Croxade (Crociate)

Croxade (Crociate)

Messaggioda Berto » mar feb 17, 2015 7:24 pm

Croxade (Crociate)
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https://it.wikipedia.org/wiki/Crociata
Le crociate furono una serie di guerre combattute tra l'XI e il XIII secolo fra eserciti di regni, principati cristiani europei ed eserciti musulmani prevalentemente sul terreno dell'Anatolia e nel Mediterraneo orientale (come pure in Egitto e in Tunisia). Tali conflitti si pongono nell'ambito della rapida espansione politico-religiosa dei Selgiuchidi che nel XI secolo si proposero di invadere l'impero bizantino.
La definizione di "crociata" è stata data anche ad altri fatti bellici interni al mondo cristiano - quali, nel XIII secolo, la cosiddetta "crociata albigese" (contro i catari) o la cosiddetta crociata contro il principato russo di Vladimir-Suzdal e la città di Novgorod - ma anche a confronti armati che hanno coinvolto in Europa forze cristiane di differenti Stati alle forze islamiche ottomane, di cui forse la più rilevante fu la cosiddetta "crociata di Varna".

Anche se tali campagne furono benedette e spesso invocate dal papato e motivate da un sentimento eminentemente religioso che intendeva liberare dall'occupazione musulmana la terra dove nacque, predicò e morì Gesù, non si trattò propriamente di guerre di religione, dato che lo scopo non fu mai quello di costringere i musulmani a cambiare religione, neppure dopo le avvenute conquiste.
Le armi, con cui i crociati partirono e che impiegarono in Terrasanta, poco avevano a che fare con la religione, quanto piuttosto con un desiderio di conquista e di liberazione della Terra santa, che comportava inevitabilmente l'uso della forza, anche se non mancarono richiami di autorevole fonte cristiana circa l'assenza di colpevolezza (peccato) nell'eliminazione fisica degli invasori avversari nella fede.

Le crociate non furono causate quindi da astratte visioni religiose contrapposte, né soltanto - come pure affermano alcuni studiosi - dall'intento di conseguire un personale arricchimento materiale e d'immagine. Il casus belli fu la richiesta di soccorso, sostenuta anche da una lettera-appello dell'imperatore di Bisanzio, Alessio I Comneno, rivolta da alcune comunità religiose cristiane orientali per fronteggiare e rintuzzare le angherie alle quali erano sottoposte dalle autorità musulmane del posto e garantire ai pellegrini cristiani diretti in Terra santa vita e sicurezza.

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Re: Croxade (Crociate)

Messaggioda Berto » mar feb 17, 2015 7:27 pm

LE CROCIATE FURONO SOLO UNA DIFESA CONTRO L'ESPANSIONISMO ISLAMICO

Thomas F. MADDEN - La vera storia delle Crociate - tratto da: Crisis Magazine, vol. 20 n. 4 - aprile 2002.
http://it.wikipedia.org/wiki/The_Crisis_%28rivista%29


Con la possibile eccezione di Umberto Eco, gli studiosi medievali non sono soliti sollecitare l'attenzione dei media. Noi tendiamo ad una relativa quiete (se si eccettua il baccanale annuale del Congresso internazionale di studi medievali di Kalamazoo), leggendo cronache ammuffite e scrivendo studi meticolosi che ben pochi leggeranno. Si immagini, quindi, la mia sorpresa quando, nei giorni successivi all'11 settembre, il Medio Evo balzò improvvisamente alla ribalta.

In quanto storico delle Crociate, mi ritrovai con la tranquilla solitudine della mia torre d'avorio infranta da giornalisti, redattori e conduttori di talk-show ansiosi di trovare lo scoop. Cosa furono le Crociate?, chiedevano. Quando si ebbero? Quanto fu insensato l'uso della parola "crociata" nei discorsi del presidente George W. Bush? Con alcuni dei miei visitatori avevo la netta sensazione che già conoscessero le risposte alle loro domande, o almeno ne davano l'impressione. Cosa realmente volessero sentirsi dire sembrava non esser altro che la conferma delle loro opinioni. Per esempio, mi veniva frequentemente chiesto un commento sul fatto che il mondo islamico nutre un comprensibile rancore nei confronti dell'Occidente. Non ha la violenza presente, ribadivano, le sue radici negli attacchi brutali e immotivati delle Crociate contro un mondo musulmano raffinato e tollerante? In altre parole, davvero le Crociate non sono da biasimare?

Osama bin Laden la pensa certamente così. Nelle sue varie esibizioni televisive non manca mai di descrivere la guerra americana contro il terrorismo come una nuova Crociata contro l'Islam. Anche l'ex-presidente Bill Clinton ha additato le Crociate a lontana causa del conflitto presente. In un discorso tenuto all'Università di Georgetown, narrò (e calcò le tinte di) un massacro di ebrei avvenuto dopo la conquista di Gerusalemme, da parte dei crociati, nel 1099 ed informò il pubblico che l'episodio è tuttora amaramente commemorato, in Medio Oriente (il perché i terroristi islamici debbano essere sconvolti dall'uccisione di ebrei, non fu spiegato). Clinton venne bacchettato, sulle pagine editoriali della nazione, per il suo tentativo di criticare gli Stati Uniti rifacendosi al Medio Evo. Eppure nessuno obiettò qualcosa, circa la premessa fondamentale dell'ex-presidente.

Diciamo, quasi nessuno. Molti storici stavano già da tempo lavorando al riordino del corpus di studi sulle Crociate, prima che Clinton li costringesse ad uscire allo scoperto. Non sono revisionisti, come quelli che imbastirono l'esposizione dell'Enola Gay, ma studiosi autorevoli che hanno messo a frutto molte decadi di accurate, serie borse di studio. Per loro, questo è un "momento di insegnamento", un'opportunità di spiegare le Crociate a persone che stanno davvero ascoltando. Non durerà a lungo, qui purtroppo funziona così.

Gli equivoci sulle Crociate sono fin troppo comuni.
Vengono ritratte come una serie di guerre sante contro l'Islam, generalmente lanciate da papi assetati di potere e condotte da fanatici religiosi. Si pensa che siano state il culmine dell'ipocrisia e dell'intolleranza, una macchia nera sulla storia della Chiesa cattolica in particolare e della civiltà occidentale in generale. Razza di proto-imperialisti, i crociati aggredirono un Medio Oriente pacato e deformarono una cultura musulmana illuminata, lasciando solo rovine. Per trovare variazioni su questo tema non c'è bisogno di guardare troppo lontano. Si veda, per esempio, il famoso poema epico in tre volumi di Steven Runciman, Storia delle Crociate, o il documentario BBC/A&E, Le Crociate, commentato da Terry Jones. Sono prototipi di storia terribile, e intrattengono tuttora a meraviglia.

Insomma qual è la verità sulle Crociate?
Gli studiosi ci stanno ancora lavorando su. Ma molto può già esser detto con certezza. Intanto, le Crociate contro l'Oriente furono in ogni caso guerre difensive. Rappresentavano una risposta diretta alle aggressioni musulmane, un tentativo di arginare e controbattere la conquista musulmana di terre cristiane.

I cristiani dell'undicesimo secolo non erano fanatici paranoici.
Dai musulmani bisognava realmente difendersi. Sebbene gli arabi sappiano essere pacifici, l'Islam nacque in guerra e crebbe nello stesso modo. Dal tempo di Maometto, la politica di espansione musulmana consistette sempre nella spada. Il pensiero musulmano divide il mondo in due sfere, la Dimora dell'Islam e la Dimora della Guerra. La Cristianità - e, se è per questo, ogni religione non musulmana - non ha dimora alcuna. Cristiani ed ebrei possono essere tollerati all'interno di un stato musulmano, sotto la legge musulmana. Ma, nell'Islam tradizionale, cristiani ed ebrei devono essere distrutti, e le loro terre conquistate. Quando Maometto stava per intraprendere la guerra contro La Mecca, nel settimo secolo, il Cristianesimo era la religione dominante. In quanto fede dell'Impero romano, attraversava il Mediterraneo intero, incluso il Medio Oriente dove nacque. Il mondo cristiano, perciò, era il primo obiettivo dei primi califfi, e tale sarebbe rimasto per i condottieri musulmani dei successivi mille anni.


Con formidabile energia, i guerrieri dell'Islam si avventarono contro i cristiani subito dopo la morte di Maometto. Ebbero successo. Palestina, Siria ed Egitto - un tempo le aree più fervidamente cristiane del mondo - soccombettero rapidamente. Nell'ottavo secolo, gli eserciti musulmani avevano conquistato tutto il nord cristiano dell'Africa e la Spagna. Nell'undicesimo secolo, i turchi selgiucidi conquistarono l'Asia Minore (la Turchia moderna), cristiana fin dal tempo di san Paolo. Il vecchio Impero romano, noto ai moderni come Impero bizantino, fu ridotto ad uno spazio geografico inferiore a quello dell'attuale Grecia. Disperato, l'imperatore di Costantinopoli spedì missive ai cristiani dell'Europa occidentale, chiedendo aiuto per i loro fratelli e le loro sorelle dell'Est.

Questo è quanto fece nascere le Crociate. Non il progetto di un papa ambizioso o i sogni di cavalieri rapaci, ma una risposta a più di quattro secoli di conquiste, con le quali i musulmani avevano già fatti propri i due terzi del vecchio mondo cristiano. A quel punto, il Cristianesimo come fede e cultura doveva o difendersi o lasciarsi soggiogare dall'Islam. Le Crociate non furono altro che questa difesa.

Papa Urbano II fece appello ai cavalieri della Cristianità, per respingere gli attacchi dell'Islam, al Concilio di Clermont del 1095. La risposta fu sbalorditiva. Molta migliaia di guerrieri fecero il voto della croce e si prepararono alla guerra. Perché lo fecero ? La risposta a questa domanda è stata malamente fraintesa. Sulla scia dell'Illuminismo, era d'uso asserire che i crociati non fossero altro che fannulloni e ladri di galline, pronti a trarre profitto dall'opportunità di razziare e saccheggiare terre lontane. I sentimenti, testimoniati dai crociati stessi, di pietà, di abnegazione e d'amore per Dio, non erano evidentemente da tenere in considerazione. Furono reputati mera facciata, a nascondere oscuri disegni.

Durante le due decadi passate accurati studi, condotti anche con l'ausilio del computer, hanno demolito questa invenzione. Gli studiosi hanno scoperto che i cavalieri crociati era nobiluomini, per lo più ricchi, e provvisti di larghe proprietà terriere in Europa. Ciononostante, abbandonarono tutto per intraprendere una missione santa. Fare una crociata non era cosa da quattro soldi. Anche i ricchi avrebbero potuto facilmente impoverire, rovinando loro stessi e le loro famiglie, nell'unirsi ad una Crociata. Non facevano così perché si aspettassero ricchezze materiali (che molti di loro già avevano), ma perché contavano su tesori che il tarlo non sbriciola e che la tignola non corrode. Erano acutamente consapevoli dei loro peccati ed ansiosi di intraprendere le fatiche della Crociata come un atto penitenziale di carità e d'amore. L'Europa è letteralmente stipata di carteggi medievali che attestano questi sentimenti, carteggi nei quali questi uomini ancor oggi ci parlerebbero, se noi ascoltassimo. Chiaramente, non si sarebbero rifiutati di accettare un bottino, potendolo avere. Ma la verità è che le Crociate si rivelarono scarse, quanto all'entità dei saccheggi. Alcuni si arricchirono, è vero, ma la stragrande maggioranza dei crociati tornò a casa con nulla in tasca.

Urbano II diede ai crociati due mete che sarebbero rimaste prioritarie per secoli, nelle Crociate orientali. La prima era liberare i cristiani dell'Est. Così ebbe a scrivere il suo successore, Papa Innocenzo III:

Come può l'uomo che ama, secondo il precetto divino, il suo prossimo come se stesso, sapendo che i suoi fratelli di fede e di nome sono tenuti al confino più stretto dai perfidi musulmani e gravati della servitù più pesante, non dedicarsi al compito di liberarli? [...] Forse non sapete che molte migliaia di cristiani sono avvinte in ceppi ed imprigionate dai musulmani, torturate con tormenti innumerabili?

"Fare una crociata - il professor Jonathan Riley-Smith ha detto magistralmente - era vissuto come un atto di amore". In questo caso, l'amore del proprio prossimo. La Crociata fu considerata uno strumento della misericordia per raddrizzare un male terribile. Come Papa Innocenzo III scrisse ai Templari, "Voi traducete in atti le parole del Vangelo, secondo cui non c'è amore più grande di quello dell'uomo che offre la sua vita in cambio di quella dei suoi cari".

La seconda meta fu la liberazione di Gerusalemme e degli altri luoghi resi santi dalla vita di Cristo. Il termine "crociata" è moderno. I crociati medievali si consideravano pellegrini, nel loro eseguire atti di rettitudine lungo la via che mena al Santo Sepolcro. L'indulgenza ricevuta per la partecipazione alle Crociate fu equiparata canonicamente all'indulgenza per il pellegrinaggio. Tale meta era spesso descritta in termini feudali. Nell'indire la quinta Crociata, nel 1215, Innocenzo III scrisse:

Considerate, carissimi figli, considerate attentamente come, se qualche re temporale venisse deposto e magari catturato, qualora venga restituito alla sua libertà originaria e giunga il tempo di far calare l'occhio della giustizia sui suoi vassalli, non li guarderà come infedeli e traditori [...] a meno che non si tratti di coloro che hanno rischiato non solo le loro proprietà, ma le loro stesse persone, nel votarsi al compito di liberarlo? [...] E similmente Gesù Cristo, il re dei re e il signore dei signori, il cui servitore nessuno di voi può negare di essere, colui che congiunse la vostra anima al vostro corpo, colui che vi riscattò col Prezioso Sangue [...] non vi condannerà per il vizio dell'ingratitudine ed il crimine dell'infedeltà, se voi rifiutate di aiutarLo?


La riconquista di Gerusalemme, perciò, non fu colonialismo ma un atto di restaurazione ed un'aperta dichiarazione d'amor di Dio. Gli uomini del Medio Evo sapevano, evidentemente, che Dio aveva il potere di ricondurre Gerusalemme alla situazione precedente, che aveva il potere di far tornare il mondo intero alla Sua Legge. Eppure, come san Bernardo di Chiaravalle era solito predicare, il Suo rifiuto di far così non era che una benedizione alla Sua gente:

Di nuovo, io dico, pensate alla bontà dell'Altissimo e ponete attenzione ai Suoi misericordiosi progetti. Egli si pone in obbligo nei vostri confronti, o piuttosto finge di fare così, per aiutarvi a soddisfare i vostri obblighi verso di Lui [...]. Io chiamo benedetta la generazione che può cogliere un'occasione di indulgenza così ricca come questa.

Spesso si ritiene che l'obiettivo centrale delle Crociate fosse la conversione forzata del mondo musulmano. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Nella prospettiva cristiana medievale, i musulmani erano i nemici e di Cristo e della Sua Chiesa. Compito dei crociati era sconfiggerli e difendere la Chiesa contro di loro. Questo era tutto. Ai musulmani dimoranti nei territori conquistati dai crociati generalmente fu concesso di conservare le loro proprietà, il loro sostentamento, e perfino la loro religione. In tutta la storia del Regno crociato di Gerusalemme, il numero degli abitanti musulmani superò abbondantemente quello dei cattolici. Fu solo nel 13° secolo che i francescani intrapresero qualche tentativo di conversione dei musulmani. Tentativi senza successo, infine abbandonati. In ogni caso, si trattò di persuasione pacifica, non di minacce o addirittura di violenza.

Tuttavia le Crociate erano guerre, sicché sarebbe un errore pensarle solo pietà e buone intenzioni. Come in ogni guerra, la violenza era brutale (anche se non brutale come nelle guerre moderne). Ci furono sventure, errori gravi e crimini. Cose ben ricordate oggi, di solito. All'inizio della prima Crociata, nel 1095, un gruppo di crociati, condotti dal conte Emicho di Leiningen, si aprì la strada lungo il Reno derubando e assassinando tutti gli ebrei incontrati. Senza successo, i vescovi locali tentarono di fermare questa strage. Agli occhi di questi guerrieri, gli ebrei, come i musulmani, erano i nemici di Cristo. Depredarli ed ucciderli, pertanto, non era peccato. Effettivamente, credevano trattarsi di un atto retto, potendo i soldi degli ebrei essere usati per finanziare la Crociata verso Gerusalemme. Ma avevano torto, e la Chiesa condannò fermamente le ostilità contro gli ebrei.

Cinquant'anni dopo, quando la Seconda Crociata stava già per muoversi, san Bernardo proclamava che gli ebrei non sarebbero stati perseguitati:

Chiedete a chiunque conosca le Sacre Scritture cosa si auspica, per gli ebrei, nel Salmo. "Non per la loro distruzione io prego" sta scritto. Gli ebrei sono per noi le parole viventi della Scrittura, ci ricordano ciò di cui sempre soffrì il nostro Dio [...]. Sotto i prìncipi cristiani sopportano una prigionia dura, ma "aspettano solamente il tempo della loro liberazione.".

Ciononostante un certo Radulf, un monaco cistercense, aizzò parecchia gente contro gli ebrei di Rhineland, nonostante le numerose lettere inviategli da Bernardo, per fermarlo. Infine Bernardo fu costretto a recarsi personalmente in Germania, dove prese Radulf, lo spedì di nuovo nel suo convento, e fece finire i massacri.

Spesso si dice che le radici dell'Olocausto possono essere rintracciate in questi pogrom medievali. Può essere. Tuttavia queste radici affondano molto più indietro nel tempo, sono più profonde e più estese dei tempi delle Crociate. Ebrei perirono, durante le Crociate, ma lo scopo delle Crociate non era quello di uccidere ebrei. E' vero esattamente il contrario: papi, vescovi e predicatori assicurarono che gli ebrei d'Europa non sarebbero stati molestati. Nella guerra moderna chiamiamo le tragiche morti come queste "danno collaterale". Gli Stati Uniti hanno ucciso, con le tecnologie intelligenti, molti più innocenti di quanti i crociati avrebbero mai potuto uccidere. Ma nessuno oserebbe dire seriamente che lo scopo delle guerre americane è uccidere donne e bambini.


Da qualsiasi punto di vista la si osservi, la prima Crociata fu un gran colpo. Non c'era nessun leader, nessuna catena di comando, nessuna linea di approvvigionamento, nessuna strategia particolareggiata. Fu semplicemente l'avanzata di migliaia di guerrieri in territorio nemico, impegnati in una causa comune. Molti di loro morirono, o in battaglia o per malattia o di fame. Fu una campagna improvvisata, sempre sull'orlo del disastro. Eppure ebbe successo. Nel 1098 i crociati avevano ripristinato in Nicea ed Antiochia la legge cristiana. Nel luglio 1099 conquistarono Gerusalemme e gettarono le fondamenta di uno stato cristiano in Palestina. La gioia in Europa non conobbe freni. Sembrò che la marea della storia, che aveva alzato i musulmani a tali altezze, ora stesse girando.

Ma così non fu. Quando pensiamo al Medio Evo ci è facile vedere l'Europa alla luce di quello che è divenuta, anziché di quello che era. Il colosso del mondo medievale era l'Islam, non la Cristianità. Le Crociate sono particolarmente attraenti perché rappresentano un tentativo di contrastare quel colosso. Ma, in cinque secoli di Crociate, solamente la prima arrestò significativamente l'avanzata islamica. Poi tornò la bassa marea.

Quando la Contea crociata di Edessa cadde in mano a turchi e curdi, nel 1144, si manifestò un vasto consenso per una nuova Crociata, in Europa. Lo promossero due re, Luigi VII di Francia e Corrado III di Germania, e lo sostenne nelle sue predicazioni san Bernardo stesso. Fallì miseramente. La maggior parte dei crociati fu uccisa lungo la strada. Quelli che arrivarono a Gerusalemme fecero la peggior cosa possibile, attaccando la Damasco musulmana, già forte alleata dei cristiani. In seguito a tale disastro i cristiani europei furono costretti ad accettare non solo la rinnovata espansione del potere musulmano, ma la certezza che Dio stesse castigando l'Occidente per i suoi peccati. Movimenti pietistici laici germogliarono in tutta Europa, radicati nel desiderio di purificare la società cristiana, per renderla degna della vittoria sull'Oriente.

Lanciare una crociata nel tardo dodicesimo secolo, perciò, significò organizzare una guerra senza quartiere. Ognuno, anche debole o povero, fu invitato a prodigarsi. Ai guerrieri si chiese di sacrificare le loro ricchezze e, in caso, le loro vite, per la difesa dei cristiani d'Oriente. Tutti i cristiani furono chiamati a sostenere le Crociate tramite preghiere, digiuni ed elemosine. Nel frattempo i musulmani si accrescevano. Il Saladino, il grande unificatore, aveva inglobato il musulmano Medio Oriente in una sola entità, incitando alla guerra santa contro i cristiani. Nel 1187, nella Battaglia di Hattin, le sue forze annientarono gli eserciti alleati del Regno cristiano di Gerusalemme e trafugarono la preziosa reliquia della Vera Croce. Indifese, le città cristiane cominciarono a cedere una alla volta, fino alla resa di Gerusalemme, il 2 ottobre. Si salvò solo, lungo il litorale, qualche porto.

La risposta fu la terza Crociata, condotta dall'imperatore Federico I "Barbarossa" di Germania, re Filippo II Augusto di Francia e re Riccardo I "Cuordileone" d'Inghilterra. In qualche misura era una grande cosa, pur non grande come i cristiani avevano sperato. L'anziano Federico annegò nell'attraversare un fiume a cavallo, dimodoché il suo esercito tornò a casa prima ancora d'aver raggiunto la Terra Santa. Filippo e Riccardo arrivarono in nave, ma i loro incessanti alterchi aggiunsero ulteriori contrasti alla già critica situazione della terra di Palestina. Dopo avere riconquistato Acre (Akka), Filippo tornò a casa, dove si dedicò alla confisca dei possedimenti inglesi in Francia. Così il peso della Crociata gravò sulle sole spalle di re Riccardo. Guerriero esperto, capo carismatico e superbo stratega, Riccardo condusse le forze cristiane di vittoria in vittoria, appropriandosi dell'intera costa. Ma Gerusalemme non è sulla costa; dopo due tentativi falliti di aprirsi un varco verso la Città Santa, Riccardo desistette. Promettendo di ritornare, stipulò una tregua col Saladino, tregua che prometteva pace nella regione ed ingresso gratuito in Gerusalemme per i pellegrini disarmati. Ma restò una pillola amara da ingoiare. Il desiderio di ricondurre Gerusalemme alla legge cristiana e di riottenere la Vera Croce rimase intenso in tutta Europa.

Le Crociate del 13° secolo furono più grandi, meglio predisposte e meglio organizzate. Ma fallirono egualmente. La quarta Crociata (1201-1204) si insabbiò nelle secche della politica bizantina, sempre incomprensibile agli occidentali. Dopo una deviazione fino a Costantinopoli per sostenere il legittimo pretendente al trono imperiale, che aveva promesso grandi ricompense e un sostegno per la Terra Santa, i crociati scoprirono che il loro benefattore, benché erede del trono dei Cesari, non poteva mantenere le sue promesse. Sentitisi traditi dai loro amici greci, nel 1204 i crociati attaccarono, fecero cadere e brutalmente saccheggiarono Costantinopoli, la più grande città cristiana nel mondo. Papa Innocenzo III, che già aveva scomunicato l'intera crociata, denunciò fermamente tale azione. Ma c'era ben poco da fare. I tragici eventi del 1204 eressero una porta di ferro tra il credo cattolico romano e quello greco ortodosso, una porta che lo stesso papa attuale, Giovanni Paolo II, è stato incapace di riaprire. Per un'ironia terribile le Crociate, nate dal desiderio cattolico di riunirsi agli ortodossi, divisero - forse irrevocabilmente - gli uni dagli altri.

Nel resto del 13° secolo le Crociate fecero poco di più. La quinta Crociata (1217-1221) riuscì a liberare Damietta, in Egitto, ma i musulmani di lì a poco sconfissero l'esercito cristiano e rioccuparono la città. San Luigi IX di Francia, nell'arco della sua vita, condusse due Crociate. La prima fece capitolare Damietta, ma Luigi, ben presto raggirato dalla sottile diplomazia egiziana, si trovò costretto ad abbandonare la città. Del resto Luigi, sebbene fosse rimasto in Terra Santa per molti anni, spendendo a profusione in lavori difensivi, non realizzò mai il suo desiderio: liberare Gerusalemme. Era molto più vecchio nel 1270, quando capitanò un'altra Crociata a Tunisi, dove morì a causa di un'epidemia. Dopo la morte di san Luigi, due spietati condottieri musulmani, Baybars e Kalavun, lanciarono una brutale rappresaglia contro i cristiani in Palestina. Nel 1291, le forze islamiche erano riuscite ad uccidere o ad espellere dalla regione anche l'ultimo dei crociati, cancellando così il Regno cristiano dalle carte geografiche.

Ad onta dei numerosi tentativi e degli ancor più numerosi progetti, le forze cristiane non furono più in grado di assicurarsi una posizione sicura, nella regione, fino al 19° secolo.

E' probabile che qualcuno pensi che tre secoli di sconfitte cristiane avrebbero intiepidito gli europei, nei confronti dell'idea di Crociata. Tutt'altro. Nel senso che non c'erano alternative. I regni musulmani divennero ancora più potenti nel 14°, 15° e 16° secolo. I turchi ottomani sottomisero, in una sorta di annessione, i loro vicini musulmani, unificando così ulteriormente l'Islam, continuarono le loro incursioni verso occidente, presero Costantinopoli e penetrarono nella stessa Europa. Dal 15° secolo in avanti le Crociate non furono strumenti di misericordia per fratelli distanti, ma tentativi disperati di qualche ultimo resto di cristianità di sopravvivere. Gli europei cominciarono a prospettarsi la possibilità che l'Islam realizzasse il suo obiettivo di conquistare tutto il mondo cristiano. Uno dei grandi successi del tempo, La Nave dei Pazzi, di Sebastian Brant, diede voce a questo sentimento in un brano intitolato "Il Declino della Fede".

http://www.culturacattolica.it/default. ... &id_n=5230
http://it.wikipedia.org/wiki/Crociata
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Re: Croxade (Crociate)

Messaggioda Berto » gio feb 19, 2015 7:04 pm

Se l'espressione "crociato" diventa simbolo di vergogna

Il ministro degli Esteri Gentiloni obbedisce ciecamente alla vulgata dei nemici della cristianità. Ma quei cavalieri rischiavano vita, soldi e prestigio grazie a una fede oggi inconcepibile

Camillo Langone - Gio, 19/02/2015
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... ok+Interna

«Non siamo crociati» dice il ministro Paolo Gentiloni. Purtroppo, dico io. Storicamente per farsi crociati bisognava avere molta fede, molta speranza e molto denaro: basta questo per escludere la possibilità che gli italiani di oggi, increduli, depressi e squattrinati, possano imbarcarsi in simili vaste operazioni.

«Intraprendete questo cammino in remissione dei vostri peccati», disse Papa Urbano II nel famoso appello di Clermont, rivolgendosi a una cristianità che in quel tempo al peccato ci credeva davvero, e capisco che la cosa sia difficile da comprendere per un tardo sessantottino come Gentiloni, cresciuto politicamente nel Movimento studentesco di Mario Capanna e poi nel Pdup, il Partito di unità proletaria, non so se mi spiego. Le crociate non furono quindi solo spedizioni militari ma anche espiazioni e pellegrinaggi. Pellegrinaggi armati, certo, perché allora, come del resto oggi, nelle terre sottomesse al Corano i cristiani rischiavano la pelle.

Qualche esempio:
all'inizio dell'ottavo secolo sessanta pellegrini vennero crocefissi;
pochi anni dopo uno dei soliti sciagurati califfi fece marchiare sulla mano tutti gli ebrei e tutti i cristiani di Gerusalemme, anticipando così la famigerata stella gialla di hitleriana memoria;
la domenica delle Palme del 937 i musulmani distrussero le chiese del Calvario e della Resurrezione; eccetera.

Libertà di religione, questa sconosciuta. Fra un bagno di sangue e l'altro, e quindi nei momenti in cui al potere c'erano i musulmani cosiddetti moderati, i cristiani venivano semplicemente taglieggiati, tartassati, forzati alla conversione, impossibilitati a trasmettere la fede ai propri figli. Robe così.
Ho detto che i crociati erano animati da una fiducia in Cristo talmente forte da essere oggi inconcepibile non solo da un Gentiloni ma anche da un cattolico praticante medio, e poi dalla speranza di una ricompensa ultraterrena, e infine da una notevole capacità di spesa. Non c'erano voli low cost, il viaggio era lunghissimo e ognuno doveva armarsi a proprie spese: avete idea di quanto costasse un'armatura? Le corazze erano gli F-35 dell'epoca, altissima ed esosa tecnologia.

Goffredo di Buglione, che non era uno scalzacani bensì un potente signore feudale i cui possedimenti andavano dal Lussemburgo a Bruxelles, il cuore dell'odierna Europa atea e inerte, dovette vendere o più probabilmente svendere buona parte delle sue terre. Altro che occasione di arricchimento, per tanti partecipanti le crociate significarono la rovina economica. E pure politica: i pochi cavalieri che fecero ritorno in Europa, i pochi sopravvissuti ai disagi, alle malattie e alle scimitarre, si trovarono soppiantati nelle posizioni di potere dall'emergente borghesia urbana.
Insomma i crociati erano dei nobili idealisti che difendevano, con i metodi spicci propri dell'epoca, i pellegrini e la libertà religiosa, eppure Gentiloni con loro non vuole mescolarsi. Io dico che, se fosse vivo, Riccardo Cuor di Leone non vorrebbe mescolarsi con lui. Il nostro ministro degli Esteri, cuor di renziano e quindi propenso ai machiavellismi più che agli eroismi, riguardo alla crisi libica ha detto alla Camera che «l'unica soluzione possibile è quella politica». Come dire che non c'è soluzione alcuna e che dobbiamo rassegnarci a venire invasi da Sud. Secondo lui dovremmo mediare, dialogare, negoziare: ma con chi? Per interloquire bisogna avere di fronte un interlocutore e in Libia gli interlocutori sono centomila e nessuno.

Non c'è nemmeno un Saladino con cui tentare di venire a patti: solo bande di tagliagole barbuti e governicchi che non governano nemmeno le periferie delle città in cui hanno sede. E meno male che, secondo un collega piddino, il titolare della Farnesina è «uno sgobbone, uno che approfondisce i dossier fino all'ultima pagina». Pare fosse studiosissimo anche ai tempi della scuola, del prestigioso liceo Tasso e della Sapienza, ma i libri non bisogna soltanto leggerli e magari ripeterli a pappagallo il giorno dell'esame, bisogna anche capirli. Un ministro europeo non dovrebbe aderire così ciecamente, così masochisticamente alla vulgata antieuropea del nostro nemico.

Qualcuno dovrebbe avvisarlo che nel XII secolo lo scrittore musulmano Ibn Jubayr osservò che i musulmani preferivano vivere nelle terre amministrate dai crociati piuttosto che nei vari califfati: proprio come oggi molti musulmani preferiscono vivere nella civile Europa anziché in Siria o in Irak.

La smettesse di vituperare qualcosa che non conosce, Gentiloni, e comunque si rassicuri: no, noi non siamo crociati, non siamo degni delle Crociate noi.
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Re: Croxade (Crociate)

Messaggioda Berto » mer mar 04, 2015 2:06 pm

Così Obama offende la storia

Sostenere che i terroristi islamici e i crociati cristiani siano la stessa cosa, significa essere ignorante della realtà dell'islam
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 90838.html

Obama ci odia. Sostenere che i terroristi islamici e i crociati cristiani siano la stessa cosa, significa sia essere ignorante della realtà dell'islam arrivando a glorificarlo, sia coltivare un pregiudizio nei confronti del cristianesimo arrivando a criminalizzarlo.

Nel suo intervento alla Casa Bianca in occasione della «Preghiera nazionale», Obama ha detto che «durante le Crociate e l'Inquisizione la gente ha commesso atti terribili in nome di Cristo», e che «nel nostro Paese la schiavitù e Jim Crow (leggi sulla segregazione razziale) troppo spesso sono state giustificate nel nome di Cristo». Per contro Obama ha assolto l'islam, affermando che «coloro che perpetrano la violenza e il terrore sostenendo di farlo nel nome dell'islam, in realtà tradiscono l'islam».

È del tutto evidente che Obama non sa che Allah nel Corano legittima il terrorismo, la decapitazione e le mutilazioni corporee al punto da rivendicarne la paternità: «Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi! (...) Non siete certo voi che li avete uccisi, è Allah che li ha uccisi» (8, 12-17). Così come non sa che Maometto in un suo detto, confessa: «Ho vinto grazie al terrore» (Bukhari 4:52.220). Soprattutto non sa che Maometto praticò il terrorismo partecipando di persona alla decapitazione di circa 800 ebrei della tribù dei Banu Qurayza nel 627 alle porte di Medina. Giustamente il senatore repubblicano Jim Gilmore ha detto che Obama «ha offeso ogni credente cristiano negli Stati Uniti. Siamo arrivati al punto che Obama non crede nell'America né condivide i valori che noi tutti condividiamo». Ricordiamo che Obama è di famiglia islamica, il suo secondo nome è Hussein, ha un fratellastro, Malik Obama, che è un sostenitore dei Fratelli musulmani che si sono infiltrati nella sua amministrazione.

Il 13 maggio 2004 Benedetto XVI, quando era ancora il cardinale Joseph Ratzinger, fece una lucida e profetica descrizione del suicidio dell'Occidente che calza a pennello all'Obama relativista e islamofilo: «C'è qui un odio di sé dell'Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l'Occidente tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua propria storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro». Proprio ieri il vescovo armeno-cattolico di Aleppo, monsignor Boutros Marayati, ha lanciato una pesante accusa: «Noi, come cristiani, abbiamo questo sentimento: che siamo dimenticati, siamo tralasciati, siamo traditi dall'Occidente». A parte il fatto che le Crociate, combattute tra l'XI e il XIII secolo, furono sferrate tre secoli dopo l'invasione violenta della sponda orientale e meridionale del Mediterraneo e la sottomissione forzata all'islam dei cristiani che rappresentavano il 99% della popolazione, e dopo la conquista islamica della Spagna e della Sicilia, così come furono concepite come una guerra di liberazione del Santo Sepolcro, ebbene nessun crimine commesso dai cristiani può essere legittimato sulla base delle opere di Gesù o dei testi dei Vangeli. All'opposto i crimini perpetrati dagli islamici sono legittimati da Allah, dal Corano e da Maometto. Consigliamo ad Obama, prima di reiterare l'esaltazione dell'islam, di leggersi il Corano. Ed è la cura che consigliamo a tutti coloro che amano a tal punto i musulmani da finire per odiare se stessi.



Obama musulmano, la Casa Bianca reagisce "Il presidente è cristiano e prega tutti i giorni"
Bill Burton è intervenuto in seguito al sondaggio secondo cui il 18% crede che il presidente Usa sia di religione islamica. La Casa Bianca accusa campagna disinformazione e attacca i media

http://www.repubblica.it/esteri/2010/08 ... co-6382343

WASHINGTON - Barack Obama è "cristiano e prega tutti i giorni". È dovuto intervenire Bill Burton, portavoce del presidente Usa, per mettere in chiaro la fede religiosa del suo principale dopo la diffusione di un sondaggio del Pew Center, diventato la notizia politica del giorno. Secondo l'indagine, condotta prima che si infiammasse la polemica sulla moschea di Ground Zero, il 18% degli americani crede infatti che il presidente sia di religione musulmana. Molti di più rispetto a un anno fa, quando lo stesso sondaggio accreditava solo all'11% degli intervistati l'errata convinzione. L'incertezza sulla fede di Obama riguarda anche molti democratici: il 10% lo crede musulmano e quasi la metà dice di non sapere con certezza quale religione pratichi.

"La fede è molto importante per il presidente, ma non rappresenta un costante tema di conversazione. Ovviamente - aggiunge Burton - ne ha parlato in passato e lo farà in futuro. Tuttavia non è una delle sue priorità assicurarsi che tutti gli americani sappiano quanto sia devoto". La leggenda sulla sua fede musulmana ha cominciato a circolare nel clima avvelenato della sfida delle primarie con Hillary Clinton, quasi tre anni fa, e negli ultimi due anni si è ulteriormente radicata. Il suo recente velato sostegno per il centro islamico, che verrebbe costruito a due isolati dal luogo delle stragi dell'11 settembre non ha fatto che aggravare la situazione.

La Casa Bianca ha commentato con disappunto la notizia del sondaggio puntando il dito sulle "campagne di disinformazione" dei nemici del presidente. E dà la colpa ai media: il 60% di coloro che considerano Obama un musulmano dicono di averlo sentito alla radio o in tv. Obama è un cristiano, ma sempre meno americani (erano il 51% nel 2008, sono il 34% ora) sembrano ricordarlo (compresi i democratici: risponde correttamente al quesito solo il 46%). Il 43% degli americani inoltre non sa quale sia la religione di Obama.

Il sondaggio è particolarmente interessante se messo a confronto con l'orientamento politico degli intervistati. Quasi un repubblicano su tre, ad esempio, il 31%, crede che Obama sia musulmano (il doppio rispetto al marzo di quest'anno). E questa percentuale è destinata a crescere sulla scia della presa di posizione di Obama sulla moschea di New York. E addirittura tra i democratici c'è un 10% di persone che credono il presidente un musulmano.

(19 agosto 2010)


La fede de Barack Obama de Giorgio Bouchard
Claudiana, Torino 2009
http://www.voceevangelica.ch/miscellane ... item=11308

(ve) Il pastore valdese e saggista Giorgio Bouchard coglie, in questo libro dedicato al percorso spirituale dell’attuale presidente Usa, almeno tre significati che la parola fede ha oltreoceano: convinzioni religiose; valori alla base dell’esistenza dei singoli e della nazione; “fiducia spassionata nelle possibilità positive che la vita e la storia pongono davanti a noi”.
La madre di Obama, Ann, non era praticante, ma attenta alle varie religioni. Il keniota Barack Obama senior, padre dell’attuale presidente, di formazione musulmana, si dichiarava ateo. Egli presto abbandonò la famiglia e “pochi anni dopo Ann si risposava con un indonesiano, musulmano tiepido e tendenzialmente sincretista”, Lolo. Anche Barack, a Giacarta, era registrato come musulmano, e a volte il venerdì andava col patrigno in moschea. La madre, quasi per compensare l’influenza islamica, lo mandò per due anni in una scuola cattolica. La cultura religiosa del giovane Obama cresce negli anni, ma la conversione avverrà nel 1985, alla Trinity United Church of Christ (una denominazione nata dall’incontro di discendenti dei puritani inglesi con luterani e riformati tedeschi), a Chicago.
Indelebile, per Barack, è l’insegnamento del teologo evangelico Reinhold Niebuhr, che da Agostino e dai riformatori riprese soprattutto il concetto di peccato, riflettendo sul quale scrisse: “La capacità dell’uomo per la giustizia rende possibile la democrazia; ma la sua inclinazione verso l’ingiustizia rende la democrazia necessaria”. Su un obiettivo il presidente si sente più che mai chiamato a dare un contributo: superare lo scisma tra l’America religiosa e quella secular. Va intrapresa la non facile via del dialogo, in modo che la public square sia aperta a tutte le voci.
Il libro di Bouchard, insomma, è anche un affresco della società americana, con i suoi molteplici aspetti.
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Re: Croxade (Crociate)

Messaggioda Berto » mar mar 10, 2015 9:55 am

Buongiorno amici. Ora più che mai dobbiamo leggere e conoscere il Corano per capire perché l'islam militante dei terroristi islamici e dei Fratelli Musulmani non si fermerà e mira a sottomettere l'Europa.

Vi propongo il mio editoriale pubblicato oggi su Il Giornale.


https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 4487924808


Quanto mi fanno ribollire il sangue i buonisti, relativisti e islamofili nostrani che di fronte alle atrocità perpetrate dai terroristi islamici che sgozzano, decapitano, ardono vivi, massacrano i “nemici dell’islam”, puntualmente si affrettano a scagionare l’islam, Allah, il Corano e Maometto e contemporaneamente ci auto-colpevolizzano sostenendo che i cristiani sarebbero responsabili di crimini non meno efferati compiuti a partire dalle Crociate, così come gli ebrei (anche se non sono israeliani) avrebbero già quasi del tutto completato il genocidio dei palestinesi.
Questo vero e proprio odio nei nostri stessi confronti si sta rivelando il colpo di grazia del tracollo della civiltà profondamente in crisi di quest’Europa sempre più scristianizzata e materialistica, con la prospettiva concreta della sua sottomissione alla dittatura islamica, in un contesto dove sussistono condizioni similari a quelle che portarono all’islamizzazione delle popolazioni delle sponde meridionali ed orientali del Mediterraneo dopo essere state al 99% cristiane per sette secoli.

Dopo la morte di Maometto nel 632, gli eserciti islamici sbaragliarono rapidamente prima l’impero persiano nel 637, poi logorano l’impero bizantino con la conquista di Siria e Palestina (633-640), Egitto (639-646), Gerusalemme (638). La conquista dell'Africa del Nord avvenne dal 647 al 763. Nel 711 iniziò l’occupazione della Spagna protrattasi per ben otto secoli fino al 1492. Nel 718 gli islamici si spinsero in Francia occupando Narbona, Tolosa (721), Nimes e Carcassone (725), prima di essere fermati a Poitiers (732).
In Italia i primi attacchi islamici alla Sicilia iniziarono nel 652 e il controllo stabile sulla Sicilia è durato fino al 1061, mentre solo nel 1190 finisce la presenza islamica nell’isola. Le incursioni islamiche raggiunsero la Sardegna, Amalfi, Gaeta, Napoli e Salerno, il Monferrato, la Riviera Ligure. Nell’813 gli islamici distrussero l’odierna Civitavecchia, avanzarono verso Roma e saccheggiarono la Basilica di San Pietro e la Basilica di San Paolo per due volte (la seconda nell’864). A Bari fondarono un Emirato islamico durato 25 anni a partire dall’847.
La Storia ci dice che dalla morte di Maometto nel 632 fino a quando i cristiani cominciarono a reagire organizzando le Crociate a partire dal 1.096, ovvero 464 anni, gli islamici avevano già occupato con le guerre e una lunga scia di sangue le sponde orientale e meridionale del Mediterraneo, la Spagna, la Sicilia e avevano per due volte saccheggiato la Basilica di San Pietro a Roma.


Ebbene oggi stiamo assistendo all’espansionismo del terrorismo islamico che occupa militarmente dei territori in Siria, Iraq, Libia, Nigeria, Mali, Somalia, Yemen, Afghanistan, Pakistan, Indonesia e Filippine; alla crescente islamizzazione delle istituzioni civili in Turchia, Tunisia, Algeria e Marocco; alla presenza di terroristi islamici europei che sferrano attentati all’interno dell’Europa; alla diffusione di una rete sempre più capillare di moschee, scuole coraniche, tribunali sharaitici, enti assistenziali islamici, siti di propaganda jihadisti, centri studi e di formazione che condizionano le leggi secolari e ci impongono di non criticare l’islam, banche islamiche che supportano questa islamizzazione della nostra società.

Eppure quest’Europa è sempre più tentennante su come reagire. Se dovessimo attendere non 464 anni ma anche soltanto 40 anni per deciderci ad intervenire per salvare quel che resterà di cristianità sulle altre sponde del Mediterraneo ma soprattutto per salvarci dal terrorismo e dell’invasione islamica all’interno stesso dell’Europa, sarà decisamente troppo tardi. Non esisteremo più né come società europea né come civiltà laica e liberale dalle radici cristiane.

La nostra debolezza l’ha descritta in modo impeccabile monsignor Giuseppe Bernardini, vescovo di Smirne, quando il 13 ottobre 1999, ha raccontato che “durante un incontro ufficiale sul dialogo islamo-cristiano, un autorevole personaggio musulmano, rivolgendosi ai partecipanti cristiani, disse a un certo punto con calma e sicurezza: «Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo». C’è da crederci, perché il «dominio» è già cominciato con i petrodollari, usati non per creare lavoro nei paesi poveri del Nord Africa e del Medio Oriente, ma per costruire moschee e centri culturali nei paesi dell’immigrazione islamica, compresa Roma, centro della cristianità. Come non vedere in tutto questo un chiaro programma di espansione e di riconquista? È un fatto che termini come «dialogo», «giustizia», «reciprocità», o concetti come «diritti dell’uomo», «democrazia», hanno per i musulmani un significato completamente diverso dal nostro. Sappiamo tutti che bisogna distinguere la minoranza fanatica e violenta dalla maggioranza tranquilla e onesta, ma questa, a un ordine dato in nome di Allah o del Corano, marcerà sempre compatta e senza esitazioni”.

Ecco perché oggi più che mai è necessario conoscere il Corano.

“O voi che credete, non sceglietevi per alleati i giudei e i nazareni, essi sono alleati gli uni degli altri. E chi li sceglie come alleati è uno di loro. In verità Allah non guida un popolo di ingiusti”. (5, 51)
“Vorrebbero che foste miscredenti come lo sono loro e allora sareste tutti uguali. Non sceglietevi amici tra loro, finché non emigrano per la causa di Allah. Ma se vi volgono le spalle, allora afferrateli e uccideteli ovunque li troviate”. (4, 89)


Sono decenni che la Chiesa promuove, legittima e difende il dialogo con i musulmani. Il risultato concreto è che i cristiani che rappresentavano il 30% della popolazione del Medio Oriente fino al 1945, oggi si sono assottigliati al 3% e continuano a subire un vero e proprio genocidio.

Dico che è arrivato il momento di svegliarci dal sonno della ragione con cui ci siamo imposti di non conoscere la verità presente nel Corano, che per i musulmani è Allah stesso. Solo riscattando il nostro dovere di conoscere la verità del Corano potremo salvaguardare la nostra civiltà.
Magdi Cristiano Allam
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Re: Croxade (Crociate)

Messaggioda Berto » mer lug 29, 2015 9:58 pm

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Re: Croxade (Crociate)

Messaggioda Berto » sab nov 14, 2015 10:27 pm

Jihad o goera "santa" xlamega on cremene contro l'omanedà
viewtopic.php?f=141&t=1381

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /ISIS1.jpg
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Re: Croxade (Crociate)

Messaggioda Berto » mer dic 02, 2015 8:54 pm

Ebraismo e Cristianesimo : violenti come l'islam?
by Raymond Ibrahim Middle East Quarterly Estate 2009
Translation of the original text: Are Judaism and Christianity as Violent as Islam?
Translated by Paolo Mantellini

http://www.meforum.org/2442/ebraismo-cr ... come-islam

"C'è molta più violenza nella Bibbia che nel Corano; l'idea che l'islàm si sia imposto con la spada è una fantasia Occidentale, inventata al tempo delle Crociate, quando, in realtà, furono i Cristiani dell'Occidente a scatenare una brutale "guerra santa" contro l'islàm".
Così dichiara la ex suora che si definisce "monoteista indipendente", Karen Armstrong. Questa citazione riassume il principale e più autorevole argomento usato per rintuzzare le accuse che l'islàm è intrinsecamente violento e intollerante. Tutte le religioni monoteiste, e non solamente l'islàm – sostengono i propugnatori di questa tesi – hanno la loro quota di scritture violente e intolleranti, e condividono storie cruente. Così, ogni qual volta le sacre scritture dell'islàm – in primo luogo il Corano, seguito dai racconti delle parole e delle azioni di Maometto (gli ahadith) – vengono utilizzate come dimostrazione della innata aggressività di questa religione, scatta l'immediata risposta che anche altre sacre scritture, specialmente quelle Giudeo-Cristiane, sono infarcite di episodi violenti.

Purtroppo, troppo spesso questa affermazione interrompe ogni ulteriore discussione sul problema se violenza e intolleranza siano connaturate all'islàm. E quindi, la risposta normale diventa che non è l'islàm ad essere violento per se, ma sono piuttosto le rimostranze e la frustrazione dei musulmani – sempre aggravate da fattori economici, politici e sociali – a scatenare la violenza.
La perfetta aderenza di questa opinione con la gnoseologia laica e "materialista" dell'Occidente, la rende immune da ogni critica.

Pertanto, prima di condannare il Corano e le parole e le azione storiche del profeta dell'islàm, Maometto, come istigatori di violenza e intolleranza, si dovrebbe consigliare agli Ebrei di considerare le atrocità storiche commesse dai loro antenati Israeliti, così come sono state registrate dalle loro stesse scritture; bisognerebbe poi raccomandare ai Cristiani di considerare i cicli di brutali violenze compiute dai loro antenati nel nome della loro fede sia contro non Cristiani che contro Cristiani.
In altre parole bisogna ricordare ad Ebrei e Cristiani che chi abita case di vetro deve evitare di scagliare pietre.

Ma questa è proprio la verità? L'analogia con le altre scritture è proprio legittima? E' possibile confrontare la violenza degli Ebrei dell'antichità e la violenza dei Cristiani nel Medio Evo con la persistenza della violenza musulmana nell'era moderna?


La violenza nella storia di Ebrei e Cristiani

In accordo con la Armstrong, un gran numero di eminenti scrittori, storici, e teologi hanno sostenuto questa tesi "relativista". Per esempio, John Esposito, direttore del Centro del Principe Alwaleed bin Talal per la Comprensione Cristiano-islamica, all'Università di Georgetown, si domanda:
"Ma come mai continuiamo a porci la stessa domanda [a proposito della violenza nell'islàm] e invece non ce la facciamo a proposito di Ebraismo e Cristianesimo? Sia Ebrei che Cristiani hanno compiuto atti di violenza. Tutti noi possediamo un lato trascendente, ma anche un lato oscuro … Pure noi abbiamo la nostra teologia dell'odio. Sia nel Cristianesimo che nell'Ebraismo tradizionale, tendiamo ad essere intolleranti; aderiamo ad una teologia esclusiva: noi contro loro".

Il Professore di scienze umane dell'Università Statale della Pennsylvania, Philip Jenkins, in un articolo, "Dark Passages (Brani oscuri)", spiega più a fondo questa tesi. E tenta di dimostrare che la Bibbia è più violenta del Corano:
In tema di istigazione alla violenza e ai massacri, ogni semplicistica pretesa di superiorità della Bibbia nei confronti del Corano sarebbe totalmente sbagliata. Infatti, la Bibbia trabocca di "testi di terrore" per usare la frase coniata dalla teologa Americana Phyllis Trible. La Bibbia contiene molti più versetti che apprezzano o spingono al massacro di quanti non ne contenga il Corano, e la violenza biblica è spesso molto più estrema e caratterizzata da una ferocia molto più indiscriminata … Se i testi fondamentali caratterizzano tutta la religione, allora Ebraismo e Cristianesimo meritano la condanna massima come religioni di efferatezza.
Molti episodi della Bibbia, come pure della storia Giudeo-Cristiana illustrano la tesi di Jenkins, ma due in particolare – uno probabilmente rappresentativo dell'Ebraismo, l'altro del Cristianesimo – sono quasi sempre ricordati e quindi meritano un esame più attento.
La conquista militare della terra di Canaan da parte degli Ebrei, circa nell'anno 1200 AC è spesso definita come "genocidio" ed è diventata emblematica della violenza e della intolleranza della Bibbia. Dio disse a Mosè:
Ma delle città di questi popoli che il Signore tuo Dio ti dà in eredità, non lascerai in vita alcun essere che respiri; ma li voterai allo sterminio: cioè gli Hittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei e i Gebusei, come il Signore tuo Dio ti ha comandato di fare, perché essi non v'insegnino a commettere tutti gli abomini che fanno per i loro dèi e voi non pecchiate contro il Signore vostro Dio.
Così Giosuè [il successore di Mosè] conquistò tutto il paese: le montagne, il Negheb, il bassopiano, le pendici e tutti i loro re. Non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni essere che respira, come aveva comandato il Signore, Dio di Israele.

Per quanto riguarda il Cristianesimo, poiché è impossibile trovare nel Nuovo Testamento versetti che incitano alla violenza, quelli che sostengono la tesi che il Cristianesimo è violento come l'islàm devono ricorrere ad eventi storici come le Crociate scatenate dai Cristiani Europei tra l'undicesimo e il tredicesimo secolo. In effetti le Crociate furono violente e provocarono in nome della croce e della Cristianità delle atrocità, secondo il moderno metro di valutazione. Dopo aver sfondato le mura di Gerusalemme, nel 1099, per esempio, si racconta che i Crociati massacrarono quasi tutti gli abitanti della Città Santa. Secondo la cronaca medioevale, Gesta Danorum, "il massacro fu così grande che i nostri uomini camminavano nel sangue fino alle caviglie".
Alla luce di quanto sopra, come Armstrong, Esposito, Jenkins e altri sostengono, perché Ebrei e Cristiani indicano il Corano come prova della violenza dell'islàm mentre ignorano le loro stesse scritture e la loro stessa storia?


Bibbia contro Corano

La risposta si trova nel fatto che queste osservazioni confondono storia e teologia mescolando le azioni temporali degli uomini con ciò che si ritengono essere le parole immutabili di Dio. L'errore fondamentale è che la storia Giudeo-Cristiana – che è violenta – è stata confusa con la teologia islamica – che ordina la violenza. Ovviamente, tutte le tre grandi religioni monoteiste hanno avuto la loro parte di violenza e intolleranza verso "l'altro". Ma la questione fondamentale è se questa violenza fu imposta da Dio o se uomini bellicosi vollero che fosse così.

La violenza del Vecchio Testamento è un caso veramente interessante. Dio ordinò in modo chiarissimo agli Ebrei di sterminare i Canaanei e i popoli vicini. Questa violenza pertanto, volenti o nolenti, fu espressione della volontà di Dio. Comunque, tutta la violenza storica commessa dagli Ebrei e registrata nell'Antico Testamento è soltanto questo – storia. E' successo; Dio lo ordinò. Ma riguardò tempi e luoghi specifici e fu diretta contro popoli ben precisi.
Mai questo tipo di violenza fu regolamentata o codificata all'interno della legge giudaica. In breve, i racconti biblici di episodi violenti sono descrittivi, non prescrittivi.

Questo è l'aspetto in cui la violenza islamica è unica. Benché simile alla violenza dell'Antico Testamento – ordinata da Dio e manifestatasi nella storia – alcuni aspetti della violenza e della intolleranza islamiche sono stati regolamentati nella legge islamica e si applicano in ogni tempo. Pertanto, mentre la violenza incontrata nel Corano ha un contesto storico, il suo significato ultimo è teologico. Consideriamo i seguenti versetti Coranici, noti come i "versetti della spada":
Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati. Se poi si pentono, eseguono l'orazione e pagano la decima, lasciateli andare per la loro strada.
Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano umiliati.
Come nell'Antico Testamento i versetti in cui Dio ordina agli Ebrei di attaccare e trucidare i loro nemici, anche i versetti della spada hanno un contesto storico. All'inizio Dio emanò questi comandamenti dopo che i musulmani sotto la guida di Maometto erano diventati abbastanza forti da invadere i loro vicini Cristiani o pagani. Ma, a differenza dei versetti bellicosi e degli episodi di guerra dell'Antico Testamento, i versetti della spada divennero il fondamento delle successive relazioni sia con "la gente del Libro" (cioè Ebrei e Cristiani) sia con gli "idolatri" (cioè Indù, Buddisti, animisti eccetera) e, in effetti, innescarono le conquiste islamiche che cambiarono per sempre l'aspetto del mondo. Per esempio, in base a Corano 9:5, la legge islamica impone che gli idolatri e i politeisti debbano convertirsi all'islàm o essere uccisi e allo stesso modo, Corano 9:29 è la sorgente primaria delle ben note pratiche di discriminazione contro i Cristiani e gli Ebrei sconfitti che vivevano sotto la dominazione islamica.
In effetti, in base ai versetti della spada e a ad innumerevoli altri versetti coranici e tradizioni orali attribuite a Maometto, i più istruiti funzionari dell'islàm, sceicchi, mufti e imam, lungo tutta la sua storia, raggiunsero il "consenso" – obbligatorio per tutta la comunità musulmana – che l'islàm deve essere in guerra perpetua con il mondo dei non-musulmani fino a quando questi ultimi non si sottomettano all'islàm. Infatti, è comunemente sostenuto dai sapienti musulmani che, poiché i versetti della spada sono tra gli ultimi ad essere stati rivelati sull'argomento dei rapporti tra musulmani e non-musulmani, essi, da soli, abbiano "abrogato" circa 200 altri versetti coranici precedenti e più tolleranti, tipo "non c'è costrizione nella religione". il famoso saggio musulmano, Ibn Khaldun (1332-1406) ammirato in Occidente per le sue opinioni, rifiuta l'idea che la jihad sia una guerra difensiva.
Nella comunità musulmana, la guerra santa [jihad] è un obbligo religioso, a causa della universalità della missione musulmana e l'obbligo di convertire tutti all'islàm sia mediante la convinzione che con la forza … Gli altri gruppi religiosi non avevano una missione universale, quindi per loro la "guerra santa" non era un dovere religioso, tranne che a scopo difensivo … A loro si richiede solamente di istituire la loro religione in seno alla loro gente. Ecco perché gli Israeliti, dopo Mosè e Giosuè non si occuparono dell'autorità regia [cioè, di un Califfato]. La loro unica preoccupazione era di istituire la loro religione [non di diffonderla alle nazioni] … Ma nell'islàm c'è l'obbligo di acquisire la sovranità sulle altre nazioni.
Gli studiosi moderni più autorevoli concordano. La voce sulla "jihad" dell'Enciclopedia dell'islàm di Emile Tyan afferma che "la diffusione dell'islàm con le armi è in imperativo religioso imposto ai musulmani in generale … la jihad deve continuamente essere perseguita fino a quando tutto il mondo sia sotto la sovranità dell'islàm … l'islàm deve essere completamente realizzato prima che la dottrina della jihad [guerra per diffondere l'islàm] possa essere eliminata". Il giurista Iraqeno, Majid Khadduri (1909-2007), dopo aver definito la jihad come "guerra", scrive che "la jihad … è considerata da tutti i giuristi, praticamente senza eccezioni, come un obbligo collettivo di tutta la comunità musulmana". E, ovviamente, i manuali legali scritti in Arabo, sono ancora più espliciti.


Il linguaggio del Corano

Quando i versetti violenti del Corano vengono confrontati con i loro corrispettivi dell'Antico Testamento, si caratterizzano in particolare per un linguaggio che trascende spazio e tempo, incitando i credenti ad attaccare e uccidere i non credenti oggi come ieri. Dio ordinò agli Ebrei di uccidere gli Ittiti, gli Amoriti, i Canaanei, i Periziti, gli Iviti e i Gebusei – tutti popoli ben definiti, inseriti in un tempo e uno spazio ben preciso. Mai Dio diede agli Israeliti, e per estensione ai loro discendenti Ebrei, un comando "incondizionato" di combattere e uccidere i gentili. D'altra parte, benché i primi nemici dell'islàm, come nell'Ebraismo, fossero storici (cioè Bizantini Cristiani e Persiani Zoroastriani), raramente il Corano li indica con i loro nomi reali. Invece, si ordinò (e si ordina) ai musulmani di combattere la gente del Libro – "finché non versino umilmente il tributo, e siano umiliati" e di "uccidere gli idolatri ovunque li troviate".
Le due congiunzioni Arabe "finché" (hatta) e "ovunque" (haythu) dimostrano la natura ubiquitaria e perpetua di questi comandamenti. C'è ancora "gente del Libro" che deve essere "completamente umiliata" (specialmente in America, in Europa e in Israele) e "idolatri" da essere trucidati "ovunque" uno guarda (specialmente in Asia e nell'Africa sub-Sahariana). In realtà, la caratteristica principale di quasi tutti i versetti violenti delle scritture islamiche è la loro natura illimitata e generica: "Combatteteli (i non musulmani) finchè non ci sia più persecuzione e la religione sia solo di Allah". Inoltre, in una ben nota tradizione, presente nelle collezioni di ahadith, Maometto proclama:
Mi è stato ordinato di muovere guerra contro l'umanità finché non testimonino che non c'è altro dio se non Allah e che Maometto è il Messaggero di Allah; finchè non eseguano la prostrazione e non paghino l'elemosina [cioè, finché non si convertano all'islàm]. Se lo faranno, il loro sangue e le loro proprietà saranno protette.
Questo aspetto linguistico è di importanza cruciale per comprendere l'esegesi scritturale che riguarda la violenza. E ancora, è importante ripetere che né le scritture Ebraiche né quelle Cristiane – l'Antico e il Nuovo Testamento, rispettivamente – utilizzano questi comandamenti perpetui e illimitati. Ciò nonostante, Jenkins lamenta che:
I comandamenti di uccidere, di realizzare la pulizia etnica, di istituzionalizzare la segregazione, di odiare e di temere le altre razze e le altre religioni … tutto questo è nella Bibbia e capita con molto maggiore frequenza che nel Corano. Ad ogni livello possiamo discutere su cosa significhino i brani in questione e certamente se debbano avere qualche rilevanza per le età future. Ma rimane il fatto che le parole sono lì, e la loro inclusione nella scrittura significa che esse sono, letteralmente, canonizzate, non meno che nelle scritture musulmane.
Ci si può domandare cosa intenda Jenkins con il termine "canonizzato". Se "canonizzato" significa che questi versetti devono essere considerati parte del canone della scrittura Giudeo-Cristiana, è assolutamente corretto; invece, se con "canonizzato" intende, o cerca di implicare che questi versetti sono stati applicati nella Weltanschauung (visione del mondo) Giudeo-Cristiana, allora è assolutamente in errore.
Inoltre, non bisogna basarsi esclusivamente su argomenti di pura esegesi o solo filologici: sia la storia che gli eventi attuali smentiscono il relativismo di Jenkins. Mentre il Cristianesimo del primo secolo si diffuse col sangue dei martiri, l'islàm del primo secolo si diffuse mediante la conquista violenta e i massacri. In effetti, dal primo istante fino ad oggi – ovunque ha potuto – l'islàm si è diffuso con la violenza, come è confermato dal fatto che la maggioranza di quello che oggi è noto come il mondo islamico, o dar al-islàm, fu conquistato dalla spada dell'islàm. Questo è un fatto storico, confermato dai più prestigiosi storici islamici. Anche la penisola Arabica, la "casa" dell'islàm, fu sottomessa con grandi lotte e massacri, come dimostrato dalle guerre della Ridda che scoppiarono subito dopo la morte di Maometto, quando decine di migliaia di Arabi furono passati a fil di spada dal primo Califfo, Abu Bakr, per aver abbandonato l'islàm.



Il ruolo di Maometto

Inoltre, in merito alla attuale diffusa idea che cerca di giustificare la violenza islamica – che questa è solo il prodotto della frustrazione dei musulmani di fronte a una oppressione politica od economica – ci si dovrebbe porre questo interrogativo: che dire allora dell'oppressione di oggi nel mondo, di Cristiani ed Ebrei, per non menzionare Indù e Buddisti? Dov'è la loro violenza ammantata di religione? Questa è la verità: anche se il mondo islamico fa la parte del leone nei titoli più drammatici – di violenza, terrorismo, attacchi suicidi e decapitazioni – è inoppugnabile che non è certo l'unica regione al mondo a soffrire per ingiustizie sia interne che esterne.
Per esempio, benché quasi tutta l'Africa sub-Sahariana sia intrisa di corruzione, oppressione e povertà, quando si considera la violenza, al terrorismo e all'assoluto caos, la Somalia – che appunto è l'unico stato sub-Sahariano ad essere completamente musulmano – guida il branco. Inoltre, i maggiori responsabili della violenza Somala e della imposizione delle misure legali più draconiane e intolleranti – i membri del gruppo jihadista al-Shabab (i giovani) – spiegano e giustificano le loro azioni mediante uno schema islamista.
Anche in Sudan, è attualmente in corso un genocidio jihadista contro il popolo Cristiano e politeista, condotto dal governo islamista di Khartum, che ha provocato quasi un milione di morti tra "infedeli" e "apostati". Che l'Organizzazione della Conferenza Islamica sia corsa in difesa del Presidente Sudanese Hassan Ahmad al-Bashir, che è incriminato dalla Corte Criminale Internazionale, è una ulteriore prova dell'approvazione della comunità islamica della violenza contro sia i non musulmani che contro chi non considera i musulmani abbastanza bene.
Pure i paesi dell'America Latina e i paesi Asiatici non musulmani hanno la loro quota di regimi autoritari ed oppressivi, di povertà e di tutto il resto, come i paesi musulmani. Eppure, diversamente dai quasi quotidiani titoli che provengono dal mondo islamico, non ci sono notizie di fedeli Cristiani, Buddisti o Indù che lanciano veicoli carichi di esplosivo contro edifici di regimi oppressivi (come il regime Cubano o quello Comunista Cinese), sventolando, allo stesso tempo, le loro scritture e urlando: "Gesù (o Budda, o Visnu) è grande!".


Perché?

C'è un ultimo aspetto che viene spesso trascurato – sia per ignoranza o per malafede – da chi insiste che la violenza e l'intolleranza sono equivalenti tra tutte le religioni. Oltre le parole divine del Corano, il modo di comportarsi di Maometto – la sua "sunna" o "esempio" – è una importante sorgente di legislazione nell'islàm. I musulmani sono invitati ad emulare Maometto in ogni circostanza della vita: "Avete un eccellente esempio nel Messaggero di Allah". E il tipo di condotta di Maometto verso i non musulmani è molto esplicito.
Per esempio, polemizzando sarcasticamente contro il concetto di islàm moderato, il terrorista Osama Bin Laden, che, secondo un sondaggio di al-Jazira, gode dell'appoggio di metà del mondo islamico, così descrive la "sunna" del Profeta:
La "moderazione" fu dimostrata dal nostro Profeta che non rimase mai più di tre mesi a Medina senza razziare o inviare scorrerie nelle terre degli infedeli, per abbattere le loro fortezze, saccheggiare i loro beni, spegnere le loro vite e rapire le loro donne.
Infatti, sia secondo il Corano che secondo la "sunna" di Maometto, razziare e saccheggiare gli infedeli, fare schiavi i loro figli e usare le loro donne come concubine, ha un fondamento ineccepibile. E il concetto di "sunna" – che è quella da cui oltre un miliardo di musulmani, i "sunniti", hanno ricevuto il loro nome – afferma senza ombra di dubbio che tutto ciò che fu fatto o fu approvato da Maometto, l'esempio più perfetto per l'umanità, è accettabile per i musulmani di oggi così come per quelli di ieri. Questo ovviamente, non significa che la totalità dei musulmani viva soltanto per saccheggiare e stuprare.
Però significa che persone naturalmente inclini a queste attività, e che per caso sono anche musulmane, possono giustificare le loro azioni – e le giustificano – riferendosi alla "sunna del profeta" – il modo con cui al-Qaeda, ad esempio, ha giustificato il suo attacco dell'11 Settembre, in cui furono uccisi degli innocenti, incluse donne e bambini: Maometto autorizzò i suoi seguaci ad usare le catapulte durante l'assedio della città di Ta'if nel 630 DC – gli abitanti della città avevano rifiutato di sottomettersi – benché sapesse molto bene che donne e bambini erano rifugiati in città. Inoltre, quando gli fu chiesto se era consentito lanciare attacchi notturni o incendiare le fortificazioni degli infedeli se donne e bambini erano con loro, e il Profeta rispose: "Essi [le donne e i bambini] sono dei loro [degli infedeli]".


Il comportamento di Ebrei e Cristiani

Benché osservante scrupoloso della legge e forse iper-legalista, l'Ebraismo non ha un equivalente come la "sunna"; le parole e le azioni dei patriarchi, pur descritte nell'Antico Testamento, non giunsero mai a prescrivere la legge Giudaica. Né le "pietose bugie" di Abramo, né la perfidia di Giacobbe, né l'estrema irascibilità di Mosè, né la relazione adulterina di Davide o le scappatelle di Salomone furono alla base dell'istruzione di Ebrei o Cristiani. Furono interpretate come azioni storiche, compiute da uomini fallibili che, più spesso che no, erano puniti da Dio per il loro comportamento molto meno che esemplare.
Per quanto riguarda il Cristianesimo, gran parte della legge dell'Antico Testamento venne abrogata, o compiuta – a seconda dei punti di vista – da Gesù. "Occhio per occhi" lasciò il posto a "porgi l'altra guancia". Amare dio e il prossimo con tutto il cuore divenne la legge suprema. Inoltre, la "sunna" di Gesù – "Cosa avrebbe fatto Gesù? – è caratterizzata da docilità e altruismo. Il Nuovo Testamento non contiene alcuna esortazione alla violenza.
Eppure, c'è ancora chi pretende di dipingere Gesù come un personaggio con un atteggiamento militante simile a quello di Maometto, citando il versetto in cui il primo – che "parlò alle folle in parabole e non parlò se non in parabole" – disse: "Non sono venuto a portare la pace, ma una spada". Ma in base al contesto di questa affermazione è evidente che Gesù non stava ordinando la violenza contro i non Cristiani, ma piuttosto predicendo che ci sarebbero stati conflitti tra i Cristiani e il loro ambiente – una profezia fin troppo vera, dato che i primi Cristiani, invece di brandire la spada, perirono docilmente come martiri, a causa della spada, così come spesso stanno ancora facendo nel mondo musulmano.
Altri si appigliano alla violenza profetizzata nel Libro dell'Apocalisse, ancora, dimenticandosi di osservare che tutto il racconto è descrittivo – per non aggiungere che è chiaramente simbolico – e quindi difficilmente "prescrittivo" per i Cristiani. Ad ogni modo, come si può ragionevolmente paragonare questa manciata di versetti del Nuovo Testamento che metaforicamente menzionano la parola "spada" con le centinaia di prescrizioni Coraniche e dichiarazioni di Maometto che chiaramente comandano ai musulmani di usare una spada vera e propria contro i non musulmani?
Imperterrito, Jenkins lamenta il fatto che nel Nuovo Testamento, gli Ebrei "progettano di lapidare Gesù, complottano per ucciderlo, a sua volta Gesù li chiama bugiardi e figli del Demonio". Rimane però da stabilire se essere chiamati "figli del Demonio" è più offensivo che essere definiti discendenti di scimmie e porci – l'appellativo Coranico degli Ebrei. A parte gli insulti, tuttavia, ciò che qui importa è che, mentre il Nuovo Testamento non ordina ai Cristiani di trattare gli Ebrei come "figli del Demonio", invece, in base al Corano, in particolare 9:29, la legge islamica obbliga i musulmani a sottomettere gli Ebrei, anzi, tutti i non musulmani.
Questo significa forse che chi si professa Cristiano non può essere antisemita? Ovviamente no! Ma significa che i Cristiani antisemiti vivono un ossimoro – per il semplice fatto che sia letteralmente che teologicamente, il Cristianesimo non insegna assolutamente odio e astio, bensì pone l'accento su amore e perdono. Il punto qui non è se i Cristiani seguono o no questi precetti; proprio come non è il punto se i musulmani osservano o no l'obbligo della jihad. L'unica domanda pertinente è: cosa richiedono le religioni?
John Esposito ha ragione quando asserisce che "Ebrei e Cristiani furono coinvolti in atti di violenza". Invece sbaglia quando aggiunge: "Noi [Cristiani] abbiamo la nostra teologia dell'odio". Nulla nel Nuovo Testamento insegna l'odio – e certamente niente lontanamente paragonabile ai comandi Coranici tipo: "Noi [musulmani] ci dissociamo da voi [non musulmani] e tra noi e voi è sorta inimicizia e odio eterni finché voi non crederete in Dio soltanto".


Rivalutare le Crociate

Ed è da qui che si può comprendere meglio la storia delle Crociate – eventi che sono stati completamente stravolti da numerosi e influenti apologeti dell'islàm. Karen Armstrong, per esempio, si è praticamente costruita una carriera rappresentando le Crociate in un modo completamente sbagliato, scrivendo, per esempio che "l'idea che l'islàm si sia imposto con la spada è una fantasia Occidentale, inventata durante il tempo delle Crociate quando, in realtà, furono i Cristiani dell'Occidente a muovere una brutale guerra santa contro l'islàm".
Che una ex monaca condanni rabbiosamente le Crociate, rispetto a quanto fatto dall'islàm, rende la sua critica ancora più vendibile. Affermazioni come le sue, ovviamente, ignorano il fatto che dall'inizio dell'islàm, più di 400 anni prima delle Crociate, i Cristiani si erano accorti che l'islàm si diffondeva con la spada. Infatti, autorevoli storici musulmani che scrissero secoli prima delle Crociate, come Ahmad Ibn Yahya al-Baladhuri (m. 892) e Muhammad Ibn Jarir at-Tabari (838-923), dimostrano chiaramente che l'islàm si diffuse mediante la spada.

La realtà è questa: le Crociate furono un contrattacco contro l'islàm – non un attacco senza provocazione come sostengono la Armstrong ed altri storici revisionisti.
L'eminente storico Bernard Lewis lo espone molto bene:
Anche la Crociata Cristiana, spesso paragonata alla jihad islamica, fu una tardiva e limitata risposta alla jihad e, in parte, anche una sua imitazione. Ma, a differenza della jihad, riguardò principalmente la difesa o la riconquista di territori Cristiani minacciati o perduti. Fu, con alcune eccezioni, limitata alle guerre vittoriose per la riconquista dell'Europa Sud-Occidentale e alle guerre perdute per liberare la Terra Santa e per fermare l'avanzata Ottomana nei Balcani. La jihad islamica, per contro, fu interpretata come illimitata e fu percepita come un obbligo religioso che sarebbe continuato finché tutto il mondo non si fosse convertito all'islàm o si fosse sottomesso al suo dominio … Lo scopo della jihad è di imporre la legge islamica a tutto il mondo.
Inoltre, le invasioni dei musulmani e le atrocità contro i Cristiani erano aumentate nei decenni precedenti la proclamazione della Crociata nel 1096. Il Califfo Fatimide Abu 'Ali Mansur Tariqu'l-Hakim (r. 996-1021) profanò e distrusse un gran numero di importanti Chiese – come la Chiesa di San Marco in Egitto e la Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme – ed emanò contro Cristiani ed Ebrei decreti ancora più oppressivi di quelli già in uso. Poi, nel 1071, i Turchi Selgiuchidi sbaragliarono i Bizantini nella cruciale battaglia di Manzicerta e, per questo, conquistarono la maggior parte dell'Anatolia Bizantina, facendo presagire l'eventualità della finale cattura di Costantinopoli, secoli dopo.
Fu per reagire a questa situazione che il Papa Urbano II (r. 1088-1099) indisse la Crociata:
Dai confini di Gerusalemme e dalla città di Costantinopoli è giunta un'orribile notizia che ci è stata ripetutamente riferita, cioè che una razza del regno dei Persiani [cioè, i Turchi musulmani] … ha invaso le terre di quei Cristiani e le ha spopolate con la spada, il saccheggio e il fuoco; ha portato una parte dei prigionieri nel proprio paese e ha eliminato l'altra parte con crudeli torture; ha distrutto completamente le Chiese di Dio o se ne è appropriata per i riti della loro religione.
Anche se la descrizione di Urbano II è storicamente accurata, il fatto rimane: in qualsiasi modo si interpretino queste guerre – offensive o difensive, giuste o ingiuste – è evidente che non furono basate sull'esempio di Gesù, che così esortò i suoi seguaci "Amate i vostri nemici, benedite chi vi maledice, fate il bene a chi vi odia e pregate per chi vi insulta e vi perseguita". E infatti, furono necessari secoli di dibattiti teologici, da Agostino all'Aquinate, per giustificare la guerra difensiva – definita come "guerra giusta". Così sembrerebbe che se qualcuno non è stato completamente fedele alle sue scritture, questi sono stati i Crociati – e non i jihadisti musulmani (dal punto di vista letterale). In altri termini, sono stati i jihadisti musulmani – e non i Crociati – che hanno fedelmente eseguito le indicazioni delle loro scritture (almeno dal punto di vista letterale). Inoltre, come i racconti violenti dell'Antico Testamento, anche le Crociate hanno una mera natura storica e non sono manifestazioni di più profonde verità scritturali.
Infatti, ben lontane dal suggerire alcunché di intrinseco al Cristianesimo, le Crociate, ironicamente, ci aiutano a capire meglio l'islàm. Perché le Crociate dimostrano, una volta per tutte, che, non ostante gli insegnamenti religiosi – e infatti, nel caso delle così dette Crociate Cristiane, a dispetto di questi insegnamenti – l'uomo è spesso predisposto alla violenza. Ma questo impone una domanda: se questo è il comportamento dei Cristiani – a cui è stato imposto di amare, benedire e beneficare i loro nemici che li odiano, li maledicono e li perseguitano – quanto di più dobbiamo aspettarci dai musulmani che, condividendo la stessa tendenza alla violenza, sono spinti da Dio ad attaccare, uccidere e depredare i non credenti?

Raymond Ibrahim è Direttore Associato del Forum del Medio Oriente e autore di "The Al Qaeda Reader" (New York: Doubleday, 2007)
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Re: Croxade (Crociate)

Messaggioda Berto » mer dic 02, 2015 9:00 pm

https://it.wikipedia.org/wiki/Al-Hakim

La personalità messa in mostra dall'Imām risulta essere quanto mai contraddittoria. Da un lato infatti espresse una reale semplicità di modi e di abitudini, oltre a un'autentica sete di sapere, dall'altro tentò di avviare una politica di conversione forzosa, più o meno esplicita, nei confronti dei suoi sudditi.

La caratteristica costante dei Fatimidi era infatti stata fino ad allora quella di non obbligare gli egiziani e, prima ancora, quelli dell'Ifrīqiya, ad abbracciare la variante ismailita dell'Islam, contentandosi di concentrare nelle loro mani il potere politico, economico e militare, ma non quello religioso. Si creò quindi nei loro domini una peculiare differenza fra la dinastia convintamente ismailita e i suoi sudditi, legati all'Islam sunnita e alla fede copta cristiana e israelitica.

Era tanta l'indifferenza fatimide da consentire di operare all'interno della capitale del Il Cairo tanto a un qāḍī ismailita quanto a uno malikita, come pure a un suo omologo hanafita, a uno sciafiita e a uno hanbalita.

Al-Ḥākim tentò invece, con ogni mezzo, anche esplicitamente dispotico, di trascinare alla propria fede sia i sunniti, sia i cristiani sia gli ebrei, suscitando in loro una crescente avversione che non fu controbilanciata da alcuni aspetti caratteriali positivi dell'Imam e da alcuni comportamenti da lui messi in mostra.
Quest'ultimo infatti (malgrado uno stile di vita tutt'altro che incline al lusso e all'ostentazione, la discreta propensione allo studio delle scienze naturali, l'indole generosa e, talora, il suo senso di giustizia) cominciò ad affliggere cristiani ed ebrei con confische di loro proprietà religiose e di loro luoghi di culto. Le espropriazioni cominciarono già nel 1003 e furono accompagnate da divieti di consumo di alcoolici da parte dell'Ahl al-Kitāb ("gente del Libro") che fu poi costretta a indossare elementi dell'abbigliamento atti a distinguerli facilmente (in genere una cintura, o zunnār, un copricapo di color nero e simboli della loro fede, secondo la legislazione sui dhimmi).
Nella logica di tali dispotici e intolleranti interventi di al-Ḥākim, s'iscrive la distruzione nel 1009 della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme che sarà una delle cause ufficiali per cui s'invocherà - ma solo 80 anni più tardi - la prima crociata, sebbene già dopo la morte di al-Ḥākim fosse stato raggiunto un accordo con l'Imperatore bizantino Costantino IX, in base al quale Costantinopoli avrebbe finanziato il restauro del tempio cristiano in cambio dell'edificazione nella capitale bizantina di una moschea. Accordo che fu pienamente onorato.
Le misure contro i musulmani furono non meno gravose e bizzarre e colpirono tanto i sunniti quanto gli sciiti.
Fu ad esempio impartito l'ordine di uccidere i cani (animali tendenzialmente considerati impuri) e si vietò per le donne l'ostentazione di gioielli, il rendere omaggio ai morti nei cimiteri, l'apertura dei negozi in orari notturni o le riunioni in cui si chiacchierava, o ancora il popolare gioco degli scacchi. Fu impedito alle donne l'accesso ai ḥammām e fu rafforzato il dispositivo islamico per il quale è vietato il consumo di bevande alcoliche, sia pure di lieve livello di alcolicità (come il nabīdh). Furono inoltre vietati alcuni cibi, uno dei quali - la mutawakkiliyya - solo perché assai amata dal califfo abbaside al-Mutawakkil, implacabile avversario dello Sciismo.
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Re: Croxade (Crociate)

Messaggioda Berto » gio dic 03, 2015 10:47 am

Silvana De Mari - I musulmani hanno massacrato pagani, ebrei, cristiani, buddisti e induisti. Ma noi li giustifichiamo sostenendo che abbiamo commesso delle atrocità con le crociate.

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 26549601:0

Dopo ogni bomba, dopo ogni massacro, mentre ancora i cadaveri sono caldi e le rovine fumano, qualcuno ricorda le crociate.
L’idea sarebbe che i musulmani hanno ancora il diritto di essere furiosi per i torti subiti durante le crociate. Questa vulgata è ripetuta da molti perché è stata ossessivamente imparata sui libri di scuola.
Il mio amico Giancarlo Matta sottolinea giustamente i danni tragici del marxismo. La storiografia marxista ha da circa 60 anni il monopolio culturale dell’Europa. Ha creato una storiografia fantastica tesa a istillare nell’Occidente un tale odio di sé da spingerlo all’indispensabile suicidio.
Le civiltà non muoiono per assassinio, muoiono per suicidio.
Tutti i demeriti dell'Occidente sono ingigantiti, i torti e le violenze che ha subito scompaiono dalla storia, tutti i meriti della civiltà occidentale sono negati. Un vero e proprio etnocidio. I pigolanti adolescenti (qualcuno ottantenne ma è un irrilevante incidente anagrafico), che mi spiegano che siccome siamo stati dei bricconi secoli fa è giusto che ora moriamo, commettono tre errori che più che errori sono crimini, negazione dell’etica.

L’idea sarebbe che i musulmani hanno ancora il diritto di essere furiosi per i torti subiti durante le crociate.
Questa vulgata è ripetuta da molti perché è stata ossessivamente imparata sui libri di scuola.
Il suicidio dell'Occidente è l’affermazione che “la violenza islamica attuale è la conseguenza dei torti subiti”.

L’idea che i torti subiti mezzo millennio fa giustifichino la violenza attuale, contiene 3 aberrazioni:

1) L’idea che l’islam avesse il diritto di invadere e sottomettere col ferro e col fuoco e che chi osasse contrastarlo commettesse una colpa. Le crociate sono state guerre di difesa senza le quai non esisteremmo. Conquistata Gerusalemme, mai nominata nel Corano e dove Maometto non è mai stato in vita sua, per la bizzarra quanto universale teoria che sia una città santa dell’islam, il Santo Sepolcro è stato distrutto e i pellegrini cristiani crocifissi. Le crociate sono state fatte da uomini del Medioevo per motivi religiosi, non per motivi economici, come dimostrano i tre studiosi Lewis, Spencer e Stark.
2) Che la colpa si erediti per via genetica, cioè l’idea di responsabilità personale cristiana ed europea è sostituita dal concetto di responsabilità tribale di tipo islamico. I nostri antenati sono stati cattivi cattivi, anzi Kattivi, con la K, perché così era scritto sui nostri libri di storia, che sono gli stessi libri che sostenevano che Lenin era sano di mente e un grand'uomo, e quindi i nostri figli è giusto che siano schiavi. I crociati mezzo millennio fa hanno fatto la bua all'islam e quindi la libanizzazione dell'Europa e la schiavizzazione dei nostri nipoti sono fenomeni corretti. Ho già accennato che l'economista Cipolla ha scritto leggi statistiche sull'imbecillità universale basate su ricerche statistiche che affermano che il calcolo della stupidità è sempre approssimato per difetto?
3) La terza idea delirante è che l’islam che è stato osteggiato nel suo atroce asservimento col fuoco e col ferro avesse il diritto di farlo. Istanbul si chiamava Costantinopoli: sono molto irritata che la Terza città santa della cristianità sia islamica e che i cristiani li abbiano ammazzati tutti, con l’ultima esplosione pirotecnica che è stato lo sterminio degli armeni.
Quindi che faccio? Vado a far saltare un bus scolastico in Turchia? Gli ebrei non sarebbe giusto che facessero saltare le metropolitane di Berlino?
A Efeso, città santa della cristianità, dove è morta la Madonna, dove San Giovani ha scritto ai cristiani ci sono rimasti solo i turisti.
La Siria era cristiana, il Nord Africa era cristiano e la civiltà cristiana è stata annientata.
Pakistan e Afghanistan erano culle del buddismo, il Bangladesh era una culla dell’induismo.
L’Indonesia era una culla dell’induismo.
Il cristianesimo, annientato ovunque, ha resistito in Europa, perché noi siamo brutti, sporchi e cattivi, eredi di romani e barbari, abbiamo fatto le crociate.
Per la cronaca: non solo noi. C’erano anche gli armeni e i copti sudanesi dei regni di Dongola e Axum, e c’erano per salvare il sepolcro di Cristo, ma anche per salvare il ventre delle loro donne e la testa dei loro figli. Le crociate sono state guerre di difesa. Durante le crociate sono stati uccisi innocenti e in particolare ebrei innocenti e questo è uno dei numerosi motivi della mia fedeltà assoluta allo Stato di Israele, le crociate sono state fatte da uomini del Medioevo, con la violenza del loro tempo, ma sono state guerre di difesa.

La teoria che le crociate sono state una violenza terrificante ai mussulmani e che ne sono ancora sconvolti è una roba che poteva venire in mente solo agli storiografi marxisti, che erano dementi per definizione e che poi l'hanno venduta loro agli islamici, negli anni 60, in quel gioiello di posto che è stata l'Università di Mosca.
I mussulmani poveri pulcini sono innocenti e irascibili, e si sono irritati così tanto che per l’irritazione hanno sterminato anche uno strepitoso numero di buddisti e induisti, perché se è vero che la violenza musulmana è stata causata dalle crociate, anche gli apocalittici stermini di buddisti e induisti saranno stati una conseguenza?
Se è vero che avere subito violenze nei secoli giustifica la violenza, non dovrebbe essere il popolo di Israele quello più irritato? L’islam ha picchiato molto di più di quante non le abbia prese. Io mi chiamo De Mari. La mia antenata Barbara De Mari nell’ XI secolo a Macinaggio in Corsica combatteva contro i saraceni con l’ascia perché lei era femmina e la spada non le toccava e combattendo riuscì a evitare che lei e i contadini del suo feudo facessero parte di quei milioni di schiavi che nessuno ricorda e che non hanno lasciato traccia perché nell'’islam gli schiavi non si possono riprodurre.

L’islam è stato nei secoli tanto buono e tollerante?
Queste idiozie per favore fatele dire a Ridley Scott che è mantenuto a petrodollari, oppure raccontatele alle vostre sorelline minori se ce le avete. Non venitele a raccontare a me, perché appartengo a una famiglia che ha combattuto per secoli i saraceni.
Li ha combattuti per mare e per terra.
C’era anche uno di noi a crepare come un cane quel maledetto 29 maggio1453 a Costantinopoli, quando la città è caduta. Era un martedì. La Turchia, il posto che noi chiamiamo Turchia era l’Impero romano d’Oriente, la capitale, quella che adesso di chiama Istanbul, era Costantinopoli, la terza città santa della cristianità. Ora di Cristiani in Turchia non ce ne sono più perché li hanno sterminati. Nella città chiamata Efeso dove è stata scritta l’Apocalisse di San Giovanni di cristiani non ce ne è nemmeno uno.

E dopo un bel po’ di secoli gli islamici sono ancora irritati per essere stati intralciati dai crociati nella loro conquista del mondo sacrosanta e benedetta da Maometto.
Questo ci spinge a due considerazioni:
Primo: forse il momento è venuto di leggersela l’Apocalisse di San Giovanni.
Secondo: forse il momento è venuto di piantarla di dire idiozie.

La moderna antropologia è stata fondata da Claude Levi Strauss.
Riporto alcune sue considerazioni su islam e crociate, ambedue prese da Tristi Tropici. Sono considerazioni fatte da un ebreo libero pensatore, non da un abate.
"L’evoluzione razionale è inversa a quella della storia. L’Islam ha tagliato in due un mondo più civile. Che l’occidente risalga alle fonti del suo laceramento: interponendosi fra il Buddismo e il Cristianesimo, l’islam ci ha islamizzati;
La cristianità ha avuto due strade: restare etica ed essere spazzata via, o imbarbarirsi, islamizzarsi e resistere.
Abbiamo resistito. Abbiamo ritardato l'attacco. Quando sono arrivati a Vienna, li abbiamo fermati.
La battaglia è cominciata l'11 settembre1683, ed è stata vinta. Senza quella vittoria noi non esisteremmo.

Quindi onore agli uomini che hanno protetto la civiltà dove viviamo, che è la civiltà che in assoluto ha avuto il più alto livello di scienza, di arte e di diritti degli uomini.
Noi siamo noi, noi siamo la nostra storia, noi siamo la nostra violenza noi siamo la nostra ferocia, noi siamo la nostra compassione. Il mondo non conosce più il vaiolo perché noi lo abbiamo abbattuto.
Quindi ricuperiamo l’orgoglio per la nostra storia. E per la nostra civiltà. E facciamo dono di questa civiltà come è nostro dovere. Se non lo faremo, moriremo e sarà giusto.
Se siamo credenti, non pensiamo che Dio è morto in croce solo per noi. È un’idea piuttosto idiota. È morto anche per i musulmani, e il nostro dovere è dirlo. La violenza non è convertire, ma non convertire, lasciare l’altro nell’errore, perché “è la sua civiltà”.
Quindi usciamo dalla violenza, e passiamo il testimone. Passiamo il messaggio.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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