Dialogo con l’Islam? Belle parole, ma al lato pratico solo una utopiaFranco Londei
Aprile 1, 2019
https://www.rightsreporter.org/dialogo- ... Lki89WvHnU Ieri il Papa è tornato ancora una volta a invocare il dialogo con l’Islam. Lo ha fatto in occasione della sua visita in Marocco, uno dei pochi Paesi arabi dove i cristiani non sono perseguitati anche se sono ridotti ai minimi termini.
Papa Francesco non fa altro che fare il suo dovere di buon cristiano nell’invocare un dialogo con il mondo islamico. La cultura cristiana del “porgi l’altra guancia” e della pace ad ogni costo con chiunque lo impone.
Ma nella sostanza le parole del Papa sono prive di senso, sono solo belle parole di circostanza. E a dimostrarlo non c’è solo la mancanza di un riscontro della stessa volontà da parte islamica, è il concetto stesso su cui si basa l’Islam a rendere vana la speranza di Papa Francesco.
L’Islam non prevede nessun dialogo con le altre religioni se non dopo la loro totale sottomissione. Questo concetto basilare è rimasto inalterato nel corso dei secoli, mentre le altre religioni si sono evolute nei loro concetti basilari.
Prendiamo per esempio quanto successo ieri in Tunisia durante la riunione della Lega Araba che si teneva in contemporanea con la visita del Papa in Marocco.
Riunione della Lega Araba a Tunisi
Mentre Papa Francesco parlava di dialogo con l’Islam, di pace e di una Gerusalemme capitale delle tre religione monoteiste, la Lega Araba condannava le decisioni del Presidente Trump di riconoscere Gerusalemme quale capitale di Israele e il riconoscimento della sovranità israeliana sul Golan.
Il concetto alla base delle critiche della Lega Araba non è però quello di una Gerusalemme capitale delle tre religioni, ma che nessuno può permettersi il lusso di sottrarre territori conquistati dall’Islam.
È lo stesso concetto applicato alla critica sulla sovranità israeliana sul Golan, amplificato in questo caso dal fatto che le Alture del Golan sono passate sotto controllo israeliano a seguito di una guerra di aggressione dei Paesi Arabi contro Israele e non viceversa.
Per la mentalità islamica Israele, che si è difeso, doveva soccombere ma siccome ciò non è avvenuto non ha alcun Diritto di appropriarsi di terre islamiche anche se tali terre sono di vitale importanza strategica per la sua difesa e la loro occupazione è il frutto di una azione di auto-difesa.
La religione detta la politica e non viceversa
Il problema, che secondo me il Papa sottovaluta, è che nel mondo islamico la politica la detta la religione. Tutte le leggi dei paesi islamici sono basate sulla legge islamica. Non esiste un Paese islamico democratico. Non esiste un paese islamico che abbia una costituzione completamente svincolata dalla Sharia.
Quello che è mio è mio, quello che è tuo è mio
Non è un problema da niente perché la legge islamica non prevede il dialogo, non prevede la condivisione. Quello che è mio è mio, quello che è tuo è mio. Funziona così da secoli.
Ecco perché le parole del Papa sono solo belle parole ma nella sostanza sono una utopia o forse solo una mera speranza.
Il mondo islamico non è interessato a un dialogo con il resto del mondo oppure, se lo è, lo è solamente perché è nel suo interesse farlo. Per capirlo basta andare a vedere gli obiettivi di coloro che incredibilmente vengono considerati “l’islam moderato” con cui dialogare: i Fratelli Musulmani.
La Fratellanza Musulmana ha degli obiettivi ben precisi e una altrettanto precisa strategia per raggiungerli.
Il dialogo con il resto del mondo rientra in quella strategia, ma è ingannevole, è fuorviante. Fornisce una falsa sensazione di sicurezza, sensazione che l’avvento dello Stato Islamico aveva messo in pericolo proprio perché metteva allo scoperto le loro vere intenzioni.
Ora con la sconfitta dello Stato Islamico la Fratellanza Musulmana può tornare al suo piano originale e addirittura andare a sostituire ISIS.
È con questi personaggi che Papa Francesco intende dialogare. E’ con chi vuole creare un esercito dell’Islam per riconquistare prima Gerusalemme e poi il resto del mondo che il Papa vuole instaurare un dialogo. Se non è un suicidio, poco ci manca.
Intendiamoci, non intendo minimamente criticare Papa Francesco. Come detto lui fa il suo lavoro e agisce coerentemente con il suo ruolo. Posso però dire che sbaglia tutto?
Se una forma di dialogo con l’Islam ci deve essere non può prescindere dalla reciprocità e soprattutto dalla chiarezza. Sono garanzie che la Fratellanza Musulmana non può dare, inutile girarci intorno. Possiamo far finta di crederci, possiamo anche tentare un dialogo, nessuno ce lo vieta. Ma sono loro a dover cambiare, non noi.
E francamente credo che ciò sia impossibile. È troppo stretto il rapporto tra politica e Islam per essere rotto. Per i musulmani, la politica e tutto ciò che gli gira intorno, è l’Islam, è la Sharia, la legge islamica. Questo non si può cambiare.
Quindi l’unico modo per dialogare con l’Islam sarebbe quello di chiedere che si debba essere noi a doverci adeguare alla legge islamica. Con il dovuto rispetto per Papa Francesco, non credo che sia una buona idea.
È davvero possibile il dialogo tra Occidente e islam?Alessandra Bocchi
1 aprile 2019
http://www.occhidellaguerra.it/islam-oc ... wkFtRaD9JQ Le relazioni tra Occidente e islam sembrano essere sempre più difficili, con attacchi terroristici islamici e dell’estrema destra in aumento. Perché l’integrazione dei musulmani in Occidente è così difficile? Abbiamo intervistato Shadi Hamid, un musulmano americano, socio del Brookings Institution, uno dei più grandi centri di ricerca negli Stati Uniti e autore del libro L’eccezione islamica, come la lotta per l’islam sta riformando il mondo. È specializzato sul conflitto e sul dialogo tra islam e Occidente, in particolare negli Stati Uniti d’America, e sulle Primavere arabe.
A lungo hai studiato la relazione tra la società islamica e occidentale. Pensi che queste due civiltà possano convivere pacificamente anche nel futuro, tenendo conto che il numero di musulmani in Occidente continuerà e crescere, e di conseguenza, anche l’intolleranza verso di loro?
Non penso che ci sia un rischio reale di un conflitto o di una guerra. Dei cittadini con diversi pensieri religiosi possono e dovrebbero vivere insieme con quelle differenze. Riconosco che ci sono delle differenze fondamentali sul come vengono praticate queste religioni. Per esempio, il 54% dei musulmani francesi pensa che la religione sia molto importante per loro, in confronto ad appena un 11% di nativi francesi. Il problema più grande in un Paese come la Francia è che i cittadini laici spesso pensano che i musulmani non rispettino le loro idee – queste sono persone che credono molto fortemente nella laicità. Quindi è interessante chiedersi: se i cristiani in Europa fossero più praticanti, andrebbero più d’accordo con i musulmani praticanti? Ma sappiano nel caso degli Stati Uniti che essere un conservatore cristiano non significa necessariamente essere più simpatizzante con i musulmani conservatori. Ma forse in Europa, dove il laicismo è più dominante, i cristiani religiosi simpatizzano con i musulmani religiosi in base al fatto che entrambi sono minoranze che cercano di vivere in una società con una laicità sempre più aggressiva.
La domanda principale che molti si sono posti recentemente con l’ondata migratoria, prevalentemente musulmana, è perché le società occidentali devono adattarsi alle pratiche religiose islamiche, mentre nei Paesi islamici non ci si adata alle nostre. Che cosa dice a riguardo?
La risposta è che il mondo occidentale è diverso da quello islamico – vogliamo paragonarci alle loro dittature? Questo non è lo standard sul quale dovremmo giudicare questo problema. Non dovremmo paragonarci a Paesi come il Marocco, l’Arabia Saudita etc., dove ci sono meno libertà e democrazie che non funzionano oppure non esistono. Ma se dovessero dire questa cosa a me, la mia risposta sarebbe che non sento di appartenere a un’altra civiltà o ad un altro Paese: mi considero un occidentale e un musulmano americano. Non penso nemmeno che i Paesi occidentali stiano cambiando radicalmente come si pensa, nessuno gli sta chiedendo di modificare le loro leggi principali. Le lamentele dei musulmani nelle democrazie europee sono invece, nella maggior parte dei casi, basate sul chiedere più spazi per praticare la loro religione, come la preghiera giornaliera a lavoro, il consumo della carne halal, l’uso dell’hijab, etc.. Capisco che queste pratiche a volte si contrappongono ai valori laici, ma se rimane una relazione personale con Dio, non penso che sia molto chiedere che vengano rispettati queste pensieri personali. Secondo me, è problematico dirgli che non possono vivere le loro aspirazioni religiose.
Anche se gli individui musulmani fossero lasciati liberi di praticare la loro religione privatamente, ci sono delle influenze estere che minacciano la sovranità dei Paesi occidentali – come quella del Qatar – che finanzia moschee e organizzazioni con un pensiero fondamentalista dell’Islam. Pensa che questo sia un problema?
In quel caso, si tratta di un problema legittimo della sovranità, e ci sono delle leggi che possono regolamentare questi finanziamenti. Su questo sono d’accordo, ho solo paura che certe persone pensino che alcuni musulmani diventano più estremisti solamente per colpa dei finanziamenti esteri. Empiricamente, questo è falso. L’influenza estera può peggiorare alcune di queste divisioni, ma in molti Paesi europei sono i figli degli immigrati ad essere più estremisti dei genitori, quindi questo non si può spiegare con il finanziamento proveniente dai Paesi dei genitori. Mi trovo in una posizione strana in questi dibattiti, perché spesso penso che i populisti di destra abbiano ragione su alcuni punti: non è giusto dire che le loro preoccupazioni sono basate sulla bigotteria o il razzismo, perché c’è un fondo di verità in quello che dicono. Dopo tutto, c’è una differenza in come l’Islam e il Cristianesimo vengono praticati in Europa, ma non sono d’accordo sulla conclusione che raggiungono. I populisti di destra chiedono ai musulmani di diventare uguali a loro, mentre io voglio trovare un modo perché gruppi diversi possano vivere insieme con le loro differenze. Detto questo, non possiamo solo condannare i populisti di destra, perché stanno parlando di una vera divisione culturale e religiosa – c’è un conflitto di civiltà in atto.
Su altri problemi, tuttavia, sia i musulmani che i cristiani conservatori sembrano essere d’accordo – per esempio, entrambi si oppongono al progressismo, come il movimento Lgbt. Perché, quindi, non trovano una causa comune, invece di usare le idee progressiste l’uno contro l’altro per mettersi a vicenda in cattiva luce?
La destra in generale sente una specie di insicurezza verso l’Islam, perché sta rimpiangendo la perdita del Cristianesimo nella propria società, dove c’è un vuoto ideologico. In parte il motivo per cui i populisti di destra piacciono agli elettori è perché riescono a cogliere il senso di impoverimento culturale nella loro società, e quando guardano i musulmani vedono una religione potente, resistente e impertinente. È difficile per loro essere felici di questa cosa, perché vorrebbero vedere questi stessi valori nella loro religione. Quando sei in questa posizione di declino culturale – di debolezza e insicurezza – è difficile aprire un dialogo con l’altra parte. A sua volta, aspettarsi che i musulmani si aprano all’altra parte quando si sentono sotto attacco è irrealistico. Bisogna che entrambe le parti siano pronte a dialogare in maniera onesta. Io personalmente mi oppongo al tipo di dialogo inter-religioso soffice e superficiale che si vede spesso, e vorrei vedere i conservatori cristiani, i conservatori musulmani e i conservatori ebrei nella stessa stanza, quando alcuni di loro pensano che gli altri passeranno l’eternità all’inferno. Una volta ho parlato a una conferenza evangelica a Nashville, e un signore mi ha detto: “È la prima volta che stringo la mano ad un musulmano, ma voglio che rimanga chiaro che penso comunque che brucerà all’inferno.” C’era qualcosa di rinfrescante in questa onestà teologica – non sono personalmente d’accordo, ma penso che può incoraggiare un dialogo onesto.
I giornali come Al Jazeera, finanziati dal Qatar – sponsor dei Fratelli musulmani – hanno un canale arabo che sostiene un’opinione estremista dell’Islam e un canale occidentale che invece sostiene una visione progressista. Questo sembra un modo sovversivo per distruggere la società occidentale, lei cosa ne pensa?
Questa ossessione con l’infiltrazione dei Fratelli musulmani e che ogni musulmano è un potenziale cavallo di Troia mi preoccupa, i Fratelli hanno poca influenza in America – qualcuno come Ilhan Omar, la donna eletta recentemente in congresso che è una musulmana pro-Lgbt, non è ovviamente un membro dei Fratelli musulmani. Ilhan Omar non ha un gran piano per distruggere il suo stesso Paese. Vede il suo attivismo progressista come solidarietà verso le altre minoranze. Personalmente, sono a favore del matrimonio gay, e non vedo come questo possa portare al declino culturale. Sento molto parlare dai musulmani europei della decadenza occidentale, ma non ne sento molto parlare da musulmani americani, e penso che questo rifletta le differenze di cui parlo. I musulmani americani si sentono fortunati ad avere così tante libertà – personalmente, penso che il miglior Paese per essere un musulmano al giorno d’oggi sia l’America, anche più dei Paesi musulmani, dove ci sono restrizioni su quello che puoi dire o fare religiosamente. Questo è il motivo per cui i musulmani americani non vogliono interferire con la libertà delle altre minoranze: pensano che potrebbero perdere anche le loro.
Pensi che, fondamentalmente, la ragione per cui tanti musulmani sono ostili verso l’integrazione in Occidente abbia più a che fare con la storia dell’imperialismo occidentale o con l’incompatibilità religiosa tra Islam e Cristianesimo, Islam e laicità o con qualcos’altro ancora?
L’ostilità che alcuni europei musulmani sentono ha più a che fare con problemi socio-economici, che si aggiungono alla divisione religiosa e culturale. Nel Medio Oriente e in Nord Africa, tuttavia, ha più a che fare con la storia dell’imperialismo occidentale. Vorrei aggiungere che l’integrazione in America è più facile perché non c’è la componente del welfare che ha l’Europa, perché siamo più scettici sull’idea di uno stato sociale. Mentre in Europa, questa ostilità verso gli immigrati è aggravata dalla paura che prenderanno più sussidi statali. Un numero alto di immigrati mette in dubbio il concetto di base di uno stato sociale – se concedi benefici statali a persone che non conosci, vuoi sentire che hai qualcosa in comune con loro. Uno stato sociale debole come quello che abbiamo noi mette pressione sugli immigrati per integrarsi, mentre se gli immigrati dipendono dai sussidi statali, questo può essere contro-producente, perché non incoraggia l’integrazione.
Alberto PentoIl dialogo è possibile basta dire le cose ... per me l'Islam non è una civiltà ma un'inciviltà, non è una cultura ma un'incoltura e il discrimine tra loro, tra l'essere civiltà o inciviltà, cultura o incultura è il bene che l'Islam produce e induce rispetto al male nel confronto con il Mondo non islamico:
lo si vede ovunque nel Mondo e lo si è visto lungo i secoli, laddove l'Islam è prevalente, dominante, laddove si è fatto stato (potere statuale, organizzazione istituzionale) nella sua incompatibilità con la libertà e la democrazia;
lo si vede per la violenza e i conflitti che genera da sempre e ovunque;
lo si vede per la miseria e il sottosviluppo che induce e comporta;
lo si vede per come tratta le donne, le diversità sessuali, le minoranze etniche, religiose e di pensiero;
lo si vede nella sua intrinseca debolezza-incapacità di sussistere senza reazioni violente alle critiche, all'ironia, alla satira;
lo si vede nella sua struttura/essenza minacciosa e terrorizzante, nella sua continua intimidazione, nei suoi ricatti, ... nel suo vittimismo, nella sua insole alla menzogna, nelle sue manifestazioni violente interne alla famiglia, alla società, agli stati;
lo si vede nel suo dogmatismo e assolutismo, nella sua incapacità di sostenere confronti ragionevoli con gli altri diversamente religiosi e non religiosi atei, agnostici e aidoli;
lo si vede nei comportamenti, negli atti e nelle parole di Maometto, del suo Allah e nelle prescrizioni del Corano;
lo si vede nel suo bisogno di imporsi al Mondo in modo violento e nella sua incapacità di porsi in modo pacifico, fraterno, tollerante, rispettoso, ...
Bisogna incominciare a parlar chiaro e fuori dai denti:
Allah non è Dio ma l'interpretazione del divino data da Maometto, un idolo religioso;
Maometto era o è stato un invasato, un razziatore/predatore/rapinatore/sequestratore, un assassino, uno sterminatore;