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Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni".

MessaggioInviato: ven giu 21, 2019 9:21 pm
da Berto
Tikkunismo: il pericolo di una nuova religione politica
Ugo Volli
21 Giugno 2019

https://www.progettodreyfus.com/tikkuni ... Ipoebwnfy0

C’è una nuova religione nata nel seno, e forse sarebbe meglio dire al posto, dell’ebraismo americano. Possiamo chiamarla con Vic Rosenthal “Tikkunismo”. Il nome viene dall’idea di “tikkun ‘olam”, che nel lessico della Kabbalah significa “riparazione” o redenzione del mondo, quel lavoro che il mistico compie con la preghiera e altri mezzi rituali per recuperare le scintille di santità disperse nel mondo, anche nei suoi luoghi più impuri e malvagi, in seguito all’esplosione primordiale che nel linguaggio kabbalistico si chiama “shevirat hakelim”, “rottura dei vasi” della materia, incapaci di contenere la luce divina. Tutta questa connotazione mistica, con la ricca narrativa e le immagini che la circondano nella Kabbalah, è però del tutto perduta nel tikkunismo. Qui “tikkun ‘olam” significa letteralmente occuparsi dei mali del nostro mondo, l’ingiustizia, l’inquinamento, la violenza, la fame, la fuga di persone perseguitate e cercare di porvi rimedio.

Naturalmente non vi è nulla di male, anzi molto è lodevole in questa esigenza, sempre che sia compresa in maniera politica, cioè come una certa posizione ideale che deve confrontarsi con altre posizioni concorrenti, con interessi legittimi e anche semplicemente con i vincoli di compatibilità che limitano ogni progetto umano. Per esempio è chiaro che è bene, anche secondo l’etica delle Scritture ebraiche, combattere la fame e la miseria, cercare la giustizia sociale e la possibilità per ciascuno di vivere una vita dignitosa e promettente, liberare i popoli oppressi. Ma quando questo obiettivo viene posto come unico e assoluto, come nell’ideologia comunista, ne segue inevitabilmente un regime dirigista e totalitario che non solo comprime la libertà economica, sociale e ben presto anche quella di pensiero, ma fallisce il suo stesso obiettivo portando tutta la società (salvo i pochi privilegiati che la governano) alla miseria e all’ingiustizia che ne consegue. Così è accaduto sempre, in Russia e in Cina, a Cuba e in Venezuela.

Oppure è giusto (ed è ancora prescritto nell’ebraismo) aiutare e rispettare gli stranieri. Ma devono essere casi di emergenza limitati nel tempo e dovuti a problemi gravissimi; oppure deve trattarsi di una forma di integrazione economica che ha senso purché gli stranieri ospiti rispettino le leggi e la cultura che li accoglie e non cerchino di sovvertirla o rovesciarla; e anche nei limiti della possibilità economica e sociale della società accogliente di integrare davvero questi immigrati, di inserirli nella vita sociale ed economica. Se questi limiti sono superati lo straniero (che le Scritture ebraiche chiamano per lo più in questo contesto “gher”, cioè ospite, straniero residente) diventa un invasore o un parassita e la società che lo subisce si decompone. Non c’è certamente nella tradizione ebraica l’obbligo di amare i banditi come ‘Amalek, o i nemici come i Filistei, o gli oppressori come i Romani. L’obbligo di tutelare se stessi e la propria società precede quello di aiutare gli altri. Voglio richiamare qui il titolo della più lucida e obiettiva analisi del problema dell’immigrazione uscita in Italiano, ad opera di uno scienziato di sinistra, ma boicottata da tutti i media: “L’ospite e il nemico” di Raffaele Simone, pubblicata da Garzanti, cui penso di dedicare presto un articolo.

Ma nel tikkunismo queste esigenze non sono pensate col buon senso con cui si dovrebbero considerare le posizioni politiche, bensì con l’assolutezza del dovere religioso. La politica viene deificata. Essere ebrei non significa comportarsi secondo le regole millenarie basate sulla Torah e neppure credere in qualche cosa (anche Dio è opzionale per i tikkunisti), ma avere posizioni politiche intenzionate a “riparare il mondo”, naturalmente cioè di sinistra (che poi ci riescano è tutta un’altra questione, la storia mostra che le società più intolleranti, inquinanti, violente sono sempre state quelle totalitarie, di destra e di sinistra allo stesso modo). Per i tikkunisti, chi non è di sinistra, perché crede al mercato, alla libertà individuale, all’importanza delle culture nazionale, non è semplicemente uno che la pensa in maniera diversa, o magari un avversario politico. E’ il “fascista” la personificazione del male, che dev’essere demonizzato, esorcizzato e distrutto, soprattutto se ha raggiunto qualche influenza. E’ una posizione che influenza profondamente in questo momento non solo il mondo ebraico, ma in generale i media, la politica e gli intellettuali “autorevoli”, perfino la Chiesa con la figura di papa Bergoglio. Il fatto che questo travestimento e traviamento della politica in religione sia spesso in buona fede non rende più lieve il problema, ma lo aggrava: come discutere, come negoziare con chi ti considera il male assoluto?

C’è dunque un fatto generale, ma c’è soprattutto un problema specificamente ebraico del tikkunismo. Ed è il fatto che esso si sviluppa molto spesso in antisionismo, in disapprovazione, se non proprio odio, per l’esistenza dello Stato di Israele, magari sotto la foglia di fico del dissenso per il suo governo di centrodestra, regolarmente scelto alle elezioni negli ultimi quindici anni dal popolo israeliano. Le ragioni sono ovvie. Israele è lo stato nazione del popolo ebraico, e i tikkunisti sono contro gli stati e ancor più le nazioni, perché pensano che siano trappole contro gli oppressi. Israele è oggetto di una guerra ininterrotta da parte dei musulmani e degli arabi da oltre un secolo, da prima della sua fondazione. Ma musulmana è la maggior parte degli emigranti e gli arabi sono poveri (benché seduti sui depositi di materie prime più ricche del mondo). Dunque hanno ragione loro, a prescindere.

Di più, i tikkunisti non nutrono dubbi rispetto alla miracolosa nascita di un nuovo popolo, i “palestinesi”, generato dai servizi segreti sovietici poco meno di sessant’anni fa. E dato che questo “popolo” afferma di essere stato spossessato del loro stato, non importa che questo stato non sia mai esistito e che gli ebrei abbiano comprato a caro prezzo le terre che hanno risanato ed abitato, che i loro avi siano gli indigeni di quelle terre, che ci sia stata un’approvazione legale internazionale per la fondazione del loro stato. Quel che conta è che gli altri pretendano di essere delle vittime espropriate, e questo impone di appoggiarle, anche nel terrorismo. Infine Israele è alleato dell’America, ha abbandonato il socialismo diventando prospero, è un regime democratico pluripartitico senza un dittatore rassicurante con la faccia di Castro, di Maduro o di Mao – il che ai tikkunisti proprio non va giù.

Dunque il tikkunismo, che con altro nome (“progressismo”) è diffuso un po’ dappertutto nella “migliore intelligenza” occidentale, nel mondo ebraico costituisce una scissione particolarmente grave, anche perché gli antisemiti (che si presentano come “solo” antisionisti) hanno gran vantaggio e gusto a potersi appoggiare su esponenti dei loro nemici ebrei che dicono a voce alta di condividere il loro odio per Israele. E’ un pericolo, abbastanza secondario in Europa, più rumoroso e paradossale in Israele, ma veramente grave negli Stati Uniti. Esserne coscienti è essenziale per non cadere in questa trappola politica travestita da religione.


I peggiori sono quelli che si servono degli ultimi o dei presunti ultimi per derubare e opprimere tutti gli altri, tra cui la loro stessa gente.
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Utopie demenziali e criminali - falsi salvatori del mondo e dell'umanità
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I falsi buoni che fanno del male - I falsi salvatori del mondo
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Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste
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Re: Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni".

MessaggioInviato: sab giu 22, 2019 10:51 pm
da Berto
Per la Corte Suprema americana la Croce della pace non discrimina nessuno
22 giugno 2019

https://www.tempi.it/per-la-corte-supre ... gyc_nE4sIs


La sentenza storica chiude una vicenda giudiziaria durata sette anni sul memoriale di Bladensburg. Salvando l’onore ai caduti di guerra dall’isteria politicamente corretta

Era una decisione attesissima in America ed è arrivata il 20 giugno scorso: la Corte Suprema ha stabilito che la grande Croce della pace di Bladensburg (Maryland), monumento ai caduti della Prima Guerra mondiale, non viola il primo emendamento e non verrà eradicata dal suolo pubblico.


DAL 1925 ALL’ERA DEL BIGOTTISMO ICONOCLASTA

Uno si chiederà: in che momento una croce del 1925, memoriale edificato in onore dei 49 caduti delle contee circostanti, pagato dalle famiglie della contea e dalla Legione americana, ha iniziato a violare la Costituzione americana? Ovviamente mai. La storia della Croce di Bladensburg, assolutamente comune in America, dove sono sorte croci in migliaia di memoriali e cimiteri (ma anche all’estero, dove la morte dei soldati americani è stata commemorata da file di semplici croci bianche o stelle di David, a seconda della loro fede), sembra piuttosto aggiornare la saga del dilagante bigottismo iconoclasta politically correct che da qualche anno si propone di fare piazza pulita di ogni festa, monumento e ricordo della storia, dei padri fondatori e degli eroi americani.


«CROCE INCOSTITUZIONALE: FAVORISCE I CRISTIANI»

Tutto ha inizio nel 2012, quando il Maryland National Park, responsabile del mantenimento del memoriale, riceve una lettera dall’Associazione degli umanisti americani che chiedono la rimozione della croce. Due anni dopo la stessa associazione avvia una causa a nome di tre residenti della zona, sostenendo che il monumento viola l’Establishment Clause del primo emendamento della Costituzione americana, che vieta al governo degli Stati Uniti di preferire una religione rispetto a un’altra. Per l’avvocato degli umanisti, Monica Miller, la croce «favorisce in modo incostituzionale i veterani cristiani a esclusione di tutti gli altri».


L’ITER IN TRIBUNALE

La palla passa dunque ai tribunali. Una prima sentenza del 2015 che rigetta la causa degli umanisti, ritenendo che la croce serva bene il suo laicissimo scopo di onorare i soldati caduti nella Grande Guerra, viene ribaltata in appello nel 2017: secondo una corte federale della Virginia la croce, con la sua imponenza (è alta 12 metri), «ha l’effetto primario di avallare una religione e invischia in modo inappropriato il governo con la religione». Tra i compromessi suggeriti, quello di tranciare le braccia della croce, così da renderlo un monumento inoffensivo. È allora che il First Liberty Institute, opponendosi al verdetto, ottiene dalla Corte Suprema la revisione del caso.


UNA CROCE «NON DOVREBBE RENDERCI CIECHI»

E veniamo al 20 giugno 2019 e a una sentenza che a buon diritto potremmo definire “storica”. Con una maggioranza di 7 a 2, la corte ha stabilito infatti nel caso American Legion v. American Humanist Association che la Croce di Pace di Bladensburg non solo non viola l’Establishment Clause del primo emendamento, ma può rimanere su suolo pubblico ed essere mantenuta con fondi pubblici. Il verdetto della maggioranza, a cui si sono opposti solo i giudici Ruth Bader Ginsburg e Sonia Sotomayor, è stato scritto dal giudice Samuel Alito ed esprime forti critiche all’applicazione del cosiddetto “Lemon Test” (dal caso Lemon v. Kurtzman del 1972 e da allora in voga nei tribunali per determinare se un’azione crea «eccessivo coinvolgimento del governo con la religione») rivendicando il buon senso nei casi in cui siano coinvolti simboli religiosi a scopo commemorativo o cerimoniale: «La croce è indubbiamente un simbolo cristiano, ma questo fatto non dovrebbe renderci ciechi di fronte a tutto quello che la Croce di Bladensburg è venuta a rappresentare».


UNA SENTENZA STORICA

La rimozione di un monumento di lunga data come questo potrebbe infatti «non apparire più neutrale, specialmente per la comunità locale per la quale ha assunto un significato particolare», ha spiegato Alito. «Un governo che gira per il paese, abbattendo monumenti con simboli religiosi e cancellando ogni riferimento al divino non potrà che apparire aggressivo e ostile nei confronti della religione. Le dittature militari hanno condotto progetti analoghi in passato, e per chi ha memoria storica, l’immagine dei monumenti abbattuti potrebbe diventare evocativa, inquietante e divisiva».

Sulla valutazione del “Lemon Test” non tutta la maggioranza si è mostrata unita, tuttavia il parere unanime sul caso Bladensburg resta. La Croce della pace, e con lei a cascata migliaia di cimiteri e mausolei in onore ai caduti di guerra, rischiava di fare la fine del Columbus day, delle statue confederate, degli affreschi dell’università di Notre Dame, vittime dell’isteria politicamente corretta che molti cocci e macerie ha già lasciato sul suolo americano. Per questo la sentenza della Corte Suprema segna un’inappellabile difesa della libertà e dei simboli del pluralismo religioso sulla pubblica piazza.

Re: Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni".

MessaggioInviato: gio lug 18, 2019 9:28 pm
da Berto
???

Leader musulmani ribadiscono l’adesione al Documento sulla Fratellanza
Vatican News
luglio 2019
Benedetta Capelli

https://www.vaticannews.va/it/mondo/new ... c.facebook

A quasi sei mesi dalla firma ad Abu Dhabi del Documento sulla Fratellanza Umana, sottoscritto da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, 22 leader e intellettuali musulmani sunniti, sciiti e sufi hanno firmato un testo di 15 pagine per ribadire il loro sostegno al Documento

“Un punto di partenza” e “di non ritorno”. Così, secondo quanto riportato da “La Croix”, 22 leader e intellettuali musulmani sunniti, sciiti e sufi definiscono il Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, nel corso della visita di Papa Francesco tenutasi dal 3 al 5 febbraio scorso. Un documento congiunto e sottoscritto insieme al Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb per ribadire insieme che la cultura del dialogo è la via per vivere in pace, conoscendosi reciprocamente.

La Fratellanza per la conoscenza e la cooperazione

È il titolo del testo di 15 pagine nato su iniziativa dell’Imam Yahya Pallavicini, presidente della Coreis italiana (Comunità religiosa islamica), insieme all'Istituto di Studi Islamici in Francia e ad un piccolo gruppo di altri leader musulmani che avevano già firmato la Lettera dei 138 intellettuali musulmani a Papa Benedetto XVI, nel 2007, o alla Dichiarazione di Marrakesh sulle minoranze religiose nel 2016. Nel testo si definisce il Documento sulla Fratellanza Umana come “un evento istituzionale senza precedenti nella storia delle relazioni tra cristiani e musulmani”, il segno dell’apertura di una nuova fase orientata “verso il riconoscimento della legittimità e la provvidenziale diversità di rivelazioni, teologie, religioni, lingue e comunità religiose”.

Diversità per mettere in pratica la fraternità

I 22 leader e intellettuali musulmani evidenziano come le diversità non siano più considerate “come una chiamata alla conquista o al proselitismo, o un pretesto per una semplice tolleranza di facciata”, ma piuttosto un’opportunità per mettere in pratica la fraternità che è “una vocazione contenuta nel piano di Dio per la creazione”. Pertanto, il dialogo interreligioso, che era già “raccomandato dal Corano”, appare oggi “vitale”.
Costruire una rete di dialogo tra cristiani e musulmani

L’intento del recente testo – riferisce l’Imam Pallavicini - è quello di esortare alla riflessione “sulla Dichiarazione, sul suo metodo, sul suo linguaggio: discuterne in modo fraterno, possibilmente critico, ma senza escludere apertamente il testo per ragioni ideologiche o politiche”. Il direttore del Coreis sottolinea che la firma di Abu Dhabi ha generato delle divisioni all’interno del mondo musulmano, non sono mancate critiche per l’iniziativa condotta dagli Emirati Arabi e portata avanti dal Grande Imam di Al-Azhar. Alcuni esponenti religiosi hanno anche deciso di non sottoscrivere il testo: “La Fratellanza per la conoscenza e la cooperazione”. Chi ha firmato – ha spiegato Pallavicini – intende raccogliere l’invito a costruire una “fraternità umana” oltre i confini religiosi, l’intenzione è di “promuovere iniziative locali sulla base di questa dichiarazione”, anche “a livello accademico”, costituendo una “rete di sostegno al dialogo tra cristiani e musulmani”.


Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni", da tutte le idolatrie religiose, specialmente da quelle totalitarie, disumane, terroristiche e violente come quella nazi maomettana.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 201&t=2827


Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazismo maomettano.

Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2811


Dialogo interreligioso - la Nostra Aetate e l'Islam
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =24&t=2561

Re: Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni".

MessaggioInviato: mer giu 10, 2020 9:30 pm
da Berto
Je suis Asia Bibi - Je suis Mila - Je suis Theo van Gogh - Je suis Charlie Hebdo - Je suis Magdi Allam
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674

L'Islam è una merda?
Sì e planetaria ma non solo è anche una minaccia e una mafia mondiale, una mostruosità, un male assoluto per l'intera umanità.
Nessuna offesa quindi, nessun oltraggio, nessun insulto perché è la pura e semplice verità.
Merda è il nome figurato perfetto per indicare ciò che è ributtante, schifoso, orripilante, da rifiutare, rigettare, scartare, ciò che è disgustoso, velenoso, tossico, demenziale che fa del male, che terrorizza, che manca di rispetto, che disumanizza, che induce all'odio, alla discriminazione, al razzismo, al suicidio, all'omicidio, alle guerre civili e allo sterminio, che porta orrore, terrore e morte.

Re: Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni".

MessaggioInviato: lun giu 15, 2020 7:31 pm
da Berto
Libertà di religione e di non religione, rispetto dei diritti umani e della diversità civile
(il razzismo, il nazismo, il cannibalismo, il sacrificio umano, lo schiavismo, l'invasione e la violazione dei paesi altrui non sono diritti umani ma una loro violazione)
https://www.facebook.com/groups/2902168 ... 182527038/

Così Trump punisce chi vìola la libertà religiosa
Benedetta Frigerio
11 giugno 2020

https://lanuovabq.it/it/cosi-trump-puni ... -religiosa


L'ordine esecutivo firmato dal presidente Usa nel giorno in cui veniva attaccato dal vescovo della capitale per aver onorato san Giovanni Paolo II, stabilisce che i Paesi che violano la libertà religiosa saranno privati degli aiuti economici, saranno poi limitate le emissioni dei visti e aperte le porte ai perseguitati a causa della fede.

Si ridimensiona, e non solo a parole, l’epoca dei commerci e delle strette di mano fra le democrazie e i regimi totalitari. Se infatti i capi di governo occidentali hanno sempre supportato la causa della libertà religiosa, alle loro proclamazioni non sono mai seguiti fatti che la mettessero realmente in primo piano. Anche perché il capitalismo ha sempre fatto del commercio e del guadagno il suo valore primario.

«La libertà religiosa di ogni persona in tutto il mondo è una priorità della politica estera americana», così si legge nell’ordine esecutivo firmato da Trump il 2 giugno scorso, dopo la visita, che ha indignato il vescovo di Washington Wilton Gregory, al santuario di Giovanni Paolo II. Dove il presidente ha pregato davanti alle reliquie del santo papa che ha combattuto contro i regimi (quello comunista in particolare) e per la libertà religiosa.

La parola “priorità” non è nuova in riferimento al tema, ma quello che davvero conta è quanto segue. Trump non si è limitato a fare le carezze all’America religiosa: l’ordine esecutivo prevede, infatti, sanzioni per gli Stati e i funzionari che perseguitano le persone a causa del loro credo. Perciò, oltre a chiarire che «i nostri padri fondatori intendevano la libertà religiosa non come una creazione dello Stato, ma come un dono di Dio ad ogni persona e come un diritto fondamentale per il prosperare della nostra società», si legge che verranno stanziati «almeno 50 milioni di dollari all’anno per programmi che promuovano la libertà religiosa in tutto il mondo». Si elencano poi obiettivi graditi, come la prevenzione degli attacchi a singoli o gruppi, che promuovano la punizione dei colpevoli, o come l’incremento della sicurezza dei luoghi di culto etc.

Inoltre, «i dipartimenti e le agenzie che finanziano i programmi di assistenza esteri dovranno assicurare che le entità fondate sulla fede e religiose…non siano discriminate quando competono per la ricezione di fondi federali». Il Segretario di Stato (ora Mike Pompeo) dovrà poi aiutare gli ambasciatori negli Stati particolarmente a rischio, affinché sviluppino azioni concrete e incoraggino il paese ospite ad eliminare le violazioni di questa libertà. Gli ambasciatori, a colloquio con i governatori locali, «dovranno sollevare preoccupazioni riguardo alla libertà religiosa internazionale e ai casi che coinvolgono individui incarcerati a causa della loro fede». Si chiede poi alle agenzie di presentare al presidente Usa i propri piani di tutela delle minoranze religiose, mentre i dipendenti federali coinvolti in tali azioni avranno l’obbligo di «seguire corsi di formazione sulla libertà religiosa internazionale».

Ma la vera novità è contenuta alla fine della normativa: l’America priverà i Paesi che violano la libertà religiosa ritirando i propri aiuti economici e limitando «l'emissione di visti», aprendo invece le porte ai perseguitati a causa della fede. Si parla anche di sanzioni economiche: «Il Segretario del Tesoro, consultandosi con il Segretario di Stato, può prendere in considerazione l'imposizione di sanzioni», come il «blocco delle proprietà delle persone coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani». Significa, ad esempio, che i funzionari pubblici che perseguano i cristiani del proprio paese potranno perdere ogni bene posseduto negli Stati Uniti.

Nel frattempo i repubblicani sono riusciti a far passare una legge che prevede sanzioni contro i funzionari che violano la libertà religiosa in Cina (mentre continuano le proteste ad Hong Kong) dove sia i cristiani sia gli uiguri vengono perseguitati. La norma ha fatto reagire così l’ambasciatore cinese a Washington: «Invitiamo gli Stati Uniti a rimediare immediatamente al loro errore, a smettere di usare le questioni relative allo Xinjiang (la Regione dove la persecuzione è all’ordine del giorno, ndr) per intervenire negli affari interni alla Cina».

Ma la mossa di Trump risponde anche all’incremento delle nuove alleanze terroristiche islamiche in Africa, con attacchi crescenti contro i cristiani del Burkina Faso, del Mozambico, e della Nigeria. In quest’ultima nazione, settimana scorsa, gli ultimi ad essere uccisi dai jihadisti sono stati il pastore protestante Emmanuel Bileya e la moglie Juliana, che hanno lasciato orfani otto figli e una comunità fiorente.

«L’ordine esecutivo sottolinea che la libertà religiosa non è solo un diritto umano», ha affermato Tom Farr, presidente del Religious Freedom Institute, ma «un imperativo morale e di sicurezza nazionale». Farr ha chiarito che l'atto offre la «certezza» che il governo prenderà sul serio gli attacchi contro i credenti, data l’adozione di «misure importanti». Nina Shea, direttrice del Center for Religious Freedom presso l'Hudson Institute, ha dichiarato che l'ordine favorirà una maggiore «attività nei paesi che compaiono nella “Special Watch List” del Dipartimento di Stato».

Anche per questo Farr si è detto meravigliato dall’attacco del vescovo di Washington a Trump, perché «ti piaccia o meno il presidente…condannarlo per aver onorato questo grande santo - la cui difesa della libertà religiosa di ciascuno è onorata ovunque - è miope».




Libertà religiosa, all’Ue non interessa
Luca Volontè
23-06-2020

https://lanuovabq.it/it/liberta-religio ... -interessa

L’Unione europea abolisce l’ufficio dell’inviato speciale per la difesa della libertà religiosa, che dal 2016 era occupato da Jan Figel’, di cui da più parti veniva chiesta la riconferma. Una decisione politica, quella della Commissione guidata da Ursula von der Leyen, che stride con i dati drammatici sulle violazioni della libertà dei credenti in tutto il mondo e va in controtendenza al positivo, e rafforzato, impegno di Trump.

L’Unione europea abolisce l’ufficio dell’inviato speciale per la difesa della libertà religiosa (FoRB), istituito nel 2016 per volere del presidente Jean-Claude Juncker e al quale era stato chiamato Jan Figel’. Una decisione politica della nuova Commissione e della presidente Ursula von der Leyen che dimostra solo un chiaro disinteresse dell’Ue per il diritto umano fondamentale della libertà religiosa.

Tutto ciò accade negli stessi giorni in cui il Dipartimento di Stato degli Usa pubblica un drammatico Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, nel quale tra l’altro si evidenziano le gravissime violazioni in Cina, Nigeria, Pakistan, Iran e molti altri Paesi che non soddisfano gli standard internazionali. Un terribile rapporto a sua volta pubblicato a pochi giorni dall’ordine esecutivo di Trump (2 giugno 2020) per incrementare ancor più il ‘peso’ della libertà religiosa nella politica estera degli Stati Uniti (vedi qui).

L’ennesimo campanello d’allarme di ciò che invece sta accadendo in Europa dovrebbe svegliare tutti, a partire dalle gerarchie e dai credenti di ogni chiesa e religione. Intervistato da Agensir nel maggio 2016, a pochi giorni dalla nomina, Figel’ aveva ricordato le ragioni del suo incarico: “La libertà di religione e di credo è un diritto fondamentale alla base della costruzione dell’Unione europea. Alla luce delle persecuzioni che continuano a colpire le minoranze etniche e religiose, è ancor più importante proteggere e promuovere questo diritto dentro e fuori l’Unione”. Perciò l’allora presidente Juncker aveva assegnato l’incarico a Figel’ come “rappresentante speciale per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione europea”. Il suo mandato si era formalmente concluso nel dicembre scorso, con l’entrata in carica della Commissione von der Leyen. Figel’ aveva sempre lavorato con incarichi annuali, con contratto part-time, con una struttura pressoché inesistente (vedi qui), eppure la sua relazione conclusiva presentata al Parlamento europeo racconta e dimostra uno sforzo indefesso per la promozione della libertà religiosa nel mondo, di cui la liberazione di Asia Bibi è solo l’esempio più noto.

Nel sito web di Figel’ si trovano i dettagli di tantissime iniziative, appelli, viaggi e riflessioni che hanno in questi anni visto il suo impegno di rappresentante speciale per la libertà religiosa. In un articolo, lo storico Alberto Melloni aveva chiesto lo scorso aprile non solo la conferma per Figel’ ma anche un reale potenziamento del suo incarico, affinché l’Europa potesse incrementare la propria rilevanza e protagonismo politico nel mondo globalizzato. Nello stesso mese di aprile diverse iniziative si sono succedute per chiedere alla von der Leyen di potenziare e rinnovare il mandato a Figel’, tra esse quella dell’International Religious Freedom Round Table, la petizione popolare promossa da IFamnews e poi, a maggio, la richiesta dell’intergruppo del Parlamento europeo per la libertà religiosa e di quello del Parlamento inglese (Appg). Nulla di tutto ciò è stato capace di smuovere né la von der Leyen, né la Commissione europea dalla decisione politica di abolire il proprio ruolo nella difesa della libertà religiosa.

Nella lettera dello scorso 4 giugno inviata dalla Commissione europea, in risposta all’appello dell’International Religious Freedom Round Table, si afferma infatti che “a questo punto” si è “presa la decisione di non procedere alla nomina dell’Inviato speciale” per la libertà religiosa nel mondo. La lettera aggiunge inoltre che “la Commissione sta discutendo per stabilire come meglio continuare a promuovere” la libertà religiosa nel mondo, che nello stesso testo si definisce come “una priorità”.

Colpisce che la risposta a una lettera indirizzata al presidente della Commissione, l’unico che possa incaricare un “inviato speciale”, venga data da un funzionario che nella risposta svela due allarmanti decisioni ormai già prese: primo, è il commissario alla Cooperazione Internazionale, Jutta Urpilainen, che ha deciso di non nominare nessun inviato speciale per la libertà religiosa, non la presidente von der Leyen a cui spettava la decisione; secondo, “le violazioni di questa libertà sancite dal diritto internazionale e dell’Ue continuano a essere monitorate e fatte presente regolarmente dalle delegazioni dell’Ue in tutto il mondo, nonché dal Rappresentante speciale per i diritti umani dell’Ue, Eamon Gilmore”. Gilmore, il cui incarico scadrà nel marzo 2021, era già stato nominato dalla Commissione Juncker nel 2019 e dunque già aveva collaborato nel rispetto delle rispettive funzioni con Jan Figel’, senza che si evidenziasse nessuna sovrapposizione né conflitto.

Una scelta politica della Commissione von der Leyen abolisce dunque la promozione e difesa della libertà religiosa rispetto all’azione diplomatica ‘esterna’. Un’ennesima prova, c’è da temere, del regime totalitario che si va preparando per tutti noi. Ora, a livello politico, possiamo solo sperare negli Usa ‘trumpiani’, unici guardiani rimasti a difendere il diritto umano di ogni credente e, con esso, la libertà di tutti.

Re: Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni".

MessaggioInviato: lun lug 13, 2020 7:42 pm
da Berto
Con cucchiaio e una pentola contro la chiamata al muezzin
13 Luglio 2020

https://www.islamnograzie.com/con-cucch ... l-muezzin/

Herford (WB). Venerdì a pranzo, alle 13.30: Quando il muezzin chiama alla preghiera nella Moschea di Ditib, Marcel Bauersfeld si trova sul marciapiede di Bielefelder Strae – ancora una volta.

Batte un cucchiaio su una pentola da cucina. Poco dopo, la polizia arriva per mandarlo via.

È questa la libertà di espressione o il 37enne interferisce con la libertà religiosa con le sue azioni? “Due diritti fondamentali si scontrano”, ha detto il portavoce della polizia Simone Lah-Schnier. Tuttavia, non appena vi è il sospetto di un reato penale, la polizia può, come in questo caso, emettere un mandato a procedere.

Secondo il portavoce del governo, l’Herforder, che non era mai stato schedato dalla polizia fino a questo momento, è accusato di disturbare la libertà religiosa.

Il 3 luglio, Marcel Bauersfeld aveva fatto un sacco di rumore davanti alla moschea. Una settimana fa ha usato un campanaccio. “Sono stato chiamato dalla polizia. Ecco perché sono qui con la pentola oggi”, dice. Il caso è attualmente dinanzi alla Procura di Bielefeld. Simone Lah-Schnier che afferma che sarà esaminato per decidere se si tratta di reato penale.

Questo è il tempo in cui suonare u campanaccio è reato penale ma la chiamata alla preghiera che assorda i cittadini è libertà religiosa.

Per la terza volta consecutiva, il 37enne protesta il venerdì contro la chiamata islamica alla preghiera che il sindaco Tim K’hler ha permesso alla comunità turca a metà giugno.

Da allora, la decisione del capo dell’amministrazione ha causato polemiche. La CDU, guidata dal sindaco Anke Theisen, aveva criticato la decisione. La maggioranza del Consiglio, tuttavia, considera la chiamata alla preghiera come un diritto fondamentale.

Marcel Bauersfeld chiarisce in un’intervista: “Non sono né di sinistra né di destra. Né ho nulla contro altre pratiche culturali. L’unica cosa che mi infastidisce è la chiamata muezzin, che a mio parere non è altro che una chiamata al califfato. Non voglio avere la legge della Sharia qui.

Il manifestante dice di aver studiato il Corano in dettaglio. Con il permesso della chiamata Di Muezzin, il vaso di Pandora è stato aperto. “Altre comunità turche potrebbero rivendicare lo stesso diritto.” Chiede che la città di Herford ritiri il permesso per la chiamata di Muezzin.

Il 37enne ha dichiarato che tornerà venerdì prossimo. “Sono curioso di vedere se sarò perseguito per un campanaccio o una pentola da cucina”, dice.

La comunità Ditib potrebbe impedirlo se dovesse ottenere un’ingiunzione con divieto di avvicinamento presso il tribunale distrettuale. Ciò significa che a Marcel Bauersfeld è probabile sia permesso di avvicinarsi alla moschea solo fino a una certa distanza fissa.

Marcel Bauersfeld fa rumore con pentola e cucchiaio. Foto: Moritz Winde