Caro Papa Françesco (na bołetina)

Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » mar gen 19, 2016 3:26 pm

Socci smaschera il bluff sul Papa: "Ecco i numeri che lo inchiodano"
Antonio Socci
03 Gennaio 2016

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... grini.html

La bolla mediatica di papa Bergoglio c' è ancora. Specie nei salotti miscredenti. Ma fra i cattolici il 2015 è stato invece l' anno dello sgonfiamento, come dimostrano i dati disastrosi sul crollo dell' afflusso dei fedeli ai suoi incontri. Perfino Repubblica, sia pur sommessamente, ha dovuto riconoscerlo: «I dati ufficiali forniti dal Vaticano certificano che l' avvio del Giubileo ha portato addirittura un reflusso. Il numero di pellegrini che hanno partecipato agli incontri pubblici con il Papa nel mese di dicembre è infatti calato in modo sensibile rispetto allo stesso mese del 2014: meno trenta per cento, dagli oltre 461mila di un anno fa si è scesi a 324mila». Meno 30 per cento in un anno è un crollo verticale.
Stesso crollo per la presenza agli Angelus papali: «150mila pellegrini contro i 390mila dello stesso periodo del 2014».
È stato un flop pure la cerimonia di inizio del Giubileo, l' 8 dicembre, a cui ha partecipato la metà delle persone previste (50 mila). Repubblica scrive che però c' era tante gente al Giubileo delle famiglie. Ma in quel caso il numero era "drogato" da una ragione extrabergoglio: la presenza massiccia a Roma di migliaia di famiglie del Cammino neocatecumenale (le stesse che riempirono Piazza San Giovanni il 20 giugno scorso).
Il Vaticano in effetti è sempre più allarmato perché da due anni è in corso una vera fuga da Bergoglio. Il Giubileo è stato voluto proprio per questo, per cercare di rimpolpare la presenza dei fedeli in Vaticano e dimostrare che el pueblo unido sta con la sua Revolución. Nelle intenzioni del promotore l' Anno Santo dovrebbe «truccare» la disfatta, che però è ancora più evidente se consideriamo tutti questi tre anni di pontificato (quando, fra l' altro, non c' era la scusa della paura di attentati, come a dicembre scorso).
Nei dati relativi alle presenze alle udienze papali che la Prefettura della Casa pontificia ha fornito - come da tradizione - per la centesima udienza generale di Bergoglio, la cosa più chiara è il crollo che si è verificato dal primo al terzo anno del suo pontificato: 1.548.500 presenze alle 30 udienze del 2013, 1.199.000 presenze alle 43 udienze del 2014 e - attenzione - 400.100 presenze alle 27 udienze tenute fino al 26 agosto 2015.
Numeri terribili. E la tendenza è confermata pure dal calcolo della media delle presenze alle udienze generali, infatti nel 2013 la media dei presenti fu di 51.617 persone, nel 2014 dimezzò a 27.884 e nel 2015 la media si dimezza ancora una volta precipitando a 14.818 persone.
Se poi consideriamo tutto l' anno 2015 e tutti gli incontri pubblici del papa (non solo le udienze) i presenti sono stati in totale 3 milioni e 210.860, cioè il 45 per cento in meno del 2014 quando furono 5 milioni e 916.800 e sono meno della metà dei 6 milioni e 623.900 accorsi nei nove mesi di pontificato bergogliano del 2013. Cosa significa? Che all' entusiasimo iniziale dei primi mesi ha fatto seguito una cocente delusione con la conseguente fuga dagli incontri papali. È un fenomeno ancor più clamoroso se si considera la macchina propagandistica che da tre anni mitizza il pontefice argentino e - ancora oggi - evita di riferire questo massiccio allontanamento da papa Bergoglio.
Dentro la Chiesa rispondono che non è dai numeri che si giudica la fede. Vero. Ma i numeri diventano invece importantissimi quando un pontificato pretende di «rivoluzionare» il cattolicesimo promettendo che così riporterà la gente in chiesa.
Se si smantella l' insegnamento di sempre della Chiesa e si proclama quello che il mondo vuol sentirsi dire, perché così - dicono - ci si fa capire e accettare dagli uomini di oggi, diventa obbligatorio e decisivo andare a verificare se poi "l' uomo moderno" abbocca all' amo. Ebbene, mi pare che in questo caso la smentita dei fatti sia clamorosa. I dati che ho citato segnano un totale fallimento. Che poi i media continuino a rappresentare l' era Bergoglio con toni trionfali, rende ancora più doveroso andare a controllare e dire come veramente stanno le cose.
Il Giubileo (uno stranissimo Giubileo dove non si parla nemmeno delle «indulgenze» per non infastidire i protestanti) è stato voluto - dicevo - per camuffare questo abbandono di massa. Per questo, per attrarre gente, è stato immaginato anche un evento incomprensibile come l' ostensione a Roma del corpo di padre Pio, ma anche la canonizzazione di Madre Teresa (due santi che sono agli antipodi del papa della Teologia della liberazione).
Ma il flop della presunta «primavera» dovuta all' effetto Bergoglio resta. Tanto è vero che lo si riscontra pure nella pratica domenicale delle parrocchie.
Secondo i dati Istat più recenti, quelli relativi al 2014, il secondo anno del pontificato bergogliano, la frequenza alla messa domenicale in Italia è crollata al 28,8 per cento, mentre con Benedetto XVI era sopra al 30 per cento. Dunque l' effetto Bergoglio c' è, ma al contrario: non attrae i lontani, ma fa fuggire i vicini. Perché? Cosa c' è che non va nel messaggio di Bergoglio?
La lista delle cose che non vanno sarebbe molto lunga, soprattutto in materia dottrinale e pastorale. Ma c' è un tema molto sentito che certamente ha contrapposto il popolo (anche il popolo cristiano) a Bergoglio: l' immigrazione. Nell' omelia di Capodanno il papa argentino è tornato, per l' ennesima volta, a parlare di immigrazione come fa da tre anni, dall' infelice discorso di Lampedusa, rappresentando l' ondata migratoria come una marea umana che non si può e non si deve nemmeno contenere, arginare o regolare.
A sentire Bergoglio sembra che dobbiamo lasciare che vengano travolte frontiere, identità nazionali, economie e stati.
Il papa sudamericano è tornato a usare la categoria di «moltitudini» che non esiste nel magistero della Chiesa, ma si trova invece nel pensiero di Toni Negri dove tale categoria soppianta la vecchia «classe operaia». La «moltitudine», scrive in Impero, è la nuova «soggettività politica», con il «potenziale rivoluzionario» più grande nei confronti dell' Impero.
Bergoglio rompe con il magistero tradizionale della Chiesa che ha sempre sottolineato la diversità di ruoli fra la Chiesa (la quale deve vivere la carità e l' accoglienza) e lo Stato che deve difendere la stabilità, l' ordine e il benessere del suo popolo.
Invece «nella visione di Francesco» ha scritto ieri Sandro Magister «sembra svanire la distinzione tra Stato e Chiesa. La tranquillitas ordinis che è dovere dello Stato assicurare ai cittadini è assorbita e giudicata dalla sola "misericordia", propria della Chiesa».
La rottura di Bergoglio rispetto alla tradizione della Chiesa è tanto radicale che - come ha sottolineato ancora Magister - perfino il presidente Mattarella, che pure viene dal cattolicesimo progressista, nel suo discorso di fine anno, ha detto cose opposte a Bergoglio sull' emigrazione. Infatti «per papa Bergoglio tutto si risolve in una parola: "accoglienza". E nella conseguente riprovazione di tutti coloro, pubbliche istituzioni comprese, che non vi si conformano totalmente» (Magister).
Al contrario Mattarella ha affermato che «si deve governare» il fenomeno migratorio. Il presidente ha spiegato che occorre distinguere fra i profughi che fuggono da guerre e persecuzioni «e altri migranti che vanno invece rimpatriati, sempre assicurando loro un trattamento dignitoso».
Per Mattarella insieme all' accoglienza va il «rigore», perché «chi è in Italia deve rispettare le leggi e la cultura del nostro paese… Quegli immigrati che, invece, commettono reati devono essere fermati e puniti, come del resto avviene per gli italiani che delinquono. Quelli che sono pericolosi vanno espulsi. Le comunità straniere in Italia sono chiamate a collaborare con le istituzioni contro i predicatori di odio e contro quelli che praticano violenza».
Ma l' emigrazione è solo uno dei tanti motivi per cui il popolo cristiano si allontana da Bergoglio. Neanche il più grave. Il 2016 sarà l' anno della verità.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » dom mar 20, 2016 2:50 pm

Il Papa chiede di battersi contro l'islam estremista «È una cultura di morte»
Maurizio Caverzan - Mar, 13/01/2015

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 82267.html

«Auspico che i leader religiosi, politici e intellettuali specialmente musulmani, condannino qualsiasi interpretazione fondamentalista ed estremista della religione».

Con un intervento dai forti toni di condanna del «terrorismo fondamentalista», parlando alle rappresentanze del Corpo Diplomatico riunite nel Palazzo Apostolico Vaticano, ieri papa Francesco è sceso decisamente in campo contro il fanatismo religioso.

Quella in atto contro i cristiani e altri gruppi etnici e religiosi in Siria e in Iraq è «un'ingiusta aggressione» di fronte alla quale «l'intera comunità internazionale» e i «singoli governi interessati» devono assumere «iniziative concrete per la pace e in difesa di quanti soffrono le conseguenze della guerra e della persecuzione e sono costretti a lasciare le proprie case e la loro patria». Parole chiare e ferme, quelle del Papa, che contengono un'implicita risposta a quanti ritengono troppo blandi i suoi pronunciamenti sull'Islam. Non è così. Dall'Ucraina alla Libia, dal Corno d'Africa al Sudan, dal Pakistan alla Nigeria «dove non cessano le violenze che colpiscono indiscriminatamente la popolazione», Bergoglio ha manifestato «l'apprensione» con cui guarda ai tanti focolai di «guerra mondiale che si combatte a pezzi». Agli ambasciatori ricevuti in udienza per gli auguri d'inizio anno ha citato il vangelo di Luca e il ricordo vicino della natività, quando persino il Bambin Gesù è stato scartato e lasciato al freddo. «E se così è stato trattato il Figlio di Dio, quanto più lo sono tanti nostri fratelli e sorelle!». Testimonianza di questo atteggiamento è il re Erode, che fa uccidere tutti i bambini di Betlemme: «Il pensiero corre subito al Pakistan, dove un mese fa oltre cento bambini sono stati trucidati con inaudita ferocia», ha esclamato Bergoglio. Siamo abituati a «scartare gli altri», ma prima ancora un certo estremismo religioso «rifiuta Dio stesso relegandolo a un mero pretesto ideologico». È una cultura che produce «violenza e morte», come si è visto in «numerosi fatti della cronaca quotidiana, non ultima la tragica strage avvenuta a Parigi alcuni giorni fa».

Un lungo paragrafo del suo accorato discorso Francesco l'ha dedicato al Medio Oriente. Un territorio che è «attraversato da conflitti che si protraggono ormai da troppo tempo e i cui risvolti sono agghiaccianti, anche per il dilagare del terrorismo di matrice fondamentalista in Siria e in Iraq». Di fronte a «tale ingiusta aggressione», il Papa ha chiesto «una risposta unanime che, nel quadro del diritto internazionale, fermi il dilagare delle violenze, ristabilisca la concordia e risani le profonde ferite che il succedersi dei conflitti ha provocato».

Citando la lettera inviata prima di Natale con cui ha manifestato la sua vicinanza e assicurato la preghiera per le comunità cristiane locali, «che offrono una preziosa testimonianza di fede e di coraggio», ha detto che «un Medio Oriente senza cristiani, sarebbe un Medio Oriente sfigurato e mutilato».

La costruzione della pace dev'essere il primo obiettivo delle comunità e delle diplomazie internazionali. «Auspico che i leader religiosi, politici e intellettuali specialmente musulmani, condannino qualsiasi interpretazione fondamentalista ed estremista della religione, volta a giustificare tali atti di violenza», ha scandito. La strada è quella esemplificata dall'incontro in Vaticano con Peres e Abu Mazen, per arrivare a «una soluzione che permetta tanto al popolo palestinese che a quello israeliano di vivere finalmente in pace, entro confini chiaramente stabiliti e riconosciuti internazionalmente, così che la 'soluzione di due Stati' diventi effettiva».

Da oggi Bergoglio è impegnato nel viaggio nello Sri-Lanka e nelle Filippine.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » dom mar 20, 2016 2:53 pm

???

Il Papa: come Gesù, i migranti subiscono indifferenza e ingiustizia
Vaticano
Milano, 20 marzo 2016

http://roma.corriere.it/giubileo-2015/n ... fe45.shtml

Per la Domenica delle Palme, che nella liturgia cattolica ricorda il giorno dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme una settimana prima della Pasqua, Francesco ritorna ancora una volta sul tema dei migranti e degli ultimi del mondo: «A Gesù viene negata ogni giustizia, prova sulla sua pelle anche l’indifferenza perché nessuno vuole assumersi la responsabilità del suo destino». «E penso a tanta gente - ha aggiunto il Papa a braccio nella messa delle Palme, dopo alcuni secondi di silenzio - a tanti emarginati, a tanti profughi a tanti rifugiati» , per i quali «nessuno vuole assumersi la responsabilità del loro destino». Lo ha detto nell’omelia in piazza San Pietro, commentando i passaggi di Gesù tra sinedrio e Pilato e la «umiliazione estrema» che Gesù subisce nella Passione.

La solenne celebrazione è cominciata con la processione in piazza San Pietro, aperta dai concelebranti, tra loro moltissimi cardinali, che precedevano il Papa. I celebranti con la casula rossa, e Francesco con un pastorale di legno d’ulivo. Alla processione hanno partecipato fedeli, religiosi e religiose da tutto il mondo. Celebranti e fedeli portavano rami di palme, dirigendosi dal portone di bronzo all’obelisco di piazza San Pietro. Poi si sono diretti al sagrato, allestito per le grandi occasioni e la piazza era stracolma. Il Papa ha fatto salire sulla Papamobile per un tratto anche sei bambini, tre maschi e tre ragazzine. Ma prima si era tolto i paramenti liturgici e aveva salutato con sorrisi e battute molti cardinali che hanno concelebrato con lui. «Gesù desidera entrare nelle nostre città e nelle nostre vite. Come fece nel Vangelo, cavalcando un asino, viene a noi umilmente, ma nel nome del Signore», aveva detto.


La «cattedra di Dio»

Ha aggiunto Papa Francesco: «Il crocifisso è la “cattedra di Dio”, l’unica in grado di insegnare la via di un amore umile capace di rinunciare a egoismo, potere, fama. Può sembrarci tanto distante il modo di agire di Dio, che si è annientato per noi, mentre a noi pare difficile persino dimenticarci un poco di noi». E ha invitato i fedeli a «guardare in questi giorni la “cattedra di Dio”. Fermatevi davanti al Crocifisso per imparare l’amore umile, che salva e dà la vita, per rinunciare all’egoismo, alla ricerca del potere e della fama. Con la sua umiliazione, Gesù ci invita a camminare sulla sua strada. Perchè non ha voluto mostrarsi potente e invincibile, perchè Dio è Misericordi. Non possiamo amare senza farci prima amare da Lui, senza sperimentare la sua sorprendente tenerezza e senza accettare che l’amore vero consiste nel servizio concreto».
«Ragazzi, arrivederci a Cracovia»

Alla fine della celebrazione, Francesco ha salutato la piazza gremita (60-70 mila fedeli secondo fonti vaticane) e ha fatto accenno alla Giornata mondiale della Gioventù, «il cui culmine sarà a fine luglio a Cracovia». Il tema di quest’anno è tratto dalle Beatitudini: «Beati i misericordiosi perchè troveranno misericordia». «Saluto tutti i giovani che sono qui e quelli che in tutto il mondo ci seguono dalla tv - ha detto il Papa - e li invito a venire a Cracovia».

No Papa, coełi ke ti a te seiti a ciamar migranti no łi xe conpagni de Cristo e la croxe no lè ła catedra de Dio ma n'edidoło e ti a te si on saçerdos de na rełijon eidołatra.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » dom mar 20, 2016 2:55 pm

Caro Papa Françesco

te ło dixi senpre anca ti ca te si lomè n'omo de gran pecadura, anca mi a so pecador forse pexo de ti, però parmetame de dirte ke so tante robe me par ke te fasi na sciantina de confouxion, fate vedar da coalke dotor, no vuria mai ca te fusi devegnesto màsa vecio e ke ła to mente ła fàxese çiłeca.
Co te parli de muri a te gh'in parli mal e no xe justo parké i muri, caro Françesco, łi xe na roba nadural bona e santa, sensa muri no ghe saria łe caxe, łi ospedałi e gnanca łe cexe ke a mi no łe me entaresa pì de tanto; ma łe caxe sì ke łe me entaresa e anca łi ospedałi e i muri de arxene dei fiumi e i muri ke łi diga el mar e i muri ke łi tien su i ponti ... caro Papa no sta parlar mal dei muri parké łi tien anseme na fameja e łi parmete a l'omo de dormir seren ła note. Parlaghine ben parké se nò warda ca te vè a l'enferno anca ti ca te si Papa.

Muri, termeni e confini, segni de Dio
viewtopic.php?f=141&t=1919

Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei
viewtopic.php?f=25&t=2186
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » mer mar 23, 2016 12:21 pm

L'ałeà de Maometo ła V cołona de l'Islam el Papa catołego roman Françesco

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... meto-I.jpg

"Grazie a papa Francesco la politica italiana sui migranti è tra le più progressiste al mondo"
L'Huffington Post
10/09/2014

http://www.huffingtonpost.it/2014/09/10 ... 98076.html

L'Italia è "una nazione che, spronata dalle parole di Papa Francesco, ha spalancato le porte del continente ai profughi delle guerre e ai disperati dell'Africa e del Medio Oriente" adottando "una delle politiche più progressive al mondo in materia di immigrazione".

Così il Washington Post descrive l'eccezionale ondata di profughi sbarcati in Italia dall'inizio del 2014 (119, 839 secondo il Viminale) e l'operazione Mare Nostrum messa in campo dal governo di Enrico Letta a fine 2013 dopo il naufragio di Lampedusa. Il quotidiano statunitense pubblica oggi online un lungo reportage da Pozzallo, il porto siciliano dove mette piede la maggioranza dei migranti recuperati in mare dalla Marina militare.

"Le associazioni umanitarie hanno criticato altre nazioni esposte all'arrivo dei migranti - principalmente la Grecia e la Spagna - per i respingimenti sommari o il maltrattamento dei rifugiati. Anche l'Italia, un tempo, stringeva accordi con i regimi autoritari del Nordafrica per fermarli prima che partissero. Ancora sono in vigore accordi di rimpatrio con l'Egitto e la Tunisia, a meno che non si tratti di minori o meritevoli di asilo politico", scrive il Washington Post.

Ciò che ha fatto cambiare la politica italiana nei confronti degli sbarchi, secondo il Washington Post, è stato il viaggio di papa Francesco a Lampedusa dopo la tragedia del 3 ottobre 2013: "Ma poi è arrivata Mare Nostrum, una strategia molto più tollerante che ha visto la luce un anno fa con la morte oltre 500 migranti (in realtà un centinaio in meno, ndr) nelle acque di Lampedusa e la visita sull'isola di Papa Francesco. Così ora il governo italiano spende oltre 12 milioni di dollari al mese per intercettare i barconi di migranti e per le operazioni di salvataggio dei fuggitivi, che vengono poi sistemati in centri di accoglienza".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » dom apr 17, 2016 6:54 pm

Bergoglio: Dio non vuole che gli immigrati siano respinti
sabato, 2, aprile, 2016

http://www.imolaoggi.it/2016/04/02/berg ... o-respinti

“La misericordia è anzitutto la vicinanza di Dio al suo popolo. Una vicinanza che si manifesta principalmente come aiuto e protezione. è la vicinanza di un padre e di una madre: Dio prende ciascuno di noi e ci solleva fino alla sua guancia”.

Sono parole di Papa Francesco nell’omelia pronunciata in piazza San Pietro in occasione della veglia giubilare con 20 mila aderenti ai gruppi che vivino la spiritualità della misericordia proposta da Santa Faustina Kowlaska. “Quanto dolore – ha detto il Papa – quando sentiamo dire: questa gente, questi poveracci… buttiamoli fuori, lasciamoli dormire sulle strade“.

“Può essere facile – ha continuato Francesco – parlare di misericordia, mentre è più impegnativo diventarne concretamente dei testimoni. è questo un percorso che dura tutta la vita e non dovrebbe conoscere alcuna sosta. Gesù ci ha detto che dobbiamo essere ‘misericordiosi come il Padre”. Insomma, ha ricordato, “la misericordia non può mai lasciarci tranquilli. è l’amore di Cristo che ci ‘inquieta fino a quando non abbiamo raggiunto l’obiettivo; che ci spinge ad abbracciare e stringere a noi, a coinvolgere quanti hanno bisogno di misericordia”.
In concreto, dunque, “non dobbiamo avere timore: è un amore che ci raggiunge e coinvolge a tal punto da andare oltre noi stessi, per permetterci di riconoscere il suo volto in quello dei fratelli. Lasciamoci condurre docilmente da questo amore e diventeremo misericordiosi come il Padre”.
“Quanti volti ha la misericordia di Dio!”; ha poi esclamato il Pontefice. “Essa – ha spiegato – ci viene fatta conoscere come vicinanza e tenerezza, una parola che si sente poco ma che evoca qualcosa della quale c’è molto bisogno” perché implica realtà “come compassione e condivisione, come consolazione e perdono”. “Chi più ne riceve, più è chiamato a offrirla, a condividerla; non può essere tenuta nascosta nè trattenuta solo per sè stessi”, ha osservato il Papa. “è qualcosa – ha continuato – che brucia il cuore e lo provoca ad amare, riconoscendo il volto di Gesù Cristo soprattutto in chi è più lontano, debole, solo, confuso ed emarginato”.
“La misericordia – ha poi concluso Papa Francesco rrovoltoa lla folla dei fedeli – va alla ricerca della pecora perduta, e quando la ritrova esprime una gioia contagiosa. La misericordia sa guardare negli occhi ogni persona; ognuna è preziosa per lei, perché ognuna è unica”. (AGI)

Non siamo le tue pecore, tu non sei il mio pastore e il tuo idolo e quello di Maometto che hai santificato non è il mio D-o. Tu Papa ci stai portando dentro branchi di lupi che già hanno incominciato a sbranarci, vergognati! Essere misericordiosi con chi ci uccide e uccide la nostra gente è un delitto contro l'umanità e contro D-o che l'ha creata.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » dom apr 17, 2016 6:55 pm

???

Attacco al cristianesimo nel cuore dell’Occidente
12-04-2016
Edoardo Crisafulli

http://www.avantionline.it/2016/04/atta ... loccidente

Papa Francesco ha celebrato Giovedì Santo il rito della ‘lavanda dei piedi’ in un Centro di accoglienza per immigrati, vicino a Roma. Salvini coglie la palla al balzo e comincia a ringhiare come un mastino. Scocca le sue frecce avvelenate in maniera subdola: rivolge al capo della Chiesa cattolica (e a tutti noi) domande dalle quali traspare disprezzo per gli immigrati, per gli stranieri, per i diversi. Quelli di fronte a cui il Papa si è inginocchiato umilmente e a cui ha lavato i piedi “sono davvero profughi o sono clandestini”? C’è una aggravante: gli ospiti del Centro di accoglienza sono in gran parte musulmani. Allora ecco, giù il carico da novanta: “Siamo sicuri che siano tutte persone rispettose e innamorate della pace?”. Un tempo i diversi da ghettizzare o discriminare o perseguitare erano gli ebrei, oggi sono i musulmani (a destra va di moda il filo-semitismo: non conviene mettersi contro Israele e gli USA).

Queste domande sono insensate per un cristiano. Non occorre essere raffinati teologi per sapere che a Gesù non importava assolutamente nulla della nazionalità, della razza o della religione di chi ha bisogno e va soccorso. Chi ti compare di fronte in quel dato momento è “il prossimo tuo”, che dovresti amare “come te stesso”. Basterebbe la parabola del Buon Samaritano a dirimere ogni controversia. ll Papa ha agito in conformità allo spirito evangelico. Chiunque abbia una pur minima familiarità coi Vangeli, non può dar torto a un leader religioso che, seguendo l’esempio di Cristo, lava i piedi degli ultimi, dei diseredati. Salvini è riuscito nel suo intento, che è quello di avvelenare i pozzi. Ha ispirato una sequela di interventi deliranti su facebook: “l’ultimo affronto del Papa: lava i piedi agli islamici.” “Perché il Papa omaggia i clandestini?” “Gesù aveva dato ben altro esempio: lui lavò i piedi dei suoi discepoli, che amava, mica quelli dei suoi nemici, che volevano crocifiggerlo”.

Eppure il Papa, con il rito della lavanda dei piedi, non sollecita una specifica politica verso l’immigrazione. Scuote semplicemente la nostra coscienza. Lascia tutti – i governanti, i politici e la gente comune – liberi di decidere quale sia la strada migliore da percorrere. Un politico cristiano potrebbe optare per l’accoglienza; un altro per la cooperazione allo sviluppo nel Paese dell’immigrato. La Chiesa, insomma, non vuole dettar legge. Colgo qui un barlume di laicità: spetta ai governi risolvere i problemi sociali ed economici.

L’azione di Papa Francesco dunque è essenzialmente morale. È l’intervento a gamba tesa di Salvini che la trasforma in una dichiarazione politica: immigrati regolari e profughi, forse sì, meritano le nostre briciole (subito dopo gli italiani DOC, beninteso). Clandestini e musulmani, no. Così un gesto umile, di carità, che sarebbe passato quasi inosservato, acquista enorme visibilità. Ma perché Salvini insiste a trasformare Papa Francesco in una figura eminentemente politica? Sento dire spesso ‘questo è un Papa politico’. Forse Papa Francesco si intromette nelle vicende terrene più dei suoi predecessori? No, non è così. Ogni pontefice, ciascuno a modo suo, si è occupato di questioni terrene. E’ inevitabile. Significa, allora, che Papa Francesco è ‘di sinistra’? No, non è così, anche se la sua voce ha un inequivocabile timbro socialista. La percezione di politicità deriva dal fatto che Papa Francesco ha posto al centro della sua predicazione una legge morale, la Caritas, che ha un respiro amplissimo: ci obbliga a trattare l’uomo come fine e non come mezzo.

Innumerevoli sono i modi in cui si può agire secondo coscienza e giustizia. Quindi i cristiani, in politica, possono essere in disaccordo su un’infinità di questioni. C’è un punto però che li accomuna: se sei cristiano non puoi rimanere indifferente di fronte alle forme più gravi di ingiustizia e di sofferenza, quelle che rifiutano il principio cardine della tradizione giudaica e cristiana: l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Puoi anche essere contrario all’immigrazione di massa, ma non puoi non porti una domanda: perché milioni di poveracci bussano alla nostra porta? Questa semplice domanda irrita gli xenofobi: presuppone che gli immigrati/profughi/clandestini siano innocenti e indica la necessità di una soluzione equa e ragionevole a quello che è un problema reale, lo squilibrio tra Nord e Sud del mondo.

In altri termini: la Caritas è un imperativo etico che ha evidenti ricadute politiche, sgradite agli xenofobi e gradite invece ai socialisti. Ce le ha purché sia saldamente al centro del pensiero e dell’opera dei cristiani. Questo è il grumo sovversivo, rivoluzionario nel cristianesimo. Basta solo farlo risalire in superfice. Ben lo sapevano i primi polemisti socialisti, che saccheggiavano i Vangeli in funzione anti-sistema (è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli…) E ben lo sanno gli studiosi dell’antichità: la diffusione del cristianesimo nell’Impero romano minò le basi ideologiche del sistema schiavistico.

Ma le ricadute politiche le ha anche il concetto di verità assoluta, da imporre manu militari ai recalcitranti. E il cristianesimo, per gran parte della sua storia, è stato anche questo: zelo missionario, anelito alla teocrazia. Qui il sovrapporsi di politica e morale è deleterio. I nostri antenati erano convinti che ci fosse una superiore moralità nella politica guerriera e guerrafondaia di ispirazione religiosa: le crociate producevano morti (quelli giusti: i pagani e gli infedeli) ma al tempo stesso restituivano il Santo Sepolcro alla cristianità. Non si può dire dunque che il cristianesimo predichi un pacifismo assoluto, suicida. Coloro che esaltano le radici cristiane dell’Europa non sanno nulla della sostanza spirituale, teologica e politica del cristianesimo, il quale non mi risulta abbia sconfessato la dottrina del bellum iustum, o guerra giusta, teorizzata da Agostino d’Ippona e Tommaso D’Aquino. La guerra difensiva, per la Chiesa, non è affatto in contrasto con l’etica del perdono. Ed è sacrosanto che sia così. Anzi, per secoli, è stata teorizzata e messa in pratica anche la guerra aggressiva, che è invece molto problematica. Feuerbach (L’essenza del cristianesimo) spiega come lo spirito jihadista cristiano (cos’erano le crociate, se non guerre contro gli infedeli?) possa tranquillamente coesistere con l’amore per il prossimo. Basta distinguere fra il “diritto pubblico cristiano” che regola le relazioni fra gli stati e i popoli, e “il diritto privato cristiano”, confinato ai rapporti fra le persone. Il diritto pubblico è la dimensione politica del cristianesimo, e stabilisce il dovere di conversione e/o di guerra all’infedele; il diritto privato è il regno dell’azione morale, quello che prescrive di porgere l’altra guancia. Il precetto evangelico di amare i propri nemici, quindi, “riguarda solo i nemici personali, non i nemici pubblici, i nemici di Dio, i nemici della fede, gli infedeli.” Ecco spiegato l’apparente paradosso per cui la religione dell’amore e dal perdono è giunta a fomentare l’odio e la persecuzione, costruendo la contrapposizione amico-nemico così apparentemente anticristiana.

L’era della pace, si pensava, arriverà solo quando il mondo sarà cristianizzato integralmente. Solo allora l’etica cristiana, ormai universale, avrà reso superfluo il dovere politico-morale della crociata. In un mondo omologato non ci sono più infedeli da combattere o da convertire. Una concezione, questa, che è pressoché identica a quella musulmana, per cui il dar al-Islam, il mondo islamico (detto anche dar al-salam o casa della pace), si contrappone al dar al-harb, i territori di guerra abitati degli infedeli. E infatti per secoli il cristianesimo è stato belligerante né più e né meno dell’islam.

La storia dell’Occidente ha smentito questa profezia di concordia fondata sull’unanimismo cristiano. E’ vero che, per dirla con Feuerbach, il cristianesimo non ha più bisogno di brandire la spada perché il diritto privato ha soppiantato il diritto pubblico. Ma questo mutamento paradigmatico è avvenuto per motivi opposti a quelli che avevano in mente gli integralisti: non è la teocrazia che ha trionfato, bensì la città secolare. Le Chiese cristiane hanno cassato il concetto di verità assoluta, con ciò che di violento ne consegue: le guerre di religione. I protestanti ci sono arrivati secoli prima dei cattolici. Ma ciò che conta è che gli uni e gli altri, oggi, siano sulla stessa lunghezza d’onda, importa cioè che abbiano lo stesso atteggiamento positivo verso il pluralismo. Ecco perché nessuna autorità cristiana si sognerebbe di bandire una crociata, e la stessa dottrina del bellum iustum viene invocata solo in casi eccezionali. In breve: i cristiani sono stati costretti a capitolare di fronte alla secolarizzazione avviata dall’illuminismo e portata a compimento dai movimenti liberal-socialisti e democratici del Ventesimo secolo.

Il cristianesimo del 21esimo secolo, insomma, è radicalmente altro da quella religione dualistica che Feuerbach ha compreso così genialmente. Per secoli la legge dell’amore e del perdono ha convissuto con lo spirito guerriero, del martire religioso. Ora non più. Questo cambiamento epocale ha precise conseguenze. L’etica cristiana ora può mescolarsi e interagire con la politica senza far danni. La Caritas, non più offuscata da propositi bellicosi, è tornata a splendere. Questo stato di cose genera reazioni politiche. È naturale che la Caritas sia occasione di scandalo per i seminatori di zizzania e di odio. I teorici della guerra permanente contro i musulmani non possono che avere il perdono, l’amore, l’accoglienza ‘a gran dispitto’: si tratta di sentimenti che infiacchiscono l’animo del guerriero. Gli attacchi contro il Papa – ne seguiranno altri, statene pur certi – vanno letti come il frutto di una delusione cocente. La Chiesa non ci difende più, perché si rifiuta di contrattaccare il nemico. Salvini e i suoi seguaci sono gli orfani della morte di quel Dio combattivo che i nostri antenati hanno conosciuto fin troppo bene. Non hanno capito che il cristianesimo ha subito una metamorfosi definitiva. O forse l’hanno capito, e non riescono ad accettarlo. Questi signori, che pure pretendono chiese e crocefissi ovunque in funzione anti-islamica, non sono anticristiani in senso assoluto. Sono piuttosto ostili alla Chiesa di Papa Francesco, che appare loro come una entità flaccida e timorosa (Ricordate? Erano bastate poche parole di Ratzinger, interpretate come una aggressione all’islam, per riattizzare la speranza di un papa crociato). Ce l’hanno, insomma, con questo cristianesimo mite e pacifico, che ha sepolto per sempre l’ascia di guerra. Il cristianesimo della spada era una valvola di sfogo per gli istinti ferini, di vendetta.

Oggi il cristianesimo occidentale è pura Caritas. Questo è lo scandalo insopportabile per gli xenofobi, alleati dei fondamentalisti nel soffiare sul fuoco dell’odio interreligioso e interetnico. A questo punto è chiaro il motivo per cui Salvini ha voluto trasformare il rito della lavanda dei piedi in una provocazione politica. Ai suoi occhi, la Caritas senza spada è un affronto. Ragiona come i fondamentalisti islamici che disprezza. Vorrebbe, in cuor suo, resuscitare il cristianesimo focoso e belligerante. Desidera cioè – è la stessa agenda dei teo-con – che lo scontro Occidente-Islam diventi, essenzialmente, religioso. Nel senso di uno scontro tra religioni identiche, gemelle dal punto di vista dell’intransigenza. In questo, le intemperanze degli xenofobi sono funzionali a quelle degli estremisti islamici, i quali desiderano una reazione scomposta da parte nostra, ma che sia simmetrica alla loro. Dovremmo parlare il loro stesso linguaggio primitivo, pre-illuministico. Dovremmo odiarli con lo stesso fervore religioso con cui loro odiano noi. Ma oggi, in Occidente, è possibile – fortunatamente – solo una politica laica.

C’è un altro punto importante. La svolta modernista del cristianesimo ha messo gli xenofobi con le spalle al muro. Li ha privati del loro ultimo e più prezioso alleato: la religione. La Santa Inquisizione, secoli fa, ci andava giù pesante con gli eretici e con chi abbandonava la fede cristiana. Ma questa fase l’abbiamo superata da molti anni. Il cristianesimo contemporaneo ha finalmente accettato la libertà religiosa. Ha quindi riconosciuto quello che è un pilastro della civiltà occidentale: il diritto all’eresia (Luciano Pellicani, “Il diritto all’eresia, sconosciuto all’islam, allontana il dialogo con l’Occidente”, Il Foglio, 19-3-2016). E’ per questo che le chiese cristiane, oggi, puntano sul confronto e sul dialogo interreligioso, idee insopportabili sia per i fondamentalisti che per gli xenofobi. Certo, ha ragione Pellicani nel dire che c’è il rischio di avviare un dialogo tra sordi. Da un lato c’è una religione sostanzialmente modernista, dall’altro una religione che, almeno in parte, stenta a fare i conti con la modernità. L’assimetria è evidente sul tema della conversione: quella all’islam è accettata, mentre in alcuni Paesi musulmani c’è ancora il reato di apostasia, crimine equivalente all’eversione a mano armata.

Nondimeno, la strada in Occidente è stata tracciata e va percorsa fino in fondo. E’ la via maestra aperta dal poeta e teologo libertario John Milton nel Seicento: riconoscere nella libertà di coscienza il fondamento del nostro vivere civile. E’ la via del Concilio Vaticano II, che porta diritto alla città laica e secolare, alla società aperta e pluralistica. Anche l’islam può imboccarla. Ma gli xenofobi, anziché battersi per un islam riformato, volgono lo sguardo sognante al cattolicesimo pre-conciliare, quello che emanava encicliche di condanna del mondo moderno simili a certe fatwe medievaleggianti. Ciò conferma che l’estrema destra ha cambiato il pelo ma non il vizio: l’ostilità per Papa Francesco è un residuo del suo livore contro la modernità. Le sue radici culturali sono nel classico Rivolta contro il mondo moderno di Julius Evola (1934), secondo cui il progresso è in realtà regresso perché ha dissolto la tradizione sacra e immutabile. Secondo Evola, la civiltà occidentale come la conosciamo oggi – la civiltà laica dei diritti e delle libertà – è materalistica, edonista, deviante e decadente.

Per secoli la cristianità ha consentito la doppiezza: l’umile e povero San Francesco conviveva con il simoniaco e corrotto Papa Bonifacio VIII. I credenti non si trovavano nudi di fronte al cuore più ostico del messaggio evangelico. Fino a quando i papi scatevanano guerre o le giustificavano o si alleavano con i principi e i re contro il popolo che soffriva o governavano essi stessi in maniera oppressiva; finché rifiutavano lo Stato laico e la liberal-democrazia, allora sì che si poteva avere un atteggiamento ambivalente. La Caritas era talmente ottenebrata dalla commistione con sordidi interessi temporali che anche i violenti e i sopraffatori potevano dirsi cristiani. Tantissimi fascisti e nazisti erano credenti praticanti. Non pensavano di essere incoerenti. Chi, all’interno della Chiesa cattolica, avrebbe potuto puntare il dito contro gli ipocriti? Oggi non è più così. Due sanguinose guerre mondiali e il tentato genocidio del popolo ebraico hanno scosso la coscienza dell’uomo occidentale. Oggi la celebre frase di Cristo — chi non è con me è contro di me – ha assunto una nuova pregnanza. E l’estrema destra xenofoba ha scelto di schierarsi contro.

Il fondamentalismo islamico non si sconfigge resuscitando il cristianesimo cruento, pre-illuministico. Lo si può eliminare in un solo modo: con le armi della ragione, laicamente. L’odio è la peggior strategia di difesa per le liberal-democrazie. Se i fondamentalisti uccidono e spargono il terrore, spetta ai governi difenderci imbracciando il fucile. Ma la guerra non è solo militare, è anche – forse soprattutto – politica ed economica. Per riprendere un fortunato slogan di Blair, dobbiamo essere durissimi con il crimine e con le cause del crimine.

E non scordiamoci che la battaglia più importante contro il fanatismo si combatte in ambito spirituale e culturale. Ecco perché vogliamo che i religiosi modernisti siano in prima fila. Devono aiutarci a far cambiare la testa a chi rifiuta la modernità. Noi laici critichiamo le religioni se sono intolleranti e prepotenti. Quando diventano un inno all’umanesimo, preferiamo averle alleate ed amiche. Ecco perché oggi non possiamo non schierarci con la Chiesa dialogante e caritatevole di Papa Francesco. L’estrema destra xenofoba invece ripudia il cuore pulsante del cristianesimo contemporaneo: la Caritas. Ovvero la perla rimastaci dopo che abbiamo bonificato la nostra cultura da quel grumo limaccioso che era il nostro fanatismo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » dom apr 17, 2016 6:56 pm

Lesbo, Bergoglio si porta in Italia 12 immigrati musulmani
16, aprile, 2016

http://www.imolaoggi.it/2016/04/16/lesb ... -musulmani

“Il Papa ha voluto fare un gesto di accoglienza nei confronti dei rifugiati accompagnando a Roma con il suo stesso aereo tre famiglie di rifugiati dalla Siria, 12 persone in tutto, di cui 6 minori. Si tratta di persone che erano già presenti nei campi di accoglienza di Lesvos prima dell’accordo fra Unione Europea e Turchia”. Lo rende noto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.
“L’iniziativa del Papa è stata realizzata tramite una trattativa della Segreteria di Stato con le autorità competenti greche e italiane. Tutti i membri delle tre famiglie sono musulmani. Due famiglie vengono da Damasco, una da Deir Azzor (nella zona occupata dal Daesh). Le loro case sono state bombardate. L’accoglienza e il mantenimento delle tre famiglie saranno a carico del Vaticano. L’ospitalità iniziale sarà garantita dalla Comunità di Sant’Egidio”. (askanews)


A cargo del Vatican co łi nostri skei de l'8xmiłe


Povero Papa Francesco, si capiva bene durante l'intervista, tornando a Roma da Lesbo, quanto si trovasse in difficoltà a trattare il suo gesto criticato oramai da molti e quanta confusione ha fatto, povero Papa, sul nomadismo umano nei millenni: non si può confondere la terra del Paleolitico con 1 uomo ogni mille kmq con la realtà di oggi che vede 1000 uomini per ogni kmq.
Caro Francesco aggiornati e poi considera cosa combinano tutti questi islamici e africani in Europa e considera anche i nostri diritti umani di indigeni europei e considera il valore della democrazia in cui a decidere dovrebbero essere i cittadini e non i Papi o le luride caste parassitarie al governo a decidere; considera la povertà di tanti paesi europei e i pericoli dell'Islam, non puoi continuare a fare il cristiano irresponsabile, non puoi volere la nostra morte e ti garantiamo che non abbiamo proprio niente da impare, di umanamente e culturalmente valido, dai "singani" che vivono del più odioso razzismo rubando, rapinando, uccidendo, truffando, sequestrando, sfruttando i minori, elemosinando e di assistenzialismo parassitario.
Non c'è vera giustizia e vera fraternità nelle tue parole e nei tuoi gesti; non sei un buon modello da seguire.

Questo Papa è un paradosso e incarna le contraddizioni del nostro tempo e del nostro mondo. Non nego che qualche volta riesca a toccarmi e a farmi piangere, però resisto e il buon senso-istinto mi dice di contrastarlo anche se per e su certe cose ha ragione. Il fatto è che io sono un uomo e ho un cuore ma non sono più cristiano e non mi tocca più l'autorità del Papa cattolico romano e dei suoi preti e nemmeno l'idolo cristiano Gesù che per me non è D-o ma un uomo come tutti e un rabbino ebreo. Io non vivo più in funzione del Regno dei Cieli che verrà ma vivo la vita che mi è stata donata, qui sulla terra, come tutte le sue creature; e dell'aldilà, della cosidetta vita eterna, del paradiso o regno dei cieli non mi interessa nulla. Questo Papa deve rispettare di più la mia vita e quella dei cittadini e indigeni europei, non è il padrone imperatore del mondo o nostro e D-o non ha mai detto che dobbiamo morire per accogliere chichessia. D-o ci ha ordinato di vivere la nostra vita, di difenderla dal male e di aiutarci se possiamo, ma non ci ha mai ordinato di aiutare chi ci vuol far del male a farcelo. Siamo noi che dobbiamo decidere se, quando, come e chi possiamo e vogliamo aiutare. I suoi islamici che se li tenga noi non li vogliamo perché è gente che non ci ama ma che ci odia e che ci vuol distruggere.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » dom apr 17, 2016 6:56 pm

TUTTO QUELLO CHE NON SAPETE SULL’ESIBIZIONE IN MONDOVISIONE A LESBO DI BERGOGLIO (CHE PORTA IN ITALIA 12 MUSULMANI, MA SE NE INFISCHIA DEI CRISTIANI PERSEGUITATI DAGLI ISLAMICI E NON HA NEMMENO VOLUTO RICEVERE I POVERI FAMILIARI DI ASIA BIBI VENUTI DISPERATAMENTE A ROMA PER CHIEDERE IL SUO AIUTO) - Lo Straniero
17/04/2016

http://www.antoniosocci.com/quello-non- ... non-nemmen

I migranti morti nel Mediterraneo dal 2000 ad oggi, secondo calcoli approssimativi, sono stati circa 27 mila. È un’orribile tragedia e va fermata. Ma da qui a definirla – come ha fatto ieri papa Bergoglio a Lesbo – “la catastrofe umanitaria più grande dopo la Seconda guerra mondiale” ce ne corre.

Debole in teologia l’attuale vescovo di Roma appare debolissimo in storia contemporanea. Basta ricordare una tragedia che Bergoglio dovrebbe conoscere bene: la dittatura militare argentina dal 1976 al 1983 ha fatto circa 40 mila vittime.

TRAGEDIE IGNORATE

Parlando di catastrofi umanitarie dal 1945 ad oggi (ma morti ammazzati, mentre così non è per i migranti), va ricordato il genocidio del Sudan dove, nel 1983, fu imposta la sharia anche a cristiani e animisti: alla fine del 2000, su 30 milioni di abitanti, si contavano quasi 2 milioni di vittime, 4,5 milioni di sfollati, 500 mila profughi all’estero e centinaia di donne e bambini ridotti in schiavitù.

C’è poi l’orrendo genocidio del Ruanda che, nel 1994, fece quasi 1 milioni di vittime su circa 5 milioni di abitanti.

Infine c’è il capitolo comunista su cui Bergoglio glissa sempre. A parte l’Urss (che dal 1917 – secondo le stime minimali – fece 20 milioni di vittime) c’è la Corea del Nord (inferno comunista tuttora funzionante): dal 1950 circa 3 milioni di vittime.

E la Cambogia: dal 1975 al 1979 i Khmer rossi hanno fatto 2 milioni di vittime su 6 milioni di abitanti.

Accanto ad altri macelli comunisti dal 1945 in avanti (Africa, Vietnam, Afghanistan, Europa dell’est, Cuba), che hanno fatto anch’essi qualche milione di vittime, c’è il caso più tragico: la Cina.

Dal 1949, quando il comunismo di Mao ha preso il potere, ha fatto più di 70 milioni di vittime. A cui vanno aggiunti gli aborti forzati imposti dal 1979 per la legge sul figlio unico: 300 milioni di “nascite in meno” in 21 anni.

BERGOGLIO AMICO DEI TIRANNI

A questo regime comunista – tuttora imperante – Bergoglio tre mesi fa ha lanciato un amorevole messaggio (sotto forma di intervista) che – come scrive Sandro Magister – brilla “per il suo totale silenzio sulle questioni religiose e di libertà” e “per le sue parole sfrenatamente assolutrici di passato, presente e futuro della Cina, esortata a farsi ‘misericordiosa verso se stessa’ e ad ‘accettare il proprio cammino per quel che è stato’, come ‘acqua che scorre’ e tutto purifica, anche quei milioni di vittime che il papa mai nomina, neppure velatamente”.

Avendo taciuto così pure sulle migliaia di persone tuttora nei lager (compresi vescovi e sacerdoti) come può oggi Bergoglio fare la morale agli altri sui migranti?

Peraltro – a proposito di aborto – i predecessori di Bergoglio ritenevano una “catastrofe umanitaria” anche l’aborto libero (non forzato come in Cina) introdotto dalle legislazioni dei paesi democratici dagli anni Settanta (sull’esempio dei paesi totalitari).

I dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità dicono infatti che ogni anno, in tutto il pianeta, si fanno circa 50 milioni di aborti (la Seconda guerra mondiale in sei anni fece 50 milioni di vittime).

In 40 anni dunque siamo ben sopra al miliardo di aborti. Ma questa tragedia non è in cima ai pensieri di Bergoglio come l’emigrazione.

Per la quale ama fare esibizioni di bontà “politically correct” (e in favore di telecamera) come quella di Lesbo e (prima) di Lampedusa.

LA VERITA’ SULL’EMIGRAZIONE

Naturalmente il problema c’è e va risolto. I trattati internazionali stabiliscono che i profughi (che scappano da guerre e persecuzioni) devono essere accolti ed è quello che l’Europa fa.

Ma i profughi sono una minoranza e – come hanno ripetuto molte volte i patriarchi delle chiese martiri orientali – desiderano anzitutto tornare nelle loro case.

Sogno impossibile se non si spazza via totalmente l’Isis. Ma come fare? Bergoglio, che si è sempre rifiutato di chiamare per nome – cioè “stato islamico” – l’autore di quei crimini, è contro interventi di polizia internazionale. Altre soluzioni?

Il Papa potrebbe chiedere all’Arabia Saudita di farsi carico dei profughi provenienti da Siria e Iraq: è un paese con tantissimo territorio libero, uno Stato con immense ricchezze derivanti dal petrolio ed è anche il centro propulsore dell’Islam, quindi sarebbe tenuto a soccorrere i musulmani.

Oltretutto l’Arabia è vicinissima a quelle aree, quindi i profughi potrebbero trovare asilo lì, evitando migrazioni terribili e pericolose.

Lo stesso discorso si potrebbe fare all’Iran che è l’altro paese confinante, anch’esso super-islamico (sia pure sciita).

Ma sia Arabia Saudita che Iran in quella regione sono tra i fomentatori dei conflitti e non tra gli operatori di pace. Perché il Papa non lancia messaggi morali a quei due regimi?

Ci sono poi – accanto ai profughi – i migranti economici. In questo caso il primo diritto da proclamare – come fecero Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – è il “diritto di non emigrare”, cioè di non doversi sradicare.

Pure i vescovi africani, l’anno scorso, hanno lanciato un appello alle giovani generazioni scolarizzate perché restino nei propri paesi aiutandone lo sviluppo (oggi l’Africa è un continente in crescita che ha prospettive economiche molto buone).

IL DISASTRO BERGOGLIANO

Il fenomeno dell’emigrazione sconvolge sia paesi di partenza, sia quelli di arrivo che non sono in grado di sopportare una simile invasione.

Oltretutto il traffico di esseri umani è spesso gestito da organizzazioni criminali che si arricchiscono sulla pelle dei migranti e talora portano quei poveretti alla morte.

Perché dunque il Papa non invita anzitutto a scongiurare il fenomeno migratorio invece di pretendere l’abbattimento delle frontiere d’Europa? Non si rischia così di alimentarlo?

Secondo certi osservatori, per esempio, il suo tour buonista a Lampedusa nel 2013 probabilmente contribuì a illudere migliaia di persone inducendoli a intraprendere viaggi terribili e a volte mortali.

Il Papa dimostra altrettanta superficialità riguardo all’impatto sull’Europa della marea migratoria. Sottovaluta l’evidenza storica di una difficilissima integrazione (vedi il caso del Belgio). E non considera che certi Paesi come l’Italia hanno già fatto il massimo.

Del resto la nostra opinione pubblica – che avverte la crisi economica (l’Italia ha il record europeo della povertà) – trova sconcertanti certi episodi di cronaca che mostrano un eccesso di pretese da parte dei migranti che ospitiamo.

Il problema è soprattutto l’enormità dell’ “invasione”.

In una recente intervista Bergoglio è arrivato a dire: “si può parlare oggi di invasione araba” dell’Europa, “è un fatto sociale”. Ma – ha minimizzato – “quante invasioni l’Europa ha conosciuto nel corso della sua storia! Ha sempre saputo sorpassarsi, andare avanti per trovarsi poi come ingrandita dallo scambio di culture”.

Colpisce la spensierata superficialità di queste parole. Ancora una volta papa Bergoglio mostra di essere a digiuno di storia.

Se parliamo delle invasioni barbariche sono state per l’Europa una vera devastazione: fu spazzato via il millenario Impero romano e il continente sprofondò nel caos, regredendo a uno stato pressoché selvatico.

Ci vollero secoli – e la vigorosa Chiesa dei monaci (non certo quella di Bergoglio) – per risollevarsi e dar forma al luminoso Medioevo.

Se poi parliamo – come Bergoglio – di “invasione araba” va detto che nella storia d’Europa proprio le invasioni musulmane (arabe e turche) sono state il più tragico dei flagelli.

Perché a Oriente hanno spazzato via la grande civiltà bizantina e per tre volte hanno tentato l’occupazione militare dell’Europa (miracolosamente scongiurata anche grazie a veri papi davvero illuminati).

I saraceni hanno poi sottoposto per secoli l’Italia a scorribande sanguinarie. Bergoglio continua a voler ignorare la natura dell’Islam e sottovalutarne il pericolo.

Si dedica con tanta passione ai migranti musulmani, che non ha tempo di ricordarsi dei molti cristiani perseguitati (come Asia Bibi), schiavizzati e uccisi sotto regimi islamici e comunisti.

Antonio Socci

Da “Libero”, 17 aprile 2016

(nella foto: i 21 giovani operai cristiani sgozzati dai guerriglieri musulmani in Libia nel febbraio 2015: qui http://www.ilgiornale.it/video/mondo/li ... 94464.html il video)

Twitter: @AntonioSocci1
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Caro Papa Françesco (na bołetina)

Messaggioda Berto » gio apr 21, 2016 11:42 am

Quando Bergoglio filo-islamico attaccava Ratzinger - Italia - Libero Quotidiano
di Fausto Carioti
22 Agosto 2014

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... A.facebook

Una storia di otto anni fa, accaduta a Buenos Aires, aiuta a capire la posizione adottata da papa Francesco nei confronti dell’Isis, lo «Stato islamico» che ha intrapreso una spietata caccia ai cristiani. Evitando come sempre di nominare l’islam e i fanatici islamisti, Jorge Mario Bergoglio ha invitato a «fermare l’aggressore ingiusto», ma senza «bombardare» né «fare la guerra». Una scelta che non sembra lasciare salvezza alle vittime e per questo è giudicata sterile da molti: credenti (incluso, su queste colonne, Antonio Socci) e non (è il caso di Massimo Cacciari).

In realtà questo intervento è perfettamente in linea con le idee che Bergoglio ha espresso in tanti anni: sempre improntate all’ appeasement, all’accomodamento con quelli che il papa, anche di recente, ha chiamato «i nostri fratelli musulmani». L’episodio più clamoroso risale appunto al 2006, subito dopo il discorso tenuto da Joseph Ratzinger nell’aula magna dell’università di Ratisbona, il 12 settembre. In quell’occasione il papa tedesco aveva citato una frase dell’imperatore bizantino Manuele II: «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava». Parole, spiegò poi Ratzinger, che gli servivano per «evidenziare il rapporto essenziale tra fede e ragione», e che non implicavano identica condanna dell’islam da parte del papa. Ma questa sottigliezza accademica e teologica non fu colta dal mondo islamico, che si scagliò compatto contro Ratzinger, il quale fu anche minacciato di morte.

A colpire il pontefice, però, furono soprattutto le accuse che gli lanciarono alcuni esponenti della Chiesa. Tra questi, l’allora arcivescovo di Buenos Aires. Il futuro papa non parlò in prima persona. A intervenire fu padre Guillermo Marcó, portavoce di Bergoglio. Parlando con l’edizione argentina del settimanale <Newsweek, usò toni durissimi: disse che quella di Ratzinger era stata una dichiarazione «infelice». E ancora: «Le parole del Papa non mi rappresentano, io non avrei mai fatto quella citazione». Concludendo: «Se il Papa non riconosce i valori dell’islam e tutto resta così, in venti secondi avremo distrutto ciò che è stato costruito in vent’anni».

Parlava Marcó, ma tutti sapevano che quelle frasi rappresentavano il pensiero del suo superiore. Così, mentre il papa difendeva le proprie ragioni dinanzi al mondo islamico, una delle voci più influenti della Chiesa latinoamericana, di fatto, si schierava dalla parte dei musulmani. Parole «inaudite», quelle del portavoce di Bergoglio, tanto che dentro le mura leonine «per un pezzo non si è parlato di altro», ha riferito un monsignore al Clarín, uno dei principali quotidiani argentini. Messo di fronte allo scandalo, Marcó sostenne di aver detto quelle cose non come addetto stampa di Bergoglio, ma in qualità di presidente dell’Istituto per il dialogo inter-religoso, altro incarico da lui ricoperto. Giustificazione poco credibile, tant’è che da Roma partirono pressioni sull’arcivescovo affinché lo sconfessasse. «Come è possibile che il suo portavoce abbia fatto simili dichiarazioni e Bergoglio non si senta obbligato a smentirlo e rimuoverlo immediatamente?» domandò al Clarín una fonte vaticana. Il sacerdote, però, rimase al proprio posto. Fu sostituito qualche mese dopo, quando a chiederne la testa, per altre ragioni, fu il ministro dell’Interno argentino, evidentemente ritenuto più importante di Benedetto XVI.

Nel frattempo il Vaticano aveva tolto uno degli uomini di Bergoglio, il gesuita Joaquín Piña, dall’incarico di arcivescovo di Puerto Iguazú: Piña aveva rilasciato alla stampa dichiarazioni simili a quelle di Marcó. Il quotidiano inglese The Telegraph, ricostruendo la vicenda, racconta che da Roma avvisarono Bergoglio che sarebbe stato rimosso anche lui, se avesse continuato a delegittimare Ratzinger. E che Bergoglio reagì cancellando il viaggio che avrebbe dovuto portarlo al sinodo convocato dal papa. La cosa non finì lì. Il 22 febbraio 2011 il nunzio apostolico in Argentina, l’arcivescovo Adriano Bernardini, proprio a Buenos Aires pronunciò un’omelia di fuoco contro i nemici di Ratzinger. Il Santo Padre, disse, è vittima di una «persecuzione», è stato «abbandonato dagli oppositori alla Verità, ma soprattutto da certi sacerdoti e religiosi, non solo dai vescovi». Molti di quelli cui si riferiva erano lì, in chiesa, davanti a lui. Bernardini, oggi nunzio in Italia, non è annoverato tra le simpatie di papa Bergoglio.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Cristianismo o cristianesimo

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti