Carta universale dei diritti religiosi e spirituali

Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » lun ott 05, 2015 9:40 pm

Ernesto Balducci: il superamento delle religioni
https://www.youtube.com/watch?v=SEJKjlU ... e=youtu.be
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » lun ott 05, 2015 9:40 pm

Falbe credense, łi abuxivi e łi uxurpadori de Dio
viewtopic.php?f=24&t=1780

Mi no ghe credo
https://www.facebook.com/minoghecredo

El tenpio o ła caxa de ła lebartà e de ła no credensa, de ła raxon e del spirto ogniversal, dedegà a Ipasia, a Bruno Jordan, Jrołamo Savonaroła, Arnaldo da Brèsa, a Oriana Fallaci, a łi apostati e a tuti łi raxianti/ereteghi (tra cu Cristo, no dexmenteghemose ke anca Cristo el jera n'eretego, n'ebreo raxiante):
viewtopic.php?f=24&t=1383
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » lun ott 05, 2015 9:41 pm

La Dichiarazione universale dei diritti umani è un documento sui diritti individuali, firmato a Parigi il 10 dicembre 1948, la cui redazione fu promossa dalle Nazioni Unite perché avesse applicazione in tutti gli stati membri.

https://it.wikipedia.org/wiki/Dichiaraz ... itti_umani
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » lun ott 05, 2015 9:59 pm

Ixlamofasixmo, nasixlam e rasixmo xlamego
viewtopic.php?f=188&t=1875



Dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo
https://it.wikipedia.org/wiki/Dichiaraz ... _dell'uomo
La Dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo, proclamata il sabato 19 settembre 1981 presso l’UNESCO a Parigi, è la versione islamica della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Si è resa necessaria per il fatto che la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo non è compatibile con la concezione della persona e della comunità che ha l'Islam.


Dichiarazione del Cairo dei Diritti Umani dell'Islam
http://www.studiperlapace.it/view_news_ ... 0107184105

Gli Stati membri dell'Organizzazione della Conferenza Islamica,
Riaffermando il ruolo civilizzatore e storico della Ummah Islamica che Dio fece quale migliore nazione, che ha dato all'umanità una civiltà universale e equilibrata nella quale è stabilita l'armonia tra questa vita e ciò che viene dopo e la ocnoscenza è armonizzata con la fede; e il ruolo che questa Ummah deve svolgere per guidare una umanità confusa da orientamenti e ideologie contradittorie e per fornire soluzioni ai cronici problemi dell'attuale civiltà materialistica,
Desiderando contribuire agli sforzi dell'umanità intesi ad asserire i diritti umani, proteggere l'uomo dallo sfruttamento e dalla persecuzione e affermare la sua libertà e il suo diritto ad una vita degna in accordo con la Shari'ah Islamica,
Convinti che l'umanità che ha raggiunto un elevato stadio nelle scienze naturali avrà sempre bisogno di fede per sostenere la sua civiltà e di forza automotivante per salvaguardare i propri diritti,
Credendo che i diritti fondamentali e le libertà fondamentali nell'Islam sono parte integrante della religione Islamica e che nessuno in via di principio ha diritti di sospenderli in tutto o in parte o di violarli o di ignorarli poiché essi sono comandamenti divini vincolanti, che sono contenuti nel libro della rivelazione di Dio e furono inviati attraverso l'ultimo dei suoi Profeti a completare i precedenti messaggi divini facendo pertanto della loro osservanza un atto di adorazione e della loro negligenza o violazione un abominevole peccato, e conseguentemente ogni persona è individualmente responsabile - e la Ummah collettivamente responsabile - della loro salvaguardia,
Procedendo dai summenzionati principi,
Dichiara quanto segue:
...
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » mar ott 06, 2015 9:56 pm

Cristo è morto, l’islam no
Perché noi occidentali siamo soli e disperati davanti ai musulmani. Intervista a Pierre Manent
di Marina Valensise | 05 Ottobre 2015

http://www.ilfoglio.it/gli-inserti-del- ... e_c504.htm

Parte da lontano Pierre Manent, una delle ultime teste pensanti d’Europa, autore di un saggio, “Situation de la France”, che esce oggi da Desclée de Brouwer (190 pp., 15,90 euro) e offre una disamina senza pregiudizi del rapporto con l’islam e della necessità di trattarlo con coraggio. Al centro delle polemiche, il libro gli è già valsa da parte dei laici indignati l’accusa di abbandonare la Francia e l’Europa al jihad e di proporre ricette irrealistiche. Liberale, cattolico per scelta, essendo nato in una famiglia di comunisti, filosofo della politica, autore di saggi importanti sul liberalismo, su Machiavelli e Montesquieu e Adam Smith, Manent denuncia il lassismo e la stanchezza morale dell’Europa di fronte alla minaccia dello Stato islamico. Parla senza giri di parole di guerra aperta sul fronte esterno e sul fronte interno. Ne scrive in modo limpido, argomentando con pacata energia, e invoca la prudenza aristotelica, la phronesis, che da esperto studioso di Aristotele e Leo Strauss reputa una delle qualità più indispensabili a noi moderni, dilaniati come siamo tra la pressione inattesa di un mondo che crede nell’ordine della legge divina e le nostre pusille aspirazioni a salvaguardare il solo interesse materiale, estendendo oltre ogni limite i diritti dell’individuo sovrano.

E’ questo infatti il nodo del libro. Punto di partenza di Manent è l’incompatibilità insanabile tra due schemi di pensiero che generano due opposti stili di vita. “La mia idea è semplice”, spiega l’autore al Foglio. “Una comunità come l’islam prende forma in virtù di alcuni costumi che intendono obbedire alla legge di Dio, dunque non può dissolversi nei suoi elementi costitutivi in una serie di individui titolari di diritti inalienabili, come vorrebbe l’ideologia democratica. Per trent’anni abbiamo vissuto sul presupposto errato che i musulmani entrano a far parte della società francese e diventano ipso facto titolari di diritti, fra i quali la libertà di credere nella religione di Maometto. Ma in realtà i musulmani non sono passibili di diventare individui atomizzati. L’islam ha una sua consistenza collettiva, indissolubile nella società dei diritti dell’uomo. E, d’altra parte, nemmeno l’Europa è una pianura dei diritti dell’uomo, dove alcuni agenti garantiscono il rispetto dei diritti individuali. Al contrario, noi europei siamo una forma di vita umana, con le sue componenti specifiche.
Il problema dunque non è solo di assicurare i diritti di tutti, ma di inserire pacificamente la forma di vita musulmana, certamente circoscritta, con alcune riserve, escludendo certi aspetti e vietandone altri, in uno spazio sociale pieno, dal volto umano e morale”.

Eppure, quando parla di incompatibilità tra i musulmani e l’Europa, e quando insiste nel dire che l’islam politico e il mondo musulmano ci pongono di fronte a una dimensione radicale della religione, fornendo la confutazione stessa della secolarizzazione e della morte di Dio alla quale ci avevano abituato l’ateismo illuministico imperante, Manent sembra mettere in questione l’idea del cristianesimo come religione della fine della religione. “A lungo abbiamo vissuto su una certezza delle società democratiche contemporanee, secondo la quale la religione come fatto sociale e dimensione collettiva, la religione come comunità, fosse destinata a scomparire. Era l’idea dell’ateismo progressista, che è stata profondamente interiorizzata anche dal mondo cristiano. I cattolici del Concilio Vaticano II hanno accettato di fondersi in questa sorta di nuova chiesa postcristiana che sarebbe l’umanità cosciente di sé. E il cristianesimo si è dissolto in una religione dell’umanità. Adesso, però, questa bella narrazione viene a essere profondamente rimessa in discussione, prima di tutto dalla ricostituzione di una piena esistenza degli ebrei. In Francia si parla solo di islam. Invece bisogna insistere sull’importanza della composizione del popolo ebraico, che si è ridato un’esistenza politica completa, e si è costituito come comunità politicamente indipendente dalle nazione europee. In questo senso, il giudaismo si è rivelato insolubile nella società democratica moderna, e dotato invece di una sua consistenza spirituale che chiede di perseverare nell’essere”.

E il mondo islamico? “Con altro stile e in altre dimensioni, attraverso uno sviluppo caotico e a volte inquietante, anche il mondo islamico ha dimostrato di non essere passibile di dissoluzione nell’umanità unificata. Anzi, per l’islam l’umanità unificata è la comunità dei credenti, che non ha affatto bisogno della nostra umanità senza religione. Perché gli islamici hanno l’umma. La comunità dei credenti, che si è impegnata in un movimento di riaffermazione di sé, all’interno di sé con l’islamismo politico e nel rapporto con ciò che finora era fuori dal mondo musulmano, e cioè con l’occidente, pone l’occidente su una posizione difensiva estremamente precaria”.

Lei parla di posizione difensiva. I fautori del politicamente corretto l’accuseranno di islamofobia. “Insisto. Dobbiamo sottolineare un aspetto che i laici non avvertono. La posizione dell’occidente è difensiva perché noi non sappiamo come rapportarci a un mondo che ha altre norme, diverse dalle nostre. Non basta la laicità per contrastare l’islam. E diversamente da quanto sostengono i politici radicali, la laicità nemmeno serve a integrare i musulmani”. In effetti, lei chiarisce nel suo libro che la laicità non consentirebbe la dissoluzione della componente musulmana nella società dei diritti dell’uomo, perché storicamente è nata come sintesi delle forze repubblicane e radicali, sulla base di valori forti e soprattutto comuni, come la nazione, lo stato, l’amministrazione dello stato, della lingua e della scuola, che oggi invece sono diventati termini che fanno ridere.

“La laicità, o meglio, la separazione tra lo stato e la chiesa, presupponeva una preliminare unità, oggi scomparsa. Cattolici e repubblicani erano sicuri di dividersi la Francia, oggetto del loro contendere. Si affrontavano sulle norme da dare alla vita francese. Non è questo il caso del rapporto col mondo dell’islam che viene da fuori e resta straniero. Oggi il problema è far entrare i nostri amici musulmani nella vita francese: nulla ha a che fare con quello della Terza repubblica, che doveva arginare la presenza un po’ troppo pesante della chiesa sul governo, sul governo dell’educazione e sulla vita sociale in generale. Allora si trattava di circoscrivere il potere sociale e educativo della chiesa, sulla base di una realtà condivisa e sacra per tutti, e cioè la nazione, la Francia”.

Oggi la nazione ha vita grama sia come idea sia come pratica. “Oggi da un lato i musulmani di Francia restano in larga parte estranei alla vita della nazione, dall’altro la nazione ha deliberatamente abbandonato il sentimento di essere una comunità sacra che si ha il dovere di preservare per far vivere nell’avvenire. E’ chiaro che se i francesi si prefiggono l’obiettivo di diventare europei, il progetto di riunire i musulmani in una associazione francese finisce per diventare contraddittorio. Sicché assistiamo a una corsa verso la dissoluzione: vogliamo integrare i musulmani in una Francia che vuole integrarsi in un insieme europeo, il quale a sua volta vuole integrarsi in un mondo senza frontiere…”.

Dunque, sul piano teorico, integrare i musulmani in Francia sembra un problema irrisolvibile, ma sul piano pratico lei propone una serie di misure concrete. “I grandi riferimenti della vita politica moderna, i diritti umani, la tradizione illuministica non ci aiutano a risolvere il problema con cui ci stiamo misurando. Dobbiamo dunque inventarci una nuova prudenza apolitica, che lasci da parte i grandi princìpi, guardando alla realtà delle associazioni umane. Dobbiamo capire, e insisto su questo aspetto, che l’islam costituisce un’associazione umana non passibile di dissolversi nell’umanità dei diritti dell’uomo. Dobbiamo trovare un’altra strada e un altro modo per inserire la comunità dei musulmani nella comunità francese, dando un senso concreto alla cosa, per evitare di ricadere in proposte astratte e inefficaci”.

La Francia però resta la patria dell’universalismo filosofico moderno, come si fa a rinunciare alle idee astratte? “La Francia significa diritti dell’uomo, eguaglianza, libertà; ma significa anche una nazione di marca cristiana, dove gli ebrei hanno un ruolo importante. I musulmani dunque non si integrano in una spazio vuoto dall’umanità astratta. Bisogna tenere conto della realtà e pretendere che il governo ne tenga conto, perché prima di essere l’amministratore dei diritti dell’uomo, è il responsabile di un paese che ha una forma di vita, una società, una sociabilità nelle quali il cristianesimo e il cattolicesimo hanno esercitato un ruolo preponderante”.

Diritto naturale e storia, dunque, ritorno a Leo Strauss? Eppure, a complicare le cose, lei mostra la preterintenzionalità di questo ruolo del cristianesimo, che procede per secoli nell’ignoranza di sé, quando ricorda nel suo libro come fu proprio separando radicalmente i princìpi politici dai princìpi del cristianesimo che gli europei misero in pratica e convalidarono la separazione radicale che era al principio dello stesso cristianesimo, con le misteriose parole di Cristo nel Vangelo di Matteo, “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. “L’idea aristotelica e tomistica, secondo la quale noi siamo animali sociali e politici, è un invito a riconoscere le principali articolazioni collettive del mondo in cui viviamo, perché il ragionamento politico è innanzitutto pratico e impone di capire che cosa stiamo facendo. Ora, l’articolazione collettiva del mondo in cui viviamo non consente di guardare ai musulmani come a un gruppo di individui, ma come a un gruppo di credenti. Il contenuto intimo della loro fede non è politicamente rilevante, mentre lo sono i loro costumi. E’ l’islam dei costumi che dobbiamo integrare. I musulmani che vivono secondo certe usanze devono entrare nella comunità francese, vanno attratti, a condizione di un compromesso: noi dobbiamo essere meno cavillosi verso i loro costumi, accettandone alcuni, e loro in cambio dovranno rinunciare alla dipendenza nei confronti della umma e dell’insieme del mondo arabo musulmano. Cosa ben più difficile, me ne rendo conto, per i governi francesi che da anni hanno lasciato nel dimenticatoio la formazione degli imam, subappaltandola al Marocco”.

In concreto dunque cosa propone sul velo, sulle piscine separate, sulle mense scolastiche? “Penso che sia inutile insistere sul divieto del velo nelle scuole o difendere a spada tratta, sino a farne un punto d’onore, la carne di maiale nelle scuole. Per il velo c’è una legge e va applicata. Ma se il velo lascia il volto scoperto non ci sono ragioni solide per vietarlo. Mentre il velo integrale, il burka, o il niqab vanno banditi. Ci sono vari modi per venire a patti su certi aspetti della vita quotidiana, e andrebbero incoraggiati, senza per questo mettere a repentaglio i princìpi della vita europea. Che alcuni genitori vogliano orari separati per i loro figli adolescenti in piscina, non mi sembra una pretesa esorbitante. In fondo, chi di noi ha una certa età ha conosciuto le scuole solo femminili e solo maschili, e ha frequentato corsi di nuoto in classi separate, senza che questo rappresentasse un regime contrario ai diritti elementari della persona umana. Ripeto sarebbe un compromesso auspicabile, un gesto di amicizia”.

Non avrebbe l’effetto di incrementare il fai da te del multiculturalismo? “Si tratterebbe di una semplice facilitazione che andrebbe affiancata da un’esigenza nuova. Misuro bene la difficoltà della mia proposta che consiste in un’affermazione di indipendenza, intellettuale, organizzativa, finanziaria, nei confronti di un mondo arabo-musulmano percorso da movimenti estremamente inquietanti. Ma se noi ci mostriamo desiderosi di vivere in amicizia, chiedendo ai musulmani di entrare nell’amicizia fisica, possiamo anche pretendere che loro, certo senza tagliare i ponti, assumano piena indipendenza nei confronti del mondo arabo-musulmano. E’ questa la vera posta in gioco che i francesi s’ostinano a non vedere, quando continuano a assumere posizioni demagogiche sulle mense scolastiche, sulle piscine separate, anziché compiere un vero sforzo per obbligare i musulmani di Francia a prendere in mano la responsabilità dell’islam in Francia”. Insomma prudenza e mano tesa per integrare meglio i musulmani in Francia separandoli dalla umma, e neutralizzando la tentazione di affiliarsi al califfato. “Per affrontare questo rischio, i musulmani devono essere più integrati. La Francia deve essere una scelta per loro. Se vogliamo neutralizzare l’eventuale attrazione del radicalismo islamico o del salafismo, i musulmani devono entrare nella vita della nazione, scegliere la Francia per decidere di vivere in Francia, in modo che il loro futuro sia la Francia e non la umma. La mia non è una proposta facile, lo so. E a chi mi accusa di essere irrealista, obietto solo che se non riusciamo a inserire i musulmani francesi nella vita europea, rimaniamo in uno stato di frammentazione distruttivo per tutti”.

Allora la profezia di Michel Houellebecq, quella cioè di una sottomissione, di un’islamizzazione morbida e irresistibile è realistica?
“Houellebecq ha scritto un libro giusto e molto significativo. Ci offre una buona diagnosi della tentazione di una classe politica e in generale di una società estremamente stanca ???, la quale, dopo aver rinunciato a tanti aspetti della sua indipendenza nazionale ???, è pronta forse a cedere all’islam se ciò gli assicura un’apparente tranquillità, presentandosi in un momento di crisi con risorse finanziarie illimitate come i paesi del Golfo ???, che ottengono per questo un’influenza crescente”. ???

Mi no!
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » dom ott 11, 2015 9:48 pm

L'Islam in Europa: il rispetto della diversità mai a discapito dei diritti universali
Luigi Troiani
10 Oct 2015

http://www.lavocedinewyork.com/L-Islam- ... li/d/15015

La legge coranica viene tollerata in certe città europee con una larga comunità islamica e si arriva all’edificazione di un nuovo costituzionalismo basato sul principio della democrazia interculturale. La posizione risulta accettabile purché si tenga diritta la barra sul fatto che vi sono diritti inalienabili della specie umana e che dalla loro osservanza non si può mai prescindere, non essendovi diversità culturale che possa giustificarne la violazione

Da anni c’è qualche malumore, nelle città con comunità musulmane di dimensioni significative, per l’espandersi di sistemi giudiziari paralleli o alternativi a quello dello stato, basati sul dettato coranico. Talvolta clandestini, talaltra tollerati, in alcuni contesti giuridici sono ora considerati legittima espressione del credo religioso e quindi costituzionalmente tutelati. Va avvertito che il giudizio “nel nome di Dio” non è cosa nuova. Gesù fu condannato alla croce come bestemmiatore ed empio, mentre per il diritto romano risultava privo di carichi penali. Galileo, Cagliostro, Bruno e innumerevoli altri furono vittime della condanna dei canoni. I monoteismi tendono a giudicare per conto di Dio.

Fanno scandalo, in Europa, notizie che arrivano dal tollerante nord, Scandinavia e Germania, e soprattutto Gran Bretagna. Lo scorso anno è circolato il rapporto indipendente commissionato dal comune di Rotherham, Inghilterra settentrionale, 120.000 abitanti: parlava di ben 1.400 minorenni, in particolare ragazzine inglesi dagli 11 ai 16 anni che, tra il 1997 e il 2014 sono state rapite, violentate, stuprate in gruppo, talvolta anche rivendute, all’interno di abitudini etnico culturali della comunità islamica colà stanziata (pachistani, irakeni, kosovari). Tutto nella colpevole complicità di poliziotti, comune, giudici locali, a conoscenza dei fatti, ma preda del complesso dell’ex colonialista timoroso di finire nell’elenco dei razzisti etnici. Con detto complesso era stato già spiegato l’atteggiamento delle autorità di Birmingham che, mesi prima, avevano subito il tentativo di islamizzazione i programmi di intere scuole pubbliche.

C’è chi teme che certi comportamenti possano trarre vantaggio dal funzionamento di corti a natura etnico-religiosa (tra Inghilterra e Galles se ne contano almeno 85, che risolvono conflitti in particolare legati alle dinamiche famigliari) ispirate alla tradizione giuridica dei paesi a maggioranza islamica, piuttosto lontana dal diritto affermatosi nel vecchio continente. Dopo aver lottato più di un millennio per la laicità dello stato verso le istituzioni giuridiche cristiane, l’Europa, nel segno della diversità culturale e religiosa, lascerebbe crescere zone dove il diritto è “altro” da quello dello stato, con cittadini “diversi” sottratti, in talune materie, a common law e diritti fondamentali. Si vanno accumulando decine di migliaia di sentenze, così emesse, che producono effetti in materia di poligamia e mutilazioni genitali, ripudio della moglie, violenze domestiche, matrimoni misti, affidamento dei figli, eredità, pene corporali, pattugliamenti moralizzatori. C’è chi si chiede se così facendo non si dia vita a ghetti giuridici se non a uno stato nello stato.

A molte di queste domande risponde il libro di Gabriele Mele, L’eperienza delle Shari’a Courts nel Regno Unito, appena uscito da Intermedia Edizioni. Il giovane studioso, un venticinquenne ben ferrato nel diritto islamico, spiega che la legittimità delle corti deriva dall’Arbitration Act del 1996: alle loro pronunce, dal settembre 2008, viene riconosciuto valore giuridico. E spiega, sulla base di una colta messe di citazioni, rinvii ed esemplificazioni, anche esterne al territorio britannico, come, alla base dell’accettazione di quegli arbitrati, ci sia una precisa ideologia: è cosa possibile e buona l’edificazione di un nuovo costituzionalismo basato sul principio della democrazia interculturale.

La posizione risulta accettabile, se non auspicabile, purché si tenga diritta la barra sul fatto che vi sono diritti inalienabili della specie umana che appartengono al jus gentium, e che dalla loro osservanza non si può mai prescindere, non essendovi diversità culturale che possa giustificarne la violazione. In Italia solo qualche decennio fa il codice tollerava il “delitto d’onore”, i “padri padrone”, e altre delizie, in base all’ideologia della multiculturalità. Le radici culturali possono spiegare certi comportamenti, e difatti tutti i codici le prevedono come “attenuante” in caso di violazione delle leggi vigenti. Non possono invece sostituirsi al codice. Gli esseri umani, con il diritto di tutti ad esistere come eguali, a proporsi una vita libera e degna, verranno sempre prima di ogni proclamato “diritto” culturale o religioso.
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » lun ott 19, 2015 9:42 pm

Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà
viewtopic.php?f=188&t=1922
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » ven ott 23, 2015 9:32 pm

L’islam ostile deve essere combattuto non in nome di un’altra religione ma dello Stato laico

http://www.magdicristianoallam.it/blogs ... laico.html

Il mio scritto precedente sullo “scontro di giganti” esponeva la tesi che l’odierna aggressione islamica impone una nostra forte reazione, ma -a differenza di quelle dei secoli passati (che per buona sorte videro la vittoria dell’Occidente “cristiano”)- tale reazione OGGI non deve essere basata e considerata sul principio dello “scontro di religioni”.
Significherebbe cadere in una trappola tesaci proprio dai nostri nemici.
Va da sé che quanto a “coesione” e “motivazione” e “aggressività” l’islam -e non lasciamoci ingannare dalle sue divisioni e dispute dottrinali e tribali interne: quelle, peraltro in atto da sempre, non impediscono alla mole islamica complessiva (la “casa dell’islam”) di porsi, nei confronti del resto del mondo (la “casa della guerra”) come un monolite- attualmente supera il cristianesimo (che in quanto religione tra le tante, teoricamente potrebbe forse essere l’unica “quantitativamente” in grado di opporvisi).
Ma non è questo il punto essenziale.
La reazione nostra vincente deve essere basata sul combattere nello scontro di Barbarie contro Civiltà, di sub-cultura e mentalità arcaiche e mummificate contro etica moderna aperta, raggiunta in secoli di faticosa, spesso dolorosa evoluzione sociale.

Alcuni lettori hanno criticato le mie note asserendo che solo il cristianesimo….può efficacemente opporsi all’islam, non già la “decadente” Civiltà “laica” poiché essa, in quanto tale, -sarebbe- necessariamente confusa, frammentata, demotivata e debole. Quelle sono le osservazioni ottuse di bigotti e “papofili” un po’ petulanti.
Ribadisco il mio dissenso. La Civiltà Occidentale moderna presenta ovviamente luci e ombre, necessita di ulteriori evoluzioni e perfezionamenti, tuttavia è complessivamente ancora la migliore (o, se proprio vogliamo auto-limitarci, la “meno-peggiore”) del mondo; di questo primato deve farsi forte, anziché angustiarsi in grotteschi “complessi di colpa / inferiorità / xenofilia acritica” ingiustificati e autolesionistici o rifugiarsi nelle sacrestie.

Se potrà anche essere vero come il raggiungimento del vertice (?) dello sviluppo di una Civiltà implica che molti suoi appartenenti non potranno restare a lungo seduti su tale vetta di profonda saggezza e talvolta di altrettanto profonda delusione, (delle quali il relativismo e il buonismo conseguente ne esprimono un aspetto, il “pensiero debole”), è altrettanto vero come molti appartenenti a tale Civiltà, anche tra i normali cittadini, sono disposti a difenderla strenuamente avvalendosi delle conquiste raggiunte, così difendendo se stessi e la loro discendenza.

Non debbono esistere da noi “guerre di religione”. Lo Stato moderno è laico e deve ignorare tutte le religioni (i quali culti, notoriamente, sono consentiti solo nel rispetto dell’Ordinamento giuridico). Ad esse lo Stato è sempre “superiore” quanto ad autorità e potere. L’islam ostile e incompatibile deve essere combattuto senza pietà non in nome di un’altra religione ma in nome e con la forza dei principi di Civiltà di un moderno Stato laico. Le leggi che abbiamo -applicate con rigore- sono sufficienti a fare sì che l’aggressione islamica si riduca a un problema di “sicurezza nazionale” e di “ordine pubblico”, e venga annientata.

Per -momentaneamente- concludere :
“I clandestini, i migranti, e compagnia bella, prevalentemente islamici o islamizzati, arrivano da noi per portarci tutti i guai dai quali fuggono.” Ebbene: se vogliono rimanere, dobbiamo esigere da loro il necessario, indispensabile cambiamento di mentalità, abitudini, comportamenti. Esigere da loro il massimo rispetto per noi e per il nostro sistema sociale. L’alternativa possibile e legittima può essere soltanto il respingimento: con le “buone maniere” se possibile, con le “cattive maniere” se necessario.
Per coloro che giungono fuggendo siccome davvero disperati, oppressi e spaventati, si tratta per questo generalmente di persone inclini alla sincerità e bisognosi e rispettosi = possiamo accoglierli (beninteso, in numero limitato), ed educarli in base ai nostri principi etici aiutandoli ad integrarsi, facendo opportuna e persistente leva -ed esercitando attento controllo- sulla loro leale disponibilità ad evolversi civilmente.
Per coloro che giungono aggressivi, animati dallo scellerato, criminale intento di costringerci a regredire e divenire come loro, dobbiamo respingerli giacché ostili ed incompatibili col nostro Ordinamento.
Non abbiamo altre opportunità o alternative valide. La nostra Civiltà (non la “religione” che ne fu soltanto una delle forze del passato, e nella quale pochi tra noi oggi sono davvero convinti di “credere” ancora) è un bene prezioso collettivo da difendere.
Qualsiasi tentativo di introdurre o imporre la barbarie islamica può e deve essere interdetto con i mezzi ordinari disponibili, esigendo il rispetto della Legge (e non certo con contrapposizioni “religiose”, insisto), prima che le mutevoli realtà demografiche, economiche, socio-politiche, rendano impossibile una soluzione pacifica di legittima difesa. Le religioni, da noi, sono una faccenda individuale.
di Giancarlo Matta 21/10/2015


Non in nome dello stato laico, ma in nome dei valori umani, civili e politici universali.
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » dom ott 25, 2015 7:26 pm

Maometo secondo Silvia Layla Oliveti

https://www.facebook.com/notes/moviment ... 7608746955

IL PROFETA MUHAMMAD VISTO DA MOLTI NON MUSULMANI.
19 settembre 2012 alle ore 21:19

Conosci il Profeta Muhammad?

Il mondo ha conosciuto tante grandi personalità la cui vita e i cui insegnamenti si sono persi nella nebbia del tempo. Per molti di loro la storia ha riportato solo vaghe congetture sulla loro nascita, la loro vita, i successi o le sconfitte.

C'è un solo uomo dotato di una statura morale eccellente che ha raggiunto i livelli più alti in vari campi dell’attività umana e della cui vita pubblica e privata è stato accuratamente conservato ogni dettaglio. L'autenticità delle documentazioni sono state preservate in modo tale che esse sono garantite, non solo dalla fedeltà dei suoi seguaci ma anche da chi, influenzato dai pregiudizi, è stato critico nei suoi confronti.

E’ stato di gran lunga l’uomo più notevole che abbia mai messo piede sulla terra. Lui predicò una religione, fondò uno stato, costruì una nazione, dispose un codice morale, iniziò numerose riforme politiche e sociali, stabilì una società potente e dinamica che mise in pratica e rappresentò i suoi insegnamenti e rivoluzionò completamente il mondo dei pensieri e dei comportamenti umani per tutti i tempi.

Era un insegnante religioso, un riformatore sociale, una guida morale, un grande amministratore, un amico fedele, un compagno stupendo, un marito devoto, un padre amorevole. In lui c’era tutto questo. Nessuno è riuscito ad eguagliarlo o superarlo in alcuni di questi aspetti della vita.

“IL SUO NOME E’ MUHAMMAD”

(Pace e benedizioni su di lui)

Muhammad (pace e benedizioni su di lui) nacque in Arabia attorno all’anno ٥٧٠ d.C. Egli iniziò a predicare l’Islam, la religione della verità e della sottomissione dell’uomo all’unico Dio, Allah, all’età di ٤٠ anni, e morì a ٦٣ anni. Durante questi ٢٣ anni della sua Profezia, Muhammad (pace e benedizione su di lui) cambiò per sempre l’intera penisola arabica. Nello spazio di una generazione la maggioranza della popolazione passò dal paganesimo e dall’idolatria ad una forte fede nel puro monoteismo, dalle controversie e guerre tribali alla solidarietà nazionale e alla coesione, dall’ubriachezza e dalla depravazione alla sobrietà e alla pietà, dalla mancanza di legge e dall’anarchia ad uno stile di vita caratterizzato dalla disciplina, dall’assenza di un codice morale ad un’etica sana ed equilibrata. La storia umana non ha mai visto una trasformazione così completa della società o di un luogo prima di allora o da allora in poi e, immagina che tutte queste incredibili meraviglie si realizzarono in sole due decadi.

Il rinomato storico Lamartine, quando parlò delle essenze della grandezza umana disse con ammirazione:

١

“Se l’elevatezza di pensiero, la scarsità dei mezzi ed i risultati sbalorditivi sono i tre criteri sulla base dei quali si valuta il genio umano, chi potrebbe osare paragonare un qualsiasi grande uomo della storia moderna con Muhammad?

Gli uomini più famosi hanno generato solo guerre, leggi e imperi, hanno fondato dei poteri materiali che spesso si sono sbriciolati davanti ai loro occhi. Quest’ uomo ha scosso non solo eserciti, legislazioni, imperi, dinastie e milioni di uomini in un terzo del mondo abitato di allora, ma anche e soprattutto, gli altari, gli dei, le religioni, le idee, le credenze e le anime...”

“La sua pazienza nella vittoria, la sua ambizione, che era interamente dedicata ad un'idea ed in nessun modo diretta ad ottenere un impero; le sue preghiere infinite, le sue conversazioni mistiche con Dio, la sua morte ed il suo trionfo dopo la morte; sono la prova non di un inganno ma di una convinzione costante che gli ha dato il potere di ristabilire un dogma.

Prendendo in considerazione tutte le qualità che fanno grande un uomo, possiamo benissimo chiederci, c’è qualche altro uomo più grande di lui?”

(“Histoire de la Turquie”, Parigi ١٨٥٤, volume II, pp ٢٧٦-٧٧) Mahatma Gandhi, parlando del carattere di Muhammad (pace e benedizione

su di lui) disse nella "Giovane India":

“Ho voluto saperne di più su colui che detiene oggi l’indiscussa influenza sui cuori di milioni di persone.....E sono convinto che non fu la spada a conquistare un posto per l’Islam nella vita di allora. Era la rigorosa semplicità, la modestia assoluta del Profeta, lo scrupoloso rispetto per le sue promesse, la sua devozione intensa per i suoi compagni e i membri della sua comunità, il suo coraggio, l’assenza di paura, la sua fiducia assoluta in Dio e nella propria missione. Queste cose e non la spada hanno loro aperto le porte ed hanno loro permesso di superare ogni ostacolo. Quando ho chiuso il secondo volume (della biografia del Profeta), ero dispiaciuto che non ci fosse altro da leggere sulla vita di questo grande uomo.”

Thomas Carlyle, nel suo Heroes and Hero-Worship, era assolutamente stupito di "Come un uomo da solo avesse potuto unire, in meno di vent’anni, delle tribù di beduini nomadi in guerra tra loro per formare la nazione più potente e civilizzata.”

٢

“Ci dovremmo vergognare di tutte le menzogne che in Occidente sono state intenzionalmente scagliate con tanto ardore contro quest’uomo (Muhammad) ”.

Il poeta tedesco, Wolfgang Göthe, disse: "Ho cercato nella storia un esempio di modello umano e l'ho trovato in Muhammad.".

Diwan Chand Sharma scrisse: “Muhammad era l’anima della bontà e la sua influenza era sentita e mai dimenticata da quelli intorno a lui.” (D.C. Sharma, Il Profeta dell’est, Calcutta, ١٩٣٥, pp.١٢)

Muhammad (pace e benedizioni su di lui) non fu altro che un essere umano. Egli fu un uomo con una nobile missione, quella di unire l’umanità intera alla sottomissione di un Unico e Solo Dio, Allah, e di insegnare loro la via per condurre una vita basata sui Suoi comandamenti. Lui si descrisse sempre come “un servo e Messaggero di Dio”, ed ogni sua azione ne era la testimonianza.

L' Enciclopedia Britannica afferma: “....sono tanti i particolari nelle fonti iniziali che indicano come egli fosse un uomo onesto e retto che aveva guadagnato il rispetto e la lealtà di altri che, al pari di lui, erano uomini retti ed onesti.”

BERNARD SHAW, parlando di Muhammad (pace e benedizione su di lui), disse: “Egli deve essere chiamato il Salvatore dell’Umanità. Io credo che se un uomo come Muhammed dovesse assumere il comando del mondo moderno, riuscirebbe a risolverne i problemi e ad apportarvi la pace e la serenità di cui ha bisogno.”

(L’Islam autentico, Singapore, Volume , No. X ١٩٣٦)

Il mondo non ha esitato ad esaltare gli individui, le cui vite e le cui missioni si sono perse nella leggenda, fino a farne, di alcuni di loro, degli dèi. Storicamente parlando, nessuno di questi personaggi ha realizzato una parte, neppure minima, di quello che ha fatto Muhammad. Muhammad (pace e benedizioni su di lui) e/o i suoi seguaci non sostennero mai che egli fosse un figlio di Dio, una divinità reincarnata o un uomo con una natura divina ma è sempre stato considerato, e lo è ancor oggi, solo come un messaggero umano scelto da Dio.

E' un dato di fatto che Muhammad (pace e benedizioni su di lui) è l'ultimo dei profeti che sono stati inviati ad un popolo in tempi e luoghi diversi sin dall'inizio della vita del genere umano sulla Terra. Gli insegnamenti e le leggi che Allah l'Onnipotente gli rivelò permisero di realizzare una società che non ha trovato eguali né prima né dopo di lui, eccetto tra quelli che continuarono ad agire secondo il suo esempio.

٣

Nelle parole del professore Hurgronje: “La lega di nazioni fondata dal Profeta dell’Islam ha posto il principio di unità internazionale e di fratellanza umana su basi universali, per cui essa puo’ considerarsi un modello per le altre nazioni, benché nessuna di loro, finora, abbia realizzato qualcosa di simile.".

Sarojini Naidu, una famosa poetessa indiana, disse parlando del tema dell'uguaglianza degli esseri umani davanti a Dio nell’Islam: “L’Islam fu la prima religione che predicò ed esercitò la democrazia; poiché nelle moschee, quando il richiamo alla preghiera si sente e i fedeli sono riuniti insieme, la democrazia dell'Islam prende forma cinque volte al giorno quando il contadino e il re si inginocchiano fianco a fianco e affermano: “Iddio è grande!. Sono stata colpita più e più volte da questa unità indivisibile dell’Islam che rende istintivamente un uomo un fratello per ľaltro. ” (S. Naidu, Ideali dell’Islam, nel video Speeches – Writings, Madras, ١٩١٨, p. ١٦٩).

Edward Gibbon e Simon Ockley, parlando della professione di fede dell’Islam scrissero: “io credo in un solo Dio e Muhammad è il Messaggero di Dio è la semplice e invariabile professione di fede dell’Islam. L’immagine intellettuale della divinità non è mai stata degradata da alcun idolo visibile; l’onore del Profeta non ha mai trasgredito la misura della virtù umana e i suoi precetti viventi hanno trattenuto la gratitudine dei suoi discepoli all’interno dei limiti della ragione e della religione.” (“Storia dell'impero Saraceno”, Londra,

١٨٧٠, p. ٥٤) E' risaputo che Muhammad (pace e benedizioni su di lui) era analfabeta ed ebbe una vita molto tranquilla prima di annunciare la sua missione di profeta al mondo all’età di quarant’anni.

Non è forse una prova inconfutabile del suo essere Messaggero di Dio il fatto che, pur essendo analfabeta, tutti in Arabia si alzavano in piedi meravigliati e in ammirazione quando egli iniziava a predicare il messaggio divino, stregati dalla sua straordinaria eloquenza?

Da allora e fino ad oggi nessuno, nemmeno i più grandi poeti arabi, i predicatori ed oratori del più alto calibro, è riuscito a produrre qualcosa di simile al Corano. Inoltre, come avrebbe potuto conoscere, il Profeta illetterato, tutte quelle informazioni sulla natura dell’universo che solo la scienza moderna, grazie a tecnologie sofisticate, è riuscita a scoprire?

Il Professor Keith Moore riportò nel suo libro 'Lo Sviluppo Umano': "Mi sembra chiaro che queste nozioni siano giunte a Muhammad da parte di Dio, poiché la maggior parte di tali informazioni sono state scoperte molti secoli dopo e questo per me è una prova che Muhammad è stato davvero un messaggero di Dio"

Oggi dopo un lasso di tempo di quattordici secoli, la vita e gli insegnamenti di Muhammad(pace e benedizione su di lui) ci sono pervenuti integralmente, senza alcuna interpolazione o alterazione. Offrono la stessa speranza

٤

immortale di trattare molte malattie dell'umanità come fecero quando era vivo. Ciò non è una pretesa dei seguaci di Muhammad (pace e benedizioni su di lui), ma la conclusione inevitabile di una serie di studi critici e imparziali della storia umana.

K.S. Ramakrishna Rao, un Professore indiano di Filosofia, nel suo opuscolo 'Muhammad, il Profeta dell'Islam' lo definisce 'il modello perfetto per la vita degli essere umani'. Il professore Ramakrishna Rao spiegò il suo punto di vista : "La personalità di Muhammad è troppo difficile da rappresentare nella sua interezza e verità. La si può cogliere solo come una successione di scene e di ruoli. Esiste Muhammad, il Profeta. Esiste Muhammad, il Commerciante; Muhammad il Legislatore, Muhammad l'Oratore, Muhammad il Riformatore, Muhammad il Rifugio degli Orfani, Muhammad il Protettore degli Schiavi, Muhammad l'Emancipatore delle Donne, Muhammad il Giudice. In tutti questi magnifici ruoli, e settori dell'attivita umana, egli è come un eroe."

Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) fu davvero sorprendente sotto tutti gli aspetti. Egli consegnò un messaggio per un modo di vivere completo ed equilibrato che investe tutti i momenti della giornata e della vita di un essere umano e chi lo segue, trova la pace in questa vita e nell’altra.

Sebbene Muhammad (pace e benedizioni su di lui) sia profondamente amato, reverito ed emulato dai Musulmani, egli NON è oggetto di adorazione da parte dei musulmani.

"Alla morte di Muhammad tentarono di divinizzarlo, ma l'uomo che stava per diventare il suo successore rimosse l'isteria con uno dei più nobili discorsi nella storia religiosa:'Se c'è qualcuno tra voi che adora Muhammad, sappia che Muhammad è morto, ma se è Allah che adorate, ebbene sappiate che Egli vive in eterno.' " [James A. Michener, 'Islam: La religione Incompresa', Nel Reader's Digest (Edizione Amaricana) del Maggio ١٩٥٥, pp. ٦٨-٧٠].

Alcuni insegnamenti del Profeta:

Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse: "Io e l'uomo che alleva un orfano saremo così nel Paradiso -unendo la punta dell'indice e del medio".

Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) disse: "Mentre procedeva lungo una via, un uomo trovò un ramo di spine sulla strada e lo buttó di lato; Allah gli rese grazie e lo perdonò".

٥

Disse anche: "chi è credente in Allah e nel Giorno del Giudizio non arrechi danno al suo vicino, chi è credente in Allah e nel Giorno del Giudizio tratti l'ospite con generosità".

Ibn Mas'ûd riferì: "Durante un viaggio in compagnia del Messaggero di Allah (pace e benedizioni su di lui), quest'ultimo si allontanò un po' dall'accampamento. In quel momento, vedemmo un uccello con due uccellini di cui ci impossessammo. L'uccello ci volò intorno finché tornò il Profeta (pace e benedizioni su di lui), che ci chiese: "Chi ha afflitto questo uccello levandogli i suoi piccoli?". Rendetegli il suo piccolo!"

Abu Hurayra riferì che il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse che un uomo diede da bere ad un cane e per questa buona azione Allah perdonò i suoi peccati. Fu chiesto al Profeta (pace e benedizioni su di lui): “Messaggero di Allah, saremo ricompensati per la gentilezza verso gli animali?” Egli disse: {Esiste una ricompensa per la gentilezza verso ogni forma di vita, animale o umana.}

Per concludere, non c'è stato essere umano che sia venuto a conoscenza dell' esistenza del grande Profeta che non abbia scritto o parlato di lui . Né c'è stato essere umano, che abbia direttamente o indirettamente avuto a che fare con lui, sia esso un sostenitore o un avversario, che non abbia riconosciuto la sua personalità magnetica e le sue incomparabili virtù morali. Non è arrivata l'ora di sapere di più su questa straordinaria personalità, che ha influenzato la vita di milioni di persone negli ultimi millequattrocento anni?


Comenti

Nicola Maria D'Amico
Silvia certamente tu sei una persona perbene e quindi penso che sia intellettualmente onesta. Riconosci che il peggior nemico lo avete in casa. Sono quegli scellerati che non hanno nè fede nè credo sono soltanto scellerati. E la razza degli scellerati non ha mai avuto nè fede nè credo alcuno, nè razza nè colore.
20 settembre 2012

Movimento per la tutela dei diritti dei Musulmani
Movimento per la tutela dei diritti dei Musulmani Gentile Nicola D'Amico, lei ha ragione su molti punti, purtroppo al di fuori dei territori occidentali dove nonostante una crisi forte che attanaglia quasi tutte le categorie senza distinzione di razza e credo, nelle zone calde del pianeta dove vige una tale instabilità politica e sociale tipica di paesi tormentati da decennali dittature e da guerre ancora in corso certe reazioni violente non condivisibili e assolutamente da condannare sono tuttavia fisiologiche, la classica goccia che fa traboccare il vaso, questo non vuole giustificarle, ma solo comprendere le cause di fenomeni che non siamo stati in grado di arginare e controllare e possiamo in rispetto degli insegnamenti dell'Islam, solo condannare. Cercherò di tradurre alcune fatawa di grandi sapienti che proprio con forza condannano tali atti di violenza come manifestazioni di tradimento dei principi dell'Islam. Sebbene molte delle nostre azioni volte a "disinnescare quelle mine vaganti umani" che sono certi confratelli che tradiscono con i loro atti e crimini ogni senso della loro solo cartacea e formale appartenenza all'Islam, queste non sono pubblicizzate e propagandate perché non abbiamo un Ministero della Propaganda così ben attrezzato da condannare altre Propagande ideologiche ben più economicamente e ideologicamente attrezzate delle nostre. Cerchiamo di fare del nostro meglio con i nostri mezzi e agendo sempre e comunque nel rispetto delle leggi, e di quelli i principi etici universali che sono condivisi da tutte le fedi e dal senso comune. Riteniamo che il vilipendio e l'offesa all'altrui dignità non solo religiosa, ma più in generale, umana, costituiscano reati alla libertà individuale dell'essere rispettati, del non essere offesi e del fatto che la libertà propria non deve ledere quella altrui. Detto questo mi creda la stanchezza nei confronti dei tanti luoghi comuni che certi nostri confratelli anziché smentire rafforzano è tanta e ci duole del poco che riusciamo a fare. Perché anche i musulmani violenti e criminali offendono il nostro Profeta (PBSL) tradendo il suo esempio e il suo messaggio. Distinti Saluti Il Presidente.


Alberto Pento
A, B, C, D

A

Scusatemi se non concordo:

1) Non tutti gli uomini credono che Maometto sia un Profeta
2) Non tutti gli uomini credono che i Profeti possano ascoltare la voce di Dio meglio di come possono ascoltarla tutti gli altri uomini
3) Non tutti gli uomini credono che Dio parli di preferenza a qualche uomo in particolare
4) Non tutti gli uomini credono che il Corano sia la voce di Dio
5) Io credo che l'Islam non sia altro che una ideologia religiosa "pagana" come l'Ebraismo e il Cristianismo e ogni altra ideologia religiosa del mondo

Credo che chi non concorda con queste credenze religiose abbia tutto il diritto di dirlo pubblicamente e ad alta voce senza rischiare di essere perseguitato, imprigionato e ucciso.

Per una carta universale dei diritti religiosi e spirituali
Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi
viewtopic.php?f=24&t=1788

Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi
https://www.facebook.com/minoghecredo/p ... 2349278361

B

Nella descrizione del personaggio Maometto, posta all'inizio dell'articolo è scritto:
...
"Era un insegnante religioso, un riformatore sociale, una guida morale, un grande amministratore, un amico fedele, un compagno stupendo, un marito devoto, un padre amorevole. In lui c’era tutto questo. Nessuno è riuscito ad eguagliarlo o superarlo in alcuni di questi aspetti della vita."
...


Beh a mio parere, da questo elenco di "caratteristiche e virtù" mancano alcuni tratti importante, manca il tratto politico militare e violento di Maometto, manca il racconto delle sue geste guerresche e delle stragi di altri uomini e genti, diversamente religiose, da lui ordinate e compiute.


C

Non condivido affatto l'idea, la convinzione espressa nell'articolo che Maometto sia stato l'uomo migliore che sia apparso sulla terra e nemmeno che sia stato tra i migliori.


D

Io non credo che Maometto sia stato un esempio di virtù e di perfezione e che abbia portato nel mondo la pace e la giustizia, basta leggere la sua storia e quella dell'espansione e della diffusione dell'Islam.

Chiedo scusa ma questo è quanto mi sento di dire apertamente con il cuore in mano.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » mer ott 28, 2015 8:38 pm

???

Richiesta choc della professoressa: "Rinnega Dio o ti boccio"
Libertà religiosa compromessa in una scuola del Texas per colpa di un'insegnante intransigente
Michele Ardengo - Mer, 28/10/2015

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... ebook+Page

Una giovane di seconda media ha deciso di combattere fermamente per il suo diritto alla libertà religiosa, confrontandosi con il consiglio scolastico dell'istituto di cui è studentessa, nella città di Katy, in Texas.
Jordan, questo il nome della ragazza, ha spiegato ai membri del consiglio che l'insegnante le aveva assegnato un compito che metteva in discussione la sua fede. Nell'esercizio bisognava rispondere sull'esistenza di Dio e specificare se questo concetto si trattava di un fatto, un'opinione o un mito.
La studentessa ha spiegato che la professoressa ha detto ai suoi studenti che ogni risposta diversa da "Dio è un mito" era sbagliata e che avrebbe dato voti insufficienti se loro avessero risposto in altro modo.
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