Europa e Occidente, antigiudaismo/antisemitismo e Shoà

Europa e Occidente, antigiudaismo/antisemitismo e Shoà

Messaggioda Berto » dom mar 04, 2018 10:07 am

Europa e Occidente, antigiudaismo/antisemitismo e Shoà
viewtopic.php?f=201&t=2735


Europa liberati dall'antisemitismo e dalla colpa della Shoà (olocausto del capro espiatorio ebraico)
acquisendo la piena coscienza storico-culturale e assumendoti la tue specifiche responsabiltà e non responsabilità, al contempo di carnefice degli ebrei e di vittima dell'ebraismo cristiano messianico e idolatra.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Europa e Occidente, antigiudaismo/antisemitismo e Shoà

Messaggioda Berto » dom mar 04, 2018 10:09 am

La Shoà è la più disumana tragedia che sia capitata in Europa dalla preistoria paleolitica.

Essa è stata causata/generata dall'antisemitismo/antigiudaismo cristiano, sorto già in ambiente giudaico/ebraico al tempo dell'eretico ebreo Cristo che si contrapponeva all'ortodossia farisiaca e trasmessosi poi all'ambiente dei gentili fattisi cristiani e ampliatosi a dismisura quando l'eresia ebraico-cristiana o cristianismo è divenuta la religione ufficiale e unica dello stato imperiale romano e della sua oligarchia imperiale e burocratico-amministrativa.
Tale accentuazione antigiudaica è dovuta al fatto che i gentili romani invasori di Israele avevano ucciso l'ebreo Cristo, da non cristiani, e dopo essersi fatti cristiani hanno cercato di sgravarsi di questa colpa attribuendone la responsabilità agli ebrei rimasti ebrei che non avevano riconosciuto e non riconoscevano Cristo come Messia e come Dio.


Per quanto dicano gli ultimi Papi e l'enciclica Nostra Aetate
http://www.vatican.va/archive/hist_coun ... te_it.html
il sentimento antigiudaico e antisemita è ancora tuttora presente e contenuto nella fede cristiana che nell'ebraismo tradizionale e ortodosso non cristiano trova la negazione di se stessa;
si può affermare che la fede cristiana poggia sulla negazione dell'ebraismo, sul suo superamento, sulla sua evoluzione nel cristianismo.
Per i cristiani confrontarsi con gli ebrei è confrontarsi con la negazione di se stessi e con l'implicita accusa di blasfemia e idolatrai che i giudei/ ebrei possono muovere ai cristiani.
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Re: Europa e Occidente, antigiudaismo/antisemitismo e Shoà

Messaggioda Berto » dom mar 04, 2018 10:15 am

Da quando mi sono liberato della religione ebraico cristiana, dalla sua possessione-ossessione mitica, ideologica ... non provo più alcun sentimento di avversione o odio o disprezzo nei confronti degli ebrei, anzi gli apprezzo maggiormente come uomini e persone, come popolo ed etnia, come cultura e religione, come israeliani e Israele.

Dalla liberazione dal cristianismo, all'ateismo, all'aidolismo e al suo credere naturale, alla sua spiritualità naturale e universale a religiosa.

Secondo me per liberare l'umanità cristiana dall'antisemitismo/antigiudaismo/antiebraismo/antisraelismo e liberare gli ebrei del mondo e di Israele da questo orrido incubo, o si deve far ebrea rinunciando all'eresia cristiana o deve riconoscere che il cristianismo è una idolatria religiosa fanatica di cui possiamo anche fare a meno, e che Cristo l'ebreo, il presunto Messia non è affatto Dio ... .
Sicuramente non è un processo facile e in parte evoca l'analogo processo di liberazione a cui deve sottostare l'umanità maomettana per liberarsi dalla disumana, assurda e criminale possessiva e ossessiva credenza mussulmana.


Teista, Ateo, Idolo, Idołatra, Aidoło
Idolatria e spiritualità naturale e universale
viewtopic.php?f=24&t=2036
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Re: Europa e Occidente, antigiudaismo/antisemitismo e Shoà

Messaggioda Berto » dom mar 04, 2018 11:34 am

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Re: Europa e Occidente, antigiudaismo/antisemitismo e Shoà

Messaggioda Berto » dom mar 04, 2018 11:34 am

Perché gli ebrei non hanno creduto a l'ebreo Cristo
viewtopic.php?f=197&t=2715


Ad assassinare l'ebreo Cristo sono stati i romani e non gli ebrei
viewtopic.php?f=176&t=342


L'orrore dei cristiani antiebrei e pronazismo islamico
viewtopic.php?f=197&t=2172


Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei
viewtopic.php?f=197&t=2662


Razismo e razzisti contro gli ebrei e Israele
viewtopic.php?f=25&t=1413


Le ensemense só e contro łi ebrei
viewtopic.php?f=197&t=2178
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Re: Europa e Occidente, antigiudaismo/antisemitismo e Shoà

Messaggioda Berto » dom mar 04, 2018 11:35 am

C’è un mondo cristiano innamorato di Israele e del sionismo? Sì
Ester Moscati
di Ugo Volli

http://www.mosaico-cem.it/cultura-e-soc ... ionismo-si

Lo storico Elia Boccara narra un sorprendente capitolo filosemita

Si può chiamarlo antisemitismo, un termine che ha un secolo e mezzo di vita, oppure antigiudaismo, giudeofobia, antiebraismo. Certo è che il popolo di Israele è stato oggetto di odio e diffamazione in gran parte della tradizione intellettuale europea – e anche in quella islamica, che qui non ci interessa. Non sono stati solo i nazifascisti, la plebe facile all’odio, i razzisti; buona parte dei migliori filosofi e scrittori e teologi e artisti e politici europei, quando si sono espressi sul popolo ebraico, hanno mostrato un grado di odio e ribrezzo senza pari.

Non solo Goebbels e Heidegger e Rosenberg e Torquemada e Céline; ma anche Sant’Agostino e Sant’Ambrogio, Lutero ed Erasmo, Kant e Hegel e Fichte e Wagner e mille altri che non c’è qui lo spazio per nominare. Questa funesta eredità antisemita agisce ancora sottotraccia: non c’è altro modo di dare ragione della violenta ostilità che l’Europa nutre verso lo Stato di Israele se non pensando al volgersi in politica internazionale dell’“odio antico” contro gli ebrei e le loro comunità.

È su questo sfondo che si apprezza meglio il libro di Elia Boccara intitolato Sionisti cristiani in Europa – Dal Seicento alla nascita dello Stato di Israele (Giuntina). La parola “sionisti”, anch’essa nata meno di un secolo e mezzo fa, è una voluta forzatura: si tratta di persone che si proclamano amiche degli ebrei e ne comprendono il diritto, basilare per ogni popolo, all’autogoverno in una patria, auspicando dunque il ritorno in Terra di Israele. Si tratta però di eccezioni, persone illuminate spesso più dalla lettura delle Scritture che da una conoscenza effettiva di ebrei, che proprio per questa conoscenza letteraria vengono per lo più da settori marginali del cristianesimo, sono sospetti di eresia o appartengono a correnti minoritarie del Cattolicesimo o più spesso del Protestantesimo. Nel libro di Boccara, si merita innanzitutto un capitolo Jean Racine, il grande autore drammatico del Seicento francese vicino al giansenismo di Port Royal; la prova del suo “sionismo” sta in un’opera tarda, scritta per un collegio di fanciulle sotto la protezione del Re Sole. Si tratta della storia di Ester, che viene riletta sottolineando il diritto degli ebrei al ritorno a Gerusalemme. Poi vengono Padre Antonio Vieira, un gesuita portoghese che fu vicino alla comunità ebraica di Amsterdam, pubblicò degli scritti contro l’inquisizione ed ebbe i suoi guai per questo; Jean-Jacques Rousseau si lanciò in qualche pagina filoebraica dell’Emile, per gli ambienti inglesi puritani e non conformisti.

Da questo mondo emergono alcuni personaggi molto significativi, innanzitutto una grande scrittrice come George Eliot, soprattutto col romanzo Daniel Deronda, ma anche alcuni militari influenti sull’insediamento ebraico durante il Mandato britannico di Palestina, come Wyndam Deeds e Orde Wingate. In questo contesto vi è posto anche per un cappellano anglicano che fu un importante collaboratore di Herzl, William Hechler, e compare anche il calabrese eroe del Risorgimento Benedetto Musolino.

Sono storie assai diverse fra loro, per profondità di impegno, valore letterario e influenza politica. Storie anche isolate, di persone che non si conoscevano e non appartenevano allo stesso ambiente, se si fa eccezione per una tradizione britannica effettivamente importante e continuativa. Elia Boccara ha un grande merito a rievocarle, colmando una certa disattenzione per dei rapporti che senza dubbio hanno un valore significativo di testimonianza. Questa linea minoritaria di pensiero, che Boccara descrive con passione e lucida capacità di documentazione, mostrano fra l’altro che fu sempre possibile, per chi lo voleva, non essere ideologicamente nemici degli ebrei, non condividere il desiderio di genocidio culturale, se non fisico, che fu così largamente condiviso in Europa per tanti secoli. Il che sottolinea la responsabilità di chi invece non si sottrasse ad esso.
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Re: Europa e Occidente, antigiudaismo/antisemitismo e Shoà

Messaggioda Berto » dom mar 04, 2018 11:37 am

Da non credere. Siamo a Kolkata, India. 70mila persone in strada a manifestare per Israele e per Gerusalemme sua "capitale eterna".
Giulio Meotti

https://www.facebook.com/meotti.giulio/ ... 6747644800

Da non credere. Siamo a Kolkata, India. 70mila persone in strada a manifestare per Israele e per Gerusalemme sua "capitale eterna". E poi slogan come "il sionismo ispira noi Hindù". Si, in India. In Europa sarebbe una scena a dir poco impensabile. Oggi nel nostro povero vecchio continente, dove ci muoviamo fra i detriti della cultura laica e quella giudeo-cristiana sotto islamizzazione e ridicolizzazione, si bruciano le bandiere israeliane, si sventolano quelle palestinesi, si tirano molotov alle sinagoghe e si, a Milano si grida "morte agli ebrei". Le immagini dall'India stringono il cuore. Ma ci dicono anche quello che abbiamo perso noi.



Michele Guetta
Qualcuno mi deve spiegare cosa sia la "cultura giudaico-cristiana "! Credo ci siano più affinità tra Islam ed ebraismo che tra ebraismo e cristianesimo. Detto ciò strumentalizzare l'ebraismo per regolare i conti con l'Islam radicale non mi sembra una buona idea: le maggiori persecuzioni anti ebraiche sono state di matrice cristiano-cattolica.

Gino Quarelo
Quali affinità vi sarebbero mai tra l'ebraismo e il maomettismo? Il cristianismo è nato in seno all'ebraismo, Cristo era un ebreo al 100%. I primi cristiani sono stati uccisi dagli ebrei (Santo Stefano) e dai romani (Gesù Cristo). Le prime grandi persecuzioni ebraiche sono state quelle di Maometto e non dei cristiani; quelle cristiane e cattolico romane sono venute dopo. I conti si fanno con il nazismo maomettano che è il vero Islam, non esistono altri Islam, altri Maometto, altri Corano, non esiste l'Islam buono se non nella mente di qualche demente incosciente, ignorante e irresponsabile magari afflitto dalla sindrome di Stoccolma o dalla paura di guardare in faccia la cruda realtà con tutto il suo portato di orrore e di terrore storico, idolatra e disumano. I paesi dove prosperano oggi gli ebrei oltre a Israele sono tutti paesi cristiani, per primo gli USA, invece nei paesi maomettani gli ebrei sono scomparsi o quasi scomparsi e vivono da dhimmi, sempre sotto minaccia di cacciata o sterminio. Il Padre Nostro è preghiera ebraica e cristiana non maomettana.

Michele Guetta
Argomenta invece di bofioncare. Sono stufo delle strumentalizzazioni sono ebreo osservante e vivo in Israele, quindi tu non mi insegni un fico secco: l'Islam radicale è il pericolo assoluto, ma la chiesa , specialmente con questo papa no global, mi fa quasi più paura in quanto subdolo. Sei pregato di non rivolgerti più a me con questo tono ed anzi chiudiamola qua perché mi sembri un salviniano-depensante

Per noi ebrei vige il divieto di entrare in una chiesa ( per la presenza di idolatria) e non in una moschea per esempio.

Leopoldo Della Ciana
Forse è un problema di termini. La civiltà occidentale nasce dal connubio tra civiltà ellenica e civiltà “siriaca” quindi non solo ebraica, ma anche egizia, persiana, ecc. ecc).

Michele Guetta
Certo quella ellenica, che ha cercato di distruggere quella ebraica....

Fra 2 settimane festeggeremo Purim, proprio per ricordare il miracolo del non essere stati sterminati dai Persiani....

Fabio Sermoneta
Ed ecco l intelligenza assoluta ebraica è la diplomazia cosa sempre mancata abbiamo un amico di Israele e Lei professor Michele Guetta interagisce con il Signore come se fosse un nemico. Il problema è che l anti ebraismo è una cosa trasversale e l umanità fa schifo essere una minoranza costa caro . Per gli ebrei lo è stato nella storia per i cristiani lo è oggi in molti paesi islamici.

Michele Guetta
Non sono un professore, vivo in Israele, i miei genitori sono stati cacciati dalla Libia (dove ricordo che gli ebrei c'erano prima dell'avvento del l'Islam);sono stracontento di questa manifestazione a favore di Israele, ma non voglio più sentir parlare di cultura "giudaico-cristiana ", non voglio che si strumentalizzi sempre tutto. Tutto qua Dott. Sermoneta

Giusy Santoro
Penso che oggi anno di grazia 2018 il vero pericolo per ebrei e cristiani in Europa siano le sinistre colluse con l'Islam. Il quale non è solo una religione ma una filosofia di vita applicata alla lettera, senza se e senza ma. Gli islamici non concepiscono la laicità, a differenza di cristiani ed ebrei, e in futuro ciò sarà un problema molto serio. Quanto alle origini della civiltà occidentale, oltre alla cultura GRECA, nel senso storico e filosofico del termine, altro che ellenismo (Socrate, Platone e Pericle erano GRECI), esso deve molto alla cultura latina e al Cristianesimo, ovviamente, il quale nacque in seno all'ebraismo. Quanto all'apporto dell'islam in Europa, a parte le guerre, è da considerare nullo. In Europa ha sempre perso. Persino i suoi "antenati" persiani e cartaginesi hanno PERSO con greci e romani. Speriamo dopo qualche battaglia persa, anche stavolta l'Europa vinca questa guerra.

Michele Guetta
Tutto quello che vuole, ho solo detto basta con l 'assioma ebraismo-cristianesimo. Tutto qua. Tutto chiaro. Tutto semplice

Il papa pochi gg fa ha incontrato erdogan (sic!), e non ha detto una parola su Gerusalemme capitale d'Israele; le battaglie si fanno esponendosi non nascondendosi! Capite??

Vorrei che Macron facesse qualcosa di concreto contro le aggressioni antisemite giornaliere: dimenticavo che è impegnato ad intitolare le vie parigine ad Arafat...


Gino Quarelo:
Michele Guetta ha scritto:
"Tutto quello che vuole, ho solo detto basta con l 'assioma ebraismo-cristianesimo. Tutto qua. Tutto chiaro. Tutto semplice"

È' innegabile che il cristianismo sia un'eresia giudaica o ebraica; Cristo era un ebreo al 100% e i primi cristiani furono tutti ebrei, come gli apostoli e i primi discepoli; dei quattro evangelisti solo uno non era ebreo.
Cristo il giudeo fu ucciso dai romani su istigazione degli ebrei farisei-ortodossi che lo avversavano; l'ebreo eretico cristiano Stefano è stato ucciso dagli ebrei che odiavano gli ebrei cristiani.
L'antigiudaismo è nato in questo conflitto tra ebrei, poi è divenuto eredità di tutti i cristiani che in maggioranza non furono più ebrei, in particolare dei cattolici romani che lo hanno ulteriormente accentuato, forse per scaricare la responsabilità romana sui giudei divenuti così un perfetto capro espiatorio.
Anche a me, che sono veneto e non ebreo, mi è stato trasmesso con la tradizione cristiano-cattolico-romana l'avversione per i giudei, per gli ebrei.
Avversione antiguidaica e antisemita di cui in tarda età mi sono finalmente liberato, sgravandomi dell'ossessione idolatra cristiana di cui ero divenuto un posseduto.
Da quando non sono più cristiano mi sento meglio, molto più umano e apprezzo gli ebrei per quel che sono, pur non condividendo il loro credo; ho riscoperto la mia umana spiritualità naturale e universale e considero tutte le religioni della terra pure idolatrie costruite addosso alla spiritualità naturale e universale; anche i monoteismi sono idolatri al pari dei politeismi, degli animismi e dei totemismi.
Non condivido la vulgata comune e colta secondo la quale le radici della cultura e della civiltà europea sarebbero greco-romane e giudaico-cristiane; per me vi è è ben altro sia di precedente, sia di concomitante; in più vi sono anche elementi negativi portati dalla romanità e dalla cristianità, per esempio l'antisemitismo comune a tutte le sette cristiane e la gerarchicità italica castuale e ademocratica (specificità del cattolicesimo romano).
Io da veneto ho i miei avi che non sono né Abramo né Enea. Non ho assolutamente bisogno della storia ebraica e della religiosità ebraica o eretico cristiana.
Rispetto gli ebrei unicamente per la loro umanità e la loro tradizione cultural-religiosa per me è preferibile a quella cristiana con il suo fanatismo Cristofilo. Riconosco il diritto degli ebrei alla loro terra, a Israele allo stesso modo che riconosco ai veneti il loro diritto alla loro terra veneta.
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Re: Europa e Occidente, antigiudaismo/antisemitismo e Shoà

Messaggioda Berto » dom mar 04, 2018 11:38 am

L'odio interno del popolo ebraico è il lievito che dobbiamo eliminare
Michael-Laitman

http://www.michaellaitman.com/it/2017/0 ... -eliminare

Se esiste un odio più enigmatico dell’antisemitismo, questo è proprio l’antisemitismo ebraico. Il nostro odio interno è sinistro, una bomba ad orologeria pronta ad esplodere fino a quando non troveremo l’innesco che lo disinnescherà.

La storia è piena di esempi di ebrei che odiavano così tanto la loro gente, da dedicare tutta la loro vita a distruggerli. La ribellione dei Maccabei avvenuta all’incirca nell’anno 160 a.C., era rivolta, prima di tutto, contro gli ebrei ellenizzati, piuttosto che contro l’impero Seleucido.
Allo stesso modo, il comandante degli eserciti romani che conquistò Gerusalemme ed esiliò gli ebrei, fu Tiberio Giulio Alessandro, un ebreo di Alessandria il cui padre aveva donato oro e argento per le porte dello stesso Tempio che Alessandro distrusse. Secondo quanto riportato dallo storico ebreo-romano Tito Flavio Giuseppe, prima della rovina di Gerusalemme, Giulio Alessandro aveva distrutto la propria comunità ebraica di Alessandria, provocando “in tutto il quartiere un’inondazione di sangue a causa dei 50.000 cadaveri che erano stati ammucchiati”. Allo stesso modo, durante l’inquisizione spagnola, il capo inquisitore Tomás de Torquemada era di recente discendenza ebraica, ma questo non mitigò il suo zelo nell’espellere ed uccidere gli ebrei. E proprio nel secolo scorso, l’Associazione degli Ebrei Nazionali Tedeschi sostenne e votò per Hitler e per il partito nazista.

In verità, non sono stati George Soros e Noam Chomsky ad inventare l’odio degli ebrei per il proprio popolo, noto anche come antisemitismo ebraico. Infatti, proprio la scorsa settimana, abbiamo assistito ad un’irritante manifestazione di questa mania. In primo luogo, abbiamo appreso che la maggior parte delle minacce di attentati contro i Centri delle Comunità Ebraiche, che avevano avuto un singolo autore, non erano partite da un fanatico del movimento nazionalista o da un estremista islamico, bensì da un diciannovenne israelo – americano di Ashkelon, una piccola città nel sud di Israele. In seguito, abbiamo visto decine di presuntuosi ebrei protestare durante il discorso del vice presidente degli Stati Uniti, Mike Pence, all’American Israel Public Affairs Committee. Durante le proteste, i contestatori hanno affermato che se non c’è pace per i palestinesi, allora non ci sarà pace per Israele. Sappiamo tutti però che il popolo palestinese dichiara ogni giorno di non volere la pace con Israele, ma la sua distruzione.

Infine, mentre lo stato di Israele e alcune organizzazioni ebraiche hanno finalmente raccolto abbastanza consensi a livello internazionale per tenere una conferenza anti-BDS nella Sala dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il movimento BDS conta fra le sue fila numerosi attivisti ebrei e diverse organizzazioni ebraiche che lo supportano, come ad esempio: J Street, Jewish Voice for Peace, e Jews for Justice for Palestine.

In effetti, l’odio interno del popolo ebraico sembra essere una fontana inesauribile di sinistra ingegnosità. Se esiste un odio più enigmatico dell’antisemitismo, questo è proprio l’antisemitismo ebraico.

Come siamo diventati una nazione

Nel settembre del 2014 ho scritto un articolo sul The New York Times intitolato “Chi sei tu popolo d’Israele”, il quale parla dell’origine unica del popolo ebraico e del motive per cui esiste l’antisemitismo. A seguito di numerose richieste di approfondire l’idea dell’unione ebraica come soluzione all’antisemitismo e delle fonti che ho invocato per sostenere il mio punto di vista, ho scritto un saggio più elaborato dal titolo “Perché la gente odia gli Ebrei”. Il saggio è diventato rapidamente un mini-sito internet che contiene, oltre al saggio stesso, un video che spiega le mie idee e una copia gratuita del mio libro Like a Bundle of Reeds: Why Unity and Mutual Guarantee Are Today’s Call of the Hour. Con i limiti di un articolo di giornale, ho potuto dare solo una breve spiegazione, quindi per maggiori dettagli, siete tutti invitati a seguire uno dei link sopra riportati.

La nostra nazione è unica. Se cerchiamo un’origine ben precisa per il popolo ebraico, non la troveremo. La nostra nazione è basata su un’idea, non sulla parentela comune, né sull’affinità etnica o biologica. Il “progenitore” della nazione ebraica fu Abramo, questo è il motivo per cui ci riferiamo a lui come ad “Abramo Nostro Padre”. Il libro PirkeiDe Rabbi Eliezer (Capitolo 24) dice che Abramo era molto preoccupato per i babilonesi con cui viveva. Vedeva la loro crescente ostilità reciproca e si chiese perché tutto ciò stesse accadendo.

Mentre egli rifletteva sul loro odio, scrive Maimonide in Mishneh Torah, si rese conto che in tutta la natura vi è un perfetto equilibrio fra la luce e l’oscurità, fra l’espansione e la contrazione, e fra la costruzione e la distruzione. Tutto in natura ha una controparte che genera equilibrio. Allo stesso tempo, egli notò che a differenza del resto della natura, la natura umana è completamente squilibrata. Tra le persone regnano sovrane l’interesse personale, l’egoismo e la malvagità. L’odio reciproco che Abramo scoprì fra i suoi concittadini gli fece capire la verità sulla natura umana, perché “Il cuore dell’uomo concepisce disegni malvagi fin dall’adolescenza” (Genesi 8:21).

Abramo si rese conto che se le persone non avessero introdotto l’equilibrio della natura nella società umana di propria iniziativa, avrebbero distrutto se stesse e la propria società. Egli iniziò quindi a far circolare fra i babilonesi l’idea che, quando l’odio esplodeva, non dovevano combatterlo, ma aumentare invece i loro sforzi per unirsi. L’idea di Abramo cominciò a raccogliere seguaci, ma come ben sappiamo da Maimonide, Midrash Rabbah, e da altre fonti, Nimro Re di Babilonia fu invidioso del successo di Abramo e lo cacciò dall’antica Babilonia.

Abramo iniziò a peregrinare verso la terra di Israele e a parlare della sua idea con la gente che incontrava lungo la strada. La sua idea era semplice: quando scoppia l’odio, va coperto con l’amore. Secoli dopo, il Re Salomone riassunse questa idea nel versetto: “L’odio provoca liti, ma l’amore copre ogni crimine” (Proverbi 10:12).

I discepoli di Abramo incrementarono l’unione fra loro, ma non furono considerati ufficialmente una nazione fino a quando non raggiunsero un profondo livello di unione e solidarietà. Il nome Monte Sinai deriva dalla parola ebraica sinaa (odio). Solo quando il popolo di Israele si unì ai piedi del Monte Sinai e promise di essere “Come un solo uomo con un solo cuore”, allora meritò il titolo di “nazione”. Allo stesso tempo, gli fu affidato anche il compito di continuare a diffondere il metodo della connessione, proprio come Abramo aveva insegnato ai propri discepoli. Come ci dice la Torah, ebbero il compito di essere “Una luce per le nazioni”.

Il popolo ebraico ha continuato a sviluppare il metodo per la connessione, adattandolo alle mutevoli esigenze di ogni generazione, ma il principio del coprire l’odio con l’amore è rimasto lo stesso. Quando un uomo andò da Hillel il Vecchio per chiedergli di insegnargli la Torah, egli disse semplicemente: “Quello che odi, non farlo al tuo prossimo; questa è tutta la Torah” (Talmud Babilonese, Masechet Shabbat, 31a).

L’antisemitismo ebraico: il profondo rifiuto del nostro ruolo

Nel corso delle generazioni, le fazioni del popolo ebraico che non poterono mantenere il principio dell’amore che copre l’odio si separarono dalla nazione. Queste persone assimilarono o svilupparono forme meno impegnative di Ebraismo che meglio si adattavano al loro crescente egocentrismo.

Mentre la maggior parte di queste fazioni scomparve fra le nazioni, alcune di esse, come ad esempio gli Ellenisti, divennero nemici giurati dell’Ebraismo. Ka’ab al-Aḥbār, per esempio, non solo era un ebreo, ma era un eminente rabbino dello Yemen che si convertì all’Islam e divenne una figura importante nella definizione dell’ortodossia islamica sunnita. Egli aveva accompagnato Khalif Umar nel suo viaggio a Gerusalemme. Quando Umar gli chiese consiglio sulla scelta della posizione per un luogo di culto, Ka’ab indicò il Monte del Tempio. Di conseguenza, la Cupola della Roccia di oggi è collocata proprio dove prima vi era il Secondo Tempio.

Quando gli ebrei diventano antisemiti, non si parla semplicemente del rifiuto di una fede. Si tratta piuttosto di una profonda obiezione al ruolo che hanno nei confronti del mondo intero: diffondere a tutto il mondo il metodo della connessione ideato da Abramo. Essere “Una luce per le nazioni” significa impostare un esempio di unione al di sopra dell’odio. Questa è una pesante responsabilità da portare perché significa che se non diamo l’esempio, il mondo non avrà alcun modo per raggiungere la pace e la gente ci darà la colpa per il proprio odio reciproco. Possiamo vedere che questo accade già in molti luoghi e in molte situazioni, ma anche come l’odio e l’egoismo si intensificano nelle nostre società; questo fenomeno diventerà sempre più comune e pericoloso, a meno che noi non forniamo l’antidoto dando l’esempio su come rendere inoffensivo l’odio lavorando sull’unione.

È così difficile cercare di dimostrare che non siamo diversi da qualsiasi altra nazione, ma veniamo sempre trattati come dei reietti. Proprio di recente, il Dott. Andreas Zick della Bielefeld University in Germania, ha rivelato che l’antisemitismo è ancora dilagante nel suo paese. Ma ancora più importante è il fatto che egli attribuisca l’onnipresenza dell’odio verso gli ebrei, al fatto che “non sono visti come parte integrante della società tedesca, ma piuttosto come degli stranieri”.

In effetti, noi continueremo ad essere degli emarginati fino a quando non ripristineremo la nostra responsabilità reciproca, il nostro senso di unione e di amore per gli altri, e diventeremo una luce di unione fra le nazioni. Allora, e solo allora, saremo i benvenuti ovunque. L’antisemita più noto nella storia americana, Henry Ford, espresse questa specifica richiesta nel suo libro L’ebreo internazionale: “I riformatori moderni, che costruiscono modelli di sistemi sociali, farebbero bene ad esaminare il sistema sociale con cui i primi ebrei si erano organizzati”.

Il lievito tra di noi

In questo periodo dell’anno, in cui le famiglie si ritrovano per festeggiare Pesach, che è la festa della libertà, dobbiamo ricordare che la schiavitù che dobbiamo ancora rigettare è l’odio verso i nostri fratelli. Il hametz (lievito) è il nostro odio infondato e rimuovendolo, anche se per una settimana soltanto, compiremo la più grande opera di pulizia mai avvenuta. Sarà anche il più grande regalo che potremo fare a noi stessi, alla nostra nazione e al mondo intero.

Essere “Una luce per le nazioni” significa essere un esempio di unione e fratellanza. Con il nostro odio reciproco, ora stiamo solo dando l’esempio sbagliato. Biur hametz [pulire tutto dal lievito] rappresenta la pulizia dei nostri cuori dall’odio e la loro preparazione per l’unione e la creazione della nostra nazione. Questo è il motivo per cui la festa della libertà, Pesach, viene prima della festa della ricezione della Torah (Matan Torà), che come abbiamo già detto è: “Ama il prossimo tuo come te stesso”, che ha dato inizio alla costruzione del nostro popolo.

In questo momento di profondo conflitto e alienazione, cerchiamo di essere dei veri ebrei, uniti nell’amore che copre tutti i crimini, e legati nella fratellanza e nella responsabilità reciproca.

Auguro a tutti una Pesach felice e kosher (libera dall’odio).



Alberto Pento
l'odio si trova ovunque, si pensi a l'odio etnico, culturale, sociale, di classe che si trova in ogni popolo, paese, nazione, stato.
Si pensi all'Europa, all'Italia e alla mia terra veneta.
Spesso l'odio è giustificato, motivato, risponde a delle sollecitazioni veritiere a palesi ingiustizie.
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Re: Europa e Occidente, antigiudaismo/antisemitismo e Shoà

Messaggioda Berto » dom mar 04, 2018 11:39 am

Le radici dell' odio contro gli ebrei
PIETRO CITATI
2002/04/12

http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... ebrei.html

LE ORIGINI dell' antisemitismo sono antichissime. Era già diffuso, lungo i paesi del Mediterraneo, nel quarto o terzo secolo avanti Cristo, quando ebbe luogo la prima emigrazione giudaica. Sugli ebrei circolavano leggende simili a quelle narrate dai cattolici sino alla fine del diciannovesimo secolo, e oggi ripetute dai musulmani. Persino Tacito, il più grande e severo tra gli storici, che non sapeva niente di Israele, raccontava che gli Ebrei - questa taeterrima gens, «pervicacemente superstiziosa», «odiata dagli dei» - venerava una testa d' asino. Un altro storico, Apione, diceva che nel loro Tempio compivano sacrifici rituali di stranieri, ingrassati a forza come Pollicino. Solo la menzogna è immortale. La spiegazione di questo antisemitismo è semplicissima. Tra i popoli del Mediterraneo e del Medio Oriente, gli Ebrei erano (quasi) gli unici Monoteisti. Mentre gli altri popoli possedevano un pantheon colorato, che accoglieva sempre nuove figure, fuse e mescolate con quelle antiche, gli Ebrei avevano un solo Dio: unico, esclusivo, eternamente immutabile, che non nasceva come gli dei greci e non moriva come quelli egiziani. Questo Dio era possente e tremendo, e non poteva venire rappresentato con immagini umane o animali. Bisognava osservare la Legge, che egli aveva promulgato, i riti che aveva imposto, ed essere puri. Chi cercava di restare puro, doveva vivere separato: non condividere i pranzi con i vicini pagani, dove si mangiavano cibi che il rito proscriveva; e a volte nemmeno parlarne la lingua. Come dice Tacito, questi «misantropi» erano «separati a tavola». Nessuno straniero doveva entrare, pena la morte, nel Tempio di Gerusalemme. Nessun ebreo doveva venerare le statue degli altri dei o degli Imperatori, mentre i pagani veneravano sia Dioniso sia Osiride, sia Demetra sia Iside, Augusto, Nerone e Caligola. Così la vita degli Ebrei, per quanto attivi, mobili e curiosi (quali occhi chiari ed avidi spalancarono sul mondo!), era concentrata su un punto: quel Dio luminosooscuro, che si rivelò durante l' esodo tra le fiamme e le nuvole del cielo.
(segue dalla prima pagina)
MAI un popolo portò sino a un punto così alto e profondo la passione religiosa: furibonda, ardente, meticolosa, capace di sottigliezze intellettuali meravigliosamente acute. Per questo, sebbene fossero le persone più tolleranti (come Filone d'Alessandria, vissuto al tempo di Cristo), furono anche i più fanatici: come gli Zeloti, che nel 66-70 d.C. difesero contro i Romani il Tempio di Gerusalemme. La passione religiosa dei cristiani e dei musulmani è, nel suo fondo, quasi completamente ebraica; e per questo alcuni di loro, oggi, odiano gli Ebrei. Si odiano soltanto i propri simili.
Molti parlano con sufficienza delle religioni politeistiche. Quale bellissimo cosmo era quello egiziano o greco, dove l'essenza divina si moltiplicava in migliaia di forme, il sacro veniva rappresentato in ogni figura, sia astratta sia animale sia umana; e dove cento rapporti legavano tra loro le divinità, fino a farci intravedere, dietro le differenze apparenti, la parola segreta di un solo Dio! Nel mondo greco, il fanatismo religioso era molto più raro che nei monoteismi ebreo, cristiano, ed islamico. Non c'è violenza peggiore di quella dell'imperatore cristiano Teodosio, che nell'anno 426 d.C. fece abbattere le bellissime colonne dei templi di Olimpia: il terremoto lo soccorse. Ora le colonne doriche e corinzie stanno a terra, tagliate come fettine d'arancia; e solo i pini, dolcemente smottati dalle vicine colline, le consolano in silenzio per le ferite della storia.
Proprio perché gli Ebrei vivevano separati, attraevano le immaginazioni dei popoli antichi. Molti stranieri portavano offerte votive e ordinavano sacrifici ai sacerdoti dell'immenso Tempio scintillante d'oro, due volte costruito, due volte distrutto: la seconda volta per sempre. Quale era il vero Dio d'Israele? Cosa accadeva nel Tempio di Gerusalemme, dove i pagani non potevano penetrare? Qual era il nome segreto di Jahwe, ignoto persino al suo popolo? Quando sarebbe venuto il Messia, il Cristo? Forse non ci fu evento che colpì le fantasie antiche come ciò che accadde nel 63 a.C.. Pompeo Magno entrò nel Tempio di Gerusalemme, penetrò sino al Santo dei Santi, la piccola stanza dove aleggiava lo Spirito di Dio, e dove solo il Sommo Sacerdote poteva insinuarsi una volta l'anno. Non scorse nulla. La stanza era completamente vuota. Dunque il cuore della religione giudaica era un bugigattolo pieno di ragni? Certo, alcuni Greci e Romani compresero che il Santo dei Santi era vuoto perché solo il Vuoto può alludere all'essenza inafferrabile e incomprensibile di Dio.

Nel primo secolo dopo Cristo, dall'ebraismo si distaccò, come un gracilissimo albero presto destinato a diventare una foresta rigogliosa, il Cristianesimo, questa eresia giudaica. Quasi tutto il Nuovo Testamento può essere commentato, come circa ottant'anni or sono hanno fatto due studiosi tedeschi, L. Strack e P. Billerbeck, con frasi che appartengono alla tradizione ebraica. L'Apocalisse di Giovanni è un testo giudaizzante scritto contro i Giudei. Certo, queste frasi non contengono mai l'affermazione che Gesù è il figlio di Dio incarnato (perché per gli Ebrei e l'Islam è scandaloso che Dio assuma un corpo umano); né che è morto e risorto (affermazione ancora più scandalosa). Queste furono le fondamenta della nostra fede. Per gli Ebrei, Gesù era soltanto un falso Messia: un Messia eretico; qualcuno di loro lo trovava "un uomo saggio"; qualche altro (non Pilato) lo fece uccidere. Una generazione più tardi, il sommo sacerdote sadduceo, Anano, ordinò di lapidare Giacomo, fratello di Gesù, capo della comunità giudeo-cristiana di Gerusalemme. Molti Farisei, ancora vicini ai giudeo-cristiani, non approvarono questa uccisione.
Oggi, colla nostra apparente tolleranza, condanniamo quei delitti religiosi: ma non posso dimenticare che quei morti innocenti si moltiplicarono durante venti secoli in milioni di morti ebrei (non conto quelli sterminati da Hitler). Purtroppo, la passione religiosa porta anche a questo. Malgrado ciò, è la migliore delle passioni: accende la fantasia, risveglia l'immaginazione, dà forza e movimento alle idee, costruisce edifici intellettuali, incanalando la follia umana. Nel secolo scorso, abbiamo visto che la pura passione politica - nazismo e comunismo - conduce ad Auschwitz e alla Kolyma: massacri incomparabili con qualsiasi pogrom.
Dopo la metà del secondo secolo dopo Cristo, Israele rinunciò (sebbene non completamente) a realizzare il regno di Dio in terra, qui ed ora: il più terribile dei desiderii. Cominciarono i secoli oscuri, nei quali la diaspora si moltiplicò in ogni direzione, perché gli Ebrei erano destinati a diventare il sale della terra. Israele accettò di porre il collo "sotto il gioco delle potenze terrene", come aveva detto Geremia. Israele visse bene, o relativamente bene, sotto il dominio dei Califfi e dei signori islamici, immerso nel profumo dell'Islam, come ha raccontato stupendamente Abraham B. Yehoshua in Viaggio alla fine del millennio (Einaudi). Gli Ebrei vissero male o malissimo sotto il dominio dei re, dei papi e dei sacerdoti cristiani, perseguitati per il deicidio che avevano commesso (e che avevano effettivamente commesso, senza saperlo): sfruttati, derubati, uccisi con la spada, sgozzati, bruciati, stuprati, costretti con la forza alla conversione. La causa principale di questa persecuzione sono i Vangeli, le Lettere di San Paolo, gli Atti degli Apostoli e soprattutto l'Apocalisse: testi fatalmente antisemiti, perché la nuova religione si liberava con violenza dalla antica Madre. La storia si ripeté quindici secoli dopo, tra luterani e cattolici.
Israele visse in segreto dal III al XVIII secolo, leggendo la Bibbia, interpretandola secondo la lettera, i simboli e le speculazioni numeriche, cercando testi arabi, cristiani e greci, creando grandiosi miti cosmogonici e teologici, come nel sedicesimo secolo la Cabala di Izchak Luria. Allora, gli ebrei immaginarono un doppio atto creativo da parte di Dio. In un primo momento, Egli si espande, si allarga, si apre, si manifesta, ispirato dalla forza dell'amore, gettando nello spazio la luce delle sue emanazioni, le dieci Sefirot. Questa luce è troppo sfolgorante, perché lo spazio possa sopportarla; e viene contenuta e fasciata in dieci "vasi". La sorte dell'universo resta in bilico per un istante. La forza della pura luce divina è così sovraeminente, così "tremenda e meravigliosa", che non sopporta adombramenti. I "vasi" delle sette Sefirot inferiori si frantumano sotto l'urto violentissimo della luce; e le scintille divine si sparpagliano in ogni angolo della futura creazione - negli uomini, ebrei o gentili, negli animali, nei laghi, nei ruscelli, nei fiumi, nei mari, nelle pietre, nelle erbe, nei cibi, nel Male. Le scintille divine sono dovunque: ma esiliate, degradate, avvilite, prigioniere delle potenze demoniache. Tutto viene macchiato, spezzato, frantumato. Tutto è desolazione e disperazione.
La Shechinà, il volto femminile di Dio, percorre esiliata le contrade dell'universo. Ora brilla soltanto di una debole, pallida, luce riflessa, come la "sacra luna": menomata, rimpicciolita, coperta d'ombra. Ora è una principessa che il padre e la madre hanno cacciato, senza colpa, dal regno: ora è una donna bellissima, che un pirata ha reso schiava; ora una vedova vestita di nero, che piange ai piedi del Muro di Gerusalemme; rapita, calunniata, esposta a tutte le debolezze umane. Avvolta in manti che le nascondono il viso, essa fugge, scompare, si nasconde - e sulla terra restano poche tracce: orme di passi, vesti abbandonate, fuscelli di paglia.
Durante uno dei suoi viaggi, un rabbi polacco arriva, verso il far della notte, in una piccola città dove non conosce nessuno. Non trova alloggio, fino a quando un conciatore lo conduce con sé, nel triste vicolo dei conciatori. Egli vorrebbe dire le preghiere della sera, ma l'odore della concia è così acuto che non riesce a pronunciare una sola parola. Esce e va alla scuola rabbinica, che tutti hanno già lasciato. Mentre prega a capo chino, comprende che anche la Shechinà è finita in esilio, abbandonata nel vicolo dei conciatori. Scoppia a piangere per l'afflizione, versa tutte le lacrime che la sofferenza e l'angoscia avevano raccolto nel suo cuore, finché cade a terra svenuto. Mentre giace esanime, la Shechinà gli appare nella sua gloria: una luce abbagliante in ventiquattro gradazioni di colori. "Sii forte, figlio mio", gli dice. "Grandi dolori ti attendono: ma non temere finché io sarò presso di te". Sebbene la gloria di Dio sia stata umiliata e ferita, essa splende come sempre. Le piccole scintille divine si sono diffuse in ogni luogo, come il lievito che penetra il pane. Tutto è diventato sacro.

* * *

Due secoli or sono, i ghetti si aprirono. Gli Ebrei vennero alla luce, ebbero un cognome, entrarono all'Università, scrissero, composero musica, studiarono la scienza e il diritto, insegnarono, diressero Banche, industrie e giornali. Fu l'esplosione più grandiosa della storia europea: una immensa vitalità e intelligenza percorsero all'improvviso le vene dei nostri paesi. Questa esplosione ha una sola analogia: quella dell'Islam, nel settimo, ottavo e nono secolo, quando gli Arabi conquistarono paesi, appresero il greco, studiarono le scienze, fabbricarono automi, costruirono moschee imitando le basiliche cristiane, assorbirono la eredità della religione zoroastriana, raccontarono al mondo le Mille e una notte. Quale forza trassero gli Ebrei da una vita vissuta, per diciotto secoli, sotto il segno dell'immaginazione religiosa e della intelligenza talmudica. La letteratura, la scienza e la psicologia del diciannovesimo e specialmente del ventesimo secolo sono, per metà, dovute ad ebrei, o a mezzi ebrei, nei quali la goccia del sangue giudeo dava nuovo vigore a quello cristiano.
Venuti dalla Russia, dalla Spagna, dalla Polonia, dal Medio Oriente, gli ebrei diventarono francesi, tedeschi, italiani, inglesi meglio dei francesi, dei tedeschi, degli italiani e degli inglesi. Con la loro straordinaria qualità di metamorfosi, diventarono come noi. Le sofferenze e i massacri erano dimenticati: non c'era più né Bibbia, né Shechinà vagabonda, né il suono delle trombe d'argento davanti al Tempio, né il nome segreto di Dio. Ricordo, per esempio, la famiglia di Simone Weil, completamente ebraica, dove c'era lo stesso profumo che nella casa di Proust: ma più antico e profondo, perché la famiglia della madre di Simone veniva dalla Galizia. C'era lo stesso sapore di Francia borghese: la buona cultura, l'agio nascosto, i bei modi eleganti, la finezza psicologica, la musica, l'arte della conversazione, la discrezione, la gaiezza sapientemente velata con la malinconia - come se soltanto il sangue ebraico potesse portare il genio della Francia borghese alla sua espressione più pura.
In questa entusiastica aderenza alla civiltà occidentale, gli Ebrei guadagnarono e persero molto. Qualcuno di loro, come Simone Weil, odiò (senza conoscerla) la propria eredità biblica. Qualcuno la ignorò completamente. Avevo un amico carissimo, Giorgio Bassani, che era vissuto a Ferrara, borghese ebreo tra borghesi cattolici, con appena un lieve ricordo di cucina giudaica e di candelabro dalle sette braccia. Molti anni fa, gli feci leggere un mio saggio su Nachman di Breslav, un narratore chassidico del diciottesimo secolo. Mi guardò coi suoi dolcissimi e durissimi occhi azzurri e mi disse: "Pietro, che cose strane hai raccontato!". Quasi soltanto Kafka comprese che qualsiasi sradicamento dalla tradizione si paga. Con ogni probabilità, anche noi, cristiani, lo pagheremo. Ma gli Ebrei lo pagarono troppo.
Nel diciannovesimo e nel ventesimo secolo, l'antisemitismo fu soprattutto borghese. I medici, gli ingegneri, gli scrittori, gli avvocati, i giornalisti, gli scienziati cattolici o protestanti erano invidiosi degli ebrei, perché erano più intelligenti e fantasiosi di loro. Non invano essi portavano, occultata nel sangue, la Bibbia. La borghesia europea dell'Ottocento fu, in buona parte, antisemita: perfino mio padre, il più mite tra gli uomini. Tutto questo ha condotto ad Auschwitz. Alle vecchie leggende e ai nuovi rancori, bastò aggiungere il genio criminale di un pittorucolo austriaco.
Tra le scoperte degli Ebrei, oltre alla Recherche, Il Castello, la psicoanalisi e la Teoria della relatività generale, ci fu anche la Rivoluzione Russa. Non voglio scoprire dappertutto segni genetici: ma forse, come molti hanno scritto, Lenin e Trockij avevano il desiderio nascosto di realizzare con la forza il regno di Dio in terra, come venti secoli prima i giudei Zeloti, ribelli contro Roma. Ma Stalin li espulse, li esiliò, li massacrò, li accusò di congiure immaginarie. Anche in Russia, paese dell'impossibile, gli Ebrei restarono separati, diversi, stranieri: anche là non appartenevano alla terra, della quale non hanno mai veramente fatto parte. Questa è, per noi, la loro benedizione.

Mi scuso di una breve appendice contemporanea. Ho letto che, a Oslo, i giurati del Premio Nobel per la pace avrebbero voluto togliere il premio a Peres, perché partecipa al governo Sharon. Arafat, assediato a Ramallah con la sua patata bollita al giorno, come Pinocchio con le pere e le bucce di pera nella casina di Geppetto, è invece degno di qualsiasi Premio. Mi pare giusto che coloro che danno i Premi e conferiscono la Gloria contendendo con l'eternità, si coprano di vergogna più di qualunque essere umano.
L'Europa del 2002 non sopporta che venga meno un suo luogo comune. Dopo Auschwitz, l'ebreo è la vittima: gasata nei campi di concentramento nazisti, morta di gelo tra i pini nani della Kolyma, sulla quale si possono piangere dolcissime lacrime sentimentali. Nulla è più commovente che una gita ad Auschwitz con una scolaresca, a cui insegnare ad essere buoni. Non si tollera che questo popolo di vittime predestinate abbia dei carri armati. Il massimo che gli si può concedere è andare al ristorante o al bar, ordinare una spremuta di pompelmo e persino un whisky, camminare per le strade di Gerusalemme o di Haifa, saltando per aria sotto le bombe dei kamikaze, questi nuovi Cristi che si immolano, come dice soavissimamente Giulio Andreotti, per la salvezza del genere umano.


Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Europa e Occidente, antigiudaismo/antisemitismo e Shoà

Messaggioda Berto » dom mar 04, 2018 11:39 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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