Soumahoro si autosospende per salvare i rosso-verdi. Il deputato spinto a lasciare il gruppo. «Ho commesso una leggerezza»Mario Ajello
24 novembre 2022
https://www.ilmessaggero.it/politica/so ... 73008.html È stata messa la toppa. Per non cacciare Aboubakar Soumahoro, e cercare in un mare d’imbarazzo e di vergogne di salvare al faccia all’alleanza rosso-verde e di non venire travolti ma già in gran parte lo sono, Bonelli e Fratoianni hanno fatto auto-sospendere l’eroe degli sfruttati. Ma non basterà questa auto-sospensione obbligata - e che fino all’ultimo Aboubakar ha cercato di rifiutare: «Non c’entro niente con gli affari della mia famiglia, vogliono solo farmi e farci fuori politicamente» - per chiudere un caso che ha mandato in tilt la sinistra dei puri e che è destinato a fare ancora male a quella parte politica.
Soumahoro, le proteste delle mamme nei centri gestiti dalla moglie e dalla suocera: «Mancano sapone e cibo per i bambini»
Il deputato simbolo delle lotte degli sfruttati, con i suoi stivali infangati dell’esordio a Montecitorio, non è stato capace di dimostrare ai suoi compagni la sua estraneità dagli affaracci (presunti) della moglie e della suocera e dunque dopo tanto tira e molla i leader del suo gruppo lo hanno spinto a lasciare. Contestandogli tra l’altro il video vittimistico con cui Soumahoro ha cercato in lacrime di discolparsi ma soprattutto: «Perché quando ti abbiamo candidato non ci hai detto, e lo sapevi benissimo, che c’era un’inchiesta della magistratura aperta dal 2019 sulla cooperativa di tua suocera?».
La sinistra moralista e moralizzatrice ne esce male da questa vicenda che ha una ricaduta tutta politica e che racconta come minimo di un grave deficit di trasparenza. Dopo due giorni di incontri e arrabbiature nei faccia a faccia tra Soumahoro e il duo Bonelli-Fratoianni («Vi giuro...», «Non riusciamo a crederti...»), Aboubakar ha gettato la spugna, travolto dalle questioni imbarazzanti di moglie e suocera da cui si dichiara «estraneo» ma tutti, anche a sinistra, dicono che non poteva non sapere dei traffici della sua famiglia. Ossia dell’uso scorretto dei soldi che lo Stato fornisce alle cooperative che si occupano della gestione dei migranti.
Fratoianni, che pure aveva ricevuto prima delle elezioni segnalazioni sul rischio di candidare Aboubakar, parla così: «La sua decisione di auto-sospendersi è una forma di rispetto per un gruppo parlamentare e un’alleanza che ha contribuito alla sua elezione». Il punto politico è proprio questo: la sinistra, che si è fatta vanto di portare in Parlamento l’eroe di colore della guerra alle diseguaglianze, si è trovata a dir poco spiazzata dalle malversazioni scoperchiate dai magistrati e ha dovuto ammettere di aver fatto un pasticcio e un vero e proprio abuso della propria credibilità e di quella degli elettori facendo eleggere un personaggio così carico di ombre.
INDAGINI
E intanto a Latina la Guardia di Finanza sta passando al setaccio bilanci, fatture e rendicontazioni della cooperativa Karibu e del Consorzio Aid, riconducibili alla famiglia di Marie Therese Mukamitsindo, socuera di Aboubakar Soumahoro. In particolare sotto la lente è finito l’ultimo bilancio presentato dalla Karibu, quello chiuso nel dicembre 2021 da cui risultano un debito tributario di oltre un milione di euro, debiti verso istituti previdenziali per 100 mila euro e complessivamente debiti per oltre 2 milioni, in parte compensati da crediti vantati per oltre un milione. Ma spicca un particolare: nel 2021 il fatturato è precipitato da 4,9 milioni del 2019 a circa 200 mila euro del 2021. E’ il periodo in cui prende piede il Consorzio Aid, ma allo stato non si può verificare l’entità del suo giro d’affari visto che i consorzi non hanno l’obbligo di presentare i bilanci a fine anno. Sono aspetti al centro delle inchieste aperte dalla Procura di Latina e affidate ai magistrati Giuseppe Miliano e Andrea D’Angeli.
Le parole di Soumahoro
Ieri sera Spumahoro, ospite di “Piazza pulita” su La7, ha provato a rispondere alle contestazioni, ha ammesso di aver «commesso una leggerezza» e alla domanda «con quali soldi ha vissuto negli anni scorsi» ha risposto: «Ho scritto un libro». Quanto alla sua auto-sospensione, non è una cacciata: si tratta invece di una mossa di mezzo e di un tentativo di chiudere il caso da parte dei rosso-verdi un po’ a tarallucci e vino. Con la convinzione della sinistra, atavica ed eterna, che magari può esserci qualche compagno che sbaglia ma la supremazia morale resta nel campo opposto alla destra e i malfattori o i torbidi sono sempre gli altri.
I lavoratori mollano la cooperativa pugliese: "Così i suoi ci terrorizzano"Soumahoro rischia l'espulsione dal partito
Bianca Leonardi
23 Novembre 2022 - 08:59
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 87966.html «Non ci sto più, è tutta una bugia quella della Lega Braccianti», e ancora: «Prendono soldi e se li dividono tra loro». Queste le parole dei braccianti di Torretta Antonacci, il ghetto pugliese scenario della maggior parte degli interventi dell'onorevole Aboubakar Soumahoro. E se sui social grida alla libertà e alla lotta al caporalato, i lavoratori che lo conoscono da anni raccontano una realtà molto diversa del deputato con gli stivali che rischia l'espulsione e oggi vedrà Bonelli e Fratoianni. «Soumahoro non fa niente. Viene qua, prende un pullman quando ha bisogno di persone per fare dimostrazioni a Roma o a Bari», ci racconta una persona che è stata molto vicina all'ex sindacalista fino a quando «non ha iniziato a voler creare il suo regno». E un altro: «Ci avvertono quando arriva, ci dicono cosa dobbiamo dire o fare e ci pagano per farci vedere nei video», continua un altro.
Le parole di questi braccianti disegnano una figura, quella dell'onorevole, molto diversa da come si è sempre mostrato, proprio nel luogo dove ha imparato, prima a fare il bracciante, poi il sindacalista, per poi cucire la sua carriera politica proprio nel fango di questa terra. Intervistando queste persone abbiamo avuto, infatti, la dimostrazione che al solo nominare «Lega Braccianti» o «Soumahoro», la maggior parte di loro è scappata, ha inveito contro di noi e ha detto di non poter rispondere e di avere paura. Ma c'è di più: a Torretta Antonacci nemmeno una persona ha preso le difese di Aboubakar Soumahoro.
«Hanno paura perché nel ghetto hanno terrorizzato tutti, hanno organizzato un vero esercito», ci racconta - riferendosi alla Lega Braccianti - una persona che vive a Torretta Antonacci da più di 20 anni ma che, anche lui, preferisce non dirci il nome. Ciò che emerge però, oltre all'omertà e alla mancanza di interventi concreti da parte della Lega Braccianti, è uno scenario ben più importante e degno di nota, anche se dalle Forze dell'Ordine non ci è dato sapere se ci siano inchieste e indagini specifiche sulla questione.
«Il problema di Aboubakar Soumahoro è che ha formato una brigata per controllare Torretta. Lui non viene mai ma il suo governo è qui a lavorare per lui», continua il veterano dei braccianti. «Governo Soumahoro»: così viene chiamato il clan che ha messo su l'onorevole, fatto di uomini donne, scelti e nominati responsabili di gestire tutto il ghetto.
«Da quando ha nominato Alpha come responsabile, - continua - loro hanno iniziato a chiedere soldi per stare su quel terreno. Ma quel terreno mica è loro». A confermare la richiesta di soldi molti braccianti, reticenti a farsi riprendere, ma che spiegano chiaramente come la Lega Braccianti si farebbe pagare per portarli a lavorare. «Se non do qualche soldo la mattina non lavoro, non mi portano dal padrone bianco», ci spiega un giovane che vive lì.
Un'egemonia, quella che raccontano a Torretta Antonacci, che avrebbe come mente Soumahoro e come braccia i delegati che «girano per il ghetto con i coltelli, terrorizzando tutti». L'uomo dell'onorevole, ci dicono, sarebbe Alpha «che fa il caporale a San Severo» e che «ha nel suo capannone una vera e propria cassa dove ha detto che è la cassa della polizia del ghetto». Alpha - come abbiamo potuto verificare - è proprio colui che, insieme a Sambarè, solo qualche mese fa ha querelato il deputato per i fondi mai arrivati ma adesso sarebbe il responsabile di questo presunto torbido giro di affari sulla pelle dei migranti.
«Soumahoro sapeva che noi lavoratori eravamo sfruttati e i minori trattati male»: l'accusa di un testimoneVirginia Piccolillo
22 novembre 2022
https://www.corriere.it/politica/22_nov ... 1d74.shtmlLe indagini sulle coop gestite della moglie e della suocera: un verbale dimostrerebbe come fossero molti i dipendenti non pagati. Il deputato eletto nelle liste di Verdi-Si a confronto con i leader Bonelli e Fratoianni
Documenti, testimonianze, racconti. Dalle carte dell’inchiesta emerge il mondo di Soumahoro. E non è solidale e trasparente.
Il sindacalista ivoriano, eletto alla Camera nelle liste di Sinistra italiana e Verdi, in lacrime, sui social ha rivendicato la sua battaglia «per i diritti dei lavoratori sfruttati». E ha promesso di «essere il primo a lottare e scioperare» a fianco dei lavoratori delle cooperative di accoglienza gestite da sua suocera e dalla sua compagna, qualora si accertasse che anche loro sono stati sfruttati. Attualmente la suocera, Marie Therese Mukamitsindo, è indagata per malversazione. Il deputato, che al momento non è coinvolto nell’indagine, dovrebbe vedersi a breve, con i leader Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che comunque annuncia: «Non sarà sospeso, la magistratura indaga, la politica fa la politica». Ma c’è invece chi accusa: «Soumahoro era lì, portava la spesa. Era la sua famiglia. Lui era a conoscenza di quello che accadeva lì dentro».
Il testimone
Youssef Kadmiri, 42 anni, è un ingegnere nato a Marrakesh e non parla per sentito dire. E’ un testimone e una vittima di quello sfruttamento. E racconta al Corriere qualcosa di molto più grave di ciò che è emerso. Dice di essere stato pagato «due volte in due anni». Meno di quanto pattuito: «un totale di 6mila euro». Senza contratto, come altri suoi colleghi, alcuni dei quali ricevevano «bonifici dal Ruanda». «Ero operatore sociale, traducevo i ragazzi che venivano dalla Libia, dall’Albania, dal Bangladesh, dal Marocco. Ma poi facevo anche manutenzione. Le guardia la notte. L’orario non era giusto. Tante volte ho chiesto il contratto, sempre scuse. E lo stipendio di 1000-1200 euro non arrivava. Dicevano “mi dispiace”. Ma io dovevo pagare l’affitto. Dopo 6 mesi ho avuto 3000 euro. Poi niente. Per un anno e mezzo. Poi solo altri 3000». «La “capa” era la suocera di Soumahoro. Ma lui veniva, lo vedevamo spesso. Portava da mangiare». Ma soprattutto Yuseff accusa: i minori che erano nella struttura venivano tenuti in una «situazione grave: gli davano poco da mangiare e non gli davano il “poket money”», la diaria di 5 euro che la legge assegna loro per le spese personali. «Avevano sempre fame. Adesso sono in altre strutture, gli danno vestiti, li portano in ospedale se stanno male, hanno luce e acqua, non è come era lì. E tutti sapevano».
Il verbale
Sarà l’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza, a chiarire ogni aspetto di questa vicenda. Ma le prove che ci si approfittasse dei lavoratori sono già nero su bianco. In un verbale della prefettura di Latina si riconosce a quattro lavoratori della società Aid il pagamento della retribuzione che avrebbe dovuto versare la cooperativa ma non lo aveva fatto: «Si procederà ad attivare l’intervento sostitutivo ai sensi dell’articolo 30 comma 6 del Dl 50/2016». Un formale riconoscimento che nei confronti dei quattro dipendenti la cooperativa era inadempiente. E, malgrado l’invito per iscritto a provvedere, non aveva pagato gli stipendi dovuti. E in tal caso, secondo la legge, lo aveva fatto la prefettura stessa. Una situazione capitata anche ad altri che poi sono stati assistiti dalla Uil. L’Ispettorato nazionale del lavoro conferma che sono «in via di conclusione ispezioni aperte in base alle denunce di alcuni lavoratori» sulle cooperative riconducibili ai familiari di Soumahoro, la suocera e la compagna.
Soumahoro, in Sinistra italiana scatta il processo a Fratoianni: "Sapeva tutto"Luigi Salomone
26 novembre 2022
https://www.iltempo.it/politica/2022/11 ... -34000424/Volano gli stracci a sinistra dopo il caso Aboubakar Soumahoro. Nel partito di Nicola Fratoianni cresce il malumore: il leader sapeva tutto delle situazioni che potevano creare imbarazzo ma è andato avanti lo stesso. Ma "Fratoianni mostrò completa indifferenza alle notizie riferitegli nei competenti organismi di partito, sottolineando invece il notevole richiamo mediatico positivo conseguente alla candidatura in una campagna elettorale così breve e difficile", si legge in una lettera inviata al segretario di Si da Mario Nobile e Marco Barbieri, membri dell'assemblea e della direzione nazionale del partito.
Insomma, ora Fratoianni non può "chiedere chiarezza ad Aboubakar Soumahoro su fatti di cui era perfettamente a conoscenza da molto tempo prima della prima della sua candidatura: atteggiamento di inaccettabile ipocrisia, lesivo del buon nome di Sinistra Italiana e della dignità di quanti e quante hanno, malgrado ciò o molto più spesso ignorando ciò, dato fiducia alla lista che ci comprendeva" si legge nella lettera di fuoco.
Insomma, pure il partito non poteva non sapere... Anche i dirigenti del partito della provincia di Foggia avevano "espresso contrarietà argomentata in vari contesti di partito e soprattutto nell'Assemblea nazionale che il 17 agosto pose in votazione le candidature della lista Alleanza Verdi sinistra in cui Soumahoro figurava candidato nel collegio uninominale di Modena ed in ben cinque collegi plurinominali", ricostruiscono gli esponenti di SI. "La risposta è stata che la candidatura fosse espressione della formazione alleata di Europa Verde, voluta direttamente da Bonelli". Che succede ora? Dieci membri della direzione nazionale di Si, riporta Repubblica, chiedono la convocazione di un'assemblea che molto probabilmente vedrà come imputato politico non Soumahoro, ma lo stesso Fratoianni.
E c'è chi difende l'africano Aboubakar SoumahoroLucia Corso
26 novembre 2022
https://www.facebook.com/lucia.corso.96 ... UMwT5PdxslL'on. Aboubakar Soumahoro è il primo deputato della Repubblica nato in Costa d'Avorio, arrivato giovanissimo in Italia per vie rocambolesche.Si è laureato in sociologia, è diventato sindacalista, si è contraddistinto per una serie di proteste, anche eclatanti, contro il capolarato. Parla in modo corretto e forbito. Meglio di altri deputati e senatori italiani da generazioni.
La procura di Latina (non vorrei essere maliziosa sul colore politico di quell'area geografica) accende un faro su una serie di irregolarità che riguarderebbero la gestione dei migranti da parte di cooperative intestate alla moglie e la suocera di Aboubakar. Mi pare di capire, ma i fatti devono essere accertati, che ci sarebbe un problema di mancati versamenti contributivi, ma anche di condizioni piuttosto discutibili dei migranti minori ospiti.
Bonelli e Fratoianni (non sappiamo il parere della moglie di quest'ultimo) si sono affrettati a scaricare il loro compagno di partito. La Destra sghignazza sulla questione e la sinistra rispolvera il proprio giustizialismo per smarcarsi dal personaggio (ma anche dalla questione più generale).
Ora, la presenza dell'on. Soumahoro di certo costituisce una speranza di riscatto per centinaia di migliaia di immigrati regolari e non, e accende un faro sulle condizioni miserrime di alcuni di loro. Si tratta del tema più generale e molto più ampio della gestione dei flussi migratori, e del trattamento da riservare a chi arriva (identico a quello dei lavoratori italiani, migliore di quello che avevano in patria, diverso ma sopra i limiti di una certa dignità?)
Si tratta di questioni immense che non solo i governi ma l'opinione pubblica intera si ostina ad ignorare, concentrandosi sull'ultimo anello della catena (l'approdo nel porto sicuro, la struttura delle cooperative e i loro obblighi fiscali, il pocket Money, etcc..).
La CAMPAGNA DI DIFFAMAZIONE (E FORSE CALUNNIA) nei confronti dell'on. Soumahoro non è che l'ennesima strategia di evitare la questione. All'italiana: mettendo in mezzo guardia di finanza, pm e naturalmente giornalisti assetati di audience.
Senza scomodare la teoria critica della razza, penso che questo tipo di processi dovrebbe essere evitato. Tanto più se, pur essendo chiaramente ispirati a razzismo ed egoismo italico, fingono di rifarsi alla tutela dei migranti sfruttati.
È noto che le condizioni di sfruttamento di qualsiasi gruppo migratorio (penso agli italiani in America agli inizi del Novecento) siano drammatiche. Ma di certo non è colpevolizzando chi si fa portare di certe istanze che esse possono migliorare. Meglio tollerare qualche irregolarità e dare voce ad alcune istanze che mettere tutto a tacere nel gorgo giuziario mediatico.
Che bisogno c'era, in mezzo a tutta la criminalità che dilaga in quelle zone ( il Foggiano, ma anche la zona del basso Lazio) cominciare questa campagna mediatico giudiziaria?
Ma è sempre la solita solfa: faccio finta di difendere deboli e sfruttati ma in realtà metto in campo l'armamentario nostrano (intercettazioni, delazioni, e compagnia bella) per continuare a farmi i fatti miei .
Dalla coop salari per 400.000 euro. Così i Soumahoro si son fatti la casaFabio Amendolara, Paolo Gianlorenzo
25 novembre 2022
https://www.laverita.info/coop-400000-e ... 82585.htmlPiù che una ditta era un bancomat per un’intera famiglia. Facendo due conti abbiamo scoperto che la cooperativa sociale Karibu (riconducibile agli affini del deputato Aboubakar Soumahoro), con 2 milioni di euro di debiti, 26 dipendenti con 400.000 euro di stipendi arretrati, sfamava la presidente, Marie Therese Mukamitsindo, quattro figli e almeno due nuore. E le retribuzioni erano sostanziose. Dai conti sotto la lente degli inquirenti e degli ispettori ministeriali si scopre che il clan aveva la disponibilità di centinaia di migliaia di euro l’anno. La matriarca nel 2021 ha dichiarato circa 100.000 euro di emolumenti, ma le segnalazioni di operazioni sospette hanno messo nel mirino almeno 145.000 euro di bonifici destinati per lo più a spese personali.
Il figlio trentasettenne, Michel Rukundo, ha incassato nello stesso anno 50.000 euro e 15.000 dal consorzio Aid, la coop gemella di cui Confcooperative lunedì ha chiesto lo scioglimento per la mancata collaborazione durante una revisione. Anche la di lui compagna, Marina, ha citato la Karibu nel suo Linkedin, definendosi segreteria personale della presidente.
La sorella di Michel, la trentatreenne Aline, sempre nel 2021, ha incassato oltre 40.000 euro da Aid e meno di 2.000 dalla Karibu.
C’è poi un altro germano, Richard, il maggiore, nato nel 1976 in Ruanda ed entrato in Italia come richiedente asilo nel 1997.
Lui, come la sorella Liliane (che quest’anno da Karibu ha incassato solo circa 12.000 euro), ha lasciato la cooperativa a inizio 2022. È stato dipendente dal novembre del 2018 per i tre anni successivi, incassando poco meno di 40.000 euro l’anno.
Perché Liliane e Richard abbiano lasciato Karibu quest’anno non lo sappiamo.
Richard risulta sposato con l’italiana Valeria che, sempre su Internet, si presenta come responsabile delle risorse umane della coop di famiglia.
Quindi, nel 2021, 240.000 euro circa sono andati alla suocera di Soumahoro e a tre cognati. La moglie Liliane dovrebbe avere incassato a sua volta un bello stipendio. A questa cifra bisogna aggiungere le due cognate italiane. Quanto fa? Una cifra che con ogni probabilità oscilla tra i 300.000 e i 400.000 euro.
Non è finita. Se si analizzano i conti di Richard emerge che sono state movimentate cifre importanti. «Numerosi bonifici in accredito», hanno segnalato i risk manager dell’istituto di credito che aveva scelto per i suoi rapporti bancari, venivano disposti da Karibu «e diversi bonifici esteri» partivano «verso conti in Ruanda intestati alla Karibu Rwa», la coop gemella di quella pontina. In una segnalazione di operazione sospetta si parla di ben 33 operazioni in entrata del valore totale di 237.280 euro. Che, stando alle analisi dei risk manager, sembrerebbe la movimentazione della coop più che quella di un lavoratore dipendente. Alcuni bonifici verso l’estero partivano con causale «retribuzioni». E c’erano trasferimenti di soldi su Postepay anonime. Ma anche su una sua prepagata, «la cui provvista», evidenziano i funzionari della banca, «viene utilizzata principalmente per pagamenti con Pos e prelevamenti da bancomat» situati in Ruanda.
Lì, a Kigali, ha scoperto Domani, Richard aveva messo su un ristorante: Gusto italiano, locale in cui servono dal kebab alla capra cotta ripiena (specialità della casa) e dove si possono guardare le partite di calcio, bevendo birra o passare delle serate di musica africana e giro pizza. Le pagine social di Gusto italiano, però, sono ferme al 2019. Nel 2020, sullo stesso profilo, è partita una promozione di annunci legati al noleggio di automobili di alta gamma (per Vip e matrimoni) e di fuoristrada. Coincidenza: ai risk manager della sua banca non erano sfuggiti i bonifici in addebito «a favore di soggetti terzi» quali «la Be Forward Co Ltd», che vende macchine usate giapponesi. Infine, facendo una ricerca sul Web con le parole «Karibu» e «Rwa», ovvero l’azienda verso la quale partivano bonifici dai conti di Richard, l’unica società che salta fuori con questo nome si occupa di organizzare tour safari e di noleggiare fuoristrada Toyota. E se Richard ha investito nel food e nell’automotive per turismo e wedding, Soumahoro e sua moglie Liliane hanno preferito il mattone. Nonostante lei fosse disoccupata e con il sindacalista non entrato ancora in Parlamento, nel giugno scorso i due comprano un villino a Roma: sei vani su due piani, dalla rendita (la base fiscale sulla quale vengono calcolate le imposte sulla proprietà, l’imposta di registro o quella sui redditi) di 1.239,50 euro e base imponibile Imu da 208.236 euro. Soumahoro e signora per perfezionare l’investimento riescono a ottenere, pur senza troppe garanzie, un mutuo fondiario con ipoteca da 266.000 euro da restituire in 30 anni al tasso del 2,7 per cento. Il villino è a Casal Palocco, un quartiere residenziale alle porte di Roma. Centinaia di case a schiera con piccolo giardino, piano terra e primo piano. Anche quella di Soumahoro, acquistata da pochi mesi diventa anonima in mezzo a tutte le altre. Sul campanello e cassetta della posta non c’è scritto nulla, ma noi sappiamo dove suonare. Viene ad aprirci Liliane. Tiene per mano il figlio di un paio di anni. Ci saluta, ma quando ci presentiamo come giornalisti si richiude in casa e non risponderà più al citofono: «Come avete fatto a trovare la nostra casa? Ho un bambino piccolo. Non mi riprendete. Non mi disturbate». In questa abitazione vivono da pochissimo tempo ma c’è già chi li ha riconosciuti. In una delle villette vicine ci sono dei tecnici alle prese con una caldaia appena sostituita: «Sì, ho visto dove abitano. Ho riconosciuto lui dopo averlo visto in televisione. Devono abitare lì da poco tempo perché mi ricordo che ci abitavano altre persone. Questo è un posto residenziale. Ci vivono calciatori, figli di calciatori, gente dello spettacolo, ma anche personaggi politici. Ormai non ci facciamo più caso, ma la sua storia colpisce». Ci riavviciniamo al cancello e torniamo a suonare. Niente. Non risponde e non apre. Nel patio è appesa una busta con dentro, appena visibili, degli stivali di gomma verdi. Forse sono gli stessi usati per presentarsi il primo giorno in Parlamento e che ha preparato per restituirli al lavoratore pugliese che ne ha rivendicato la proprietà e richiesti indietro.
Sappiamo che oggi Soumahoro si farà intervistare in tv. Ma alle nostre domande, inviate anche via Whatsapp preferisce non rispondere. Qualcuno le legge, ma non replica. Domande semplici come questa: «In che modo lei e sua moglie avete offerto le garanzie per ottenere un mutuo da circa 270.000 euro? Lei ha detto che Liliane è “disoccupata”. A quanto ammontava il suo reddito da sindacalista per ottenere quel mutuo trentennale? Qualcuno vi ha fatto da garante?». Una domanda quest’ultima collegata al fatto che i due coniugi non risultano intestatari di altri immobili. Ma, come detto, alle nostre domande, Soumahoro ha deciso di non rispondere. Preferisce fare monologhi sui social o andare in tv a farsi intervistare da qualche giornalista di sinistra.
Alla coop dei Soumahoro da 4 anni fondi non dovutiNel 2018 un decreto ingiuntivo avrebbe dovuto bloccare tutto. Ma i finanziamenti continuarono
Bianca Leonardi
28 Novembre 2022
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 89830.htmlOggi è nel vortice dell'inchiesta sul presunto sfruttamento di migranti. Ma la coop Karibu è stata per anni la regina del progetto Sprar. Un'iniziativa gestita dal Ministero dell'Interno che prevedeva anche l'emissione di fondi da parte degli enti locali per la lotta al caporalato. L'associazione presieduta da Marie Thérèse Mukamitsindo, suocera di Soumahoro, vinse il bando nel lontano 2011 con un incarico valido fino al 2013. Subito dopo venne rinnovato per un ulteriore triennio, con la determina 22 del 27 febbraio 2014. Da quel momento la Karibu ha proseguito nell'impegno senza più presentare documentazione né partecipare a ulteriori bandi, ma solo grazie al rinnovo delle proroghe di volta in volta. Nel 2018 la protagonista, Mukamitsindo, viene addirittura premiata come «Imprenditrice immigrata dell'anno», con tanto di consegna solenne da parte dell'ex presidente della Camera Laura Boldrini. Una nomina importante che permise alla Karibu di assumere un certo prestigio.
In realtà, però, dietro a tutto ciò si nascondevano problemi economici che andavano avanti da anni, nel totale silenzio. Proprio il 27 novembre del 2018, con il decreto ingiuntivo n.2308/18, emesso dal Tribunale di Latina, si chiedeva il pagamento di 139mila euro entro 10 giorni. Un pagamento mai avvenuto e che ha portato al pignoramento, da parte dell'ufficiale giudiziario, di tutti i crediti che l'associazione vantava con Ministero dell'Interno, Regione Lazio, Comune di Latina, Comune di Sezze e tre banche italiane. In pratica, da quel momento la Karibu non avrebbe più potuto ricevere fondi pubblici. Proprio per questo, dopo 10 anni di finanziamenti ministeriali ottenuti senza bando, nel 2019 viene scelta per i fondi anti-caporalato un'altra associazione, nonostante la Karibu, non si sa come, all'apertura delle buste avesse presentato l'offerta economica più vantaggiosa. A nulla è servito il ricorso al Tar, bocciato a causa di incongruenze.
Nonostante ciò però, si scopre dai bilanci che dal 2020 l'associazione riesce ad andare avanti grazie alla vincita di bandi comunali e ministeriali. L'ultimo, proprio lo scorso aprile ha visto entrare nelle tasche della famiglia Soumahoro - con Karibu ed Aid entrambe vincitrici - la somma di circa un milione di euro per l'assistenza ai rifugiati ucraini.
Non solo. Nonostante questo curriculum non troppo limpido, le indagini della procura di Latina iniziate nel 2019 e l'inchiesta aperta qualche settimana fa, scopriamo che ancora oggi Roccagorga, piccolo paese in provincia di Latina, continua ad ospitare centri d'accoglienza - tra cui uno dedicato ai minori - gestiti da Karibu. Il Comune è commissariato e l'amministrazione prefettizia sta controllando i conti prima di erogare i finanziamenti gestiti dal ministero. Finanziamenti che, a quanto pare, non sembrerebbero essersi mai fermati nel silenzio della sinistra e delle istituzioni. Si scopre infatti che molti esponenti del Pd hanno ricoperto cariche all'interno delle coop, come l'assessore ai servizi sociali per il Comune di Roccagorga Tommaso Ciarmatore, appunto, che dal 2009 risultava anche dipendente della Mukamitsindo. L'assessore ha poi dato l'addio proprio nel 2019. E con lui decine di operatori con contratto a tempo determinato e indeterminato già ai tempi non pagati.
Soumahoro sapeva tuttohttps://www.facebook.com/reel/535669818 ... ingle_unitSoumahoro finisce nel banco degli imputati dopo aver fatto sparire quasi 16€ Mila euro che sarebbero spettati come reddito d’emergenza a 600 braccianti di Lega Braccianti la sua associazione…https://www.facebook.com/watch?v=1144811379477482 “NON C’ERA ACQUA CALDA, SAPEVA TUTTO”. IL COLLABORATORE CONTRO SOUMAHOROAlcuni collaboratori della cooperativa Karibu inchiodano l'italo-ivoriano: "Non c'era l'acqua calda, mancava cibo. Sapeva benissimo quello che stava succedendo".
Fonte:
http://Www.ilgiornale.it – di Luca Sablone - 28/11/2022
https://www.facebook.com/fsorrenti3/pos ... 19oTf8my6lLa vicenda della cooperativa Karibu ha travolto la sinistra nostrana in un vortice di imbarazzo. Prima aveva dipinto Aboubakar Soumahoro come potenziale leader della galassia rossa, per poi scaricarlo in un silenzio assordante che la dice lunga. Il tutto con due attenuanti: l'italo-ivoriano non è coinvolto direttamente e Sinistra italiana non era a conoscenza della situazione. Ma nelle ultime ore sono spuntate testimonianze che non vanno proprio in questa direzione.
LA SITUAZIONE DELLA COOP
L'ultima puntata di Non è l'arena, programma in onda la domenica sera su La7, ha raccolto una serie di testimonianze di alcuni collaboratori della cooperativa. La situazione del centro è stata definita "grave" e sono state denunciate diverse criticità che non possono passare in secondo piano: "A volte non c'era l'acqua calda, i termosifoni non funzionavano, non c'era gas, non c'era corrente".
Non solo: da una testimonianza è emerso che sarebbero emerse difficoltà anche nel cucinare a causa della carenza di cibo. "I ragazzi, i minori quando si svegliavano non c'era latte per fare colazione", è il racconto fornito. Ecco perché il dito è stato puntato contro la comunità: "I ragazzi dovevano mangiare fuori e tornavano solo per dormire". A svelarlo è stato un uomo che dichiara di aver lavorato con la Karibu due anni: "Senza contratto di lavoro, senza stipendio. Mi hanno pagato solo due volte in due anni".
Una donna ha fatto sapere di aver avuto evidenti problemi nell'estate del 2018: "Fu veramente difficilissima perché lì ci furono dei ritardi veramente importanti, avevo delle difficoltà incredibili". In tal senso ha citato la cooperativa: "Disse che la Prefettura aveva dei ritardi e che anche loro si ritrovavano in difficoltà".
Il che però non risulta ad esempio a Federico Carnevale, sindaco di Monte San Biagio, che ha smentito ritardi nel versamento delle somme: "Assolutamente no". Nancy Piccaro, ex sindaco di Roccagorga, è stata chiara: "Si è sentito dire che Roccagorga deve dei soldi alla Karibu. Non è assolutamente così perché il Comune non deve nulla alla Karibu".
L’ACCUSA A SOUMAHORO
A questo si aggiunge la versione di un altro uomo, che ha fatto sapere di non aver ricevuto lo stipendio dal dicembre 2020 al novembre 2021. Il testimone ha tirato in ballo anche Aboubakar Soumahoro: "Lui sapeva benissimo tutto quello che stava succedendo, conosce tutta la situazione di ogni casa". E si è lasciato andare a una risata quando ha visto l'italo-ivoriano con gli stivali davanti alla Camera: "Quello che ho fatto adesso l'ho fatto quella volta, ho riso. Si vedeva che era una pagliacciata". L'inviato di Non è l'arena ha intercettato Soumahoro che però non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
VERGOGNOSO quello che è successo ieri al festival dei diritti umani a Napoli durante la proiezione del docufilm del regista Michelangelo Severgnini, a cui va tutto il mio sostegno:(Roberto Bobbio)
29 novembre 2022
https://www.facebook.com/maria.buzolich ... V3hqnes42l "Mentre lo scandalo legato alle coop dell'accoglienza in mano alla famiglia del deputato Aboubaka Soumahoro si allarga, a Napoli viene impedita con la forza la proiezione del docufilm "L'Urlo". La pellicola mostra il vero volto della crisi libica, tra schiavisti e mafiosi del petrolio, tagliagole al soldo dell'Occidente e ONG complici del traffico di esseri umani.
Il regista Michelangelo Severgnini, autore del film, è stato invitato al "Festival dei diritti umani" il 25 novembre scorso dal direttore del festival stesso, Maurizio Del Bufalo. E nonostante Severgnini avesse avvertito Del Bufalo sulla presenza nel video di testimonianze compromettenti nei confronti delle ONG, il direttore ha garantito che vi sarebbe stata la possibilità di un dialogo aperto.
Invece, dopo soli 20 minuti dall'inizio del docufilm, la proiezione è stata interrotta bruscamente dall'arrivo di alcuni attivisti delle ONG. Con l'arroganza e l'intolleranza tipica degli autoproclamatisi "buoni", queste persone hanno iniziato a protestare a gran voce. Soprattutto quando, ad un certo punto della pellicola, uno dei migranti racconta di come molti dei detenuti in Libia desiderino tornare a casa ma vengano letteralmente spinti verso il Mediterraneo in braccio alle ONG. Quando poi è spuntato fuori il nome della Open Society dalla bocca di Daniel Korbaria è scoppiato un putiferio.
Tra insulti e accuse, la proiezione non ha potuto andare avanti. Padre Alex Zanotelli ha avallato la censura ai danni di Michelangelo Severgnini, mentre il direttore Maurizio Del Bufalo si è affrettato a fare dietrofront, scusandosi coi presenti per i contenuti del docufilm. A Severgnini non è restato che andarsene dignitosamente, lasciando una sala ribollente di rabbia.
È un fatto scandaloso che mostra, qualora ce ne fosse bisogno, la vera natura del mondo che si arricchisce (economicamente e politicamente) con l'immigrazione."
Questo docufilm spero diventi virale, perché la verità merita sempre essere difesa, a qualsiasi costo."
Davanti all'ispettorato del Lavoro di Latina la donna avrebbe ammesso le proprie mancanze, ma giustificandosi. "Eravamo in difficoltà". E ora il caso è tutt'altro che risolto"È vero, non abbiamo pagato..". Ora la suocera di Soumahoro vuota il sacco
Marco Leardi
29 Novembre 2022
https://www.ilgiornale.it/news/attualit ... 90296.html"Si è vero. Non gli abbiamo fatto il contratto e non abbiamo pagato gli stipendi". Alla fine Marie Therese Mukamitsindo ha riconosciuto le proprie responsabilità. Davanti alla commissione dell’ispettorato del lavoro di Latina, stamani la suocera del deputato ivoriano Aboubakar Soumahoro ha ammesso le accuse che le aveva rivolto Youssef Kadmiri. L'ingegnere marocchino 42enne, confidandosi con alcuni organi di stampa, aveva affermato di essere stato pagato "solo due volte". Ora la donna indagata per presunte irregolarità nella gestione di due cooperative pro-migranti dovrà rendergli il denaro dovuto.
Soumahoro, la suocera confessa
Secondo quanto riporta il Corriere, Marie Therese Mukamitsindo ha riconosciuto di non aver pagato degli stipendi, adducendo però una giustificazione. "Eravamo in difficoltà...", avrebbe detto. La donna, presentandosi stamani all'ispettorato del Lavoro, si era rifiutata di rispondere alle domande dei cronisti che le chiedevano spiegazioni sul caso che sta tenendo banco da giorni, non senza ripercussioni politiche. Ora, a quanto si apprende, la suocera del parlamentare dell'Alleanza Sinistra-Verdi sarebbe giunta a un accordo. Dovrà sanare economicamente le posizioni di Youssef Kadmiri e quelle di altri due operatori che avevano lavorato per le cooperative Karibu e Consorzio Aid. Anche questi ultimi avevano accusato la Mukamitsindo di non averli pagati regolarmente.
Le tre vertenze e i soldi da restituire
Nello specifico, Stefania Di Ruocco era in forze alla coop Karibu dal 2016. Per lei - riferisce il Corriere - è stata definita la somma di oltre 21mila euro comprensive di Tfr, da pagare a rate. Da quasi due anni non aveva ricevuto nulla: da gennaio a dicembre 2021 e poi da gennaio 2022 sino ad ottobre di quest'anno. Con lei, a chiedere di rispettare il diritto alla paga, anche Mohamed El Motaraji. Ma ora la vicenda è tutt'altro che risolta. Sempre a quanto si apprende, infatti, le tre vertenze affrontate stamani sarebbero solo una piccola parte di quelle presentate nei confronti delle coop della famiglia Soumahoro.
"Deve 400mila euro ai lavoratori"
Secondo la stima di Gianfranco Cartisano di Uiltucs, ammonterebbe almeno a 400 mila euro la somma dovuta alla retribuzione regolare dei lavoratori, in gran parte migranti stranieri. In un video pubblicato nei giorni scorsi, il deputato Soumahoro aveva affermato in lacrime che sarebbe stato dalla parte degli accusatori, se fossero state accertate le irregolarità da loro denunciate.
Al momento, lo ricordiamo, Marie Therese Mukamitsindo è indagata per diverse ipotesi di reato. Nei suoi confronti sono state mosse accuse di malversazione, truffa aggravata e false fatturazioni.
Soumahoro, chi è la moglie Liliane: lanciata da Boldrini e assunta da Berlusconi. Quando lavorava a Palazzo Chigi. «Diceva di essere la nipote del premier ruandese»Francesco Bechis
26 novembre 2022
https://www.ilmessaggero.it/persone/sou ... 76051.html«Attualmente disoccupata» e fuori dal circuito dell'accoglienza. Ma nel curriculum di Liliane Murekatete, moglie del deputato dell'Alleanza Verdi-Sinistra Aboubakar Soumahoro finito nella bufera politica per il caso coop, ci sono diverse esperienze di peso. E una pesa più di tutte: Palazzo Chigi. Ma ci sono anche conoscenze illustri, in Italia e all'estero. Inclusa una presunta parentela con l'ex premier del Ruanda. Notizia da verificare, che intanto infittisce la trama di una vita sospesa tra impegno sociale, mondanità e missioni istituzionali.
Soumahoro, alla coop della moglie 60 milioni di finanziamenti pubblici: appalti milionari fino a marzo scorso
LA VITA A PALAZZO
Un passo indietro. L'ex dipendente della cooperativa Karibu ora nel mirino delle indagini della procura di Latina, ricorda Dagospia, ha lavorato come consigliera alla presidenza del Consiglio per più di due anni, dal 2003 al 2006, nel governo Berlusconi. Ruolo ricoperto anche con il secondo governo Prodi. E poi di nuovo quando il Cavaliere è tornato in sella nel 2008: richiamata dal governo di centrodestra come «facente funzioni» del rappresentante per l'Africa. Missione, quest'ultima, mai decollata davvero.
GLI ESORDI
Nel 2003 l'esordio come assistente dell'allora inviato speciale italiano del G8 per l'Africa, Alberto Michelini, ex deputato e già giornalista del Tg1. «Non la vedo da quasi vent'anni - racconta lui al Messaggero - sono sorpreso dalle notizie che sembrano emergere sul suo conto. Ci dev'essere stata una forte involuzione».
Il primo incontro con Michelini è a Roma, con una sponsor d'eccezione: Laura Boldrini, ex presidente della Camera, all'epoca portavoce dell'Unhcr per il Sud Europa. È il 20 giugno e l'agenzia dell'Onu celebra con un convegno la giornata mondiale del rifugiato, presenti Michelini e Alfredo Mantovano (attuale sottosegretario a Chigi) nella veste di sottosegretario all'Interno. Boldrini cede la parola a Liliane, ventiseienne miracolosamente scampata con la sua famiglia all'eccidio che nel 1994 ha sconvolto il Ruanda.
Paola Ganozzi, consigliera di Michelini e tutt'ora in squadra a Palazzo Chigi, rimane colpita e lancia l'idea: la ragazza deve entrare a palazzo. «Parlava un perfetto italiano, oltre a inglese e francese madrelingua», racconta Michelini, «ha lavorato con noi più di due anni, ci seguiva nelle missioni in Africa, e i nostri interlocutori apprezzavano che nella delegazione italiana ci fosse una giovane africana preparata». Liliane entra nel team, numero due dell'assistente di Michelini Maria Teresa Burgoni. Con loro, a Piazza Colonna, lavora anche Stefano Pontecorvo, il diplomatico poi diventato inviato della Nato in Afghanistan. La giovane si fa notare, collabora con il consigliere diplomatico di Berlusconi, Bruno Archi. Sarebbe perfino riuscita ad ottenere un colloquio con il premier in persona.
«Sobria, prudente, attenta». Il profilo che traccia Michelini cozza con il ritratto che affiora dalle cronache di questi giorni, tra eccentriche sortite social e dure accuse dei lavoratori nelle coop dove lavorava. «A Chigi mai vista con borse di Louis Vitton o con oggetti di lusso in bella vista, nessun eccesso», riprende il giornalista. Prima di dedicarsi a tempo pieno alle coop, Murekatete ha dunque vissuto una parentesi nelle istituzioni. Un ruolo (e un lavoro) di prestigio. Defilato, certo, ma non indifferente.
PREMIER E PARENTI
«Abbiamo visto decine di capi di Stato africani, lei era sempre presente», racconta Michelini. Con un aneddoto, confermato da più fonti presenti a Chigi venti anni fa. «Diceva di essere la nipote del primo ministro del Ruanda, Bernard Makuza». Un totem della politica ruandese, etnia hutu, ex prima fila del Movimento democratico repubblicano, sciolto dal Parlamento nel 2003 con l'accusa di sostenere tesi giustificatorie sul genocidio ruandese. Ancora Michelini: «Sosteneva fosse uno zio. Non ho mai ritenuto di verificare, ci fidavamo. E devo dire che nei nostri viaggi in Ruanda lui la accoglieva con l'affetto e la confidenza di un parente stretto».
Formigli: “Con quali soldi è vissuto fino a oggi?Soumahoro: “Ho scritto un libro”
29 novembre 2022
https://voxnews.info/2022/11/29/soumaho ... o-milione/Nonostante la super promozione di Damilano e Saviano, il libro di Soumahoro ha venduto solo 9mila copie, circa 10mila euro di guadagno.
"Ong hanno stessi interessi degli scafisti". Meloni invoca la legalitàFrancesca Galici
30 novembre 2022
https://www.ilgiornale.it/news/interni/ ... 90703.htmlDopo settimane di silenzio, Liliane Murekatete, compagna di Aboukabar Soumahoro, deciso di parlare con una lunga intervista concessa all'agenzia Adnkronos nella quale smentisce qualunque accusa nel giorno in cui il ministro Adolfo Urso ha annunciato la liquidazione della cooperativa Karibu. Le accuse sulla gestione delle coop Aid e Karibou sono numerose e oltre all'aspetto giudiziario c'è quello politico. Il deputato, infatti, non è indagato per la gestione delle coop ma è evidente che quanto è emerso in relazione alla sua famiglia sia una macchia su una carriera politica basata sulle dichiarazioni in favore dei braccianti e degli immigrati che, invece, non venivano accolti e trattati in maniera adeguata all'interno delle due coop.
"Posso capire, senza giustificarli, gli attacchi politici, ma la narrazione della maggior parte dei giornalisti è stata improntata ad un teorema fondato sulla colpevolezza certa e manifesta, con buona pace della presunzione di innocenza: colpevole io, colpevole mia madre, colpevole il mio compagno", ha detto Liliane Murekatete, dimenticandosi il ruolo della stampa, che è quello che effettuare inchieste e fare domande scomode su fatti di rilevanza collettiva, come è inevitabilmente quello delle coop. E nella sua intervista rilasciata per l'Adnkronos, la donna se la prende anche con la terminologia utilizzata da gran parte della stampa italiana: "Il sapiente, malizioso utilizzo di espressioni quali la 'cooperativa della moglie di Soumahoro' (mentre non faccio più parte della cooperativa né come membro del Cda, né come socia né tanto meno come dipendente) o 'la cooperativa della famiglia di Soumahoro' che ha connotato sin da subito la campagna mediatica è particolarmente odioso in quanto volto a sollecitare distinguo, prese di distanza, ripudi, magari accuse reciproche, tutti rigorosamente pubblici, nella peggiore tradizione dell'Autodafé".
Il collegamento (il)logico
Nelle dichiarazioni della compagna del deputato, quindi, si scivola anche nel vittimismo più spicciolo, quello che da sempre fa leva sull'elettorato di sinistra e che si basa sull'insinuazione di un razzismo sommerso: "La costruzione del racconto mediatico volto a rappresentarmi come una cinica 'griffata' e ad affibbiarmi icastici titoli derisori, una che pubblica selfie (peraltro dello stesso tenore di quelli di centinaia di migliaia di giovani donne occidentali e non) mentre i lavoratori della cooperativa non ricevono gli stipendi è artatamente falsata". Lady Gucci, così com'è stata definita da molti ben prima che la vicenda arrivasse alla ribalta nazionale, afferma che la maggior parte dei selfie che la vedono ritratta con indosso capi firmati risalgono al 2014/2015, "quando non avevo alcun incarico nella cooperativa Karibu e quando non avevo ancora conosciuto il mio compagno". Sostiene che il suo compagno sia stato "messo in croce" per quelle foto ma il compagno, quando ha avuto la possibilità di spiegare, non ha dato riferimenti temporali ma ha solamente detto che la sua compagna "ha diritto alla moda". Parlando al presente, non al passato.
Ma l'apice dell'intervista viene raggiunto quando Liliane Murekatete si mette sullo stesso livello dei braccianti e dei collaboratori non pagati: "Si sorvola sul fatto che anch'io (che peraltro sono in aspettativa dall'aprile 2022) sono in attesa della corresponsione degli arretrati. E ovviamente - insiste - il sottotesto della narrazione esclude a priori l'ipotesi che possa esistere una donna africana benestante (e/o che possa diventarlo onestamente) e men che mai che essa possa contemporaneamente impegnarsi nelle questioni sociali". Ovviamente, com'è nel suo diritto, Liliane Murekatete ha già dichiarato di non voler dare spiegazioni alla stampa sulla provenienza dei suoi soldi, anche di quelli utilizzati per l'acquisto della casa a Casal Palocco ma si è detta disponibile a fornire tutti i chiarimenti necessari agli inquirenti nel caso in cui questi vengano richiesti. E anche lei, come il suo compagno, ha alzato la voce minacciando querele: "In questo piano inclinato non posso quindi fare altro, al momento, che dare incarico al mio avvocato, Lorenzo Borrè, per adire le vie giudiziarie nei confronti di quanti mi hanno consapevolmente e persistentemente diffamato, ai limiti dello stalking". Parlare di stalking per una vicenda giudiziaria che, anche se in via secondaria, riguarda un deputato della Repubblica Italiana appare quanto meno eccessivo, se non offensivo, verso le donne che lo subiscono per davvero.
Soumahoro, quegli intrecci con il Pd. Gli amministratori dem lavoravano per la KaribuDario Martini
30 novembre 2022
https://www.iltempo.it/politica/2022/11 ... -34039800/I politici del Pd della provincia di Latina conoscevano bene la coop Karibu di Marie Therese Mukamitsindo, suocera di Aboubakar Soumahoro. Rapporti di «antica» data, che risalgono a quando la cooperativa dedita all'accoglienza dei migranti ha iniziato la sua attività, ormai due decenni fa. Oggi la società che fa capo alla madre della consorte del deputato di Verdi e Sinistra è al centro delle polemiche per gli stipendi non pagati, per l'utilizzo dei fondi pubblici e per le carenze igienico-sanitarie in cui erano costretti a vivere i profughi. Mukamitsindo è indagata per malversazione, false fatturazioni e truffa aggravata.
Ora che lo scandalo è scoppiato, è possibile documentare casi di politici che, prima di occuparsi dell'amministrazione pubblica, hanno lavorato per conto della coop della suocera di Soumahoro in qualità di commercialisti, dal momento che erano loro stessi a presentare i bilanci. Karibu nel corso degli anni si è aggiudicata molti affidamenti nell'ambito dell'accoglienza, sia a Sezze, dal 2001 al 2018, che a Priverno, dal 2014 al 2016. Basti pensare che nella sola Sezze si è aggiudicata circa 5,5 milioni di euro. Partiamo proprio da questo Comune, dove la Karibu ha vinto il primo progetto Sprar nel 2001. Da allora ha continuato a ricevere fondi, tra proroghe e nuovi bandi, per 18 anni, fino al 2019. In alcuni casi con semplice determine, in altri attraverso gare pubbliche. Lo Sprar è il «Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati», il servizio del Viminale per i progetti di accoglienza, di assistenza e di integrazione dei richiedenti asilo a livello locale. Nei suoi primi anni di attività, la cooperativa di cui è amministratrice la suocera di Soumahoro, si è affidata alla consulenza di un commercialista, Sergio Di Raimo, che ha presentato i bilanci di Karibu dal 2004 al 2006. Di Raimo è tutt' altro che sconosciuto alla politica locale. È stato consigliere comunale di Sezze nel 2003, con una lista civica, quando il Pd non era ancora nato.
Poi, nel 2007, è stato assessore al Bilancio nella giunta Campoli. Nel 2012, primo degli eletti, è andato a presiedere il consiglio Comunale, fino al 2017, quando è diventato sindaco di Sezze con una giunta di centrosinistra. Sfiduciato nel 2021, si è ricandidato nell'ottobre dello stesso anno, ma è stato battuto da Lidano Lucidi. Attorno al 2015 la Karibu si è aggiudicata anche la gestione del Cas, il Centro di accoglienza straordinaria, sempre a Sezze. A difendere la regolarità degli affidamenti in questo settore è l'ex sindaco Campoli, che alcuni giorni fa ha pubblicato un lungo post con cui ha ricordato che la comunità di Sezze «in venti anni ha accolto centinaia di donne sole e di bambini, nella massima trasparenza amministrativa e senza che mai alcun dipendente o fornitore non venisse pagato o non venisse rispettata la dignità di queste persone, almeno per il progetto gestito dal Comune, che nasce nel 2001 con i protocolli d'intesa forniti direttamente dal ministero dell'Interno e in cui la cooperativa Karibu veniva indicata come ente gestore. Questa modalità - continua Campoli - è andata avanti fino al 2008 (tra l'altro trovando d'accordo un'amministrazione di centrodestra per quattro anni) fino a quando fui io a decidere di indire una gara pubblica per selezionare un partner per la gestione di questo provetto. Karibu vinse legittimamente e mantenne il servizio fino al 2017».
A poca distanza da Sezze si trova Priverno, l'altro comune pontino dove la Karibu ha svolto per anni la sua attività. Dal 2014 al 2016 si è aggiudicata 650mila euro dal Comune: 172mila nel 2014, 187mila nel 2015, 187mila nel 2016, e altri 103mila per accogliere 15 migranti aggiuntivi oltre a quelli già previsti. Questi affidamenti sono stati decisi nell'ottobre 2013 dalla giunta Delogu. Tutte gare con affidamento diretto. Come si legge nella delibera 45 del 2014, è stata individuata «nella cooperativa Karibu di Sezze il soggetto del terzo settore avente le caratteristiche necessarie per la progettazione e la gestione del servizio di accoglienza "integrata" a favore dei richiedenti asilo e/o dei rifugiati, in linea con il progetto Sprar, in quanto soggetto che gestisce analoghi servizi nel distretto dei Monti Lepini». Il vicesindaco di allora era Anna Maria Bilancia, attuale primo cittadino di Priverno.
Tra l'altro, negli anni 2013-2015, tra i consiglieri di maggioranza figurava Enrica Onorati, assessore comunale alle Attività produttive nel 2016 e attuale assessore regionale all'Agricoltura. In queste amministrazioni figurava anche Domenico Stirpe, già assessore nelle giunte Bilancia (2016-2021) e Delogu (2015), che ha ricoperto incarichi pure sotto Mario Renzi, sindaco Pds dal 1993 al 2003. Stirpe, come Di Raimo, ha lavorato come commercialista per la Karibu, presentando il bilancio del 2007. L'anno dopo, la coop di Mukamitsindo ha cambiato commercialista, e si è affidata a Tobia Tommasi, che ha presentato il rendiconto nel 2008. Tommasi è l'attuale assessore al Bilancio di Priverno ed è stato candidato consigliere alle comunali per Delogu sindaco nel 2013. Nel 2019 ha ricoperto anche l'incarico di revisore contabile per il progetto Sprar del Comune.
Intanto, si infiamma lo scontro in Regione Lazio. Il capogruppo della Lega, Angelo Tripodi, fa notare che «tra stipendi non pagati, lavoro in nero, condizioni inumane nei centri di accoglienza», si registra «il silenzio imbarazzato» del governatore dimissionario Nicola Zingaretti, del candidato alla presidenza Alessio D'Amato e dell'assessore all'Agricoltura Enrica Onorati, la stessa che si è fatta le ossa nella politica di Priverno, dove la coop Karibu incassava centinaia di migliaia di euro.
Soumahoro, truffata anche l'Inps? Il clan ora teme il peggioGiorgio Carbone
1 dicembre 2022
https://www.liberoquotidiano.it/news/po ... -inps.html Il caso coop, che coinvolge la famiglia del deputato Aboubakar Soumahoro, si arricchisce ogni giorno di nuovi particolari, complicando non poco l'inchiesta giudiziaria. Secondo un retroscena svelato da Il Fatto Quotidiano, si sta facendo strada l'ipotesi che tra le vittime della presunta truffa perpetrata dalle cooperative Karibu e Consorzio Aid non ci siano solo i lavoratori, per lo più migranti, ma anche l'Inps.
Le due aziende su cui indaga la Procura di Latina sono gestite da Marie Therese Mukamitsindo, la suocera del parlamentare di Alleanza Verdi-Sinistra, al momento l'unica iscritta nel registro degli indagati per truffa e malversazione (il reato di chi dirotta dalla sua destinazione fondi pubblici e sovvenzioni). A ciò si aggiungono adesso i mancati versamenti all'Inps per i contributi, le trattenute delle buste paga dei dipendenti e le tasse sull'impresa. Stando agli approfondimenti da parte del Nucleo di Polizia Economico-Finanziario della Guardia di Finanza di Latina, la cooperativa Karibu registra debiti per circa un milione e mezzo di euro nei confronti del fisco.
Intanto, ieri si è tenuto un incontro presso l’Ispettorato del Lavoro di Latina, dove Mukamitsindo viene chiamata settimanalmente per le udienze di conciliazione per i lavoratori. A verbale la donna ha ammesso di non aver pagato degli stipendi nei confronti di un solo dipendente e sarebbe giunta a un accordo, accettando di pagare a rate quanto dovuto. L'arretrato è di circa 22 mila euro ed è relativo a stipendi e tredicesime non versati tra il gennaio 2021 e l'ottobre del 2022, ma anche la tredicesima del 2020 e il tfr relativo al periodo 1 gennaio 2016-31 ottobre scorso. In tutto, però, sono 26 i lavoratori che hanno presentato denunce in cui lamentano retribuzioni arretrate che ammontano a un totale di circa 400 mila euro.