Łi atei entel mondo musulman - ilhad

Re: Łi atei entel mondo musulman - ilhad

Messaggioda Berto » lun giu 19, 2017 6:54 am

Sospeso e senza stipendio perché parla (male) dell'Islam.
Filippo Facci, uno di noi!
L'ordine lombardo dei giornalisti mette all'indice l'editorialista di Libero: si è "permesso" di scrivere il suo pensiero sulla religione maomettana
di Alessandro Morelli
17 Giugno 2017

http://www.ilpopulista.it/news/17-Giugn ... i-noi.html

Se sei un giornalista e parli male dell'Islam ti ritrovi messo all'indice e "disoccupato". Non per colpa del tuo editore, sia chiaro, ma dell'Ordine Professionale che ti rappresenta. Questa volta capita a Filippo Facci, editorialista senza peli sulla lingua di Libero, che ha la colpa grave di aver scritto di Islam in modo troppo crudo.

Benvenuto nel club Filippo, visto che anche chi vi scrive è finito a processo all'Ordine Lombardo (nel mio caso per una foto pubblicata nei giorni degli attentati a Parigi sul mio profilo personale di Facebook) ma, mentre la stragrande maggioranza dei portatori sani di tesserino giornalistico se la ridono di casi come questi, noi non possiamo certo stare zitti.

Filippo Facci è uno di noi, non perché sia del nostro "gruppo", anzi: le sue dichiarazioni contro tutte le religioni ci dividono. Facci è uno di noi perché dice quello che pensa in maniera libera e proprio per questo è pericoloso per l'establishment e per il main stream dell'informazione che invece propone il politicamente corretto soporizzante che coccola e fa dormire sonni tranquilli alla massa di presunte pecore che stanno dall'altra parte dei monitor, delle Tv o a leggere i giornali.

L'Inquisizione giornalistica vive su segnalazioni di lesa sensibilità e guarda caso queste arrivano spesso da quelle anime belle che fanno riferimento all'area politica boldriniana o giù di lì, forse perché proprio la presidenta sarebbe una segnalatrice seriale. Questi attivisti politici, sono tutti impegnati a fare le pulci a quello che scriviamo.

Questo non è affatto il problema, anzi, aumenta il numero di lettori e, chissà, forse riusciremo persino a convincerne qualcuno delle buone ragioni di cui scriviamo. La questione è che attivisti politici (forse) non praticanti sono poi chiamati a giudicare le parole dei giornalisti, il che ci fa comprendere perché l'Italia sia solo al 52° posto nella classifica sulla libertà di stampa (redatta da Reporters sans Frontières, ndr).

Per Facci la punizione è netta: il Consiglio di disciplina dell'Ordine lombardo dei Giornalisti ha sentenziato di sospenderlo per due mesi dalla professione e dallo stipendio. Fossimo demagoghi diremmo: "E ora chi darà il pane ai suoi figli?" ma siccome non lo siamo e auguriamo a Facci di avere un po' di "grano in cascina" ci soffermiamo sulla gravità della situazione della libertà di stampa che è messa in pericolo non da un generico Erdogan ma dall'Ordine dei Giornalisti!

Per chiarire in quale realtà si trovino i liberi pensatori che non accettano di obbedire agli ordini del main stream bastano le motivazioni della pesante punizione che il collega riporta oggi su Libero: "Ora qualche estratto dalla sentenza, del cui livello possiamo avere un idea sin dall'incipit: "Facci ha respinto con fermezza l' accusa di razzismo. Questa è la premessa che solitamente accompagna tutte le affermazioni di carattere razzista". Chiaro: è come dire che dirsi innocenti, in tribunale, sia un primo indizio di colpevolezza: il livello è questo".

Non solo, aggiunge Facci: "Ma se è vero che il mio articolo parla di idee, attenzione, "la parte peggiore - scrivono nella motivazione i giudici dell'Ordine - è proprio quella che riguarda le idee e che consiste in un attacco e in un offesa ad un intero sistema culturale". E se anche fosse? Siamo al reato di vilipendio islamico? "Facci offende una religione e un intero sistema di valori. Non può non rilevarsi che, per l' islam, il Corano ha un valore diverso di quello (sic) che per le altre religioni rivelate hanno i libri sacri". Ergo, se abbiamo letto bene: il Corano non si può offendere, gli altri libri già di più.
Mistero: resta che trattasi, l' articolo, di "attacco diretto, indiscriminato e generalizzato verso un gruppo di persona (sic) che costituisce un quarto del genere umano". Verrebbe da rispondere che gli idioti forse sono anche di più, tuttavia la Costituzione non ci impedisce di criticarli. Nell'insieme, è semplicemente pazzesco".

Chissà cosa avranno scritto, detto e pensato i "giudici" lombardi nei riguardi della campagna "Je Suis Charlie". In fondo i vignettisti francesi se la sono cercata. No?

Siamo con Facci cercando di promuovere non la produzione in massa di belanti lettori ma di pensatori che trovino spunto da idee forti, sfacciate e diverse da quelle promosse dal main stream.



Facci sospeso perché rivendica il diritto all'odio
Sull'onda degli attentati in Europa, il giornalista rivendicava il diritto ad odiare l'islam e gli islamici. Ora l'Ordine lo ha sospeso per due mesi dalla professione e dallo stipendio
Alessandro Sallusti - Sab, 17/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 10132.html

L'Ordine dei giornalisti ha sospeso per due mesi dalla professione e dallo stipendio Filippo Facci, collega di Libero e noto volto televisivo.

Nell'articolo finito sotto inchiesta, scritto nel luglio dello scorso anno, Facci rivendicava il diritto ad odiare l'islam e gli islamici. Un articolo molto duro, nella forma e nella sostanza, scritto sull'onda degli attentati fatti nel nome di Allah che in pochi giorni provocarono in Europa oltre cento vittime, la maggior parte delle quali a Nizza.

Conosco Filippo Facci e lo stimo, come collega e come intellettuale. È un uomo talmente libero da non aver raccolto quanto il suo talento gli avrebbe permesso accettando solo qualche piccolo e umano compromesso. No, non c'è verso: lui si infiamma e parte in quarta senza remore e limiti. Per questo piace a molti lettori, meno a direttori ed editori. Figuriamoci ai colleghi invidiosi, ai notai del pensiero, ai burocrati del politicamente corretto.

Filippo Facci non farebbe male a una mosca (al massimo è capace di farlo a se stesso) e per questo non mi spaventa che abbia rivendicato il «diritto all'odio» di una religione e di una comunità che hanno generato i mostri assassini dei nostri ragazzi. L'odio inteso - nell'articolo è ben spiegato - non come incitamento alla violenza, ma come sentimento contrario a quello dell'amore, «detestare» come opposto di «ammirare». I sentimenti non si possono contenere, ma evidentemente non si possono neppure scrivere. Tanto più se sei un giornalista, se non sei di sinistra, se pubblichi su un giornale di destra, se si parla di islamici.

Il tema posto da Facci sul diritto all'odio (Travaglio, tanto per fare un esempio, lo teorizzò nei confronti di Berlusconi) è questione aperta nonostante sia stata affrontata nei secoli da fior di filosofi e da grandi intellettuali. Che a differenza dei colleghi del tribunale dell'Ordine di Milano non sono mai arrivati a un verdetto unanime (e qualcosa vorrà pur dire).

Qui non parliamo di una notizia falsa o di fatti e persone specifiche. Siamo di fronte all'opinione di un intellettuale. Il problema non è condividerla o meno. È non censurarla, non soffocarla, non punirla, come abbiamo sempre invocato per chiunque, compreso per Erri De Luca quando istigò al sabotaggio della Tav. Tanti islamici, anche se non terroristi, anche se non lo dichiarano, odiano noi e i nostri costumi. Noi stiamo per premiarli dando la cittadinanza automatica ai loro figli. Però puniamo Facci che non fa mistero dello stesso, reciproco, sentimento. Mi spiace per lui e mi spiace per la categoria così ridotta. Ma soprattutto mi spiace per tutti noi.



MA MI FACCI IL PIACERE! - IL GIORNALISTA È STATO SOSPESO PER DUE MESI DALL’ORDINE DEI GIORNALISTI DELLA LOMBARDIA PER IL SUO ARTICOLO SU ‘LIBERO’ DI UN ANNO FA, DAL TITOLO: ‘ODIO L’ISLAM’, ARTICOLO DURISSIMO E PROVOCATORIO SUL FATTO CHE QUELLA MUSULMANA È L’UNICA RELIGIONE CHE NON SI PUÒ TOCCARE, CITARE, CRITICARE E SOPRATTUTTO ODIARE. E QUESTA DECISIONE NE E' LA PROVA - QUI L’ARTICOLO INTEGRALE
16 giu 2017

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media ... 150148.htm

Articolo di Filippo Facci per ‘Libero Quotidiano’ del 26 luglio 2016

Odio l'Islam. Ne ho abbastanza di leggere articoli scritti da entomologi che osservano gli insetti umani agitarsi laggiù, dietro le lenti del microscopio: laddove brulica una vita che però gli entomologi non vivono, così come non la vivono tanti giornalisti e politici che la osservano e la giudicano dai loro laboratori separati, asettici, fuori dai quali annasperebbero e perirebbero come in un'acqua che non è la loro.

È dal 2001 che leggo analisi basate su altre analisi, sommate ad altre analisi fratto altre analisi, commenti su altri commenti, tanti ne ho scritti senza alzare il culo dalla sedia: con lo stesso rapporto che ha il critico cinematografico coi film dell'esistente, vite degli altri che si limita a guardare e a sezionare da non-attore, da non-protagonista, da non vivente.

Ma non ci sono più le parole, scrisse Giuliano Ferrara una quindicina d'anni fa: eppure, da allora, abbiamo fatto solo quelle, anzi, abbiamo anche preso a vendere emozioni anziché notizie.

Eccone il risultato, ecco alfine le emozioni, le parole: che io odio l'Islam, tutti gli islam, gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura di tutte le altre, odio il loro odio che è proibito odiare, le loro moschee squallide, la cultura aniconica e la puzza di piedi, i tappeti pulciosi e l'oro tarocco, il muezzin, i loro veli, i culi sul mio marciapiede, il loro cibo da schifo, i digiuni, il maiale, l'ipocrisia sull'alcol, le vergini, la loro permalosità sconosciuta alla nostra cultura, le teocrazie, il taglione, le loro povere donne, quel manualetto militare che è il Corano, anzi, quella merda di libro con le sue sireh e le sue sure, e le fatwe, queste parole orrende che ci hanno costretto a imparare.

Odio l'Islam perché l'odio è democratico esattamente come l'amare, odio dover precisare che l'anti-islamismo è legittimo mentre l'islamofobia no, perché è solo paura: e io non ne ho, di paura. Io non odio il diverso: odio l'Islam, perché la mia (la nostra) storia è giudaica, cattolica, laica, greco-latina, rousseiana, quello che volete: ma la storia di un'opposizione lenta e progressiva e instancabile a tutto ciò che gli islamici dicono e fanno, gente che non voglio a casa mia, perché non ci voglio parlare, non ne voglio sapere: e un calcio ben assestato contro quel culo che occupa impunemente il mio marciapiede è il mio miglior editoriale. Odio l'Islam, ma gli islamici non sono un mio problema: qui, in Italia, in Occidente, sono io a essere il loro.



Orrore, terrore, avversione e odio per il nazismo maomettano o sana e naturale islamofobia
viewtopic.php?f=188&t=2523


Filippo Facci svela il vero volto dell'Islam: "Perché lo odio"
28 Luglio 2016 39
di Filippo Facci

http://www.liberoquotidiano.it/news/opi ... bero-.html

Odio l’Islam.
Ne ho abbastanza di leggere articoli scritti da entomologi che osservano gli insetti umani agitarsi laggiù, dietro le lenti del microscopio: laddove brulica una vita che però gli entomologi non vivono, così come non la vivono tanti giornalisti e politici che la osservano e la giudicano dai loro laboratori separati, asettici, fuori dai quali annasperebbero e perirebbero come in un’acqua che non è la loro. È dal 2001 che leggo analisi basate su altre analisi, sommate ad altre analisi fratto altre analisi, commenti su altri commenti, tanti ne ho scritti senza alzare il culo dalla sedia: con lo stesso rapporto che ha il critico cinematografico coi film dell’esistente, vite degli altri che si limita a guardare e a sezionare da non-attore, da non-protagonista, da non vivente. Ma non ci sono più le parole, scrisse Giuliano Ferrara una quindicina d’anni fa: eppure, da allora, abbiamo fatto solo quelle, anzi, abbiamo anche preso a vendere emozioni anziché notizie.
Eccone il risultato, ecco alfine le emozioni, le parole: che io odio l’Islam, tutti gli islam, gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura di tutte le altre, odio il loro odio che è proibito odiare, le loro moschee squallide, la cultura aniconica e la puzza di piedi, i tappeti pulciosi e l’oro tarocco, il muezzin, i loro veli, i culi sul mio marciapiede, il loro cibo da schifo, i digiuni, il maiale, l’ipocrisia sull’alcol, le vergini, la loro permalosità sconosciuta alla nostra cultura, le teocrazie, il taglione, le loro povere donne, quel manualetto militare che è il Corano, anzi, quella merda di libro con le sue sireh e le sue sure, e le fatwe, queste parole orrende che ci hanno costretto a imparare.
Odio l’Islam perché l’odio è democratico esattamente come l’amare, odio dover precisare che l'anti-islamismo è legittimo mentre l’islamofobia no, perché è solo paura: e io non ne ho, di paura. Io non odio il diverso: odio l’Islam, perché la mia (la nostra) storia è giudaica, cattolica, laica, greco-latina, rousseiana, quello che volete: ma la storia di un’opposizione lenta e progressiva e instancabile a tutto ciò che gli islamici dicono e fanno, gente che non voglio a casa mia, perché non ci voglio parlare, non ne voglio sapere: e un calcio ben assestato contro quel culo che occupa impunemente il mio marciapiede è il mio miglior editoriale. Odio l’Islam, ma gli islamici non sono un mio problema: qui, in Italia, in Occidente, sono io a essere il loro.


Facci può essere paragonato agli apostati e agli atei dell'islam che vengono perseguitati dai regimi islamici, L'ordine dei giornalisti milanese si è comportato come la lunga mano dell'Islam che censura, reprime, perseguita, uccide e stermina. Questi sono peggio del pugno del Papa con Charlie Hebdo e in tal modo giustificano la violenza dell'Islam nei confronti di tutti i diversamente religiosi e pensanti e si fanno complici dei crimini mussulmani.

Orrore, terrore e odio per il nazismo maomettano o sana e naturale islamofobia
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Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà
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Re: Łi atei entel mondo musulman - ilhad

Messaggioda Berto » mar dic 26, 2017 8:36 pm

Egitto, nuovo giro di vite contro l'ateismo: sarà reato anche se non professato in pubblico
2017/12/25

https://left.it/2017/12/25/egitto-pront ... n-pubblico

Sta per diventare legge al Cairo: l’ateismo diventerà un crimine. Nell’Egitto del “democratico” Al Sisi, promulgatore di un “islam moderato” se seduto accanto ai leader europei o gli imprenditori del Vecchio continente, l’ateismo diventa una scelta sempre più avversata. La libertà di irreligiosità in ogni sua forma è minata, l’orizzonte del futuro si prospetta impietoso: sarà peggio che in Arabia Saudita, dove dire in pubblico di non credere in dio è «promozione del pensiero ateistico», un’azione già classificata da Ryad come «atto di terrorismo». L’Egitto andrà oltre: non più solo esprimersi in pubblico, ma anche non credere in privato, sarà un crimine. Un nuovo giro di vite contro liberali, giovani, attivisti oppressi.

L’attuale legge egiziana dice che un ateo può essere perseguitato se esprime la sua non fede in pubblico, ma la nuova proposta delle autorità è di andare oltre, di criminalizzare l’ateismo in sé, come concetto e come pratica, anche se personale e privata, non espressa nella società.

Ad occuparsene è il comitato per la religione del Parlamento del Cairo, i cui piani sono di rendere questa proposta subito legge nella nazione nordafricana. Gli atei d’Egitto, dopo i fratelli musulmani, sono il secondo peggior nemico dello Stato, dice al Shabab, giornale legato al governo, che nell’editoriale cita uno psicologo che riferisce che «l’ateismo conduce a disturbi mentali e paranoia». In ogni caso, appena al Sisi prese il potere nel 2014, il governo annunciò il suo piano nazionale per mettere fine ad ogni forma di pensiero laico.

Solo su internet: ecco come comunicano gli atei nordafricani, tacciati e stigmatizzati come irreligiosi miscredenti nella società. Per loro, secondo un sondaggio del Pew research, il 63 per cento degli intervistati su un campione di 1798 persone, supportava la pena di morte per aver abbandonato la religione, ovvero l’islam.

Si stima che silenziosamente siano 3 milioni i non credenti a fronte di 89 milioni di fedeli in Egitto, ma non c’è un censimento degli atei nel paese dove è presente la più grande comunità cristiana del Medio Oriente e il resto della popolazione è musulmana. Gli agnostici e gli atei dal Cairo al Sinai, nel dicembre del 2014, secondo una ricerca del Dar al Ifta, un centro legato al governo, erano 866, ovvero lo 0,001% della popolazione, una cifra “sospettosamente precisa”, secondo il Guardian, che scriveva: «non si sa esattamente quanta gente vive al Cairo, quanti siano i milioni di cristiani e musulmani, ma il clero egiziano è certo di quanti atei esistano in Egitto». Un numero, 866, che era comunque la cifra più alta registrata in tutto il mondo arabo. Dopo l’Egitto, il Marocco ne aveva contati 325, la Tunisia 329, l’Iraq 242 e lo Yemen 32. Povera anche la Libia: ne aveva contati solo 34.
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Re: Łi atei entel mondo musulman - ilhad

Messaggioda Berto » lun gen 01, 2018 1:21 pm

Morire di ateismo: in 12 Paesi c'è la pena capitale per agnostici e non credenti
Sono sette i casi di nuove gravi persecuzioni registrate nel 2017 e in Pakistan, India, Maldive, Arabia Saudita e Sudan la non appartenenza religiosa o la semplice espressione di idee è costata la vita a prigionieri di coscienza e umanisti: è la fotografia tratteggiata dal Freethought Report 2017, in cui compare anche l'Italia, alla quale vengono addebidate violazioni e discriminazioni
di ELIS VIETTONE
11 dicembre 2017

http://www.repubblica.it/solidarieta/di ... -183801064

ROMA - Abbracciare una fede o non sceglierne nessuna: in alcuni Paesi in entrambi i casi è prevista la pena di morte. Nel 2017 si sono registrate nuove violazioni dei diritti umani in sette Stati che hanno attivamente perseguitato atei e agnostici mentre in Pakistan, India, Maldive, Arabia Saudita e Sudan la non appartenenza religiosa o l'espressione di idee liberali è costata la vita a prigionieri di coscienza, atei e umanisti.
A delineare questa analisi globale e a offrire un focus sui singoli Paesi è il Freethought Report 2017 presentato il 5 dicembre scorso al Parlamento europeo. Nella quinta edizione annuale del rapporto sulla libertà di pensiero nel mondo, a cura dell’International Humanist and Ethical Union (Iheu), vengono presi in considerazione 60 indicatori in 85 Stati, giungendo a conclusioni poco rassicuranti.

Il rapporto sulla libertà di pensiero nel mondo - Nei 30 Paesi dove la libertà di pensiero ed espressione è più compromessa, almeno un indicatore è stato violato in maniera critica e in 12 di questi (Afghanistan, Iran, Malesia, Maldive, Mauritania, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Somalia, Sudan, Emirati Arabi Uniti,Yemen) è prevista la pena di morte per il crimine di apostasia. Per il reato di blasfemia si può invece ricevere una condanna capitale in Afghanistan, Iran, Nigeria, Arabia Saudita, Somalia e Pakistan. In una seconda fascia compaiono i 55 Paesi, tra cui l'Italia, dove alcune violazioni avvengono, ma non in forma gravissima. Negli ultimi anni più che a un'inversione di tendenza, “Assistiamo a un inasprimento del quadro mondiale”, precisa Bob Churchill, a capo della comunicazione dell’Iheu, “Questi particolari sviluppi nei sette Paesi citati sono solo la punta dell’iceberg della vasta macchina di discriminazione contro atei e agnostici in quasi tutto il mondo”.

La situazione dell'Italia e il ruolo della Chiesa cattolica - All'Italia si contestano in particolare due comportamenti: da una parte l'insegnamento delle materie religiose è obbligatorio nella maggior parte delle scuole pubbliche e non contempla l'offerta di alternative laiche o umaniste; dall'altra si sottolinea come le autorità di governo attuino agende politiche conservatrici ispirate da pressioni del mondo cattolico, con poca considerazione dei diritti e delle esigenze provenienti da visioni più progressiste. “La sezione sull’Italia evidenzia un nutrito elenco di criticità che da sempre denunciamo”, commenta Adele Orioli, portavoce dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar) e membro dell'Iheu, “Dall’insegnamento della religione cattolica negli istituti pubblici, con docenti scelti dalla Chiesa ma pagati dallo Stato, al sistema dell’8 per mille; dal finanziamento pubblico delle scuole cattoliche alla straripante presenza della Chiesa cattolica nel palinsesto televisivo. E anche l’Italia punisce la blasfemia: non con la pena di morte, certo, ma è solo dal 1999 che il reato è stato depenalizzato e ridotto a illecito amministrativo”, conclude Orioli.

“I diritti umani sono interconnessi e indivisibili” – L'area di indagine del Freedom of Thought Report riguarda discriminazioni e persecuzioni ai danni dei non religiosi ma è anche utile per comprendere come i diritti umani tendano a sostenersi a vicenda: “Dove atei e agnostici sono perseguitati, di solito lo sono anche le minoranza religiose e non è una coincidenza”, ribadisce Andrew Copson, presidente dell’Iheu, “Se violi un diritto, non solo è più probabile che ne violerai altri ma anche che ostacolerai la conquista di nuovi. Il consenso post bellico sui diritti umani sembra sotto pressione come mai prima”, rilancia Copson, “È il momento in cui è più necessario difenderlo”.
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Re: Łi atei entel mondo musulman - ilhad

Messaggioda Berto » ven mar 09, 2018 11:11 pm

Un giovane ateo egiziano che si confronta con due idolatri maomettani
https://www.facebook.com/pierz82/videos ... 4150601401


Magdi Cristiano Allam
15 marzo
Un coraggioso giovane egiziano è stato cacciato da una televisione per aver detto di non credere in Dio e nella religione: “Vai subito a farti ricoverare in un ospedale psichiatrico. L’ateismo è una malattia psichiatrica”. Dobbiamo prendere atto che non esiste un “islam moderato” e porre fine all’islamizzazione dell’Italia e dell’Europa

Buongiorno amici. Questo video è dedicato a tutti coloro che in Italia e in Europa, in seno alla Chiesa e allo Stato, si stanno prodigando per la legittimazione dell’islam come religione, per la costruzione di sempre più moschee, per la codificazione del reato penale di “islamofobia”, per l’insegnamento del Corano nelle scuole pubbliche, per l’inserimento delle festività islamiche nel calendario civile, per l’islamizzazione demografica e urbanistica della nostra società accecati dal mito del multiculturalismo.

Ci mostra un fatto accaduto lo scorso 11 febbraio nello studio della televisione egiziana Alhadath Alyoum Tv (Il Fatto del giorno). Mohammad Hashem, un giovane ateo egiziano, era stato invitato a partecipare a un dibattito con lo Sheikh (Sceicco) Mahmoud Ashour, vice del Grande Imam della Moschea-Università islamica di Al Azhar, il più prestigioso centro teologico e giuridico dell’islam maggioritario sunnita, concepibile come il “Vaticano” dell’islam. Non a caso Papa Francesco ha individuato nel Grande Imam di Al Azhar, lo Scheikh Ahmad Al Tayyeb, il suo interlocutore privilegiato nell’islam, invitandolo in Vaticano e andando a fargli visita al Cairo, nonostante si tratti di un apologeta del terrorismo islamico suicida palestinese che legittima il massacro degli ebrei e degli israeliani.
Il conduttore Mahmoud Abd Al Halim, era vestito in giacca, cravatta e fazzolettino nel taschino in tinta azzurra uniforme, camicia classica bianca con il collo inamidato e gemelli ai polsini, dall’aspetto assolutamente laico e moderato, apparentemente ispirato dalla modernità occidentale e compatibile con la nostra civiltà.
All’inizio il giovane Mohammad Hashem ha detto: “Io sono ateo. Io non credo nell’esistenza di Dio, non credo nella religione. Questo è l’ateismo. Io non ho bisogno della religione per avere valori morali o per essere un soggetto utile nella società”.
La reazione dello Sheikh Ashour è stata di incredulità: “Come hai detto? Puoi ripetere?”.
Il giovane ha ripetuto quanto aveva appena detto.
Ed è a questo punto che irrompe il conduttore Abd Al Halim con una rabbia crescente e incontenibile: “Chi ti ha creato?”, “Sei soggetto a una confusione mentale, soffri della carenza di auto-stima, neghi Allah, neghi la religione, neghi i pilastri della fede, ma chi ti credi?”.
Di fronte alla domanda del giovane “Ho detto qualcosa di riprovevole?”, sempre il conduttore Abd Al Halim si è scatenato in una reazione furibonda e incontrollabile: “Ovvio che è riprovevole! Tu parli senza conoscere! Tu sei un ateo! Tu sei un eretico! Io mi scuso con i telespettatori egiziani di avere in studio un giovane egiziano con queste caratteristiche. Io non posso continuare a ospitarti in questa trasmissione. Le tue idee non sono appropriate. Non possiamo propagandare idee distruttive”.
A questo punto interviene con un tono paternalistico lo Sheikh Ashour: “Ascoltami caro mio. Tu hai bisogno di farti curare da uno psichiatra. L’ateismo è una malattia psichiatrica che colpisce molti giovani a causa di problemi familiari legati alla situazione materiale o morale”.
Qui nuovamente irrompe il conduttore apparentemente laico e moderato: “È così come ti sta dicendo lo Sheikh Ashour. Tu Mohammad sei stato da uno psichiatra? Io ti consiglio, in diretta, di uscire da qui e andare subito in un ospedale psichiatrico. Tu non puoi continuare a stare qui in trasmissione. Per cortesia alzati. Purtroppo le tue idee sono distruttive e portano alla rovina i giovani egiziani. Tu sei un pessimo esempio per i giovani egiziani”.

Cari amici, quanto è accaduto realmente in questa trasmissione televisiva, ci fa toccare con mano che non esiste un “islam moderato”. Quando al centro della vita si mettono Allah, il Corano, Maometto, la sharia, la legge islamica, tutti i musulmani ragionano e si comportano sostanzialmente allo stesso modo, sia che indossino il caffettano dello Sceicco sia che esibiscano un elegante completo occidentale. Si assiste al paradosso in cui colui che apparentemente rappresenta il musulmano laico è quello che si comporta in modo più estremista e più violento, probabilmente perché deve fugare ogni dubbio sulla genuinità della sua fede islamica in relazione al modo occidentalizzato con cui si presenta in pubblico.
Dobbiamo rassegnarci al fatto che esiste un solo islam, perché c’è un solo Allah, un solo Corano e un solo Maometto che sono identici per tutti i musulmani. I musulmani possono essere diversi, possono manifestare modalità diverse dello stesso islam, ma alla fine tutti convergono su ciò che Allah prescrive letteralmente e integralmente nel Corano e su ciò che ha detto e ha fatto ha fatto Maometto.
Dobbiamo soprattutto aver chiaro che, all’interno di casa nostra, il dialogo e la convivenza con i musulmani come persone, sono possibili solo se sappiamo farci rispettare, esigendo, sottolineo esigendo, che si comportino né più e né meno come sono tenuti a comportarsi tutti i cittadini italiani, ovvero rispettando le stesse leggi laiche dello Stato, ottemperando alle stesse regole su cui si fonda la civile convivenza, condividendo gli stessi valori che sostanziano la nostra civiltà, compresa la libertà del musulmano stesso di abbandonare l’islam senza essere condannato di apostasia, reato sanzionato con la pena di morte nell’islam. Al riguardo ci auguriamo che il giovane egiziano ateo Mohammad Hashem non subisca ritorsioni per aver manifestato coraggiosamente il suo pensiero su dio e sulla religione.
Oggi più che mai è evidente che in Italia e in Europa potremo riscattare la nostra civiltà decadente solo quando avremo l’onestà intellettuale e il coraggio umano di dire la verità in libertà sull’islam, di dire che l’islam come religione è incompatibile con le nostre leggi laiche, con le regole su cui si fonda la civile convivenza, con i valori che sostanziano la nostra civiltà: la sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra le persone, la libertà di scelta individuale compresa la libertà religiosa e inclusa la libertà di non credere in alcun dio.
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