Mitra e mitraixmo

Mitra e mitraixmo

Messaggioda Berto » mar gen 26, 2016 9:15 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mitra e mitraixmo

Messaggioda Berto » mar gen 26, 2016 9:17 pm

Mitraixmo
https://it.wikipedia.org/wiki/Mitraismo

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... treo-1.jpg


Il mitraismo o mithraismo fu un'antica religione ellenistica, basata sul culto di un dio chiamato Meithras che apparentemente deriva dal dio persiano Mitra e da altre divinità dello zoroastrismo. A differenza dello zoroastrismo fu una religione misterica.

L'origine del mitraismo è da identificarsi nell'area del Mediterraneo orientale intorno al II-I secolo a.C. Questa religione venne praticata anche nell'Impero romano, a partire dal I secolo a.C., per raggiungere il suo apogeo tra il III ed il IV secolo, quando fu molto popolare tra i soldati romani. Il mitraismo scomparve come pratica religiosa in seguito al decreto Teodosiano del 391, che mise al bando tutti i riti pagani, e apparentemente si estinse poco più tardi.
Il culto di Mitra attirò l'attenzione del mondo romano soprattutto per le sue concezioni misteriosofiche, che ruotavano intorno all'idea dell'esistenza dell'anima e della sua possibilità di pervenire attraverso le sette sfere planetarie all'aeternitas.
Nonostante la religione facesse professione di universalismo, questo culto escludeva le donne e fu praticato da ristrette, anche se influenti, élites formate soprattutto dai militari e, in parte, da "burocrati" e amministratori.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /mitra.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -mitra.jpg



MITRAISMO - Enciclopedia Italiana (1934) di Raffaele Pettazzoni
http://www.treccani.it/enciclopedia/mit ... aliana%29/

È la religione del dio iranico e persiano Mithra quale si venne costituendo attraverso un lungo e complicato processo che, iniziatosi a Babilonia, si compì specialmente in Asia Minore al tempo della diaspora iranica (dopo la caduta dell'impero persiano degli Achemenidi nel 330 a. C.) e al contatto con l'ellenismo. Al sincretismo religioso iranico-babilonese (assimilazione del dio solare Mithra al babilonese Šamaš, il Sole) seguì un più accentuato sincretismo irano-ellenico di cui è documento cospicuo il monumento sepolcrale del re di Commagene Antioco I (69-34 a. C.) nella montuosa regione del Tauro, dove Mithra è identificato con Helios e con Apollo (fig.1), Ahura Mazda (Oromasdes) con Zeus, Artagnes (l'avestico Verethraghna) con Eracle. Il risultato di questo processo fu la formazione di un mistero iranico analogo agli altri misteri orientali, ma sacro a un dio - Mithra - che non è un dio della vegetazione (non muore né risuscita), ciò che conferì un carattere particolare al mistero stesso e alla sua iniziazione.

La deportazione dei pirati di Cilicia in Grecia per opera di Pompeo nel 67 a. C. (essi erano dediti, fra altro, al culto di Mithra) rappresenta forse il primo contatto del mitraismo col mondo occidentale. Ma in Grecia il mitraismo lasciò poche tracce (a Patrasso, al Pireo, nell'isola di Andro), mentre a partire dalla fine del sec. I d. C. s'introdusse in Italia (Capua, Ostia), e in Roma, indi in tutto l'Occidente, specie nelle provincie nordiche di confine - Mesia, Dacia, Pannonia, Germania, Britannia - dove lo propagarono le guarnigioni militari, fra le quali il mitraismo trovò i suoi adepti più numerosi e fedeli.

I santuari mitriaci (mitrei) erano per lo più sotterranei o semisotterranei (cripte), di pianta rettangolare, con due banchi per i fedeli lungo i lati maggiori (figg. 2, 3), un altare nel mezzo, e nel fondo - di fronte all'ingresso - per lo più una grande lastra marmorea in cui era rappresentata, secondo un motivo tipico derivato dall'arte ellenistica (Fr. Saxl), l'impresa culminante del dio, cioè la tauroctonia: Mithra in atto di uccidere un toro ferendolo con una spada, sì che il sangue sgorga dalla ferita, e alcuni animali (cane, serpente) si adergono a lambirlo, mentre altri (scorpione, formica) cercano di colpirne i genitali. Il cane è animale utile (appartiene all'ordine di Ahura Mazda); il serpe, lo scorpione, la formica sono animali dannosi (particolarmente alla vegetazione: appartengono all'ordine di Ahriman). Il toro, dalla cui coda eretta spuntano delle spighe di grano, è il toro cosmico che, morendo, dà origine alla vita (dal suo sangue nasce la vite, dal suo midollo spinale il grano, dal suo seme le specie animali), secondo una tradizione conservata nelle scritture zoroastriche. Probabilmente tutto ciò risale a un antico mito iranico avente il suo fondamento nel culto, e precisamente in quei riti agrarî - destinati a promuovere la vegetazione - a base di sacrifizî cruenti e di danze e libagioni inebrianti che dai Greci sono designati come μιτράκανα; ma forse Mithra non fece che prendervi il posto di un antico nume della vegetazione, il che dunque farebbe intravvedere anche nei misteri mitriaci la presenza di quella religiosità agraria che sta alla base dei misteri in genere (v. misteri).

Il momento più splendido del mitraismo fu tra la fine del sec. III e il principio del IV, quando esso s'identificò in certo qual modo con la religione orientale del Sole assunta a religione ufficiale (sotto Aureliano) dello stato romano. A Carnuntum, sul Danubio, antico centro mitriaco, Diocleziano restaurò e dedicò un santuario D(eo) S(oli) I(nvicto) M(ithrae) fautori imperii sui (CIL, III, n. 4413). Dopo incominciò la decadenza. Una ripresa si ebbe - specie a Roma - con Giuliano, e sino alla fine del sec. IV. Nel sec. V il mitraismo poté mantenersi solo qua e là in qualche angolo provinciale (Val di Non). (V. tav. a col.).

Bibl.: Fr. Cumont, Textes et monuments figurés relatifs aux mystères de Mithra, voll. 2, Parigi 1896-99; id., Les mystères de Mithra, 3ª ed., Bruxelles 1913 (ediz. ted. curata da K. Latte, Lipsia 1923); A. Dieterich, Eine Mithrasliturgie, Lipsia 1903, 2ª ed., 1910; J. Leipoldt, Die Religion des Mithra, in Bilderatlas zur Religionsgeschichte, XV, Lipsia 1930; A. Minto, Scoperta di una cripta mitriaca a S. Maria Capua Vetere, in Notizie degli scavi, 1924, p. 523 segg.; Mitrei ad Ostia, in Notizie degli scavi, 1909, p. 17; 1915, pp. 327, 333; 1920, p. 162; 1924, p. 69; F. Behn, Das Mithrasheiligtum zu Dieburg, Berlino 1928; L. Campi, Il culto di Mitra nella Naunia, in Archivio trentino, 1909; F. Saxl, Mithras: typologisches Untersuchungen, Berlino 1931.



Posti endoe ca xe stà catà robe arkeołojeghe ke łe ga a ke far col mitraixmo

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... trei-1.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... trei-2.jpg


http://www.angolohermes.com/Approfondim ... Mitra.html

http://www.angolohermes.com/Approfondim ... talia.html

Elenco dei mitrei in Italia

Durante l'Impero Romano il culto di Mitra, importato dalle regioni persiane, trovò terreno fertile grazie al contributo dato dagli imperatori alla sua diffusione. Il motivo è facile a spiegarsi: per la sua natura il culto mitraico, essendo diffuso soprattutto in ambiente militare, era quanto di meglio potevano aspettarsi gli imperatori per assicurarsi la fedeltà degli eserciti e l'impegno in battaglia. Non ebbe comunque, vita lunga: cominciatosi a diffondersi principalmente verso il I sec. a.C., perdurò per alcuni secoli, raggiungendo l'apice nel III sec. d.C., per poi inesorabilmente cedere il passo al nuovo culto cristiano, che essendo non più di origine misterica e aprendo le porte del ‘Paradiso' a tutti gli uomini invece che a pochi eletti, ebbe più facile presa e fu inarrestabile.

Nei luoghi dell'impero, dunque, e soprattutto intorno a Roma, sono stati ritrovati durante le campagne di scavi archeologici, numerosi ambienti ed edifici, nella maggior parte dei casi ipogei, adibiti al culto di Mitra. Nella sola città di Roma se ne contano più di una trentina, sebbene soltanto un'esigua parte di essi risulta oggi praticabile e ancora meno sono aperti alle visite. Di seguito abbiamo realizzato un elenco dei più importanti mitrei ad oggi conosciuti, più o meno accessibili, presenti sul territorio italiano, suddivisi per aree tematiche più che geografiche.


I mitrei di Roma

L'elenco che segue rappresenta solo una minima parte delle strutture dedicate al culto mitraico che gli archeologi hanno individuato nell'area dell'Urbe. Sono tutti accessibili (chiusure temporanee e restauri a parte), solitamente per mezzo di associazioni culturali che organizzano visite di gruppo in date prestabilite. Fa eccezione il mitreo di San Clemente, sempre aperto negli orari di visita della Basilica di San Clemente.

1) Mitreo di San Clemente
2) Mitreo Barberini
3) Mitreo del Circo Massimo
4) Mitreo di Santa Prisca
5) Mitreo delle Terme di Caracalla
6) Mitreo di Santo Stefano Rotondo
7) Mitreo sotto la Crypta Balbi


I mitrei di Ostia Antica

Gli scavi archeologici di Ostia Antica hanno portato alla luce numerosi luoghi di culto pre-cristiano, tra cui non mancano, naturalmente, i mitrei. Nell'area archeologica ne sono stati trovati ben 16. Di essi, uno soltanto, il Mitreo Aldobrandini, non è accessibile trovandosi in una tenuta privata. Di seguito l'elenco completo, in ordine cronologico di realizzazione.


01) il Mitreo degli Animali
02) il Mitreo del Palazzo Imperiale
03) il Mitreo delle Sette Porte
04) il Mitreo delle Sette Sfere
05) il Mitreo della Planta Pedis
06) il Mitreo Fagan
07) il Mitreo Aldobrandini
08) il Mitreo delle Pareti Dipinte
09) il Mitreo della Casa di Diana
10) il Mitreo delle Terme del Mitra
11) il Mitreo di Lucrezio Menandro
12) il Mitreo presso Porta Romana
13) il Mitreo del Sabazeo
14) il Mitreo di Fructosus
15) il Mitreo dei Serpenti
16) il Mitreo di Felicissimo


Gli altri mitrei del Lazio

1) Mitreo di Marino (RM)
2) Mitreo di Sutri (VT)
3) Mitreo di Vulci, Montalto di Castro (VT)
4) Mitreo di Nersae (oggi Nesce), Pescorocchiano (RI)
5) Mitreo di Ponza (LT)


Gli altri mitrei d'Italia

1) Mitreo di Santa Maria Capua Vetere (CE)
2) Mitreo della Crypta Neapolitana, Parco Vergiliano a Posillipo, Napoli
3) Mitreo dell'Antro di Mitra a Pizzofalcone (ipotesi) (NA)
4) Mitreo nell'area archeologica del Carminiello ai Mannesi, Napoli
5) Mitreo di Pisa
6) Mitreo di Duino (TS)


http://www.angolohermes.com/Approfondim ... stero.html

Europa

Spagna

Casa del Mitreo, Merida (Estremadura)
Mitreo di Lugo (Galizia)
Villa del Mitra, Cabra (prov. Cordoba, Andalusia)
Mitreo di Puente Genil (Andalusia)
Mitreo di Cabrera de Mar (Catalogna)
Mitreo nella villa romana di Els Munts, Altafulla (Tarragona, Catalogna)
Mitreo di San Juan de la Isla (La Isla, Asturie)

Portogallo

Mitreo di Tróia (Setúbal, Lisbona)

Francia

Mitreo di Bordeaux (Gironda, Aquitania)
Mitreo di Mackwiller (Basso Reno, Alsazia)
Mitreo di Vieu in Valromey (Ain, Rodano-Alpi)
Mitreo di Bourg-Saint-Andéol (Ardèche, Rodano-Alpi)
Mitreo di Angers (Maine e Loira, Loira)
Mitreo presso Chardonchamp, Migné-Auxances (Vienne, Poitou-Charentes)
Mitreo di Aubeterre-sur-Dronne (Charente, Poitou-Charentes)
Mitreo presso Pons Sarravi, Sarrebourg (Mosella, Lorena)
Mitreo "des Bolards", presso Nuits-Saint-Georges (Côte-d'Or, Borgogna)

Inghilterra

London Mithraeum, Londra
Mitreo di Brocolita, Carrawburgh (Cumbria)
Mitreo di Segontium, Caernarfon (North Wales)
Mitreo di Camulodunum, Colchester (Essex)
Mitreo di Vindobala, Rudchester (Northumberland)
Mitreo di Vercovicium, Housesteads (Cumbria)

Germania

Mitreo di Durnomagus, Dormagen (Renania Settentrionale, Vestfalia)
Mitreo di Friedberg (Baviera)
Mitreo di Königsbrunn (Baviera)
Mitreo di Heidenfeld (Schweinfurt, Baviera)
Mitreo di Linz, Linz am Rhein (Renania-Palatinato)
Mitreo di Gimmeldingen, Neustadt an der Weinstraße (Renania-Palatinato)
Mitreo di Reichweiler (Renania-Palatinato)
Mitreo di Schwarzerden (Renania-Palatinato)
Mitreo di Lopodunum, Ladenburg (Baden-Württemberg)
Mitreo di Neuenheim, presso Heidelberg (Baden-Württemberg)
Mitreo di Güglingen (Baden-Württemberg)
Mitreo di Karlsruhe (Baden-Württemberg)
Mitreo di Osterburken (Baden-Württemberg)
Mitreo di Wiesloch (Baden-Württemberg)
Tempio di Mitra di Mundelsheim (Baden-Württemberg)
Mitreo di Riegel, Riegel am Kaiserstuhl, ricostruito al museo di Friburgo in Brisgovia (Baden-Württemberg)
Mitreo di Halberg, presso Saarbrücken (Sarland)
Mitreo di Heddernheim, Francoforte sul Meno (Assia)
Mitreo di Ober-Florstadt (Assia)
Mitreo di Saalburg (Assia)

Svizzera

Mitreo di Octodurus, Martigny (Canton Vallese)


Belgio

Mitreo di Tienen (Brabante Fiammingo, Fiandre)


Austria

Mitreo di Moosham (Alta Austria)
Mitreo di Stixneusiedl, Trautmannsdorf an der Leitha (Bassa Austria)
Mitreo di Carnuntum (I), presso Petronel-Carnuntum (Bassa Austria)
Mitreo di Carnuntum (II), presso Petronel-Carnuntum (Bassa Austria)
Mitreo di Carnuntum (III), presso Petronel-Carnuntum (Bassa Austria)


Croazia

Mitreo di Močići (regione naguseo-narentana)



Bosnia-Erzegovina

Mitreo di Jajce (Bosnia centrale)
Mitreo di Prozor (Herzegovina-Neretva)



Macedonia

Mitreo di Prilep (Pelagonia)


Grecia

Mitreo di Thermes, oggi Myki (Monti Rodopi, Macedonia orientale e Tracia)


Romania

Mitreo di Sarmizegetusa (contea di Hunedoara)
Mitreo di Slăveni (contea di Olt)


Bulgaria

Mitreo di Sofia



Ungheria

Mitreo di Vittorino ad Aquincum, Obuda, Budapest
Mitreo di Symphorus, Budapest
Mitreo di Fertőrákos (contea di Győr-Moson-Sopron)
Mitreo di Savaria, presso Szombathely (contea di Vas)



Slovenia

Tempio di Mitra (I), Spodnja Hajdina, Ptuj
Tempio di Mitra (II), Spodnja Hajdina, Ptuj
Tempio di Mitra (III), Spodnja Hajdina, Ptuj
Mitreo di Rožanec, presso Črnomelj, Bela Krajina




Asia

Turchia

Mitreo di Dülük (Şehitkamil, Gaziantep)
Mitreo di Nemrut Dağı (rilievo montuoso a 10 km da Kahta - Adıyaman)


Siria

Mitreo di Dura Europos (presso Salhiyah)
Mitreo di Ša'āra


Armenia

Mitreo di Garni (Kotayk)


Israele

Mitreo di Caesarea Maritima, presso Cesarea


Iraq

Tempio di Hathra (al-Hadr, Al-Jazira)
Mitreo di Dohuk (Dahuk)


Africa


Egitto

Mitreo di Memphis
Mitreo di Alessandria


Libia

Mitreo di Sidone (originariamente a Saida, Siria)


Algeria

Mitreo di Skikda (contea di Skikda)
Mitreo di Lambaesis (Lambèse-Tazoult, Aurès)


Grota del Mitreo entel triestin
http://www.gssg.it/index.php?module=sub ... &scope=all

La grota del Mitreo a Trieste
http://www.atrieste.org/viewtopic.php?t=2590

Paxene enteresanti e co on mucio de somexe so el Culto de Mitra
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ ... hichpage=1
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mitra e mitraixmo

Messaggioda Berto » mar gen 26, 2016 9:18 pm

Mitra

https://it.wikipedia.org/wiki/Mitra_%28divinit%C3%A0%29

Mitra è un'importantissima divinità dell'induismo e della religione persiana ed anche un dio ellenistico e romano, che fu adorata nelle religioni misteriche dal I secolo a.C. al V secolo d.C. Non è chiaro quanto vi sia in comune fra questi tre culti. Benché "Mitra" sia un nome di divinità molto antico, le notizie sui suoi culti sono scarse e frammentarie. Quello ellenistico/romano non ha lasciato alcun testo e sembra molto diverso dal Mitra dei Veda e dello zoroastrismo.

Il culto di Mitra nasce nel 1200 a.C. e compare nei Veda come uno degli Aditya, una delle divinità solari e dio dell'onestà, dell'amicizia e dei contratti. Nella civiltà persiana, dove il suo nome veniva reso come Mithra, assunse col tempo sempre maggiore importanza fino a diventare una delle maggiori divinità dello zoroastrismo.

In entrambe le culture, si distingue per la sua stretta relazione con gli dei che regnano sugli Asura (ahura in iranico) e proteggono l'ordine cosmico (Ṛta per i Veda, asha in iranico): Varuna in India e Ahura Mazda in Iran. Mitra/Mithra, quindi, dovrebbe essere una divinità proto-indo-iranica il cui nome originario può essere ricostruito come Mitra.


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... itharu.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... arente.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... arente.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... arente.jpg
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mitra e mitraixmo

Messaggioda Berto » mar gen 26, 2016 9:19 pm

Cristianesimo e Mitraismo
http://it.wikipedia.org/wiki/Cristianesimo_e_Mitraismo

Il confronto tra Mitraismo e Cristianesimo è ritenuto molto interessante da alcuni storici, i quali sostengono che ci siano diverse somiglianze tra queste due religioni. Il culto di Mitra ha origini molto antiche (intorno al 1400 a.C.), ma si deve distinguere la forma originaria, quella indo-persiana, dalla versione romana, che ne è una rielaborazione originale.
In generale chi sostiene l'unicità del Cristianesimo lo confronta con il Mitraismo romano, mentre chi ne sostiene la similitudine lo rapporta al Mitraismo persiano.

Il confronto fra Cristianesimo e Mitraismo deve tener conto di una serie di difficoltà:

Con quale mitraismo eseguire il confronto: quello dei Veda (circa 1400 a.C.), quello dall'Avesta, quello degli scritti in lingua pahlavi (IX secolo) o quello di epoca romana (di cui esistono solo resti archeologici e scarne e forse poco affidabili notizie da parte di scrittori cristiani o comunque non aderenti al culto di Mitra)?
Benché "Mitra" sia un nome di divinità molto antico, la religione persiana è nota principalmente tramite il Denkart, un compendio scritto nel IX secolo con aggiunte anche posteriori, quasi mille anni dopo i primi scritti cristiani. Le parti dell'Avesta sopravvissute sono soprattutto di carattere liturgico, forse salvatesi tramite la tradizione orale (I manoscritti risalgono al III-IX secolo). Quanto al Mitra dei Veda, è molto diverso da quello del mitraismo. Di conseguenza le somiglianze esteriori con il Cristianesimo sono tanto maggiori quanto più recenti sono gli scritti esaminati.
Alcune somiglianze, ad esempio la credenza in un giudizio finale e in una successiva punizione o ricompensa (Inferno e Paradiso), sono comuni a moltissime religioni (ma tutte successive al Mazdeismo dalle quali hanno attinto) e la loro presenza in entrambi non dimostra necessariamente influenze reciproche fra Mitraismo e Cristianesimo (anche se di solito la religione più antica influenza la più giovane e non viceversa)
Le eventuali somiglianze di elementi esteriori, come date, liturgie o motivi iconografici non sono necessariamente significative di rapporti profondi. Il Cristianesimo ha seguito una politica di inculturazione verso molti popoli, senza modificare sostanzialmente il proprio contenuto dottrinale, che però avendo attinto di molti popoli, perde in parte di unicità).
I confronti dottrinali sono resi difficili dalla scarsità ed eterogeneità delle fonti sul mitraismo.


Ambedue (come moltissime altre religioni) hanno le seguenti credenze sul mondo, il destino, paradiso ed inferno (il primo abitato dai beati, il secondo popolato da demoni), e l'immortalità dell'anima. Le loro concezioni sulla battaglia tra Bene e Male sono praticamente identiche, inclusa una grande e finale battaglia alla fine dei tempi. Tutte e due aspettano il giudizio finale e la resurrezione. L'immagine di Mitra veniva sepolta in una tomba all'interno di una caverna e questa veniva ritualisticamente rimossa ogni anno e si diceva che tornasse alla vita di nuovo. Il trionfo di Mitra e l'ascensione al Paradiso erano celebrati durante l'equinozio di primavera, quando le ore di luce cominciano a prevalere su quelle di buio.[senza fonte]
Battesimo

Ambedue le religioni utilizzano il battesimo come purificazione ed unico modo per entrare a far parte della comunità. I due riti però sono completamente diversi: il battesimo romano di Mitra si esprime nel rituale della tauroctonia, consistente nel disporre il fedele in una cavità sotterranea, chiusa in alto da una grata, sulla quale è condotto e sgozzato un toro; il fedele viene così coperto dal sangue ancora caldo dell'animale.Questo rito però era del tutto assente nel culto indo persiano da cui ebbe origine e fu adottato soltanto successivamente nel culto romano Bisogna però aggiungere che, al di là delle testimonianze iconografiche su questo rito, non si hanno altre informazioni sul significato teologico e sull'effettivo svolgimento del rito mitraico. Il battesimo cristiano avviene per immersione in una vasca d'acqua, senza alcun sacrificio animale e senza sangue come diretta derivazione dalle usanze Essene di cui a Qumran si sono ritrovate ampie tracce. A parziale riconoscimento del comune elemento rituale va detto che, seppur il rito del battesimo cristiano usi come simbolo l'acqua, esso rappresenti in effetti il sangue di Cristo che purifica il fedele, ma solo in una successiva rielaborazione. Infatti, il battesimo cristiano viene inaugurato da San Giovanni Battista, che dichiara che verrà uno dopo di lui che battezzerà con il fuoco. Non si hanno invece notizie circa il battesimo mitraico iraniano.[3]
Nascita di Mitra e nascita di Gesù
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mitra e mitraixmo

Messaggioda Berto » mar gen 26, 2016 9:22 pm

MITRA ed il MITRAISMO

http://spazioinwind.libero.it/popoli_an ... AISMO.html

Il culto del dio Mitra, divinità di origine persiana le cui prime tracce risalgono al 1300 a.C. ma probabilmente molto anteriore, è uno dei culti orientali che tramite il mondo ellenico si diffusero a Roma in alternativa alla religione ufficiale.
Una rappresentazione scultorea della tauroctomia.
Esso cominciò a prendere piede a partire dalla fine del I secolo d.C. e raggiunse il periodo di massima diffusione al tempo degli imperatori Severi. Il Mitraismo occidentale si è formato da una lunga e complessa evoluzione dell'antico culto iranico e come molti altri culti di origine orientale, anch'esso aveva le caratteristiche della religione iniziatica e segreta. Questo è uno dei motivi per cui i santuari, i 'mitrei', furono sempre ricavati in ambienti sotterranei.
Il dio Mitra e il suo mistero sembra siano stati introdotti nel mondo greco-romano dai pirati di Cilicia deportati da Pompeo nel 67 a.C. in Grecia, ove però questa religione ha lasciato scarse testimonianze. Assai più vistose e numerose le tracce superstiti nella penisola italica, dove si affermò alla fine del I sec. d.C., diffondendosi poi con estrema rapidità nelle province nordiche (Mesia, Dacia, Pannonia, Germania, Britannia) attraverso le guarnigioni militari che, insieme agli schiavi, furono i più attivi propagandisti di Mitra. La totale mancanza di fonti scritte fa assumere una straordinaria importanza alla documentazione archeologica relativa a Mitra, il cui mito si ricostruisce in base alle numerose raffigurazioni rinvenute nei mitrei.

La sua storia si articola in diversi episodi: il dio nasce da una roccia con una fiaccola e un coltello fra le mani, con un colpo di freccia fa scaturire l'acqua da una roccia. Successivamente Mitra inizia ai propri misteri il Sole, da cui è distinto ma al tempo stesso strettamente associato, segue un patto fra le due divinità, che siedono insieme a banchetto per poi salire sul carro solare verso il cielo. Nell'iconografia Mitra è frequentemente associato a Varuna insieme al quale personifica i due aspetti del cielo, diurno e notturno, nonché l'ordine cosmico e umano: Varuna punisce i malvagi e i trasgressori, mentre Mitra è protettore della giustizia e dei patti, del bestiame (cui garantisce buoni pascoli) e degli uomini giusti. Oltre agli aspetti celesti e solari la sua originaria personalità connessa con la giustizia assunse anche una connotazione cosmogonica e soteriologica, mirante cioè alla salvezza dell'uomo.

Ma l'avvenimento centrale del rito mitraico è senza dubbio il sacrificio del toro, la cui morte promuove la vita e la fecondità dell'universo. L'iconografia di tale evento era posta sempre ad una estremità dell'antro, solitamente di forma allungata e con due lunghi banconi ai lati, in cui venivano celebrati i sacrifici rituali ed i banchetti cultuali. Oltre al dio ed al toro, nella tauroctonia erano sempre presenti delle figure simboliche ben precise: un cane ed un serpente che bevevano il sangue del toro, uno scorpione che lo pungeva ai testicoli, delle spighe di grano che germogliavano dalla coda dell'animale morente e un corvo.

Il loro significato è incerto: lo scorpione ed il serpente sono visti di solito come forze del male che tentano di impedire al sangue ed al seme del toro di raggiungere e fecondare la terra, il cane al contrario ne trae forza mentre le spighe simboleggiano la forza vitale che si libera dal toro morente a favore delle piante verdi. Il corvo, messaggero divino, stabiliva il contatto tra Mitra ed il Sole. Una interpretazione molto diffusa e suggestiva lega i vari animali prima citati alla rappresentazione astronomica e astrologica del cielo e delle costellazioni, mentre l'uccisione del toro e la presenza del sole fanno pensare ad un rito segreto che alluda al meccanismo di precessione degli equinozi. Il carattere cosmico di Mitra è sottolineato poi dalla costante presenza al suo fianco dei due dadofori, o portatori di fiaccole, Cautes e Cautopates, tipologicamete affini al dio e insieme al quale costituiscono una sorta di trinità: rappresentano infatti, nel corso della giornata, rispettivamente il sole dell'aurora, del mezzogiorno e del tramonto, mentre nel ciclo annuale alludono alla primavera, all'estate e all'autunno.
Come in tutti i misteri, anche a quello mitraico si era ammessi attraverso una iniziazione segreta e preceduta dal giuramento di non rivelare il rito. L'ingresso era riservato ai soli uomini e l'iniziato poteva gradualmente accedere ai sette gradi della gerarchia (corvo, ninfo, soldato, leone, persiano, corriere del sole, padre) attraverso prove e cerimonie delle quali sappiamo, ovviamente, molto poco. Il loro carattere doveva essere però essenzialmente simbolico ed incruento come del resto lo stesso sacrificio del toro, punto centrale della liturgia mitraica, impossibile da eseguire nella maggior parte dei mitrei a causa delle piccole dimensioni dei locali.
Secondo alcuni studiosi proprio la disciplina gerarchica dell'iniziazione, così come il carattere vittorioso del dio e il contenuto morale del mitraismo, che muove dall'antica idea persiana dell'eterno combattimento contro il male, spiegherebbe il successo incontrato dai misteri di Mitra presso l'esercito e poi anche presso gli imperatori, al punto da far scrivere ad Ernest Renan che "se il cristianesimo fosse stato fermato nella sua espansione da qualche malattia mortale, il mondo sarebbe stato mitraico".
L'apogeo del mitraismo si ebbe nel II-III secolo d.C., periodo particolarmente travagliato durante il quale l'impero vacillava minato da una crisi non solo economica e militare, ma che investiva anche tutto il mondo pagano che approderà più tardi alla totale cristianizzazione. In questo periodo il mitraismo si identificò con la religione orientale del Sole, diversa dal mitraismo ma con essa confusa dalle masse popolari, che fu assunta a religione ufficiale dello stato durante il regno di Aureliano (270 - 275 d.C.); in seguito Diocleziano cercò di sostenere il culto di Mitra quale religione del Sol invictus nelle legioni imperiali. In quell'epoca la religione mitraica si diffuse anche nelle classi più elevate fino ad arrivare allo stesso imperatore.
Senza diventare mai religione ufficiale dello stato, il mitraismo godette però di una vasta fortuna, oltre che nell'esercito, soprattutto tra le classi più modeste della società: schiavi, liberti, operai, artigiani e piccoli commercianti. Contemporaneamente, da questi stessi strati popolari e da esigenze spirituali analoghe, muoveva anche l'altra grande religione monoteista dell'epoca: la religione cristiana, che avversò sempre il mitraismo come il concorrente più pericoloso.
Oltre alle comuni origini orientali, molti erano gli elementi sorprendentemente somiglianti fra i due culti: l'episodio di Mitra che fa scaturire l'acqua dalla roccia richiamava il miracolo della rupe di Mosè e il miracolo della fonte operato da S. Pietro, non può poi sfuggire il parallelismo tra le lustrazioni ed il battesimo, la comune credenza nella resurrezione dei morti e nel giudizio finale presieduto da Mitra o da Cristo, la singolare coincidenza della celebrazione del natale del dio fissato il 25 dicembre, giorno del solstizio d'inverno, da entrambe le religioni. Nella lotta scatenatasi tra le due comunità una prima vittoria fu conseguita dai cristiani con l'editto di Costantino del 313 d.C. , mentre la restaurazione pagana di Giuliano l'Apostata (361 - 363) permise una ripresa del culto di Mitra, segnando soprattutto una battuta d'arresto alla distruzione dei mitrei precedentemente iniziata. Con la vittoria di Teodosio su Eugenio (394 d.C.) la religione cristiana prevalse definitivamente su quella mitraica che poté resistere ancora per poco nelle zone periferiche, mentre a Roma, sopra i mitrei saccheggiati e distrutti, vennero erette chiese e basiliche.

Il MITO
Esistono due leggende differenti riguardo alla nascita di questa divinità, accomunate dalla sua scelta di incarnarsi al fine di sconfiggere il male cosmico e morale, salvando così il genere umano. Secondo la prima leggenda, Mitra sarebbe nato da una pietra, dalla quale sarebbe uscito armato di una daga in una mano, una fiaccola nell'altra e con un berretto frigio sul capo. La seconda leggenda narra invece che il dio decide di venire al mondo incarnandosi nel ventre di una vergine, e vede la luce in una grotta. I festeggiamenti per la sua nascita avvenivano il 25 dicembre (vale la pena ricordare che la Chiesa ha accettato solo nel IV secolo, più o meno nel 335 DC, tale data come effettiva data di nascita di Cristo) e, sempre secondo la leggenda, Mitra avrebbe abbandonato il mondo terreno per tornare in cielo 33 anni dopo essersi incarnato.
Qualsiasi sia stata la sua nascita, la sua è una vita eroica: la sua prima azione è quella di soggiogare il Sole, per poi accordarsi con lui e ricevere in dono una corona luminosa. Cattura poi un toro, portandolo nella sua grotta e superando tutta una serie di difficoltà, causate da un serpente e da uno scorpione, inviati dal dio maligno Ahriman; dal corpo del toro, una volta sgozzato, vengono emanate tutte le piante salutari, in particolare la vite dal suo sangue e il grano dal suo midollo; dal suo seme sarebbero invece nati tutti gli animali utili all'uomo. Al termine del suo operato, con l'aiuto del Sole, Mitra sarebbe assurto in cielo, da dove continuerebbe a proteggere gli esseri umani.
Nell'iconografia la divinità viene spesso rappresentata insieme a due personaggi, detti i dadofori o portatori di fiaccole: i loro nomi erano Cautes e Cautopates, ed erano talmente legati al dio da costituire in pratica un'unica divinità, il triplice Mitra. Il primo dei due porta la fiaccola alzata, l'altro abbassata: rappresentano il ciclo solare, dall'alba al tramonto, e allo stesso tempo il ciclo vitale: il calore luminoso della vita e il freddo gelido della morte. Somiglianze con il cristianesimo: Le analogie con la religione cristiana non sono solamente legate ad una delle due leggende relative alla sua nascita, alla durata della sua incarnazione e alla sorta di aureola che il Sole gli dona: il rituale mitraico prevedeva sette gradi di iniziazione: Corax, Crypticus, Miles, Leo, Perses, Heliodromus e Pater. Chi raggiungeva il grado più elevato, quello di Pater (che è lo stesso appellativo con cui ci si rivolge ad un sacerdote cristiano), era colui che officiava i riti, era considerato il rappresentante della divinità in terra, indossava un berretto ed un vestito rossi (come i cardinali) ed aveva un bastone da pastore con la punta ricurva (la mitra, appunto) come simbolo della propria posizione. Ben presto i primi cristiani avrebbero iniziato a considerare il mitraismo un "travisamento satanico dei riti più sacri della loro religione", (mentre è molto più probabile il contrario, a dire il vero…) perseguitandolo aspramente.

Il RITUALE
Malgrado Mitra fosse una divinità solare, i mitrei, templi in cui i suoi riti venivano officiati, erano sotterranei (specus), probabilmente in ricordo della grotta in cui la divinità sarebbe nata e/o vissuta. Fu Zoroastro ad iniziare questa tradizione: in qualche modo l'antro rappresentava l'universo nel suo complesso, e gli oggetti in esso posizionati ne rappresentavano simbolicamente gli elementi e le parti. Purtroppo si sa poco dei rituali, delle simbologie e delle speculazioni cosmologiche e astrologiche della religione mitraica, che dovevano essere piuttosto complesse e note solamente agli iniziati di livello più alto.
Ricostruzione di una cerimonia mitraica
Da alcuni dipinti ritrovati in vari mitrei (gli esempi di mitrei contenenti dipinti sono piuttosto rari, più spesso sono presenti sculture o bassorilievi), appare probabile che, durante le liturgie, i fedeli portassero delle maschere che ne mettevano in mostra il livello di iniziazione raggiunto. Quel che è noto è che la vittoria sul toro selvaggio rappresenta la vittoria dell'ordine sul caos e sulla barbarie e che il culmine del cerimoniale era un banchetto a base di pane (prodotto a partire dal grano, cioè dal midollo del toro) ed acqua (o forse vino, prodotto dall'uva, cioè dal sangue del toro). Anche in questo caso, la somiglianza con il rito cristiano dell'eucarestia è molto spinta. Purtroppo non ci sono note le formule rituali che il pater pronunciava durante lo svolgimento del rituale. Sembra comunque che esistesse una sorta di percorso di purificazione attraverso sette porte (non necessariamente da intendersi fisicamente), una per ciascun livello di iniziazione, ma anche una per ciascun circolo celeste allora noto (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno), e forse rappresentate dalle icone dei sette simboli di iniziazione. In alcuni casi è presente una cella al di sotto della sala principale, chiamata fossa "sanguinis", collegata ad essa tramite un sistema di tubature che servivano con tutta probabilità ad una sorta di battesimo, officiato attraverso un'abluzione nel sangue del toro sacrificato.


GRADI DI INIZIAZIONE DEL MITRAISMO

1. Grado d'iniziazione: Corvo
E' il primo grado iniziatico, simboleggiava la morte del neofita. Nella Persia antica era abitudine esporre cadaveri sulle torri funerarie perché fossero mangiati dai corvi. Il Corvo, come simbolo della morte, può anche essere visto su alcune carte dei tarocchi come la carta numero 13, invece della Morte. A questo punto il neofita muore e rinasce in un corso spirituale. Al neofita veniva assegnato un mantra da ripetere e i suoi peccati venivano lavati nell'acqua, con il battesimo.
Il neofita si desta dal lungo sonno in cui ha dormito per molti anni e si apre a una nuova esperienza che è quella della luce; apre le porte del suo io per spogliarsi ed entrare nudo nella luce.
Il grado del Corvo è sotto la protezione di Mercurio. Simboli che appartengono a questo grado: corvo, cadduceo, ariete, tartaruga, lira, vaso.
Il simbolo del corvo è presente sia nel mitreo di S. Prisca a Roma sia nel Mitreo delle Dura-Europo sull'Eufrate in Siria che in molti altri siti.

2. Grado d'iniziazione: Nymphus (Crisalide)
E' il secondo grado iniziatico, rappresenta la nascita. Le farfalle nascono dalle larve... Queste sono all'inizio più piccole di un grano di miglio; quando, crescono diventano vermi e dopo tre giorni piccole larve.
Poi crescono ancora e piano piano mutano il loro aspetto diventando quindi crisalidi; e sebbene, abbiano un guscio duro, si muovono se vengono toccate. Dopo poco tempo il guscio si rompe e volano via animaletti con le ali che chiamiamo farfalle.
"Non poteva vedere "la luce della verità" finché "il velo della realtà" non veniva alzato. Lui era promesso al culto e diventava casto per almeno la durata di questa fase. Era lo sposo (amante) di Mithra; inoltre offriva alla sua statua una coppa di acqua, la coppa era il suo cuore e l'acqua il suo amore."
Il grado della Crisalide è sotto la protezione di Venere. Simboli che appartengono a questo grado: serpente, didema, lucerna.
Il simbolo della crisalide è presente sia sulla pietra tonda di Salona (Dalmazia) che sul rilievo di Eros e Psyche a Capua che in molti altri siti.

3. Grado d'iniziazione: Miles (Soldato)
E' il terzo grado iniziatico, rappresenta la battaglia. Anche il terzo grado rientra negli stadi preparatori che gli iniziati oltrepassano rapidamente. Tertulliano ci dice che il candidato doveva combattere contro un uomo con la spada per conquistare la corona.
Il neofita doveva inginocchiarsi (sottomissione all'autorità religiosa), nudo (simbolo dell'abbandono della vecchia vita), bendato e con le mani legate.
Veniva poi offerta una corona sulla punta di una lancia. Una volta incoronato, le corde andavano tagliate con un solo colpo della lancia e tolta la benda. Questa rappresentava la sua liberazione dalla materialità del mondo.
Rimuoveva poi la corona dalla testa e la metteva sulla sua spalla, dicendo: "Mithra è la mia sola corona".
Questo rappresentava anche la rimozione dell'intelletto stesso, permettendo a Mithra di essere la guida. Dopo questa fase il neofita cominciava la vera battaglia contro il suo essere basso: un soldato è colui che combatte realmente il vero nemico.
Il grado del Miles è sotto la protezione di Marte. Simboli che appartengono a questo grado: scorpione, gambero, elmo, lancia , berretto frigio, bisaccia.
Il simbolo del Miles è presente sia mitreo delle sette porte di Ostia che sugli altari di Heddernheimche in molti altri siti.

4. Grado d'iniziazione: Leo (Leone)
E' il quarto grado iniziatico, rappresenta l'elemento del fuoco. E' il gradino per entrare nella porta dell'Oltre, del non commensurabile.
All'iniziato si apre una nuova visione del mondo, quella del mondo fenomenico a cui si può accedere solo con un atto di forza e vigore interiore.
Per questo ai leoni non erano permesso di toccare acqua durante il rituale, ed invece il miele era offerto all'iniziato per lavare le mani e per ungersi la lingua. I leoni portavano il cibo per il pasto rituale che era preparato da quelli dei gradi inferiori. Gli impegni dei leoni includevano il controllo della fiamma dell'altare sacro. Il banchetto rituale, costituito da pane e vino, rappresentava l'ultima cena di Mithra con i suoi compagni, prima della sua ascesa al cielo sul carro del Sole.
Il grado del Leo è sotto la protezione di Giove. Simboli che appartengono a questo grado: cane, cipresso, alloro, folgore, l'aquila, vespa. Un importante affresco per capire la rilevanza di questo grado è presente nel mitreo di S. Prisca.
"Accipe thuricremos, pater accipe sancte leones, per quos thura damus, per quos consumimur ipsi."
"Accetta amichevolmente, santo Padre, i Leoni che bruciano l'incenso (e il loro elemento: il fuoco), attraverso essi noi spargiamo l'incenso, attraverso essi anche noi finiremo"

5. Grado d'iniziazione: Perses (Persiano)
E' il quinto grado iniziatico. Il rappresentante del Persiano è Cautopates, il pastore vestito secondo l'uso nazionale e con la torcia abbassata. E' il grado che sottende al ruolo del Custos delle grotte mitraiche.
"L'iniziato ha ottenuto questo grado attraverso un'affiliazione alla razza che era l'unica che meritava di ricevere la più alta rivelazioni della saggezza del Magio". L'emblema di questa fase era un'arpa, l'arpa che Perseo ha usato per decapitare il Gorgon, simbolizzando la distruzione dell'aspetto più basso dell' iniziato. L'iniziato era inoltre purificato con il miele, perché era sotto la protezione della luna.

"Il miele è associato con la purezza e la fertilità della luna perché in Iran antico la luna era considerata la fonte del miele, e quindi l'espressione "luna di miele" denota non il mese dopo il matrimonio, ma la continuazione dell'amore e della fertilità nella vita matrimoniale".

Il grado del Perses è sotto la protezione di Luna. Simboli che appartengono a questo grado: arco, faretra, bastone, falce di luna, civetta, usignolo, archi, acinace, chivi, brocca, delfino, treppiede, spiga. Il grado del Persiano è ben rappresentato nel rilevo di Dieburg nella faccia posteriore.

6. Grado d'iniziazione: Heliodromo
E' il sesto grado iniziatico. Il rappresentante dell' Heliodromo è Cautes, che solleva la torcia e preannuncia il sorgere del Sole. Rappresenta il levar del sole e il viaggio quotidiano del dio attorno alla terra.
Nel grado di Heliodromus (camminatore del sole) sotto il sole, l'iniziato imitava il sole al banchetto rituale. Si sedeva accanto a Mithra (il padre), vestito in rosso, il colore del sole, del fuoco e del sangue della vita.
Il grado dell'Heliodromo è sotto la protezione di Sole.

Simboli che appartengono a questo grado: corona a sette raggi, torcia, sferza, spiga, globo, gallo, lucertola, coccodrillo, palma.
Il grado del Persiano è ben rappresentato nel rilevo di Dieburg nella faccia posteriore.


7. Grado d'iniziazione: Pater
E' il settimo e il più alto grado iniziatico, rappresenta tramite Saturno il Tempo dell'Oro ....redeunt Saturnia regna.
Lui era il rappresentante sulla terra di Mithra, la luce del paradiso personificato, l'insegnante della congregazione che guidava, vestito in un cappello rosso e anche "pantaloni sformati Persiani di colore rosso, portando un bastone, simbolo del suo carico spirituale".
Il grado del Pater è sotto la protezione di Saturno. Nel mitreo di S. Prisca il Pater è seduto sul trono e gli iniziati gli sfilano innanzi.

I mitrei di Roma
La religione mitraica ebbe una diffusione piuttosto ampia a Roma come un po' in tutto l'impero a partire dal I secolo DC. Inizialmente ben tollerata, venne duramente combattuta a partire dal III secolo da parte dei cristiani, che molto probabilmente ne assorbirono alcune caratteristiche e alcuni rituali. Di conseguenza, a Roma si trovano diversi mitrei, purtroppo non tutti visitabili con facilità: per alcuni di essi è necessario chiedere l'autorizzazione all'ente che li gestisce.
Mitreo di S. Clemente
Uno dei mitrei che è possibile visitare facilmente, è quello sottostante alla chiesa di S. Clemente, in Via S. Giovanni in Laterano, non lontano dal Colosseo. Vale la pena visitarlo, anche perché la chiesa è molto interessante di per sé; originariamente eretta sulle rovine di costruzioni romane, si compone di due chiese sovrapposte: la basilica inferiore venne eretta nel 385, e, dopo un paio di restauri, venne distrutta alla fine dell'XI secolo. Sulle sue rovine, venne eretta la basilica superiore, all'inizio del XII secolo. Si deve arrivare però agli anni '30 del nostro secolo per riscoprire che, al di sotto dell'abside della basilica inferiore, è presente un tempio risalente al III secolo DC e dedicato al dio Mitra. L'angusto corridoio che si percorre per accedervi è caratterizzato dall'essere scavato nella pietra scabra, a simulare lo specus di Mitra. La struttura è quella tipica di questo tipo di templi: si tratta di una sala a volta ribassata, con banconi in muratura lungo i lati: al centro, si trova un altare scolpito sui quattro lati, così come sono scolpite alcune delle pareti. Immancabili i bassorilievi della tauroctonia (uccisione del toro), dei dadofori e del serpente.

Mitreo del Circo Massimo
In Via dell'Ara Massima di Ercole, a due passi dai Fori Olitorio e Boario e sul lato opposto della strada rispetto alle rovine del Circo Massimo, si trova il deposito del Teatro Dell'Opera di Roma; nei suoi sotterranei, sono presenti i resti di un mitreo risalente al III secolo DC. L'accesso non è normalmente aperto al pubblico, ed entrarvi non è semplice: nell'antro regna un buio pesto, e la stretta scalinata che vi dà accesso è di difficile percorribilità. All'interno, un'anfora interrata nel centro della sala, un bassorilievo con la tauroctonia e alcuni simboli mitraici: il corvo e il cane (suoi alleati), lo scorpione e il serpente (suoi avversari). Le nicchie che si notano qua e là sono, purtroppo, omai vuote.

Mitreo Barberini
Al di sotto dello splendido Palazzo Barberini, capolavoro barocco e caso rarissimo di opera in cui hanno lavorato entrambi i grandi geni del periodo, Bernini e Borromini, si trova un mitreo importantissimo, perché è uno dei pochi mitrei in Italia che contiene rappresentazioni dipinte. Venne costruito in due fasi: la prima risale al I secolo DC e la seconda all'inizio del III secolo. Sul fondo della sala, dotata di seggi laterali, si trova l'affresco dedicato al sacrificio del toro e alle azioni eroiche della divinità. Sulla fascia superiore, i simboli zodiacali, sovrastati a loro volta da una rappresentazione di Zurvan Akarana, il Tempo Illimitato: è un mostro alato (a simboleggiare la velocità con cui si muove), con testa di leone (che ne simboleggia la voracità), completamente avvolto dalle spire di un serpente (simbolo dei cicli celesti). Purtroppo, l'affresco non è in buono stato, ma si intuisce il terrore sacro che doveva originariamente incutere. Mitreo delle Terme di Caracalla: Uno dei più maestosi mitrei dell'Impero si trovava sotto l'esedra occidentale delle meravigliose Terme di Caracalla. Incastrato nella fitta rete di sotterranei delle terme, era dotato di diverse sale, tra cui la principale era quella dedicata al banchetto. Una sala ad un livello ancora più basso, vicino alla fossa "sanguinis", è in comunicazione tramite una serie di cunicoli con la sala principale, ed era probabilmente dedicato alle abluzioni "battesimali" nel sangue dell'animale sacrificato. Vi sono inoltre locali che erano probabilmente usati come latrine, e sale più piccole che venivano usate come spogliatoi.

Mitreo di S. Prisca
Uno dei luoghi più suggestivi di Roma è di certo il colle Aventino; dal Giardino degli Aranci si può godere una delle viste più belle di Roma, godendosi il lento scorrere del Tevere, la nave di pietra dell'Isola Tiberina, giù fino all'ansa che è stato il centro della ripresa di questa città nel periodo rinascimentale. In cima al colle, si trovano diverse basiliche di grande interesse storico e artistico (S. Sabina, S. Alessio per citarne due). La piccola chiesa di S. Prisca, risalente almeno al V secolo DC, venne costruita su un'antica abitazione patrizia, in cui la tradizione vuole che venne ospitato lo stesso S. Pietro, e venne restaurata XV e nel XVII secolo.
Da essa si può visitare un piccolo museo adattato nel ninfeo dell'abitazione romana e, attraverso uno stretto cunicolo, si accede al mitreo sottostante, riportato alla luce negli anni '40.
Come il mitreo Barberini, è uno dei pochi a riportare affreschi sulle sue pareti, rappresentanti i sette gradi d'iniziazione, una processione in onore del dio, la tauroctonia e una rappresentazione di Saturno sdraiato (è bene ricordare che Saturno altro non è che la versione latina di Crono, la principale delle divinità che i Greci chiamavano Titani, ossia i "genitori" delle divinità olimpiche; il nome stesso del padre di Zeus ne indica il legame con il tempo).

Nel vestibolo venivano probabilmente uccise le vittime sacrificali, mentre molte delle decorazioni sono oggi contenute in un'altra sala; sono inoltre presenti un battistero con rappresentazioni allusive ai segni zodiacali ed una vasca lustrale e una sala probabilmente dedicata alle iniziazioni.

Mitreo di Ariccia/Marino
Il mitreo di Marino si presenta come una galleria stretta e lunga che in precedenza era stata utilizzata come cisterna per l’acqua (nelle vicinanze sono stato trovati altri resti archeologici), infatti le pareti il pavimento e il soffitto sono ricoperti da uno strato di calce mista a pozzolana e a piccolissimi frammenti di terracotta, che impedisce all’acqua di uscire.
La trasformazione in luogo di culto avvenne successivamente, quando l’ambiente non era più utilizzato come cisterna; lungo le pareti furono praticati dei fori, sia per potervi mettere le lucerne per l’illuminazione, sia per poter costruire una divisione interna che divideva gli iniziati in base al grado raggiunto, furono pure costruiti due banconi lungo le pareti dove si sdraiavano i fedeli che in tal modo consumavano il banchetto sacro. Davanti all’affresco c’è un cippo di peperino con un’iscrizione in latino INVICTO DEO CRESCES ACTOR ALFI SEBERI D P (al dio invitto pose come dono Cresces, amministratore di Alfio Severo) che si riferisce ai frequentatori che potrebbero essere stati gli schiavi che lavoravano nelle vicine cave di peperino.
Passiamo ora a descrivere la scena affrescata, che per la qualità dei colori e del disegno è uno dei migliori al mondo; si pensi che in Italia si conoscono solo altri due mitrei dipinti, uno a Roma sotto Palazzo Barberini e uno a S. Maria Capua Vetere in Campania. Al centro dell’opera c’è Mitra, all’interno di una grotta, vestito alla maniera orientale con il berretto frigio, una tunica con maniche e calzoni lunghi, tutto di colore rosso. Sulle spalle gli volteggia un mantello blu bordato anch’esso di rosso, che è costellato di stelle, tra cui spiccano sette pianeti; il dio ha la testa girata verso il Sole raggiante, dipinto in alto a sinistra, che lo guarda benevolente ed ha accanto un corvo nero; all’alto lato è raffigurata la Luna con lo sguardo chino e circondata di luce riflessa.

Mitra è rappresentato mentre uccide il toro.

Mitra uccidendo quest’ultimo rigenera la Terra, infatti dalla coda dell’animale spuntano alcune spighe di grano.
Ai lati della scena, in basso, sono presenti due altri personaggi chiamati dadòfori, cioè portatori di torce, sotto il Sole a sinistra c’è Càutes con la fiaccola alzata e accesa, sotto la Luna a destra c’è Cautòpates con la fiaccola abbassata e spenta in rappresentazione della notte.
Alcune scenette, quattro per ogni lato, riportano le fasi più significative del mito di Mitra; si comincia a sinistra dall’alto:
1) Lotta fra Giove e i Giganti, cioè la vittoria contro il Caos e lo stabilirsi dell’ordine universale.
2) Saturno (o Oceano) sdraiato
3) La nascita di Mitra da una roccia.
4) Mitra cavalca il toro bianco.
A destra nello stesso ordine:
5) Mitra sceso dal toro lo trascina per le zampe posteriori nella grotta dove avverrà il sacrificio.
6) Mitra inizia il Sole, inginocchiato davanti a lui, ai suoi misteri.
7) Le due divinità si stringono la mano destra e divengono alleati.
8) Mitra fa uscire l’acqua da una roccia tirando con l’arco una freccia.
Completano la decorazione dell’ambiente altre due rappresentazioni dei Dadofori poste vicino l’ingresso, dipinti però in posizione inversa rispetto ai precedenti; a destra c’è Càutes con la fiaccola accesa e alzata che rappresenta il sorgere del sole e il lato positivo, a sinistra c’è Cautòpates con la fiaccola spenta e abbassata che rappresenta il lato buio negativo, infatti ancora oggi sinistro è considerato sinonimo di incidente.
Il dipinto che finora si è conservato in buone condizioni, dovute alla chiusura del locale, che ha impedito alle muffe e all’aria di entrare; ora con la sua apertura stà subendo le aggressioni di questi agenti di degrado che piano piano stanno cancellando i colori. L’opera ha quindi bisogno di restauri, che purtroppo ancora tardano ad arrivare, per mantenere intatta questa stupenda testimonianza del passato, in modo da farla conoscere ed apprezzare anche ai nostri figli.

Fonti:
- 'Roma Mitraica' di C. Pavia - Lorenzini editore 1986;
- F.M.R. n. 61 - maggio 1988;
- 'Roma sotterranea' a cura di R. Luciani - Palombi editore 1984.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mitra e mitraixmo

Messaggioda Berto » mar gen 26, 2016 9:23 pm

???

La strana sorte di Mithra il dio sosia di Gesù Cristo

http://cristianesimo.it/mithra.htm

Un culto arrivato dall'Oriente e che si diffuse nella Roma imperiale. Con riti che saranno poi assorbiti dal cristianesimo: dal battesimo alla comunione alla stretta di mano. A venerarlo furono intere legioni di soldati, ai quali prometteva la vita eterna. Ma alla fine i fedeli vennero perseguitati e le loro cripte sepolte sotto le chiese cristiane.

Fosse un esame sarebbe una trappola: "Qual è il dio che, nato in una grotta d'Oriente, muore a 33 anni, ascende al cielo per risorgere a vita eterna, creando un culto che si diffonderà nella Roma imperiale?".

Uno che fa? Spara sicuro: "Gesù Cristo!".
E sbaglia!
Si tratta invece di MITHRA.
Mithra era già nato almeno da 14 secoli. In una grotta. Nella notte tra il 24 e il 25 dicembre.

IL CRISTIANESIMO DEVE GRAN PARTE DEL SUO "SUCCESSO" AL FATTO CHE LA NUOVA RELIGIONE, PIU' CHE PRESENTARE UN'ALTERNATIVA AL PAGANESIMO, DI FATTO SI COMPENETRA CON ESSO, ADATTANDOSI ALLE CREDENZE GIA' CONOSCIUTE.

PER FARE QUESTO, IL CRISTIANESIMO DOVRA' RINUNCIARE ALLA SUA ESSENZA PRINCIPALE, OVVERO IL MESSAGGIO RIVOLUZIONARIO E "ANTI-RELIGIOSO" DI GESU', PER FARE DI LUI UN IDOLO PAGANO, UNA VITTIMA SACRIFICALE, UN ESSERE SEMIDIVINO.

Da notare che a tutt'oggi molti "PRESEPI" sono ambientati in una grotta, quando invece nel Vangelo di Matteo si parla semplicemente di una "CASA" mentre gli altri 3 evangelisti tacciono su questo dettaglio del "luogo".
Solo LUCA parla di una "mangiatoia" senza però specificare se è il bambino ad essere portato in una stalla o piuttosto non è la mangiatoia ad essere portata in casa, come sarebbe più logico! Quanto all'ASINO e al BUE: NESSUNA TRACCIA IN ALCUN VANGELO, a dimostrare che la fantasia popolare supera le stesse leggende!


Perché molti dèi pagani nascono proprio nella notte fra il 24 e il 25 dicembre? Perché è proprio in questa data che la DURATA DEL GIORNO riprende a CRESCERE rispetto alla durata della notte.

Inutile dire come ciò abbia ovviamente stimolato l'immaginazione dei popoli antichi, data l'istintiva sacralità della LUCE.

Quindi il NATALE appartenne prima a Mithra che al Cristianesimo. Solo dopo il 3° secolo i Cristiani si approprieranno di questa festività.

Anche l'idea che l'uomo-dio debba nascere da una VERGINE è stata "copiata" dal Mitraismo, che fa nascere Mithra dalla vergine Anahita, miracolosamente fecondata dal dio Ariman.

Il Vangelo di Marco, essendo più antico, quindi più vicino ai fatti, non menziona minimamente una eventuale nascita miracolosa di Gesù. Anzi, in questo Vangelo Gesù mette alla porta la propria famiglia (madre e fratelli) ritenendola miscredente (Marco 3/31-35), specificando che la "vera famiglia2 è quella spirituale e non quella fisica.

Nei vangeli di Matteo e Luca, peraltro già posteriori alla prima generazione di cristiani, il racconto della nascita verginale viene riportato in una "aggiunta iniziale", magari con lo scopo di far COINCIDERE anche in questo aspetto la nuova religione cristiana con il Mitraismo.

Si nota infatti che, da un punto di vista letterario, il "vero inizio" del vangelo di Matteo pare essere il capitolo 2, mentre per il vangelo di Luca il capitolo 3. Non a caso, quando Luca nel capitolo 3 nomina Giuseppe, lo fa come parlando di un perfetto sconosciuto, senza alcun riferimento al capitolo 1 dello stesso vangelo. (Va ricordato che la divisione in capitoli non appartiene ai testi originali ma è un espediente didattico introdotto nel 1226)

SOL INVICTUS era dunque un appellativo di Mithra e spesso - quando non ha il berretto frigio in testa - allora i suoi boccoli sono contornati dall' aureola di raggi che, poi negli ultimi 2000 anni è passata di testa in testa a far più sacri Santi, Cristi e Madonne.

Come venne importato a Roma il mito di Mithra? Le date indicano Pozzuoli: sarebbe arrivato con quei pirati cilici, terrore dei mari, che Pompeo aveva sconfitto nel 67 avanti Cristo e deportato in massa a Roma a far da braccia sulle sue navi.

Era Pozzuoli, allora, il porto più importante; Ostia nacque circa un secolo dopo. Ma è alla foce del Tevere, che Mithra trionfò. Seduceva, convertiva e - dopo un percorso iniziatico in sette tappe - battezzava ciurme e mercanti di ogni dove, promettendo salvezza eterna.

Fosse girata appena appena in altro modo la Storia, saremmo tutti qui a celebrare i suoi di Anni Santi. Sarebbe bastato un imperatore invece di un altro: tipo Giuliano l' Apostata che muore di vecchiaia e ce la fa a ripristinare gli dèi pagani; o Massenzio che batte Costantino...

Vinse Cristo, invece, ma sul filo di lana. Sconfitto per sempre il suo sosia: questo strano, stranissimo Mithra... E chissà se quell' età giovanile per morire e poi risorgere - 33 anni - ce l' aveva già prima che ad Alessandro il Macedone non toccasse la stessa sorte, giù a Babilonia, per poi volare in cielo anche lui, grazie a dei grifoni compiacenti, come le leggende raccontavano ancora nel Mille.

Quanto, invece, di Alessandro ma soprattutto di Mithra finì nella costruzione simbolica del Cristo e nelle sue liturgie? L' identikit di questo dio prima indo-persiano, poi frigio-anatolico, è davvero stupefacente: troppe somiglianze per escludere che, in effetti, il Cristianesimo non si sia andato modellando appunto sulla base del pre-esistente Mitraismo.

Anche la storia di Krishna suggerisce influenze sulle religioni posteriori, compreso il cristianesimo. E' partorito da una vergine, chi la feconda compare sotto forma di luce, è perseguitato da un tiranno che ordina l'uccisione di migliaia di bambini, è la seconda persona della trinità indiana, è denominato il dio pastore, fa miracoli e ascende al cielo. La radice del suo nome è similare a quella di Cristo (Il nome completo di Gesù Cristo fu definito integralmente e ufficialmente solo nel 325 d.C. nel Consiglio di Nicea). La vita di Krishna è ricchissima di particolari che ritroviamo nella storia narrata di Cristo.

Nel Parco archeologico di Ostia ci sono venti Mitrei (templi di Mithra) - alcuni davvero fascinosissimi, con mosaici e pitture.

A San Clemente, a Roma, al terzo strato sottoterra, i preti irlandesi hanno trovato, dietro un muro, un Mitreo con tanto di altare per il dio che al solito, seppur con ripugnanza, deve scannare il toro in modo che la Terra e le sue messi possano rinascere.

Ai lati, due banconi in muratura; l' altare davanti all' abside, e una volta tondeggiante a far da cielo e dominare il tutto. E' un modulo sempre simile, quello del Mitreo: pitture o mosaici a farli belli; cento fedeli, al massimo.

Era in queste chiese sotterranee che si svolgevano i riti che scandivano la fede e che, solo elencarli, sembra di descrivere l'odierno cattolicesimo: il battesimo; il pasto sacro in comunione (pane, acqua e vino) a ricordo dell' ultima cena di Mithra prima di salire al cielo con il carro del sole; la stretta di mano tra i fedeli, fratelli in Mithra.

C' era una gerarchia tra gli iniziati: sette i patres che gestivano un Mitreo; uno solo, però, era il Padre dei Padri che, abbreviato, in alcune lapidi, appare - a sorpresa - come Pa.Pa., papa prima dei papi, quando i cristiano non avevano ancora papi ma solo vescovi, sebbene quello di Roma, vari secoli dopo Cristo, rivendicò un presunto primato derivato solo dal prestigio della sede imperiale.

Se poi ci si appassiona, di Mitrei Roma, nel suo ventre, ne nasconde assai.
Carlo Pavia, in un suo bel libro - "Oro, incenso e Mitra", Gangemi editore - ne ha fatto un censimento innamorato: Santa Prisca; il Mitreo sotto Palazzo Barberini; quello al Circo Massimo; alle Terme di Caracalla; nella Necropoli Vaticana... Oppure sulla Cassia, a Sutri. Lì, tra muschi e felci, nel tufo sotto la Chiesa della Madonna del Parto, ce n' è uno dei più belli. O a Marino, sui Castelli di Roma, con pitture forti che ancora squillano. O lungo la Flaminia. O in giro per l' Europa: era un culto diffusissimo tra i militari. Rubò cuore e anima a legionari e generali con quella sua promessa di vita eterna per chi moriva in battaglia dalla parte giusta.

Così agli imperatori - sia a quelli seri come Diocleziano o Settimio Severo, che agli sciroccati Nerone, Commodo, Caligola, Eliogabalo - questa religione d' ordine che per di più spronava i soldati, piaceva molto.

Ovunque siano arrivate le legioni di Roma, arrivò anche Mithra. In Inghilterra e in Germania, terre da tenere in pugno con le daghe, di Mitrei ne sono saltati fuori a centinaia. (Non si è capito bene ancora, però, dove, nei Mitrei, avvenisse il taurobolio: sgozzato il toro - raccontano le fonti cristiane - ci si faceva cospargere dal suo sangue gocciolante, come rito di rinascita. Immaginarsi bestioni come i tori, in Mitrei così piccoli, non è però facile. Così, un po' di mistero rimane).

A Roma arrivò da lontano, Mithra. Lontano nel tempo e nello spazio. Dalla Persia, dicono alcune incisioni ritrovate. E lo mettono fra gli dèi di stato della Mesopotamia intorno al 1400 prima di Cristo. Lì - dove si fonde anche con i culti indiani - è dio della luce, protettore dei patti, testimone di giuramenti, della fedeltà, della verità.

Lo troviamo nei Veda e nell' Avesta iranico, ma anche - nel VII, VI secolo avanti Cristo - con Zarathustra e il suo monoteismo. Poi - sangue misto mediterraneo, persino nelle vene degli dei - sembra un po' Apollo, con il Sole sempre a fianco e il corvo lì vicino, animale sacro per entrambi".

Ed eccolo a Roma già quasi Cristo, ma prima di Cristo.

C' è stato un periodo in cui i due si rubavano fedeli l' un l' altro. Mithra, però, era un dio per soli uomini. Cristo, invece, chiamava anche le donne. Con i preti dei due a dire di continuo: "Attenti alle confusioni...".

Ruggero Iorio, che è padre diocesano e insegna Storia antica della Chiesa e Archeologia cristiana, il problema se l' è posto anni fa: quando portava gli studenti a visitar Mitrei, facevano spesso strane confusioni. Un po' perché i Mitrei sembrano far parte delle Chiese
che li sovrastano; un po' perché più spiegava e più, con tutte queste coincidenze, le confusioni aumentavano invece di sparire.

Nella battaglia di Ponte Milvio, il 28 ottobre del 312, Costantino, non ancora battezzato, si presentò contro Massenzio con le sue truppe e doppie insegne: croci di Cristo e simboli di Mithra, caro ai suoi soldati e un po' anche a lui.

Vinsero insieme quei due nuovi dèi.

Solo Cristo però, poi, trionfò.

La sua religione divenne quella di Stato. I Mitrei vennero murati vivi sotto le prime chiese.

Gli dèi del Passato furono maledetti. I loro fedeli perseguitati, talvolta massacrati.

O convertiti. O meglio, RICONVERTITI alla stessa religione, con 2 differenze: il "nuovo" eroe non si chiamerà più Mithra ma Gesù Cristo, e soprattutto, la nuova religione pretenderà di essere UNIVERSALE ("cattolica" significa appunto "universale") e si proporrà di DOMINARE su tutto il mondo, dietro il pretesto di "evangelizzare i popoli".

IL "PLAGIO" DELLA RELIGIONE MITRAICA DA PARTE DEI CRISTIANI E' UNA PROVA EVIDENTE CHE IL CRISTIANESIMO SI E' ANDATO FORMANDO SULLA BASE DI RELIGIONI PRE-ESISTENTI E NON SULLL'INSEGNAMENTO ORIGINALE DI GESU'.

IL CRISTIANESIMO DEVE IL SUO SUCCESSO ALLA SUA CAPACITA' DI "FAGOCITARE" LE CREDENZE POPOLARI GIA' PRESENTI E ALLA SUA ABILITA' NEL "SOSTITUIRSI" ALLA RELIGIONE PAGANA, ADATTANDO SE' STESSO AI "GUSTI" DELLE MASSE E ADDIRITTURA MODIFICANDO LE PROPRIE DOTTRINE SE NECESSARIO, PER RENDERLE PIU' "GRADITE" AI DEVOTI DA SOTTOMETTERE.

UNA SOLA COSA LA CHIESA CRISTIANA NON HA MAI MODIFICATO, SE NON PER RAFFORZARLA SEMPRE DI PIU': LA PROPRIA TOTALITARIA AUTORITA' SULLE COSCIENZE, SUI POPOLI E SULLE NAZIONI.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mitra e mitraixmo

Messaggioda Berto » mar gen 26, 2016 9:29 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mitra e mitraixmo

Messaggioda Berto » mar gen 26, 2016 11:10 pm

Toro, tauro, bull, Stier, ...

https://it.wikipedia.org/wiki/Toro_%28mitologia%29

Il toro è presente nell'iconografia dell'antichità ed è conosciuto nel mondo occidentale soprattutto per l'episodio biblico riguardante il vitello d'oro: la vicenda è raccontata nell'Esodo. Il popolo ebraico in attesa nel deserto del ritorno di Mosè che si era recato a piedi in cima al Monte Sinai per ricevere da Dio le tavole del Decalogo costringe il sacerdote Aronne a costruire un'immagine dorata a forma di toro da poter adorare. Tale forma idolatrica viene rabbiosamente respinta dal profeta al suo ritorno. Si tratta spesso tuttavia non di semplice immagine o statua, ma di un vero e proprio oggetto di adorazione.

Il dio babilonese Marduk è considerato il toro di Utu (il sumero dio Shamash); il destriero di Shiva, uno degli Dèi appartenenti alla Trimurti indiana, è il toro chiamato Nandi. L'idea sacrale di questo ch'è uno dei primi animali arcaici venerati dall'uomo sopravvive fino ad oggi nella costellazione del Toro e nel significato astrologico che le viene attribuito.
Sia il toro lunare mesopotamico che quello solare indiano è stato oggetto nel tempo d'innumerevoli incarnazioni di stampo culturale e religioso, fino a giungere alla contemporanea cultura new age.

L'Aurochs/Uri Bos taurus primigenius, antenato dell'animale domestico storico, viene raffigurato in moltissime pitture rupestri europee del Paleolitico, come ad esempio in quelle che si trovano a Lascaux e Livernon in territorio francese e successivamente anche in varie sculture; si pensava probabilmente che la loro forza vitale potesse in qualche modo avere qualità magiche benefiche per gli umani. Era associato al culto parallelo riguardante la Grande Madre.

I temibili Uri sopravvissuti in Anatolia e nel Vicino oriente fino all'Età del ferro venivano adorati in tutta la regione come animali sacri; sopravvivenze d'un tale culto sono attestate a Catal Huyuk lungo tutto il Neolitico.
Il toro viene visto come costellazione celeste fin dal Calcolitico, venendo a segnar il Capodanno all'inizio della Primavera a partire almeno dal 4 millennio a.C.


https://en.wikipedia.org/wiki/Sacred_bull
https://de.wikipedia.org/wiki/Stier_%28Mythologie%29


Tauroctonia
https://it.wikipedia.org/wiki/Tauroctonia
La tauroctonia è l'uccisione rituale di un toro nella religione mitraica greco-romana da parte della divinità Mitra (tauroctonos, in greco ταυροκτόνος, lett. "uccisore del toro"). Una sua rappresentazione, secondo un identico schema iconografico, era affrescata al centro di ogni Mitreo. Il Taurobolio, invece, era il rito di sacrificare un toro nel quadro del culto della Grande Madre.


TAUROBOLIO
Enciclopedia Italiana (1937)
di Goffredo Bendinelli

http://www.treccani.it/enciclopedia/tau ... taliana%29

(Ταυροβόλιον; taurobolium, tauropolium, su iscrizioni). - Si chiama così, con parola greca composta, il sacrificio di un toro (ταῦρος "toro", βάλλω "colpisco"), effettuato a scopo rituale, come era richiesto, nel mondo greco-romano e orientale, dal culto della dea Cibele. Questo culto, originario dell'Asia Minore si trova acclimato e sempre più diffuso in Occidente, specie nelle Gallie, a partire dalla metà del sec. II d. C.

Il sacrificio del toro è proprio del culto di varie altre antiche divinità, principalmente di quello di Zeus; ma esclusivo del culto di Cibele è il "battesimo del sangue", strettamente connesso col taurobolio.

La ragione immediata, principale, del sacrificio cruento era appunto quella di cospargere del sangue della vittima la persona del devoto a cura del quale il taurobolio si effettuava (Prudenzio, Peristeph., X, 1011 segg.).

Il devoto veniva introdotto in una specie di cella sotterranea, la quale, a poca profondità dal suolo, era soltanto coperta da un graticciato ligneo. Poiché il sacrificio della vittima, a cura del sacerdote di Cibele, aveva luogo immediatamente al di sopra del graticciato, era facile ottenere che il sangue della vittima piovesse direttamente sul capo e sulla persona del devoto in attesa. Costui stando coricato, forse nudo fino alla cintola, doveva procurare di essere irrorato quanto più possibile da quella pioggia di sangue caldo, cui si attribuivano virtù altamente purificatrici e redentrici.
Così com'era lordo di sangue, per attestare l'avvenuta purificazione, il devoto, "rinato a nuova vita", doveva presentarsi alla folla dei fedeli inneggianti fuori della cella.

Taluni altari taurobolici figurati, pur senza darci la figurazione del sacrificio o del battesimo, ci offrono qualche importante documentazione relativa a particolari della cerimonia del sacrificio. Così l'arma che veniva impugnata per immolare la vittima era di una forma particolare, del tipo che i Greci chiamavano ἅρτη: una corta spada appuntita e a doppio taglio, avente presso la punta un'appendice ritorta ad uncino e tagliente soltanto dal lato esterno, convesso. Tale tipo di spada conficcato nel petto della vittima dalle mani del victimarius, non poteva, a causa dell'uncino, tornare facilmente fuori, se non descrivendo un mezzo giro sul proprio asse; cosa che il victimarius aveva cura di fare, allargando la ferita e determinando così una fuoruscita di sangue tanto più rapida e violenta.

Insieme col taurobolio le epigrafi commemorative dell'avvenimento ricordano spesso il criobolio, cioè il sacrificio di un montone.
Poiché il taurobolio si riferisce direttamente al culto della dea Cibele, e poiché questo culto fa anche un certo posto al giovinetto Attis al fianco di Cibele, così è opinione che il sacrificio deì montone avvenisse appunto in onore di Attis.
Altri oggetti rituali inerenti al taurobolio si trovano rappresentati nei rilievi decorativi di altari taurobolici.
Da parte dei sacerdoti di Cibele si attribuiva al sangue sparso dal toro un potere redentore, simile a quello del sangue sparso dall'Agnello divino.
In evidente concorrenza con la propaganda cristiana, anche il battesimo cruento serviva a purificare il credente da ogni colpa, non solo, ma ad assimilarlo alla divinità, rendendolo immortale. Ciò nel senso di un'immortalità dell'anima, ottenuta mediante la redenzione dalla colpa.

Il concetto di resurrezione era inoltre implicito alla cerimonia del taurobolio. La discesa nella fossa o cella sotterranea era infatti concepita come una discesa nel sepolcro, accompagnata da funebri canti. Risuscitando simbolicamente con l'aspersione del sangue, il credente, in aeternum renatus, appariva simile a un dio, e canti di gioia si dovevano levare dalla folla dei fanatici presenti al miracolo. È interessante notare che il taurobolio aveva luogo non soltanto a favore di singoli individui, ma per interposta persona, anche in nome e nell'interesse di città e di sovrani, verso i quali si desiderava di propiziare la divinità. Si ha memoria di taurobolia propiziatorî celebrati per il ritorno, la salute e la vittoria dell'imperatore (pro salute, reditu et victoria).

Per quanto siano frequenti le figurazioni del dio Mitra in atto di sacrificare il toro, è del tutto escluso che il culto mitriaco, anche d'origine orientale e diffuso nei tardi secoli in tutto il mondo romano, abbia mai richiesto iniziazioni e cerimonie purificatorie del genere del taurobolio.

Bibl.: E. Espérandieu, in Daremberg e Saglio, Dictionn, des antiquités, ecc., s. v. Taurobolium; F. Cumont, Le religioni orientali nel paganesimo romano, Bari 1913 (trad. Salvatorelli); P. Fabre, Un autel du culte phrygien au Musée du Latran, in Mélanges d'arch. et d'hist., XL (1923), p. 3 segg.; C. H. Moore, The duration and efficacy of the "taurobolium", in Class. Philology, XIX (1924), p. 363 segg.; R. Pettazzoni, I misteri, Bologna 1924, pp. 107 segg., 128, 131 segg.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mitra e mitraixmo

Messaggioda Berto » mer gen 02, 2019 9:03 am

La persecuzione violenza dei cristiani contro il mitraismo



MITRAISMO E CRISTIANESIMO: LA COSPIRAZIONE PIÚ DI SUCCESSO DELL’INTERA STORIA UMANA
PARTE 3

Tra intrighi e tradimenti, si conclude la saga del Sol Invictus con la penetrazione e la conquista dall'interno dell'Impero Romano da parte del Mitraismo, destinato in breve ad essere soppiantato e sostituito dal Cristianesimo.

- Continua dalla seconda parte -

https://www.nexusedizioni.it/it/CT/mitr ... rte-3-5767

Le origini del Mitraismo e del Cristianesimo

Per spiegare la stretta relazione esistente fra Cristianesimo e Mitraismo dobbiamo risalire alle loro origini.
Per universale consenso, il cristianesimo come noi lo conosciamo è una creazione di San Paolo, il fariseo che fu inviato da Gerusalemme a Roma nel 61 circa, dove fondò la prima comunità cristiana della capitale. La religione predicata a Roma da Paolo era assai diversa da quella predicata da Gesù in Palestina e praticata da Giacomo il Giusto, l’allora capo della comunità cristiana di Gerusalemme. La predicazione di Gesù era in linea con il modo di vivere e pensare della setta giudaica degli Esseni. I contenuti dottrinali del cristianesimo affermatosi a Roma alla fine del primo secolo, invece, sono straordinariamente vicini a quelli della setta dei farisei, a cui Paolo apparteneva.

Paolo fu condannato a morte probabilmente nel 67 da Nerone, insieme alla maggior parte dei suoi discepoli. La comunità cristiana di Roma fu decimata dalla persecuzione neroniana. Non abbiamo alcuna informazione su quel che accadde in seno a questa comunità nei successivi 30 anni; un blackout di notizie che lascia alquanto perplessi, perché sappiamo per certo che durante quel periodo a Roma dovette succedere qualcosa di molto importante. Infatti, alcuni dei più eminenti cittadini della capitale furono convertiti al cristianesimo, come il console Flavio Clemente, cugino dell’imperatore Domiziano. Inoltre la chiesa di Roma assunse una struttura monarchica e impose la sua leadership su tutte le comunità cristiane dell’impero, che dovettero uniformarsi al modello ed alle credenze della chiesa romana. Questo è provato al di là di ogni dubbio da una lunga lettera di papa Clemente ai Corinzi, scritta verso la fine del regno di Domiziano, in cui è chiaramente affermata la supremazia della Chiesa di Roma.

Ciò significa che durante gli anni del blackout qualcuno che aveva accesso alla famiglia imperiale aveva risollevato le sorti della comunità cristiana romana al punto da consentirle di imporre la propria autorità su tutte le altre comunità cristiane dell’impero. Ed era “qualcuno” che conosceva perfettamente la dottrina ed il pensiero di Paolo, 100% farisaico.

Anche l’organizzazione mitraica era nata nello stesso periodo e nello stesso ambiente. Data la scarsità di informazioni scritte su questo argomento, l’origine e la diffusione del culto di Mitra ci sono note quasi esclusivamente grazie ai reperti archeologici (resti di mitrei, scritte dedicatorie, iconografie e statue del dio, rilievi, pitture, mosaici ecc.) che sono stati rinvenuti in abbondanza in tutto l’impero romano. Queste testimonianze archeologiche provano in maniera praticamente certa che, a parte il nome comune, non c’era alcuna relazione fra il culto di Mitra romano e la religione orientale da cui si suppone (o meglio si postula) che sia derivato. In tutto il mondo persiano, infatti, non è mai stato trovato nulla di simile ad un mitreo romano.

Quasi tutti i monumenti mitraici rinvenuti possono essere datati con relativa precisione, dal momento che vi si trovano iscrizioni dedicatorie. Pertanto, tempi e circostanze della diffusione del culto del Sol Invictus Mitra (questi tre nomi compaiono quasi sempre assieme in tutte le iscrizioni, pertanto non c’è dubbio che si riferiscono alla stessa ed unica istituzione) ci sono noti con ragionevole precisione e certezza. Conosciamo anche il nome, la professione e le responsabilità di un gran numero di suoi membri.
Il primo mitreo di cui si abbia evidenza fu costruito a Roma, al tempo di Domiziano, e ci sono precise indicazioni che fosse frequentato da persone vicine alla famiglia imperiale, in particolare liberti giudaici. Il mitreo, infatti, fu dedicato da un certo Tito Flavio Igino Efebiano, un liberto dell’imperatore Tito Flavio, pertanto quasi certamente un giudeo romanizzato. Da Roma l’organizzazione mitraica si diffuse, nel corso del secondo secolo, in tutto l’impero occidentale.


Sopra: ricostruzione di un rito mitraico (foto di canini.info > fonte)

C’è un terzo avvenimento, accaduto in quello stesso periodo ed in qualche modo collegato alla famiglia imperiale ed agli ambienti giudaici, a cui gli storici non hanno mai prestato particolare attenzione: l’arrivo a Roma di un importante gruppo di persone, 15 alti sacerdoti giudaici, con le loro famiglie e parenti. Appartenevano alla classe sacerdotale che aveva governato Gerusalemme per mezzo millennio, fin dal ritorno dall’esilio babilonese, quando 24 famiglie sacerdotali, sotto gli auspici di Esdra, avevano stipulato fra loro un accordo e creato un’organizzazione segreta con lo scopo di assicurare le proprie fortune, per mezzo della “proprietà” esclusiva del Tempio e l’esclusiva amministrazione del sacerdozio.

La dominazione romana della Giudea era stata segnata da forti tensioni sul piano religioso, che avevano provocato una serie di rivolte, l’ultima delle quali, nel 66 d.C., fu fatale per la nazione giudaica e per la stessa famiglia sacerdotale. Con la distruzione di Gerusalemme da parte di Tito Flavio, nel 70 d.C., lo strumento principale del potere della famiglia, il Tempio, fu raso al suolo, e mai più ricostruito, ed i sacerdoti furono uccisi a migliaia.
Ci furono dei superstiti, naturalmente, in particolare un gruppo di 15 alti sacerdoti che erano passati dalla parte dei romani, consegnando a Tito il tesoro del tempio, e per questa ragione erano stati reintegrati nelle loro proprietà e gli era stata concessa la cittadinanza romana. Essi avevano poi seguito Tito a Roma, dove apparentemente scomparvero per sempre dalla scena della storia, a parte quello che indubbiamente appare come la personalità più forte di quel gruppo, Giuseppe Flavio.
Giuseppe era un sacerdote che apparteneva alla più illustre delle 24 famiglie sacerdotali giudaiche. Al tempo della rivolta contro Roma aveva ricoperto un ruolo di primo piano nelle tormentate vicende della Palestina. Inviato dal Sinedrio quale governatore della Galilea, egli era stato il primo a combattere contro le legioni del generale romano Tito Flavio Vespasiano, che aveva ricevuto da Nerone l’incarico di reprimere la rivolta. Barricato nella fortezza di Jotapata egli resistette valorosamente all’assedio delle truppe romane, ma alla fine dovette capitolare. Egli si arrese a condizione di poter parlare personalmente con Vespasiano (Guerra Giudaica, III, 8,9). Il loro incontro segnò una svolta nelle fortune di entrambi: Vespasiano qualche tempo dopo divenne imperatore, mentre Giuseppe non soltanto ebbe salva la vita, ma fu “adottato” nella famiglia imperiale ed assunse il nome di Flavio. In seguito ottenne la cittadinanza romana, una villa patrizia a Roma, una rendita annua a spese dello stato ed enormi proprietà in Palestina. Il prezzo del suo tradimento (fu lui, probabilmente, che fornì a Vespasiano i mezzi economici per diventare imperatore).

I sacerdoti di questo gruppo avevano una cosa in comune fra loro: erano tutti traditori del loro popolo e quindi certamente non bene accetti in seno alle comunità giudaiche. Appartenevano tutti, però, ad una famiglia dalle tradizioni millenarie, erano legati fra loro dall’organizzazione segreta creata a suo tempo da Esdra e possedevano una specializzazione ed una esperienza unica nel gestire una religione e governare un paese tramite questa. I poveri resti della comunità cristiana romana, sopravvissuti alle persecuzioni neroniane, offrivano loro una splendida opportunità di mettere a frutto la loro millenaria esperienza e le loro notevoli sostanze.

Non sappiamo nulla della loro attività a Roma, ma ne abbiamo chiare indicazioni attraverso gli scritti di Giuseppe Flavio. Dopo alcuni anni, infatti, egli cominciò a scrivere la storia di quegli avvenimenti che lo avevano avuto protagonista, con l’intento, a quanto sembra, di giustificare il proprio tradimento e quello dei suoi compagni. Era stata la volontà di Dio, egli afferma, che lo aveva chiamato a costruire un Tempio Spirituale, al posto di quello materiale distrutto da Tito.

Queste parole certamente non erano rivolte ad orecchie giudaiche, ma cristiane. La maggior parte degli storici sono scettici sul fatto che Giuseppe fosse cristiano, ma ci sono forti elementi che lo confermano. In un passo famoso del suo libro “Antichità Giudaiche” (il cosiddetto Testimonium Flavianum) egli dichiara di accettare due punti fondamentali, la resurrezione di Cristo e la sua identificazione con il messia delle profezie, che sono condizione necessaria e sufficiente, per un giudeo del suo tempo, per essere considerato cristiano. Le simpatie cristiane di Giuseppe traspaiono inoltre molto chiaramente da altri passi della stessa opera, nei quali egli parla con grande ammirazione di Giovanni Battista e del fratello di Gesù, Giacomo.


Sopra: Tito Giuseppe Flavio
Giuseppe Flavio e San Paolo

Le argomentazioni usate da Giuseppe Flavio per giustificare il proprio tradimento e quello dei suoi fratelli, sembrano riecheggiare le parole di San Paolo. I due sembrano essere in sintonia per quel che riguarda il loro atteggiamento nei confronti del mondo romano. Paolo considerava suo compito liberare la chiesa di Gesù dalle strettoie del giudaismo e dalla dipendenza dal territorio palestinese, e di renderla universale, legandola a Roma. Essi sono in sintonia anche su altri punti fondamentali, come ad esempio sul fatto che entrambi dichiarano di credere nella dottrina dei farisei, che è poi quella che è stata pienamente recepita dalla chiesa di Roma.
Ci sono sufficienti indicazioni storiche per concludere con certezza che i due si conoscevano ed erano legati da una profonda amicizia. Negli Atti degli Apostoli si legge che, dopo essere tornato a Gerusalemme, Paolo fu condotto di fronte ai sommi sacerdoti ed al Sinedrio per essere giudicato (Atti 22, 30). Egli si difese dicendo:

“Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella resurrezione dei morti.” Appena egli ebbe detto ciò scoppiò una disputa tra i farisei ed i sadducei e l’assemblea si divise. I sadducei infatti affermano che non c’è resurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei, invece, professano tutte queste cose. Ne nacque allora un grande clamore ed alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi in piedi protestavano dicendo: “Non troviamo nulla di male in quest’uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?” La disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza. (Atti, 23; 1-10)

Giuseppe era un sacerdote di alto rango e a quel tempo si trovava a Gerusalemme; era certamente presente a quell’assemblea. Egli aveva aderito alla setta dei farisei all’età di 19 anni, pertanto doveva essere fra quei sacerdoti che si alzarono in difesa di Paolo. L’apostolo fu consegnato al governatore romano Felice, che lo tenne agli arresti per qualche tempo, fino a che fu inviato a Roma, insieme ad altri prigionieri (Atti 27, 1), per essere giudicato dall’imperatore, al quale Paolo, in qualità di cittadino romano, si era appellato. A Roma egli passò due anni in prigione (Atti, 28,29) prima di essere liberato, nel 63 o 64 d.C.

Nella sua autobiografia Giuseppe scrive:

“Tra i venticinque ed i ventisei anni mi imbarcai in un viaggio a Roma, per la seguente ragione. Durante il periodo in cui fu governatore della Giudea, Felice aveva mandato alcuni sacerdoti a Roma, per giustificarsi di fronte all’imperatore. Io li conoscevo come ottime persone, che erano state arrestate su accuse insignificanti. Siccome volevo studiare un piano per liberarli … mi imbarcai per Roma” (Vita, 3, 13).

In qualche modo Giuseppe riuscì a raggiungere Roma, dove strinse amicizia con un certo Alituro, un mimo giudeo che era molto apprezzato da Nerone. Tramite Alituro, egli fu presentato a Poppea, moglie dell’imperatore, e grazie a lei riuscì a far liberare i sacerdoti suoi amici (Vita 3, 16). La coincidenza di date, fatti e persone coinvolte è assoluta, al punto che è impossibile sfuggire alla conclusione che Giuseppe venne a Roma, a suo rischio e spese, appositamente per liberare Paolo ed i suoi compagni, e che fu proprio grazie al suo intervento che l’apostolo fu rilasciato. Questo presuppone che i rapporti fra i due fossero molto più stretti che non una semplice conoscenza occasionale. Pertanto Giuseppe doveva conoscere del cristianesimo molto più di quanto traspare dai suoi scritti, e la sua conoscenza proveniva direttamente dagli insegnamenti di Paolo, di cui era verosimilmente un discepolo.

Quando Giuseppe tornò a Roma al seguito di Tito, nel 70 d.C., il suo maestro era stato giustiziato, insieme a una gran parte dei cristiani che lui stesso aveva convertito, la Giudea era stata cancellata dal novero delle nazioni, il Tempio distrutto, la famiglia sacerdotale quasi sterminata, e la sua stessa reputazione macchiata dall’onta del tradimento. Doveva essere animato da un forte risentimento e da un irreprimibile desiderio di rivincita e vendetta. Inoltre doveva sentirsi in carico dei destini degli umiliati rimasugli di una delle più grandi famiglie del mondo di allora, i 15 alti sacerdoti giudaici che condividevano le sue stesse condizioni. Ci sono indizi secondo cui Giuseppe Flavio, senza dubbio la personalità più forte ed autorevole di quel gruppo di persone, presiedette una riunione durante la quale quei sacerdoti esaminarono la situazione della famiglia sacerdotale e decisero una strategia per risollevare le sue fortune.
Giuseppe lucidamente concepì un piano che in quelle circostanze sarebbe apparso a chiunque assolutamente folle. Quell’uomo, seduto fra le rovine fumanti di quella che era stata la sua patria, circondato da pochi sopravvissuti, umiliati e demoralizzati, rifiutati dai loro stessi concittadini, progettò nientemeno che di conquistare quell’enorme potentissimo impero che lo aveva sconfitto, e di insediare i propri discendenti e quelli degli uomini intorno a lui quale classe dirigente di quello stesso impero.

Il primo passo di questa strategia era di assumere il controllo della neonata religione cristiana e trasformarla in una solida base di potere per la famiglia sacerdotale. Quei sacerdoti erano venuti a Roma al seguito di Tito, di cui godevano la protezione, ed erano provvisti di grandi mezzi economici. Non dovettero incontrare eccessive difficoltà nell’assumere la guida del piccolo gruppo di cristiani che erano sopravvissuti alle persecuzioni neroniane, tanto più che erano legittimati dai precedenti rapporti di Giuseppe Flavio con Paolo.
Erano trascorsi soltanto sei anni da quando Giuseppe aveva ottenuto la liberazione di Paolo dalla prigione. L’apostolo doveva essere morto da non più di tre anni. Giuseppe deve essersi sentito moralmente obbligato a continuare l’opera del suo vecchio maestro, di cui conosceva perfettamente la dottrina; rendendosi conto del suo potenziale di propagazione nel mondo romano, si dedicò anima e corpo alla sua implementazione pratica, coadiuvato dai sacerdoti superstiti. Una volta ricreata una forte comunità cristiana nella capitale, che comprendeva addirittura alcuni membri della famiglia imperiale, non dovette essere difficile per quei sacerdoti imporre la propria autorità sulle altre comunità cristiane sparse per l’impero, prime fra tutte quelle che erano state create o catechizzate dallo stesso Paolo.


Sotterranee connessioni: nei mitrei compaiono quasi sempre due personaggi, i tedofori, con le gambe incrociate.


La stessa postura dei tedofori è adottata dall'ordine monastico dei templari (tombe di cavalieri templari nella chiesa del tempio a Londra).

Giuseppe Flavio ed il Sol Invictus Mitra

Giuseppe Flavio sapeva fin troppo bene che una religione non ha futuro se non entra a far parte integrante di un sistema di potere politico. Era un concetto, per così dire, innato nel DNA dei sacerdoti di Giuda che religione e potere politico vivono in simbiosi, sostenendosi a vicenda. Non è immaginabile che egli pensasse che la nuova religione potesse diffondersi nell’impero indipendentemente, o addirittura in contrasto con il potere politico. Il suo obiettivo primario, pertanto, dovette essere quello di conquistare il potere politico. Grazie alla millenaria esperienza della sua famiglia ed alla sua stessa esperienza di vita, Giuseppe sapeva bene che il potere politico, specie in un organismo elefantiaco come l’impero romano, era basato sul potere militare, ed il potere militare su quello economico, a sua volta basato sulla capacità di influenzare e controllare le leve finanziarie del paese. Nel suo piano egli deve aver programmato che la famiglia sacerdotale assumesse prima o poi il controllo di queste leve. Allora l’impero sarebbe stato nelle sue mani e la nuova religione sarebbe stata lo strumento per controllarlo.

Ma qual era il piano di Giuseppe Flavio per realizzare questo ambizioso progetto? Non dovette inventare nulla di nuovo. Il modello era già lì, l’organizzazione segreta creata da Esdra al rientro dall’esilio babilonese, la quale aveva assicurato alla famiglia sacerdotale giudaica potere e prosperità per mezzo millennio. Dovette apportarvi soltanto alcuni ritocchi, per mimetizzare questa istituzione nel mondo pagano sotto le sembianze di una religione misterica, dedicata al dio greco Helios, il sole, per l’indubbia assonanza con il nome della divinità ebraica El, o El Elyon. Il dio fu presentato come invincibile, il Sol Invictus, per galvanizzare lo spirito dei suoi adepti, ed al suo fianco fu posta, come inseparabile compagno, una divinità solare di quella stessa Mesopotamia da dove gli ebrei avevano avuto origine, Mitra, l’inviato del Sole sulla terra per redimere l’umanità. E tutto attorno ad essi, nei mitrei, furono poste le statue di varie divinità pagane, Atena, Ercole, Venere e così via. L’insieme era un evidente riferimento a Dio Padre, ed al suo inviato sulla terra Gesù, circondati dai loro attributi di saggezza, forza, bellezza e così via, che era chiaramente comprensibile ad un cristiano, ma era perfettamente pagano agli occhi di un pagano.
Questa organizzazione non aveva alcun fine religioso: il suo unico scopo era preservare l’unione fra le famiglie sacerdotali e garantire loro sicurezza e prosperità, tramite il mutuo supporto ed una strategia comune intesa ad infiltrare tutte le posizioni di potere della società romana. I lavori che venivano svolti nei mitrei erano coperti dal più rigoroso segreto. Nonostante l’organizzazione mitraica abbia operato per tre secoli ed abbia avuto migliaia di adepti, molti dei quali eminenti letterati, non è giunta fino a noi neppure una parola, scritta direttamente da un suo membro, su quel che accadeva nel corso delle riunioni mitraiche, quali decisioni venivano prese e così via. Questo significa che fu sempre mantenuto il più rigoroso riserbo sui lavori che venivano svolti in un mitreo.
L’accesso all’organizzazione doveva essere riservato ai soli membri delle famiglie sacerdotali, almeno al livello operativo, quello decisionale, dal terzo grado in su (occasionalmente potevano essere affiliate nei primi due gradi persone non appartenenti a queste famiglie, come nel caso dell’imperatore Commodo). Questo sistema di reclutamento è perfettamente in linea con le evidenze storiche ed archeologiche in nostro possesso. Anche al culmine del suo potere e diffusione, il Sol Invictus Mitra appare una istituzione di élite, con un numero assai limitato di adepti. La maggior parte dei mitrei, infatti, erano stanze molto piccole, che non potevano ospitare più di una ventina di persone. Certamente, quindi, non era una religione di massa, ma un’organizzazione a cui potevano accedere soltanto i vertici delle forze armate e della burocrazia imperiale. Tuttavia non conosciamo assolutamente nulla della politica di reclutamento di questa istituzione. Non sappiamo se reclutasse i suoi membri fra gli alti ranghi della società romana, o se al contrario erano i membri di questa organizzazione che “infiltravano” tutte le posizioni di potere di questa società. Le evidenze storiche in nostro possesso favoriscono l’ipotesi che l’appartenenza a questa istituzione fosse riservata su base etnica. Per capire il suo successo, dobbiamo ritenere che l’accesso ad essa, almeno al livello operativo, fosse riservato ai discendenti di quel gruppo di sacerdoti giudaici che erano venuti a Roma al seguito di Tito, dopo la distruzione di Gerusalemme.


Sopra: il sole compare in molte tombe ebraiche (tomba ebraica nel cimitero vecchio di Venezia)


Sopra: il sole domina la maggior parte dei simboli massonici (il logo del Grande Oriente d'Italia)
Il Sol Invictus Mitra conquista l’impero romano

Sia le fonti scritte che le testimonianze archeologiche confermano che da Domiziano in poi Roma rimase sempre la sede più importante del Sol Invictus Mitra, che si era saldamente installato nel cuore stesso dell’amministrazione imperiale, sia nel palazzo vero e proprio che nella guardia pretoriana. Da Roma l’organizzazione mitraica si diffuse immediatamente nella vicina Ostia, il porto con il più grande volume di traffico commerciale dell’intero Mediterraneo, dove confluivano merci da ogni parte dell’impero, per soddisfare l’insaziabile appetito della capitale. Nel corso del secondo e terzo secolo vi furono costruiti almeno una quarantina di mitrei, evidente dimostrazione che i membri dell’organizzazione mitraica avevano assunto il controllo delle attività commerciali del porto, sorgente di entrate incalcolabili e di grande potere economico.
Nel contempo l’istituzione mitraica si diffuse in tutto il resto dell’impero, in particolare in quello occidentale. Il primo mitreo di cui si abbia notizia al di fuori della cerchia romana fu costruito intorno al 110 d.C in Pannonia, a Poetovio, il maggior centro doganale della regione ad opera dei funzionari della dogana. Quasi contemporaneamente sorse un mitreo presso la guarnigione militare di Carnutum, sempre in Pannonia e subito dopo in tutte le province danubiane (Rezia, Norico, Mesia e Dacia). Tra gli adepti di Mitra ritroviamo i funzionari delle dogane, che raccoglievano le gabelle poste su ogni genere di trasporto dall’Italia verso il Centro Europa e viceversa; i funzionari imperiali che controllavano i trasporti, la posta, l’amministrazione delle finanze e le miniere; ed infine gli ufficiali che comandavano le guarnigioni scaglionate lungo il confine. Contemporaneamente al bacino danubiano, sorsero numerosi mitrei anche nel bacino del Reno, a Bonn e Treviri. Seguirono poi la Britannia, la Spagna ed il Nord Africa, dove sorsero mitrei già nelle prime decadi del secondo secolo, sempre associati a centri amministrativi e guarnigioni militari.

Le evidenze archeologiche, quindi, dimostrano che nel corso del secondo secolo i membri del Sol Invictus Mitra occuparono le principali posizioni dell’amministrazione pubblica, divenendo la classe dominante nelle province esterne dell’impero, soprattutto nell’Europa centrale e settentrionale. Abbiamo visto in precedenza che i membri del Sol Invictus Mitra avevano infiltrato anche la tradizionale religione pagana, assumendo il controllo del culto delle principali divinità, a cominciare dal Sole.
La mossa vincente, tuttavia, quella che rese irresistibile l’ascesa dell’istituzione mitraica, fu la presa di controllo dell’esercito. Giuseppe Flavio sapeva per esperienza personale che l’esercito poteva diventare l’arbitro del trono imperiale. Chiunque controllava l’esercito controllava l’impero. L’obiettivo principale che egli fissò per l’organizzazione mitraica dovette essere quello di infiltrare l’esercito e assumerne il controllo.
Ed infatti ritroviamo mitrei in tutti i luoghi in cui erano stazionate delle guarnigioni militari. In poco meno di un secolo l’istituzione mitraica riuscì ad assumere il controllo di tutte le legioni stazionate nelle province esterne e lungo i confini, al punto che il “culto” del Sol Invictus Mitra è considerato dagli storici come la religione tipica dei soldati romani. Prima ancora che all’esercito, tuttavia, le attenzioni del Sol Invictus si erano rivolte alla guardia pretoriana, la guardia personale dell’imperatore. Non è un caso che la seconda iscrizione dedicatoria mitraica, in ordine di tempo, riguardi proprio un comandante del Pretorio e che la concentrazione di mitrei fosse particolarmente elevata nei pressi delle caserme dei pretoriani. L’infiltrazione di questo corpo militare deve essere iniziata già al tempo degli imperatori Flavii. Essi potevano contare sulla fedeltà incondizionata dei liberti giudaici, che dovevano tutto ad essi, la loro vita, la sicurezza ed il benessere. Gli imperatori romani erano riluttanti a mettere la propria sicurezza personale nelle mani di ufficiali provenienti dai ranghi del senato, il loro maggior opponente politico, pertanto i quadri della loro guardia personale furono formati principalmente da liberti e membri dell’ordine equestre (a cui fu sempre riservato il comando del Pretorio). Questo dovette favorire in modo particolare il Sol Invictus Mitra, che fece del Pretorio un suo feudo incontrastato fin dagli inizi del secondo secolo.

Una volta acquisito il controllo del pretorio e dell’esercito, il Sol Invictus Mitra fu in grado di mettere le mani anche sulla carica imperiale. Questo avvenne nel 193 d.C., quando Settimio Severo [a destra, ndr] fu proclamato imperatore dall’esercito. Nato a Leptis Magna, nel Nord Africa, da una famiglia equestre di alti burocrati, egli era certamente un membro mitraico, avendo sposato Giulia Domna, sorella di un certo Bassiano, sacerdote del Sole Invitto. Da allora in poi la carica imperiale fu prerogativa del Sol Invictus Mitra e tutti gli imperatori furono proclamati tali (o rimossi) dall’esercito o dalla guardia pretoriana.

Giudicando in prospettiva, appare evidente che l’obiettivo finale della strategia concepita da Giuseppe Flavio era la completa sostituzione della classe dirigente dell’impero romano con membri del Sol Invictus Mitra. Questo obiettivo fu conseguito in meno di due secoli, grazie alla politica messa in atto dagli imperatori mitraici.
I ranghi dell’amministrazione imperiale romana provenivano quasi totalmente da nuove famiglie di origine ignota, che erano emerse nel corso del primo secolo e agli inizi del secondo, in antagonismo all’aristocrazia senatoriale, tradizionalmente contrapposta al potere dell’imperatore. Questo gruppo di famiglie formavano il cosiddetto ordine equestre, che ben presto divenne un feudo incontrastato del Sol Invictus Mitra. Certamente la maggior parte delle famiglie dei 15 alti sacerdoti del seguito di Giuseppe Flavio, ricchi, con ottime relazioni interpersonali e forti del favore imperiale, dovettero confluire in questo ordine.

Gli imperatori mitraici provenivano tutti dall’ordine equestre e governarono in aperta opposizione al senato, umiliandolo, privandolo delle proprie prerogative e beni materiali e colpendolo fisicamente con l’esilio e la condanna capitale di un gran numero dei suoi membri più eminenti, tanto che nel corso del terzo secolo buona parte delle antiche famiglie senatoriali scomparvero dalla scena. Contemporaneamente essi cominciarono ad immettere nel senato un gran numero di famiglie equestri. Questa politica era stata iniziata da Settimio Severo e sviluppata da Gallieno (il quale, è bene ricordarlo, fu anche l’autore del primo editto di tolleranza nei confronti del Cristianesimo), che stabilì per decreto che tutti coloro che avevano ricoperto la carica di governatori di provincia o di prefetto del pretorio, incarichi riservati entrambi all’ordine equestre, entrassero di diritto a far parte del senato. Questo diritto fu poi esteso ad altre categorie di funzionari, grandi burocrati ed alti ufficiali dell’esercito (tutti membri dell’organizzazione mitraica, dobbiamo supporre). Il risultato finale fu che nel giro di alcuni decenni praticamente l’intera classe equestre transitò nei ranghi del senato, soppiantando le famiglie della originaria aristocrazia romana ed italica.
Nel frattempo la diffusione del cristianesimo attraverso l’impero procedeva speditamente. Ovunque arrivassero i rappresentanti di Mitra, lì immediatamente sorgeva una comunità cristiana. Alla fine del secondo secolo si contavano almeno quattro sedi episcopali in Britannia, sedici in Gallia ed altrettante in Spagna e praticamente una in ogni grande città del Nord Africa e del Medio Oriente. Nel 261 il Cristianesimo fu riconosciuto come religione lecita dal mitraico Gallieno e mezzo secolo dopo fu proclamata religione ufficiale dell’impero dal mitraico Costantino, sebbene fosse ancora largamente minoritaria nella società romana (i cristiani erano allora assai meno del 20% dell’intera popolazione). Da quel momento in poi fu gradualmente imposta alla popolazione dell’impero, con una serie di misure che culminarono, alla fine del quarto secolo, con l’abolizione delle religioni pagane e la “conversione” in massa del senato romano.
La situazione finale per quanto concerne le classi dirigenti dell’impero occidentale era allora la seguente: l’antica nobiltà di origine pagana era virtualmente scomparsa e la nuova nobiltà senatoriale, che si identificava con la classe dei grandi proprietari terrieri, era costituita in gran parte da ex membri del Sol Invictus Mitra. Sul piano religioso il paganesimo era stato completamente eliminato ed il cristianesimo era divenuto la religione di tutti gli abitanti dell’impero. Esso era controllato da gerarchie ecclesiastiche che provenivano quasi interamente dalla classe senatoriale ed erano dotate di immense proprietà fondiarie (fra l’altro esenti da tasse) e di poteri quasi reali nell’ambito delle proprie diocesi.
Le famiglie sacerdotali erano diventate padrone assolute di quello stesso impero che aveva distrutto Israele ed il tempio di Gerusalemme. Tutte le alte cariche dell’impero, sia civili che religiose, e tutta la sua ricchezza erano nelle loro mani, e la carica suprema, quella dell’imperatore, era stata assegnata in perpetuo, per diritto divino, alla più illustre delle tribù sacerdotali, la “Gens Flavia” (da Costantino in poi, infatti, tutti gli imperatori romani o pretendenti tali, nessuno escluso, avevano il prenome Flavio), verosimilmente discendente dallo stesso Giuseppe Flavio.
Tre secoli prima Giuseppe aveva scritto con orgoglio:

“La mia famiglia non è oscura, anzi è di discendenza sacerdotale; come presso ciascun popolo esiste un diverso fondamento della nobiltà, così da noi l’eccellenza della stirpe trova conferma nell’appartenenza all’ordine sacerdotale.” (Vita 1,1).

Alla fine del quarto secolo i suoi discendenti potevano applicare con pieno diritto quelle stesse parole all’impero romano.
A quel punto l’istituzione del Sol Invictus Mitra non era più necessaria per assicurare le fortune della famiglia sacerdotale e fu liquidata. Era stata lo strumento della cospirazione più di successo dell’intera Storia.
- Fine -
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mitra e mitraixmo

Messaggioda Berto » mer gen 02, 2019 9:03 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Prossimo

Torna a Zoroastrismo o Mazdeismo e Mitraismo

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti

cron