Bergoglio il papa vigliacco che non difende i cristiani

Re: Tutte le demenzialità di un uomo che non merita rispetto

Messaggioda Berto » lun gen 04, 2021 9:52 pm

29)
che ha demonizzato le vacanze, la salute, lo star bene e chi va in vacanza dando quindi da vivere a tutti quei milioni e milioni di persone in tutto il mondo che vivono di questo servizio o mercato, senza del quale sarebbero in miseria, nella più totale sofferenza e disperazione, anticamera della morte per fame o suicidio




Papa Francesco: "Addolora vedere chi pensa solo alle vacanze mentre c'è chi soffre"
L'Unione Sarda.it
3 gennaio 2021

https://www.unionesarda.it/articolo/new ... 99967.html

Papa Francesco, nel consueto Angelus della domenica, si è detto "addolorato" nel vedere che in questo momento di pandemia c'è chi pensa solo al suo benessere, alle sue vacanze, mentre altri soffrono.

"Ho letto sui giornali una cosa che mi ha rattristato abbastanza: in un Paese, non ricordo quale, per fuggire dal lockdown e fare le vacanze bene, sono usciti quel pomeriggio più di quaranta aerei. Ma quella gente, che è gente buona, non ha pensato a coloro che rimanevano a casa? Ai problemi economici di tanta gente che il lockdown ha buttato a terra? Agli ammalati? Soltanto fare le vacanze, fare il proprio piacere. Questo - ha commentato il Papa - mi ha addolorato tanto".

Il Pontefice ha inoltre rinnovato gli auguri per l'anno appena iniziato. "Come cristiani rifuggiamo dalla mentalità fatalistica o magica. Sappiamo che le cose andranno meglio nella misura in cui, con l'aiuto di Dio, lavoreremo insieme per il bene comune mettendo al centro i più deboli, gli svantaggiati. Non sappiamo che cosa ci riserverà il 2021 ma ciò che ognuno di noi e tutti insieme possiamo fare è di impegnarci un po' di più a prenderci cura gli uni degli altri e del creato, la nostra casa comune", ha detto Papa Francesco.

"E' vero, c'è la tentazione di prendersi cura soltanto dei propri interessi, continuare a fare la guerra per esempio, concentrarsi solo sul profilo economico, vivere edonisticamente, cioè cercando solamente di soddisfare i propri piaceri. C'è quella tentazione", ha aggiunto rivolgendo invece "un particolare saluto a quanti iniziano il nuovo anno con maggiori difficoltà: ai malati, ai disoccupati, a quanti vivono situazioni situazione di oppressione o sfruttamento".



Gino Quarelo
Cercare il dolore per soffrire quando si sta bene è semplicemente demenziale, disumano, fanaticamente insensato.
Gesù Cristo, il divino capro espiatorio dei cristiani è morto da 2000 anni e il suo divino sacrificio non ha affatto eliminato dalla terra la sofferenza degli uomini ne la morte che puntualmente arrivano per tutti quando è giunto il suo momento e non ha alcun senso cercarsi la sofferenza e la morte prima del tempo.
Soffrire inutilmente non allevia la sofferenza degli altri ma aumenta demenzialmente la sofferenza complessiva dell'umanità.
Le vacanze di taluni sono la vita per altri, per tutti coloro che vivono fornendo al prossimo questo servizio. Le vacanze sono un modo libero e volontario di ridistribuire la ricchezza a beneficio degli altri e dell'intera umanità.
Questo Papa è un demenziale, insensato e fanatico che fa più del male che del bene.




La ricchezza non è un male ma un bene
viewtopic.php?f=202&t=2915

La ricchezza non è un male ma un bene e i ricchi non sono assolutamente i cattivi e i carnefici, come i poveri e gli ultimi non sono necessariamente e naturalmente i buoni e le vittime.
La ricchezza come la salute o lo star bene, la bellezza, la bontà e la forza non sono un male.
Anche il denaro è un bene e non un male
Non è colpa dei ricchi se esistono anche i poveri, come non è colpa dei sani se esistono pure i malati, e non è responsabilità dei forti se ci sono i deboli, tanto meno è responsabilità dei belli se esistono i brutti, come la sapienza non è causa dell'ignoranza, allo stesso modo che la giustizia non è causa dell'ingiustizia, come non è colpa della vita se esiste la morte, e del bene se esiste il male.
L'ossessione per i poveri e gli ultimi che arriva alla demenza di demonizzare i ricchi e i primi per poi aggredirli, derubarli, schiavizzarli e ucciderli è il massimo della idiozia più disumana e assurda.
E ciò è un danno e un male per l'umanità intera e per ogni società civile e per ogni sistema economico benefico capace di realizzare benessere diffuso, progresso e sviluppo per tanti e alla lunga per tutti.


Il mito tabù degli ultimi e dei poveri
I peggiori sono quelli che si servono degli ultimi o dei presunti ultimi per derubare e opprimere tutti gli altri, tra cui la loro stessa gente.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2706
Tra questi i peggiori sono quelli che utilizzano i falsi miti della fraternità italiana (ascoltasi l'obbrobrioso inno d'Italia e vedasi i primati dello stato italiano), poi vi sono quelli della fraternità e della cittadinanza mondiale (i cosidetti progressisti o democratici di sinistra, cattolici-comunisti-radicali).
Non è mai esistita e non esiste la fraternità italiana, come non esiste quella mondiale e la relativa cittadinanza: esistono invece i ladri e i farabutti, i parassiti, i bugiardi, gli assassini e le caste immonde presuntuose e arroganti che manipolano i diritti umani per trane vantaggi economici e politici a danno degli altri.


L'uomo di buona volontà e l'ipocrita
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2515
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8760165384
Il sano egoismo è un bene e non un male ed è un valore naturale, universale e divino poiché il primo dovere di ogni creatura è di vivere la sua vita come da mandato del Creatore.


Amare se stessi, l'egoismo e l'utopia della fratellanza universale
viewtopic.php?f=205&t=2927

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674

La fratellanza universale è una utopia innaturale e una menzogna; come lo è stata la fratellanza comunista del sole dell'avvenire e del suo paradiso egualitario in terra; come lo è la fratellanza mussulmana dell'Umma del nazismo maomettano imperialista e stragista; come lo è stata la fratellanza ariana del nazismo hitleriano; come lo è la fratellanza paradisiaca dopo morti dei cristiani che disprezza la vita sulla terra e come lo è quella assassina dei nazi maomettani che uccidono gli infedeli gridando Allahu Akbar.

La sola e vera fratellanza è quella naturale amorosa e parentale e quella più estesa liberamente e volontariamente scelta e perseguita in amicizia e reciprocità senza alcuna costrizione.
La fratellanza imposta con la coercizione statale e giudiziaria e con la minaccia e il ricatto religioso produce solo disamore, odio, inimicizia, disumanità e conflitti a non finire, dolore e disperazione.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Tutte le demenzialità di un uomo che non merita rispetto

Messaggioda Berto » mer gen 06, 2021 3:54 pm

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Re: Tutte le demenzialità di un uomo che non merita rispetto

Messaggioda Berto » mer gen 06, 2021 5:00 pm

30) che sostiene come la proprietà privata non sia un diritto intoccabile


Il Papa: «Il diritto alla proprietà privata non è intoccabile»
Il valore dell’equità
Bergoglio in una riflessione rivolta ai giudici di America e Africa che si occupano di diritti sociali: «Costruire una nuova giustizia sociale»

https://www.ilsole24ore.com/art/il-papa ... le-ADIGLZ5

di M.Se.
Storica svolta del papa su unioni civili per i gay
Bergoglio in una riflessione rivolta ai giudici di America e Africa che si occupano di diritti sociali: «Costruire una nuova giustizia sociale»

Occorre costruire una “nuova giustizia sociale partendo dal presupposto che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata” e ne ha sempre invece sottolineato “la funzione sociale”. Lo dice il Papa in una riflessione rivolta ai giudici di America e Africa che si occupano di diritti sociali. “Il diritto di proprietà è un diritto naturale secondario derivato dal diritto che hanno tutti, nato dal destino universale dei beni creati”. Per il Papa “non c'è giustizia sociale che possa essere fondata sulla disuguaglianza, che implichi la concentrazione della ricchezza”.

No alla cultura dell’indifferenza

Per il Papa “ci siamo abituati a passare, a ignorare situazioni finché non ci colpiscono direttamente. L'impegno incondizionato si fa invece carico del dolore dell'altro senza scivolare in una cultura dell'indifferenza”. Rivolto ad un gruppo di giudici di America e Africa riuniti in videoconferenza sul tema dei diritti sociali, il Papa ha sottolineato che occorre “essere un popolo, senza pretendere di essere un'élite illuminata, ma un popolo, che sia costante e instancabile nel lavoro di includere e integrare”.

Solidarietà ed equità

“Nel Vangelo, quello che Dio ci chiede è di essere Il popolo di Dio, non l'élite di Dio. Perché quelli che seguono la via dell' 'élite di Dio', finiscono per il noto clericalismo elitario che, lavora per il popolo, ma niente con il popolo, senza sentirsi un popolo”. Il Papa chiede di perseguire i valori della solidarietà ed equità. “Solidarietà nella lotta alle cause strutturali della povertà, disuguaglianza, mancanza di lavoro, di terra e di case”. “Lottare, insomma, contro chi nega i diritti sociali e sindacali. Combattere contro quella cultura che porta ad usare gli altri, a rendere schiavi gli altri, e finisce per togliere la dignità agli altri”. Fare giustizia significa “restituire”, “non dare le nostre cose, né quelle di terzi, ma noi restituiamo ciò che è loro. Abbiamo perso molte volte questa idea di restituire ciò che gli appartiene”, ha concluso il Papa.




Il Papa choc sulla proprietà privata: "Non è intoccabile"
Francesco Boezi
1 dicembre 2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 06839.html

Il Papa nega la natura assoluta della proprietà privata per la seconda volta. Tra chi critica e chi ritiene le affermazioni di Bergoglio in continuità, ecco la vera svolta di Bergoglio

Papa Francesco è convinto che la proprietà privata non sia intoccabile. Jorge Mario Bergoglio lo ha ribadito ieri, all'interno di un testo inviato a chi, in Africa, svolge la funzione giudiziaria.

L'idea dell'argentino sul concetto di proprietà, però, era già nota. L'ultima enciclica, ossia Fratelli Tutti, è stata chiara sul punto. La posizione del Papa va inserita nel contesto di una pastorale complessiva, che critica la globalizzazione e privilegia i popoli delle "periferie economico-esistenziali". Ogni vescovo di Roma si rivolge ad un mondo diverso. Quello contemporaneo non è lo stesso mondo di Leone XIII, che aveva dinanzi l'avvento del socialismo. In questo specifico caso, l'Occidente contemporaneo avrebbe delle responsabilità precise sullo stato di benessere dei popoli. Se non altro perché il capitalismo, che Bergoglio contesta al pari di certa globalizzazione, ha attecchito soprattutto dalle nostre parti.

I critici del pontificato tendono a sottolineare proprio l'anti-occidentalismo. Un atteggiamento che Bergoglio, forse pure per via delle sue origini - dicono - incarnerebbe. Anzi, il Santo Padre avrebbe proprio un pregiudizio nei confronti del Vecchio continente e del Nord america. Il regnante è di sicuro un pontefice che vuole assecondare la costruzione di un mondo nuovo, con meno differenze sociali. I conservatori, dal canto loro, reagiscono opponendosi all'andazzo, mentre il fronte tradizionale ricorda come l'economia filtrata dal cattolicesimo debba essere slegata dai pragmatismi. Per dirla con chi ha organizzato questa conferenza, ossia Tradizione Famiglia e Proprietà, La Nuova Bussola Quotidiana e l’Osservatorio internazionale cardinale Van Thuan per la Dottrina sociale della Chiesa, quella del Papa sarebbe un'economia con un mantra - "poveri tutti", appunto - . Bergoglio punta alla "conversione ecologica", ma chi ragiona in modo diverso ritiene che sia l'economia a doversi convertire al cattolicesimo, senza snaturarsi in pauperismo. Sono visioni differenti, e anche il concetto stesso di proprietà privata è entrato di diritto nell'ambito ecclesiastico. Non è una grossa novità.

Certo Francesco non si è nascosto. Come ripercorso dall'Ansa, la missiva inoltrata in Africa è esplicita. Bergoglio pensa che si debba edificare una "nuova giustizia sociale partendo dal presupposto che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata" e ne ha sempre invece sottolineato "la funzione sociale". E in effetti non è corretto affermare che il Papa non sia in continuità con i suoi predecessori. Nel senso che davvero la tradizione e la dottrina cristiano cattolica hanno espresso quel tipo di concezione della proprietà. Con qualche differenza: in Fratelli Tutti, ad esempio, Jorge Mario Bergoglio sottolinea la natura di diritto naturale secondario della proprietà. Un diritto, ancora, che sarebbe "derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati". Questa sottile differenza giuridica può però comportare effetti macroscopici, almeno nell'ottica dei cattolici conservatori. Non circolano troppi dubbi sul fatto che la proprietà privata abbia una "funzione sociale" - come del resto recita la formula costituzionale italiana, che è come sappiamo frutto del dialogo tra giuristi cattolici e giuristi socialisti - , ma è il contesto storico a suscitare delle riflessioni.

Bergoglio, nella sua enciclica, cita San Giovanni Paolo II, ma il Papa polacco è stato contemporaneo alla caduta del muro di Berlino ed al possibile dilagare di uno sfrenato neo-liberismo. Bergoglio - com'è noto. guarda pure alle questioni amazzoniche, che non erano mai state così al centro di un pontificato, mentre sembra riservare un ruolo secondario all'Occidente, per il quale sembra intravedere un modello multiculturale ed aperturista. Annota ancora il Papa in Fratelli Tutti: "Accade però frequentemente che i diritti secondari si pongono al di sopra di quelli prioritari e originari, privandoli di rilevanza pratica". Così com'è proprio di un diritto naturale secondario, non vi è assolutezza.

La Rerum Novarum di Leone XIII concedeva allo Stato la facoltà di mitigare l'uso della proprietà privata in relazione alla "funzione sociale", ma gli negava quella di mettere in discussione l'istituto, in quanto declinazione di un diritto naturale. Un diritto naturale che per il pontefice che ha avuto a che fare con gli albori del marxismo non poteva che essere determinante, mentre negli accenti sulla natura subalterna del diritto risiede la novità delle affermazioni del pontefice regnante. In estrema sinstesi, chi cerca differenze bada alle sottolineature, al contesto storico ed alle possibile conseguenze sul piano economico delle affermazioni.




La proprietà non è un furto e un male ma un bene prezioso e rubare non è un bene ma un male
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2495


La proprietà è ciò che distingue l'uomo libero e sovrano dallo schiavo
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 2247064892

Infatti è soltanto lo schiavo che non ha proprietà, che non possiede nemmeno se stesso e i suoi figli, essendo essi stessi una proprietà, posseduta dal loro padrone schiavista assoluto.
L'idea che l'uomo non abbia l'assoluto diritto alla proprietà deriva dalla demenziale credenza che l'uomo sia schiavo di Dio e che tutti i beni degli uomini appartengano a Dio e non a loro a cui Dio che li presterebbe/concederebbe in uso momentanemente e che in ogni momento può farseli restituire disponendo di essi altrimenti.
Questa demenziale credenza poi da seguito ad una seconda, per cui il potere e l'autorità politico giuridico religiosa (Papa, parlamenti, governi, giudici) che opera presuntivamente per conto o in nome di Dio o più esattamente del suo dio, di ciò che crede essere il suo dio, avrebbero l'autorità suprema come presunti vicari di Dio di disporre a loro insindacabile giudizio dei beni e delle proprietà degli uomini.

In realtà e in verità Dio ha dato alle sue creature la delega proprietaria e la piena disponibilità e responsabilità dei beni della terra necessari alla loro vita, pur riservandosi la definizione universale delle leggi, della vita e della morte e un programma della creazione che a volte pare contraddire il programma umano, ma ciò dipendende esclusivamente dalla volontà di Dio che nella sua complessità divina infinita ed eterna, sfugge alla comprensione, alla coscienza e alla scienza umane che per loro natura sono mortali e finite.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Tutte le demenzialità di un uomo che non merita rispetto

Messaggioda Berto » lun mar 01, 2021 8:01 am

LE CHICCHE DI BERGOGLIO OGNI TANTO FANNO BENE RICORDARLE.


- Gesù fa un pò lo scemo
- Gesù ha mancato verso la morale
- Gesù non era uno pulito
- Ubbidire a tutti i Comandamenti ci paralizza
- Gesù si è fatto diavolo e serpente
- Dentro la Santissima Trinità stanno litigando a porte chiuse
- La sofferenza di Gesù in Croce rappresenta il fallimento di Dio
- Maria sotto la Croce si è sentita ingannata
- Sembra che il corano e la Bibbia sono state entrambe scritte dagli Apostoli
- La Dottrina è un peso per noi




- Gesù fa un pò lo scemo
https://www.youtube.com/watch?v=nJ-viWw6bB0


- Gesù ha mancato verso la morale
https://www.difendiamolaverita.it/difen ... egge-gesu/
A) Testo del discorso di J.M. Bergoglio:

“Entrambe non sono verità: né il rigorismo né il lassismo sono verità. Il Vangelo sceglie un’altra strada. …
E poi dice: “Incominciate: il primo di voi che non abbia peccato, scagli la prima pietra”. Ha mancato verso la legge, Gesù, in quel caso. Se ne sono andati via, incominciando dai più vecchi. “Donna, nessuno ti ha condannato? Neppure io”. La morale qual è? Era di lapidarla. Ma Gesù manca, ha mancato verso la morale. Questo ci fa pensare che non si può parlare della “rigidità”, della “sicurezza”, di essere matematico nella morale, come la morale del Vangelo” (Apertura del Convegno Ecclesiale della diocesi di Roma, San Giovanni in Laterano, 16 giugno 2016)

- Gesù non era uno pulito
https://www.difendiamolaverita.it/difen ... no-pulito/
A) Testo del discorso di J.M. Bergoglio:

“… Le nostre analisi sono importanti, sono necessarie e ci aiuteranno ad avere un sano realismo. Ma nulla è paragonabile al realismo evangelico, che non si ferma alla descrizione delle situazioni, delle problematiche – meno ancora del peccato – ma che va sempre oltre e riesce a vedere dietro ogni volto, ogni storia, ogni situazione, un’opportunità, una possibilità.
…È un mistero, questo. Ma questi medievali, che insegnavano la catechesi con le figure, avevano capito il mistero di Giuda. E Don Primo Mazzolari ha un bel discorso, un Giovedì Santo, su questo, un bel discorso. È un prete non di questa diocesi, ma dell’Italia. Un prete dell’Italia che ha capito bene questa complessità della logica del Vangelo. E quello che si è sporcato di più le mani è Gesù. Gesù si è sporcato di più. Non era uno “pulito”, ma andava dalla gente, tra la gente e prendeva la gente come era, non come doveva essere. Torniamo all’immagine biblica: “Ti ringrazio, Signore, perché sono dell’Azione Cattolica, o di questa associazione, o della Caritas, o di questo o di quello…, e non come questi che abitano nei quartieri e sono ladri e delinquenti e…”. Questo non aiuta la pastorale! ” (Apertura del Convegno Ecclesiale della diocesi di Roma, San Giovanni in Laterano, 16 giugno 2016)



- Ubbidire a tutti i Comandamenti ci paralizza

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 42701.html


- Gesù si è fatto diavolo e serpente
- Dentro la Santissima Trinità stanno litigando a porte chiuse
- La sofferenza di Gesù in Croce rappresenta il fallimento di Dio
- Maria sotto la Croce si è sentita ingannata
- Sembra che il corano e la Bibbia sono state entrambe scritte dagli Apostoli
- La Dottrina è un peso per noi




https://it.aleteia.org/2018/03/13/10-fr ... francesco/




Gianni Vattimo: Perchè amo papa Francesco
9 dic 2020
https://www.youtube.com/watch?v=r-7Bj5XJpRE

Il Papa del pensiero debole
https://it.wikipedia.org/wiki/Pensiero_debole
Il pensiero debole è un concetto introdotto in filosofia dai filosofi italiani Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti[1] fra i massimi esponenti del postmodernismo europeo, per descrivere un importante mutamento etico nel modo di concepire la filosofia, avvenuto a partire dalla metà del XX secolo. Questo mutamento, introdotto secondo Vattimo e Rovatti dall'opera di pensatori come Friedrich Nietzsche e Martin Heidegger, è caratterizzato dal cadere di numerosi presupposti fondanti della filosofia classica e della tradizione filosofica occidentale. Mentre Vattimo si iscrive chiaramente nella tradizione dell'ermeneutica moderna occupandosi dell'indebolimento dell'essere, Rovatti è piuttosto fedele al pensiero fenomenologico tramandatogli dal suo maestro Enzo Paci e si dedica all'indebolimento del soggetto.
L'espressione «pensiero debole» viene coniata nel più ampio contesto generale del relativismo e si contrappone al poco usato termine di «pensiero forte», quest'ultimo più vicino alla concezione di assoluto e di tradizionalismo.
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Re: Tutte le demenzialità di un uomo che non merita rispetto

Messaggioda Berto » lun mar 01, 2021 8:01 am

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Re: Tutte le demenzialità di un uomo che non merita rispetto

Messaggioda Berto » dom mar 07, 2021 8:47 pm

31)
Le demenzialità e le falsità dette da Bergoglio in Irak


1) La violenza è incompatibile con la fede
2) Realizziamo il sogno di Dio
3) Terroristi tradiscono fede, non si può tacere
4) Il nome di Dio non può giustificare il terrorismo
5) Gli ebrei, i cristiani e i maomettani adorano lo stesso dio, il dio di Abramo


Papa Francesco: "Un dovere il mio viaggio verso questa terra martoriata"
Papa Francesco è a Baghdad: "La violenza è incompatibile con la fede"
5 marzo 2021

https://www.rainews.it/dl/rainews/artic ... 2b1dc.html


"Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque! Cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace! Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace. Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze!".

È il forte appello lanciato dal Papa nel suo primo discorso in Iraq, rivolto alle autorità politiche e religiose, ai rappresentanti della Società Civile e ai membri del Corpo Diplomatico, incontrati nel Palazzo Presidenziale di Baghdad.

Il Pontefice ha esordito esprimendo la sua gratitudine per "l’opportunità di compiere questa Visita Apostolica, a lungo attesa e desiderata, nella Repubblica di Iraq; di poter venire in questa terra, culla della civiltà strettamente legata, attraverso il Patriarca Abramo e numerosi profeti, alla storia della salvezza e alle grandi tradizioni religiose dell’Ebraismo, del Cristianesimo e dell’Islam. Esprimo la mia gratitudine al Signor Presidente Salih per l’invito e per le cortesi parole di benvenuto, che mi ha rivolto anche a nome delle altre Autorità e del suo amato popolo. Ugualmente saluto i Membri del Corpo diplomatico e i Rappresentanti della società civile".

Yazidi, "vittime innocenti di insensata barbarie"
"Negli scorsi decenni, l'Iraq ha patito i disastri delle guerre, il flagello del terrorismo e conflitti settari spesso basati su un fondamentalismo che non può accettare la pacifica coesistenza di vari gruppi etnici e religiosi, di idee e culture diverse. Tutto ciò ha portato morte, distruzione, macerie tuttora visibili, e non solo a livello materiale: i danni sono ancora più profondi se si pensa alle ferite dei cuori di tante persone e comunità, che avranno bisogno di anni per guarire. E qui, tra i tanti che hanno sofferto, non posso non ricordare gli yazidi, vittime innocenti di insensata e disumana barbarie, perseguitati e uccisi a motivo della loro appartenenza religiosa, e la cui stessa identità e sopravvivenza è stata messa a rischio".

Chiesa Cattolica "amica di tutti"
"Anche in Iraq la Chiesa Cattolica desidera essere amica di tutti e, attraverso il dialogo, collaborare in modo costruttivo con le altre religioni, per la causa della pace. L'antichissima presenza dei cristiani in questa terra e il loro contributo alla vita del Paese costituiscono una ricca eredità, che vuole poter continuare al servizio di tutti. La loro partecipazione alla vita pubblica, da cittadini che godano pienamente di diritti, libertà e responsabilità, testimonierà che un sano pluralismo religioso, etnico e culturale può contribuire alla prosperità e all'armonia del Paese".

Papa a autorità Iraq: diritti e protezione a tutte le fedi
La diversità religiosa, culturale ed etnica, che ha caratterizzato la società irachena per millenni, è una preziosa risorsa a cui attingere, non un ostacolo da eliminare. Oggi l'Iraq è chiamato a mostrare a tutti, specialmente in Medio Oriente, che le differenze, anziché dar luogo a conflitti, devono cooperare in armonia nella vita civile". Lo ha detto il Papa sottolineando che "la coesistenza fraterna ha bisogno del dialogo paziente e sincero, tutelato dalla giustizia e dal rispetto del diritto. Non è un compito facile: richiede fatica e impegno da parte di tutti per superare rivalità e contrapposizioni, e parlarsi a partire dall'identità più profonda che abbiamo, quella di figli dell'unico dio e creatore. In base a questo principio la Santa Sede, in Iraq come altrove, non si stanca di appellarsi alle autorità competenti perché concedano a tutte le comunità religiose riconoscimento, rispetto, diritti e protezione".

Un appello alla comunità internazionale
Il Papa lancia un appello alla comunità internazionale perché svolga un ruolo di pacificazione in Iraq e nel Medio Oriente ma "senza imporre interessi politici o ideologici". "Anche la comunità internazionale ha un ruolo decisivo - ha detto papa Francesco - da svolgere nella promozione della pace in questa terra e in tutto il medio oriente". "Auspico che le nazioni non ritirino dal popolo iracheno la mano tesa dell'amicizia e dell'impegno costruttivo, ma continuino a operare in spirito di comune responsabilità con le autorità locali, senza imporre interessi politici o ideologici".

Appello ai politici iracheni
Il Papa lancia un appello a politici e diplomatici iracheni affinché siano promotori di uno "spirito di solidarietà fraterna. È necessario contrastare la piaga della corruzione, gli abusi di potere e l'illegalità, ma non è sufficiente. Occorre nello stesso tempo edificare la giustizia, far crescere l'onestà, la trasparenza e rafforzare le istituzioni a ciò preposte. In tal modo può crescere la stabilità e svilupparsi una politica sana, capace di offrire a tutti, specialmente ai giovani, così numerosi in questo paese, la speranza di un avvenire migliore".

Crisi Covid richiede sforzi comuni
"La mia visita avviene nel tempo in cui il mondo intero sta cercando di uscire dalla crisi della pandemia da Covid-19, che non ha solo colpito la salute di tante persone, ma ha anche provocato il deterioramento di condizioni sociali ed economiche già segnate da fragilità e instabilità". Ha detto il Pontefice. "Questa crisi richiede sforzi comuni da parte di ciascuno per fare i tanti passi necessari, tra cui un'equa distribuzione dei vaccini per tutti. Ma non basta: questa crisi è soprattutto un appello a "ripensare i nostri stili di vita il senso della nostra esistenza. Si tratta di uscire da questo tempo di prova migliori di come eravamo prima; di costruire il futuro più su quanto ci unisce che su quanto ci divide.", ha aggiunto.

Il primo discorso del Pontefice davanti alle autorità irachene

Il Papa nella chiesa della strage Isis del 2010
Il Papa, nell'incontro con il mondo religioso nella chiesa di Nostra Signora della Salvezza, ha ricordato i "nostri fratelli e sorelle morti nell'attentato terroristico in questa cattedrale dieci anni fa e la cui causa di beatificazione è in corso. La loro morte ci ricorda con forza che l'incitamento alla guerra, gli atteggiamenti di odio, la violenza e lo spargimento di sangue sono incompatibili con gli insegnamenti religiosi. E voglio ricordare tutte le vittime di violenze e persecuzioni, appartenenti a qualsiasi comunità religiosa". "Domani, a Ur, incontrerò i leader delle tradizioni religiose presenti in questo paese - ha detto ancora il Papa - per proclamare ancora una volta la nostra convinzione che la religione deve servire la causa della pace e dell'unità tra tutti i figli di dio".

I giovani "portatori di promessa e speranza"
Papa Francesco ha quindi invitato la comunità cattolica a prendersi cura dei giovani: "Ovunque sono portatori di promessa e di speranza, e soprattutto in questo Paese. Qui infatti non c'è solo un inestimabile patrimonio archeologico, ma una ricchezza incalcolabile per l'avvenire: sono i giovani! Sono il vostro tesoro e occorre prendersene cura, alimentandone i sogni, accompagnandone il cammino, accrescendone la speranza". "Benché giovani, - osserva Bergoglio - la loro pazienza è già stata messa duramente alla prova dai conflitti di questi anni. Ma ricordiamoci, loro - insieme agli anziani - sono la punta di diamante del Paese, i frutti più saporiti dell'albero: sta a noi coltivarli nel bene e irrigarli di speranza".

10 anni fa l'attacco dell'Isis
La cattedrale di Sayidat Al-Nejat (Nostra Signora della Salvezza) il 31 ottobre 2010 fu attaccata dall'Isis durante la celebrazione della messa. Furono uccise 48 persone, tra loro anche due sacerdoti, e restarono feriti 70 fedeli. Dopo l'attacco la chiesa è stata ristrutturata e per le vittime è stato eretto un memoriale. I due sacerdoti uccisi sono sepolti nella cripta. Il 31 ottobre 2019 si è chiusa la fase diocesana della causa di beatificazione e dichiarazione di martirio di questi 48 "servi di Dio". Prima della guerra in Iraq, circa 5mila famiglie visitavano regolarmente la cattedrale di Sayidat Al-Nejat. Dal 2018, le tre chiese siro-cattoliche di Baghdad sono state visitate regolarmente da non più di mille famiglie. Il Papa in questa chiesa ha incontrato i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi e i catechisti.

Il papa ricorda le vittime dell'attentato

Questa mattina l'arrivo a Baghdad
Papa Francesco è arrivato in Iraq dopo quattro ore e mezzo di volo: una visita storica e attesa. È il suo trentatreesimo viaggio apostolico, tra i più importanti perché è Bergoglio a incontrare la più grande figura dell'Islam sciita, un gesto che è stato molto apprezzato dal mondo islamico.

Il Papa è stato accolto da canti e balli tradizionali iracheni nell'aeroporto di Baghdad. Il pontefice, sceso dall'aereo con la mascherina, si è poi tolto la mascherina per intrattenersi faccia a faccia con il primo ministro iracheno Mustafa Abdellatif Mshatat per un colloquio di alcuni minuti nell'area vip dello scalo internazionale alla presenza di un monsignore che fungeva da interprete. Il premier ha poi accompagnato il Papa all'ingresso dell'aeroporto, passando tra due ale di danzatori che ballavano sulle note di una orchestra tradizionale locale.

Attorno alle 14.30 (mezzogiorno e mezza in Italia) il Papa è entrato nell'auto blindata che, scortata da un imponente corteo di moto e auto delle forze di sicurezza, lo ha condotto al Palazzo Presidenziale, a 21 chilometri di distanza, dove si è tenuta la cerimonia ufficiale di benvenuto. Al suo arrivo è stato accolto dal Presidente della Repubblica d’Iraq, Barham Ahmed Salih Qassim, e dalla consorte all’ingresso del Palazzo Presidenziale. Dopo gli inni e la presentazione delle rispettive delegazioni, e dopo la foto ufficiale, il Papa si è diretto insieme al Presidente nello studio dove ha avuto luogo la visita di cortesia. Dopo l’incontro privato e la presentazione della famiglia, il Presidente ha accompagnato il Papa nella sala per lo scambio dei doni e, successivamente, nel grande salone del Palazzo dove il pontefice ha pronunciato il suo primo discorso in Iraq, rivolto alle autorità politiche e religiose, ai rappresentanti della Società Civile e ai membri del Corpo Diplomatico, incontrati nel Palazzo Presidenziale di Baghdad.

I giornali stranieri
"Papa Francesco inizia una visita storica in Iraq". Titola così sul suo sito web la tv satellitare al-Jazeera nel giorno in cui inizia il viaggio del Pontefice nel Paese arabo. I giornali e i media di riferimento della regione dedicano ampio spazio alla visita del Pontefice nel Paese arabo. "'Pellegrino di Pace', Papa Francesco va nell'Iraq ferito dalla guerra", titola Asharq Al-Awsat. In risalto la tappa a Najaf e l'incontro che Papa Francesco avrà con il grande ayatollah Ali Al-Sistani. "La visita di Papa Francesco per dare speranza e conforto agli iracheni di tutte le fedi", titola Arab News, che parla di un "pellegrinaggio di tre giorni nonostante il recente aumento dei casi di coronavirus in Iraq e della violenza". "Papa Francesco in visita in Iraq", il titolo del live del sito Rudaw, che da giorni racconta dei preparativi nel Kurdistan iracheno in attesa del Pontefice.

La partenza
Giunto allo scalo di Fiumicino il Papa, prima di imbarcarsi sull' Airbus A330 dell'Alitalia ha salutato le autorità civili e religiose presenti, poi, con la borsa nera nella mano sinistra e la mascherina sul volto, è salito sulla scaletta per raggiungere il portellone di ingresso dell'aereo. Qui, il breve saluto all'equipaggio di undici persone, composto da tre piloti e otto assistenti di volo coordinati dal comandante Alberto Colautti. A bordo anche l'immagine della Vergine di Loreto, a cento anni dalla sua proclamazione di patrona degli aeronauti, e mentre è in corso il Giubileo lauretano che Francesco ha prorogato fino al 10 dicembre 2021.

Al momento di lasciare il territorio italiano, il Santo Padre ha fatto pervenire al presidente della Repubblica Sergio Mattarella il consueto telegramma di sorvolo con l'auspicio di prosperità e serenità esteso a tutta la popolazione. Come ha ricordato il Santo Padre mercoledì scorso all'udienza generale, la visita in Iraq è accompagnata da una trepidante attesa.

"Da tempo - ha affermato Francesco dopo la catechesi - desidero incontrare quel popolo che ha tanto sofferto; incontrare quella Chiesa martire nella terra di Abramo". Il Papa, mercoledì scorso, ha anche ricordato il desiderio non avverato del suo predecessore, Papa Wojtyla, di recarsi in Iraq. "Il popolo iracheno - ha detto - ci aspetta; aspettava San Giovanni Paolo II, al quale è stato vietato di andare. Non si può deludere un popolo per la seconda volta". Il primo viaggio apostolico in un Paese a maggioranza sciita, dilaniato negli ultimi decenni da laceranti conflitti, è anche preceduto da "un pensiero insistente". Quello del Papa condiviso il 10 giugno 2019 durante l'incontro con i partecipanti all'assemblea della riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali.

"Un pensiero insistente - ha detto in quell'occasione il Santo Padre - mi accompagna pensando all'Iraq, dove ho la volontà di andare il prossimo anno, perché possa guardare avanti attraverso la pacifica e condivisa partecipazione alla costruzione del bene comune di tutte le componenti anche religiose della società, e non ricada in tensioni che vengono dai mai sopiti conflitti delle potenze regionali".



Perché è così importante l'incontro tra il Papa e l'ayatollah Ali al-Sistani
6 marzo 2021

https://www.ilpost.it/2021/03/06/incont ... tani-iraq/


Il momento più atteso e importante dello storico viaggio di Papa Francesco in Iraq è avvenuto nelle prime ore di questa mattina, quando si è svolto l’incontro con il Grande ayatollah Ali al Sistani, la massima autorità religiosa sciita del paese.

Organizzato nella città santa di Najaf, era considerato «una visita privata senza precedenti nella storia», come l’ha definito un religioso iracheno coinvolto nella sua organizzazione e citato in forma anonima da Associated Press. È senza precedenti non solo per il complicato momento che sta attraversando l’Iraq, da poco uscito da una guerra brutale contro l’ISIS, ma anche perché il Vaticano preparava una visita del genere da decenni, senza però che nessuno dei predecessori di Papa Francesco fosse riuscito a portarla a termine.

Al termine dell’incontro, la Sala Stampa vaticana ha diffuso un breve comunicato, spiegando che la “visita di cortesia” è durata 45 minuti e che durante la conversazione: “Il Santo Padre ha sottolineato l’importanza della collaborazione e dell’amicizia fra le comunità religiose perché, coltivando il rispetto reciproco e il dialogo, si possa contribuire al bene dell’Iraq, della regione e dell’intera umanità”. Il Papa ha ringraziato al Sistani per essersi impegnato, insieme alla comunità sciita, “in difesa dei più deboli e perseguitati”.

Al Sistani, 90 anni, non è soltanto un religioso riconosciuto da moltissimi iracheni e fedeli sciiti: è molto di più, un leader che quando è intervenuto nelle questioni politiche più dibattute degli ultimi vent’anni in Iraq ha cambiato la storia del paese.

Per fare degli esempi: nel 2005 un suo invito convinse moltissimi iracheni a partecipare alle elezioni di quell’anno, le prime dopo l’invasione statunitense dell’Iraq e la destituzione del regime sunnita di Saddam Hussein. Cinque anni dopo l’allora presidente statunitense Barack Obama gli chiese aiuto per risolvere una situazione politica di stallo, che impediva la formazione di un governo.

Nel 2014, al culmine del potere dell’ISIS in Iraq, emanò una fatwa per chiedere a tutti gli uomini di combattere contro lo Stato Islamico, favorendo il superamento delle moltissime divisioni che fino a quel momento avevano reso inefficace la risposta irachena al gruppo jihadista. Nel 2019, durante le enormi proteste antigovernative in corso in tutto il paese, un suo sermone spinse alle dimissioni l’allora primo ministro Adil Abdul Mahdi.

Ali al Sistani (Office of Grand Ayatollah Ali al-Sistani, via AP)

Al Sistani e il Papa si sono incontrati da soli, ad eccezione dei rispettivi interpreti, nella casa di al Sistani a Najaf. L’incontro era stato pianificato nei minimi dettagli: per esempio si sapeva che Papa Francesco si sarebbe tolto le scarpe prima di entrare nella stanza di al Sistani, e che al Sistani, che solitamente rimane seduto di fronte ai visitatori, si sarebbe alzato per salutare il Papa e accompagnarlo vicino a un divano blu a “L”, invitandolo sedersi. «Tutto questo non è mai stato fatto prima da sua Eminenza [al Sistani] per nessun ospite», ha detto un religioso di Najaf citato da Associated Press.

Tutto l’incontro per certi versi è stato eccezionale, per le modalità in cui è avvenuto – nel mezzo delle preoccupazioni per la pandemia e per la sicurezza della delegazione del Papa – e per la sua incredibile importanza simbolica.

– Leggi anche: L’Iraq rischia di collassare

Anzitutto l’incontro tra il Papa e al Sistani è considerato storico per l’implicito “messaggio di pace” alla popolazione irachena, che negli ultimi anni ha attraversato momenti di enorme violenza (come la guerra contro l’ISIS) e instabilità (con diverse crisi di governo, tra le altre cose).

Inoltre, non meno importante, perché ha un significato politico che si estende oltre i confini nazionali iracheni, e che interessa il vicino Iran, paese anch’esso a maggioranza sciita e ormai da anni molto presente negli affari interni iracheni. Al Sistani non è amico dell’Iran, si è sempre opposto all’influenza iraniana nel paese, e la città irachena di Najaf è da sempre in competizione con quella iraniana di Qom per la supremazia tra i fedeli dell’Islam sciita. Le due scuole sono in contrasto anche perché hanno una visione opposta su quale dovrebbe essere il ruolo della religione nella politica, con al Sistani molto lontano dall’idea iraniana del clero gestore diretto e quasi assoluto del potere. Di recente, inoltre, al Sistani si era rifiutato di incontrare Embrahim Raisi, capo della Giustizia in Iran e considerato uno dei possibili successori di Ali Khamenei, la Guida suprema iraniana, cioè la massima autorità politica e religiosa del suo paese.

Per questo, per alcuni osservatori, con l’incontro di sabato non solo Papa Francesco ha riconosciuto implicitamente al Sistani come proprio interlocutore privilegiato nell’Islam sciita, ma al Sistani ha dimostrato anche di preferire un incontro con il capo della chiesa cattolica a uno con un leader politico di un paese formalmente alleato e amico dell’Iraq.

Fedeli e studenti dei seminari sciiti a Najaf, in Iraq (AP Photo/Hadi Mizban)

Nell’ultimo mese in Iraq ci sono stati due attacchi contro basi militari che ospitano soldati occidentali, e che hanno generato molta preoccupazione in vista della visita del Papa: il primo risale al 15 febbraio, compiuto contro una base di Erbil, nel Kurdistan Iracheno; il secondo al 3 marzo, quando è stato colpita la base aerea di Ain al Asad, nella provincia nordoccidentale di Anbar.

I responsabili di attacchi di questo tipo sono solitamente milizie appoggiate dall’Iran, le stesse che si erano rafforzate durante la guerra contro l’ISIS incentivata proprio da al Sistani. Il fatto che siano in grado di colpire obiettivi militari iracheni e occidentali la dice lunga sul tipo di influenza che sono ancora in grado di esercitare nel paese, e sulla capacità del regime iraniano di intromettersi negli affari interni iracheni.

L’incontro tra il Papa e al Sistani è stato importante anche per un’altra ragione: perché potrebbe garantire un po’ di sicurezza in più alla minoranza cristiana in Iraq dopo anni di difficoltà, anche di fronte agli atti intimidatori compiuti dalle milizie sciite. Era stata proprio la Chiesa caldea, dottrina cattolica diffusa soprattutto in Medio Oriente, a voler organizzare l’incontro tra i due leader religiosi, e a insistere quando sembrava che non se ne sarebbe fatto nulla.

Come previsto, l’incontro non è terminato con la firma di un documento condiviso, come si era ipotizzato in un primo momento e come Papa Francesco aveva fatto due anni fa alla fine del colloquio ad Abu Dhabi con il religioso sunnita Ahmed al Tayeb, l’autorità massima dell’Islam sunnita, citato esplicitamente dal Papa nella sua ultima enciclica. Non significa però che le due parti non vogliano dare importanza all’evento, o che l’incontro non produrrà conseguenze importanti in Iraq e nei paesi vicini.


Papa Francesco in Iraq: video diretta/ Bergoglio: "Realizziamo il sogno di Dio"
https://www.ilsussidiario.net/autori/niccolo-magnani/
Niccolò Magnani
06.03.2021
https://www.ilsussidiario.net/news/papa ... a/2139019/

«Noi, fratelli e sorelle di diverse religioni, ci siamo trovati qui, a casa, e da qui, insieme, vogliamo impegnarci perché si realizzi il sogno di Dio: che la famiglia umana diventi ospitale e accogliente verso tutti i suoi figli; che, guardando il medesimo cielo, cammini in pace sulla stessa terra»: questo l’appello lanciato da Papa Francesco nello storico incontro interreligioso.

Come riportano i colleghi di Vatican News, Bergoglio ha ricordato che in Iraq le nubi oscure del terrorismo, della guerra e della violenza si sono addensate e il Paese ha visto tutte le sofferenze delle comunità etniche e religiose. Papa Francesco ha poi rimarcato che educare i più giovani alla fraternità è «il vaccino più efficace per un domani di pace», per poi rivolgere un invito ribadendo che «chi segue le vie di Dio non può essere contro qualcuno, ma per tutti». (Aggiornamento di MB)

PAPA FRANCESCO IN IRAQ, L’INCONTRO CON AL-SISTANI

Prosegue la visita di Papa Francesco in Iraq. Dopo Baghdad, il Santo Padre ha fatto tappa a Najaf, nel sud del paese, dove ha incontrato Il Grande Ayatollah Al-Sistani, la massima autorità religiosa per gli sciiti. L’incontro è stato privato, tenutosi nella casa del leader religioso: “Ha difeso deboli dalla violenza durante la visita di cortesia, durata circa quarantacinque minuti – le parole del portavoce vaticano, Matteo Bruni, riportate da TgCom24.it – il Santo Padre ha sottolineato l’importanza della collaborazione e dell’amicizia fra le comunità religiose perché, coltivando il rispetto reciproco e il dialogo, si possa contribuire al bene dell`Iraq, della regione e dell’intera umanità”.

“L`incontro – ha proseguito e concluso Matteo Bruni – è stata l’occasione per il Papa di ringraziare il Grande Ayatollah Al-Sistani perché, assieme alla comunità sciita, di fronte alla violenza e alle grandi difficoltà degli anni scorsi, ha levato la sua voce in difesa dei più deboli e perseguitati, affermando la sacralità della vita umana e l’importanza dell’unità del popolo iracheno”. Al termine del vis a vis con l’Ayatollah Al-Sistani il Papa è volato a Nassiriya, quindi pregherà a Ur dei Caldei con i rappresentanti di altre religioni. Nel pomeriggio il ritorno a Baghdad per la messa in rito caldeo, prima volta del Pontefice. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

PAPA FRANCESCO IN IRAQ: DIRETTA VIDEO, BERGOGLIO “VIOLENZA INCOMPATIBILE CON LA FEDE”

Nuove dichiarazioni di Papa Francesco direttamente dall’Iraq. Il pontefice argentino ha voluto ricordare di aver colto «l’opportunità di compiere questa Visita Apostolica, a lungo attesa e desiderata, nella Repubblica di Iraq; di poter venire in questa terra, culla della civiltà strettamente legata, attraverso il Patriarca Abramo e numerosi profeti, alla storia della salvezza e alle grandi tradizioni religiose dell’Ebraismo, del Cristianesimo e dell’Islam». Papa Francesco ha poi aggiunto, riporta Rai News: «Esprimo la mia gratitudine al Signor Presidente Salih per l’invito e per le cortesi parole di benvenuto, che mi ha rivolto anche a nome delle altre Autorità e del suo amato popolo. Ugualmente saluto i Membri del Corpo diplomatico e i Rappresentanti della società civile». (Aggiornamento di MB)

PAPA FRANCESCO IN IRAQ: “TACCIANO LE ARMI”

Arrivano le prime dichiarazioni di Papa Francesco dal suo viaggio in Iraq. «Basta violenze, estremismi, fazioni e intolleranze», le parole del Pontefice, che ha subito rivolgere un appello che racchiuse il senso del suo viaggio nel Paese arabo. Come riporta Il Fatto Quotidiano, Bergoglio ha sottolineato di essere a Baghdad come penitente, chiedendo perdono al cielo e ai fratelli per tante distruzioni e crudeltà. «Vengo come pellegrino di pace, in nome di Cristo, principe della pace. Quanto abbiamo pregato, in questi anni, per la pace in Iraq! San Giovanni Paolo II non ha risparmiato iniziative, e soprattutto ha offerto preghiere e sofferenze per questo. E Dio ascolta, ascolta sempre! Sta a noi ascoltare lui, camminare nelle sue vie», ha spiegato Papa Francesco: «Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque! Cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace! Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace». (Aggiornamento di MB)

PAPA FRANCESCO: “VIAGGIO IN IRAQ É UN DOVERE”

«Il viaggio in Iraq è un dovere verso una terra martoriata»: così Papa Francesco ai microfoni dei giornalisti nel corso del volo che lo ha portato da Roma a Baghdad. Il pontefice ha espresso contentezza nel riprendere i viaggi apostolici ed ha tenuto esprimere un pensiero in vista della missione: ricordiamo che Bergoglio ha ricevuto il premio “Maria Grazia Cutuli” per il suo ruolo di inviato speciale nel nome di fede, fratellanza e pace. «Sono contento di riprendere i viaggi», le parole di Papa Francesco riportate dai colleghi di Vatican News. Poi il pontefice argentino ha tenuto a fare un saluto – con mascherina, nel rispetto delle norme anti-Covid – a giornalisti e operatori a bordo dell’aereo: «Non voglio rimanere lontano, passerò per salutarvi più da vicino: grazie per la compagnia che mi fate». (Aggiornamento di MB)

PAPA FRANCESCO IN IRAQ, IL MESSAGGIO DI SERGIO MATTARELLA

È partito alle ore 7.45 il Santo Padre dall’Aeroporto di Fiumicino, ricevendo il messaggio accorato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Realizzando un proposito che San Giovanni Paolo II non poté attuare, la Sua presenza in Iraq rappresenta per le martoriate comunità cristiane di quel Paese e dell’intera regione una concreta testimonianza di vicinanza e di paterna sollecitudine. La missione di Vostra Santità assume, inoltre, una particolare valenza quale segno di continuità dopo il Viaggio Apostolico negli Emirati Arabi Uniti, compiendo un ulteriore passo lungo il cammino tracciato dalla dichiarazione sulla fratellanza umana».

Dall’Iraq invece parla il Cardinal Luis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei: intervistato da Radio Vaticana, il presule celebra quel cuore iracheno che batte per l’arrivo del Santo Padre Francesco «c’è un’attesa così forte da parte di tutti per un cambiamento. Ma anche i cristiani hanno preparato i luoghi dove andrà, le chiese, la liturgia … c’è un’attesa straordinaria!». L’abbraccio che il Papa darà all’Iraq è qualcosa di fondamentale per ripartire nel futuro prossimo con un velo di speranza in più in un luogo che sembra “dimenticato da Dio”: «Il Santo Padre parlerà della fraternità umana e della fraternità spirituale quando andrà a Ur, la terra di Abramo, ma parlerà anche della speranza, della fiducia, della solidarietà e della collaborazione di tutta la popolazione per un futuro migliore. I cristiani anche devono uscire dal loro complesso e dalle loro paure e preoccupazioni e devono aprirsi. Qui c’è tanta gioia da parte di tutti». Il Papa oggi in Iraq è segno vivente che ‘quel’ Dio non si è dimenticato di nessuno, neanche di quel popolo martoriato dalle dittature.

IL VIAGGIO DEL PAPA IN IRAQ

«Siete tutti Fratelli», questo è il motto voluto fortemente da Papa Francesco nell’intraprendere il viaggio apostolico in Iraq, il primo extra Ue dall’inizio della pandemia, da oggi 5 marzo fino all’8 marzo. A poche settimane dal tremendo attentato a Baghdad e con una situazione di tensione interna tra Covid e lotte geo-politiche sul destino del Medio Oriente, il Santo Padre non solo ha confermato il suo viaggio apostolico ma ha offerto questa sua lunga visita in terra irachena – primo Papa nella storia – al processo di pace e fraternità che merita questa Terra martoriata che diede i “natali” al grande padre di tutti i monoteismi, Abramo.

Infondere coraggio e speranza al popolo iracheno e di tutto il Medio Oriente è il primo importantissimo obiettivo del viaggio di Papa Francesco, ma non certo l’unico: si cercherà di continuare e rafforzare i ponti tra il Vaticano e il mondo dell’Islam con il dialogo interreligioso che passerà attraverso l’incontro con uno dei leader musulmani più influenti al mondo, l’Ayatollah Ali al-Sistani. «Il popolo iracheno ci aspetta – ha spiegato nell’ultima l’udienza generale mercoledì scorso – Aspettava San Giovanni Paolo II, quando gli è stato vietato di andare: non si può deludere un popolo per la seconda volta». Come ha riportato l’Ispi in vista dell’importante viaggio apostolico, l’Iraq ha visto diminuire dell’80% la popolazione cristiana negli ultimi 20 anni dopo la deposizione del dittatore Saddam Hussein e la disgregazione dell’unità politica irachena. Ad oggi i cristiani presenti sul territorio sono lo 0,4-0,7% del totale, ma non sarà solo a loro che il Rappresentante di San Pietro guarderà nella visita spalmata su 3 giorni.

IL VIDEO MESSAGGIO AI FEDELI IRACHENI

«Vengo come pellegrino, come pellegrino penitente per implorare dal Signore perdono e riconciliazione dopo anni di guerra e di terrorismo, per chiedere a Dio la consolazione dei cuori e la guarigione delle ferite. E giungo tra voi come pellegrino di pace, a ripetere: «Voi siete tutti fratelli» (Mt 23,8). Sì, vengo come pellegrino di pace in cerca di fraternità, animato dal desiderio di pregare insieme e di camminare insieme, anche con i fratelli e le sorelle di altre tradizioni religiose, nel segno del padre Abramo, che riunisce in un’unica famiglia musulmani, ebrei e cristiani», così scrive Papa Francesco nel video messaggio inviato prima del Viaggio Apostolico in Iraq.

Bergoglio parla ai testimoni e ai martiri della fede che resistono nel vivere con e per Gesù nonostante tutti i drammi e le persecuzioni: «Sono onorato di incontrare una Chiesa martire: grazie per la vostra testimonianza! I tanti, troppi martiri che avete conosciuto ci aiutino a perseverare nella forza umile dell’amore. Avete ancora negli occhi le immagini di case distrutte e di chiese profanate, e nel cuore le ferite di affetti lasciati e di abitazioni abbandonate. Vorrei portarvi la carezza affettuosa di tutta la Chiesa, che è vicina a voi e al martoriato Medio Oriente e vi incoraggia ad andare avanti». Un viaggio nel segno di Abramo, come ricorda ancora il Papa nel video messaggio «Da voi, millenni fa, Abramo incominciò il suo cammino. Oggi sta a noi continuarlo, con lo stesso spirito, percorrendo insieme le vie della pace! Per questo su tutti voi invoco la pace e la benedizione dell’Altissimo. E a tutti voi chiedo di fare lo stesso di Abramo: camminare nella speranza e mai lasciare di guardare le stelle».

PAPA IN IRAQ, IL PROGRAMMA

La sala stampa del Vaticano ha diffuso il lungo programma del viaggio apostolico di Papa Francesco, visibile in diretta video streaming sul canale YouTube di Vatican News e diretta tv su Tv2000: questa mattina la partenza da Fiumicino con il saluto del Premier Mario Draghi che verrà personalmente in aeroporto per un breve ma significativo colloquio con il Santo Padre. L’arrivo a Baghdad è previsto nel pomeriggio con accoglienza ufficiale e incontro con il Primo Ministro Mustafa Al-Kadhimi presso Palazzo Presidenziale, con visita di cortesia al Presidente della Repubblica Palazzo Presidenziale. A seguire, in chiusura della prima giornata in Iraq, l’incontro del Papa con i vescovi, sacerdoti, religiosi e seminaristi nella Cattedrale Siro-Cattolica di “Nostra Signora della Salvezza” a Baghdad.

Sabato 6 marzo il Santo Padre si trasferirà a Najaf, la città santa degli sciiti, con l’atteso incontro con il grande ayatollah Sayyid Ali Al-Husaymi Al-Sistani; a seguire, il volo verso Nassiriya, per l’incontro interreligioso presso la Piana di Ur. Nel pomeriggio il rientro a Baghdad con celebrazione della Santa Messa presso la Cattedrale Caldea di San Giuseppe. Domenica 7 marzo invece la partenza per Erbil dove incontrerà i rappresentanti della regione autonoma del Kurdistan iracheno: a seguire, volo in elicottero verso Mosul per la preghiera di suffragio per le vittime della guerra presso Hosh al-Bieaa. Al termine, Papa Francesco si recherà sempre in elicottero per Qaraqosh, con la visita alla comunità cristiana locale e la recita dell’Angelus. Nel pomeriggio, il rientro a Erbil dove la Santa Messa sarà celebrata nello Stadio “Franso Hariri”, prima di rientrare a Baghdad. Il giorno dopo, lunedì 8 marzo, cerimonia di congedo all’aeroporto di Baghdad per il rientro a Roma-Ciampino.


Papa Francesco in Iraq: Terroristi tradiscono fede, non si può tacere
6 marzo 2021

https://tg24.sky.it/mondo/2021/03/06/pa ... cesco-iraq

Prosegue lo storico viaggio del Pontefice. Prima tappa questa mattina nella città di Najaf, dove ha incontrato il grande Ayatollah Ali Sistani, massima autorità religiosa per gran parte dei musulmani sciiti. Il viaggio è proseguito con una visita, via Nassiriya, a Ur dei Caldei, la città di Abramo, il padre delle tre fedi monoteiste, per una preghiera interreligiosa. "Dio è misericordioso" e "l'offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello", ha aggiunto. Chi ha fede "rinuncia ad avere nemici"

Prosegue la storica visita di Papa Francesco in Iraq: oggi è volato nel sud del Paese. "Dio è misericordioso" e "l'offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione. E noi credenti non possiamo tacere quando il terrorismo abusa della religione”, ha detto nell'incontro interreligioso nella piana di Ur (Nassiriya, Sud dell'Iraq) sottolineando che "sta a noi dissolvere con chiarezza i fraintendimenti. Non permettiamo che la luce del Cielo sia coperta dalle nuvole dell’odio. Sopra questo Paese si sono addensate le nubi oscure del terrorismo, della guerra e della violenza”. Chi ha fede "rinuncia ad avere nemici”, ha aggiunto il Pontefice da quella che è la città di Abramo, il padre del monoteismo. "Chi ha il coraggio di guardare le stelle, chi crede in Dio, non ha nemici da combattere - ha detto ancora - . Ha un solo nemico da affrontare, che sta alla porta del cuore e bussa per entrare: è l'inimicizia. Mentre alcuni cercano di avere nemici più che di essere amici, mentre tanti cercano il proprio utile a discapito di altri, chi guarda le stelle delle promesse, chi segue le vie di Dio non può essere contro qualcuno, ma per tutti. Non può giustificare alcuna forma di imposizione, oppressione e prevaricazione”.

"Libertà di fede e di coscienza diritti fondamentali"
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"È indegno che, mentre siamo tutti provati dalla crisi pandemica, e specialmente qui dove i conflitti hanno causato tanta miseria, qualcuno pensi avidamente ai propri affari”, ha aggiunto il Papa. Poi ha sottolineato che "non ci sarà pace senza condivisione e accoglienza, senza una giustizia che assicuri equità e promozione per tutti, a cominciare dai più deboli. Non ci sarà pace senza popoli che tendono la mano ad altri popoli. Non ci sarà pace finché gli altri saranno un loro e non un noi. Non ci sarà pace finché le alleanze saranno contro qualcuno, perché le alleanze degli uni contro gli altri aumentano solo le divisioni. La pace non chiede vincitori né vinti, ma fratelli e sorelle che, nonostante le incomprensioni e le ferite del passato, camminino dal conflitto all'unità. Chiediamolo nella preghiera per tutto il Medio Oriente, penso in particolare alla vicina, martoriata Siria". "Oggi preghiamo - ha aggiunto Bergoglio - per quanti hanno subito tali sofferenze, per quanti sono ancora dispersi e sequestrati, perché tornino presto alle loro case. E preghiamo perché ovunque siano rispettate e riconosciute la libertà di coscienza e la libertà religiosa: sono diritti fondamentali, perché rendono l'uomo libero di contemplare il Cielo per il quale è stato creato”.


L’incontro con l'Ayatollah Al-Sistani
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Viaggio del Papa in Iraq, Bergoglio: "Carezza dopo anni di violenza"

Questa mattina il Papa ha incontrato a Najaf, nel centro dell'Iraq, il Grande Ayatollah Sayyid Ali Al-Husayni Al-Sistani, massima autorità religiosa per gran parte dei musulmani sciiti. L'incontro, di carattere privato, si è tenuto nella casa del leader religioso. Durante la visita, durata circa quarantacinque minuti, Bergoglio ha sottolineato "l'importanza della collaborazione e dell'amicizia fra le comunità religiose perché, coltivando il rispetto reciproco e il dialogo, si possa contribuire al bene dell'Iraq, della regione e dell'intera umanità". Lo riferisce il direttore della sala stampa vaticana Matteo Bruni aggiungendo che "l'incontro è stata l'occasione per il Papa di ringraziare il Grande Ayatollah Al-Sistani perché, assieme alla comunità sciita, di fronte alla violenza e alle grandi difficoltà degli anni scorsi, ha levato la sua voce in difesa dei più deboli e perseguitati, affermando la sacralità della vita umana e l'importanza dell'unità del popolo iracheno". Nel congedarsi dal Grande Ayatollah, il papa "ha ribadito la sua preghiera a Dio, Creatore di tutti, per un futuro di pace e di fraternità per l'amata terra irachena, per il Medio Oriente e per il mondo intero", conclude Bruni. Najaf è la terza città sacra per i musulmani sciiti dopo la Mecca e Medina e ospita la tomba di Alì, genero e cugino di Maometto.


Il discorso di ieri
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Nel suo primo discorso di ieri ha esortato: "Tacciano le armi. Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque. Cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace. Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace. Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze". Il Papa ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché svolga un ruolo di pacificazione in Iraq e nel Medio Oriente ma "senza imporre interessi politici o ideologici". "Anche la comunità internazionale ha un ruolo decisivo - ha detto Papa Francesco nel discorso al governo e alle autorità civili - da svolgere nella promozione della pace in questa terra e in tutto il Medio Oriente". "Auspico che le nazioni non ritirino dal popolo iracheno la mano tesa dell'amicizia e dell'impegno costruttivo, ma continuino a operare in spirito di comune responsabilità con le Autorità locali, senza imporre interessi politici o ideologici”. In Iraq sono state rafforzate le misure di sicurezza ma anche preparate misure di accoglienza straordinarie per la storica visita: è il primo viaggio apostolico in un Paese a maggioranza sciita.



“Il nome di Dio non può giustificare il terrorismo”
Francesco Grana
6 Marzo 2021

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edi ... o/6124108/

Francesco a Baghdad. Il Papa, appena arrivato, manda un messaggio all’estremismo islamico. Per la prima volta Bergoglio ha accettato di salire su un’auto blindata

Il viaggio di Papa Francesco, appena atterrato in Iraq, inizia con la novità di un’auto blindata, una Bmw con i vetri antiproiettile messa a disposizione dalle forze di sicurezza irachene, a testimoniare lo stato di allerta per la visita del Pontefice in un territorio ancora martoriato dalle violenze. Questa tappa è destinata a cambiare per […]



Papa Francesco sbaglia nel ribadire che ebraismo, cristianesimo e islam adorerebbero lo stesso Dio e che Abramo sarebbe il “padre” comune
Magdi Cristiano Allam

7 marzo 2021

https://www.magdicristianoallam.it/blog ... omune.html

Buona domenica del Signore amici. Oggi nella terza domenica di Quaresima la Chiesa cattolica nella sua liturgia commemora l’evento di Gesù che cacciò i mercanti dal Tempio. In Giovanni 2, 13-17 si legge: «Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!” I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà”.».

La cacciata dei mercanti dal Tempio è una testimonianza per i cristiani della specificità e diversità della fede in Gesù, concepito come vero Dio e vero uomo nato, morto e risorto, rispetto alle altre religioni.

Ebbene nella sua visita in Iraq, che si concluderà domani, Papa Francesco ha consolidato la tesi di una spiritualità comune dell’ebraismo, cristianesimo e islam perché discenderebbero da Abramo, presentato nella sua terra natia a Ur dei Caldei come “padre” unico di quelle che in una ricorrente litania vengono indicate come le “tre grandi religioni monoteiste, rivelate, abramitiche, del Libro”.

In parallelo Papa Francesco ha reiterato la tesi secondo cui tutte le religioni sono sostanzialmente uguali perché si fonderebbero sulla fede in Dio e sull’amore del prossimo, e di conseguenza i terroristi islamici sarebbero la manifestazione di una perversione del “vero islam”.

In un video-messaggio diffuso prima della sua partenza in Iraq venerdì 5 marzo, Papa Francesco dice: «Giungo tra voi come pellegrino di pace, a ripetere: 'Voi siete tutti fratelli”. Sì, vengo come pellegrino di pace in cerca di fraternità, animato dal desiderio di pregare insieme e di camminare insieme, anche con i fratelli e le sorelle di altre tradizioni religiose, nel segno del padre Abramo, che riunisce in un'unica famiglia musulmani, ebrei e cristiani». Ieri a Ur dei Caldei, dove si è tenuto un incontro interreligioso, Papa Francesco ha chiarito: «Dio chiese ad Abramo di alzare lo sguardo al cielo e di contarvi le stelle. In quelle stelle vide la promessa della sua discendenza, vide noi. E oggi noi, ebrei, cristiani e musulmani, insieme con i fratelli e le sorelle di altre religioni, onoriamo il padre Abramo facendo come lui: guardiamo il cielo e camminiamo sulla terra».

A proposito della tesi secondo cui tutte le religioni si fonderebbero e predicherebbero l’amore per il prossimo, Papa Francesco ieri a Ur dei Caldei ha detto: «Ecco la vera religiosità: adorare Dio e amare il prossimo. Nel mondo d’oggi, che spesso dimentica l’Altissimo o ne offre un’immagine distorta, i credenti sono chiamati a testimoniare la sua bontà, a mostrare la sua paternità mediante la loro fraternità». «Da questo luogo sorgivo di fede, dalla terra del nostro padre Abramo, affermiamo che Dio è misericordioso e che l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione. E noi credenti non possiamo tacere quando il terrorismo abusa della religione. Anzi, sta a noi dissolvere con chiarezza i fraintendimenti. Non permettiamo che la luce del Cielo sia coperta dalle nuvole dell’odio!».

Apprezzo il fatto che Papa Francesco sia stato il primo Papa a recarsi in Iraq, dopo il divieto di Saddam Hussein a Giovanni Paolo II di recarvisi nel 1999, anche se si tratta comunque di una visita tardiva considerando che in vent’anni sono scomparsi i due terzi dei cristiani residenti, costretti alla fuga dalle guerre, massacrati dai terroristi islamici sunniti, repressi da tutti i musulmani. Così come apprezzo la volontà di Papa Francesco di favorire uno spirito di fraternità tra le differenti confessioni ed etnie che compongono la realtà dell’Iraq.

Ma Papa Francesco sbaglia nel ribadire che ebraismo, cristianesimo e islam adorerebbero lo stesso Dio, perché l’Allah islamico è uno dei 365 idoli del Pantheon politeista arabo e non è in alcun modo paragonabile né al Dio unico dell’ebraismo né al Dio uno e trino del cristianesimo.

Papa Francesco sbaglia a ribadire che Abramo sarebbe il “padre” unico degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani perché l’Abramo coranico è solo un omonimo dell’Abramo biblico, che secondo il Corano sarebbe vissuto alla Mecca, sarebbe il fondatore dell’islam, avrebbe lui edificato la Kaaba, il principale luogo di culto sacro dell’islam nel punto della Terra che corrisponderebbe al trono di Allah nei Cieli.

Papa Francesco sbaglia a ribadire che ebraismo, cristianesimo e islam sarebbero in ugual modo delle religioni fondate sull’amore del prossimo, perché Allah nel Corano ordina di discriminare, odiare e uccidere i non musulmani, ma soprattutto perché Maometto ha perpetrato crimini contro l’umanità combattendo, uccidendo, sgozzando e decapitando personalmente i non musulmani, culminando nella strage di circa 900 ebrei della tribù dei Banu Quraisha nel 627 a Medina.

Papa Francesco sbaglia nel ribadire che i terroristi islamici sarebbero delle schegge impazzite che devierebbero e profanerebbero il “vero islam”, mentre la verità è che all’opposto i terroristi islamici sono i musulmani che più di altri ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che Maometto ha detto e ha fatto.

Papa Francesco sbaglia nel sovrapporre la dimensione della persona con la dimensione della religione, ritenendo che il doveroso amore cristiano del prossimo insegnatoci da Gesù debba automaticamente e acriticamente tradursi nella legittimazione della religione del prossimo, a prescindere dall’assoluta incompatibilità di ciò che Allah prescrive nel Corano e di ciò che ha detto e ha fatto Maometto non solo con i valori che sostanziano il cristianesimo, ma anche con le leggi laiche dello Stato e con le regole su cui si fonda la civile convivenza.

Cari amici, è da 1400 anni che l’islam codificato nel Corano e praticato da Maometto combatte su vari fronti per sottomettere l’Europa e l’insieme dell’umanità, dopo aver sottomesso la sponda meridionale e orientale del Mediterraneo. Se noi europei non vogliamo fare la fine dei cristiani che sulle altre due sponde del Mediterraneo costituivano il 98% della popolazione prima delle invasioni islamiche nel Settimo secolo e ora sono circa il 5%, dobbiamo avere l’onestà intellettuale e il coraggio umano di mettere fuori legge l’islam come religione dentro casa nostra, nel più assoluto rispetto dei musulmani che scelgono di condividere la nostra casa comune rispettando le nostre leggi, ottemperando alle regole della civile convivenza, condividendo i valori che sostanziano la nostra civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane, greco-romane, umaniste e illuministe. Solo se saremo forti dentro casa nostra assicurandoci il rispetto incondizionato da parte di tutti, noi potremo essere forti ovunque nel mondo assicurandoci il rispetto incondizionato da parte di tutti.

Noi che amiamo l’Italia andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà per riscattare l’Italia come Stato nazionale indipendente e sovrano, per affermare il primato del bene degli italiani, per far rinascere la nostra civiltà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo.
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Re: Tutte le demenzialità di un uomo che non merita rispetto

Messaggioda Berto » dom mar 07, 2021 8:50 pm

Il governo iracheno ha impedito agli ebrei di presenziare alla storica visita del Papa.
L'Iraq ha sprecato un'occasione storica per riconciliarsi con i suoi ebrei, che subirono una delle più drammatiche vicende di persecuzione e fuga dal mondo arabo del secolo scorso
Di Seth J. Frantzman
(Da: Jerusalem Post, 7.3.21)

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 2842888383
https://www.israele.net/il-governo-irac ... a-del-papa

Durante la visita di papa Francesco, il governo iracheno ha preferito ignorare la storia degli ebrei del paese, guastando una visita per ogni altro aspetto senza precedenti, e sprecando un’occasione preziosa per mettere in evidenza la parte ebraica della storia dell’Iraq. Evidentemente l’incontro fra religioni diverse va bene, purché non vi sia l’ebraismo.

Il Vaticano sperava che gli ebrei facessero parte degli eventi a cui ha partecipato papa Francesco in Iraq. Vatican News ha persino sottolineato che il papa ha incontrato “rappresentanti delle tre religioni abramitiche a Ur dei caldei in Iraq e esortato cristiani, musulmani ed ebrei a percorrere un sentiero di pace sotto le stelle della promessa che Dio fece ad Abramo”. Tuttavia, nessuna delegazione pubblica di ebrei ha potuto partecipare all’evento.

Edwin Shuker, ebreo britannico di origine irachena che si reca regolarmente Bagdad, ha espresso forte rammarico per il fatto che il governo iracheno “ha sprecato un’opportunità storica per riconciliarsi con i suoi ebrei invitandoli a partecipare alla cerimonia di Ur, e approfittare dell’occasione per ammettere e correggere l’ingiustizia commessa contro di loro da tutta una serie di governi iracheni” (nato in Iraq nel 1955, Shuker dovette fuggire con la famiglia nel 1971 attraverso le montagne curde, prima in Iran, poi nel Regno Unito dove è stato riconosciuto come profugo dalle Nazioni Unite ndr).

L’incontro inter-religioso nella piana di Ur, in Iraq

Il comportamento del governo iracheno contrasta con il messaggio del papa. “Come figli di Abramo, ebrei cristiani e musulmani, insieme ad altri credenti e a tutte le persone di buona volontà, ringraziamo per averci donato Abramo”, ha pregato il Papa sabato scorso. Ma i funzionari del governo iracheno hanno preferito ignorare la storia della comunità ebraica irachena. Così è stato a Ur, e così è stato durante la successiva visita del papa a Mosul, dove un tempo viveva una fiorente comunità ebraica. A Mosul sono stati scoperti i resti di almeno una mezza dozzina di antiche sinagoghe.

Al contrario, la regione autonoma del Kurdistan iracheno ha voluto abbracciare la diversità del paese, inclusa la storia ebraica dell’area.

Il Vaticano ha cercato di far includere gli ebrei non solo nella preghiera, ma anche fisicamente negli incontri inter-religiosi. Tuttavia, secondo una fonte informata, il governo iracheno ha ostacolato il tentativo di qualsiasi ebreo di recarsi in Iraq. Secondo il New York Times, il portavoce vaticano Matteo Bruni aveva detto che gli ebrei avrebbero partecipato agli eventi in Iraq, pur aggiungendo che non sapeva se qualche rabbino vi avrebbe preso parte. Anche Omar Mohammed, lo storico che anima il blog di notizie Mosul Eye, ha detto ad Algemeiner che l’assenza di ebrei ha danneggiato l’immagine della diversità. “Dove sono gli ebrei? Qui non ci sono – ha detto Mohammed – Senza riconoscere la storia ebraica dell’Iraq, senza riconoscere la parte ebraica dell’Iraq, senza riconoscere i contributi ebraici all’Iraq da migliaia di anni fa fino ad oggi, non vi sarà né vera diversità né inclusione”.

Baghdad, 1910: il rabbino capo iracheno Hakham Ezra Dangoor e la sua famiglia

Oggi in Iraq rimane solo una manciata di ebrei. A Baghdad, dove un tempo vivevano centinaia di migliaia di ebrei, nel 2008 non ce n’erano più abbastanza per formare un minyan (il quorum di dieci ebrei adulti per la preghiera pubblica ebraica ndr). I siti ebraici nel paese sono caduti in rovina o sono stati distrutti. Varie fonti affermano che negli ultimi anni le terre che un tempo appartenevano alla comunità ebraica sono state trasferite sotto controllo religioso sciita. È il caso, ad esempio, della disputa per la Tomba del profeta Ezechiele. Fa eccezione la Tomba del profeta Nahum ad Al-Qosh, dove è stato restaurato un santuario che è importante sia per la comunità ebraica che per i musulmani e i cristiani della città. I politici iracheni legati all’Iran diffondono regolarmente teorie complottiste su Israele e si sono anche mobilitati per rendere illegale la promozione della normalizzazione dagli Accordi di Abramo della scorsa estate fra Israele a alcuni paesi arabi.



L'ebreo Abramo e la visita di papa Francesco in Iraq. Le riflessioni di Bendaud
9 marzo 2021

https://formiche.net/2021/03/lebreo-abr ... i-bendaud/

Alcune riflessioni controcorrente sulla visita recentemente compiuta da Papa Francesco in Iraq. L’analisi di Vittorio Robiati Bendaud, coordinatore del Tribunale Rabbinico del centro Nord Italia, saggista e intellettuale da tempo impegnato nel dialogo inter-religioso.

Papa Francesco si è recato in Iraq e oggi da Washington Biden parla di un messaggio di speranza offerto al mondo intero. Le ricomposizioni eque e dignitose dei conflitti (le uniche possibili, perché siano credibili e durature) sono benedette, specie a fronte degli orrori patiti nel corso degli ultimi anni dalle popolazioni siriana e irachena, e da quelle antichissime Chiese in particolare.

Molto si è scritto e detto, con maggiore o minore proprietà (ma non è questa la sede per discorrere di ciò), del fatto che la liturgia di molti cristiani iracheni sia in aramaico, ovvero, in qualche modo, affratellata all’antica lingua parlata dagli ebrei in Giudea e Galilea all’epoca di Gesù di Nazareth. E, giustamente, questo dato così prezioso e forte ha commosso molte persone che leggono di queste vicende senza troppe, però necessarie, contestualizzazioni.

Una storia, quella delle antiche cristianità di Oriente, sofferta e devastata negli ultimi cento anni. Quando alcuni quotidiani, anche cattolici, parlano di convivenza antica tra cristiani e musulmani in quella regione, mi chiedo se, oltre al Genocidio Armeno (la cui “soluzione finale” avvenne proprio in quel deserto siro-iracheno, dove Daesh ha imperversato negli scorsi anni, profanando, -caso strano?-, anche i luoghi sacri di quella Memoria), si ricordino del coevo Genocidio patito dai cristiani assiri (ossia, esattamente, i cristiani iracheni), che ne falcidiò circa 800.000, di cui scrisse Joseph Yacoub nel suo devastante libro Qui s’en souvriendra? 1915: le génocide assyro-chaldéo-syriaque?.

E, sempre per ragionare su come è stata raccontata questa visita, s’impone un’ulteriore domanda cardine: che tipo di coesistenza è quella in cui chi ti denuncia a Daesh e ti volta le spalle o approfitta dei tuoi beni non è “solo” il tuo nemico esterno, il terrorista, bensì il tuo stesso vicino di casa? Perché anche questo hanno patito i cristiani d’Oriente, e ne ho avute varie testimonianze dirette. Sulla qualità di tale “convivenza” -quella che, cioè, è stata dissolta da Daesh e dalle varie forme di Islam politico- c’è davvero molto su cui interrogarsi, e forse questa è la questione centrale, la più spinosa e urgente, ancora oggi in attesa di risposte sensate, che non siano i soliti chili di melensa e ottundente retorica.

Non posso nemmeno tacere il fatto che due grandi rabbini europei, impegnati con grande coraggio e con grande rigore intellettuale e morale nel dialogo interreligioso, ben noti ai cristiani d’Occidente, ossia Giuseppe Laras e Jonathan Sacks, si spesero -talora non solo a parole- per i cristiani iracheni sotto attacco, ricevendo in cambio imbarazzato e persino infastidito silenzio dalla maggior parte delle autorità cristiane occidentali… Sono diretto testimone di questo per quanto riguardò il rabbino Laras. E questi due grandi uomini così si adoperarono nonostante queste Chiese (anche quelle tra esse in comunione con Roma) abbiano riti tutt’oggi infarciti di violenti riferimenti antigiudaici; si alimentino dell’antica simbologia teologica antiebraica della Patristica orientale; e, politicamente, siano state per almeno cento anni violentemente antisraeliane, non di rado più degli stessi musulmani arabi…

Ma vorrei parlare ora della visita del papa negli scorsi giorni in quanto ebreo, offrendovi qualche elemento di riflessione, che solleciti ulteriori domande.

Quando si parla di Baghdad, del bacino del Tigri e dell’Eufrate, nessun ebreo, che abbia coscienza della sua storia, della sua religione e della sua cultura, può sentirsi estraneo. L’ebraismo attuale si è plasmato anche in quella terra, e sensibilmente: il Talmùd, di cui troppi -anche ebrei- cianciano a sproposito, ebbe la sua stesura e redazione più estesa e completa nelle antiche accademie rabbiniche di Bavèl (Babilonia). Successivamente, fu lì che nacque, in lingua araba, il pensiero ebraico post-talmudico; fu sempre lì che si fissò il vigente rituale di preghiera; lì si depositò e organizzò la normativa rabbinica, in un suo snodo fondamentale, e lì si modulò, a contatto diretto con l’Islàm, la mistica ebraica, con reciproche e potenti influenze, pur essendo gli ebrei assoggettati a uno statuto di subalternità, non diversamente dai cristiani.

Dopo un devastante pogrom antiebraico nel ’41 -il Farhud (taciuto da tutti in questi giorni), con quasi 200 morti e oltre mille feriti- e successivamente alla nascita di Israele, quei territori sono divenuti completamente judenrein. Non c’è più un ebreo, con la cancellazione di millenni e millenni di una storia arretrante fino ad Abramo (Per inciso, mi piace ricordare che, per molti decenni, la leadership sefardita del Rabbinato centrale di Israele fu proprio detenuta da rabbini iracheni, amanti della lingua araba).

Che non sia troppo dissimile, per sorti patite, da quanto accaduto ai cristiani, in particolare -ma non solo- negli ultimi terribili cinque anni? E, se sì, perché non ricordarlo, assieme a quei musulmani disposti a farlo, facendo valere cultura, buon senso, onestà, storia, fede ed etica rispetto a tanti maneggi? E, ancora, perché, in un clima avviato di dialogo ebraico-cristiano, il papa non si è fatto interprete anche di ciò, di fronte alle autorità islamiche, lui facitore di ponti, pontefix, che insiste -certamente non a torto!- per un re-incontro delle tre fedi: perché due pesi e due misure, specie su questioni tanto delicate?

Un re-incontro serio e costruttivo in quell’area (ma non solo) può avvenire solo con i tre soggetti, a loro volta variegati al loro interno, riconosciuti e ascoltati nella loro autonomia e dignità; se ne manca uno c’è da temere. Si fanno incontri interreligiosi ormai ovunque nel mondo, anche in altre zone molto “calde”: lascia quantomeno stupiti e amareggiati che, proprio lì, con tale forte evocazione simbolica e a fronte di una così devastante contemporaneità, non sia stato possibile (e non vi siano evidentemente state sufficienti garanzie) renderlo tale!

Che senso ha parlare di ebrei, cristiani e musulmani nei discorsi sulla pace in nome di Abramo nei luoghi da cui il Patriarca si mosse, quando di ebrei viventi e reali non ce n’era manco uno; l’incontro a Ur si è tenuto di Shabbat (quando gli ebrei non avrebbero potuto partecipare) e quando sul fatto che Abramo fu anzitutto ebreo -e dunque “sia nato” con le Scritture ebraiche- c’è stato silenzio incredibile e assordante, anche da parte cristiana?

La storia ci ha insegnato quanto sia subdola, ostinata e radicale la violenza insita nella negazione. Ecco, ho riscontrato molto e inquietante “negazionismo”, purtroppo. Questo, specialmente, quando qualche interprete malevolo adesso presenta questo incontro come “la vera pace di Abramo” -un incontro dove gli ebrei NON c’erano e sono stati solo incidentalmente nominati- contrapponendolo, così, agli “accordi di Abramo”. È chiara la longa manu iranica (con tutto quel che ne consegue e con tutto quello che gli ayatollah perpetrano da decenni al popolo persiano, oltre alle loro ossessioni genocidarie nei riguardi di Israele), anche perché, altrimenti, purtroppo, sarebbe stato ben difficile che l’incontro potesse avvenire in sicurezza…
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Re: Tutte le demenzialità di un uomo che non merita rispetto

Messaggioda Berto » dom mar 07, 2021 8:50 pm

Papa Francesco: «Soffro di una nevrosi ansiosa, voler fare tutto e subito». Ecco cosa lo aiuta
Franca Giansoldati
28 febbraio 2021

https://www.ilmessaggero.it/vaticano/pa ... 96789.html

Papa Francesco: «Soffro di una nevrosi ansiosa, voler fare tutto e subito». Ecco cosa lo aiuta

Città del Vaticano – Papa Francesco ha una «nevrosi legata all'ansia». La musica di Bach lo aiuta. Lo dice lui stesso in una intervista a tutto campo sulla sua buona salute e sulla possibilità di dimissioni (che non scarta come eventuale ipotesi in futuro).

A otto anni esatti dall'inizio della sede vacante di Josef Ratzinger (avviatasi il 28 febbraio 2013) si torna così a parlare di abdicazione solo che stavolta a farlo è il diretto interessato, Francesco, nel libro del giornalista argentino Nelson Castro, pubblicato in questi giorni, intitolato "La salud de los Papas". Il tema è delicatissimo e aperto a diverse letture e considerazioni.

«Lei pensa alla morte?» Gli è stato chiesto. A questa domanda diretta, Francesco risponde affermativamente, aggiungendo di non avere affatto paura: «immagino di morire in carica o emerito. E a Roma, non tornerò in Argentina».

Non è la prima volta che Bergoglio affronta l'argomento. Una prima volta, durante un viaggio in aereo, spiegò che Ratzinger con il suo gesto dirompente aveva di fatto aperto una possibilità anche per i successori, rendendo loro la strada delle dimissioni più facilitata.

Disse: «Penso che il papa emerito non sia un'eccezione, ma dopo tanti secoli questo è il primo emerito... Io penso che “papa emerito” sia già un'istituzione... e io credo che papa Benedetto XVI abbia fatto questo gesto che, di fatto, istituisce i papi emeriti. Ripeto: forse qualche teologo mi dirà che questo non è giusto, ma io la penso così. I secoli diranno se è così o no, vedremo... [Benedetto XVI] ha aperto una porta che è istituzionale, non eccezionale».

In una altra circostanza, invece, stavolta ad una intervista alla tv messicana Televisa parlò della durata del suo papato affermando di avere «la sensazione» che il suo pontificato «sarebbe stato breve: Quattro o cinque anni. Non lo so, o due, tre. È come una sensazione vaga, ma ho l’impressione che il Signore mi metta [qui] per una breve cosa e non di più». Sulla base di questa intervista iniziarono a decollare ciclicamente voci di corridoio puntualmente smentite, l'ultima delle quali risalente a qualche mese fa, al centro di una speculazione dello scrittore Austen Ivereigh.

Tra poco il pontefice (che possiede una energia invidiabile nonostante la sciatica che gli causa dolori ciclici) entrerà nell'ottavo anno di pontificato. Nella intervista a Nelson Castro il Papa fa chiarezza anche sulle condizioni del suo polmone, quello operato quando era ragazzo.

Ebbe un versamento pleurico bilaterale e fu sottoposto ad una operazione per «rimuovere il lobo colpito perché c'era la possibilità di una ricaduta. Naturalmente ho accettato l'operazione. È stato un momento difficile (…) Non ho mai provato affaticamento o mancanza di respiro [dispnea]. Come mi hanno spiegato i medici, il polmone destro si è espanso e ha coperto tutto l'emitorace omolaterale. E l'espansione è stata così completa che, se non si è avvertiti, solo uno pneumonologo di primo livello può rilevare la mancanza del lobo rimosso».

Durante il conclave, prima dell'elezione di Bergoglio, iniziò a serpeggiare il dubbio che forse poteva avere problemi di salute, proprio per il via del polmone. Fu l'arcivescovo di Tegucigalpa, il cardinale Maradiaga, a chiedergli di fugare ogni dubbio scusandosi per la domanda che stava per fargli.

«Il cardinale Bergoglio era molto sorpreso, ma ha confermato che a parte una piccola sciatica e una piccola operazione al polmone destro per la rimozione di una cisti quando era giovane, non ha avuto grandi problemi di salute. La sua risposta fu un vero sollievo: lo Spirito Santo, nonostante gli ostacoli delle cricche, soffiava sulla persona giusta» ha spiegato Maradiaga. La stessa domanda gliela fece il cardinale spagnolo Abril Santos y Casteló, che ha raccontato che anche lui si è avvicinato a Bergoglio e gli fece la stessa domanda alla fine del pranzo. «È vero che lei ha un solo polmone?»

Nella intervista a Nelson Castro, infine, viene messo a fuoco anche il tema dell'aiuto ricevuto dalla psicoanalisi. Bergoglio aveva già avuto modo di rivelare (nel libro di Dominique Wolton) che durante un certo periodo della sua vita era ricorso ad una psicanalista ebrea.

«Non mi sono mai psicanalizzato. Quando ero provinciale durante i giorni terribili della dittatura, quando ho dovuto portare le persone in clandestinità per farle uscire dal paese e salvare le loro vite, ho dovuto affrontare situazioni che non sapevo come affrontare».

«Sono andato a trovare una signora - una grande donna - che mi aveva aiutato a leggere alcuni test psicologici per i novizi. Così, per sei mesi, l'ho consultata una volta alla settimana. Era una psichiatra. Durante quei sei mesi, mi ha aiutato ad orientarmi su come affrontare le paure dei novizi. Come affrontare le paure di quel tempo. Immaginate cosa è stato trasportare una persona nascosta nell'auto -solo coperta- e passare tre posti di blocco militari nella zona di Campo de Mayo. La tensione che generava in me era enorme».

Il racconto del Papa prosegue: « Il trattamento con lo psichiatra mi ha anche aiutato a situarmi e ad imparare a gestire la mia ansia e ad evitare di prendere decisioni affrettate. Il processo di fabbricazione è sempre complesso. E i consigli e i feedback che mi ha dato sono stati molto utili. È stato molto utile per me. Era una professionista molto capace e, fondamentalmente, una persona molto buona. Le sono molto grato. I suoi insegnamenti mi sono ancora oggi molto utili».

Papa Francesco in passato aveva scherzato sulle nevrosi umane («vanno accarezzate»), e così torna sull'agomento aggiungendo altre considerazioni.

Per sua stessa ammissione, dice di soffrire di «nevrosi ansiosa. Voler fare tutto ora e subito. Ecco perché bisogna saper rallentare. Bisogna applicare il famoso proverbio attribuito a Napoleone Bonaparte: "Vestitemi lentamente, ho fretta". Ho abbastanza domato la mia ansia. Quando mi trovo di fronte a una situazione o devo affrontare un problema che mi fa sentire ansioso, lo fermo. Ho diversi metodi per farlo. Uno di questi è ascoltare Bach. Mi calma e mi aiuta ad analizzare meglio i problemi. Confesso che nel corso degli anni sono riuscito a mettere una barriera all'entrata dell'ansia nel mio spirito. Sarebbe pericoloso e dannoso per me prendere decisioni in uno stato di ansia. La stessa cosa succede con la tristezza prodotta dall'impossibilità di risolvere un problema. È anche importante padroneggiarlo e sapere come gestirlo. Sarebbe ugualmente dannoso prendere decisioni dominate dall'ansia e dalla tristezza. Per questo dico che la persona deve essere attenta alla nevrosi, poiché è qualcosa di costitutivo del suo essere».
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Tutte le demenzialità di un uomo che non merita rispetto

Messaggioda Berto » mar mar 09, 2021 8:35 pm

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Re: Tutte le demenzialità di un uomo che non merita rispetto

Messaggioda Berto » mar mar 09, 2021 8:36 pm

32) Migrare è un diritto dice Bergoglio


Papa Francesco: il mondo non è cosciente che migrare è un diritto umano
08 marzo 2021

https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/p ... 102k.shtml

Di ritorno dal suo viaggio in Iraq, Papa Francesco sottolinea il "diritto alla migrazione" e, riferendosi a chi vive nelle zone del Paese devastate dalla guerra, dice: "È un diritto doppio: diritto a non migrare e a migrare. Questa gente non ha nessuno dei due, perché non possono non migrare, non sanno come farlo. E non possono migrare perché il mondo ancora non ha preso coscienza che si tratta di un diritto umano".


Alberto Pento
No Bergoglio, migrare da clandestini non è un diritto ma un crimine.
Migrare da clandestini nella terra degli altri, nei paesi altrui non è un diritto umano ma un crimine universale, allo stesso modo che non è un diritto umano e civile violare la casa e la proprietà degli altri.



Il Papa evoca il diritto a "non migrare". E bacchetta l'Italia: "Non ha leggi a sostegno della famiglia"
8 Marzo 2021

https://www.secoloditalia.it/2021/03/papa-famiglia/

«La migrazione è un diritto doppio. Diritto a non migrare, diritto a migrare». Papa Francesco parlando con la stampa nel volo di ritorno da Baghdad ha affrontato il tema che gli è caro. Quello dei migranti, ribadendo un concetto che la sinistra non ama ricordare. E cioè l’impegno di aiutare a casa propria popolazioni come quella irachena. Per metterli in condizione di guadagnarsi il pane quotidiano nella loro terra. E ancora. L’accoglienza non consiste nel farli arrivare e abbandonarli a loro stessi. «Ogni Paese deve studiare la capacità di ricevere».

Da Papa Francesco frasi scomode per la sinistra nostrana

Parlando infatti del toccante incontro con il padre di Alan Kurdi, il bambino siro-curdo di 3 anni annegato sulle spiagge della Turchia, ha precisato: «Alan Kurdi è un simbolo. Un simbolo che va oltre un bambino morto durante la migrazione. È il simbolo di persone che non possono sopravvivere, è un simbolo dell’umanità». A questo punto, Bergoglio ha aggiunto: «Occorrono misure urgenti affinché le persone abbiano un lavoro nei loro paesi in modo che non abbiano bisogno di emigrare”, ha detto prima di aggiungere che non si tratta solo di raggiungere le spiagge, ma anche di poter accogliere, accompagnare e integrarsi».

Il Papa a un giornalista francese: “Voi avete introdotto leggi a sostegno della famiglia”

Tornando sul tema del diritto a migrare e a non migrare, il pontefice ha detto a un giornalista francese. «Questa gente – ha detto Francesco riferendosi agli iracheni – non ha nessuno dei due, perché non possono non migrare, non sanno come farlo. E non possono migrare perché il mondo ancora non ha preso coscienza che la migrazione è un diritto umano. L’altra volta mi diceva un sociologo italiano parlando dell’inverno demografico in Italia: entro quarant’anni dovremo “importare” stranieri perché lavorino e paghino le tasse delle nostre pensioni. Voi francesi siete stati più furbi, siete andati avanti di dieci anni con la legge a sostegno della famiglia, il vostro livello di crescita è molto grande. Ma la migrazione la si vive come un’invasione».

La legge della Francia in favore della famiglia

Infatti, per citare il giornali dei Vescovi, Avvenire, «la Francia è un vero “paradiso” per le famiglie con figli e quanto a sostegni economici alla natalità è uno dei posti migliori al mondo per diventare genitori. La prova è anche nei numeri: in Francia il tasso di fecondità è di 1,93 di figli per donna, il dato più vicino al tasso di sostituzione demografica (2,1) di tutto l’Occidente, mentre l’Italia è a 1,3».

“L’accoglienza dei migranti senza integrazione non è umana”

«Ieri ho voluto ricevere dopo la messa, perché lui lo ha chiesto, il papà di Alan Kurdi, questo bambino, che è un simbolo: per questo io ho regalato la scultura alla Fao. È un simbolo che va oltre un bambino morto nella migrazione, un simbolo di civiltà che muoiono, che non possono sopravvivere, un simbolo di umanità. Servono urgenti misure perché la gente abbia lavoro nei propri Paesi e non debba migrare. E poi misure per custodire il diritto di migrazione. È vero che ogni Paese deve studiare bene la capacità di ricevere, perché non è soltanto la capacità di ricevere e lasciarli sulla spiaggia. È riceverli, accompagnarli, farli progredire e integrarli. L’integrazione dei migranti è la chiave».


L'invasione clandestina è un crimine contro l'umanità, la nostra umanità!
Migrare e invadere la casa e il paese altrui non è un diritto ma un crimine, ed è un dovere impedirlo
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La clandestinità o emigrazione/immigrazione clandestina, con l'inganno, la frode (anche abusando delle norme sul soccorso in mare), con la violenza, senza autorizzazione, violando le leggi a tutela dei territori, dei paesi degli stati, il promuoverla, il favorirla e il giustificarla è un grave delitto contro la convivenza civile tra stati, popoli e persone e un crimine contro l'umanità, che viola i diritti umani e civili degli abitanti e dei cittadini di un paese o di uno stato.

Migrare e non migrare, accogliere e non accogliere, diritti e doveri
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Non esiste il dovere assoluto ad accogliere e il diritto assoluto ad essere accolti.

La mia terra non è la tua terra. Chiudere i porti e presidiare ogni metro di costa.
La terra è di tutti ma ognuno ha la sua terra e la deve difendere. Chiudere i porti e presidiare ogni metro di costa e di confine.
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Favorire l'immigrazione e l'emigrazione clandestina è un crimine universale
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I paesi civili, di buona umanità difendono i loro confini, come ogni buon uomo fa con la propria casa e la sua proprietà
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Parassiti, falsi, manipolatori dei diritti umani, ladri di vita
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Al seguito di Bergoglio vi è l'altrettanto irresponsabile e criminale Don Biancalani fanatico dell'accoglienza prima di tutto e ad ogni costo

Don Biancalani disapprova il migrante arrestato per furto, ma dà la colpa a Salvini
martedì, 16 Marzo 2021 12:02

https://www.firenzepost.it/2021/03/16/v ... -migranti/

PISTOIA – Don Biancalani interviene, dopo averci riflettuto, sul migrante ospite a Vicofaro, arrestato per furto. «Il ragazzo era da qualche giorno a Vicofaro. Era stato un periodo da noi un anno fa, poi si era allontanato ed era tornato nei giorni scorsi. Bisogna rendersi conto che c’è un’umanità abbandonata sui territori, abbandonata da un sistema di accoglienza che la stessa Lega ha voluto con la legge Bossi-Fini. Esprimo sdegno nei confronti di certi politici che causano il problema e poi puntano il dito e gridano di fronte a certi fenomeni che purtroppo vanno messi in conto».

Lo afferma don Massimo Biancalani, parroco della chiesa pistoiese di Vicofaro, intervistato questa mattina da Chiara Brilli su Controradio, dopo che Matteo Salvini è tornato a puntare il dito sulla parrocchia per aver ospitato un migrante nella struttura di accoglienza autore di una rapina violenta nei confronti di una donna avvenuta nei giorni scorsi in centro a Firenze e che ha portato al fermo in carcere del 22enne. Dunque, secondo il prete amico dei migranti la colpa è di Salvini.

«Da una parte meno male che c’è Vicofaro perché i numerosi ragazzi che noi abbiamo perché usciti dalla strutture fiorentine e che noi ospitiamo a costo zero per lo Stato, se non fossero da noi chissà che strada prenderebbero – aggiunge il sacerdote – Questo ragazzo ha fatto una cosa brutta e deve pagare, punto. Se noi lo avessimo nascosto gli inquirenti e i politici avrebbero tutti gli argomenti per contestarci ma noi siamo a disposizione e appena contattati, abbiamo verificato, identificato e provveduto a collaborare. Se non ci fossimo stati noi forse si sarebbe rifugiato da qualche amico e nessuno lo avrebbe trovato», conclude don Biancalani.


Migranti, Papa Francesco: "Non chiudiamo le porte alla loro speranza"
26 settembre 2021

https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca ... 0mFWXSBt24

Il Pontefice in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato: "Siamo chiamati a costruire un mondo sempre più inclusivo che non escluda nessuno"

Il saluto alle diverse comunità - Il Papa ha poi salutato "quanti nelle varie parti del mondo stanno celebrando questa giornata", i fedeli riuniti a Loreto per l'iniziativa della Cei; "saluto e ringrazio le diverse comunità etniche presenti qui in piazza con le loro bandiere", ha aggiunto rivolgendosi anche ai rappresentanti del progetto 'Apri' di Caritas Italina, a Migrantes della diocesi di Roma e al Centro Astalli. "Grazie a tutti per il vostro impegno generoso".

Il monumento dedicato ai migranti - Poi il Papa ha invitato i fedeli in piazza a recarsi presso il monumento, all'interno del colonnato del Bernini, dedicato ai migranti: "Prima di lasciare la piazza vi invito a avvicinarsi a quel monumento là, la barca con i migranti e a soffermarvi sullo sguardo di quelle persone e cogliere in quello sguardo la speranza che oggi ha ogni migrante di ricominciare a vivere. Andate là, vedete quel monumento. Non chiudiamo le porte alla loro speranza", ha concluso.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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