge al potere nel 1922 in un Paese di tradizione cattolica».

Qual era il sogno di Hassan al-Banna quando, nel 1928, fondò i Fratelli musulmani?
«Lo stesso di Mussolini. Del Duce ammirava lo stile. Nel suo saggio “Il Signor Mussolini spiega un principio dell’Islam” scrisse però che il militarismo non è un’invenzione del Duce, ma del Profeta».

Quindi la “guerra santa” è implicita nella vita e versi del Profeta?
«Esattamente. E il programma di al-Banna è rifondare il Califfato riconducendo la comunità islamica alle glorie passate. Un’utopia sposata dallo Stato islamico».

Quel programma vale ancora oggi?
«L’utopia di Mohamed Morsi, ex presidente egiziano, è la stessa dei fondatori del movimento come al-Banna o Sayyed Qutb. Identica la scelta del terrorismo: al-Banna organizzò milizie che indossavano camicie brune, come le “SA”di Hitler».

Nel paragone non teme di relativizzare gli orrori del nazismo?
«Confronto le utopie, operazione necessaria per capire i milioni di morti delle guerre tra sunniti e sciiti o i 42mila attentati degli ultimi 15 anni».

Storicamente, quali furono i rapporti tra Fratelli musulmani e nazismo?
«Il movimento di Al-Banna si fece megafono, insieme a Amin al Husseini, il Muftì di Gerusalemme, della propaganda antisemita. Si arrivò alla formazione di battaglioni islamici nelle Waffen SS, con il teschio sul Fez e la scimitarra islamica sul colletto. Una delle più tristi verità è che “Mein Kampf”di Hitler e “I Protocolli dei savi di Sion” (il falso di propaganda antisemita, ndr) sono stati dei best-seller nel mondo arabo».

Ha senso confrontare la cultura islamica con un’ideologia del Novecento?
«Capisco i dubbi. Ma l’idea del Jihad è del Profeta. È stato Maometto a guidare guerre di conquiste proclamando la missione dell’islam. Oggi i combattenti dello Stato islamico si richiamano ad Abu Bakr, il primo Califfo che dopo la morte di Maometto riunì l’islam conducendo le più spietate guerre contro gli apostati».

Per lo scrittore franco-tunisino Abdelwahab Meddeb il Profeta è “un Napoleone arabo”...
«Bella immagine. Peccato che dopo i trionfi delle origini il mondo islamico si sia chiuso per secoli nel “veleno del risentimento”, per dirla con Nietzsche».

La terapia d’urto di Nietzsche era l’affermazione “Dio è morto“. Può servire?
«A Nietzsche aggiungerei la cura kantiana del “Sapere aude”, del coraggio di servirsi della ragione per curare la piaga dell’islamismo. Se sei musulmano serve a poco distanziarsi dal Califfo se poi non critichi il nucleo dell’islamismo. Che è il Corano letto non come un testo, ma come verità assoluta. Le norme della Sharia valide per tutti gli uomini, tempi e Paesi. I 23 anni di carriera politica del Profeta visti come utopia. Se non riusciamo a illuminare con la ragione questi nuclei, l’islam continuerà a generare islamismi e killer fascistoidi».

Per lo storico Dan Diner alla società islamica è mancato Dante Alighieri, un poeta che scriva una “Comedia“ in volgare...
«Ha ragione. Ho sempre creduto che per noi arabi sia un vanto leggere in originale testi di 15 secoli fa. Ma la lingua congelata è il nostro vero ritardo. E chi controlla il Corano controlla, con la lingua, la mente della gente».

Questo spiegherebbe perché anche le primavere arabe sono fallite.
«La primavera non è fiorita perché la gente è rinchiusa in una cipolla autoritaria. La prima pelle è quella dei Mubarak, Assad, dei Boss di clan dinastici. Abbatti loro, ecco spuntare i generali. Ma il cuore è il Corano, e a questo nessuno osa avvicinarsi».

Non teme di essere ucciso da killer islamici?
«Se avessi paura non avrei scritto il mio libro. Non voglio diventare un martire, ma vivere in una società libera e non in una mafiosa. Islamismo è mafia e la mia, come quella di Roberto Saviano, è una battaglia contro le cosche mafiose islamiste».
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 11:15 am

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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 11:16 am

I crimini de l’Ixlam
viewtopic.php?f=24&t=1325

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... lamego.jpg



Contro łe done

Contro łe megnoranse etneghe e xlameghe

Contro i diriti omani e rełijoxi

Contro i cristiani

Contro łi ebrei

Contro łe altre rełexon

Contro łe łebartà çiviłi

Contro i vałori omani oniversałi


...

Crimini contro l’omanedà e el Coran
viewtopic.php?f=24&t=1326


El Coran
http://it.wikipedia.org/wiki/Corano


Jihad o goera "santa" xlamega on cremene contro l'omanedà
viewtopic.php?f=141&t=1381
Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /ISIS1.jpg
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 11:17 am

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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 11:18 am

Coran e storia de l'ixlam
viewtopic.php?f=188&t=1767
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » mar ott 06, 2015 7:07 am

Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi
viewtopic.php?f=24&t=1788
https://www.facebook.com/minoghecredo/p ... 2349278361

Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

1
tuti łi òmani łi ga dirito a ła spirtołetà e a Dio.

2
ogni rełijon ła ga da ver al so fondamento o prinçipo ła bona creansa par i Diriti Omàni Ogniversałi rento ła so dotrina e ł so prateghe rełijoxe;
ła vita omàna lè el valor soran par ogni rełijon;

3
gnaona dotrina rełijoxa ła pol sostegner kel so Dio, ła so fede, el so credo łè coeło vero, bon e justo e ke tuti łi altri łi xe falbi e cativi;

4
gnaona rełijon ła pol darghe del miscredente o kafir o enfedel a ki ke xe diversamente rełijoxo, no credente e no pì fedełe;
gnaona rełijon ła pol descremenar e persegoitar ki ke no crede pì, ke no ghe crede o ke ga naltra credensa;

5
ogni omo el ga dirito a no credar ente łe rełijon o ente łe altre rełijon; ogni omo el ga dirito a esprimer piovegamente ła so credensa e no credensa;

6
gnaona rełijon ła ga el monopołio de Dio e de ła spiritołità ogniversal;

7
gnaon omo el pol esar Dio o on so portavoxe o el so vicario so ła tera;

8
gnaona fede o credo o dottrina rełijoxa ła pol esar tolta par justifegar el violar dei Diriti Omàmi Ogniversałi.


Tutti gli uomini hanno diritto alla spiritualità e a Dio.

2
Ogni religione deve avere come fondamento e principio il rispetto dei Diritti Umani Universali sia nella sua dottrina che nelle sue pratiche religiose e cultuali. La vita umana è il supremo valore per ogni religione.

3
Nessuna religione può sostenere che il suo Dio è quello vero, buono e giusto e che quello degli altri è falso e cattivo.

4
Nessuna religione può dare del miscredente, dell'infedele, del kafir agli altro credenti, ai non credenti e ai non più credenti; nessuna religione può discriminare e perseguitare gli altro credenti, i non più credenti e i non credenti.

5
Ogni uomo ha il diritto a non credere nelle religioni e a esprimere la sua non credenza e le sue critiche alle religioni.

6
Nessuna religione ha il monopolio di Dio, della spiritualità e della religiosità.

7
Nessun uomo può essere Dio o il suo portavoce o il suo vicario in terra.

8
Nessuna fede o credo o dottrina religosa può essere assunta a giustificazione della violazione dei Diritti Umani Universali.
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » mar ott 06, 2015 7:10 am

La Dichiarazione universale dei diritti umani è un documento sui diritti individuali, firmato a Parigi il 10 dicembre 1948, la cui redazione fu promossa dalle Nazioni Unite perché avesse applicazione in tutti gli stati membri.
https://it.wikipedia.org/wiki/Dichiaraz ... itti_umani

I paexi xlameghi no łi ga firmà e fato sua "La Dikiaradura Ogniversal dei Diriti Omàni" e łi ghi nà fato ona tuta sua ke lè on ciàro e lanpro somexo de ła so nadura rasista.

Dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo
https://it.wikipedia.org/wiki/Dichiaraz ... _dell'uomo
La Dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo, proclamata il sabato 19 settembre 1981 presso l’UNESCO a Parigi, è la versione islamica della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Si è resa necessaria per il fatto che la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo non è compatibile con la concezione della persona e della comunità che ha l'Islam.


Dichiarazione del Cairo dei Diritti Umani dell'Islam
http://www.studiperlapace.it/view_news_ ... 0107184105

Gli Stati membri dell'Organizzazione della Conferenza Islamica,
Riaffermando il ruolo civilizzatore e storico della Ummah Islamica che Dio fece quale migliore nazione, che ha dato all'umanità una civiltà universale e equilibrata nella quale è stabilita l'armonia tra questa vita e ciò che viene dopo e la ocnoscenza è armonizzata con la fede; e il ruolo che questa Ummah deve svolgere per guidare una umanità confusa da orientamenti e ideologie contradittorie e per fornire soluzioni ai cronici problemi dell'attuale civiltà materialistica,
Desiderando contribuire agli sforzi dell'umanità intesi ad asserire i diritti umani, proteggere l'uomo dallo sfruttamento e dalla persecuzione e affermare la sua libertà e il suo diritto ad una vita degna in accordo con la Shari'ah Islamica,
Convinti che l'umanità che ha raggiunto un elevato stadio nelle scienze naturali avrà sempre bisogno di fede per sostenere la sua civiltà e di forza automotivante per salvaguardare i propri diritti,
Credendo che i diritti fondamentali e le libertà fondamentali nell'Islam sono parte integrante della religione Islamica e che nessuno in via di principio ha diritti di sospenderli in tutto o in parte o di violarli o di ignorarli poiché essi sono comandamenti divini vincolanti, che sono contenuti nel libro della rivelazione di Dio e furono inviati attraverso l'ultimo dei suoi Profeti a completare i precedenti messaggi divini facendo pertanto della loro osservanza un atto di adorazione e della loro negligenza o violazione un abominevole peccato, e conseguentemente ogni persona è individualmente responsabile - e la Ummah collettivamente responsabile - della loro salvaguardia,
Procedendo dai summenzionati principi,
Dichiara quanto segue:
...
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Re: Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego

Messaggioda Berto » mar ott 06, 2015 10:20 pm

???

Brahim Maarad: l'Isis non è l'Islam e noi musulmani ne siamo le prime vittime
Martedì 6 Ottobre 2015

http://www.ravennanotizie.it/articoli/2 ... ttime.html

Incontro Brahim Maarad, alla Sala Buzzi in Via Berlinguer, durante la serata in cui si parla di dialogo interculturale e interreligioso e si presenta il libro curato da Michele Zanzucchi “L’Islam spiegato a chi ha paura dei musulmani”. Brahim è giovane, appena 26 anni, è nato in Marocco e si è trasferito in Italia a 10 anni. A 23 anni è diventato giornalista professionista. Ha lavorato prima al Corriere Romagna, come collaboratore, e poi come redattore e caposervizio al Nuovo Quotidiano di Rimini. Ha un blog (maarad.net) ed è membro attivo della comunità islamica di Rimini.
Oltre a tutto questo, Brahim è anche molto preparato e ha le idee molte chiare su parecchie cose e prima di tutto sull'Isis.

L’Islam spiegato a chi ha paura dei musulmani. Un titolo che registra una situazione complessa, per certi versi drammatica. Gli occidentali hanno paura dell’Islam. Perchè? Come vincerla?

“Il titolo del libro è molto azzeccato perché recita ‘L’Islam spiegato a chi ha paura dei musulmani’, non a chi ha paura dell’Islam. Credo sia una differenza fondamentale. Se comprendiamo questo, possiamo superare insieme tutta una serie di pregiudizi di cui siamo vittime, tutti, e fermare quella macchina del terrore purtroppo alimentata negli ultimi anni non solo contro l’opinione pubblica e la comunità occidentale, ma anche contro la parte sana della comunità musulmana, che rappresenta la stragrande maggioranza dei musulmani.”

Purtroppo nel nome dell’Islam vengono compiute azioni efferate e indicibili. Come è possibile?

“Il fatto è che noi non dobbiamo giudicare tutte le azioni di tutti coloro che si professano o si spacciano per musulmani come se fossero dettate dalla religione islamica. Tantissime persone sono scambiate per interpreti dell’Islam quando con l’Islam invece hanno in comune a volte solo l’origine oppure seguono unicamente interessi personali, economici, politici o militari. E così si finisce per associare le loro azioni all’Islam: con l’Islam non c’entrano. In realtà l’Islam è usato da queste persone per fini illegittimi e impropri.”

Per esempio?

“La Sharia, che è la costituzione, la legge fondamentale dell’Islam, che regola l’intera vita di ogni musulmano, non è così negativa come viene descritta superficialmente nei talk show e in certi dibattiti televisivi. La Sharia non autorizza affatto l’omicidio, la cosiddetta guerra santa o il terrorismo, come pensano molti occidentali, per intenderci.”

A proposito di stragi, il libro di cui parliamo è stato scritto sull’onda delle emozioni suscitate dalla strage al giornale satirico francese Charlie Hebdo.

“I fatti di Charlie Hebdo ci hanno riportato indietro di tanti anni. Dopo il 2001 abbiamo fatto tante cose, abbiamo costruito molte azioni per cercare il dialogo, per spiegarci e capirci meglio fra musulmani e non musulmani; ma poi i fatti del gennaio 2015 ci hanno riportato ancora al clima del 2001. Mi è sembrato a gennaio di vivere di nuovo quell’incubo. Sono morte delle persone, è stata commessa un’atrocità, una cosa inqualificabile e ingiustificabile per qualsiasi comunità umana, e quindi anche per noi musulmani. E oltre alla strage e all’atrocità gli assassini ci hanno riportati tutti indietro: i non musulmani ad avere paura dell’Islam e i musulmani a doversi scusare per qualcosa che non hanno commesso e che non avrebbero mai potuto commettere in quanto musulmani. Il fatto che io mi debba scusare o giustificare per un atto commesso da un terrorista è un fatto enorme. Il doversi sentire in difficoltà per il fatto di professare una religione che, in quel momento, per l’atto di un assassino, viene associata al terrore e alla violenza, è una cosa profondamente ingiusta. È una violenza per la mia coscienza.” ???

Parlava della Sharia, del fatto che non giustifica certe azioni.

“La Sharia dice, per esempio, che il musulmano deve rispettare le leggi dello Stato. Si tratta di una cosa quasi elementare ma molti pensano che invece i musulmani non lo facciano o non siano tenuti a farlo. Non è così. La Sharia non ci dice ovviamente di fermarci con il rosso al semaforo o di rispettare i limiti di velocità sulle strade. Ci dice però di rispettare le leggi dello Stato e se la legge dello Stato prescrive che bisogna fermarsi con il rosso allora il musulmano è tenuto a rispettare questa regola per essere un buon musulmano. Se il musulmano passa con il rosso, non solo trasgredisce il Codice della strada e la legge dello Stato ma anche la Sharia. E infatti ci sono delle Fatwa, cioè ordinanze dei sapienti che interpretano la legge coranica e la accordano con la vita attuale, emerse negli ultimi anni, le quali dicono che chi per eccesso di velocità provoca la morte di se stesso o di qualcun altro allora è come se commettesse volontariamente quel reato e dovrà rispondere di omicidio davanti a Dio. Insomma, come si vede, è complesso il discorso del rapporto dei musulmani con la legge e non è vero che gli islamici non debbano rispettare le leggi degli Stati in cui vivono.”

Che cosa pensa dell’Isis?

“Oggi ascoltavo al TG le ultime notizie sui bombardamenti in Siria contro l’Isis: ebbene per la prima volta, non so cosa sia successo al giornalista, ma lui ha parlato di ‘sedicente’ stato islamico. La parola sedicente davanti alla parola islamico è una rivoluzione per me: il fatto di dovere e potere dissociare l’Islam dall’Isis è un grande passo in avanti. Una volta che comprendiamo che lo stato islamico è ‘sedicente’ e quindi non ha il diritto di definirsi islamico e come tale non è riconosciuto, allora non solo sappiamo che questo stato è nemico dell’Occidente ma è nemico anche e prima di tutto dei musulmani stessi. Certe cifre non sono note. Ma il maggior numero di vittime dell’Isis appartiene alla comunità musulmana. I terroristi dell’Isis hanno ucciso più credenti musulmani di persone di altre religioni o etnie. Così come possiamo considerare vittime dello stato islamico i milioni di profughi, in gran parte musulmani, cacciati dalle loro terre e dalle loro case. Sedicente Stato Islamico: questo cambia tutto.”

Tracciamo dunque una linea di demarcazione. Di là assassini e terroristi. Di qua persone ragionevoli che possono riconoscersi e dialogare nelle reciproche differenze.

“Sì. Tracciare una linea è importante per capire, per dare più certezze e tranquillità a tutti, per evitare di confondere Islam e Isis. La Umma dell’Islam, cioè il popolo di Dio, che va dal Marocco all’Indonesia, non può essere confusa con 30.000 terroristi che operano fra Siria e Iraq o in Libia. Un miliardo e 600 milioni sono i musulmani nel mondo e 30.000 terroristi assassini non possono essere identificati per tutti i musulmani e tenere in scacco un miliardo e 600 milioni di persone, di cui 44 milioni vivono in Europa, contribuendo alla vita economica, politica e sociale del nostro Continente. Se non facciamo questa distinzione è una tragedia per tutti.”

Che cosa pensa dell’integrazione in Italia?

“In questi giorni è in discussione in Parlamento la Legge di Riforma sulla cittadinanza per il riconoscimento giuridico dei figli degli immigrati nati in Italia, per riconoscerli finalmente come italiani… è difficile dire loro che sono stranieri o immigrati. Sono nati qui, parlano perfettamente italiano, hanno amici italiani, vanno nelle scuole italiane. Allo stesso modo non possiamo nemmeno chiedere a questi bambini nati in famiglie di religione islamica di abbandonare la loro religione per diventare italiani… non ci può essere integrazione cancellando il passato e le identità, le diversità vanno rispettate, sono una ricchezza. Integrazione significa unione, mettere insieme due parti diverse, senza cancellare una parte. Integrazione è mettere insieme le due parti diverse e spesso da questa unione escono cose meravigliose, straordinarie. E i ragazzi oggi vivono coniugando due mondi, apparentemente lontani e diversissimi, ma ci riescono spesso benissimo: da una parte il mondo di origine e dall’altra il mondo occidentale. A casa parlano arabo, seguono la fede musulmana, mangiano il cous cous ma poi quando sono con gli amici parlano italiano, mangiano una pizza e si divertono con il calcio.”

Nella paura del diverso islamico c’è la responsabilità della crisi economica che morde e c’è la colpa degli impresari della paura che soffiano sul fuoco. Ma c’è anche una responsabilità degli islamici, una difficoltà a farsi capire?

“Ci sono le cose che lei dice. E io posso capire la paura verso i musulmani, ci sta. Spesso viene chiesto a noi musulmani ragionevoli e pacifici di denunciare ciò che viene fatto di tremendo in nome dell’Islam. Ma questo noi lo facciamo, lo abbiamo sempre fatto e continuiamo a farlo. Purtroppo non fa notizia. Ma dobbiamo ammettere che a volte non siamo noi stessi abbastanza attrezzati, non abbiamo strumenti adeguati. In Francia i musulmani sono alla terza generazione e hanno assunto ruoli significativi nella società. Qui siamo ancora alla prima e solo ora i figli della prima generazione si affacciano alla vita, cominciano a diplomarsi e laurearsi. Dovete pensare che a volte la lingua è un ostacolo al dialogo insormontabile. Molti musulmani della prima generazione in Italia parlano male italiano e hanno difficoltà a capire e a farsi capire, e quindi anche per questo si sono ritirati dal dialogo con gli altri. Semplicemente, non hanno gli strumenti, si ritraggono per frustrazione. A volte molti musulmani, persone semplici, non capiscono nemmeno le vostre domande e quindi non sanno rispondervi su cose peraltro molto complicate, come l’Islam, il Corano, la Sharia, le sue interpretazioni, le divisioni nel mondo islamico. Queste difficoltà a volte portano all’isolamento di persone, gruppi, perfino comunità. Certo questo significa che anche noi dobbiamo fare uno sforzo e lavorare di più in questa direzione, per darci più strumenti di dialogo ed essere più pronti e preparati.”

Le moschee fanno paura. Si pensa siano centri di diffusione di una ideologia del terrore piuttosto che luogo di preghiera.

“Vedere le persone che vestono in modo diverso e con le barbe tipiche degli islamici andare in moschea e riunirsi… fa venire il sospetto. Lo capisco. Dopo il 2001 e dopo Charlie Hebdo ecco che il sospetto cresce sempre di più. E il fare a volte impacciato di quella persona vestita in modo diverso e con la barba fa pensare che quella persona sia sospetta, nasconda qualcosa, non voglia integrarsi e sia ostile. Magari è la persona più buona del mondo. E semplicemente non sa parlare bene italiano o è timida e non ha abbastanza strumenti per un dialogo e perciò preferisce stare sulle sue. Ne nasce un circolo vizioso. Noi abbiamo tutti il dovere di rompere questo circolo vizioso di paura e di sospetto e dobbiamo aprirci sempre al dialogo e allo scambio.”

Lei dice che la condanna degli atti criminali compiuti in nome dell’Islam da parte vostra è costante. Però la voce non arriva.

“Lo dicevo prima: purtroppo non fa audience. A volte poi quando prendiamo le distanze e condanniamo gli atti orrendi compiuti in nome dell’Islam lo facciamo sempre troppo in difesa, siamo costretti a stare sulla difensiva. Raramente organizziamo iniziative per parlare di Islam come religione di pace in tempi di pace, normali, sereni. Lo facciamo solo in tempi di guerra e per difenderci. Ma questo rende tutto più difficile, perché la guerra scava solchi difficili da colmare. Questo è anche un errore nostro. Dovremmo ogni giorno ricordare a tutti, a noi stessi e agli altri, che l’Islam è una religione di pace.”

E voi musulmani avete paura di altri musulmani?

“Noi musulmani siamo i primi ad avere paura di altri musulmani che usano la religione per compiere assassinii e altri atti blasfemi, che sono contro la nostra religione. Io sono originario del Marocco e sono felicissimo che il mio Paese di origine sia stato risparmiato dal flagello dell’Isis, perché non c’è nulla di peggio di vivere nel terrore che qualcuno, in casa propria, usi la religione per annientare ogni forma di libertà e di diritto, per compiere stragi e atrocità. Stiamo parlando di persone che sono giudici ed esecutori, che hanno eliminato qualsiasi forma di diritto per gli uomini e le donne.”

Torniamo a parlare dell’Isis. Come mai molti ragazzi occidentali si arruolano nell’esercito dell’Isis?

“Si dice che l’Isis sia stato costruito con un investimento di un miliardo di dollari. E agisce in condizioni diverse da Al-Qaeda: usa perfettamente le nuove tecnologie. Se pensiamo che Osama Bin Laden per mandare un messaggio registrava un video in una caverna e poi lo faceva arrivare ad Al-Jazeera e questa tv lo esaminava e poi lo pubblicava per stralci o integralmente con commenti o interpellando esperti, capiamo la differenza rispetto all’oggi. Ora l’Isis con un tweet o su Facebook arriva a milioni e milioni di persone. Oggi i nuovi social media permettono a chiunque di arrivare a chiunque nel mondo… senza filtri. Da qui la catena del terrore, una catena che arriva più facilmente a includere anche persone deboli, emarginate, sbandate, isolate, persone che spesso sono lontane dalle comunità islamiche. Gli esecutori della strage di Charlie Hebdo erano degli isolati, se fossero andati in moschea, in una delle tante moschee di Parigi, non avrebbero mai compiuto quella strage. Perché nelle moschee non si predicano la violenza e l’omicidio. Queste cose sono fuori dall’orizzonte dell’Islam e dei musulmani che vivono in pace con Dio. Se pensiamo che hanno perfino fatto un sondaggio online per chiedere agli internauti il modo migliore per punire e uccidere i piloti giordani catturati, ci rendiamo conto del livello di barbarie cui sono giunti quelli dell’Isis. Qui l’Islam non c’entra.”

Anche i musulmani hanno bisogno al più presto di liberarsi dell’Isis. Ma come?

"I fronti su cui intervenire sono diversi. Alcuni Paesi sono in prima linea contro l’Isis, altri sono rimasti in disparte. Purtroppo prevale il ragionamento stretto attorno ai propri interessi. Un intervento militare in Siria tre anni fa avrebbe senza dubbio soffocato l’attuale evoluzione del sedicente Stato islamico. L’Arabia Saudita, con la propria coalizione composta da diversi Paesi arabi, sta portando avanti un’azione militare nello Yemen. Più che per demolire l’Isis è per proteggere i propri confini da un’invasione. Sui fronti di intelligence il Marocco ad esempio è molto impegnato all’interno. Ormai ogni settimana vengono annunciati arresti di persone, o gruppi, che tentavano di unirsi all’esercito di Al Baghdadi. Qualche anno fa andare a combattere in Siria non era ritenuto reato. Oggi è tra i più gravi. Questa battaglia non va combattuta solo con le armi ma anche, e soprattutto, con la giusta informazione sui pericoli dell’Isis. Molti giovani musulmani vengono ingannati e quando arrivano in Siria si trovano in sostanza condannati a morte. E’ indispensabile quindi smascherare la vera identità dello Stato Islamico. Per potersi liberare dell’esercito dell’Isis è indispensabile liberarsi prima della sua ideologia."
A cura di P. G. C.


Al Baghdadi: L’islam è una religione della guerra. P. Samir: Un messaggio molto astuto
di Samir Khalil Samir

http://www.asianews.it/notizie-it/Al-Ba ... 34253.html

15/05/2015

Il “califfo” esorta tutti i musulmani a fare la loro “hijrah”, emigrazione, per passare da un islam di pace a uno di guerra, imitando Maometto e la sua Egira (nel 622). Il messaggio risveglia qualcosa di dormiente nel mondo islamico tradizionalista e salafita. L’islam è pace e guerra ed è tempo per i musulmani di riformare la loro visione della storia. Impossibile paragonare la guerra santa alle crociate.

Roma (AsiaNews) – Lo Stato islamico (SI) ha diffuso ieri un messaggio audio del suo capo, Abu Bakr al-Baghdadi, in cui egli chiede a tutti i musulmani di “emigrare” verso il califfato e di attuare il jihad, la guerra santa, perché “l’islam non è mai stata una religione della pace. L’islam è una religione della lotta”.

Il messaggio audio, della durata di circa 33 minuti, chiede a “ogni musulmano di ogni luogo di attuare la hijrah (emigrazione) verso lo Stato islamico o di combattere nel proprio Paese, ovunque esso sia”.

E più oltre: “Non è forse giunto per voi il momento di sapere che non c’è potere o onore, o sicurezza o diritto per voi se non all’ombra del califfato?”

“L’islam – si aggiunge – non è mai stata una religione di pace. L’islam è una religione della lotta. Nessuno dovrebbe credere che la guerra che stiamo combattendo sia [solo] la guerra dello Stato islamico. E’ la guerra di tutti i musulmani, che lo Stato islamico sta guidando. E’ la guerra dei musulmani contro gli infedeli”.

Gli analisti affermano che la voce sembra essere quella del capo supremo dello SI, chiara, sicura, perfino poetica, ma non vi sono prove schiaccianti che sia la sua.

Negli ultimi tempi si sono rincorse le voci su un probabile suo ferimento nel marzo scorso, causato da un bombardamento della coalizione anti-Isis. Quello di ieri è il primo messaggio dopo almeno sei mesi ed è stato diffuso con trascrizioni in diverse lingue: inglese, francese, russo, tedesco e turco.

Abu Bakr al-Baghdadi era apparso finora solo in un video, in cui egli proclamava il sermone nella grande moschea di Mosul, all’inaugurazione del califfato lo scorso giugno.

Riportiamo qui sotto il commento di p. Samir Khalil Samir, gesuita islamologo, già professore all’università St. Joseph di Beirut e attuale rettore pro tempore del Pontificio istituto orientale a Roma.

Questo di Abu Bakr al-Baghdadi è un messaggio molto astuto perché corrisponde alle aspettative di una parte del mondo islamico. Senz’altro i gruppi salafiti, che cercano di riportare la società allo stile e alla pratica del tempo di Maometto, saranno contenti e diranno: Finalmente ritroviamo il vero islam!

Va notato che quando parla di emigrare (hijrah), lui indica l’emigrazione di Maometto dalla Mecca a Medina, quella che noi chiamiamo “l’Egira”, che segna l’inizio della cronologia del mondo musulmano (dal 622 d.C), l’inizio dell’era islamica.

Questa emigrazione è il passaggio dall’islam pacifico a quello combattivo.
Alla Mecca, Maometto non ha mai fatto guerra; ma vedendo che il suo messaggio non passava e che poca gente lo ascoltava, e che anzi vi era rischio per la sua vita, ha inviato un gruppetto di suoi seguaci a emigrare in Etiopia, un Paese cristiano che l’avrebbe ben ricevuto. Poi è emigrato lui a Medina.
Lì ha cominciato a predicare e un anno dopo inizia la lotta militare prima contro i meccani, poi contro le tribù per convertirle.
Maometto ha vinto tutte queste guerre: la maggioranza delle tribù dell’Arabia l’hanno seguito. Ma bisogna precisare: esse lo hanno seguito più come capo militare che come capo religioso. La prova è questa: quando Maometto è morto, nel 634 (?) molte tribù si sono ritirate non sostenendo più la guerra e non pagando le tasse. E allora, il nuovo califfo Abu Bakr ha dichiarato guerra contro di loro per costringerli a ritornare nell’islam.

E loro si rifiutavano: Noi abbiamo fatto il patto con Maometto, non con l’islam. Ma Abu Bakr li vinti e li ha costretti a ritornare nell’ambito dell’islam. Ed è interessante che questo nuovo “califfo” abbia scelto come nome Abu Bakr e voglia lanciare la guerra santa in tutto il mondo, per sottomettere tutti all’islam.

Il suo appello significa risvegliare qualcosa che dorme nel pensiero profondo dell’islam per dire: facciamo tutti la nostra hijrah, lasciamo tutti coloro che vogliono un islam di pace, e passiamo all’islam autentico che ha conquistato prima l’Arabia, poi il Medio oriente, e poi il Mediterraneo. Questa sarebbe l’ultima fase della lotta del profeta attraverso il suo nuovo rappresentante.

Il tutto è molto simbolico.

E’ vero che vi sono notizie secondo cui l’Isis sta perdendo adepti, che diversi giovani, dopo essere arrivati in Siria e Iraq a combattere, ora si stanno distaccando e vengono imprigionati degli stessi miliziani dell’Isis. Il messaggio cerca allora di risvegliare ancora più musulmani per recuperare altri giovani più decisi.

Quasi senz’altro, il richiamo di al-Baghdadi scuoterà i musulmani salafiti, che hanno come modello l’islam primitivo. Essi prendono come modello la prima generazione dell’islam, e ciò spingerà molti musulmani tradizionalisti a diventare salafiti e a combattere.

Davanti a questa chiamata alle armi, cosa fare?

La lotta militare può essere necessaria, ma non risolutiva. Azioni militari potranno ridurre le violenze, spargere meno sangue, far regredire lo SI, ma il movimento continuerà perché fa parte dell’islam. L’unica soluzione radicale è una riforma interna della lettura della storia islamica.

Quando al-Baghdadi dice che “l’islam non è mai stato una religione di pace”, esagera: l’islam ha avuto anche periodi di pace; dire che l’islam è solo guerra, è un errore anche questo ???. L’islam è pace e guerra ed è tempo che i musulmani rivedano la loro storia. Inoltre, va precisato che la guerra islamica non è paragonabile alle crociate: Le crociate sono state al massimo una guerra limitata per salvare Gerusalemme e i luoghi santi, ma non una guerra totale, santa, ispirata dal vangelo. Invece la guerra dell’islam è sempre santa se viene fatta per allargare i confini dell’islam e recuperare la terra dell’islam.
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