San Marco l’evanxełista ebreo el Santo Paròn dei veneti

Re: San Marco l’evanxełista ebreo el Santo Paròn dei veneti

Messaggioda Berto » sab nov 08, 2014 12:26 am

???

http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_(nome)

Continua il praenomen romano Marcus, generalmente considerato di struttura teoforica (anche come forma sincopata di Marticus) e riferito al dio romano della guerra Marte (quindi "di Marte", "dedicato a Marte")tale origine è condivisa anche dai nomi Martino e Marziale. Marcus è attestato anche dal medievale Isidoro di Siviglia con il significato di "martello di legno" in latino, tuttavia l'origine corretta è quasi certamente la prima citata.

Va notato che un nome Mark esiste anche nell'onomastica germanica, basato sull'elemento marah ("confine", presente anche in Marcolfo), che è completamente non correlato al nome latino.

Ai tempi dell'Impero romano era così diffuso da acquisire una forma greca, Μάρκος (Markos), che è quella portata dall'evangelista Marco. Proprio grazie a tale figura il nome ebbe ampissima diffusione nel Medioevo, specialmente a Venezia (di cui san Marco è patrono e dove, secondo la tradizione, sarebbero le sue spoglie). In inglese è maggiormente diffuso nella forma Mark, che è derivata direttamente da quella greca; negli Stati Uniti, è stata tra i dieci nomi più usati fra il 1955 e il 1970. In misura minore è affiancata anche dal classico latino Marcus.

Da Marco sono derivati i nomi Marcello (un diminutivo tipicamente latino) e Marzio (un patronimico); non va confuso col nome Malco, di origine del tutto differente.

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... ZQVUU/edit



Vien natural dimandarse se ƚa fameja ebraega de l’evanxeƚista ebraego “Marco” ƚa ghe gapie dà on nome pagan (grego-roman) kel se rifava al mexe de marso e a al dio Marte o se ‘l nome ebraego “Marco” el gapie tuto n’altro senso e n’altra orexene (vardarse l’etimoƚoja de Semeran) e ke dapò, ente ƚi ani roman-cristiani ƚa se ga xmisia co ‘l nome latin-roman Marco.


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... s-nome.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... aritus.jpg


Da le 27 etimol/oje global/i de Merritt Ruhlen
http://en.wikipedia.org/wiki/Merritt_Ruhlen

MAKO
da:
http://www.merrittruhlen.com/files/Global.pdf
pajna 307

12 MAKO ‘child’

?Niger-Congo:
Bantu: Ngoala maÑku ‘child,’
Yaunde moÑgo,
Pande maÑga,
Mbudikum-Bamum muÑke.
[HJ II: 271]

Indo-European:
Proto-Indo-European *maghos ‘young,’ *maghu ‘child, boy’; Iranian: Avestan maγava ‘unmarried’;
Celtic: Old Irish macc ‘son’;
Germanic: Gothic magus ‘boy,’
Old English magu ‘child, son, man,’
Swedish m˚ag ‘son-in-law’;
Baltic: Latvian maˇc (gen. ma´ga) ‘small.’
[IE 696, AB 371]

Dravidian:
Tamil maka ‘child, young of an animal, son or daughter,’
Malayalam makan ‘son,’ makkal. ‘children (esp. sons),’
Kota mog ‘child,’
Toda mox ‘child, son, male, daughter,’
Kannada maga ‘son, male person,’makan ‘son,’ magu ‘infant, child of either sex,’
Kodagu makka ‘children,’
Tulu mage ‘son,’ magal.u ‘daughter,’
Telugu maga ‘male,’
Konda moga kor. o ‘boy child,’ g¯alu ‘daughter’ (< *mg¯alu), Pengo g¯ar. ‘daughter,’
Kuwi maka (vocative used to daughters and sisters in affection), Malto maqe ‘boy,’ maqi ‘girl,’ maqo ‘small, little, young,’ maqu ‘young of an animal.’
[D 4616, AB 371]

Caucasian:
Proto-Caucasian *mik’wV ‘small, young one,’
Proto-Avar-Andi *mok’i ∼ *mik’i ‘small, child,’
Proto-Dido *mik’V ‘small, little,’
Proto-Lezghian *mik’wV ‘young.’
[C 151]

Sino-Tibetan:
Tibeto-Burman: Proto-Tibeto-Burman *m¯ak ‘son-in-law,’
Miri mak(-bo),’ Burmese (sa-)mak, Lushei m¯ak(-pa).
[ST 324]

Indo-Pacific:
Southwest New Guinea: Jaqai mak ‘child,’ Aghu amoko,
Madinava imega(-kaivagu).
[SWNG 12]

Amerind:
Almosan-Keresiouan:
Natick mukketchouks ‘boy,’
Beothuk magaraguis ‘son,’
Santa Ana -ma’kë ‘my daughter,’
Acoma magë ‘girl,’
Hidatsamakadiˇstamia;

Penutian:
Cayuse m’oks ‘baby,’
Modoc mukak,
Gashowu mokheta ‘girl,’
Santa Cruz mux-aˇs,
Zuni maki ‘young woman,’
Yuki muh ‘young,’
Mixe mahntk ‘son,’ ?miˇs ‘girl, boy’;

Hokan:
Achomawi mik-tsan ‘child’ (-tsan = dim.), Y
ana ÷imx ‘young,’
Washo m`ehu ‘boy,’
Chumash (Santa Barbara) miˇcamo ‘boy,’ amiˇcanek ‘girl,’ Chumash (Santa Ynez) makˇcai ‘daughter,’ mak-isi-huanok ‘girl,’ Cocopa xmik ‘boy,’
Walapai mik,
Maricopa maxay,
Yuman maˇsa-xay ‘girl,’
Tequistlatec (¬a-)mihkano
‘boy’;

Central Amerind:
Tewa mog`e ‘young,’ ?Otomi metsi ‘boy’;

Chibchan-Paezan:
Cuna maˇci(-gua), Ulua muix-bine ‘child,’
Chimila muka ‘son-in-law,’ muka-yunkvir ‘daughter,’
Shiriana moko ‘girl,’
Nonama mukua ‘daughter,’ muˇcaira ‘son’;

Andean:
Yahgan maku ‘son,’ makou-esa ‘daughter-in-law,’ Yamana m¯aku-n ‘son’;

Macro-Tucanoan:
Yeba m˜ak˜e˜e ‘child,’ yimaki ‘son,’
Waikina maxk˜e ‘child,’ mehino ‘boy,’
Dyurumawa (ma-)maki ‘(small) child,’
Coto ma-make ‘boy,’
Tucano muktuia ‘boy, girl,’ vimago ‘girl,’ dyemaxk˜ı ‘child,’
Curetu si-mag¨o ‘daughter,’ si-mugi ‘son,’
Waiana yemakë ‘daughter,’
¨Om¨oa yemaxke ‘son,’
Ticuna m¯akan ‘child,’
Desana mague ‘son,’ Auake makuam˜e, Waikina make;

Equatorial:
Mehinacu yamakui ‘boy,’
Paumari makinaua ‘boy,
young,’ -makhini‘grandson,’
Marawan makibmani ‘boy,’
Uru maˇci ‘daughter,’
Caranga maˇc ‘son,’
Oyampi kuny˜a-muku- ‘girl,’
Maue makubdia,
Tambe kusamuku ‘young woman’;

Macro-Carib:
Yabarana m¯uku ‘boy,’
Galibi magon ‘young of animals,’
Cumanagote miku ‘child,’
Pavishana mu’gi ‘daughter,’
Taulipang muku ‘son,’
Accawai mogo;

Macro-Panoan:
Tiatinagua mahi;
Macro-Ge: Apinage m¨aaukride ‘girl,’
Ramkokamekran m¨aggepru,
Coroado meke-ˇsambe ‘son.’
[AM 62, AMN]
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Re: San Marco l’evanxełista ebreo el Santo Paròn dei veneti

Messaggioda Berto » sab nov 08, 2014 12:29 am

San Prosdocimo di Padova

http://it.wikipedia.org/wiki/Prosdocimo_di_Padova
San Prosdocimo di Padova (... – Padova, 100 ca.) fu il primo vescovo di Padova.

Secondo la tradizione, sarebbe vissuto nel I secolo, sarebbe stato discepolo di San Pietro apostolo da cui sarebbe stato consacrato vescovo; sarebbe morto in tarda età a Padova attorno all’anno 100. Le sue spoglie sono venerate nel sacello a lui dedicato, una delle più antiche costruzioni della città. È patrono di Padova con Sant'Antonio, Santa Giustina e San Daniele.

Tradizione

La tradizione cristiana lo vuole primo vescovo della città di Padova. Secondo la tradizione, Prosdocimo sarebbe stato il secondo evangelizzatore della diocesi di Belluno, dopo San Ermagora protomartire, primo vescovo di Aquileia e discepolo di San Marco.

La tradizione vorrebbe anche in San Prosdocimo il primo evangelizzatore di Feltre.

Tracce del suo passaggio si hanno anche nell'alto vicentino dove, sempre per tradizione, la sua predicazione ha convertito le genti della Val Leogra e l'insediamento della prima chiesa locale in quel di Pievebelvicino (VI) al posto dell'esistente tempio dedicato a Diana dea della caccia.

Dal suo nome si deduce che era di origine elleniche: il nome Prosdocimo significa l’atteso in greco. Poche e tardive sono le testimonianze scritte di questo vescovo, riportate in testi agiografici pittoreschi. Le tardive fonti scritte sono anche dovute al fatto che Padova in epoca longobarda venne completamente rasa al suolo e impiegò molto tempo prima di riprendersi. Questo evento non riuscì comunque a cancellare dalla memoria dei credenti il suo primo vescovo.

La tradizione[senza fonte] lo vuole instancabile battezzatore: l'iconografia lo raffigura con il pastorale e con una brocca, simbolo di quel sacramento. Convertì e battezzò Giustina di Padova, che fu uccisa nelle persecuzioni di Massimiano. Prosdocimo non subì il martirio ma morì in tarda età venerato e amato dalla sua gente.
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Re: San Marco l’evanxełista ebreo el Santo Paròn dei veneti

Messaggioda Berto » gio dic 04, 2014 8:21 am

L’ Evangelista San Marco

http://www.raixevenete.com/l-evangelista-san-marco

Inviato dall’apostolo Pietro a portare la buona novella nelle terre del nord Italia, Marco si reca ad Aquileia e da li inizia la sua predicazione. Pietro poi gli invia un’altra missiva nella quale lo invita a recarsi ad Alessandria d’Egitto per convertire gli infedeli della città. Marco decide di ripartire in una sera tempestosa. Trovatosi in difficoltà cerca rifugio su una delle isolette della laguna , in una casupola di pescatori.

In salvo dalla tempesta, cenerà con i suoi salvatori e troverà presso loro riparo per la notte. Addormentatosi gli appare in sogno un angelo che gli rivolge il messaggio profetico che su quelle isole dove si trovava , un giorno sorgerà una grande città e Marco stesso vi troverà il suo ultimo riposo e pace, accompagnato dalle celebri parole Paxi tibi, Marce Evangelista Meus.
Al mattino raccontò tutto ai pescatori prima di partire per l’Egitto, e questi ultimi rimasero molto impressionati anche sui racconti di Marco riguardanti Gesù tanto da tramandare di padre in figlio fino all’anno 829.

Sappiamo che Marco una volta arrivato in Egitto vi trovò infine la morte per martirio.
Il corpo venne portato in patria (???) in maniera rocambolesca: Bono da Malamocco e Rustico da Torcello furono i fautori dell’impresa.

Nell’829 vigeva il divieto assoluto da parte dell’imperatore bizantino Leone V di effettuare commerci e scambi con le zone invase dai saraceni compresa Alessandria d’Egitto. Un vento “miseterioso” quasi fosse una volontà divina (…) spinse una decina di navi veneziane nelle acque di Alessandria, dove trovarono rifugio. I veneziani compresi i due tribuni Bono e Rustico, trovarono riparo dalle angherie saracene presso il monastero della chiesa di San Marco che ospitava le spoglie del Santo.
Dopo aver discusso a lungo con i custodi della chiesetta, Teodoro e Stauranzio, si prese una decisione sicura: per contrastare le vessazioni nei confronti dei popoli cristiani d’Egitto sarebbe stata necessaria un’azione emblematica; la trafugazione del corpo di San Marco era stata decisa.

Una volta messi d’accordo tutti , si passò all’azione. Nel giorno prestabilito il sarcofago venne violato e si narra che subito un profumo di rose si sparse prima in tutta la chiesa e poi per i quartieri della città: era il profumo della santità. Lo stratagemma fu nel camuffare le spoglie del Santo come fossero carne di maiale ( kanzir ) di fronte alle pattuglie saracene. Per loro la carne di maiale è considerata impura e ne è vietato qualsiasi contatto dalla loro religione.
Con disgusto le pattuglie si allontanavano lasciando quindi a Bono e Rustico via libera per la propria nave.

Nessuna pena fu loro inflitta , causa aver violato l’editto di non commerciare nelle zone d’Egitto, visto il grande tesoro che trasportavano . Vennero accolti nel porto di Olivolo a Castello e il corpo del Santo venne ospitato nei palazzi del Doge, prima di procedere ad edificare una Chiesta in suo onore.

L’ultima leggenda riguarda il ritrovamento del corpo di San Marco dopo molti anni nella stessa chiesa che lo ospitava. Questo fatto ritrova riscontro nelle cronache dell’epoca in quanto effettivamente venne persa traccia del luogo esatto della sua tumulazione e miracolosamente poi venne ritrovato grazie al braccio del santo stesso che spunto da un pilastro prima come a benedire e poi a indicare la propria posizione.
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Re: San Marco l’evanxełista ebreo el Santo Paròn dei veneti

Messaggioda Berto » gio mar 19, 2015 7:51 pm

Bosegato, boxgato, buxgat - bonbasin e iscrimire
viewtopic.php?f=44&t=422
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... N1bnc/edit
Immagine

http://www.basilicasanmarco.it/WAI/ita/ ... amento.bsm

Al santuario di Alessandria giungono, attorno all'828, un gruppo di mercanti veneziani, con l'intento di trasportare con qualsiasi mezzo le reliquie dell'evangelista nella nascente Venezia. Tra loro si distinguono Buono da Malamocco e Rustico da Torcello. I due sono venuti a sapere, dal monaco Staurazio e dal prete Teodoro, custodi del santuario, che questo corre il rischio di venir distrutto dal governatore arabo di Alessandria, deciso ad impiegare marmi e colonne delle chiese cristiane per erigere un palazzo nell'antica Babilonia. Per consolarli, i mercanti offrono loro la possibilità di condurli con sé a Venezia assieme al corpo di Marco.

Vinta la resistenza dei due religiosi, dopo aver sostituito il corpo dell'evangelista con quello della vicina martire Santa Claudia, le reliquie vengono caricate su una nave, nascoste dentro ceste di vimini, protette da foglie di cavolo e da carni suine, malviste dalla religione islamica. Al momento della partenza, un profumo intenso si diffonde dal santuario marciano per l'intera città. Tutti gli abitanti di Alessandria corrono al sacro luogo per rendersi conto del fatto. Accortisi che il corpo di Marco sta ancora al suo posto, ingannati dalla sostituzione con quello della santa, ritornano tranquilli alle loro case. I due mercanti veneziani, oltrepassando la barriera doganale della città, denunciano la merce con le fatidiche parole: "kanzir, kanzir" (maiale), vengono così lasciati passare dai doganieri, che si turano il naso per orrore della carne suina.
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Re: San Marco l’evanxełista ebreo el Santo Paròn dei veneti

Messaggioda Berto » ven ago 28, 2015 7:21 pm

Par mi el catołeçixmo lè on cristianixmo aservio a Çexare, a scuminsiar da Costantin:
https://it.wikipedia.org/wiki/Costantino_I

Cristo el gheva dito kel so regno nol jera de stà tera e de dar a Çexare coel ke jera de Çexare e a Dio coel ke jera de Dio
Co el cristianixmo lè devegnesto rełijon de l'enpero roman xe nato el catołiçixmo roman e Cristo lè stà tradesto.
Anca i venesiani co San Marco łi ga pensà ben de doparar Cristo traverso el Santo Evanxełista, par raforsar el so poder połedego.
Par mi ste operasion łe xe contrare al cristianixmo, łe xe sagrełej, pecà mortałi.

Ƚi cristiani catoƚego-romani
viewtopic.php?f=24&t=1293
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Re: San Marco l’evanxełista ebreo el Santo Paròn dei veneti

Messaggioda Berto » sab gen 23, 2016 10:23 pm

Ke ensemensa!

IL CULTO DI SAN MARCO FU IL VEICOLO DELL’UNIFICAZIONE DEI VENETI
22 gennaio 2016 di Millo Bozzolan

http://venetostoria.com/2016/01/22/il-c ... dei-veneti

Il culto di San Marco tra i veneti precede di molti secoli l’unificazione politica della terraferma, questa ne fu il suggello finale e Venezia ‘dismise’ San Todaro, come protettore, per inginocchiarsi, come è testimoniato dal meraviglioso bassorilievo della Porta della Paglia in cui il doge si inchina all’Evangelista, davanti a Lui. Questo si spiega con il fatto che San Marco evangelizzò quella che era la X Regio veneto romana e il Suo culto era ancora il fattore unificante anche politico territoriale quando la Venetia fu divisa tra Bisanzio (laguna e Istria) ed entroterra (germanico). L’opera di evangelizzazione partì da Aquileia, capitale effettiva della X regio, distrutta questa dai barbari, il Patriarca si trasferì a Grado e la sua diocesi, con il conseguente potere che ne derivava, copriva ancora i vecchi confini della X regio, quello che oggi chiamiamo ancora ‘le Venezie’ (non usiamo il termine Nord Est, per favore). Quando il Patriarca di Grado constatò che l’impero d’occidente aveva riunificato nuovamente l’antica X Regio (tranne le lagune sotto l’influenza bizantina), pensò bene di chiedere il riconoscimento della sua podestà all’imperatore. Venezia reagì portando in laguna le spoglie dell’Evangelista stesso, all’inizio dell’800, e proclamando il patriarca di Venezia come il vero erede di San Marco. Rimando ad altra mia nota in merito, che spiega nei dettagli il processo.

Queste righe le scrivo perché stimolato da un nuovo amico il quale ha notato in una sua lettura recente, come il culto marciano fosse anteriore all’unificazione stessa della nazione, nella terraferma veneta. Era logico che lo fosse, dato che l’identità unitaria delle nostre terre, fu una conseguenza dell’opera evangelizzatrice dei Veneti da parte di San Marco. Il culto continuò quindi in maniera naturale, dopo l’espansione di Venezia, e buoni testimoni sono le piazze, a Lui intitolate e le innumerevoli chiese. Anche i capitelli, nati per la devozione popolare: uno ad esempio, di inizio Seicento, si trova vicino a casa mia, a Fonzaso, in pieno centro.

L’amico mi chiede anche se vi è una relazione tra il termine Marca (trevigiana) e tale culto. In questo caso non vi è relazione alcuna, dato che il termine Marca deriva dal tedesco antico ‘mark’ (spero di aver scritto bene) che significa ‘confine’ e era un vocabolo che indicava i vari feudi in cui i Longobardi suddivisero il loro Regno, Lo troviamo anche in altre zone d’Italia e ha dato il nome alla regione Marche, parte importante del Regno longobardo.

Aggiungo una piccola testimonianza personale: a Fonzaso, cittadina vicino a Feltre, esiste un affresco murale, vecchio ormai di diversi secoli, che rimanda al culto del santo. Innumerevoli poi, sono le vie, le strade, le piazze, dedicate al Santo, patrono dei Veneti (e dei lombardo-veneti e dei friulani, di ogni popolo ne riconosca l’appartenenza antica), che sottolineano quanto ho esposto.
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Re: San Marco l’evanxełista ebreo el Santo Paròn dei veneti

Messaggioda Berto » dom apr 24, 2016 5:02 pm

Il 25 aprile, giorno del martirio di San Marco, patrono della città.

https://www.facebook.com/veniceandhishi ... 0419178526

Sotto il doge Angelo Partecipazio avviene la famosa traslazione del corpo per mezzo di due mercanti, Rustico da Torcello e Buono da Malamocco.
Questi riuscirono nell'impresa di acquistare la salma, e nasconderla alle guardie del porto di Alessandria: all'interno di una cesta di vimini, al di sotto di carne di maiale, che i mussulmani non possono nè toccare nè mangiare.
Portato il corpo a Venezia, dopo pochi anni iniziarono i lavori per la costruzione della Basilica, che ancor oggi lo custodisce.

L'acquisizione della salma da parte della città deve essere ben contestualizzata. È una storia complicata ma affascinante.
Nel VII-VIII secolo, nel nord-est italiano, i vescovi di Aquileia e di Grado hanno continuato a rivendicare per sé un titolo di grande rilievo per la Chiesa Cattolica: la carica di Patriarca del Veneto e dell'Istria (propriamente della "Venetia et Histria").
Sono sottintesi i benefici che si potevano ottenere con tale riconoscimento: maggior influenza politica nelle città, aumento dei beni di ciascuna diocesi, ecc.

Il punto fondamentale della questione fu che nel frattempo, e in maniera del tutto non ufficiale, le varie diocesi delle città vicine riconobbero la supremazia di un vescovo rispetto all'atro. In questo modo si costituirono due schieramenti: alcune città sostenevano il vescovo di Aquileia, altre quello di Grado.
Città che peraltro facevano parte di stati diversi (il Sacro Romano Impero e l'Iimpero Bizantino): il conflitto assunse così toni politici.

La diocesi di Venezia si riconobbe solo ed esclusivamente nel vescovo di Grado. La città di Grado, come la Serenissima, faceva parte ancora dell'Impero Bizantino. Al contrario Aquileia e i suoi vescovi hanno fatto parte prima del Regno Franco e poi del Sacro Romano Impero.

Per avere un maggior controllo della situazione la Serenissima non solo riuscì a trasferire la sede del vescovo da Grado a Venezia, ma ne influenò anche la nomina. Sicchè i vescovi furono tutti filo-veneziani

Ma cosa centra tutto questo con San Marco?
Centra perchè ribaltò drasticamente una situazione paradossale che si era venuta a creare: il Papa riconobbe al vescovo di Grado (filo-veneziano) ufficialmente la carica di patriarca, mentre l'imperatore Lotario la riconobbe al vescovo di Aquileia.
Ciò che accadde il 31 gennaio 828, però, cambiò totalmente le carte in tavola. Giunse a Venezia il corpo di San Marco: non un santo qualsiasi, un Evangelista (!) tradizionalmente considerato primo diffusore del Cristianesimo nell'Italia nord-orientale.
Tale evento risollevò il prestigio della chiesa Gradense, ed ovviamente l'importanza della diocesi e della città di Venezia.

Di questa storia parleremo ancora nei futuri post, ma la spiegheremo meglio, aiutandoci con delle comode immagini.
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Re: San Marco l’evanxełista ebreo el Santo Paròn dei veneti

Messaggioda Berto » lun apr 25, 2016 5:03 pm

???

Messa solenne di San Marco, Moraglia: "Parlare agli uomini, privilegiare l'umanità"
25 aprile 2016 10:38

http://www.veneziatoday.it/cronaca/omel ... -2016.html

San Marco, patrono di Venezia ed evangelista. Proprio nella sua veste di diffusore della parola di Dio, il patriarca di Venezia Francesco Moraglia ha voluto ritrarre Marco durante l'omelia della tradizionale Santa Messa nella Basilica di San Marco del 25 aprile. Alla presenza delle autorità cittadine e del primo cittadino lagunare, Luigi Brugnaro.

"Nella sua azione evangelizzatrice - ha spiegato il patriarca - Marco s’impegna e trova un linguaggio adatto e comprensibile per quanti non appartengono al mondo ebraico nel quale Gesù era vissuto, aveva predicato e compiuto i segni del Regno. Si tratta della prima forma di inculturazione del Vangelo che, secondo il mandato di Gesù, deve essere annunciato ovunque, in tutti i tempi e ad ogni uomo. Questo è quanto ci attesta Marco: annunciare l’unico e medesimo Gesù in un contesto che non è più quello in cui Gesù ha vissuto. Il linguaggio deve, così, esprimere fedelmente la misericordia di Dio realizzata nella storia umana di Gesù di Nazareth, duemila anni fa, nella Palestina dominata dai Romani, ma dev’essere anche compresa da quanti non appartengono al mondo in cui Gesù ha vissuto e da cui proviene l’evangelizzatore.

Un impegno non solo teologico, ma una concreta volontà di non escludere nessuno, cercando di superare ogni barriera e muro. "Il mondo che Marco ha dinanzi, gli uomini e le donne con cui entra in dialogo, la stessa comunità in cui vive - ha proseguito Moraglia - sono, per lui, opportunità e occasioni per il nuovo annuncio. L’operazione “Vangelo” compiuta da Marco dice, in modo eloquente, una volta per sempre, come nella Chiesa vi sia spazio per tutti e come la Chiesa tenda la mano ad ogni uomo, agli uomini di ogni epoca, anche della nostra, e ci insegna pure come l’umanità di Gesù sia il veicolo privilegiato per aprirsi, nella fede, alla divinità non intesa come astrazione ma come il Volto misericordioso del Padre che ci accoglie nel perdono.

Un Vangelo per tutti, l'evangelista di tutti. "Marco si rivolge dunque, col suo Vangelo - ha rimarcato il patriarca di Venezia nella sua omelia - a quelli che non appartenevano al mondo ebraico. Va incontro a tutti, non esclude nessuno. La sua parola non discrimina e non scarta ma, piuttosto, vuole tutti includere. Anche noi, oggi, sull’esempio dell’evangelista Marco, siamo chiamati, come insegna il Papa, a parlare agli uomini privilegiando l’umanità di Gesù Cristo. Non abbiamo più di fronte il mondo pagano del I secolo ma la nostra epoca con le sue povertà, le sue opportunità, le sue fragilità e le sue risorse.

Al termine dell'omelia, Moraglia ha voluto ricordare il suo predecessore, il cardinale, Marco Cè che portava il nome del patrono Marco e che, con il suo sacerdozio, ha incarnato il carisma dell'evangelizzatore. Ha anche annunciato che alle 18.00 del 12 maggio si terrà un momento di ricordo e la Santa Messa in suo ricordo, nel secondo anniversario della morte.
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Re: San Marco l’evanxełista ebreo el Santo Paròn dei veneti

Messaggioda Berto » mar giu 21, 2016 9:00 pm

Sa' Marco en Veneto, na łexenda enventà, on falbo storego
viewtopic.php?f=137&t=2356
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