Carta universale dei diritti religiosi e spirituali

Carta universale dei diritti religiosi e spirituali

Messaggioda Berto » gio ago 20, 2015 4:32 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Carta universale dei diritti religiosi e spirituali

Messaggioda Berto » gio ago 20, 2015 4:33 pm

Carta universale dei diritti religiosi e spirituali

https://www.facebook.com/Universal-Char ... 0521202715


Per una carta universale dei diritti spirituali e religiosi

1
Tutti gli uomini hanno diritto alla spiritualità e a Dio o agli dei.

2
Ogni religione deve avere come fondamento e principio il rispetto dei Diritti Umani Universali sia nella sua dottrina che nelle sue pratiche religiose e cultuali.
La vita umana è il supremo valore per l'umanità e lo deve essere anche per ogni religione.

3
Nessuna religione può sostenere che il suo dio o idolo è quello vero, buono e giusto e che quello degli altri è falso e cattivo.

4
Nessuna religione può dare del miscredente, dell'infedele, del kafir agli altro credenti, ai non credenti e ai non più credenti; nessuna religione può insultare i non credenti e gli altro credenti definendoli come impuri, corrottim maiali e scimmie; nessuna religione può discriminare e perseguitare, intimidire e minacciare, schiavizzare e uccidere gli altro credenti, i non più credenti e i non credenti.

5
Ogni uomo ha il diritto a non credere nelle religioni e a esprimere la sua non credenza e le sue critiche alle religioni.

6
Nessuna religione o fede religiosa ha il monopolio di Dio, della spiritualità e della religiosità.

7
Nessun uomo può essere Dio o il suo portavoce e profeta o il suo vicario in terra.

8
Nessuna fede o credo o dottrina religiosa può essere assunta a giustificazione della violazione dei Diritti Umani Universali.

9
Le violazioni a questa carta e ai Diritti Umani Universali da parte di una qualsiasi religione comporta la denuncia di fronte alla comunità internazionale e a tutta l'umanità e la sua messa al bando.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » gio ago 20, 2015 4:57 pm

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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » ven ago 21, 2015 10:21 am

Mario Giordano: il Papa che prega Allah mi sembra una resa, non un dialogo
di Mario Giordano
30 Novembre 2014

http://www.liberoquotidiano.it/news/lib ... a-che.html

Sarà pur stata un’“adorazione silenziosa”, e non una vera e propria preghiera. Sarà pur stato un gesto simile a quello compiuto da Benedetto XVI nel 2006, come s’affanna a precisare il preoccupato portavoce della Santa Sede. Sarà tutto quel che si vuole, ma fa un certo effetto vedere il Papa che si mette a mani giunte verso la Mecca nella Moschea Blu di Istanbul, mentre l’imam recita i versetti del Corano. E fa ancor più effetto pensare che quel Corano è lo stesso che, poco distante da lì, gli islamici usano per eccitare le folle a squartare i cristiani, a impalarli e crocefiggerli. A spazzarli via. C’è un contrasto troppo forte fra il Papa che rispetta fino all’ultimo tutti i riti dell’Islam, si toglie le scarpe e s’inchina al "mihrab", e gli islamici che a pochi chilometri dalla Moschea Blu non rispettano nulla dei cristiani. Non le loro chiese, non le tradizioni, non i riti. E nemmeno la loro vita.

Papa Francesco vuole dialogare con l’Islam, si capisce. Ma come si fa a dialogare con chi non vuole farlo? Come si fa dialogare con chi vuole solo abbatterti? Come si fa a dialogare con chi vuole piantare la bandiera del Califfato in piazza San Pietro? Il dialogo è una parola bellissima, che permette discorsi straordinari, preghiere comuni, gesti esemplari. Ci si toglie le scarpe insieme. Ci si inchina alla Mecca. Ci si trova d’accordo con l’imam e il gran muftì. Ma poi, in realtà, gli islamici non vogliono dialogare. L’hanno dichiarato apertamente: vogliono conquistarci. E distruggerci.

L’Islam buono e l’Islam cattivo? Una favola. Se fosse vero che i terroristi sono pochi fanatici marginali, non li avrebbero forse già messi a tacere? Non li avrebbero combattuti? Non li avrebbero almeno condannati con durezza? Invece no. Non sento dure condanne unite del mondo islamico contro gli orrori dei tagliagole. Non vedo mobilitazioni dei pellegrini della Mecca per fermare le mani dei loro confratelli. Non vedo fremiti di sdegno contro i massacri che vengono perpetrati contro i cristiani. Anzi: vedo silenzio. Quasi compiacimento. E, anzi, vedo fremiti di anti-cristianità che scuotono tutto il mondo arabo e arrivano perfino in Paesi che fino a ieri laici e nostri amici. A cominciare proprio dalla Turchia che sta scivolando sempre di più nell’Islam radicale, che non a caso sostiene sottobanco le milizie dell’Isis. E il cui presidente Erdogan ha appena riunito i 57 Paesi islamici per incitarli alla rivolta contro di noi: «L’Occidente ci sfrutta, vuole le nostre ricchezze - ha detto -. Fino a quando sopporteremo?».

Qualcuno ha cercato di spiegarmi che c’è pure una differenza tra il gesto di Benedetto XVI (che in moschea si fermò in raccoglimento ma non giunse le mani in preghiera) e quello di Francesco (che invece le ha unite, proprio come se stesse pregando). Se fosse vero, sarebbe un motivo in più per rimanere un po’ perplessi. Ma per rimanere perplesso a me basta, per la verità, vedere un Papa che si rivolge alla Mecca insieme con gli islamici proprio mentre molti islamici che si stanno rivolgendo alla Mecca hanno le mani sporche del sangue dei cristiani.

Mi pare che, dopo il famoso discorso Ratzinger a Ratisbona e la furiosa reazione che ne seguì da parte dei musulmani, i cattolici siano stati costretti a piegarsi. Noi facciamo gesti distensivi e loro moltiplicano i massacri. Noi costruiamo per loro moschee e loro distruggono le nostre chiese. Noi ci inchiniamo ai loro simboli nei nostri Paesi e loro non ci permettono di mostrare i nostri nei loro Paesi. Noi ascoltiamo i versetti del Corano con ammirazione e loro minacciano di declamarli dal Cupolone di San Pietro. Che vogliono trasformare all’incirca in un parcheggio dei loro cammelli.

Capisco l’ansia di Papa Francesco, che è un grande comunicatore, di costruire ponti con tutti: con gli islamici e con i non credenti (Eugenio Scalfari). Ma per costruire i ponti ci vogliono due cose. Primo: bisogna che dall’altra parte non ci sia chi ti vuol sgozzare o annientare, altrimenti è un autogol. Secondo: bisogna che i pilastri siano saldi, tutti e due. E il dubbio è proprio questo: il pilastro dell’Islam è saldo, quello dei non credenti pure. Ma il pilastro cattolico? È incerto. Barcollante. Sradicato. In effetti: non abbiamo radici. Le stiamo perdendo. L’Europa non ce le riconosce. Le chiese si svuotano. I preti invecchiano. I ragazzi non vanno più a catechismo. Dopo la cresima c’è la fuga. I valori del matrimonio e della vita sono messi costantemente in discussione. La famiglia tradizionale è massacrata. Come si può dialogare se non si hanno più valori da rappresentare? Come si possono aprire le porte agli altri, se non si è fortemente saldi dei propri principi? Se i propri valori sono stati attaccati, messi in vendita e liquidati?

In queste condizioni il ponte rischia di crollare. Non per il gesto del Papa, non per una preghiera rivolta alla Mecca, non per la Moschea Blu circondata da Paesi rosso sangue. Il ponte rischia di crollare perché lanciamo gittate in avanti senza assicurarci della nostra tenuta. Non perché loro sono violenti, ma perché noi siamo deboli. E perché anziché rafforzare la nostra debolezza, ci esponiamo alla loro forza. Al loro fanatismo. Alla loro violenza. Fino al giorno in cui sarà troppo tardi.

E ci accorgeremo che quello che ci ostiniamo a chiamare dialogo, in realtà è un loro monologo. O, peggio, una loro invasione. La conquista definitiva. E allora addio cattolici: rivolgersi alla Mecca non sarà più un gesto distensivo. Ma un comando del padrone islamico.
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » lun ago 24, 2015 10:09 pm

È giusto dire che "Dio non è cattolico"?
http://www.aleteia.org/it/religione/int ... 0999171072
Religione 17.11.2014
L'attributo «cattolico» è una caratteristica della sola Chiesa?

"Dio non è cattolico". Cosa vuole dire questa espressione utilizzata dal cardinale Carlo Maria Martini in suo volume del 2008 e da Papa Francesco nel corso di una intervista con Eugenio Scalfari? Lo abbiamo chiesto al teologo padre Gianluigi Pasquale OFM Cappuccini, che è docente presso la Facoltà di Sacra Teologia della Pontificia Università Lateranense e dirige tre Collane editoriali: «Filosofi Italiani del Novecento» (Lateran University Press, Città del Vaticano), «I Mistici Francescani» (Edizioni Francescane di Padova) e «Le Lettere di Padre Pio» (Edizioni San Paolo di Cinisello Balsamo, Milano).

Nelle “Conversazioni notturne a Gerusalmme” il cardinale Carlo Maria Martini sostiene che Dio possa anche non essere tradizionalmente “cattolico”. In che senso?

Padre Pasquale: L’attributo «cattolico», che a partire dal semantema greco è da intendersi «secondo il tutto, katà (secondo) olòn (il tutto)» costituisce una delle quattro caratteristiche che definiscono la Chiesa in quanto tale: in ordine essa è una, santa, cattolica e apostolica. A voler essere filologicamente precisi, dunque, l’attributo «cattolico» non può essere applicato al nome di Dio, non essendone una sua declinazione. Detto in altre parole, l’aggettivo «cattolico» inerisce alla Chiesa, non a Dio, come l’essere «frizzante» inerisce, eventualmente, all’acqua, non alla roccia. Qui, a suo tempo, lo Stagirita avevo semplificato cose, che noi vorremmo adesso troppo ingenuamente rendere complicate. Ma non lo sono. Pena creare un ossimoro. Nel pregevole volume del compianto Cardinale Carlo Maria Martini, Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede, a cura di Georg Sporschill (Mondadori 2008), poi, non viene mai affermato che «Dio possa anche non essere […] cattolico». Al contrario, lo scrivente legge: «Gli uomini si allontanano dai [...] dieci comandamenti e si costruiscono una propria religione; questo rischio esiste anche per noi. Non puoi rendere Dio cattolico. Dio è al di là dei limiti e delle definizioni che noi stabiliamo» (pp. 66-67). La mens del porporato torinese è chiara: chi si allontana dall’osservanza dei dieci comandamenti – che stando alla mentalità ebraica assicurano all’uomo la siepe sicura restando all’interno della quale si è salvi – «de-finisce» Dio, limitandolo, alla propria, forse miope, visione; in tedesco, per gli addetti ai lavori, si direbbe alla propria «Weltanschauung» (visione del mondo). Ora, proprio perché il Dio di Gesù Cristo «è al di là dei limiti e delle definizioni che noi stabiliamo» (p. 67), egli desidera rendersi presente in ogni creatura per il solo fatto che essa è in carne – alla pari del figlio di Dio – cosa che avviene grazie dalla «cattolicità della Chiesa» la quale, infatti, abbraccia tutte le razze, culture, diversità, tempi e stagioni. Come ho avuto modo di dimostrare durante una conferenza che ho tenuto alla sezione romana del C.I.P.A. (Centro Italiano di Psicologia Analitica) a Roma lo scorso 28 Maggio in occasione della Presentazione della monumentale biografia per antonomasia del Cardinale gesuita scritta da Marco Garzonio (Il Profeta, Mondadori, pp. 471), lavoro che mi obbligò a rileggere molte opere del Nostro, Martini è molto perspicuo: «non puoi rendere Dio cattolico», poiché lo è già, grazie alla sua più iridescente creatura che la Chiesa è. Voler estrapolare un significato contrario all’affermazione di Martini, significa attuare un’operazione doppiamente pericolosa: leggere il suo pensiero in una maniera molto superficiale e, per gli addetti, ai lavori, scardinare il principio di non-contraddizione, che scardinabile non è, soprattutto per le proposizioni linguistiche verbali. Ora, leggere il pensiero martiniano in maniera superficiale è un’arte che lasciamo, eventualmente, a chi è costretto a farlo in treno. Far dire a Martini ciò che non ha mai detto, sorvolando il principio di non-contraddizione che tiene ferma qualsiasi parola nella sua propria verità, significa chiedere a noi filosofi e teologi l’impossibile.

Quando Papa Francesco dice a Scalfari: "Io credo in Dio. Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio", cosa vuol dire?

Padre Pasquale: Anche l’affermazione di Papa Francesco va interpretata tenendo presente che l’attributo «cattolico» è una caratteristica della Chiesa, non di Dio. Il Santo Padre ha ragione di ribadire che «esiste Dio» e, infatti, precisa tutti i nomi attributivi che la fede cattolica, leggendo fedelmente la Sacra Scrittura, ha imparato ad utilizzare per “chiamare” Dio sono: «il Padre, Abbà, la luce, il Creatore». È impressionante la lucidità con la quale Papa Francesco – non a caso pure lui Gesuita – si inserisce, nel dibattito con Scalfari – all’interno della più genuina e mai interrotta «professione di fede» della Santa Chiesa Cattolica quando, nel Credo diciamo: «Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero», parlando di Gesù Cristo, ma per converso, dichiarando l’essenza di Dio, visto che tutto ciò che sappiamo di Dio ci è stato rivelato dal suo Figlio Gesù Cristo (Dei Verbum n. 2). Ora, trattasi di un’operazione anche teoreticamente più semplicistica affermare «io credo nell’Essere, cioè nel tessuto dal quale sorgono le forme, gli Enti» – come arguisce Eugenio Scalfari –, senza anche dichiarare il ciò che costituisce la sostanza la cui forma gli enti assumerebbero dall’Essere. Eppure, questa smagliatura brachilogica di ragionare trova una sua minimale spiegazione perché anche il credente sarebbe costretto a sillabarla così se Dio non si fosse rivelato in Gesù Cristo e, per questo, di lui possiamo dire che è Padre, luce, Creatore. Il credere in Dio fa riposare la mente. Il non credere la fa esplodere perché l’uomo, trascendentale di se stesso, è spinto, lo voglia o no, al trascendente.

E' sbagliato dire che esiste un unico Dio per tutte le fedi religiose?

Padre Pasquale: La risposta alla terza domanda è molto più importante perché mi offre la possibilità di precisare, in sintesi, la dottrina «cattolica» in merito alle religioni non cristiane. Lo schema è quadripartito: esiste una posizione teocentrica, cristocentrica inclusivista, cristocentrica esclusivista, ecclesiocentrica. La prima afferma che è sufficiente credere in Dio per salvarsi, indipendentemente dal nome. Dà, quindi, per presupposto che esista un unico Dio, senza sillabarne il nome. Ma esiste un «Dio senza nome»? Visto che non c’è nulla di più grande al mondo che rispondere a quella domanda che nessuno si pone. La seconda (cristocentrismo inclusivista) afferma che tutti si possono salvare in Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo e degli uomini, anche di quelli che vivono inconsapevolmente in altri riti religiosi, come potrebbe essere una mamma che in Papua Nuova Guinea – soltanto per ricorrere a un qualsiasi esempio – fa di tutto per allattare il suo bambino pur non avendo mai sentito parlare di Gesù Cristo: essa, non battezzata, si comporta da cristiana senza sapere di esserlo. È – direbbe un altro famoso Gesuita quale fu Karl Rahner (1904-1984) – una «cristiana anomina». Il cristocentrismo esclusivista afferma che ci si salva se e soltanto se si viene battezzati in Gesù Cristo ed era particolarmente in voga ai primordi della Riforma protestante. Infine, vi è l’ecclesiocentrismo, secondo cui ci si salva soltanto se si fa parte ex-professo della Chiesa, cattolica, o ortodossa o protestante. La sana dottrina della Chiesa Cattolica da sempre – non solo dal Concilio Vaticano II – ha fatto proprio il cristocentrismo inclusivista, perché ha sempre parlato di un «battesimo di desiderio» – quando non fosse possibile ottenere quello per immersione o per infusione – e di un «desiderium naturale videndi Deum». Ora, Papa Francesco con un linguaggio perfettamente in linea alla Tradizione ha ribadito ciò che la Chiesa ha sempre professato, addirittura precisando «credo in Gesù Cristo, sua [di Dio] incarnazione», inibendo, quindi, qualsiasi possibilità che esista un unico Dio per tutte le fedi religiose. Ovvero: sì, e porta il nome di Gesù Cristo. Il gheriglio teoretico di tutta la questione sta qui: in quale vero Dio potrebbe credere un uomo che pensa e che opera il bene se non in quel Dio che, compromettendosi in modo irreversibile proprio con l’uomo, si è incarnato nel suo unico Figlio, in quella stessa carne di cui noi siamo fatti? Un francescano, come lo scrivente, “sente” come propria la veridicità pulsante di tutta questa affermazione, utilizzando questa metafora: quando nasce un bambino, in quegli occhi Dio Padre ha già intravisto gli occhi del suo proprio Figlio in una luce che è lo Spirito, perché ognuno di noi nasce in carne. Tutto ciò registra ancora di più la necessità e l’importanza del battesimo – e, quindi, dell’annuncio missionario cristiano, come giustamente ha ribadito San Giovanni Paolo II nella Redemptoris Missio – perché solo nel battesimo quella mamma della Papua Nuova Guinea capisce che nel dare il latte al figlio, non solo sfama il figlio, ma, nel farlo, è amata da Dio e Dio, in questo senso, “protegge” quel filo d’amore affinché rimbalzi meritoriamente nell’eternità e non resti un alcunché “di fatto” invano.

Padre Gianluigi Pasquale puntualizza poi: «Vorrei concludere con due ultime osservazioni. La prima è questa: anche quella teologia che potesse sembrare la più difficile, in realtà viene “esaurientemente” compresa dalla semplicità di vita delle mamme e dei papà quando, chiudendo alla sera gli occhi ai loro bambini, capiscono che Dio sta nell’incrocio dei loro sguardi con quello del proprio bimbo. Quello sguardo potrà avere un nome “anonimo”, ma il tutto ci riesce più semplicemente intuibile se lo sguardo viene sintonizzato con il “vagito di Betlemme”, con quel Bambino che nacque in carne come tutti i nostri pargoli».

La seconda osservazione, prosegue il docente della Pul, è questa: «Colui che dinanzi a certe affermazioni dell’attuale Pontefice volesse estrapolare una filigrana teologicamente aliena dalla Tradizione costante della Chiesa e alla fine metafisica che regge tutta la dottrina cristiana è colpito da una “magna hallucinatio” (ossia è abbagliato) da quel pensiero liquido e debole che – se posso permettermi di superare Zygmunt Bauman (*1925) – è il mero risultato dello stare tutto il giorno con gli occhi davanti allo schermo al plasma di uno smartphone assieme a una specie di concentrato di verità derivato dalla sintesi di opinioni che uno si fa dai vari blog. Chi è entrato in questo liquame del pensiero, però, ha già rinunciato ad essere un homo sapiens: sa vedere, non leggere, sa sentire, non comprendere. E così arriva ad essere convinto che Martini o Bergoglio abbiano detto che «Dio non è cattolico». Peccato, queste persone sono state «vinte» da quel mondo virtuale che le fa scivolare sulla «virtualità» di una buccia di banana, così allogena alla realtà divina di quella mamma che ogni sera va a letto preoccupata di come sfamare, curare e guarire il suo bimbo. Ossia nell’attuare i tre «verbi» più utilizzati da Gesù. Francesco (d’Assisi) «uomo cattolico e tutto apostolico» (Fonti Francescane) lo aveva compreso per bene».

Se xe par coeło Dio no lè gnanca roman!
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » mar ago 25, 2015 8:35 pm

Mahmoud Mohamed Taha
https://it.wikipedia.org/wiki/Mahmoud_Mohamed_Taha
Mahmoud Mohamed Taha (in arabo: محمود محمد طه‎, Maḥmūd Muḥammad Ṭāhā) (Rufa'a, 1909 o 1911 – Khartum, 18 gennaio 1985) è stato un teologo, politico e architetto sudanese riformista e fondatore di un movimento politico filo-democratico.
Fu impiccato come apostata dal regime militare di Ja'far al-Nimeyrī per aver affermato la necessità della separazione tra religione e Stato e che le sure medinesi, le più politiche del Corano, corrispondono ai quadri mentali e psicologici di una società operante nel VII secolo e, per questo, modificabili in funzione delle dinamiche storiche.

Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà
viewtopic.php?f=188&t=1922
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » mar ago 25, 2015 8:53 pm

Gli islamici che disprezzano la musica dentro casa nostra, disprezzano anche noi
http://www.ioamolitalia.it/blogs/verita ... e-noi.html

Libanizzazione è il processo di islamizzazione mediante immigrazione e demografia, e progressiva erosione della cultura originaria come avvenuto in Libano..
I veterinari si dichiarano obiettori di coscienza per non assistere alla spaventosa violenza e crudeltà delle macellazioni islamiche, mentre sono sempre di più i casi su suolo europeo di bambini islamici che hanno il divieto di ascoltare musica e quindi tengono le orecchie coperte dai tappi durante le lezioni di musica. Il velo delle donne, che sempre più spesso copre anche il viso, la macellazione halal, la censura su giornali e vignette sono sempre più normali, un lento processo di banalizzazione dell'islam fatto da retorica buonista sulla tolleranza e sui diritti religiosi, ma soprattutto sull'odio per la propria civiltà e la propria storia creato dalla critica marxista, e istillato, libro dopo libro, film dopo film, lezione universitaria dopo lezione universitaria.

Dove ci sia un processo di immigrazione il peso dell'integrazione è interamente sulle spalle del popolo migrante, che deve integrarsi senza violare le regole del popolo di accoglienza.
Dove le regole di accoglienza siano diverse, è il popolo migrante che deve modificare le proprie. Le mie amiche andate in Iran a fare le archeologhe o le professoresse, ci sono state con la testa coperta, nessuna di loro ha mai fumato i pubblico (arresto immediato) né si è fatta vedere mangiare in pubblico durante il Ramadan.

Dove il peso di modificare le leggi sia sulle spalle del popolo di accoglienza siamo di fronte ad un processo di colonizzazione.
Ogni popolo ha diritto ad una terra dove si parli la sua lingua, dove la sua lingua e le sue tradizioni e la sua cultura non siano profanati, offesi, dove i suoi figli non siano disprezzati, altrimenti quel popolo si sta preparando a diventare un popolo senza terra.

La musica è un caposaldo assoluto irrinunciabile della nostra religione, Re Davide danzava al suono del flauto, nelle nostre chiese c'è un organo, un caposaldo assoluto di tutta la nostra civiltà è la musica. Nessuna nostra cerimonia è concepibile senza musica.
Chi disprezza la musica, chi la considera impura, forse non lo abbiamo capito bene, disprezza noi.
Ogni popolo che per motivi di interesse, manodopera a basso costo, o di buonismo isterico, tollera sul proprio suolo una civiltà che disprezza la sua cultura, la sua religione i suoi figli considerandoli impuri è, per usare un termine della buonanima del principe De Curtis, in arte Totò, una società di fessacchiotti, oppure, se la volete i termini più alti un popolo che si sta candidando a diventare un popolo di schiavi.
Ma non succederà.
Lentamente nonostante il fiume di menzogna che annichilisce le coscienze, lentamente, l'Europa si sta svegliando. E l'Italia si sta svegliando. Sempre di più.
di Silvana De Mari 25/08/2015
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » gio ago 27, 2015 7:43 pm

Via gli islamici che si comportano in modo incompatibile con le nostre leggi
di Giancarlo Matta 27/08/2015
http://www.ioamolitalia.it/blogs/il-pol ... leggi.html

La mia formazione base è di tipo tecnico, pertanto sarò affetto da una certa deprecabile tendenza a schematizzare concetti e a sintetizzare argomenti.
Su questo tema mi pare di avere già scritto assai (per essere un tecnico…), ma “la lingua batte dove il dente duole”, così io séguito, o Lettori. Siate indulgenti.

Nell’ambito di conversazioni recenti ho riscontrato il solito luogo comune di matrice multi-cult-radical-chic “eeeh…! gli islamici non sono mica tutti uguali…bisogna distinguere i moderati e i laici dai radicali e dagli invasati…aaah…! lei confonde gli integralisti con l’islàm autentico il quale nulla ha a che fare…oooh…! giudicare male tutto l’islàm solo perché alcuni islamici commettono delitti in suo nome equivale a dire che siccome in Italia c’è la mafia, automaticamente tutti gli italiani sono mafiosi!”. E avanti coi sospiri di compatimento, scrollamenti di spalle, occhi al cielo… . Quest’ultima obiezione, che mi hanno sollevata molte volte, è particolarmente cretina.
Purtroppo è vero che in Italia abbiamo la mafia. Ma nessuno sostiene che la mafia in realtà sia pace, amore, onestà, libertà, e soltanto alcuni la fraintendono e si comportano da mafiosi criminali. La mafia è solo un cancro che va estirpato: nessuno dice il contrario. Quanto all’islam … .

Vediamo.
“Cercare la verità dai fatti” (motto di un Capo cinese del passato, ma sempre valido).
Dunque lasciamo stare la teoria o, se preferite, in questo caso la “teologia”.
Basiamoci sui comportamenti.
In linea di esempio = se a casa vostra arrivano ospiti due fratelli gemelli, che dichiarano di professare due differenti religioni: uno si comporta da rispettoso, educato, onesto, mite; l’altro si comporta da violento, misogino, prevaricatore, bigotto fanatico...si “offende” e minaccia omicidi se si critica la sua “religione”. Ripeto: sono due fratelli gemelli.
Secondo Voi, chi e in base a cosa avrete il diritto di sbattere fuori, tra i due fratelli gemelli? In sostanza: la Discriminazione SOGGETTIVA è arbitraria e prevalentemente illegittima; la Discriminazione COMPORTAMENTALE è legittima e non di rado indispensabile al vivere sociale.

Allora: se l’ “islam” implica =

1) poligamia; botte e segregazione per la moglie; mutilazioni rituali ai minorenni inflitte pure senza anestesia; obbligo parentale a osservare il mese di pseudo-digiuno; imposizione della “religione” ai figli; piscine-palestre-spiagge-mense pubbliche riservate; discriminazione soggettiva-dei-sessi; discriminazione soggettiva delle donne in ambiti di lavoro; sottomissione della donna all’uomo; donne costrette a indossare-abbigliamenti-umilianti e a circolare-a-volto-coperto; pretesa di privilegi “religiosi” illegali (tipo abuso di richiami sonori per riti, occupazione abusiva di suolo pubblico per riti, sgozzamento/dissanguamento animali tenuti svegli, mense pubbliche con menù modificati esclusivamente secondo certe pretese religiose); predicazione/istigazione alla separazione, all’odio religioso e alla violenza “religiosa”;
2) matrimoni combinati/forzati di donne minorenni con uomini anziani; segregazione delle donne in luoghi pubblici; interruzione servizi pubblici per “pregare”; ripudio della/delle mogli; condizioni di inferiorità delle donne sul piano giuridico/giudiziario; scuole dove si insegna la supremazia “religiosa” rispetto all’autorità dello Stato laico e contro di essa;
3) proibizione generale di bere alcolici; taglio mani ai ladri; lapidazioni; impiccagioni di omosessuali; assassinio di “apostati”; pena di morte per “blasfemia”; pene corporali crudeli anche per reati lievi; obbligo sociale generale pubblico allo "pseudo-digiuno" prolungato dannosissimo a corpo e mente; discriminazioni e persecuzioni verso coloro che professano altre religioni; etc etc …
Tutti quei comportamenti sono illeciti; e se uno dei due fratelli gemelli del mio esempio pretende di praticarli a casa vostra o addirittura di imporveli, ebbene: siete in diritto di sbatterlo fuori.

Rimane da chiarire la questione di quale sia l’ “islam VERO” e quale sia l’ “islam FALSO”.

In coerenza col motto sopra ricordato “la verità dai fatti”: atteso che i comportamenti sopra allegati risultano certamente tipici della “religione” islamica e da essa in sostanza prescritti o almeno raccomandati, si conclude senza dubbi che chi (sedicente islamico) li pratica sia un VERO islamico, e chi (sedicente islamico) non li pratica sia un FALSO islamico; a prescindere dalle dichiarazioni di principio che ogni soggetto interpellato volesse esporre.

In sintesi :
gli islamici VERI sono quelli che praticano i comportamenti sopra indicati;
gli islamici FALSI sono quelli che non praticano i comportamenti sopra indicati.
Gli islamici veri NON POSSONO vivere nella nostra Società in quanto incompatibili (e ostili).
Gli islamici falsi POSSONO vivere nella nostra Società in quanto compatibili.
E chi farfuglia di “fraintendimento” dell’islam da parte di coloro che attuandone i precetti “religiosi” commettono atti abominevoli (come sopra), vada a rileggersi i “testi sacri” islamici.
Devo ripetere che da noi la “religione” è una faccenda individuale (nelle scelte come nelle pratiche)? Nemmeno “privata”, no, insisto: individuale.
E che tutte le religioni stanno SOTTO la legge?
Quali leggi si possono violare in nome della “libertà religiosa” consentita da noi? = NESSUNA.
L’ “islam VERO”, in quanto si manifesta e si pratica nei comportamenti sopra indicati, è incostituzionale e incompatibile col nostro Ordinamento Giuridico e vita sociale. Pertanto illegale.
Per concludere: quale “forza politica” attualmente in Italia potrebbe opporsi davvero alla “islamizzazione” esigendo il rispetto della legge e la sua applicazione anche a carico degli islamici veri?
Forse la “Lega Nord”. Il suo attuale Capo, Matteo Salvini, si è già mostrato soggetto politico dotato di un certo talento, e su questo tema pare abbia idee chiare. Ma, a quel che vedo, la “Lega Nord” dietro di lui, è un contenitore dentro il quale c’è soltanto il nulla.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » gio set 24, 2015 9:58 pm

Perché ho lasciato l’Islam – di Alì Sina

http://islamicamentando.altervista.org/ ... li-sina-3/

Mi viene spesso chiesto perché abbia abbandonato l’Islam. Per assurdo che possa sembrare, alcuni Musulmani non riescono neanche ad immaginare l’idea che lasciare l’Islam sia una possibilità, o che sia possibile che qualcuno lo possa solo considerare. Piuttosto che accettare il fatto che le persone abbiano facoltà di pensare e che possano addirittura decidere che l’Islam non faccia per loro arrivano persino a credere che coloro che lasciano l’Islam siano agenti mercenari al soldo degli Ebrei per sviare i credenti.

Quelle che seguono sono le mie ragioni.

Fino a pochi anni fa ero solito pensare che la mia fede nell’Islam non fosse basata sulla cieca imitazione ma che si trattasse piuttosto del risultato di anni di investigazione e di ricerca. Il fatto di aver letto molti libri sull’Islam, scritti da persone di cui approvavo il pensiero aumentava la mia convinzione di aver trovato la verità. Tutte le mie ricerche (sempre di parte) confermavano la mia fede. Proprio come gli altri Musulmani ero solito credere che per imparare qualcosa sia necessario attingere direttamente alle fonti. Naturalmente la fonte dell’Islam è il Corano le hadith e i libri scritti da studiosi Musulmani. Di conseguenza, non sentivo la necessità di cercare altrove per trovare la verità, dal momento che ero convinto di averla già trovata. Come dicono i Musulmani, “Talare ilm ba’d az wossule ma’loom mazmoom“. La ricerca della conoscenza dopo averla già ottenuta è inutile.

Adesso mi rendo conto come questo sia stato un errore. Cosa dovremmo fare per conoscere la verità di un culto o di una setta fanatica? E’ forse sufficiente rifarsi a ciò che dicono il suo capo e i suoi seguaci? Non sarebbe forse più saggio ampliare le nostre ricerche e scoprire cosa le altre persone hanno da dire su di loro? Bisognerebbe analizzare razionalmente e fare un’analisi critica delle prove. Questo è molto differente dall’approccio islamico che è basato interamente sulla fede e sulla credenza.

Suppongo che sia stata la mia familiarità con i valori umanisti dell’occidente a rendermi più sensibile e a stimolare la mia attrazione per la democrazia, la libertà di pensiero, i diritti umani e l’uguaglianza. Fu allora che quando rilessi il Corano incontrai cose che non erano compatibili con i miei valori umanisti. Mi sentivo sotto stress e a disagio nel leggere comandamenti come questi:

Corano 3:90
Ma coloro che rifiutano la Fede dopo averla accettata, e proseguono nel loro schernire la fede, – mai sarà accettato il loro pentimento; perché sono coloro che sono stati sviati.

Corano 16:106
Chiunque che, dopo aver accettato la fede in Allah, pronuncia l’Infedeltà – eccetto sotto costrizioni, con il cuore restante saldo nella Fede – ma così da aprire il loro petto all’Infedeltà, su di loro è l’Ira di Allah, e per loro vi sarà una terribile Punizione.

Si potrebbe pensare che la terribile punizione ivi menzionata sia relativa all’aldilà. Ma Maometto si assicurò che queste persone ricevano la loro punizione anche in questo mondo:

Corano 9:14
Combatteteli, e che Allah li punisca con le vostre mani, li ricopra con onta, aiuti (la vostra vittoria) contro di loro, curi i petti dei Credenti.

Ci sono anche Hadith che dicono chiaramente “Così, dovunque voi li troviate, uccideteli, poiché vi sarà una ricompensa per i loro uccisori nel Giorno della Risurrezione.”

Altrove leggiamo:

Sahih Bukhari Volume 4, Libro 52, Numero 260
Ali bruciò alcune persone e la notizia giunse ad Ibn ‘Abbas, che disse, “Fossi stato io al suo posto non li avrei bruciati, perché il Profeta ha detto, ‘Non punite (nessuno) con la Punizione di Allah.’ Ma non c’è dubbio che li avrei uccisi, poiché il Profeta ha detto, ‘Se qualcuno (un Musulmano) abbandona la sua religione, uccidetelo.’ “

Trovai molti racconti sulla brutalità di Maometto come questa storia:

Sahih Bukhari Volume 4, Libro 52, Numero 261
Otto uomini della tribù di ‘Ukil giunsero al Profeta e trovarono il clima di Medina inadatto per loro. Così, essi dissero, “O Apostolo di allah! Forniscici del latte.” L’Apostolo di Allah disse, “Vi consiglio di unirvi ai pastori dei cammelli.” Così questi andarono e bevvero del latte e dell’urina dei cammelli (come medicina) finché non divennero grassi e in salute. Quindi uccisero il pastore e guidarono via i cammelli, e divennero infedeli dopo essere stati Musulmani. Quando il Profeta fu informato da una persona che gridava chiedendo aiuto, mandò alcuni uomini all’inseguimento, e prima che il sole sorse alto, questi gli furono portati innanzi, ed egli gli fece tagliare mani e piedi. Quindi chiese dei chiodi, che vennero scaldati e passati sopra i loro occhi, e furono lasciati in Harra (si tratta di un altopiano roccioso presso Medina). Domandarono dell’acqua, e nessuno gliene fornì finché non morirono.

E da una traduzione parziale di:

Sunan Abu-Dawud Libro 38, Numero 4339
Narrato da Aisha, Ummul Mu’minin
L’Apostolo di Allah (sia pace su di lui) disse: “Il sangue di un uomo Musulmano che afferma che non vi è Dio al di fuori di Allah e che Muhammad è l’Apostolo di Allah non dovrebbe essere sparso legittimamente eccetto che per una di queste tre ragioni: un uomo che si rende colpevole di fornicazione dopo il matrimonio, nel cui caso andrà lapidato; uno che si erge a combattere contro Allah e il Suo Apostolo, nel cui caso dovrà essere ucciso o crocifisso o esiliato dalla terra; o uno che commette omicidio nel cui caso sarà ucciso.

Più leggevo e più mettevo in discussione il senso di Giustizia di Muhammad. Quanto segue è scioccante. Oso affermare che qualunque persona che legga e non sia colta da un profondo disgusto abbia molta strada da fare prima di essere definito umano.

Sunan Abu-Dawud Libro 38, Numero 4348
Narrato da Abdullah Ibn Abbas:
Un cieco aveva una schiava matrona che era solita abusare verbalmente del Profeta (che la pace sia su di lui) e schernirlo. Egli glielo proibì ma lei non si fermò. Egli la mise in guardia dal continuare ma lei non abbandonò il suo costume. Una notte questa prese ad offendere il Profeta (che la pace sia su di lui) e ad abusare verbalmente di lui. Così questi prese un pugnale, lo pose sul suo stomaco, premette e la uccise. Un bambino che uscì dalle sue gambe era cosparso del suo sangue. Quando giunse la mattina, il Profeta (che la pace sia su di lui) venne informato di questo.
Egli riunì le persone e disse: “Mi rivolgo in nome di Allah all’uomo che ha compiuto questa azione e mi rivolgo a lui per il mio diritto su di lui chiedendo che si alzi”. Saltando sui colli delle persone e tremando l’uomo si alzò. Egli si sedette innanzi al Profeta (che la pace sia su di lui) e disse: “Apostolo di Allah! Io sono il suo padrone; lei era solito abusare verbalmente di te e schernirti. Glielo proibii, ma lei non si fermò, e la misi in guardia, ma lei non abbandonò il suo costume. Ho avuto due figli [belli] come perle da lei, e lei era la mia compagna. La scorsa notte ha cominciato ad abusare verbalmente di te e schernirti. Così ho preso un coltello, l’ho posto sul suo stomaco, e spinsi finché non la uccisi.
Allora il Profeta (che la pace sia su di lui) disse: “Oh siate testimoni, nessuna rappresaglia [riscatto, punizione] è pagabile contro il suo sangue.”

Sentii che questa storia era una manifesta ingiustizia. Muhammad ha perdonato un uomo che aveva ucciso una donna incinta solo perché questi gli ha detto che lei aveva insultato il Profeta!

(Gli Arabi erano soliti dormire con le loro schiave/balie. Il Corano perpetua questa tradizione, vedi C. 33:52. Maometto stesso giacque con Mariyah la schiava/balia di Hafsa, sua moglie, senza sposarla).

Perdonare qualcuno per aver ucciso un’altra creatura umana solo perché questi ha detto che lei aveva insultato maometto è inaccettabile. E se l’uomo stesse mentendo per sfuggire alla sua punizione? Che cosa dobbiamo pensare del senso di Giustizia di Maometto leggendo questa storia? Nel corso degli ultimi 1400 anni, quanti mariti saranno scampati alla punizione per aver ucciso le loro mogli innocenti semplicemente accusandole di aver pronunziato blasfemie contro il Profeta di Dio, e l’hanno fatta franca grazie a questa Hadith?

Qui ce n’è un’altra:

Sunan Abu-Dawud Libro 38, Numero 4349
Narrato da Ali ibn Abu Talib:
Un’ebrea era solita abusare verbalmente del Profeta (che la pace sia su di lui) e schernirlo. Un uomo la strangolò finché non morì. L’Apostolo di Allah (che la pace sia su di lui) dichiarò che nessun riscatto doveva essere pagato per il suo sangue.

Non è stato facile leggere queste storie senza restare turbato.

Non potevo più accettare il trattamento brutale di coloro che non accettavano l’Islam. La fede è un fatto personale. Non potevo più accettare che la punizione di qualcuno che critichi qualsivoglia religione sia la morte.

Ecco come Maometto si comportava con gli infedeli:

Sunan Abu-Dawud Libro 38, Numero 4359
Narrato da Abdullah ibn Abbas:
Il verso “La punizione di coloro che intraprendono guerra contro Allah e il suo Apostolo, e si battono con forza per spargere corruzione in terra è l’esecuzione, o la crocifissione, o il tagli di mani e piedi su lati opposti o l’esilio dalla nazione… Egli è misericordioso” venne rivelato riguardo ai politeisti. Se qualunque di loro si pente prima di essere arrestato, questo non lo pone al riparo dall’infliggergli la punizione prescritta per lui, che egli merita.

Come può un messaggero di Dio mutilare e crocifiggere le persone soltanto perché hanno posto resistenza all’accettarlo? Una simile persona può davvero essere un messaggero di Dio? Non c’era forse un uomo migliore, con maggior senso etico e morale in grado di sostenere una simile responsabilità?

Non potevo accettare il fatto che Maometto avesse sterminato 900 ebrei in un giorno, dopo averli catturati in un raid che egli stesso aveva iniziato. Ho letto la storia seguente e ho tremato:

Sunan Abu-Dawud Libro 38, Numero 4390
Narrato da Atiyyah al-Qurazi:
Io ero tra i prigionieri dei Banu Qurayzah. Loro (I Compagni del profeta) ci esaminarono, e quelli a cui erano cominciati a crescere i peli (pubici) vennero uccisi, e coloro che non ne avevano non vennero uccisi. Io ero tra coloro cui ancora non erano cresciuti i peli.

Trovai scioccante anche la storia seguente:

Sunan Abu-Dawud Libro 38, Numero 4396
Narrato da Jabir ibn Abdullah:
Un ladro venne portato davanti al Profeta (che la pace sia su di lui). Egli disse: “Uccidetelo.” La gente disse: “E’ colpevole di furto, Apostolo di Allah!” Allora egli disse: “Tagliate la sua mano.” Così la sua mano (destra) gli fu tagliata. Venne portato innanzi a lui una seconda volta ed egli disse: “Uccidetelo.” La gente disse: “E’ colpevole di furto, Apostolo di Allah!” Allora egli disse: “Tagliate il suo piede.” Così il suo piede (sinistro) gli fu tagliato. Venne portato innanzi a lui una terza volta ed egli disse: “Uccidetelo.” La gente disse: “E’ colpevole di furto, Apostolo di Allah!” Così egli disse: “Tagliate la sua mano.” (così la sua mano (sinistra) gli fu tagliata) Venne portato innanzi a lui una quarta volta ed egli disse: “Uccidetelo.” La gente disse: “E’ colpevole di furto, Apostolo di Allah!” Così egli disse: “Tagliate il suo piede.” Così il suo piede (destro) gli fu tagliato. Gli venne portato una quinta volta ed egli disse: “Uccidetelo.” Così lo portarono via e lo uccisero. Quindi lo trascinammo via e lo gettammo in un pozzo e gettammo pietre sopra di lui.

Sembra che Maometto giudicasse le persone prima di ascoltare il caso. Detto questo, tagliare la mano di un ladro non gli lascia nessun altro mezzo di sussistenza se non elemosinare, che sarebbe difficile dal momento che è diffamato come ladro e quindi odiato dalla gente. Di conseguenza reiterare il suo crimine diventa il suo solo mezzo per sopravvivere.

Dopo aver vissuto per molti anni in Occidente ed essere stato accolto amichevolmente da persone di altre religioni o senza nessuna religione, che mi amavano e mi accettavano come loro amico, che mi ammettevano nelle loro vite e nei loro cuori, non potevo più accettare il seguente mandato del Corano come parola di Dio:

Corano 58:22
Non troverai nessuno, tra la gente che crede in Allah e nell’Ultimo Giorno, che sia amico di coloro che si oppongono ad Allah e al Suo Messaggero, fossero anche i loro padri, i loro figli, i loro fratelli o appartenessero al loro clan.

Corano 3:118-120
O voi che credete! Non prendete come vostri bitaanah (consiglieri, consulenti, protettori, aiutanti, amici, ecc.) coloro che sono al di fuori della vostra religione (pagani, Ebrei, Cristiani ed ipocriti) giacché costoro non desisteranno dal fare del loro meglio per corrompervi. Essi desiderano il vostro male grandemente. L’odio è già apparso sulle loro bocche, ma ciò che i loro petti nascondono è assai peggiore. Invero Noi abbiamo reso chiaro a voi le aayaat (prove, evidenza, versi), se voi li capite. Lo! Voi siete coloro che amano ma essi non vi amano, e voi credete in tutte le Scritture [cioè voi credete nella Tawraat e nell’Injeel, mentre essi non credono al vostro Libro (il Corano)]. E quando vi incontrano, loro dicono, “Noi crediamo.” Ma quando sono soli, mordono le punte delle loro dita pensando a voi pieni d’ira. Di’, “Perisci nella tua ira. Certamente Allah sa cosa c’è nei cuori (tutti i segreti).” Se vi accade del bene, ciò li addolora, ma se del male si abbatte su di voi, loro ne gioiscono…

E anche:

Corano 5:51
O voi che credete! Non prendete gli Ebrei e i Cristiani come awliya’ (amici, protettori, aiutanti, ecc.), loro sono awliya’ gli uni con gli altri.

Scoprii anche che questa affermazione è falsa. La prova è nella crisi tra Bosnia e Kosovo; quando dei paesi Cristiani, hanno mosso guerra contro un altro paese Cristiano, per liberare dei Musulmani. Molti dottori Ebraici si sono offerti volontari per aiutare i rifugiati Kosovari, nonostante il fatto che durante la Seconda Guerra Mondiale, gli stessi Musulmani Albanesi si siano schierati dalla parte di Hitler e l’abbiano aiutato nel suo olocausto contro gli Ebrei.

Mi fu allora chiaro che i Musulmani sono accettati da tutte le persone, da tutti gli infedeli del mondo e nonostante ciò il nostro profeta voleva che noi li odiassimo, ci dissociassimo da loro, li costringessimo ad adottare il nostro stile di vita o li uccidessimo, soggiogandoli e costringendoli a pagare la Jizya. Che idiozia! Che uomo patetico! Che essere inumano! Non mi meraviglio che vi sia un odio così incomprensibile verso l’Occidente e gli Ebrei tra i Musulmani. Era Maometto ad aver seminato l’odio e il sospetto dei non credenti tra i suoi seguaci. Come possono i Musulmani integrarsi con le altre nazioni quando continuano a considerare questi odiosi messaggi del Corano come parola di Dio?

Ci sono molti Musulmani che sono immigrati in paesi non-Musulmani e vengono accolti a braccia aperte. Molti di loro si danno alla politica e diventano parte dell’elite dominante. Non soffrono nessuna discriminazione nei paesi non Islamici. Ma guardate come il loro Santo Profeta dice loro di trattare i non Musulmani laddove sono in minoranza:

Corano 9:29
Combattete coloro che non credono in Allah né nell’Ultimo Giorno, e non considerano proibito ciò che è stato proibito da Allah e dal Suo Messaggero, né riconoscono la religione della Verità, (anche se sono) della Gente del Libro, finché non paghino la Jizya con sottomissione, e si sentano sottomessi.

Trovo che i versi seguenti vadano completamente contro la mia coscienza. Io amo tutta l’umanità e desidero che tutti siano felici in questo mondo e perdonati nel seguente. Ma il mio Santo Profeta mi ha avvertito di non cercare perdono per gli infedeli anche se si trattasse dei miei parenti e dei miei cari.

Corano 9:113
Non è appropriato per il Profeta e coloro che credono di chiedere il perdono di Allah per i mushrikeen, anche se fossero del tuo stesso sangue, dopo che divenne chiaro per loro che sono abitanti del Fuoco (perché sono morti in uno stato di non-credenza).

Il Corano e le Hadith sono pieni di versi oltraggiosi come questo e per me sono una chiara prova che Maometto non era un profeta, ma il capo di un culto. Costringere le persone a denunziare la loro stessa famiglia è degno di un culto. Era un impostore che ha mentito così apertamente e con tale forza che la gente ignorante del suo tempo credette in lui. Dopo di lui le generazioni seguenti hanno fatto da cassa di risonanza per queste menzogne passandole ai loro discendenti.

Il mio rifiuto dell’Islam non è basato sulle azioni sbagliate dei Musulmani, ma sugli insegnamenti sbagliati del loro libro sacro e le terribili azioni del loro profeta. Molte crudeltà ed odiosi atti di violenza, perpetrati dai Musulmani nel corso dei secoli furono ispirati dal Corano e dalla Sunna (l’esempio di vita del profeta). E’ per questo che io condanno l’ISLAM per le cattive azioni che compiono i Musulmani. Qualsiasi sforzo di umanizzare l’Islam è una perdita di tempo. L’ostacolo a qualsiasi riforma è il Corano. Il nemico è l’Islam ed è proprio questo il bersaglio dei miei attacchi. Io faccio questo, nonostante sappia di essere diventato un magnete per l’odio di migliaia di fanatici Musulmani e che la mia stessa vita possa essere in pericolo. Ma so anche che eradicando l’Islam noi possiamo salvare il mondo dal pericolo di una catastrofe che altrimenti incombe sulle nostre teste e che può causare disastri peggiori delle due Guerre Mondiali messe assieme. Lo sradicamento dell’Islam significa riportare la pace e la civiltà tra gli uomini, la democrazia e la prosperità al mondo Musulmano.

Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » dom ott 04, 2015 10:40 am

Caro Papa Françesco (na bołetina)
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Immagine
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A go da dirte do tre robete e da farte coalke dimandina, spero ke sto me scrito el te rive ente coalke manera e ke te cati el tenpo e ła voja de dirme anca ti calcoxa e de darme coalke resposta.

Mi a so nato kì entel Veneto, tera creistiana suparxò da 1700 ani e a 60 ani me cato omo spertual ma ke no se sente pì creistian.
Te ło confeso a go fato tanto par no esar pì creistian, par leberarme de coeła ke par mi ła jera ła osesion rełijoxa creistiana e anca de tute łe rełijon o edeołoje rełijoxe ca ghè al mondo … a so devegnesto n’omo de fede e rełijoxo sensa credense, sensa na rełijon e me cato pì ke benon anca drento el dolor e l’oror e come tuti łi omani da Gandhi al Cristo en croxe, anca mi co vegnarà l'ora e se me restarà fià a ciamàro el popà o ła mama.

A so n’omo de fede e on credente senza rełijon, mi credo come ke crede tute łe creadure del creà, credo sensa credare, credo col cor, d’istinto come ca arfio o respiro, credo entel Pare Çeleste ke par mi lè anca na Mare come par tanti omani “pagani” del pasà; credo ke sto Paremare Çełeste el sipia on mistero ke no se pol defenir e kel so amor el sipia de na nadura ke naltri omani no podemo capir come ca te dixi anca ti davanti al el dolor e a ła morte dei putini e de łi enoçenti: anca l’amor de Dio come Dio steso lè on mistero.

Credo ke Cristo l’ebreo el sipia stà n’omo, on bon’omo, ma no credo kel sipia el fioło de Dio o Dio encarnà (come ke no łi crede gnanca łi ebrei); no credo ente łi so miracołi e kel sipia resusità; credo par xonta ke Moamed nol sipia stà on bon omo e on santo, co tuta ła xente kel ga copà e kel ga fato copar el me fa lomè ke oror on cativo somexo par tuti łi omani de ła tera. Cristo nol ga mai copà nesuni o kikesipia.

Mi vuria ke co te parli de naltri ke no credemo entel credo cristian e ente coełi ebraego e maometan, ke vegnemo diti miscredenti, enfedełi, sensa fede e sensa Dio a te canbiàsi na s-cianta e ke a te faxesi canviar anca łi to omani e ke a ghèsi tuti pì creansa verso de nantri ke come valtri semo fiołi de Dio o Alah e ke come valtri a ghemo on cor ke bàte e ke ente sto cor a ghè el spirto de Dio kel ło anema e no ga gnaona enportansa se no semo enfasà come i credenti ente łe edeołoje rełijoxe ke, me par, da e par miłegni łe gapie fato pì mal ke ben.

El mesajo de l’omo Cristo, del volerse ben, lè on bon mesajo ke el pol ndar ben par tuti łi omani de ła tera, mesajo ke lè asè vecio, tanto pì vecio de Cristo e nato xa ente ła boca de Dio col ga creà ła tera e łi omani.

No saria mal se te ghe dixesi a łi to pitori e dexegnadori ke łi scuminsiàse a figurarse Cristo l’ebreo co łe fatese de n’ebreo e de łi semiti de l’ara ixraeło-pałestinexe e no come on roman o on xerman biondo o castan co łi cavej longhi kel par pena stà dal paroukier, parké a te ło se anca ti ke Cristo l’era n’ebreo e no on roman o on xerman.

Se dapò a te voł farło sentir fradeło de tuti, lora fało figurar co łe fatese de tuti łi omani e popołi de ła tera e faghe parlar tute łe łengoe de łi omani e no łomè coełe del poder połedego come el latin, l’arabo o el tałian, faghe parlar anca el veneto, la me łengoa, parké a te ło se anca ti ke C risto el parlava de prefarensa ła łengoa aramaega de ła so xente, pì ke l’ebraego połedego de łi testi sagri, come ke a te ghe ghè sovegnesto a l’ebreo Netanyahu (dito Bibi) co te si ndà a Jeruxałeme.

E xa ca semo drio parlar de ebrei forse a saria el caxo ke te ghe dixesi a łi to previ teołoghi e de cexa, par darghe anca el bon somexo ai muxlim, ke łi scuminsiase a canviar ente i livri de teołoja, entel mesal, ente łe predeghe e ente ła dotrina par i fedełi, el dito ke a copar Cristo a xe stà łi ebrei, parké lè na bàła ke da 1700 ani ła fa da fondamento a ła so persecusion e a el so stermegno. Te ło se ben ke Cristo lera n’ebreo e ke el jera sta encolpà de dir raxie o de esar eretego da łi ebrei ortodosi de Jerouxałeme e ke prasiò łè sta arestà dai soldà judei e meso a morte dai romani e copà en croxe dai soldà romani. Faghe dir a łi to previ ke a copar Cristo a xe stà i romani su istigasion de ła megnoransa ortodosa domenante de łi ebrei de Jeruxałeme ke no łi podeva açetar ke Cristo el se dixese Dio, ke par luri e anca par mì lè na bastiema granda. Nesun omo el pol esar Dio o Alah.
Se valtri a vułi credar ke Cristo el fuse o el sipia Dio gavì da açetar ke łi ebrei e tuti staltri ke no ghe crede no łi ghe creda e anca mi no ghe credo.

Te ło ghè ben dito anca ti ke no se pol copar en nome de Dio o Alah, prasiò se na parte de łi ebrei e de łi romani łi ga xbajà a copar Cristo no sta, anca ti farte conpleçe de ła mełegnara persecousion de łi ebrei e del so stermegno … fa ke ła Cexa Creistiana Catołega Santa e Apostołega ła ghe ła mołe co sta storia.


A vuria anca ke te ghesi el corajo e ła prudensa de dir al mondo ke entel Coran a ghè de łe prescreision viołente e criminałi contro l’omanedà e ke a ghè na beła difarensa tra el Cristo morto en croxe e el Moamed ke stermena e kel fa stermenar miłara e miłioni de omani. Cristo nol ga mai copà e ordenà de copar, se po’ łi creistiani łi ło ga fato no xe colpa de Creisto e del Vanxeło ma de łi omani ke łi ga tradesto ła paroła de Cristo.


A vuria anca ke co te parli de łi atei, diti sensa Dio, a te canviàsi solfa, parké no xe vero ke łi xe sensa Dio, parké Dio el ghè par tuti, voja o no voja e te ło se ben, coeło ke łi atei no łi vol no xe el Dio de tuti łi omani ma el Dio idoło de łe credense edeołojeghe de łe rełijon, xe coel Dio ke nol xe Dio ma on Dio domestegà e redoto en servetù ke łi atei no łi vol e no łi pol açetar. Par łi atei Dio el ghè ma par lori no serve tirarlo senpre el bàło e parlarghene e farghene n’idoło de coulto co tenpli e cexe.
Par łi atei l’omo lè responsabiłe de łi so ati e de łe so parołe e tuti łi omani łi xe conpagni parké creadure de Dio o Alah.
A te ghè dixesto ben: “no se ga da ofendar łe fedi” ma no se ga da ofendar e copar ki ke no ga fede e ke no crede ente ła to fede e ke no vol saverghene de ła to fede. E se ti a te te parmeti de enpurpiarte de Dio o Allah, el Pare Çełeste de tuti łi omani e Creador de l’Ogneverso, xe pì ke justo ke te vegni cojonà e tolto pal cul par ła to stoltesa, prexounsion e rogansa.

A mi łe vignete no łe me toca e de seguro no łe toca gnanca Dio o Allah.
Ente ogni caxo ki ke copa par na vigneta lè on mato patoco-criminal e el va copà par defendarse o meso ente coalke gałera de coresion.
Se penso a tuti coełi ke tira raxie, sarake, ostie, bastieme, porki, sacramenti, ... dovarisełi esar copà tuti, cofà anca mi ke a 'olte la me scapa?

Dio e Allah no łi xe purpietà de coalkeomo ke pol canpar diriti so de lori e ofendarse.
Dio o Allah no łi xe s-ciavi dei omani e ła vita de n'omo l'è on dono de Dio e ki ke ła tol lè el pì grando de łi sensa Dio, dei raxianti, dei bastiemadori.
La vita de n'omo ła xe sacra e no se pol darghe el valor de na vigneta o de na bastiema.
Ki ke el se ła ciàpa el ga lomè ke da vargognarse.
Caxo mai xe Dio o Alah ke el pol tor łi provedimenti del caxo e no łi ga çerto cogno/bexogno ke coalke omo el ciàpe łe so defexe.
Dio o Allah łi xe ognipotenti e no łi ga certo cogno de l'aio de n'omo contro n'altro omo.

Se po' se pensa a ki ke xe ateo o apostata o no credente e ke par sto fato el vien persegoità e kopà da łi memi òmani ke łi copa par defendar Dio da na vigneta o da na saràka, mi credo ke Dio o Allah łi prefarisa perdar l'aio de sta xente sensa creansa, sensa omanedà, ke copa par gnente.
Dio el parmete de copar lomè ke par defendarse e no par na paroła o par on dexegno.
Ki kel xe sensa pecà el bute ła prima pria!
Mi no a go gnente da spartir co sti credenti sensa Dio o Allah!

Caro Françesco a te me pari on bon omo, mi ła penso e ła credo cusì:

Ła bastiema pì granda ke l’omo el posa dir lè coeła de dirse Dio o Alah o on so prefario o predileto!
Dio o Alah lè el Pare Cełeste e Creador de l'Ogneverso e nol ga prefarense par ki ke sipia e gnanca mai el ga mandà coalkedon (o lu memo fatose omo e ciamà fioło) a morir en croxe par salvar el mondo, anca se xe vero ke da ła morte dapò vien senpre ła vida e ke Dio o Alah lè vida sagra, santa, enfeneda e eterna e ke a ghé çerte tradision ke łe vien da asè lonsi e ke łe se perde ente ła pristoria e entel mondo majego e de łi misteri.

On credente el ga el dirito de credar e on ke nol crede el ga dirito de no credar.

Se on credente el va en volta a contar kel so credo lè veretà, on ke nol ghe crede el ga el memo dirito de ndar en volta a contar ke kel credo no ła xe na veretà ma na bàła.

Se no ghe fuse i credenti no ghe saria gnanca ki ke no crede e no ghe saria gnanca łe goere de rełixon e ła persecusion de łe credense de łi altri, de ki ke canvia credensa e de ki ke no crede.
Se no ghe fuse ki ke no crede e pì credense, i credenti łi rivaria a de ke łi asoloutixmi orendi ke se pol ben "apresar" ente łi paexi totałidari endoe xe bandeste e persegoità łe altre credense e tuti coeli ke no crede: łe tere de l'abomegno del teror e de l’oror endoe kel sangoe de łi enoçenti el score come acoa.

Se ga lomè da rengrasiar ki ke no crede e ke ne porta e ke ne tien co łi pie par tera, anca co łe so crue cargadure e desagrasion.

Łe ognołe credense bone łe xe coełe ogneversałi ke łe va ben par tuti parké łe xe veretà ke tuti łi pol recognosar e ke no se pol no recognasar parké łe xe viste/sentie/apresà/condivixe da tuti.



Stame ben e:

Ke i Santi del Çeło łi te tegna de ocio
e kel to Anxoło el te custodisa dal bon ła note e 'l dì;
ke ła Madona ła te couerxa co łe ałe del so xendałe
e kel nostro Paremare Çełeste el diga ben de ti el te bendiga!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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