Milizie atee e cristiane del Mondo e d'Europa antislam

Re: Milizie atee e cristiane del Mondo e d'Europa antislam

Messaggioda Berto » mer feb 03, 2016 10:00 pm

No a sti ensani cristiani ke vol ła nostra morte!
Se vołi crepar crepè valtri.

La Chiesa aperta non difende i cristiani
La scelta del Papa di fare accogliere i clandestini nelle parrocchie, pur essendo in stragrande maggioranza musulmani è il colpo di grazia che reciderà il rapporto di fiducia con i cristiani d'Oriente
Magdi Cristiano Allam - Gio, 24/09/2015

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 74848.html

La scelta di Papa Francesco di fare accogliere incondizionatamente i clandestini persino nelle parrocchie, pur essendo in stragrande maggioranza musulmani, nonostante si tratti di un'invasione promossa dal regime islamico turco di Erdogan e dal terrorismo islamico che dal 2011 controlla le coste libiche, nel contesto di una strategia di islamizzazione demografica dell'Europa, è il colpo di grazia che reciderà il rapporto di fiducia e incrinerà il rapporto spirituale con i cristiani d'Oriente.

La Chiesa di Roma, non solo ha deluso, ma ha tradito le aspettative dei cristiani d'Oriente, gli autoctoni che hanno resistito all'islamizzazione forzosa a partire dal settimo secolo, quando costituivano il 98% della popolazione della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo, precipitati al 20% nel 1945, a meno del 6% oggi, mentre si prevede che nel 2020 si dimezzeranno ancora. Dalla seconda guerra mondiale circa dieci milioni di cristiani sono stati costretti a emigrare dai Paesi arabi.

La decisione di assecondare in tutto e per tutto i governi islamici, immaginando che così facendo si sarebbero tutelati i cristiani, l'adozione del relativismo religioso con la «Dichiarazione Nostra Aetate» del 1965 con la sostanziale legittimazione dell'islam sostenendo che entrambe le religioni credono nell'«unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente», e che «la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni», ha di fatto legittimato la supremazia dell'islam e favorito l'emarginazione del cristianesimo. Giovanni Paolo II arrivò a baciare il Corano il 14 maggio 1999, fu il primo pontefice a pregare in una moschea, quella Omayyade di Damasco il 6 maggio 2001, così come il 24 gennaio 2002 convocò la prima preghiera interreligiosa ad Assisi. Il 30 novembre 2006 Benedetto XVI, per riparare l'«offesa» all'islam della Lectio magistralis di Ratisbona, fu costretto a pregare nella Moschea Blu di Istanbul, dove tornerà il 29 novembre 2014 Papa Francesco.

Papa Francesco il 25 novembre 2014 si è spinto fino a rendersi disponibile a dialogare con i terroristi dello Stato islamico dell'Isis: «Non chiudo le porte a nessuno (...). Io non do mai per perso nulla». Così come ha messo sullo stesso piano il terrorismo islamico con il «terrorismo di Stato»: «Con i terroristi cadono molti innocenti, c'è la minaccia di questi terroristi, ma c'è anche un'altra minaccia, il terrorismo di Stato».

Ebbene le posizioni di Papa Francesco vengono del tutto sconfessate dagli stessi prelati cattolici d'Oriente.
Il vescovo cattolico siriano Issam John Darwich, il 4 aprile 2013, ha denunciato: «Siamo vittime di un complotto internazionale.
Oggi, dopo quella che voi in Occidente chiamate Primavera araba, la Siria si è trasformata nel quartier generale dei terroristi islamici (...). Se l'Europa non aiuterà i cristiani in Oriente arriverà anche il suo turno».
Monsignore Emil Nona, arcivescovo di Mosul, in un'intervista al quotidiano Avvenire il 12 agosto 2014, afferma senza mezzi termini che i terroristi islamici «rappresentano la vera visione dell'islam»: «La base è la religione islamica stessa, nel Corano ci sono versetti che dicono di uccidere i cristiani, tutti gli altri infedeli.
La parola “infedele” nell'islam è una parola molto forte: l'infedele nell'islam non ha una dignità, non ha un diritto. A un infedele si può fare qualsiasi cosa: ucciderlo, renderlo schiavo, tutto quello che l'infedele possiede, secondo l'islam, è un diritto del musulmano.
Non è un'ideologia nuova, è un'ideologia basata sul Corano stesso. Queste persone rappresentano la vera visione dell'islam».
Padre Douglas Al Bazi, parroco di Mar Eillia ad Erbil, intervenendo al Meeting di Rimini il 23 agosto 2015, ha detto che l'islam è pari al terrorismo: «Per favore, se c'è qualcuno che ancora pensa che l'Isis non rappresenta l'islam, sappia che ha torto. L'Isis rappresenta l'islam, al cento per cento (...) Vi imploro: non parlate di conflitto. È un genocidio (...) Svegliatevi! Il cancro è alla vostra porta. Vi distruggeranno. Noi, cristiani del Medio Oriente, siamo l'unico gruppo che ha visto il volto del male: l'islam». Svegliamoci!

La pexo morte, morir martiri par n'eidoło
viewtopic.php?f=201&t=2180

Martiri della libertà - martiri de ła lebertà
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0995943952
https://www.facebook.com/groups/rasixmo ... 2508744182

Credo che in Europa e nel Mondo si possano trovare milioni di persone cristiane, diversamente religiose, atee, agnostiche, aidole che potrebbero combattere e dare la vita per questi valori umani di grande civiltà. Morire per amore degli uomini, dell'umanità, della vita è un morire sensato. Morire per un idolo come Allah uccidendo è la peggiore delle morti poiché è un morire per niente, del tutto insensato.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Milizie atee e cristiane del Mondo e d'Europa antislam

Messaggioda Berto » gio feb 04, 2016 9:38 am

Anca Obama lè on fiankexador del nasixmo 'xlamego:

03 febbraio 2016

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... ee5f6.html

Recentemente abbiamo sentito una ingiustificabile retorica contro i musulmani americani che non ha alcun posto nel nostro Paese". Così Obama intervenendo al centro islamico di Baltimora. "Troppo spesso i musulmani vengono colpevolizzati per gli atti violenti di pochi. È inaccettabile", ha esordito, riferendosi alla "preoccupazione e paura" che vive la comunità di fronte al crescente sentimento anti islamico dopo gli attacchi di Parigi e San Bernardino. "Quella americana è un'unica famiglia,a prescindere da fede ed etnia".


Obama el sconde tuto coel ke no va de l'ixlam a scuminsiar da ła persecusion dei cristiani e de tuti i diversamente rełijoxi ente i paexi xlameghi, el sconde come ke ente tuti i paexi xlameghi sipia i vioła i Diriti Omàni Ogniversałi, el sconde ke gran parte dei musulmani łi xe solidałi co ła viołensa enperialista, entegrałista, fondamentałista, antiebraega ... lè na vargogna de l'oçidente creistian.
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Re: Milizie atee e cristiane del Mondo e d'Europa antislam

Messaggioda Berto » gio feb 04, 2016 9:52 am

I buxiari eresponsabiłi fiankexadori de l'ixlam:

Campanini alla Spezia: "Strategia dei terroristi è un tradimento dell'Islam"
Mercoledì 3 febbraio 2016

http://www.cittadellaspezia.com/La-Spez ... 00656.aspx

La Spezia - “Il mondo è globale (???), non possiamo guardarlo solo con gli occhi dell’Occidente, anche perché l’Occidente ha la tendenza a costruire il nemico: possiamo capire l’Islam solo dall’interno” (???): è stato questo il filo conduttore degli interventi di Massimo Campanini, docente di Islamistica all’Università di Trento, invitato dall’Associazione Culturale Mediterraneo a un incontro con gli studenti del Liceo Classico e alla presentazione, all’Urban Center, del suo libro “Islam e politica”. Anche Giorgio Pagano, presidente dell’Associazione, ha insistito su questo punto: “La terminologia politica occidentale non ci serve, bisogna modificare i nostri paradigmi interpretativi, altrimenti si ha un’immagine deformata dell’Islam” (???). Campanini ha invitato i ragazzi a “non usare la parola verità, perché è pericolosa, comporta una visione della politica basata sulla coppia amico-nemico, noi e gli altri diversi da noi” (???). E ha spiegato che “la coppia Oriente-Occidente è un altro aspetto della coppia amico-nemico”: “l’Islam è una realtà occidentale, una religione monoteistica nata accanto alla Palestina, le cui radici sono comuni al cristianesimo e all’ebraismo” (???) e ha una storia “che si è sviluppata in relazione alla storia europea: guerre, crociate, imperialismo, colonialismo” (???). Il mondo islamico, dunque, “non è l’altro, il diverso”: se “è la faccia scura dell’Occidente lo è solo dagli anni Settanta del secolo scorso, per motivi legati alle vicende storiche, in primo luogo alla reazione alla sconfitta a opera di Israele nella guerra dei Sei Giorni, nel 1967”. Il jihad “non è la guerra santa, ma lo sforzo”: diventa “sforzo militare” solo per “riparare i torti e le ingiustizie”, come nel cristianesimo fino al Concilio Vaticano Secondo (???). C’è infine il jihad “non difensivo ma offensivo, non dovere comunitario ma individuale”, da cui nasce il terrorismo. Ma l’Islam non può essere identificato con il terrorismo, e nemmeno l’Islam radicale: “c’è un islamismo rivoluzionario e libertario che non è né fondamentalista né violento”. L’invito finale è stato quello di “studiare e di approfondire la complessità della realtà Islam”.
Questi temi sono stati ripresi nella presentazione di “Islam e politica”. La conclusione di Campanini è aperta: “La strategia dell’Isis e del sedicente Stato islamico è un tradimento dell’Islam (???)… il destino dell’Islam è tutto da ridisegnare, non c’è incompatibilità con la democrazia, può esserci non una democrazia ‘europea’, importata, ma una democrazia islamica, che non vagheggi il califfato”. Ma a tal fine “l’Occidente deve avere un grande respiro strategico: tutto il contrario delle guerre di repressione preventiva”.

Coante ensemense kel ga dito sto omo!

Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe
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Partexani de ła viołensa dei migranti xlameghi
viewtopic.php?f=194&t=2155
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Re: Milizie atee e cristiane del Mondo e d'Europa antislam

Messaggioda Berto » gio feb 04, 2016 10:13 am

“Islamofobia” e critica dell’islam

http://www.uaar.it/news/2013/04/11/isla ... tica-islam

Nathan Lean, redattore capo del network Aslan Media dedicato alle notizie dal Medio Oriente, attacca gli esponenti del new atheism Richard Dawkins, Sam Harris e Christopher Hitchens accusandoli di “islamofobia”.
L’attentato terroristico alle Torri Gemelle ha fornito l’occasione a questi intellettuali di criticare anche l’islam. “I nuovi atei si sono uniti al coro crescente gli odiatori di islamici”, scrive, “mettendo insieme la loro repulsione per la religione in generale con un avversione particolare per l’islam”. La critica alla religione sarebbe “scivolata senza soluzione di continuità in xenofobia verso l’immigrazione islamica o la pratica del velo”, portando a generalizzazioni e un accanimento ritenuti razzisti, nonché alla difesa sperticata di Israele.
E Lean prende come esempi le espressioni usate da Sam Harris nel suo Lettera a una nazione cristiana, che accosta alle “chiacchiere pseudo psicologiche” di Pamela Geller, nota blogger della destra statunitense.

Anche vari tweet e dichiarazioni di Dawkins vengono presi di mira. Come quando sostiene che l’islam è “oggi la più grande forza del male” e scrive di non poter citare di preciso il Corano perché non l’ha letto, e di non aver bisogno di leggerlo per criticarlo come di “non aver bisogno di leggere il Mein Kampf per avere un’opinione sul nazismo”. In occasione di un dibattito organizzato da un gruppo islamico presso l’University College di Londra con il fisico Laurence Krauss, in cui donne e uomini sono stati divisi per i posti a sedere, Dawkins aveva parlato di “apartheid sessuale”. Lent accosta Dawkins a Geert Wilders, leader dell’ultra-destra olandese anti-islam. “Non è razionale o illuminante o ‘free thinking’ e nemmeno intelligente.
È opportunismo”, conclude accusandoli di flirtare con i peggiori islamofobi, gli stessi che magari criticano la militanza atea.

La critica dei commentatori filo-islamici (e filo-arabi) ai nuovi atei si fa politica

La critica dei commentatori filo-islamici (e filo-arabi) ai nuovi atei si fa politica. Murtaza Hussain, redattore per Al Jazeera, rincara la dose, accostando le critiche del new atheism all’islam al “razzismo scientifico” di Christopher Meiners. Salto un po’ azzardato, visto che si tratta di uno scrittore della fine del Settecento, sostenitore del poligenismo tra bianchi e neri ben prima della formulazione della teoria evolutiva. L’accusa rivolta a Dawkins, Hitchens e in particolare Harris è di dipingere gli islamici come “barbari” e di giustificare la tortura e gli attacchi contro i musulmani. L’islam, ci tiene a precisare, non è una razza: ma nessuno di quelli che vengono chiamati in causa lo ha sostenuto, né potrebbe farlo.

Gleen Greenwald, giornalista statunitense liberal che scrive sul Guardian, approva il commento di Hussain e con un tweet parla di “bigotteria” dei “nuovi atei”. Greenwald e Harris hanno uno scambio di email, che il primo commenta ribadendo di essere d’accordo con la tesi generale espressa su Al Jazeera e su Salon secondo cui gli intellettuali atei “hanno flirtato con, a volte abbracciandolo vigorosamente, una animosità anti-islamica irrazionale”. Ma ci tiene a precisare, viste le polemiche su internet, di non averlo mai accusato di “razzismo”, “ma piuttosto che lui e altri come lui buttano fuori e promuovono l’islamofobia sotto forma di ateismo razionale”. Greenwald contesta a Harris l’accanimento troppo in generale verso i musulmani. In particolare l’aver giustificato in casi estremi la tecnica del water-boarding per i terroristi, per aver preso le parti degli israeliani contro i palestinesi sostenendo che i primi cercano di evitare l’uccisione di civili mentre gli islamici intenzionalmente colpiscono la popolazione, fino alla proposta di schedatura (profiling) per i musulmani o che potrebbero apparire tali (tra cui metteva egli stesso) al fine di migliorare la sicurezza negli aeroporti.
Schiacciare i nuovi atei su posizioni di destra filo-americana e anti-islamica d’altronde è una caricatura: a dire il vero esistono anche intellettuali non credenti che anzi si caratterizzano per posizioni opposte, fortemente critiche verso Israele e Usa, come Piergiorgio Odifreddi, solo per citare un caso italiano.

Harris con queste posizioni ha suscitato un vespaio. Lui stesso ha criticato i liberal giudicandoli troppo soft verso i musulmani integralisti, venendo per contro accusato di coprire il militarismo statunitense e israeliano e di essere su posizioni neocon. Lo scrittore americano ha risposto alle contestazioni, ritenendo che il suo pensiero e le sue affermazioni siano state distorte nella vis polemica. Non si può negare che proprio Harris, come gli altri new atheists, abbia spesso criticato il cristianesimo dedicandogli interi libri, senza dover affrontare tutte queste reazioni dai commentatori liberali e di sinistra. Inoltre Harris ha spesso rivendicato il diritto di critica nei confronti dell’islam, denunciando come sia facile bollare qualunque affermazione di questo tipo come “islamofoba”. E ha difeso chi, come Ayaan Hirsi Ali, ha lottato contro la sopraffazione su base religiosa e per i diritti delle donne. Ma di certo sbaglia Harris nel sostenere il profiling su base religiosa. E nell’alimentare astio e incomprensioni a colpi di tweet, con l’aiuto di Dawkins.

Si parla molto tra siti e blog di questa polemica. Robbi Bensinguer, già attivo nella Secular Alliance, fa notare come le stesse citazioni di Harris siano state riportate in maniera non corretta e accusa Greenwald e soprattutto Hussain di disonestà intellettuale. E contesta in un altro post proprio la definizione di “islamofobia”, spesso usata in maniera strumentale. Anche il biologo Jerry Coyne difende Harris, e partendo proprio dall’attualità: l’imponente manifestazione a Dhaka, in Bangladesh, in cui centinaia di migliaia di islamisti sono scese in piazza chiedendo la repressione e la condanna a morte per i blogger “atei”, accusati di aver offeso l’islam. Questione che abbiamo trattato, scrivendo al governo italiano, alle associazioni islamiche in Italia e lanciando una petizione. Anche l’Iheu ha lanciato un appello e invitato alla mobilitazione internazionale.

“È inimmaginabile”, scrive Coyne, che raduni di massa in cui si chiede l’impiccagione dei dissidenti raccolgano gli aderenti di altre religioni o che tali pretese arrivino da cristiani integralisti. La retorica contro il “colonialismo” occidentale che subiscono i popoli islamici non regge, sostiene, di fronte a situazioni del genere: in cui ci sono masse di estremisti islamici che minacciano all’interno di un paese a maggioranza musulmana una minoranza laica autoctona, o che si scagliano contro chi osa abbandonare l’islam. Coyne nota come le critiche all’islamofobia che gli viene attribuita — tale e quale per Dawkins, Harris e Hitchens — provengano anche da atei o laici. Commentatori che si fanno pochi problemi quando questi stessi polemisti criticano con forza il cristianesimo o la Chiesa cattolica, ma saltano sulla sedia quando si parla di islam affibbiando l’etichetta di “islamofobia”. Tra certi scettici esiste un “doppio standard”, sebbene gli integralisti islamici siano oggi molto più feroci e “in generale si comportino molto peggio rispetto agli aderenti di altre fedi”. Coyne respinge al mittente le critiche di “razzismo”, rivendicando il diritto di critica verso “una religione i cui principi sono anti-democratici, anti-gay, contro le donne, contro la libertà di pensiero e i cui aderenti vogliono imporre la loro moralità basata sulla religione al resto di noi”.

Coyne precisa che il cristianesimo e altre religioni hanno diffuso molta violenza, ma quella dell’islam dà effetti nefasti tuttora. “Ci sono poche teocrazie cristiane oggi, ma molte islamiche”, aggiunge, “vi sfido a leggere il Corano e a sostenere che non è un libro scritto per ispirare odio e divisione. L’ho letto. Non c’è niente del genere nel buddhismo, o anche nella Bibbia, che può eguagliarlo”. I musulmani moderati di certo esistono, riconosce, ma non si manifestano e le poche voci vengono intimidite proprio dagli estremisti, che tengono banco: “dove sono le centinaia di migliaia che protestano per la fatwa a Rushdie, o per le minacce di morte per i blogger laici?”.

È sbagliato forse usare il termine islamofobia per ogni tipo di critica alla religione islamica

È sbagliato forse usare il termine islamofobia per ogni tipo di critica alla religione islamica, come fa notare un interessante articolo scritto a quattro mani da un attivista laico canadese, Jackson Doughart, e uno studente che vive in Iraq, Faisal Saeed al-Mutar. Anche perché è specchio di un irrigidimento dell’islam, che appare incapace di accettare la libera discussione sulla fede e relative critiche come accade in Occidente. L’influenza di termini come “blasfemia” e “islamofobia” finisce per fare il gioco del fondamentalismo e toglie dignità proprio ai credenti musulmani. Infatti risponde alla logica dell’integralismo religioso, che pretende di “infantilizzare” i propri aderenti “convincendoli che il pensiero critico, specialmente su materie di fede, è immorale”. A questo atteggiamento islamista ne corrisponde un altro da parte occidentale, ovvero ritenere che gli islamici “non siano abbastanza maturi da gestire le critiche alle proprie credenze predilette” e che “le loro sottoculture siano riducibili a testi e pratiche arcaiche”.

L’etichetta di islamofobia, in sé non necessariamente sbagliata, sta diventando una copertura per zittire ogni critica all’islam, tant’è che viene contestata da più parti. Così come la cristianofobia nasconde ormai il vittimismo cristiano. Secondo Coyne la difesa a spada tratta dell’islam in Occidente nasconde anche una tendenza paternalistica, nel senso che vengono tollerati standard etici e comportamenti che non sono permessi ad altri concittadini anche quando calpestano i diritti umani. Proprio in nome di una “difesa distorta del multiculturalismo e del relativismo morale”. “Il multiculturalismo diventa pericoloso quando porta qualcuno a chiudere gli occhi di fronte agli aspetti distruttivi di altre culture”, ammonisce Coyne, “aspetti che non dovremmo celebrare, ma rigettare”. “Questa esaltazione del multiculturalismo ha di fatto direttamente portato a una difesa acritica dell’islam”, aggiunge il biologo. “Se esiste effettivamente l’islamofobia, non è qualcosa che viene praticato dai new atheists”, conclude Coyne, “non è razzismo o bigotteria criticare idee e comportamenti cattivi”.

Strana alleanza tra la sinistra “radicale” e movimentista con i gruppi fondamentalisti

Il problema è più ampio e riguarda sia i liberal, sia la sinistra. Come scrive la femminista laica Meredith Tax sul suo blog, è “un impulso naturale” quello di difendere i musulmani “dall’attuale clima di crescente xenofobia, discriminazione e attacchi violenti in Europa e Nord America”. L’islam in Occidente viene spesso demonizzato in blocco e i jihadisti sottoposti a trattamenti fuori dalla legge e dai diritti riconosciuti, questo è vero. “Ma difendere i musulmani dalla discriminazione non significa dare supporto politico ad un quadro concettuale di destra islamica” che giustifica la “jihad difensiva” o la segregazione tra uomini e donne durante gli incontri (come accaduto nel dibattito di Krauss). In questi anni si assiste d’altronde a una strana alleanza tra la sinistra “radicale” e movimentista con i gruppi fondamentalisti, siano essi cristiani, islamici, ebrei o islamici. Alleanze, rincara Tax, che sono “tradimenti” sia per la maggioranza dei fedeli, rappresentati dagli estremisti e lasciati in balia di questi, sia per i principi fondamentali della sinistra, “dal momento che i militanti di sinistra sono i primi a essere uccisi quando i fondamentalisti arrivano al potere. Chiedete a qualsiasi iraniano”. Proprio la dinamica della rivoluzione del 1979 a Teheran deve far riflettere: gli attivisti socialisti e laici che lottavano per la democrazia contro il regime dello scià Reza Pahlavi sono stati presto marginalizzati e perseguitati proprio dai pasdaran dell’ayatollah Khomeini. E uno schema simile rischia di ripetersi anche nei paesi toccati dalla primavera araba.

Eppure, anche nell’ultimo e fortunato libro dell’autorevole studiosa Martha C. Nussbaum (La nuova intolleranza. Superare la paura dell’islam e vivere in una società più libera) si muove all’interno delle stesse coordinate. L’autrice stigmatizza l’avversione nei confronti del burqa e di una moschea a Ground Zero, ma si dimentica completamente che sono proprio i non musulmani che vivono in paesi a maggioranza musulmana a non poter vivere, a causa dell’islam, in una società più libera. Una doppia morale che non giova a nessuno, perché la pressoché totale assenza di critiche alla violazione di fondamentali diritti umani giustificate in nome della religione non attenuerà in alcun modo i timori della destra identitaria, né porterà a più miti consigli gli integralisti, i cui atteggiamenti estremi vengono ben più che minimizzati.

In Gran Bretagna è indicativa l’ascesa di Respect, formazione anticapitalista vicina ai gruppi islamici più integralisti, proprio nelle roccaforti laburiste che hanno ora una forte presenza di comunità nate dall’immigrazione da paesi a maggioranza islamica e che si vanno radicalizzando. Il paese ha sdoganato da anni il multiconfessionalismo garantendo privilegi e prerogative alle comunità religiose, circostanza che ha favorito la creazione di ghetti identitari, piuttosto che la convivenza pacifica. Preoccupante anche la crescita dell’estrema destra anti-immigrati, con attriti soprattutto nelle periferie e nei quartieri dove si sono insediate le comunità provenienti dall’estero, in Gran Bretagna come in altri paesi del Nord Europa. Se è vero che la retorica dello “scontro di civiltà” preconizzato dal politologo Samuel Huntington ci spinge proprio verso il conflitto e scava ulteriori fossati tra culture, lo stesso effetto rischia di darlo lo speculare atteggiamento lassista in cui sembra cadere soprattutto una certa sinistra liberal.

Accettare la libertà di comportamenti che non accetterebbero in altri gruppi umani

Dove sbagliano persone come Greenwald, Nussbaum e Lean è proprio qui: nella difesa della libertà di religione dei musulmani si spingono fino ad accettare la libertà di comportamenti che non accetterebbero in altri gruppi umani, dall’omofobia alla discriminazione per genere. Gli stessi atei, nei paesi a maggioranza islamica, non solo non possono quasi mai criticare l’islam, ma sono passibili di pena di morte in diversi di essi. Non esiste nulla del genere in nessuna legislazione nei confronti dei musulmani. Non stiamo chiedendo “reciprocità”, che è qualcosa di completamente sbagliato sia dal punto di vista delle relazioni intercomunitarie, sia — ancor di più — da quello del diritto. Stiamo invece sostenendo che è miope far finta che non esistano situazioni come quelle appena descritte, e che è ancora peggio farlo in nome dell’antimperialismo o della tutela del più debole. Perché vi sono altri essere umani, ancora più deboli e ancora meno rappresentati, che ne patiranno le conseguenze in qualche angolo di quel paese. Per esempio il Bangladesh: Greenwald e Lean, proprio mentre scrivono sui loro blog, non sembrano minimamente sapere cosa vi stia succedendo: non credenti e laici vessati, intimiditi e arrestati in massa su istigazione dei leader islamisti.


Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi
viewtopic.php?f=24&t=1788
https://www.facebook.com/groups/5060591 ... 6278850472

Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei
viewtopic.php?f=25&t=2186

Forte critica all'islam (ex musulmana)
https://www.youtube.com/watch?v=7a6lDbwWj8Y
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Re: Milizie atee e cristiane del Mondo e d'Europa antislam

Messaggioda Berto » mer mar 23, 2016 12:07 pm

Le Wonder Women Usa che combattono il fondamentalismo islamico
28 dicembre 2015
Riccardo Ghezzi

http://www.linformale.eu/le-wonder-wome ... o-islamico

In Italia c’è stata Oriana Fallaci, ex partigiana bollata come “fascista” e “islamofoba” da chi non ha apprezzato le forti prese di posizione contro l’ideologia islamista soprattutto dopo gli attentati dell’11 settembre.
Una donna di sinistra tacciata improvvisamente di essere una “neocon” per aver osato esprimere quello che pensava sul presente e sul futuro, come ha sempre fatto in tutta la sua vita. In gioventù ha combattuto contro il nazifascismo, più avanti con gli anni, sia pur divorata dal male che poi l’ha uccisa, ha continuato a farlo. Peccato che il nazisfascismo che combatteva negli ultimi anni della sua vita non fosse più quello “ariano” ed europeo, ma si celasse dietro un’ideologia che a sua volta usava e usa religione e libri sacri come paravento. Troppo, per i politicamente corretti che associano Islam e islamismo ai concetti di “tolleranza”, “inclusione”, “libertà di culto”.

Oriana Fallaci era diventata una “traditrice”, una che “istiga all’odio per vendere libri”, che “ha perso il lume della ragione a causa della malattia”. Queste ed altre ingiurie ha dovuto subire colei che oggi è addirittura giudicata una “veggente”. Non prevedeva il futuro e non aveva poteri occulti, Oriana Fallaci. Semplicemente, raccontava ciò che vedeva e che gli altri fingevano di non vedere.

Vita dura, in Italia, per le fustigatrici del politicamente corretto. Ma la scrittrice fiorentina, rimpianta, non è sola. Anche gli Stati Uniti hanno le loro Oriana Fallaci: Pamela Geller e Brigitte Gabriel.
Sono determinate, grintose, audaci. Non hanno vita facile, come non l’aveva Oriana in Italia. Su di loro pendono accuse non proprio leggere: da quella di aver creato una sorta di “industria islamofoba” per arricchirsi a quella di dispensare odio e razzismo per un briciolo di fama. In realtà Pamela Geller e Brigitte Gabriel si sono ritagliate il loro spazio, ma hanno dovuto sgomitare e meritarsi la giusta considerazione tirando fuori le unghie e i giusti argomenti.

Innegabilmente affascinanti, Pamela Geller e Brigitte Gabriel incarnano tra le altre cose l’accattivante ruolo delle donne occidentali ed emancipate che combattono anche per i diritti delle musulmane, nell’immaginario collettivo invece sottomesse e ancora lontane dall’agognata parità.
Come le soldatesse dell’Idf e le peshmerga curde, le donne fustigatrici dell’Islam creano un certo consenso e attirano simpatie, aiutate da una ovvia consapevolezza del loro fascino. Probabilmente anche da un clima ostile nei confronti dell’Islam, dovuto ai recenti fatti di cronaca.

Pamela Geller e Brigitte Gabriel sono ospiti fissi dell’emittente Fox News, a completare un trio composto anche da Robert Spencer. Fondatore dell’Osservatorio sulla Jihad (Jihad Watch), Spencer è uno dei più agguerriti e temibili polemisti anti-islamisti in circolazione, capace di recitare a memoria l’intero Corano.

Pamela Geller è in prima linea da anni nella critica all’Islam ma anche nella difesa di Israele. Di famiglia ebraica, ha costruito la sua fama soprattutto sui social media, dopo aver fondato il blog “Atlas Shrugs” nel 2004.

Nel 2006 ha raggiunto l’apice della notorietà ripubblicando le vignette satiriche su Maometto del quotidiano danese Jyllands-Posten. Sostiene di voler fermare “l’Islamizzazione degli Usa” e lottare contro “la Shari’a strisciante”. Liberista in economia, anti-obamiana convinta, favorevole ad aborto e matrimoni gay, ha fatto recentemente parlare di sé per aver organizzato un concorso di vignette su Maometto che stava per costarle la vita: lo scorso maggio, in Texas, la polizia ha sventato un attentato pianificato contro di lei proprio in occasione di quell’evento. Sono morti, invece, solo i due attentatori, che hanno avuto la peggio nello scontro a fuoco con gli agenti.
Le feroci prese di posizione contro l’Islam le sono valse la definizione di “blogger fanatica” da parte dei detrattori, alcune foto che la ritraggono in costume da bagno e in straripante forma fisica nonostante i quasi 60 anni di età sono invece molto probabilmente servite a far aumentare la schiera di fan. Al di là dell’avvenenza e del fascino, le sue sferzate contro quello che lei ritiene essere “politicamente corretto” e “lassismo occidentale” sono autentici ceffoni.

Brigitte Gabriel, giornalista di origini libanesi, è meno famosa di Pamela Geller al di fuori dei confini statunitensi, ma altrettanto severa sull’Islam, che considera la vera causa dell’arretratezza dei Paesi arabi e del terrorismo.

Di famiglia cristiana maronita, ha scritto due libri sull’Islam molto popolari negli Usa.

Per lei parla un video che ha ottenuto migliaia di condivisioni sui social network

Durante un convegno organizzato dalla Heritage Foundation sui fatti di Bengasi del 2012, una studentessa musulmana prende la parola e dice alla Gabriel che nel mondo esistono più di un miliardo di musulmani e che non tutti sono jihadisti.
Brigitte Gabriel replica in modo sferzante: “Certo che la maggioranza dei musulmani non è estremista. Perché dovremmo preoccuparci di 180-300 milioni di musulmani estremisti?
Sono gli estremisti che uccidono e sono sempre stati gli estremisti a influenzare le cosiddette maggioranze pacifiche dopo aver preso il potere. È stato così in Germania durante il nazismo, in Cina durante la Rivoluzione culturale, in Urss durante il comunismo. Le maggioranze pacifiche sono sempre state irrilevanti quando gli estremisti hanno preso il potere. Durante l’11 settembre, negli Usa, c’erano un milione e trecentomila musulmani, ma ne sono bastati 19 per mettere il paese in ginocchio. E tu vieni qui a parlarmi della maggioranza musulmana pacifica? È arrivato il tempo di mettere il politicamente corretto nel posto che gli appartiene. Nel bidone della spazzatura“.

Applausi scroscianti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Milizie atee e cristiane del Mondo e d'Europa antislam

Messaggioda Berto » mer mar 23, 2016 12:09 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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