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Le demenzialità e le falsità dette da Bergoglio in Irak1) La violenza è incompatibile con la fede
2) Realizziamo il sogno di Dio
3) Terroristi tradiscono fede, non si può tacere
4) Il nome di Dio non può giustificare il terrorismo
5) Gli ebrei, i cristiani e i maomettani adorano lo stesso dio, il dio di Abramo
Papa Francesco: "Un dovere il mio viaggio verso questa terra martoriata"Papa Francesco è a Baghdad: "La violenza è incompatibile con la fede"
5 marzo 2021
https://www.rainews.it/dl/rainews/artic ... 2b1dc.html "Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque! Cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace! Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace. Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze!".
È il forte appello lanciato dal Papa nel suo primo discorso in Iraq, rivolto alle autorità politiche e religiose, ai rappresentanti della Società Civile e ai membri del Corpo Diplomatico, incontrati nel Palazzo Presidenziale di Baghdad.
Il Pontefice ha esordito esprimendo la sua gratitudine per "l’opportunità di compiere questa Visita Apostolica, a lungo attesa e desiderata, nella Repubblica di Iraq; di poter venire in questa terra, culla della civiltà strettamente legata, attraverso il Patriarca Abramo e numerosi profeti, alla storia della salvezza e alle grandi tradizioni religiose dell’Ebraismo, del Cristianesimo e dell’Islam. Esprimo la mia gratitudine al Signor Presidente Salih per l’invito e per le cortesi parole di benvenuto, che mi ha rivolto anche a nome delle altre Autorità e del suo amato popolo. Ugualmente saluto i Membri del Corpo diplomatico e i Rappresentanti della società civile".
Yazidi, "vittime innocenti di insensata barbarie"
"Negli scorsi decenni, l'Iraq ha patito i disastri delle guerre, il flagello del terrorismo e conflitti settari spesso basati su un fondamentalismo che non può accettare la pacifica coesistenza di vari gruppi etnici e religiosi, di idee e culture diverse. Tutto ciò ha portato morte, distruzione, macerie tuttora visibili, e non solo a livello materiale: i danni sono ancora più profondi se si pensa alle ferite dei cuori di tante persone e comunità, che avranno bisogno di anni per guarire. E qui, tra i tanti che hanno sofferto, non posso non ricordare gli yazidi, vittime innocenti di insensata e disumana barbarie, perseguitati e uccisi a motivo della loro appartenenza religiosa, e la cui stessa identità e sopravvivenza è stata messa a rischio".
Chiesa Cattolica "amica di tutti"
"Anche in Iraq la Chiesa Cattolica desidera essere amica di tutti e, attraverso il dialogo, collaborare in modo costruttivo con le altre religioni, per la causa della pace. L'antichissima presenza dei cristiani in questa terra e il loro contributo alla vita del Paese costituiscono una ricca eredità, che vuole poter continuare al servizio di tutti. La loro partecipazione alla vita pubblica, da cittadini che godano pienamente di diritti, libertà e responsabilità, testimonierà che un sano pluralismo religioso, etnico e culturale può contribuire alla prosperità e all'armonia del Paese".
Papa a autorità Iraq: diritti e protezione a tutte le fedi
La diversità religiosa, culturale ed etnica, che ha caratterizzato la società irachena per millenni, è una preziosa risorsa a cui attingere, non un ostacolo da eliminare. Oggi l'Iraq è chiamato a mostrare a tutti, specialmente in Medio Oriente, che le differenze, anziché dar luogo a conflitti, devono cooperare in armonia nella vita civile". Lo ha detto il Papa sottolineando che "la coesistenza fraterna ha bisogno del dialogo paziente e sincero, tutelato dalla giustizia e dal rispetto del diritto. Non è un compito facile: richiede fatica e impegno da parte di tutti per superare rivalità e contrapposizioni, e parlarsi a partire dall'identità più profonda che abbiamo, quella di figli dell'unico dio e creatore. In base a questo principio la Santa Sede, in Iraq come altrove, non si stanca di appellarsi alle autorità competenti perché concedano a tutte le comunità religiose riconoscimento, rispetto, diritti e protezione".
Un appello alla comunità internazionale
Il Papa lancia un appello alla comunità internazionale perché svolga un ruolo di pacificazione in Iraq e nel Medio Oriente ma "senza imporre interessi politici o ideologici". "Anche la comunità internazionale ha un ruolo decisivo - ha detto papa Francesco - da svolgere nella promozione della pace in questa terra e in tutto il medio oriente". "Auspico che le nazioni non ritirino dal popolo iracheno la mano tesa dell'amicizia e dell'impegno costruttivo, ma continuino a operare in spirito di comune responsabilità con le autorità locali, senza imporre interessi politici o ideologici".
Appello ai politici iracheni
Il Papa lancia un appello a politici e diplomatici iracheni affinché siano promotori di uno "spirito di solidarietà fraterna. È necessario contrastare la piaga della corruzione, gli abusi di potere e l'illegalità, ma non è sufficiente. Occorre nello stesso tempo edificare la giustizia, far crescere l'onestà, la trasparenza e rafforzare le istituzioni a ciò preposte. In tal modo può crescere la stabilità e svilupparsi una politica sana, capace di offrire a tutti, specialmente ai giovani, così numerosi in questo paese, la speranza di un avvenire migliore".
Crisi Covid richiede sforzi comuni
"La mia visita avviene nel tempo in cui il mondo intero sta cercando di uscire dalla crisi della pandemia da Covid-19, che non ha solo colpito la salute di tante persone, ma ha anche provocato il deterioramento di condizioni sociali ed economiche già segnate da fragilità e instabilità". Ha detto il Pontefice. "Questa crisi richiede sforzi comuni da parte di ciascuno per fare i tanti passi necessari, tra cui un'equa distribuzione dei vaccini per tutti. Ma non basta: questa crisi è soprattutto un appello a "ripensare i nostri stili di vita il senso della nostra esistenza. Si tratta di uscire da questo tempo di prova migliori di come eravamo prima; di costruire il futuro più su quanto ci unisce che su quanto ci divide.", ha aggiunto.
Il primo discorso del Pontefice davanti alle autorità irachene
Il Papa nella chiesa della strage Isis del 2010
Il Papa, nell'incontro con il mondo religioso nella chiesa di Nostra Signora della Salvezza, ha ricordato i "nostri fratelli e sorelle morti nell'attentato terroristico in questa cattedrale dieci anni fa e la cui causa di beatificazione è in corso. La loro morte ci ricorda con forza che l'incitamento alla guerra, gli atteggiamenti di odio, la violenza e lo spargimento di sangue sono incompatibili con gli insegnamenti religiosi. E voglio ricordare tutte le vittime di violenze e persecuzioni, appartenenti a qualsiasi comunità religiosa". "Domani, a Ur, incontrerò i leader delle tradizioni religiose presenti in questo paese - ha detto ancora il Papa - per proclamare ancora una volta la nostra convinzione che la religione deve servire la causa della pace e dell'unità tra tutti i figli di dio".
I giovani "portatori di promessa e speranza"
Papa Francesco ha quindi invitato la comunità cattolica a prendersi cura dei giovani: "Ovunque sono portatori di promessa e di speranza, e soprattutto in questo Paese. Qui infatti non c'è solo un inestimabile patrimonio archeologico, ma una ricchezza incalcolabile per l'avvenire: sono i giovani! Sono il vostro tesoro e occorre prendersene cura, alimentandone i sogni, accompagnandone il cammino, accrescendone la speranza". "Benché giovani, - osserva Bergoglio - la loro pazienza è già stata messa duramente alla prova dai conflitti di questi anni. Ma ricordiamoci, loro - insieme agli anziani - sono la punta di diamante del Paese, i frutti più saporiti dell'albero: sta a noi coltivarli nel bene e irrigarli di speranza".
10 anni fa l'attacco dell'Isis
La cattedrale di Sayidat Al-Nejat (Nostra Signora della Salvezza) il 31 ottobre 2010 fu attaccata dall'Isis durante la celebrazione della messa. Furono uccise 48 persone, tra loro anche due sacerdoti, e restarono feriti 70 fedeli. Dopo l'attacco la chiesa è stata ristrutturata e per le vittime è stato eretto un memoriale. I due sacerdoti uccisi sono sepolti nella cripta. Il 31 ottobre 2019 si è chiusa la fase diocesana della causa di beatificazione e dichiarazione di martirio di questi 48 "servi di Dio". Prima della guerra in Iraq, circa 5mila famiglie visitavano regolarmente la cattedrale di Sayidat Al-Nejat. Dal 2018, le tre chiese siro-cattoliche di Baghdad sono state visitate regolarmente da non più di mille famiglie. Il Papa in questa chiesa ha incontrato i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi e i catechisti.
Il papa ricorda le vittime dell'attentato
Questa mattina l'arrivo a Baghdad
Papa Francesco è arrivato in Iraq dopo quattro ore e mezzo di volo: una visita storica e attesa. È il suo trentatreesimo viaggio apostolico, tra i più importanti perché è Bergoglio a incontrare la più grande figura dell'Islam sciita, un gesto che è stato molto apprezzato dal mondo islamico.
Il Papa è stato accolto da canti e balli tradizionali iracheni nell'aeroporto di Baghdad. Il pontefice, sceso dall'aereo con la mascherina, si è poi tolto la mascherina per intrattenersi faccia a faccia con il primo ministro iracheno Mustafa Abdellatif Mshatat per un colloquio di alcuni minuti nell'area vip dello scalo internazionale alla presenza di un monsignore che fungeva da interprete. Il premier ha poi accompagnato il Papa all'ingresso dell'aeroporto, passando tra due ale di danzatori che ballavano sulle note di una orchestra tradizionale locale.
Attorno alle 14.30 (mezzogiorno e mezza in Italia) il Papa è entrato nell'auto blindata che, scortata da un imponente corteo di moto e auto delle forze di sicurezza, lo ha condotto al Palazzo Presidenziale, a 21 chilometri di distanza, dove si è tenuta la cerimonia ufficiale di benvenuto. Al suo arrivo è stato accolto dal Presidente della Repubblica d’Iraq, Barham Ahmed Salih Qassim, e dalla consorte all’ingresso del Palazzo Presidenziale. Dopo gli inni e la presentazione delle rispettive delegazioni, e dopo la foto ufficiale, il Papa si è diretto insieme al Presidente nello studio dove ha avuto luogo la visita di cortesia. Dopo l’incontro privato e la presentazione della famiglia, il Presidente ha accompagnato il Papa nella sala per lo scambio dei doni e, successivamente, nel grande salone del Palazzo dove il pontefice ha pronunciato il suo primo discorso in Iraq, rivolto alle autorità politiche e religiose, ai rappresentanti della Società Civile e ai membri del Corpo Diplomatico, incontrati nel Palazzo Presidenziale di Baghdad.
I giornali stranieri
"Papa Francesco inizia una visita storica in Iraq". Titola così sul suo sito web la tv satellitare al-Jazeera nel giorno in cui inizia il viaggio del Pontefice nel Paese arabo. I giornali e i media di riferimento della regione dedicano ampio spazio alla visita del Pontefice nel Paese arabo. "'Pellegrino di Pace', Papa Francesco va nell'Iraq ferito dalla guerra", titola Asharq Al-Awsat. In risalto la tappa a Najaf e l'incontro che Papa Francesco avrà con il grande ayatollah Ali Al-Sistani. "La visita di Papa Francesco per dare speranza e conforto agli iracheni di tutte le fedi", titola Arab News, che parla di un "pellegrinaggio di tre giorni nonostante il recente aumento dei casi di coronavirus in Iraq e della violenza". "Papa Francesco in visita in Iraq", il titolo del live del sito Rudaw, che da giorni racconta dei preparativi nel Kurdistan iracheno in attesa del Pontefice.
La partenza
Giunto allo scalo di Fiumicino il Papa, prima di imbarcarsi sull' Airbus A330 dell'Alitalia ha salutato le autorità civili e religiose presenti, poi, con la borsa nera nella mano sinistra e la mascherina sul volto, è salito sulla scaletta per raggiungere il portellone di ingresso dell'aereo. Qui, il breve saluto all'equipaggio di undici persone, composto da tre piloti e otto assistenti di volo coordinati dal comandante Alberto Colautti. A bordo anche l'immagine della Vergine di Loreto, a cento anni dalla sua proclamazione di patrona degli aeronauti, e mentre è in corso il Giubileo lauretano che Francesco ha prorogato fino al 10 dicembre 2021.
Al momento di lasciare il territorio italiano, il Santo Padre ha fatto pervenire al presidente della Repubblica Sergio Mattarella il consueto telegramma di sorvolo con l'auspicio di prosperità e serenità esteso a tutta la popolazione. Come ha ricordato il Santo Padre mercoledì scorso all'udienza generale, la visita in Iraq è accompagnata da una trepidante attesa.
"Da tempo - ha affermato Francesco dopo la catechesi - desidero incontrare quel popolo che ha tanto sofferto; incontrare quella Chiesa martire nella terra di Abramo". Il Papa, mercoledì scorso, ha anche ricordato il desiderio non avverato del suo predecessore, Papa Wojtyla, di recarsi in Iraq. "Il popolo iracheno - ha detto - ci aspetta; aspettava San Giovanni Paolo II, al quale è stato vietato di andare. Non si può deludere un popolo per la seconda volta". Il primo viaggio apostolico in un Paese a maggioranza sciita, dilaniato negli ultimi decenni da laceranti conflitti, è anche preceduto da "un pensiero insistente". Quello del Papa condiviso il 10 giugno 2019 durante l'incontro con i partecipanti all'assemblea della riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali.
"Un pensiero insistente - ha detto in quell'occasione il Santo Padre - mi accompagna pensando all'Iraq, dove ho la volontà di andare il prossimo anno, perché possa guardare avanti attraverso la pacifica e condivisa partecipazione alla costruzione del bene comune di tutte le componenti anche religiose della società, e non ricada in tensioni che vengono dai mai sopiti conflitti delle potenze regionali".
Perché è così importante l'incontro tra il Papa e l'ayatollah Ali al-Sistani 6 marzo 2021
https://www.ilpost.it/2021/03/06/incont ... tani-iraq/Il momento più atteso e importante dello storico viaggio di Papa Francesco in Iraq è avvenuto nelle prime ore di questa mattina, quando si è svolto l’incontro con il Grande ayatollah Ali al Sistani, la massima autorità religiosa sciita del paese.
Organizzato nella città santa di Najaf, era considerato «una visita privata senza precedenti nella storia», come l’ha definito un religioso iracheno coinvolto nella sua organizzazione e citato in forma anonima da Associated Press. È senza precedenti non solo per il complicato momento che sta attraversando l’Iraq, da poco uscito da una guerra brutale contro l’ISIS, ma anche perché il Vaticano preparava una visita del genere da decenni, senza però che nessuno dei predecessori di Papa Francesco fosse riuscito a portarla a termine.
Al termine dell’incontro, la Sala Stampa vaticana ha diffuso un breve comunicato, spiegando che la “visita di cortesia” è durata 45 minuti e che durante la conversazione: “Il Santo Padre ha sottolineato l’importanza della collaborazione e dell’amicizia fra le comunità religiose perché, coltivando il rispetto reciproco e il dialogo, si possa contribuire al bene dell’Iraq, della regione e dell’intera umanità”. Il Papa ha ringraziato al Sistani per essersi impegnato, insieme alla comunità sciita, “in difesa dei più deboli e perseguitati”.
Al Sistani, 90 anni, non è soltanto un religioso riconosciuto da moltissimi iracheni e fedeli sciiti: è molto di più, un leader che quando è intervenuto nelle questioni politiche più dibattute degli ultimi vent’anni in Iraq ha cambiato la storia del paese.
Per fare degli esempi: nel 2005 un suo invito convinse moltissimi iracheni a partecipare alle elezioni di quell’anno, le prime dopo l’invasione statunitense dell’Iraq e la destituzione del regime sunnita di Saddam Hussein. Cinque anni dopo l’allora presidente statunitense Barack Obama gli chiese aiuto per risolvere una situazione politica di stallo, che impediva la formazione di un governo.
Nel 2014, al culmine del potere dell’ISIS in Iraq, emanò una fatwa per chiedere a tutti gli uomini di combattere contro lo Stato Islamico, favorendo il superamento delle moltissime divisioni che fino a quel momento avevano reso inefficace la risposta irachena al gruppo jihadista. Nel 2019, durante le enormi proteste antigovernative in corso in tutto il paese, un suo sermone spinse alle dimissioni l’allora primo ministro Adil Abdul Mahdi.
Ali al Sistani (Office of Grand Ayatollah Ali al-Sistani, via AP)
Al Sistani e il Papa si sono incontrati da soli, ad eccezione dei rispettivi interpreti, nella casa di al Sistani a Najaf. L’incontro era stato pianificato nei minimi dettagli: per esempio si sapeva che Papa Francesco si sarebbe tolto le scarpe prima di entrare nella stanza di al Sistani, e che al Sistani, che solitamente rimane seduto di fronte ai visitatori, si sarebbe alzato per salutare il Papa e accompagnarlo vicino a un divano blu a “L”, invitandolo sedersi. «Tutto questo non è mai stato fatto prima da sua Eminenza [al Sistani] per nessun ospite», ha detto un religioso di Najaf citato da Associated Press.
Tutto l’incontro per certi versi è stato eccezionale, per le modalità in cui è avvenuto – nel mezzo delle preoccupazioni per la pandemia e per la sicurezza della delegazione del Papa – e per la sua incredibile importanza simbolica.
– Leggi anche: L’Iraq rischia di collassare
Anzitutto l’incontro tra il Papa e al Sistani è considerato storico per l’implicito “messaggio di pace” alla popolazione irachena, che negli ultimi anni ha attraversato momenti di enorme violenza (come la guerra contro l’ISIS) e instabilità (con diverse crisi di governo, tra le altre cose).
Inoltre, non meno importante, perché ha un significato politico che si estende oltre i confini nazionali iracheni, e che interessa il vicino Iran, paese anch’esso a maggioranza sciita e ormai da anni molto presente negli affari interni iracheni. Al Sistani non è amico dell’Iran, si è sempre opposto all’influenza iraniana nel paese, e la città irachena di Najaf è da sempre in competizione con quella iraniana di Qom per la supremazia tra i fedeli dell’Islam sciita. Le due scuole sono in contrasto anche perché hanno una visione opposta su quale dovrebbe essere il ruolo della religione nella politica, con al Sistani molto lontano dall’idea iraniana del clero gestore diretto e quasi assoluto del potere. Di recente, inoltre, al Sistani si era rifiutato di incontrare Embrahim Raisi, capo della Giustizia in Iran e considerato uno dei possibili successori di Ali Khamenei, la Guida suprema iraniana, cioè la massima autorità politica e religiosa del suo paese.
Per questo, per alcuni osservatori, con l’incontro di sabato non solo Papa Francesco ha riconosciuto implicitamente al Sistani come proprio interlocutore privilegiato nell’Islam sciita, ma al Sistani ha dimostrato anche di preferire un incontro con il capo della chiesa cattolica a uno con un leader politico di un paese formalmente alleato e amico dell’Iraq.
Fedeli e studenti dei seminari sciiti a Najaf, in Iraq (AP Photo/Hadi Mizban)
Nell’ultimo mese in Iraq ci sono stati due attacchi contro basi militari che ospitano soldati occidentali, e che hanno generato molta preoccupazione in vista della visita del Papa: il primo risale al 15 febbraio, compiuto contro una base di Erbil, nel Kurdistan Iracheno; il secondo al 3 marzo, quando è stato colpita la base aerea di Ain al Asad, nella provincia nordoccidentale di Anbar.
I responsabili di attacchi di questo tipo sono solitamente milizie appoggiate dall’Iran, le stesse che si erano rafforzate durante la guerra contro l’ISIS incentivata proprio da al Sistani. Il fatto che siano in grado di colpire obiettivi militari iracheni e occidentali la dice lunga sul tipo di influenza che sono ancora in grado di esercitare nel paese, e sulla capacità del regime iraniano di intromettersi negli affari interni iracheni.
L’incontro tra il Papa e al Sistani è stato importante anche per un’altra ragione: perché potrebbe garantire un po’ di sicurezza in più alla minoranza cristiana in Iraq dopo anni di difficoltà, anche di fronte agli atti intimidatori compiuti dalle milizie sciite. Era stata proprio la Chiesa caldea, dottrina cattolica diffusa soprattutto in Medio Oriente, a voler organizzare l’incontro tra i due leader religiosi, e a insistere quando sembrava che non se ne sarebbe fatto nulla.
Come previsto, l’incontro non è terminato con la firma di un documento condiviso, come si era ipotizzato in un primo momento e come Papa Francesco aveva fatto due anni fa alla fine del colloquio ad Abu Dhabi con il religioso sunnita Ahmed al Tayeb, l’autorità massima dell’Islam sunnita, citato esplicitamente dal Papa nella sua ultima enciclica. Non significa però che le due parti non vogliano dare importanza all’evento, o che l’incontro non produrrà conseguenze importanti in Iraq e nei paesi vicini.
Papa Francesco in Iraq: video diretta/ Bergoglio: "Realizziamo il sogno di Dio"https://www.ilsussidiario.net/autori/niccolo-magnani/ Niccolò Magnani
06.03.2021
https://www.ilsussidiario.net/news/papa ... a/2139019/«Noi, fratelli e sorelle di diverse religioni, ci siamo trovati qui, a casa, e da qui, insieme, vogliamo impegnarci perché si realizzi il sogno di Dio: che la famiglia umana diventi ospitale e accogliente verso tutti i suoi figli; che, guardando il medesimo cielo, cammini in pace sulla stessa terra»: questo l’appello lanciato da Papa Francesco nello storico incontro interreligioso.
Come riportano i colleghi di Vatican News, Bergoglio ha ricordato che in Iraq le nubi oscure del terrorismo, della guerra e della violenza si sono addensate e il Paese ha visto tutte le sofferenze delle comunità etniche e religiose. Papa Francesco ha poi rimarcato che educare i più giovani alla fraternità è «il vaccino più efficace per un domani di pace», per poi rivolgere un invito ribadendo che «chi segue le vie di Dio non può essere contro qualcuno, ma per tutti». (Aggiornamento di MB)
PAPA FRANCESCO IN IRAQ, L’INCONTRO CON AL-SISTANI
Prosegue la visita di Papa Francesco in Iraq. Dopo Baghdad, il Santo Padre ha fatto tappa a Najaf, nel sud del paese, dove ha incontrato Il Grande Ayatollah Al-Sistani, la massima autorità religiosa per gli sciiti. L’incontro è stato privato, tenutosi nella casa del leader religioso: “Ha difeso deboli dalla violenza durante la visita di cortesia, durata circa quarantacinque minuti – le parole del portavoce vaticano, Matteo Bruni, riportate da TgCom24.it – il Santo Padre ha sottolineato l’importanza della collaborazione e dell’amicizia fra le comunità religiose perché, coltivando il rispetto reciproco e il dialogo, si possa contribuire al bene dell`Iraq, della regione e dell’intera umanità”.
“L`incontro – ha proseguito e concluso Matteo Bruni – è stata l’occasione per il Papa di ringraziare il Grande Ayatollah Al-Sistani perché, assieme alla comunità sciita, di fronte alla violenza e alle grandi difficoltà degli anni scorsi, ha levato la sua voce in difesa dei più deboli e perseguitati, affermando la sacralità della vita umana e l’importanza dell’unità del popolo iracheno”. Al termine del vis a vis con l’Ayatollah Al-Sistani il Papa è volato a Nassiriya, quindi pregherà a Ur dei Caldei con i rappresentanti di altre religioni. Nel pomeriggio il ritorno a Baghdad per la messa in rito caldeo, prima volta del Pontefice. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
PAPA FRANCESCO IN IRAQ: DIRETTA VIDEO, BERGOGLIO “VIOLENZA INCOMPATIBILE CON LA FEDE”
Nuove dichiarazioni di Papa Francesco direttamente dall’Iraq. Il pontefice argentino ha voluto ricordare di aver colto «l’opportunità di compiere questa Visita Apostolica, a lungo attesa e desiderata, nella Repubblica di Iraq; di poter venire in questa terra, culla della civiltà strettamente legata, attraverso il Patriarca Abramo e numerosi profeti, alla storia della salvezza e alle grandi tradizioni religiose dell’Ebraismo, del Cristianesimo e dell’Islam». Papa Francesco ha poi aggiunto, riporta Rai News: «Esprimo la mia gratitudine al Signor Presidente Salih per l’invito e per le cortesi parole di benvenuto, che mi ha rivolto anche a nome delle altre Autorità e del suo amato popolo. Ugualmente saluto i Membri del Corpo diplomatico e i Rappresentanti della società civile». (Aggiornamento di MB)
PAPA FRANCESCO IN IRAQ: “TACCIANO LE ARMI”
Arrivano le prime dichiarazioni di Papa Francesco dal suo viaggio in Iraq. «Basta violenze, estremismi, fazioni e intolleranze», le parole del Pontefice, che ha subito rivolgere un appello che racchiuse il senso del suo viaggio nel Paese arabo. Come riporta Il Fatto Quotidiano, Bergoglio ha sottolineato di essere a Baghdad come penitente, chiedendo perdono al cielo e ai fratelli per tante distruzioni e crudeltà. «Vengo come pellegrino di pace, in nome di Cristo, principe della pace. Quanto abbiamo pregato, in questi anni, per la pace in Iraq! San Giovanni Paolo II non ha risparmiato iniziative, e soprattutto ha offerto preghiere e sofferenze per questo. E Dio ascolta, ascolta sempre! Sta a noi ascoltare lui, camminare nelle sue vie», ha spiegato Papa Francesco: «Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque! Cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace! Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace». (Aggiornamento di MB)
PAPA FRANCESCO: “VIAGGIO IN IRAQ É UN DOVERE”
«Il viaggio in Iraq è un dovere verso una terra martoriata»: così Papa Francesco ai microfoni dei giornalisti nel corso del volo che lo ha portato da Roma a Baghdad. Il pontefice ha espresso contentezza nel riprendere i viaggi apostolici ed ha tenuto esprimere un pensiero in vista della missione: ricordiamo che Bergoglio ha ricevuto il premio “Maria Grazia Cutuli” per il suo ruolo di inviato speciale nel nome di fede, fratellanza e pace. «Sono contento di riprendere i viaggi», le parole di Papa Francesco riportate dai colleghi di Vatican News. Poi il pontefice argentino ha tenuto a fare un saluto – con mascherina, nel rispetto delle norme anti-Covid – a giornalisti e operatori a bordo dell’aereo: «Non voglio rimanere lontano, passerò per salutarvi più da vicino: grazie per la compagnia che mi fate». (Aggiornamento di MB)
PAPA FRANCESCO IN IRAQ, IL MESSAGGIO DI SERGIO MATTARELLA
È partito alle ore 7.45 il Santo Padre dall’Aeroporto di Fiumicino, ricevendo il messaggio accorato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Realizzando un proposito che San Giovanni Paolo II non poté attuare, la Sua presenza in Iraq rappresenta per le martoriate comunità cristiane di quel Paese e dell’intera regione una concreta testimonianza di vicinanza e di paterna sollecitudine. La missione di Vostra Santità assume, inoltre, una particolare valenza quale segno di continuità dopo il Viaggio Apostolico negli Emirati Arabi Uniti, compiendo un ulteriore passo lungo il cammino tracciato dalla dichiarazione sulla fratellanza umana».
Dall’Iraq invece parla il Cardinal Luis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei: intervistato da Radio Vaticana, il presule celebra quel cuore iracheno che batte per l’arrivo del Santo Padre Francesco «c’è un’attesa così forte da parte di tutti per un cambiamento. Ma anche i cristiani hanno preparato i luoghi dove andrà, le chiese, la liturgia … c’è un’attesa straordinaria!». L’abbraccio che il Papa darà all’Iraq è qualcosa di fondamentale per ripartire nel futuro prossimo con un velo di speranza in più in un luogo che sembra “dimenticato da Dio”: «Il Santo Padre parlerà della fraternità umana e della fraternità spirituale quando andrà a Ur, la terra di Abramo, ma parlerà anche della speranza, della fiducia, della solidarietà e della collaborazione di tutta la popolazione per un futuro migliore. I cristiani anche devono uscire dal loro complesso e dalle loro paure e preoccupazioni e devono aprirsi. Qui c’è tanta gioia da parte di tutti». Il Papa oggi in Iraq è segno vivente che ‘quel’ Dio non si è dimenticato di nessuno, neanche di quel popolo martoriato dalle dittature.
IL VIAGGIO DEL PAPA IN IRAQ
«Siete tutti Fratelli», questo è il motto voluto fortemente da Papa Francesco nell’intraprendere il viaggio apostolico in Iraq, il primo extra Ue dall’inizio della pandemia, da oggi 5 marzo fino all’8 marzo. A poche settimane dal tremendo attentato a Baghdad e con una situazione di tensione interna tra Covid e lotte geo-politiche sul destino del Medio Oriente, il Santo Padre non solo ha confermato il suo viaggio apostolico ma ha offerto questa sua lunga visita in terra irachena – primo Papa nella storia – al processo di pace e fraternità che merita questa Terra martoriata che diede i “natali” al grande padre di tutti i monoteismi, Abramo.
Infondere coraggio e speranza al popolo iracheno e di tutto il Medio Oriente è il primo importantissimo obiettivo del viaggio di Papa Francesco, ma non certo l’unico: si cercherà di continuare e rafforzare i ponti tra il Vaticano e il mondo dell’Islam con il dialogo interreligioso che passerà attraverso l’incontro con uno dei leader musulmani più influenti al mondo, l’Ayatollah Ali al-Sistani. «Il popolo iracheno ci aspetta – ha spiegato nell’ultima l’udienza generale mercoledì scorso – Aspettava San Giovanni Paolo II, quando gli è stato vietato di andare: non si può deludere un popolo per la seconda volta». Come ha riportato l’Ispi in vista dell’importante viaggio apostolico, l’Iraq ha visto diminuire dell’80% la popolazione cristiana negli ultimi 20 anni dopo la deposizione del dittatore Saddam Hussein e la disgregazione dell’unità politica irachena. Ad oggi i cristiani presenti sul territorio sono lo 0,4-0,7% del totale, ma non sarà solo a loro che il Rappresentante di San Pietro guarderà nella visita spalmata su 3 giorni.
IL VIDEO MESSAGGIO AI FEDELI IRACHENI
«Vengo come pellegrino, come pellegrino penitente per implorare dal Signore perdono e riconciliazione dopo anni di guerra e di terrorismo, per chiedere a Dio la consolazione dei cuori e la guarigione delle ferite. E giungo tra voi come pellegrino di pace, a ripetere: «Voi siete tutti fratelli» (Mt 23,8). Sì, vengo come pellegrino di pace in cerca di fraternità, animato dal desiderio di pregare insieme e di camminare insieme, anche con i fratelli e le sorelle di altre tradizioni religiose, nel segno del padre Abramo, che riunisce in un’unica famiglia musulmani, ebrei e cristiani», così scrive Papa Francesco nel video messaggio inviato prima del Viaggio Apostolico in Iraq.
Bergoglio parla ai testimoni e ai martiri della fede che resistono nel vivere con e per Gesù nonostante tutti i drammi e le persecuzioni: «Sono onorato di incontrare una Chiesa martire: grazie per la vostra testimonianza! I tanti, troppi martiri che avete conosciuto ci aiutino a perseverare nella forza umile dell’amore. Avete ancora negli occhi le immagini di case distrutte e di chiese profanate, e nel cuore le ferite di affetti lasciati e di abitazioni abbandonate. Vorrei portarvi la carezza affettuosa di tutta la Chiesa, che è vicina a voi e al martoriato Medio Oriente e vi incoraggia ad andare avanti». Un viaggio nel segno di Abramo, come ricorda ancora il Papa nel video messaggio «Da voi, millenni fa, Abramo incominciò il suo cammino. Oggi sta a noi continuarlo, con lo stesso spirito, percorrendo insieme le vie della pace! Per questo su tutti voi invoco la pace e la benedizione dell’Altissimo. E a tutti voi chiedo di fare lo stesso di Abramo: camminare nella speranza e mai lasciare di guardare le stelle».
PAPA IN IRAQ, IL PROGRAMMA
La sala stampa del Vaticano ha diffuso il lungo programma del viaggio apostolico di Papa Francesco, visibile in diretta video streaming sul canale YouTube di Vatican News e diretta tv su Tv2000: questa mattina la partenza da Fiumicino con il saluto del Premier Mario Draghi che verrà personalmente in aeroporto per un breve ma significativo colloquio con il Santo Padre. L’arrivo a Baghdad è previsto nel pomeriggio con accoglienza ufficiale e incontro con il Primo Ministro Mustafa Al-Kadhimi presso Palazzo Presidenziale, con visita di cortesia al Presidente della Repubblica Palazzo Presidenziale. A seguire, in chiusura della prima giornata in Iraq, l’incontro del Papa con i vescovi, sacerdoti, religiosi e seminaristi nella Cattedrale Siro-Cattolica di “Nostra Signora della Salvezza” a Baghdad.
Sabato 6 marzo il Santo Padre si trasferirà a Najaf, la città santa degli sciiti, con l’atteso incontro con il grande ayatollah Sayyid Ali Al-Husaymi Al-Sistani; a seguire, il volo verso Nassiriya, per l’incontro interreligioso presso la Piana di Ur. Nel pomeriggio il rientro a Baghdad con celebrazione della Santa Messa presso la Cattedrale Caldea di San Giuseppe. Domenica 7 marzo invece la partenza per Erbil dove incontrerà i rappresentanti della regione autonoma del Kurdistan iracheno: a seguire, volo in elicottero verso Mosul per la preghiera di suffragio per le vittime della guerra presso Hosh al-Bieaa. Al termine, Papa Francesco si recherà sempre in elicottero per Qaraqosh, con la visita alla comunità cristiana locale e la recita dell’Angelus. Nel pomeriggio, il rientro a Erbil dove la Santa Messa sarà celebrata nello Stadio “Franso Hariri”, prima di rientrare a Baghdad. Il giorno dopo, lunedì 8 marzo, cerimonia di congedo all’aeroporto di Baghdad per il rientro a Roma-Ciampino.
Papa Francesco in Iraq: Terroristi tradiscono fede, non si può tacere6 marzo 2021
https://tg24.sky.it/mondo/2021/03/06/pa ... cesco-iraqProsegue lo storico viaggio del Pontefice. Prima tappa questa mattina nella città di Najaf, dove ha incontrato il grande Ayatollah Ali Sistani, massima autorità religiosa per gran parte dei musulmani sciiti. Il viaggio è proseguito con una visita, via Nassiriya, a Ur dei Caldei, la città di Abramo, il padre delle tre fedi monoteiste, per una preghiera interreligiosa. "Dio è misericordioso" e "l'offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello", ha aggiunto. Chi ha fede "rinuncia ad avere nemici"
Prosegue la storica visita di Papa Francesco in Iraq: oggi è volato nel sud del Paese. "Dio è misericordioso" e "l'offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione. E noi credenti non possiamo tacere quando il terrorismo abusa della religione”, ha detto nell'incontro interreligioso nella piana di Ur (Nassiriya, Sud dell'Iraq) sottolineando che "sta a noi dissolvere con chiarezza i fraintendimenti. Non permettiamo che la luce del Cielo sia coperta dalle nuvole dell’odio. Sopra questo Paese si sono addensate le nubi oscure del terrorismo, della guerra e della violenza”. Chi ha fede "rinuncia ad avere nemici”, ha aggiunto il Pontefice da quella che è la città di Abramo, il padre del monoteismo. "Chi ha il coraggio di guardare le stelle, chi crede in Dio, non ha nemici da combattere - ha detto ancora - . Ha un solo nemico da affrontare, che sta alla porta del cuore e bussa per entrare: è l'inimicizia. Mentre alcuni cercano di avere nemici più che di essere amici, mentre tanti cercano il proprio utile a discapito di altri, chi guarda le stelle delle promesse, chi segue le vie di Dio non può essere contro qualcuno, ma per tutti. Non può giustificare alcuna forma di imposizione, oppressione e prevaricazione”.
"Libertà di fede e di coscienza diritti fondamentali"
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"È indegno che, mentre siamo tutti provati dalla crisi pandemica, e specialmente qui dove i conflitti hanno causato tanta miseria, qualcuno pensi avidamente ai propri affari”, ha aggiunto il Papa. Poi ha sottolineato che "non ci sarà pace senza condivisione e accoglienza, senza una giustizia che assicuri equità e promozione per tutti, a cominciare dai più deboli. Non ci sarà pace senza popoli che tendono la mano ad altri popoli. Non ci sarà pace finché gli altri saranno un loro e non un noi. Non ci sarà pace finché le alleanze saranno contro qualcuno, perché le alleanze degli uni contro gli altri aumentano solo le divisioni. La pace non chiede vincitori né vinti, ma fratelli e sorelle che, nonostante le incomprensioni e le ferite del passato, camminino dal conflitto all'unità. Chiediamolo nella preghiera per tutto il Medio Oriente, penso in particolare alla vicina, martoriata Siria". "Oggi preghiamo - ha aggiunto Bergoglio - per quanti hanno subito tali sofferenze, per quanti sono ancora dispersi e sequestrati, perché tornino presto alle loro case. E preghiamo perché ovunque siano rispettate e riconosciute la libertà di coscienza e la libertà religiosa: sono diritti fondamentali, perché rendono l'uomo libero di contemplare il Cielo per il quale è stato creato”.
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Questa mattina il Papa ha incontrato a Najaf, nel centro dell'Iraq, il Grande Ayatollah Sayyid Ali Al-Husayni Al-Sistani, massima autorità religiosa per gran parte dei musulmani sciiti. L'incontro, di carattere privato, si è tenuto nella casa del leader religioso. Durante la visita, durata circa quarantacinque minuti, Bergoglio ha sottolineato "l'importanza della collaborazione e dell'amicizia fra le comunità religiose perché, coltivando il rispetto reciproco e il dialogo, si possa contribuire al bene dell'Iraq, della regione e dell'intera umanità". Lo riferisce il direttore della sala stampa vaticana Matteo Bruni aggiungendo che "l'incontro è stata l'occasione per il Papa di ringraziare il Grande Ayatollah Al-Sistani perché, assieme alla comunità sciita, di fronte alla violenza e alle grandi difficoltà degli anni scorsi, ha levato la sua voce in difesa dei più deboli e perseguitati, affermando la sacralità della vita umana e l'importanza dell'unità del popolo iracheno". Nel congedarsi dal Grande Ayatollah, il papa "ha ribadito la sua preghiera a Dio, Creatore di tutti, per un futuro di pace e di fraternità per l'amata terra irachena, per il Medio Oriente e per il mondo intero", conclude Bruni. Najaf è la terza città sacra per i musulmani sciiti dopo la Mecca e Medina e ospita la tomba di Alì, genero e cugino di Maometto.
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Nel suo primo discorso di ieri ha esortato: "Tacciano le armi. Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque. Cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace. Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace. Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze". Il Papa ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché svolga un ruolo di pacificazione in Iraq e nel Medio Oriente ma "senza imporre interessi politici o ideologici". "Anche la comunità internazionale ha un ruolo decisivo - ha detto Papa Francesco nel discorso al governo e alle autorità civili - da svolgere nella promozione della pace in questa terra e in tutto il Medio Oriente". "Auspico che le nazioni non ritirino dal popolo iracheno la mano tesa dell'amicizia e dell'impegno costruttivo, ma continuino a operare in spirito di comune responsabilità con le Autorità locali, senza imporre interessi politici o ideologici”. In Iraq sono state rafforzate le misure di sicurezza ma anche preparate misure di accoglienza straordinarie per la storica visita: è il primo viaggio apostolico in un Paese a maggioranza sciita.
“Il nome di Dio non può giustificare il terrorismo” Francesco Grana
6 Marzo 2021
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edi ... o/6124108/ Francesco a Baghdad. Il Papa, appena arrivato, manda un messaggio all’estremismo islamico. Per la prima volta Bergoglio ha accettato di salire su un’auto blindata
Il viaggio di Papa Francesco, appena atterrato in Iraq, inizia con la novità di un’auto blindata, una Bmw con i vetri antiproiettile messa a disposizione dalle forze di sicurezza irachene, a testimoniare lo stato di allerta per la visita del Pontefice in un territorio ancora martoriato dalle violenze. Questa tappa è destinata a cambiare per […]
Papa Francesco sbaglia nel ribadire che ebraismo, cristianesimo e islam adorerebbero lo stesso Dio e che Abramo sarebbe il “padre” comune
Magdi Cristiano Allam7 marzo 2021
https://www.magdicristianoallam.it/blog ... omune.html Buona domenica del Signore amici. Oggi nella terza domenica di Quaresima la Chiesa cattolica nella sua liturgia commemora l’evento di Gesù che cacciò i mercanti dal Tempio. In Giovanni 2, 13-17 si legge: «Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!” I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà”.».
La cacciata dei mercanti dal Tempio è una testimonianza per i cristiani della specificità e diversità della fede in Gesù, concepito come vero Dio e vero uomo nato, morto e risorto, rispetto alle altre religioni.
Ebbene nella sua visita in Iraq, che si concluderà domani, Papa Francesco ha consolidato la tesi di una spiritualità comune dell’ebraismo, cristianesimo e islam perché discenderebbero da Abramo, presentato nella sua terra natia a Ur dei Caldei come “padre” unico di quelle che in una ricorrente litania vengono indicate come le “tre grandi religioni monoteiste, rivelate, abramitiche, del Libro”.
In parallelo Papa Francesco ha reiterato la tesi secondo cui tutte le religioni sono sostanzialmente uguali perché si fonderebbero sulla fede in Dio e sull’amore del prossimo, e di conseguenza i terroristi islamici sarebbero la manifestazione di una perversione del “vero islam”.
In un video-messaggio diffuso prima della sua partenza in Iraq venerdì 5 marzo, Papa Francesco dice: «Giungo tra voi come pellegrino di pace, a ripetere: 'Voi siete tutti fratelli”. Sì, vengo come pellegrino di pace in cerca di fraternità, animato dal desiderio di pregare insieme e di camminare insieme, anche con i fratelli e le sorelle di altre tradizioni religiose, nel segno del padre Abramo, che riunisce in un'unica famiglia musulmani, ebrei e cristiani». Ieri a Ur dei Caldei, dove si è tenuto un incontro interreligioso, Papa Francesco ha chiarito: «Dio chiese ad Abramo di alzare lo sguardo al cielo e di contarvi le stelle. In quelle stelle vide la promessa della sua discendenza, vide noi. E oggi noi, ebrei, cristiani e musulmani, insieme con i fratelli e le sorelle di altre religioni, onoriamo il padre Abramo facendo come lui: guardiamo il cielo e camminiamo sulla terra».
A proposito della tesi secondo cui tutte le religioni si fonderebbero e predicherebbero l’amore per il prossimo, Papa Francesco ieri a Ur dei Caldei ha detto: «Ecco la vera religiosità: adorare Dio e amare il prossimo. Nel mondo d’oggi, che spesso dimentica l’Altissimo o ne offre un’immagine distorta, i credenti sono chiamati a testimoniare la sua bontà, a mostrare la sua paternità mediante la loro fraternità». «Da questo luogo sorgivo di fede, dalla terra del nostro padre Abramo, affermiamo che Dio è misericordioso e che l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione. E noi credenti non possiamo tacere quando il terrorismo abusa della religione. Anzi, sta a noi dissolvere con chiarezza i fraintendimenti. Non permettiamo che la luce del Cielo sia coperta dalle nuvole dell’odio!».
Apprezzo il fatto che Papa Francesco sia stato il primo Papa a recarsi in Iraq, dopo il divieto di Saddam Hussein a Giovanni Paolo II di recarvisi nel 1999, anche se si tratta comunque di una visita tardiva considerando che in vent’anni sono scomparsi i due terzi dei cristiani residenti, costretti alla fuga dalle guerre, massacrati dai terroristi islamici sunniti, repressi da tutti i musulmani. Così come apprezzo la volontà di Papa Francesco di favorire uno spirito di fraternità tra le differenti confessioni ed etnie che compongono la realtà dell’Iraq.
Ma Papa Francesco sbaglia nel ribadire che ebraismo, cristianesimo e islam adorerebbero lo stesso Dio, perché l’Allah islamico è uno dei 365 idoli del Pantheon politeista arabo e non è in alcun modo paragonabile né al Dio unico dell’ebraismo né al Dio uno e trino del cristianesimo.
Papa Francesco sbaglia a ribadire che Abramo sarebbe il “padre” unico degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani perché l’Abramo coranico è solo un omonimo dell’Abramo biblico, che secondo il Corano sarebbe vissuto alla Mecca, sarebbe il fondatore dell’islam, avrebbe lui edificato la Kaaba, il principale luogo di culto sacro dell’islam nel punto della Terra che corrisponderebbe al trono di Allah nei Cieli.
Papa Francesco sbaglia a ribadire che ebraismo, cristianesimo e islam sarebbero in ugual modo delle religioni fondate sull’amore del prossimo, perché Allah nel Corano ordina di discriminare, odiare e uccidere i non musulmani, ma soprattutto perché Maometto ha perpetrato crimini contro l’umanità combattendo, uccidendo, sgozzando e decapitando personalmente i non musulmani, culminando nella strage di circa 900 ebrei della tribù dei Banu Quraisha nel 627 a Medina.
Papa Francesco sbaglia nel ribadire che i terroristi islamici sarebbero delle schegge impazzite che devierebbero e profanerebbero il “vero islam”, mentre la verità è che all’opposto i terroristi islamici sono i musulmani che più di altri ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che Maometto ha detto e ha fatto.
Papa Francesco sbaglia nel sovrapporre la dimensione della persona con la dimensione della religione, ritenendo che il doveroso amore cristiano del prossimo insegnatoci da Gesù debba automaticamente e acriticamente tradursi nella legittimazione della religione del prossimo, a prescindere dall’assoluta incompatibilità di ciò che Allah prescrive nel Corano e di ciò che ha detto e ha fatto Maometto non solo con i valori che sostanziano il cristianesimo, ma anche con le leggi laiche dello Stato e con le regole su cui si fonda la civile convivenza.
Cari amici, è da 1400 anni che l’islam codificato nel Corano e praticato da Maometto combatte su vari fronti per sottomettere l’Europa e l’insieme dell’umanità, dopo aver sottomesso la sponda meridionale e orientale del Mediterraneo. Se noi europei non vogliamo fare la fine dei cristiani che sulle altre due sponde del Mediterraneo costituivano il 98% della popolazione prima delle invasioni islamiche nel Settimo secolo e ora sono circa il 5%, dobbiamo avere l’onestà intellettuale e il coraggio umano di mettere fuori legge l’islam come religione dentro casa nostra, nel più assoluto rispetto dei musulmani che scelgono di condividere la nostra casa comune rispettando le nostre leggi, ottemperando alle regole della civile convivenza, condividendo i valori che sostanziano la nostra civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane, greco-romane, umaniste e illuministe. Solo se saremo forti dentro casa nostra assicurandoci il rispetto incondizionato da parte di tutti, noi potremo essere forti ovunque nel mondo assicurandoci il rispetto incondizionato da parte di tutti.
Noi che amiamo l’Italia andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà per riscattare l’Italia come Stato nazionale indipendente e sovrano, per affermare il primato del bene degli italiani, per far rinascere la nostra civiltà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo.