Carta universale dei diritti religiosi e spirituali

Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » lun nov 02, 2015 7:57 am

???

Grandissimo Sgarbi, zittisce quella cretina atea che vorrebbe togliere i crocifissi dalle strutture pubbliche italiane.
https://www.facebook.com/ChristianPrand ... 4205767975

Xgarbi lè n'ensemenio sensa creansa, on sigałon.


Convension ouropea dei diriti de l'òmo (ano 1950)
http://www.echr.coe.int/Documents/Convention_ITA.pdf

ARTICOLO 9
Libertà di pensiero, di coscienza e di religione
1.
Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l’insegnamento, le pratiche e l’osservanza dei riti.
2.
La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo non può essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che sono stabilite dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla pubblica sicurezza, alla protezione dell’ordine, della salute o della morale pubblica, o alla protezione dei diritti e della libertà altrui


Vittorino da Feltre
https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorino_da_Feltre
Vittorino de' Rambaldoni, conosciuto come Vittorino da Feltre (Feltre, 1373 o 1378 – Mantova, 2 febbraio 1446), è stato un umanista ed educatore.

Espoxision del croxefisà a scola
https://it.wikipedia.org/wiki/Esposizio ... e_italiane
Chi si oppone all'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche contesta la violazione del principio di laicità professato dallo Stato italiano. I tribunali civili però si son detti non competenti a legiferare in materia: poiché le indicazioni del ministero non sono vere e proprie leggi civili, ma provvedimenti amministrativi interni alla scuola, la competenza spetta ai vari TAR. Il Consiglio di Stato, di grado superiore ai vari TAR nazionali e supremo organo di consulenza amministrativa, si è pronunciato a favore della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche con un parere del 1988 e uno del 2006.
La Corte europea per i diritti dell'uomo il 3 novembre 2009 con la sentenza Lautsi v. Italia stabilì in 1º grado di giudizio che il crocifisso nelle aule è "una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni e del diritto degli alunni alla libertà di religione", imponendo all'Italia un risarcimento di 5.000 euro per danni morali. Tale sentenza è stata poi ribaltata in 2º grado il 18 marzo 2011, quando la Grand Chambre, con 15 voti a favore e due contrari, ha assolto l'Italia accettando la tesi in base alla quale non sussistono elementi che provino l'eventuale influenza sugli alunni dell'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche.

Commento della sentenza della corte europea dei diritti dell’uomo del 18/03/2011 - grande chambre-lautsi e altri c. italia - ricorso n. 30814/06
Diritto internazionale il 23/06/2011 Autore: Filosa Anna

http://www.diritto.it/docs/31845-commen ... n-30814-06

Abstract della Sentenza del 18 marzo 2011
La Grande Camera della Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, il 18 marzo scorso, ha finalmente statuito definitivamente sul caso Lautsi c/Italia (ricorso n. 30814/06) che aveva portato, in primo grado, alla condanna del Governo Italiano. Il Supremo Organo giudiziario, contrariamente a ciò che aveva deciso la Corte Europea dei diritti dell’uomo il 3 marzo 2011, ha assolto il nostro paese, in quanto non responsabile delle violazioni,poste alla base del ricorso suddetto,di cui all’art. 2 del protocollo 1 e di cui agli articoli 9 e 14.
Il fatto lesivo alla base del ricorso
La ricorrente, di origini finlandesi, nel 2002, denunciava una manifesta violazione del principio costituzionale di laicità dello Stato a causa della presenza del crocifisso nell’aula della scuola pubblica frequentata dai suoi figli, allora di 13 e 11 anni. La presenza del simbolo religioso, secondo la donna, rappresentava un’inammissibile ingerenza, non certo compatibile con la libertà di professare il proprio credo e con il diritto a vedersi impartita un’educazione conforme alle proprie convinzioni religiose e filosofiche. In seguito ad una decisione contraria emessa dall’autorità scolastica in materia il 27 maggio 2002, la giovane mamma decise di impugnare il tutto innanzi al TAR del Veneto, adducendo la manifesta violazione degli art. 3 (principio di uguaglianza formale e sostanziale), 8 Cost. (libertà religiosa) e 9 della Convenzione, oltre all’art. 97 Cost relativo al principio di imparzialità della P.A. Il 14 gennaio 2004 il giudice amministrativo rimise il tutto dinnanzi alla Corte Costituzionale, dichiarando che la questione non era manifestamente infondata e che, anzi, considerata la libertà di insegnamento e l’obbligo scolastico, la presenza del crocifisso era imposta non solo agli studenti, ma anche agli insegnanti stessi, favorendo la religione cristiana rispetto ad altre religioni.
In seguito, sia ll Tar sia il Consiglio di Stato respinsero il ricorso, adducendo che il crocifisso, in quanto simbolo della storia e della cultura italiana, rappresentasse il simbolo dei principi di uguaglianza, di libertà e di tolleranza, nonché chiara espressione della laicità dello Stato e del potere centrale da qualsiasi credenza o morale.

Excursus storico - normativo della Sentenza n.18 marzo 2011
Lo statuto italiano del 1861 stabiliva non solo che la religione di Stato fosse quella cattolica, ma anche, precisamente all’art. 140 che ogni scuola dovesse essere munita di un crocifisso, posto nelle aule. Tale pensiero connotò tutta l’era fascista. Il regio decreto n° 1297 del 26 aprile 1928, addirittura, statuiva che il crocifisso doveva essere considerato fra le attrezzature e i materiali necessari alle aule delle scuole. Con i Patti Lateranensi del 1929 la religione cattolica fu proclamata religione di Stato,mentre con gli art. 7 e 8 della Carta costituzionale del 1948, il nostro legislatore proclamava a gran voce non solo la laicità dello Stato italiano, ma anche la parità religiosa. Un’ importante pronuncia della Corte Costituzionale (sentenza n. 440/95) ha proclamato il principio di laicità dello Stato come “principio supremo”, determinando che : “l’uguale protezione della coscienza di ogni persona che aderisce ad una religione è indipendente dalla religione scelta. Ciò non è in contraddizione con la possibilità di una diversa regolamentazione dei rapporti tra lo Stato e le varie religioni ai sensi degli art. 7 e 8 della Costituzione”.

Argomentazioni della parte ricorrente a fondamento della propria tesi
L’istante, a sostegno della propria domanda giudiziale, dichiara che l’esposizione del crocifisso in aula non è conforme al proprio diritto di garantire ai figli un’educazione ed un insegnamento conforme alle proprie convinzioni religiose e filosofiche, ai sensi dell’art. 2 del Protocollo n°1 e viola palesemente la libertà di convenzione religiosa, di cui all’art. 9 della Convenzione. Secondo la ricorrente, infatti, l’esposizione del crocifisso in aula rappresenterebbe un chiaro intento dello Stato italiano di attribuire ai cattolici una posizione privilegiata rispetto ai fedeli delle altre religioni,in contrasto con quanto affermato sulla laicità dello stato da parte dell’attuale Carta costituzionale. Difatti, al di là dei diversi significati attribuitigli, il crocifisso comunque rimane un simbolo religioso che da agli studenti delle scuole pubbliche l’idea che l’istituto aderisca ad un determinato credo, mentre, in verità, l’idea di laicità deve soprattutto significare equidistanza tra la scelta operata in materia religiosa da un paese.

Argomentazione a propria difesa del Governo italiano
A sostegno della propria difesa, il Governo asseriva che il crocifisso, indubbiamente simbolo religioso, assume anche altri significati etico – morali, indipendentemente dall’adesione alla tradizione religiosa o storica, in quanto evoca principi che sono certamente condivisi al di fuori della fede cristiana come non-violenza, pari dignità di tutti gli esseri umani, giustizia e condivisione, primato dell'individuo sul gruppo e importanza della sua libertà di scelta, separazione del politico dal religioso, amore per il prossimo che giunge fino al perdono dei nemici. La croce, quindi, in tal contesto, sarebbe sicuramente compatibile con il già menzionato principio di laicità e, pertanto, accessibile ai non cristiani e ai credenti. Difatti, in tal contesto, non è in discussione la libertà di aderire o meno ad una religione, idea già consolidata nel nostro Paese, in quanto non è richiesto né agli insegnanti, né agli studenti di rivolgere il benché minimo saluto o segno di riverenza al crocifisso affisso in aula, né tantomeno recitar preghiere in classe. In definitiva, è consolidato il principio secondo cui l’insegnamento in Italia è totalmente laico e pluralistico, i programmi scolastici non contengono alcuna allusione ad una religione particolare e l’istruzione religiosa è facoltativa.


Ragioni della Grande Corte di Giustizia a fondamento della sentenza in esame

La scuola rappresenta un luogo dove qualunque studente, indipendentemente dal proprio credo o dalle proprie convinzioni religiose, acquisisce conoscenze sui propri pensieri e sulle rispettive tradizioni, impartire loro oggettivamente ed in maniera critica e pluralista. L’insegnamento non è considerato sinonimo di predicazione e, pertanto, lo Stato ha il dovere di a vigilare affinché ciò avvenga e possa, così, concretizzarsi non solo il rispetto per le convenzioni religiose e filosofiche dei genitori, ma anche il diritto di credere o non credere del fanciullo. Per tale motivo lo Stato non può imporre le proprie credenze, anche in maniera indiretta, nei luoghi dove i soggetti sarebbero particolarmente vulnerabili, come, in tal caso, nelle scuole primarie, dove la capacità critica del fanciullo ancora non si è realizzata appieno e lo stesso, quindi, non riesce ancora a frapporre una barriera.
Il crocifisso ha certamente un valore religioso, ma ha in se una pluralità di altri significati. Pur se la signora Lautsi ha posto a fondamento del suo ricorso l’impatto che l’esposizione del crocifisso suoi figli, all’epoca dei fatti di undici e tredici anni e pur se lo stesso, soprattutto in ambito scolastico, viene considerato da alcune pronunce giudiziali come “un segno esterno forte”, certamente gli studenti di quell’età hanno una capacità di discernimento e una formazione tale da capire che, se sussiste la possibilità di frequentare l’ora di religione, ciò comporta anche la facoltà di poter scegliere e, quindi, di poter attribuire al crocifisso un qualsiasi tipo di significato che sia espressione di democrazia e libertà. In conclusione, l’esposizione del crocifisso non intacca il pluralismo educativo proprio della laicità dello Stato e preserva la società democratica, così come concepita dalla Convenzione.


Commento alla sentenza suddetta

Un importante parere del Consiglio di Stato, precisamente il n. 63 del 1988 già poneva un punto fermo alla questione “ammissibilità crocifisso nelle aule scolastiche”, stabilendo che:

a) Non sarebbe ravvisabile alcun rapporto di incompatibilità tra le norme regolamentari concernenti l'esposizione del crocefisso nelle scuole e le norme sopravvenute;
b) Il crocefisso,a parte il significato per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà e della cultura cristiana, nella sua radice storica, come valore universale, indipendente da specifica confessione religiosa.
c) La presenza del crocefisso nelle aule non costituisce motivo di costrizione della libertà individuale a manifestare le proprie convinzioni in materia religiosa.

La croce sicuramente assurge a simbolo confessionale e religioso, ma viene connotato da altri significati e valenze. L’assegnazione di un valore culturale al simbolo, difatti, si presenta come un tentativo di affermare a gran voce come il crocifisso racchiuda in se un vero e proprio “valore universale”, così come anche il Consiglio di Stato sapientemente sottolinea. Il supremo organo amministrativo, insomma, vuole con questa pronuncia attribuire al Cristo in croce una valenza culturale, volta in difesa di un’identità culturale che troppo spesso viene malamente interpretata e fraintesa.
Certamente, attraverso questa statuizione giudiziale, viene a cadere la decisione del giudice di merito dell’ Aquila, il quale aveva sostenuto che la presenza del simbolo religioso comportava una tacita adesione, affermando a gran forza un obbligo di tale religiosità che non può certamente essere propria di istituti in cui l’istruzione è obbligatoria. Non sono così presenti in tal contesto i presupposti che generano il problema della coscienza individuale, come il rischio di manipolazione e di condizionamenti dei convincimenti interiori degli studenti. La simbologia religiosa non trova spazio solamente nei luoghi adibiti alla contemplazione e alla preghiera ed in contesti della propria vita privata, in quanto ha anche una valenza strettamente identificativa della democrazia e della cultura di un popolo. Pertanto, attraverso l’eliminazione del crocifisso rinnegheremmo la nostra identità culturale, la nostra storia, noi stessi. Il principio di laicità enucleato dalla Grande Camera della Corte è saldo, non certamente integralista, nell’affermare che l’istruzione religiosa non è imposta a tutti, tantomeno “l’ adorazione” del crocifisso, verso cui lo Stato non impone nessun obbligo di inchino o riverenza. La conclusione che nessuna limitazione alla propria libertà religiosa e filosofica è stata posta in essere dal Governo italiano, ricordano le sentenze della Corte italiana n. 203/89 e 13/91 le quali, nell’affermare la laicità dello Stato, non comportano un limite agli interventi istituzionali in campo religioso ed impediscono, inoltre, che opportunità previste per alcuni si traducano in obblighi o limiti per altri. La pronuncia della Grande Camera sottolinea come la libertà di professione e di coscienza appartenga prima al singolo e poi al gruppo, che la libertà religiosa ha preso la forma di un diritto individuale, che la persona, non le formazioni sociali, rappresenta l’unità di misura dell’ordinamento. L’aula scolastica, quindi, viene considerato non come uno “spazio pubblico” alla stregua di qualsiasi altro, in quanto volto ad ospitare un’istituzione statale finalizzata all’educazione dei giovani, obbligatoria lungo il corso di anni in cui le personalità non sono del tutto non formate anzi, le stesse si presentano come scevre da qualsiasi tipo di condizionamento.
Il crocifisso non frena lo sviluppo di una personale capacità critica, di analisi, di discussione e di confronto, volta alla tolleranza e al rispetto reciproco. Insomma, la decisione sovranazionale attribuisce all’aula scolastica quel valore aggiunto, che non è proprio di qualsiasi spazio pubblico.

Sì sì ma xe enportante ke drento ła scoła sia consentesto łe creteghe al croxefiso e al creistianixmo e al catołiçixmo e soratuto a łe vioxi creteghe ke nega ła divinità de Cristo e ke mete en luxe i limiti e łe peke del cristianixmo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » gio nov 12, 2015 9:23 pm

???

Firenze, scuola annulla la mostra: "I crocifissi urtano i non cattolici"
Così i bambini non potranno vedere le opere di Van Gogh, Chagall, Fontana, Picasso, Matisse e Munch
Anita Sciarra - Gio, 12/11/2015

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 93644.html

Niente mostra per i bambini delle classi terze della scuola elementare Matteotti di Firenze, per non urtare la sensibilità delle famiglie non cattoliche.
Questa, nella sostanza, la motivazione data dal consiglio interclasse del 9 novembre scorso che ha deciso di annullare la già programmata visita alla mostra "Bellezza Divina" in corso a Palazzo Strozzi.
La motivazione messa nero su bianco per cancellare dalla vista le opere di Van Gogh, Chagall, Fontana, ma anche Picasso, Matisse e Munch è questa: "Per venire incontro alla sensibilità delle famiglie non cattoliche visto il tema religioso della mostra".
La notizia ha lasciato a bocca aperta i genitori degli alunni, che si sono chiesti se questo possa bastare a cancellare secoli di cultura che, se così stanno le cose, non potranno più essere insegnati ai ragazzi.
Davanti alle obiezioni più che legittime il preside dell’Istituto, Alessandro Bussotti, ha dichiarato: "Non ero presente a quella riunione. L’eventuale esclusione della visita non ha motivazioni religiose e non è escluso che la mostra possa essere reinserita nei programmi didattici se non di tutte, almeno di alcune classi".
Sulla vicenda è intervenuto su Facebook anche il sindaco Dario Nardella, che ha definito la scelta "insensata".
Il caso è stato portato alla luce da un articolo de La Nazione. Subito è arrivato il commento del sottosegretario all'Istruzione Gabriele Toccafondi (Ncd). "Anacronistico non portare bambini ad una mostra perché ci sono crocifissi: è fuori dal mondo e dalla realtà. Come ci ha ricordato Papa Francesco, il cristianesimo è parte della realtà - ha dichiarato Toccafondi - I simboli cristiani sono la nostra realtà, presente e passata. Non ci dobbiamo vergognare della nostra cultura e della nostra tradizione. Per di più, se si vuole essere coerenti con una decisione del genere, a Firenze bisognerebbe uscire di casa con il paraocchi...", ha sorriso.
Toccafondi ha spiegato che il suo vuole essere "un appello al buonsenso e alla ragionevolezza. Si sbaglia - ha detto - con un laicismo esasperato, a pensare che un bambino di fede diversa da quella cristiana possa vedere nel crocifisso un qualcosa di negativo. Spesso cose di questo genere accadono per il retaggio ideologico di qualche professore: ma siamo nel 2015, è cambiato il mondo ed è opportuno che cambi anche questa mentalità".
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » dom nov 15, 2015 4:09 pm

Universal Charter of spiritual and religious rights
Carta ogniversal dei diriti spirituałi e rełijoxi
https://www.facebook.com/Universal-Char ... 0521202715

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 10/714.jpg
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » lun nov 16, 2015 1:29 pm

No se falba ła realtà canbiando łe parołe:

Politicamente corretto / L’associazione Carta di Roma: “Scrivere strage dell’islam è fuorviante e non deontologico”. Meleca: “Invece va scritto senza se e senza ma”
16 Nov 2015

http://www.lindipendenzanuova.com/polit ... non-capire

di REDAZIONE – Botta e risposta tra l’Associazione Carta di Roma e il giornalista e scrittore Vincenzo Meleca, riproposta dal sito dell’ex presidente dell’Ordine lombardo, Franco Abruzzo (www.francoabruzzo.it).
In un’Ansa, ricorda Abruzzo, l’Associazione presenta la sua lettura dei fatti.
E l’Ansa titola così: L’ASSOCIAZIONE CARTA DI ROMA: “I GIORNALISTI SEGUANO LE REGOLE DEL CODICE DEONTOLOGICO E SI CHIEDANO SE RIENTRA NELLA LIBERA MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO ASSOCIARE L’ECCIDIO ALL’ISLAM”.
FIRENZE, 14 novembre 2015. “E’ il momento della responsabilità e del rigore:la strage di Parigi impone ai giornalisti italiani di seguire ancora con maggior scrupolo le regole del codice deontologico che si sono dati nel 2008. Lo ha detto Giovanni Maria Bellu, presidente dell’Associazione Carta di Roma durante un incontro di formazione professionale organizzato dall’Ordine dei giornalisti della Toscana in collaborazione con la Regione. Bellu ha rilevato che, su alcuni quotidiani, appaiono a caratteri cubitali titoli che associano l’islam, senza specificazioni , all’eccidio di Parigi.
“Noi giornalisti italiani – ha detto – dobbiamo decidere se affermazioni di questo genere possano essere considerate libere manifestazione del pensiero o se, invece, non si tratti banalmente di informazioni fuorvianti. Questo al di là di una considerazione di semplice buon senso: se, cioè, associare a tutto l’islam questa feroce violenza non sia un modo, certamente inconsapevole, di aderire alla visione di chi promuove le guerre di religione”. L’iniziativa di formazione si è chiusa in anticipo rispetto al programma, per recarsi tutti, relatori e partecipaneti, al presidio di solidarietà davanti al consolato francese. (ANSA).

Ed ecco, riproposto da Abruzzo, il dissenso di Vincezo Meleca: “Non dobbiamo essere né ipocriti né vili. Tutti -e sottolineo tutti- gli episodi degli ultimi tempi di criminale terrorismo sono stati commessi da islamici: dalle decapitazioni di ostaggi alle stragi del Bardo a Tunisi, del mercato a Beirut, di Baghdad, di Charlie Hebdo a Parigi ed a quelle multiple di giovedì ancora a Parigi, sono stati commessi da militanti islamici. E questo va detto a chiare lettere, senza se e senza ma”. –
Milano, 15 novembre 2015. Buongiorno Franco Abruzzo, nel tuo notiziario riporti testualmente che Giovanni Maria Bellu, rilevando che su alcuni quotidiani appaiono a caratteri cubitali titolo che associano all’Islam l’eccidio di Parigi, avrebbe pronunciato questa frase: “NOI GIORNALISTI ITALIANI DOBBIAMO DECIDERE SE AFFERMAZIONI DI QUESTO GENERE POSSANO ESSERE CONSIDERATE LIBERE MANIFESTAZIONI DEL PENSIERO O SE, INVECE, NON SI TRATTI BANALMENTE DI INFORMAZIONI FUORVIANTI. QUESTO AL DI LÀ DI UNA CONSIDERAZIONE DI SEMPLICE BUON SENSO”.
Fuorviante – e mi limito a questo aggettivo – è la sua frase, non i titoli dei giornali. Se possiamo ammettere che non dobbiamo cadere nel sillogismo aristotelico, al tempo stesso non dobbiamo essere nè ipocriti nè vili: tutti -e sottolineo tutti- gli episodi degli ultimi tempi di criminale terrorismo sono stati commessi da islamici: dalle decapitazioni di ostaggi alle stragi del Bardo a Tunisi, del mercato a Beirut, di Baghdad, di Charlie Hebdo a Parigi ed a quelle multiple di giovedì ancora a Parigi, sono stati commessi da militanti islamici. E questo va detto a chiare lettere, senza se e senza ma.
Il Papa va dicendo senza mezzi termini da mesi che siamo in guerra, una “terza guerra mondiale a pezzi”. E chi ha scatenato la guerra in Africa (per esempio, in Nigeria, con Boko Haram o in Egitto, con i Fratelli Mussulmani), in Medio Oriente (per esempio, in Siria, con Al Nusra o in Irak con l’IS), in Asia (per esempio, nelle Filippine con Abu Sayyaf o in Indonesia con Jemaah Islamiyah) in Europa (Francia, Spagna, Gran Bretagna), negli Stati Uniti sono TUTTE organizzazioni islamiche.
Marx disse che “La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”. Errore clamoroso! Ottanta anni fa la politica di Chamberlain e del suo appeasement (ricordi la sua frase “pace per la nostra epoca”????) portò alla Seconda Guerra Mondiale, tragedia ancora maggiore della Prima Guerra Mondiale. Churchill commentò l’accordo di Monaco “Dovevate scegliere tra la guerra ed il disonore. Avete scelto il disonore e avrete la guerra”. Vincenzo Meleca
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » lun nov 16, 2015 9:19 pm

"Ho insegnato a mia figlia a rispettare gli islamici Ma la Fallaci ha ragione..."
La lettera di una mamma preoccupata
Elisabetta P. - Lun, 16/11/2015
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 94799.html

Sono una mamma. Ho una figlia a Parigi, appena laureata.Ho passato attimi terribili, e sono profondamente vicina a tutte le mamme, di qualsiasi nazionalità, colpite al cuore dagli ultimi terribili eventi.
Ma mi chiedo... solo da mamma, da persona: se l'Oriana era tacciata di pazzia e di essere una Cassandra perché io se vado come turista in certi Paesi non mi metto gli shorts? Perché se visito una moschea a Bodrum mi copro la testa e mia figlia ha giocato sui tappeti con le altre bambine? Perché se entro da amici in Tunisia a bere una menta mi levo le scarpe? Perché a Singapore dovevo piegarmi ai vicini in saluto con mille convenevoli ogni volta che entravo in casa? Perché ho rispetto del Paese che mi ospita e delle loro tradizioni e di chi mi accoglie. Ho insegnato alle mie figlie a tenere sempre gli occhi e la porta aperta al mondo, e sul mondo. Le ho portate dovunque perché penso che chi non viaggia, non può dire di avere vissuto, ho dato loro una cultura internazionale, scegliendo scuole straniere con 56 nazionalità, che non potevo permettermi, per aprire loro la mente e guardare fuori dal proprio piccolo angolo. Ho cucinato menù diversi rispettando i loro amici, che ho visto crescere, giocare, studiare e dormire da noi, senza nemmeno accorgermi delle loro differenze etniche, ma badando solo che insieme non facessero stupidaggini come tutti gli adolescenti.Ma oggi ed ora MI CHIEDO:a che è servito tutto questo da parte mia, se le nostre regole e norme di Stato di Diritto, le nostre tradizioni, la nostra storia, cultura e la nostra democrazia non è di contro rispettata al medesimo modo? Ho fallito io, o chi mi toglie l'ora di religione? Il crocifisso dalla classe, la mostra sacra perché può offendere, il maiale dalle mense scolastiche, certi farmaci dalle infermerie,il presepe? mia figlia, che non può ribellarsi alla semplice maleducazione o alle sgarberie o agli apprezzamenti pesanti maschili, senza aver paura di essere tacciata di razzismo, o altro? Ho fallito io che mi «integro» o loro, che non hanno nessuna intenzione di integrarsi? Mia figlia che a 23 anni deve arrendersi all'evidenza, ora, a Parigi, rispetto a tutto quello che desideravo trasmetterle? L'altra figlia che mi dice che non vuole piu prendere un aereo?Forse sia io che l'Oriana siamo due pazze. Ognuna a modo suo!Grazie.
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2015 10:25 pm

Quinta colonna, condivide ragioni strage Charlie Hebdo: denunciato musulmano a Centocelle
17 novembre 2015
http://www.municipioroma.it/quinta-colo ... centocelle

Nella trasmissione Quinta colonna, in onda ieri sera su Rete4, aveva rilasciato dichiarazioni nelle quali aveva condiviso le ragioni della strage dei giornalisti della testata Charlie Hebdo. L’uomo, un giovane cittadino italiano, è stato rintracciato e arrestato stamattina per droga presso la moschea di Centocelle. Nel corso della trasmissione Quinta colonna, condotta dal giornalista Paolo Del Debbio, l’arrestato aveva anche accusato i francesi e gli americani della strage del 13 novembre scorso a Parigi. Stamattina nel corso di un blitz della Digos della questura di Roma è stata perquisita l’abitazione del musulmano, dove sono stati trovati sostanza stupefacente e alcuni bilancini di precisione. La polizia ha anche sequestrato alcuni documenti in lingua araba che adesso sono al vaglio degli inquirenti. Oltre all’arresto per droga, il musulmano è stato denunciato per propaganda di idee fondate sulla discriminazione e l’odio razziale, etnico e religioso. Nel corso della stessa puntata di Quinta Colonna, una giornalista, Nausica Della Valle, è stata costretta a sospendere il collegamento da Centocelle a causa dell’irruzione di alcuni attivisti dei centri sociali.
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Sixara » mer nov 18, 2015 7:52 pm

Berto ha scritto:"Ho insegnato a mia figlia a rispettare gli islamici Ma la Fallaci ha ragione..."

Poareta kela mama lì... ke dopo verle iscrite te na scòla ke gnanca la se podea permetare de pagare, ghe tocava anca de farghe da magnare n 56 modi difarenti a i conpagni de clàse de so fiòle... :?
ma còsa ga-la capìo? Ela, so fiole, ghe metemo anca le italiane ca se marìda co i xlàmici e le se mete el velo n testa, le ixlamike ca ghe prova insegnarghe l àrabo e calcoséta de altro a le so alieve mèze-ixlamike, le studentése ca se ciapa-su e le va fòra da in aula... la jornalista, la teologa, la politicante... indo xele le feministe? Ke sta cuà - prima de tuto - lè na goèra contro le femene, la sòita dire l vero, e le femene bixon ke le ghe la mòla de far-fiòi parké ke dopo i ghe li còpa, te na maniera o te naltra.
Calkedùn ga scrìto ke la concuista de l Europa la pasarà pal ventre delle donne. Sì. I è lore ca fà i fiòi, ca li mete al mondo e sarìa ora ke le scumi'ziese anca a educarli, nò solo ke jenerarli. Educarli te na maniera difarente, da na parte e da kelaltra, sa voémo salvarse tuti, conprexi kei dexgra'zià de i mas.ci ke i ga solo ke i mente de farse la goèra. Me dà propio so i nervi l atejamento de le dòne, la so stupidità, e de pì ncora cuan ke le ghe fà el verso a i òmeni, ciapando el pèzo da lori.
Metemola sol pratico :
bixogna fare come n Ixraèl: el terorista el ga senpre na fameja pardedrio e no xe ke parké lu el se fa saltare par aria finise tuto lì... prima roba a te ghe buti zo la caxa, seconda a te i ciàpi la so fameja, i amighi, i parenti, i conoscenti e te li meti tuti n galera. Parké? Parké no i lo ga tirà-su ben kel fiolo lì e lori i ga da pagare el conto anca par lu. Parké te sì senpre responsabile de to fiòi, anca cuan ke no te pare parké ormai i è grandi e i fa cueo ke i vòe.
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » mer nov 18, 2015 10:10 pm

So tante robe ca te ghè scrito a te me cati d'acordo ma no so d'acordo co te dixi ca i omani li sipia tuti conpagni.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Sixara » ven nov 20, 2015 7:54 pm

Berto ha scritto:So tante robe ca te ghè scrito a te me cati d'acordo ma no so d'acordo co te dixi ca i omani li sipia tuti conpagni.

Se contentemo. :)
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Re: Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi

Messaggioda Berto » mar dic 08, 2015 9:02 am

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