El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 9:48 pm

???

Papa: cristiani si guardino allo specchio prima di giudicare
2016/06/20

http://it.radiovaticana.va/news/2016/06 ... re/1238507

Prima di giudicare gli altri guardarsi allo specchio per vedere come siamo. E’ l’esortazione di Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, l'ultima con omelia, prima della pausa estiva. Il Pontefice ha sottolineato che ciò che distingue il giudizio di Dio dal nostro non è l’onnipotenza ma la misericordia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Il giudizio appartiene solo a Dio, perciò se non vogliamo essere giudicati, anche noi non dobbiamo giudicare gli altri. E’ quanto sottolineato da Francesco nella Messa a Casa Santa Marta, incentrata sul Vangelo odierno. Tutti noi, ha osservato, vogliamo che nel Giorno del Giudizio “il Signore ci guardi con benevolenza, che il Signore si dimentichi di tante cose brutte che abbiamo fatto nella vita”.

Gesù ci chiama ipocriti quando giudichiamo gli altri
Per questo, se “tu giudichi continuamente gli altri – ha ammonito – con la stessa misura tu sarai giudicato”. Il Signore, ha proseguito, ci chiede dunque di guardarci allo specchio:

“Guardati allo specchio, ma non per truccarti, perché non si vedano le rughe. No, no, no, quello non è il consiglio! Guardati allo specchio per guardare te, come tu sei. ‘Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?’ O come dirai a tuo fratello ‘Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio’, mentre nel tuo occhio c’è la trave?’ E come ci qualifica il Signore, quando facciamo questo? Una sola parola: ‘Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello’.

Pregare per gli altri, invece di giudicarli
Il Signore, ha detto il Papa, si vede che “un po’ si arrabbia qui”, ci dà degli ipocriti quando ci mettiamo “al posto di Dio”. Questo, ha aggiunto, è quello che il serpente ha convinto a fare ad Adamo ed Eva: “Se voi mangiate di questo, sarete come Lui”. Loro, ha detto, “volevano mettersi al posto di Dio”:

“Per questo è tanto brutto giudicare. Il giudizio solo a Dio, solo a Lui! A noi l’amore, la comprensione, il pregare per gli altri quando vediamo cose che non sono buone, ma anche parlare loro: ‘Ma, senti, io vedo questo, forse…’ Ma mai giudicare. Mai. E questa è ipocrisia, se noi giudichiamo.”

Al nostro giudizio manca la misericordia, solo Dio può giudicare
Quando giudichiamo, ha detto ancora, “ci mettiamo al posto di Dio”, ma “il nostro giudizio è un povero giudizio”, mai “può essere un vero giudizio”. “E perché – si domanda il Papa – il nostro non può essere come quello di Dio? Perché Dio è Onnipotente e noi no?” No, è la risposta di Francesco, “perché al nostro giudizio manca la misericordia. E quando Dio giudica, giudica con misericordia”:

“Pensiamo oggi a questo che il Signore ci dice: non giudicare, per non essere giudicato; la misura, il modo, la misura con la quale giudichiamo sarà la stessa che useranno con noi; e, terzo, guardiamoci allo specchio prima di giudicare. ‘Ma questa fa quello… questo fa quello…’ ‘Ma, aspetta un attimo…’, mi guardo allo specchio e poi penso. Al contrario sarò un ipocrita, perché mi metto al posto di Dio e, anche, il mio giudizio è un povero giudizio; gli manca qualcosa di tanto importante che ha il giudizio di Dio, gli manca la misericordia. Che il Signore ci faccia capire bene queste cose”.

Scuminsia ti Papa!
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » lun giu 27, 2016 5:06 am

Bergoglio impari da San Tommaso: possiamo accogliere solo gli stranieri compatibili con la nostra civiltà
verità e rivoluzione
di Silvana De Mari 26/06/2016

http://www.magdicristianoallam.it/blogs ... vilta.html

“Il fondamentalismo è una malattia che c’è in tutte le religioni. Noi cattolici ne abbiamo alcuni che si credono con la verità assoluta... anche noi, tutti! E si deve combattere”
Papa Bergoglio (1.12.2015)

Quindi chi crede alla verità assoluta che la Madonna ci ha chiesto di dire il rosario ogni giorno e lo dice è sullo stesso piano di chi esegue l'ordine della sua religione: uccidete gli infedeli ovunque si trovino.
Se io eseguo credendola verità assoluta l'ordine del Vangelo di amare il prossimo come me stessa, sono sullo stesso livello di chi esegue il comando "a chi si oppone all'islam dovrai tagliare gambe e braccia?".
Se non vado a messa la domenica, violando così la legge del Vangelo non ritenendo più che il Vangelo sia verità assoluta, divento un cattolico moderato, quindi migliore?

L'unico ordine che il cattolico deve seguire, fanaticamente, follemente, fino alla propria morte e a quella dei propri figli, fino alla distruzione della propria nazione, e l'ordine di accogliere e finanziare la presenza di popolazioni estranee, quasi sempre maschi giovani, molto forti e senza alcun segno di patimenti, in maggioranza provenienti da paesi senza conflitti e con il pil in ascesa, sulla propria terra, senza però mai azzardarsi a tentare una conversione.

Questa verità assoluta è un'assoluta menzogna. Il Vangelo vieta di accogliere nelle nostre case coloro che negano Cristo. È possibile farlo solo nell'ipotesi di volerli convertire. Il Cristianesimo, come sottolineato da San Tommaso,,sancisce il dovere dell'uomo prudente di difendere la sua casa e la nazione che la ospita.
S. Tommaso: “Con gli stranieri ci possono essere due tipi di rapporti: l’uno di pace, l’altro di guerra. E rispetto all’uno e all’altro la legge contiene giusti precetti”.

S. Tommaso afferma, dunque, che non tutti gli immigranti sono uguali, perché i rapporti con gli stranieri non sono tutti uguagli: alcuni sono pacifici, altri conflittuali. Ogni nazione ha il diritto di decidere quale tipo di immigrazione può essere ritenuta pacifica, quindi benefica per il bene comune; e quale invece ostile, e quindi nociva. Come misura di legittima difesa, uno Stato può rigettare elementi che ritenga nocivi al bene comune della nazione.

Un secondo punto è il riferimento alla legge, sia divina sia umana. Uno Stato ha il diritto di applicare le proprie leggi giuste.

L’Angelico passa poi all’analisi dell’immigrazione “pacifica”.

S. Tommaso: “Infatti gli ebrei avevano tre occasioni per comunicare in modo pacifico con gli stranieri. Primo, quando gli stranieri passavano per il loro territorio come viandanti. Secondo, quando venivano ad abitare nella loro terra come forestieri. E sia nell’un caso come nell’altro la legge imponeva precetti di misericordia; infatti nell’Esodo si dice: ‘Non affliggere lo straniero’; e ancora: ‘Non darai molestia al forestiero’”.

Qui S. Tommaso riconosce che ci possano essere stranieri che, in modo pacifico e quindi benefico, vogliano visitare un altro paese, oppure soggiornarvi per un certo periodo. Tali stranieri devono essere trattati con carità, rispetto e cortesia, cosa richiesta ad ogni uomo di buona volontà. In tali casi, la legge deve proteggere questi stranieri da qualsiasi sopraffazione.

S. Tommaso: “Terzo, quando degli stranieri volevano passare totalmente nella loro collettività e nel loro rito. In tal caso si procedeva con un certo ordine. Infatti non si riceveva subito come compatrioti: del resto anche presso alcuni gentili era stabilito, come riferisce il Filosofo, che non venissero considerati cittadini, se non quelli che lo fossero stati a cominciare dal nonno, o dal bisnonno”.

In terzo luogo, S. Tommaso menziona coloro che vogliono stabilirsi nel paese. E qui il Dottor Angelico mette una prima condizione per accettarli: il desiderio di integrarsi perfettamente nella vita e nella cultura della nazione ospitante.

Una seconda condizione è che l’accoglienza non sia immediata. L’integrazione è un processo che richiede tempo. Le persone devono adattarsi alla nuova cultura. L’Angelico cita anche Aristotele, il quale afferma che tale processo può richiedere due o tre generazioni. S. Tommaso non stabilisce un tempo ideale, affermando soltanto che esso può essere lungo.

S. Tommaso: “E questo perché, ammettendo degli stranieri a trattare i negozi della nazione, potevano sorgere molti pericoli; poiché gli stranieri, non avendo ancora un amore ben consolidato al bene pubblico, e quindi lo avrebbero danneggiato".
Tutto questo è perfettamente logico. San Tommaso evidenzia che vivere in un’altra nazione è cosa molto complessa. Ci vuole tempo per conoscere gli usi e la mentalità del Paese e, quindi, per capire i suoi problemi. Solo quelli che vi abitano da molto tempo, facendo ormai parte della cultura del Paese, a stretto contatto con la sua storia, sono in grado di giudicare meglio le decisioni a lungo termine che convengano al bene comune. È dannoso e ingiusto mettere il futuro del Paese nelle mani di chi è appena arrivato. Anche senza colpa, costui spesso non è in grado di capire fino in fondo cosa stia succedendo, o cosa sia successo, nel Paese che ha scelto come nuova Patria. E questo può avere conseguenze nefaste.

Nella Bibbia gli ebrei distinguevano tra nazioni più vicine e, quindi, più facilmente assimilabili. Altre, invece, erano più lontane o addirittura ostili. I popoli ostili non potevano essere accettati in Israele. Quindi lo stesso per noi: il principio di carità nel Cristianesimo vero non deve e non può superare il principio di Giustizia, altrimenti diventa arbitrio.

S. Tommaso: “Ecco perché la legge stabiliva che si potessero ricevere nella convivenza del popolo alla terza generazione alcuni dei gentili che avevano una certa affinità con gli ebrei: cioè gli egiziani, presso i quali gli ebrei erano nati e cresciuti, e gli idumei, figli di Esaù fratello di Giacobbe. Invece alcuni, come gli ammoniti e i moabiti, non potevano essere mai accolti, perché li avevano trattati in maniera ostile. Gli amaleciti, poi, che più li avevano avversati, e con i quali non avevano nessun contatto di parentela, erano considerati come nemici perpetui”.

San Tommaso era un uomo logico. All'inizio delle sue lezioni mostrava una mela ai suoi studenti. Questa è una mela, coloro che non sono d'accordo possono andarsene subito.
Esiste una realtà.
Chi nega la realtà non è buono, è folle. Chi pretende di essere più buono di Cristo facendo sovrastare il principio di carità a quello di giustizia, in realtà sta negando il Cristianesimo.
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » mer set 28, 2016 8:16 pm

"Dio non è cattolico, ma forse neppure Papa Francesco lo è"
Il j'accuse del filosofo: "Bergoglio non ha aggiornato la dottrina, l'ha demolita"
Camillo Langone - Mar, 27/09/2016

http://www.ilgiornale.it/news/spettacol ... 11339.html

Se Costanza Miriano è la mia madrina spirituale, Flavio Cuniberto è il filosofo che non sono, lo studioso coi quattro quarti di dottorale nobiltà, il professore universitario che scrive di cattolicesimo contemporaneo così come di romanticismo tedesco, l'autore di saggi su Friedrich Schlegel, di cui se mi concentro riesco a ricordare l'esistenza, e su Jacob Böhme, per il quale devo ricorrere obbligatoriamente a Wikipedia.

Non me ne vergogno: solo Dio è onnisciente. Ma sono consapevole di essere un cattolico di strada e la seconda intervista di un Cattolico Perplesso, ossia di un semplice cristiano turbato dalle contraddittorie novità che diuturnamente giungono da Roma, e perciò assetato di certezze, la faccio a un cattolico accademico.

La prima domanda è uguale per tutti. Da quando un imam ha parlato nel duomo di Parma, raccontando dal pulpito la fola di Maometto uomo di pace (col prete a fianco assentente e zittente l'unico fedele che ha osato obiettare), io non vado più a messa nel duomo di Parma: faccio bene o faccio male?

«Trovo inammissibile la presenza in cattedra di un imam, o di qualunque altro dignitario religioso non cristiano, nel corso di una liturgia cattolica. Ciò non ha a che fare col rispetto, che nel mio caso è massimo, per le religioni non cristiane, ma col rischio enorme della confusione tra le fedi religiose (chiamalo sincretismo o come vuoi). Perché allora non concelebrare la messa insieme a un rabbino, a un imam, a un pastore luterano?».

Ad Assisi, durante gli incontri ecumenici, ci sono arrivati vicino.

«Ne siano o meno consapevoli, le autorità cattoliche che promuovono queste iniziative si muovono sulla scia del famigerato Parlamento delle religioni, celebrato a Chicago nel 1893 su iniziativa della Teosophical Society. Così il culto religioso diventa una commedia dell'arte, con le varie maschere sul palcoscenico. Sulla domanda circa il duomo di Parma sono in difficoltà. Alla fine direi: la messa cattolica è la somma convergente delle due liturgie, la parola e l'eucarestia. Fino a quando non toccheranno i due capisaldi non importano né il luogo né l'omelia né il celebrante».

Tu sei corresponsabile del mio sbigottimento. In Madonna povertà. Papa Francesco e la rifondazione del cristianesimo scrivi che la Evangelii gaudium e la Laudato si' sembrano «un programma rivoluzionario nel senso più giacobino della parola: un dittico post-cristiano». Con la Amoris laetitia abbiamo un trittico?

«Certo, con la Amoris laetitia abbiamo un trittico giacobino che sovverte il vecchio ordine per aprire una nuova era. Si potrebbe introdurre un nuovo calendario: siamo nell'anno quarto dell'Era Bergoglio».

Papa Francesco ha detto che Dio non è cattolico. Questa affermazione ispira una domanda antipatica: Papa Francesco lo è?

«Ha ragione Bergoglio a dire che Dio non è cattolico (Dio non va a messa): ma neanche Bergoglio è cattolico. Naturalmente si comporta come se lo fosse, ma non lo è. Per ragioni che non è possibile riassumere in una breve intervista (i colpi di maglio che ha inferto ad alcuni punti-chiave della dottrina cattolica sono tali che non ha senso parlare di aggiornamento: si tratta di una vera e propria demolizione)».

Mi piacerebbe si riparlasse di cattocomunismo, parola che nessuno usa più proprio ora che la cosa dilaga. Tu hai scritto che la Evangelii gaudium torce il Nuovo Testamento per fargli dire ciò che si vuole dica: beati i poveri nel senso sociopolitico del termine. Se non è cattocomunismo questo...

«L'idea stravolta di povertà che esce dai documenti papali (facendo strage della Scrittura) eleva alla sfera dogmatica il vecchio pauperismo cattolico. Che si possa parlare di cattocomunismo ho qualche dubbio, il discorso di Bergoglio sull'appianamento delle disuguaglianze somiglia piuttosto alla strategia della sinistra tardo-capitalista, i cui magnati, da Bill Gates a Soros, finanziano ONG a tutto spiano. L'elemento rivoluzionario non è tanto l'ideologia marxista ma la sovversione dei vincoli tradizionali (la famiglia naturale ad esempio), la sparizione del concetto di peccato e un materialismo di fondo, corretto in senso panteistico».

Un dettaglio della Laudato si' che mi ha gettato nello sconforto è stato l'elogio della raccolta differenziata. Manca solo la maledizione contro gli inceneritori ed ecco il programma dei Cinque Stelle. Perché la Chiesa spreca le proprie energie in questioni così tecniche, così opinabili e così lontane dal cuore della fede?

«La pagina dell'enciclica ha dell'incredibile: le virtù del buon consumatore tardomoderno diventano le nuove virtù evangeliche. Temo che la Chiesa, non solo Bergoglio, si aggrappi a questi temi perché ha la sensazione di affondare e crede di trovare lì un punto d'appoggio, un surrogato identitario. In effetti sta affondando perché ha perso di vista (nei documenti papali è evidente) la propria dimensione spirituale. Non esiste più una spiritualità cristiana, se non in poche oasi marginali. L'esperienza del divino è totalmente ignorata nei documenti papali (non basta citare di qua e di là le fonti canoniche: questa è routine protocollare). Vedo, per dirla tutta, un ateismo strisciante, che arriva al vertice della gerarchia. Il discorso del papa a Cracovia è stato, in questo senso, esemplare. Non esiterei a definirlo il discorso di un papa ateo».

Tu che vivi a Perugia e insegni Estetica in quell'università, come te la spieghi la chiesa di Fuksas a Foligno, quella specie di centrale nucleare conficcata nel cuore dell'Umbria che sta facendo scappare i fedeli? Non dal punto di vista di Fuksas, che fa il suo mestiere di architetto nichilista, ma da quello dei vescovi della Cei che l'hanno approvata...

«Il problema, come giustamente sottolinei, sono i vescovi. Occupandomi di Estetica aggiungerei che lo scadimento pauroso della cosiddetta arte sacra è lo specchio di una crisi spirituale. Perché la bellezza appartiene alla dimensione spirituale. Una vecchia formula dice: Ars orandi, ars credendi (Dimmi come preghi e ti dirò quale è la tua fede). Ne propongo una parafrasi: Ars aedificandi, ars credendi (Dimmi come costruisci le tue chiese e ti dirò qual è la tua fede). Il cemento di Fuksas è una prova dell'esistenza del Maligno».
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » ven ott 28, 2016 6:39 am

???

E no, Santità, Gesù non era un Profugo
di Gianluca Veneziani
http://www.lintraprendente.it/2016/10/e ... un-profugo

Ormai non solo Dio è nei migranti, ma Cristo stesso sarebbe un profugo. È l’ennesimo capitolo del bergoglismo come ultima frontiera (e temiamo fase finale) del cattolicesimo: se i musulmani usano il Corano per convertire, Papa Francesco attinge al Vangelo per predicare l’accoglienza. Un modo di piegare la teologia all’ideologia terzomondista, la fede al multiculturalismo.

Nella sua ultima sortita in occasione dell’udienza del mercoledì, Bergoglio ha scomodato Gesù Cristo per sostenere l’urgenza della solidarietà ai migranti e lo stop a muri ed egoismi. “Ero straniero e mi avete accolto, ero nudo e mi avete vestito”, ha detto, citando Matteo 25 (35-36). Ma l’estraneità cui accenna Cristo in quel passaggio ha a che fare con la sua condizione divina, al suo essere straniero in senso metafisico, e al suo arrivare nudo tra noi, con le fattezze di un bimbo. Non ha nulla a che vedere con l’identità di migrante, con la provenienza da un Paese lontano o da un’altra cultura, né con la conseguente necessità di incentivare le migrazioni di massa o accogliere a tutti i costi.

Oltre a un’interpretazione teologica forzata, c’è anche un errore storico nell’associare l’immagine di Cristo a quella del Migrante. Se Gesù non è stato Profeta in patria, non è stato nemmeno Profugo altrove. Non è stato compreso, è stato imprigionato e infine ucciso, e nondimeno non ha mai pensato di abbandonare la terra natia o di fuggire dalle persecuzioni. Ha subito il martirio là dove era nato e cresciuto. E la stessa condizione di pellegrino cui si ispira il cristiano – quella dell’homo viator – ha una connotazione tutta spirituale, riguarda un cammino in direzione della salvezza dell’anima, non certo di uno spostamento continuo in cerca di pace o di migliori opportunità economiche.

Ma ciò che più indigna nel monito di Francesco è il suo continuo voler ricondurre il Verbo alla Cronaca, le parole di vita eterna ai problemi di attualità, di deformare la religione in sociologia, perdendo così la sua dimensione verticale, che riguarda il rapporto con la trascendenza. Il Papa parla di Dio, solo se lo riferisce alla disoccupazione, all’immigrazione, ai drammi umanitari. Lo espunge dall’unico aspetto di cronaca in cui pure il suo nome viene rivendicato sebbene in modo improprio, quello del terrorismo islamico. Per il resto lo adegua a faccende umane, troppo umane.

Sua Santità, vorremmo sentire parlare di Dio per faccende che riguardino la vita dopo la morte, la resurrezione delle anime, il destino finale dell’umanità, per le cose prime e ultime, cioè la ragione stessa per cui esiste la Chiesa e lei è è stato investito di quel ruolo. Vorremmo associare quelle tre lettere, DIO, alla Trinità e non alle Traversie umane. Vorremmo sentire, in quel nome, il Nome per eccellenza, e non un guscio vuoto, una Parola priva di senso, buona a indicare ogni cosa. Anche perché se Dio è ogni cosa– come credevano i panteisti – allora niente più è Dio.

Dio è una Persona, sua Santità, non tutte le persone diventano dio solo perché fuggono dai loro paesi. E allora ci faccia sentire l’eterno, l’afflato di cielo, chiamando Gesù, senza imprigionarlo ogni volta in vicende che hanno a che fare semmai col mare e la terra.
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » dom nov 20, 2016 10:43 pm

“Ho allergia degli adulatori, mi merito i detrattori”
L’intervista di Francesco con TV2000 e InBlu Radio in Blu, in onda domenica 20 novembre alle 21: i frutti del Giubileo, i ricordi più vivi dei «Venerdì della misericordia», il rapporto tra misericordia e giustizia, le «tentazioni» di un Papa, la «grazia» dell’umorismo, il segreto per sopravvivere senza stress agli impegni. «Dormo come un legno»

http://www.lastampa.it/2016/11/20/vatic ... agina.html

La prima intervista a una televisione italiana Papa Francesco l’ha concessa a Tv2000 e InBlu Radio, emittenti della Conferenza episcopale italiana. Rispondendo per 40 minuti alle domande dei direttori di rete e dell’informazione, Paolo Ruffini e Lucio Brunelli, Bergoglio riflette sui frutti dell’Anno Santo straordinario, «una benedizione del Signore», su come dovrà cambiare la Chiesa, sull’idolatria del denaro e sull’attenzione verso i più poveri. Una breve anticipazione dell’intervista è stata messa in onda al termine degli speciali dedicati alla cerimonia di chiusura della Porta Santa. L’intervista integrale viene trasmessa da Tv2000 e da InBlu Radio domenica 20 novembre alle ore 21.

E’ un’intervista da “vedere”, non da leggere. Una sintesi di qualche minuto la trovate al link in calce a questo articolo. Ma va vista integralmente perché la trascrizione rende molto meno rispetto all’impatto del video.

La «benedizione» del Giubileo

«Io soltanto posso dire le notizie che arrivano da tutto il mondo. Il fatto che il Giubileo non sia stato fatto soltanto a Roma, in ognuna diocesi del mondo, nelle diocesi, nella cattedrale e nelle chiese che il vescovo avesse indicato, quel fatto ha universalizzato un po’ il Giubileo. E ha fatto tanto bene. Perché era tutta la Chiesa che viveva questo Giubileo, era come un’atmosfera di Giubileo. E le notizie che vengono dalle diocesi parlano di avvicinamento alla Chiesa della gente, di incontro con Gesù: è stato una benedizione del Signore (...) È in una linea ecclesiale dove la misericordia viene non dico scoperta, perché sempre c’era, ma viene proclamata fortemente: è come un bisogno. Un bisogno che a questo mondo, che ha la malattia dello scarto, la malattia di chiudere il cuore, dell’egoismo, fa bene. Perché ha aperto il cuore e tanta gente si è incontrata con Gesù».

I «Venerdì della misercordia», ragazze sfruttate

«Ho visitato le ragazze che sono state tolte dallo sfruttamento della prostituzione. Ricordo una, dall’Africa: bellissima, giovanissima, sfruttata – era incinta – sfruttata ma anche con bastonate dure e torture: “Tu devi andare a lavorare” … E lei, quando raccontava la sua storia – c’erano 15 ragazze, lì, che mi raccontavano le storie, ognuna – mi diceva: “Padre, io ho partorito d’inverno sulla strada. Sola. Da sola. La mia bambina è morta”. La facevano lavorare fino a quel giorno, perché se non portava agli sfruttatori tanto, era bastonata, anche torturata. A un’altra avevano tagliato l’orecchio… E ho pensato non solo agli sfruttatori, anche a quelli che pagavano le ragazze: ma non sanno loro che con quei soldi, per togliersi una soddisfazione sessuale, aiutavano gli sfruttatori?».

«L’orrendo crimine» dell’aborto

«Lo stesso giorno sono andato all’ospedale San Giovanni, al reparto maternità, e c’era una donna che piangeva, piangeva, piangeva davanti ai suoi due gemellini … piccolini, ma bellissimi: è morto il terzo. Ne erano tre, ma uno è morto. E piangeva per il figlio morto, mentre accarezzava questi due. Il dono della vita.. E ho pensato all’abitudine di mandare via i bambini prima della nascita, questo crimine orrendo: li mandano via perché è meglio così, perché sei più comodo, è una responsabilità grande – è un peccato gravissimo, no? – è una responsabilità grande. Aveva tre figli, piangeva per quello che era morto, non riusciva a consolarsi con i due che erano rimasti. L’amore della vita, in qualsiasi situazione».

Il nemico più grande di Dio è il denaro

«La Chiesa come istituzione la facciamo noi, ognuno di noi; la comunità siamo noi. Il nemico più grande – più grande! – di Dio è il denaro. Pensate che Gesù al denaro dà status di signore, di padrone quando dice: “Nessuno può servire due padroni, due signori: Dio e il denaro”. Dio e le ricchezze. Non dice Dio e – non so – la malattia, o Dio e qualsiasi altra cosa: il denaro. Perché il denaro è l’idolo. Lo vediamo adesso, in questo mondo dove il denaro sembra che comandi. Il denaro è uno strumento fatto per servire, e la povertà è al cuore del Vangelo e Gesù parla di questo scontro: due signori, due padroni. O io mi arruolo con questo o io mi arruolo con questo. Mi arruolo con questo, che è mio Padre; mi arruolo con questo, che mi fa schiavo. E poi, la verità: il diavolo sempre entra per le tasche, sempre. È la sua porta d’entrata. Si deve lottare per fare una Chiesa povera per i poveri, secondo il Vangelo (...) Sant’Ignazio ci insegna, negli esercizi, che ci sono tre scalini: il primo, la ricchezza che incomincia a corrompere l’anima; poi, la vanità, le bolle di sapone, una vita vanitosa, l’apparire, il figurare, e poi, la superbia e l’orgoglio. E da lì, tutti i peccati. Ma il primo scalino sono i soldi, la mancanza di povertà».

Le tentazioni di un Papa

«Ma, la tentazione del Papa sono le tentazioni di qualsiasi persona, di qualsiasi uomo. Secondo le debolezze di personalità, che il diavolo sempre usa per entrare, che sono l’impazienza, l’egoismo, poi un po’ di pigrizia.. E le tentazioni ci accompagneranno fino all’ultimo momento, no? I Santi sono stati tentati fino all’ultimo momento, e Santa Teresa del Gesù Bambino diceva proprio che si deve pregare tanto per i moribondi perché il diavolo scatena una tempesta di tentazioni, in quel momento».

Ergastolo pena di morte «un po’ coperta»

« Cerco, quando ho un po’ di tempo, di chiamare, telefonare ai carcerati che ho conosciuto. Ho questo sentimento perché lui e non io? Il Signore ha motivi sufficienti per mandarmi in carcere, e lui ha coperto… tanti inizi di cose brutte io ho avuto nella mia vita che se il Signore mi avesse tolto la mano di dosso. E poi, c’è un pensiero tra noi, che è un pensiero diffuso: ma, quello è in carcere perché ha fatto qualcosa di brutto: che la paghi. Il carcere come punizione. E questo non è buono. Il carcere è come un ‘purgatorio’, per prepararsi al reinserimento. Non c’è una vera pena senza speranza. Se una pena non ha speranza, non è una pena cristiana, non è umana. Per questo, la pena di morte non va. Sì, lei potrà dirmi, nel Quattrocento, nel Cinquecento, uccidevano i criminali, la pena di morte, con la speranza di andare in paradiso, c’era lì il cappellano che ti mandava in paradiso. Penso al grande don Cafasso, lì, vicino alla forca.. Ma era un’altra antropologia, un’altra cultura. Ma oggi non si può pensare così. L’ergastolo, così freddo, è una pena di morte un po’ coperta. Ma nel caso di una persona che per le sue caratteristiche psicologiche non dia una garanzia di reinserimento? Ci sono forme di reinserirlo con il lavoro, con la cultura, all’interno di un certo regime di carcere, ma che lui si senta utile alla società, sorvegliato, ma l’anima è cambiata: non è quello che ha fatto il reato, un criminale, ma è uno che ha cambiato la sua vita e adesso fa qualcosa dentro il carcere che lo reinserisce e si sente con un’altra dignità».

La grazia dell’umorismo

«Il senso dell’umorismo è una grazia che io chiedo tutti i giorni, e prego quella bella preghiera di San Tommaso Moro: “Dammi, Signore, il senso dell’umorismo” ; che io sappia ridere davanti a una battuta …: è bellissima, quella preghiera. Perché il senso dell’umorismo ti solleva, ti fa vedere il provvisorio della vita e prendere le cose con uno spirito di anima redenta. È un atteggiamento umano, ma è il più vicino alla grazia di Dio. Io ho conosciuto un prete – un grande sacerdote, un grande pastore – che aveva un senso dell’umorismo grande, ma faceva tanto bene anche con quello, perché relativizzava le cose: “L’Assoluto è Dio, ma, questo si arrangia, si può… stai tranquillo …”(...) È quella capacità di essere un bambino davanti a Dio. Lodare il Signore con un sorriso e anche una battuta ben fatta».

Ho allergia degli adulatori, mi merito i detrattori

«Io ho allergia degli adulatori. Mi viene naturale, eh?, non è virtù. Perché adulare un altro è usare una persona per uno scopo, nascosto o che si veda, ma per ottenere qualcosa per se stesso. Anche, è indegno. Noi, a Buenos Aires, gli adulatori li chiamiamo “lecca calze” (leccapiedi, ndr)... Quando mi lodano, anche qualcuno che mi loda per qualcosa che è uscita bene: ma subito, tu ti accorgi chi ti loda lodando Dio, “ma, sta bene, bravo, avanti, questo si deve fare!”, e chi lo fa con un po’ di olio… I detrattori parlano male di me, e io me lo merito, perché sono un peccatore: così mi viene di pensare. Quello non mi preoccupa».

Il fratello maggiore del Figliol Prodigo e la rigidità

«Il figlio maggiore era un rigido morale: “Questo ha speso i soldi in una vita di peccato, non merita di essere ricevuto così”. La rigidità: sempre il posto del giudice. Quella rigidità che non è quella di Gesù. Gesù rimprovera i dottori della Chiesa: tanto, tanto contro la rigidità. Un aggettivo dice loro, che io non vorrei che fosse detto a me: ipocrita. Quante volte Gesù dice questo aggettivo ai dottori della legge: ipocriti. Basta leggere il capitolo 23 di Matteo: “Ipocrita”. E fanno la teoria che ma, la misericordia sì.. ma la giustizia è importante! In Dio – e anche nei cristiani, perché è in Dio – la giustizia è misericordiosa e la misericordia è giusta. Non si possono separare: è una cosa sola (...) Dopo il sermone della montagna, nella versione di Luca, viene il sermone della pianura. E come finisce? Siate misericordiosi come il Padre. Non dice: siate giusti come il Padre. Ma è lo stesso! Giustizia e misericordia in Dio sono una sola cosa. La misericordia è giusta e la giustizia è misericordiosa. E non si possono separare. E quando Gesù perdona Zaccheo e va a pranzo con i peccatori, perdona la Maddalena, perdona l’adultera, perdona la Samaritana, cosa è, un manica-larga? No. Fa la giustizia di Dio, che è misericordiosa».

La malattia della «cardiosclerosi»

«Dirò una parola che ho imparato da un anziano sacerdote (...) Lui mi ha insegnato una parola sulla malattia di questo mondo, di questa epoca, di questo tempo: la cardiosclerosi. Credo che la misericordia sia la medicina contro questa malattia, la cardiosclerosi, che è proprio alla base di questa cultura dello scarto: “Ma, questo non serve; questo anziano, ma, alla casa di riposo; questo bambino che viene, no, no, no: mandiamolo al mittente …”, e si scartano. “No, dobbiamo prendere questa città nella guerra; quell’altra?” – “Ma, buttiamo le bombe, ovunque cadano: sull’ospedale, sulle scuole”».

Per un mondo più misericordioso

Pensiamo in questa terza guerra mondiale che stiamo vivendo, la terza guerra mondiale a pezzetti; le armi si vendono e le vendono i fabbricanti e i trafficanti di armi. E anche le vendono alle due parti in guerra, perché si guadagna con il traffico delle armi … E lì c’è una durezza di cuore molto grande: manca tenerezza. Il mondo di oggi ha bisogno di una rivoluzione della tenerezza. “Ma, Dio …”: fermiamoci. Dio si è fatto tenero, Dio si è avvicinato. Paolo dice ai Filippesi: “Gesù ha svuotato se stesso per avvicinarsi, si è fatto uomo come noi”. Quando parliamo di Cristo, non dimentichiamo la carne di Cristo. E questo mondo ha bisogno di questa tenerezza che dice alla carne di accarezzare la carne sofferente di Cristo, non di fare più sofferenze! Credo che gli Stati che sono in guerra devono pensare bene che una vita vale tanto, e non dire: “Ma una vita non importa, mi importa il territorio, mi importa questo …”. Una vita vale più di un territorio!

Il segreto per sopravvivere ai tanti impegni

«Non so come faccio, ma … io prego: quello mi aiuta tanto. Prego. La preghiera è un aiuto per me, è stare con il Signore. Celebro la messa, prego il breviario, parlo con il Signore, prego il rosario… Per me, la preghiera aiuta tanto. Poi, dormo bene: è una grazia del Signore, questa. Dormo come un legno. Il giorno delle scosse del terremoto, non ho sentito nulla, eh? Tutti hanno sentito, il letto che ballava … No, davvero, dormo sei ore ma come un legno. Forse questo aiuta la salute. Ho le mie cose, no? Il problema della colonna (vertebrale, ndr) che va bene, per il momento. Faccio quello che posso e non di più: in quel senso, mi misuro un po’».
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » mer nov 23, 2016 7:22 am

La misericordia di papa Francesco: ogni prete può assolvere l’aborto
Appello ai confessori: generosi con donne e medici. E annuncia la Giornata dei poveri
sara ricotta voza
2016/11/22

http://www.lastampa.it/2016/11/22/itali ... agina.html

Non finisce il tempo della Misericordia. Francesco pubblica la lettera apostolica «Misericordia et misera» e annuncia di voler mantenere anche dopo la chiusura del Giubileo la facoltà per tutti i sacerdoti del mondo di assolvere l’aborto, rendendola così definitiva. Il Papa ha poi una Giornata mondiale dei poveri. La lettera inizia con le parole di sant’Agostino dedicate alla donna adultera che Gesù salva dalla lapidazione. Al centro di quell’episodio evangelico, ricorda Francesco, «non c’è la legge e la giustizia legale, ma l’amore di Dio, che sa leggere nel cuore di ogni persona».

Il «procurato aborto» è tra quei peccati che prevedono la scomunica automatica sia per chi decide di attuarlo, sia per chi vi coopera, come medici e infermieri. Il codice di diritto canonico riserva al vescovo e ad alcuni penitenzieri la possibilità di assolverlo. A volte, in particolari periodi dell’anno o in occasione di eventi, come è accaduto a Torino durante l’ostensione della Sindone, i vescovi hanno esteso a tutti i loro preti, per un tempo limitato, questa facoltà. Durante la presentazione della lettera, l’arcivescovo Rino Fisichella ieri ha confermato che sarà modificato il testo del codice di diritto canonico per rendere definitiva la nuova norma.

«Niente di quanto un peccatore pentito pone dinanzi alla misericordia di Dio - afferma il Papa nel documento - può rimanere senza l’abbraccio del suo perdono. È per questo motivo che nessuno di noi può porre condizioni alla misericordia».

In un altro paragrafo Bergoglio scrive: «Perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio, concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto». E aggiunge: «Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente». Tuttavia «devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre». Ogni prete è invitato dunque a farsi «guida, sostegno e conforto nell’accompagnare i penitenti in questo cammino di speciale riconciliazione».

Fisichella ha anche confermato che la scomunica per l’aborto non verrà tolta dal codice. La volontà del Papa non è di «declassare» il peccato. Desidera invece rendere più accessibile a chi si pente la possibilità di ricevere il perdono. Più volte, da quando è stato eletto, Francesco ha parlato della gravità dell’aborto. «Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana» ha scritto nell’Evangelii gaudium. «Non è compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto», ha dichiarato nell’enciclica Laudato si’. «L’aborto non è un “male minore”... È un male assoluto», ha risposto ai giornalisti di ritorno dal viaggio in Messico. E ancora, appena due giorni fa, intervistato da Tv2000, lo ha definito un «crimine orrendo».

Nella lettera Francesco rilancia il sacramento della confessione e ai preti chiede di «essere accoglienti con tutti; testimoni della tenerezza paterna nonostante la gravità del peccato». Annuncia poi la decisione di «estendere» anche dopo la fine del Giubileo la possibilità per i fedeli di confessarsi «validamente e lecitamente» dai sacerdoti della Fraternità San Pio X, il gruppo fondato da monsignor Lefebvre, «confidando nella buona volontà» dei loro preti perché si possa recuperare «la piena comunione nella Chiesa cattolica». Vengono mantenuti in servizio anche i «missionari della misericordia», che quest’anno sono stati inviati nel mondo con la facoltà di perdonare quei peccati gravissimi per i quali la scomunica può essere tolta solo dalla Santa Sede.
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » mer dic 21, 2016 8:11 pm

80 VOGLIA DI POLITICA - Lo Straniero
Da “Libero”, 17 dicembre 2016

http://www.antoniosocci.com/80-voglia-politica

“Io ho allergia degli adulatori” ha detto di recente papa Bergoglio intervistato da Tv2000, aggiungendo che preferisce i suoi critici e addirittura i detrattori agli adulatori. Ha spiegato: “noi, a Buenos Aires, li chiamiamo ‘lecca calze’ e la figura è proprio di quello che lecca le calze dell’altro”.

Parole molto eloquenti. Resta da capire se il pontefice argentino, in questi quattro anni, ha fatto qualcosa per allontanare da sé le (tante) adulazioni. I suoi 80 anni (oggi) indurranno tutti i media alle solite celebrazioni (vedremo quanto adulatrici), ma produrranno anche bilanci e sono stavolta bilanci di fine stagione.

TRAMONTO

Un po’ perché questa è l’età canonica in cui la Chiesa ha stabilito che i cardinali lascino tutti gli incarichi e perdano pure il diritto di partecipare al Conclave.

Non vale per il papa, ma in qualche modo la questione è nell’aria perché se a 80 si è ritenuti inadatti a votare in un Conclave, a maggior ragione il problema si pone per un incarico gravosissimo come quello pontificio.

Anche perché dopo la (tuttora fresca) rinuncia di Benedetto XVI, papa Francesco ha ripetuto più volte che il “pensionamento” di un papa ormai deve essere considerato naturale come quello dei vescovi (che avviene a 75 anni). Del resto ha dichiarato di avere “la sensazione che il mio pontificato sarà breve, 4 o 5 anni”.

Oltretutto nel mondo c’è stato un capovolgimento geopolitico, specialmente con la vittoria di Trump e l’uscita di scena della presidenza Obama che era la cornice imperiale di questo pontificato (come si è visto durante la sua visita negli Stati Uniti, dove Bergoglio – del tutto irritualmente – si lanciò all’attacco dell’allora candidato Trump).

BILANCI

Ci saranno dunque bilanci di due tipi. Da un lato certi laici che, come Eugenio Scalfari, considerano papa Bergoglio un “rivoluzionario e profeta”, anzi l’unico papa rivoluzionario della storia.

Dall’altra certi cattolici che proprio per questo (perché ha ambizioni rivoluzionarie e sembra voler demolire tutto) lo considerano un’autentica sciagura che sta terremotando la Chiesa.

Può esserci però una terza possibilità. Tra chi vede Bergoglio come una sorta di “alter Christus” (addirittura più misericordioso di Gesù, del quale abbatte i rigorosi comandamenti) e chi sospetta che il papa argentino sia una specie di Anticristo, c’è una terza scuola di pensiero.

Quella di chi lo vede come un “povero Cristo”, collocato – da una serie di forze – in un ruolo troppo al di sopra delle sue possibilità. Chi lo ha portato fino a quell’alto incarico si aspetta che “apra” la Chiesa al mondo (cioè che abbatta le mura della Chiesa perché i suoi nemici possano espugnarla).

Lui – con scarse conoscenze teologiche e una formazione approssimativa, impregnata di vecchia “teologia della liberazione” argentina – pensa (o vuole pensare) che sia questo il modo per rilanciare la fede cristiana, incurante del fatto che dove è stata sperimentata la sua ricetta si è avuto un esito tragico e fallimentare.

Animato da grande attivismo e un certo piglio autoritario (come dice di se stesso), ritiene di essere l’uomo di una svolta “irreversibile” nella storia del cristianesimo, ma il risultato che ha ottenuto è quello di aver cacciato la Chiesa in un devastante caos dottrinale e pastorale, facendo esplodere divisioni mai viste.

INAUDITO

In un suo fantaracconto, appena uscito in italiano, l’antropologo francese Marc Augé immagina che il giorno di Pasqua del 2018, un 1° aprile, papa Francesco si affacci al balcone della Basilica di San Pietro e – urbi et orbi – annunci che Dio non esiste e non è mai esistito.

Sarebbe stato impensabile per qualunque altro papa, ma da Bergoglio il mondo laico arriva a sperare anche questo. Perché in effetti ne ha dette tali e tante che manca solo questa picconata finale. Un tale annuncio infatti non è poi molto lontano dalla frase dirompente che egli disse a Eugenio Scalfari, nella loro prima intervista: “non esiste un Dio cattolico”.

Cosicché da allora ci si chiede “ma allora Bergoglio chi rappresenta?”, e soprattutto ci si chiede perché mai i cattolici dovrebbero recarsi in chiesa (del resto negli anni di questo pontificato la pratica religiosa cattolica è in caduta libera…).

Da quell’intervista dell’ottobre 2013, anche lasciando stare le inaudite idee che gli attribuisce Scalfari (suo confidente), le affermazioni sconcertanti del papa argentino si sono susseguite in un crescendo che ormai sta mettendo sottosopra tutta la Chiesa, obbligando addirittura autorevoli cardinali a intervenire pubblicamente per chiedere al vescovo di Roma che precisi o si corregga (pochi sanno infatti che un papa non può fare o dire quel che vuole, ma ha il dovere di riaffermare e difendere sempre e solo la dottrina cattolica, non sue opinioni personali, specie se eterodosse).

In questi giorni, per esempio, ne ha dette altre. Giovedì scorso, parlando a dei malati, ha affermato: “Dio è ingiusto? Sì, è stato ingiusto con suo figlio, l’ha mandato in croce”.

Un’affermazione che ha suscitato sconcerto fra molti fedeli che l’hanno considerata blasfema (come altre sue frasi precedenti). E’ meglio darne un’interpretazione benevola, cioè pensare che sia stato uno spiacevole malinteso.

Riconoscendo però il continuo azzardo pasticcione di chi – con poche conoscenze teologiche e senza profondità spirituale – si avventura, parlando a braccio, in temi delicatissimi.

Oltretutto pure deridendo e attaccando con durezza i cattolici fedeli alla dottrina della Chiesa contro i quali ha coniato un’infinità di espressioni.

VICOLO CIECO

I suoi bersagli sono soprattutto quei vescovi e cardinali che – fedeli al proprio ruolo – stanno cercando di aiutarlo a ritrovare la rotta, specie con i famosi “Dubia” relativi a quell’Amoris laetitia che sta provocando turbamento e confusione nel popolo cristiano.

Bergoglio si rifiuta di rispondere alla richiesta di chiarezza dei cardinali e reagisce con una durezza inspiegabile. Evidentemente in questo caso preferisce gli adulatori a chi gli pone – rispettosamente – domande gravi e doverose.

Alcuni intellettuali cattolici hanno scritto che la situazione della Chiesa è così grave che ricorda la crisi ariana del IV secolo, quando – grazie all’appoggio dell’imperatore – l’eresia ariana conquistò la quasi totalità dei pastori e la vera fede cattolica sembrò sul punto di essere spazzata via.

E’ certo eccessivo. Ma la confusione dilaga e si ha la sensazione che Bergoglio si sia cacciato in un vicolo cieco, non volendo più a parlare alla Chiesa che gli chiede la conferma della fede.

Gli restano solo i temi politici per i quali la Sinistra noglobal lo considera il leader. Lo stesso Andrea Riccardi, suo fan, ieri, sul “Corriere della sera”, rilevava che – in opposizione a Trump – “Francesco costituisce un referente alternativo: dall’ecologia, all’emigrazione e all’economia”.

Dunque la messa è finita, resta la politica.
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » mer gen 11, 2017 7:58 am

???

Papa Francesco: "No politiche di chiusura verso gli immigrati"
Il Papa ha ribadito "il diritto di ogni essere umano di andare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse". Poi un "grazie" all'Italia per l'accoglienza degli immigrati
Luca Romano - Lun, 09/01/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 49570.html

Papa Francesco è tornato a parlare degli immigrati e ha ribadito oggi "il diritto di ogni essere umano di andare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse".

Lo ha fatto nel discorso al Corpo Diplomatico ricevuto oggi in Vaticano per lo scambio degli auguri d’inizio anno. Per il Papa, occorre "nello stesso tempo garantire la possibilità di un’integrazione dei migranti nei tessuti sociali in cui si inseriscono, senza che questi sentano minacciata la propria sicurezza, la propria identità culturale e i propri equilibri politico-sociali". "D’altra parte - ha osservato - gli stessi migranti non devono dimenticare che hanno il dovere di rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti". Dunque, "un approccio prudente da parte delle autorità pubbliche non comporta l’attuazione di politiche di chiusura verso i migranti, ma implica valutare con saggezza e lungimiranza fino a che punto il proprio Paese è in grado, senza ledere il bene comune dei cittadini, di offrire una vita decorosa ai migranti, specialmente a coloro che hanno effettivo bisogno di protezione".

"Soprattutto - ha spiegato Papa Francesco nel discorso agli ambasciatori accreditati in Vaticano- non si può ridurre la drammatica crisi attuale ad un semplice conteggio numerico". "I migranti - ha ribadito il Papa - sono persone, con nomi, storie, famiglie e non potrà mai esserci vera pace finchè esisterà anche un solo essere umano che viene violato nella propria identità personale e ridotto ad una mera cifra statistica o ad oggetto di interesse economico". Secondo Francesco, dunque, occorre dare vita ad "una cultura della misericordia, basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza nè gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli". "Solo così - ha rilevato - si potranno costruire società aperte e accoglienti verso gli stranieri e, nello stesso tempo, sicure e in pace al loro interno. Ciò è tanto più necessario nel tempo presente, in cui proseguono senza sosta in diverse parti del mondo ingenti flussi migratori". "Penso in modo particolare - ha precisato - ai numerosi profughi e rifugiati in alcune zone dell’Africa, nel Sudest asiatico e a quanti fuggono dalle zone di conflitto in Medio Oriente". Nel suo discorso, il Papa ha poi citato i due importanti appuntamenti convocati nel 2016 dalle Nazioni Unite: il primo Vertice Umanitario Mondiale e il Vertice sui Vasti Movimenti di Rifugiati e Migranti.



Me comento

Il Papa cerchio bottista, se il caso anche bugiardo e irresponsabile, manipolatore di diritti dei diritti umani e civili.

Mi dispiace per te, Begoglio, ma non è un diritto umano universale quello di poter andare a piacimento e liberamente in altre comunità politiche e stabilirsi in esse per godere dei loro diritti civili, politici ed economici, poiché è soltanto una possibilità che dipende esclusivamente dalla volontà, dalle possibilità e dal diritto di queste comunità di decidere se, chi, come e quando.

Poi ha aggiunto che: "un approccio prudente da parte delle autorità pubbliche non comporta l’attuazione di politiche di chiusura verso i migranti, ma implica valutare con saggezza e lungimiranza fino a che punto il proprio Paese è in grado, senza ledere il bene comune dei cittadini, di offrire una vita decorosa ai migranti, specialmente a coloro che hanno effettivo bisogno di protezione".

Poi ha aggiunto che:
"D’altra parte - ha osservato - gli stessi migranti non devono dimenticare che hanno il dovere di rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti"

Bergoglio sei proprio un politicante cerchio bottista!
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » gio mar 02, 2017 10:28 am

Socci, il piano per far dimettere il papa "comunista"
28 Febbraio 2017
di Antonio Socci

http://www.liberoquotidiano.it/news/opi ... oglio.html

Giorni fa Der Spiegel ha riferito le parole di papa Bergoglio ad alcuni fedelissimi: «Non è escluso che io passerò alla storia come colui che ha diviso la Chiesa Cattolica». È per questo che il suo amico Eugenio Scalfari lo considera il più grande «rivoluzionario». Tempo fa una copertina di Newsweek si chiedeva se il papa è cattolico («Is the pope catholic?»). E un' altra dello Spectator lo rappresentava su una ruspa demolitrice col titolo: «Pope vs Church» (il Papa contro la Chiesa). Coglievano un sentire diffuso. In effetti a quattro anni esatti dalla «rinuncia» di Benedetto XVI e dall' irrompere di Bergoglio, la situazione della Chiesa cattolica si è fatta esplosiva, forse davvero al limite di uno scisma, più catastrofico di quello del tempo di Lutero (che peraltro oggi viene riabilitato nella chiesa bergogliana).

La confusione è enorme anche perché si susseguono le picconate pure dei suoi stretti collaboratori. Nei giorni scorsi ha suscitato sconcerto il nuovo Generale dei gesuiti (voluto da Bergoglio) per quello che ha detto sul Vangelo e su Gesù. Come pure il nuovo presidente della Pontificia Accademia per la vita, nominato dallo stesso Bergoglio, che ha fatto l' esaltazione incondizionata di Marco Pannella arrivando ad affermare: «Io mi auguro che lo spirito di Marco ci aiuti a vivere in quella stessa direzione».

Nella Chiesa sta accadendo di tutto. I massimi esponenti dell' ideologia laicista sulla vita sono invitati con tutti gli onori al simposio vaticano, i cardinali che chiedono al papa di chiarire o correggere i punti erronei dell' Amoris laetitia vengono trattati malamente. Poi stanno per istituire le «donne diacono» e potrebbe addirittura venir manomessa la liturgia per andare verso una «messa ecumenica» con i protestanti che segnerebbe il punto di non ritorno. Giorni fa una vescova protestante del nord Europa - con l' intenzione di fargli un complimento - ha dichiarato che Bergoglio le sembra sempre di più un criptoprotestante («verklappter protestant»). Molti fedeli cattolici hanno proprio il timore che sia vero.

Per questo gran parte dei cardinali che lo votarono è fortemente preoccupata e il partito curiale che organizzò la sua elezione e che lo ha affiancato fin qui, senza mai dissociarsi, sta coltivando l' idea (a mio avviso velleitaria) di una «moral suasion» per convincerlo alla pensione. Avrebbero già il nome di colui che dovrebbe rimpiazzarlo per «ricucire» la Chiesa in frantumi.

IL PROGETTO AMERICANO
Ma per capire meglio quello che sta accadendo, è necessario ricostruire com' è che la Chiesa è finita in questa situazione, forse la più grave dei suoi 2000 anni di storia. Bisogna partire dal contesto geopolitico degli anni Novanta, quando gli Stati Uniti, ritenendo di essere rimasta l' unica grande potenza mondiale, cominciarono a elaborare il progetto di un mondo unipolare «per un nuovo secolo americano». Fukujama annunciò «la fine della storia» cioè un pianeta totalmente americanizzato. Una follia, l' ultima utopia ideologica del Novecento. Il presupposto era che - spazzato via il blocco sovietico - la Russia democratica, prostrata e umiliata da un' americanizzazione selvaggia sotto Eltsin, non riuscisse mai più a risollevarsi, restando una depressa provincia dell' impero.

Poi è arrivata la grande crisi del 2007-2008, mentre in Russia un nuovo leader, Vladimir Putin, ha riportato il più vasto Paese del mondo a ritrovare la sua identità spirituale, una vera indipendenza nazionale (anche economica) e un ruolo internazionale. Così, dal 2010 al 2016 l' amministrazione Obama/Clinton (con annesso sistema di potere globale) ha sviluppato una pesante strategia planetaria che mirava a isolare la nuova Russia di Putin e neutralizzarla. I due pilastri geopolitici dell' impero Obama/Clinton erano - in Europa - il fedele vassallo tedesco guidato dalla Merkel; nell' area mediorentale l' Arabia Saudita. Dovendo anzitutto spazzar via la presenza russa nel Mediterraneo e in Medio Oriente, gli Usa si sono schierati per l' eliminazione dei due regimi di quest' area alleati della Russia, cioè Libia e Siria guidati da Gheddafi e Assad.

OBAMA E GLI ARABI
L' idea americana prevedeva di lasciare questa regione sotto l' egemonia dell' Arabia Saudita, ma è anche strana la sottovalutazione obamiana del rischio rappresentato dai Fratelli musulmani protagonisti delle cosiddette «primavere arabe». Anche in Europa assistiamo ad altri sommovimenti. Nel 2011 il governo italiano guidato da Berlusconi si trova isolato nella Ue franco-tedesca di Merkel e Sarkozy, quindi finisce sotto attacco attraverso il cosiddetto spread ed è costretto alle dimissioni (peraltro Berlusconi a quel tempo era l' unico capo di governo europeo con cui Putin avesse un rapporto di amicizia).
Poi assistiamo alla destabilizzazione diretta dell' area russa con l' incendio dell' Ucraina che fornisce alla Nato il pretesto per portare tutta l' Europa dell' Est, fino ai confini russi, sotto il suo protettorato. Addirittura iniziano pericolose manovre militari al confine che creano un clima da guerra fredda. Già da tempo del resto i media occidentali sono pesantemente all' attacco di Putin, una criminalizzazione curiosa, considerato quello che gli americani - con le loro «guerre umanitarie» - stavano facendo.
Nel frattempo Obama - col secondo discorso d' insediamento - ha lanciato anche un' offensiva ideologica che mira a imporre al mondo una nuova antropologia liberal, cioè relativista (nozze gay, gender ecc). È un progetto globale che tenta di de-costruire (oltre alle identità sessuali) le identità nazionali, culturali e religiose anche attraverso il fenomeno migratorio. Lo stesso segretario generale dell' Onu Ban Ki-moon esalta le migrazioni come nuova frontiere del progresso a cui nessuno deve opporsi. Il fenomeno esplode: dal 2010 al 2016 c' è un vertiginoso aumento delle masse di migranti che si riversano in Europa, anzitutto tramite Italia e Grecia.

INDAGINE NEGLI USA
Nel frattempo cosa accade nella Chiesa? Dal 2010 si assiste a una pesantissima pressione, interna ed esterna, contro il pontificato di Benedetto XVI che, nel febbraio 2013, «rinuncia».

Nei giorni scorsi alcuni intellettuali cattolici americani hanno chiesto pubblicamente a Trump di aprire un' indagine per appurare - considerati alcuni documenti usciti da Wikileaks - se vi siano state, fra 2012 e 2013, interferenze americane per un «cambio di regime» in Vaticano.

Ma stiamo ai fatti pubblici. Nel 2013 viene eletto papa Bergoglio che accantona il magistero dei papi precedenti, troppo ostico per l' ideologia dominante (niente più principi non negoziabili, né radici cristiane dell' Europa, né confronto virile con l' Islam come il discorso di Ratisbona).

Bergoglio aderisce all' Agenda Obama: viva l' emigrazione di massa, abbraccio con l' Islam ed ecologismo catastrofista. Ma aderisce pure all' Agenda tedesca che va verso una protestantizzazione della Chiesa Cattolica. In effetti due sono i «partiti» che lo hanno eletto: quello progressista guidato dai cardinali tedeschi (che si rifaceva al cardinal Martini e al gruppo di San Gallo) e il «partito della Curia» che ha mal sopportato Benedetto XVI e vuole riprendere il controllo della Chiesa.
È quest' ultimo, che ha sostenuto tutto il pontificato di Bergoglio, quello che oggi punta a portare al papato l' attuale segretario di stato Pietro Parolin.

La motivazione addotta è «per ricucire» la Chiesa e scongiurare una tragica spaccatura. C' è sicuramente una seria preoccupazione per la confusione e lo sbandamento di oggi. Ma molti ritengono che la bussola di questo partito sia sempre il potere ecclesiastico, che oggi è limitato dalla «curia parallela» creata a Santa Marta.

Confidano nel fatto che lo stesso Bergoglio ha parlato in passato di sue possibili dimissioni e, nel 2015, disse: «Tutti i servizi nella Chiesa è conveniente che abbiano una scadenza, non ci sono leader a vita nella Chiesa. Questo avviene in alcuni Paesi dove esiste la dittatura». Dunque dimissioni? Probabilmente s' illudono.

Alberto Pento
È un Papa controverso e problematico che ha i suoi torti e le sue ragioni. Ha ragione da vendere contro l'ipocrisia e la corruzione del clero e di tanti cattolici; ha ragione da vendere sulla necessità della coerenza tra i cristiani e il modello Cristo. Non ha ragione, per me che non sono cristiano ma aidolo, nel ritenere la fede cristiana-cattolico-romana come la salvezza del mondo in tutti i sensi e a porsi come se lui incarnasse Cristo e la volontà di Dio. Non ha ragione quando in nome dell'utopia cristiana viola i Diritti Umani Universali dei Nativi o Indigeni italiani, europei e occidentali. Ha ragione nel dire che gli uomini si debbono aiutare e che non si debbono maltrattare e sfruttare ma non ha ragione a imporre la solidarietà forzata che riduce l'uomo in schiavitù. Ha torto marcio a santificare l'assassino terrorista Maometto eil suo nazismo maomettano e a far passare l'Islam dell'orrore e del terrore come una santa religione di pace, amore e fratenità che eleva spiritualmente l'uomo facendolo incontrare con Dio.
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » lun mar 27, 2017 5:58 am

I fan alla sinistra del Papa più che ai poveri pensano a Chávez
Molto prima che il comunismo trasformasse il verbo anticapitalista e antiliberale in un’ideologia secolare, era stata la chiesa su americana ad agitare con furia quel vessillo
di Loris Zanatta
24 Marzo 2017

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/03/2 ... vez-126863

Ormai è ufficiale: Papa Francesco è il leader della sinistra italiana, europea, mondiale. Com’è possibile? Sarà un equivoco? Le ragioni accampate dalle nutrite legioni pontificie suonano convincenti: poiché la sinistra laica ha smarrito la via e tradito gli ideali abbandonando “gli ultimi” della cui protezione dovrebbe occuparsi, è normale che cessi di rappresentarli. Ancor più normale, in tale ottica, è che gli orfani sociali, che sono tanti, e gli orfani intellettuali, ancor più numerosi, si rivolgano speranzosi al Papa argentino, al suo costante appello agli scartati, alle periferie, alle sue bordate contro il mercato, i potenti, le banche. Lui sì che scalda i cuori! Per molti è una nuova gioventù: l’anticapitalismo è tornato!

Tutto ciò non dovrebbe sorprendere: molto prima che il comunismo trasformasse il verbo anticapitalista e antiliberale in un’ideologia secolare, era stata la chiesa cattolica ad agitare con furia quel vessillo; e quella latina più di qualsiasi altra, in nome del popolo cristiano minacciato nelle sue virtù dalle nuove idee. Non sarà un caso se il comunismo ha attecchito nel mondo latino e cattolico assai più che altrove; se il comunismo vi ha assunto spesso il profilo di una chiesa secolare: lo dico con cognizione di causa, da figlio di operaio comunista cresciuto coi santini di Lenin sui comodini di casa.

Con Bergoglio, dunque, l’atavica ostilità al liberalismo economico e politico ritrova le sue ragioni e chi non ha elaborato il lutto del crollo del mondo comunista, può ritornare alle origini evangeliche dell’antiliberalismo nei paesi latini. Ciò è del tutto coerente con la traiettoria del Papa, che incarna la tradizione antiliberale del populismo latinoamericano, nemico della “razionalità illuminista” e dei ceti medi, in quanto “ceti coloniali” estranei alle radici cattoliche del “popolo”.

La distinzione tra destra e sinistra è importante, ma talvolta superficiale: c’è una destra liberale e una destra populista; c’è una sinistra liberale e una sinistra populista; e c’è assai più affinità ideale tra le anime liberali e tra quelle populiste di quanto non ve ne sia tra destra e sinistra. È questione di visioni del mondo le cui radici si perdono in epoche remote. Quella liberale propone una visione disincantata del mondo; affronta la vita sociale come un esercizio pragmatico e imperfetto che rifugge le utopie redentive, perché foriere di fanatismi fratricidi.

Quella populista vede il mondo come un’eterna lotta tra bene e male; non le importa analizzare il mondo nella sua complessità per apportarvi modifiche, migliorie, riforme; le importa giudicarlo in termini etici: assolverlo o condannarlo. Su questo piano, il populismo non ha rivali: la sua portentosa forza è la stessa che da secoli alimenta le grandi religioni; e su ciò, infatti, sulla semplificazione dei grandi problemi della nostra epoca, il Papa non ha rivali. Tuttavia, gli argomenti di chi si arruola nella sinistra pontificia sono più deboli di quanto sembri. Si può criticare finché si vuole la sinistra liberale, ma il suo presunto “abbandono” degli ultimi è frutto di una riflessione storica che, prima o poi, anche la sinistra pontificia dovrà fare. Nasce cioè dall’ovvia considerazione, del tutto estranea al Papa, che il terribile mercato ha fatto e può fare per emancipare gli ultimi e le periferie assai più degli ideali agitati con indignazione contro di esso; che il mercato va governato e ben governato, non combattuto; che la competitività e la produttività non sono brutte parole inventate per sfruttare gli indifesi, ma le chiavi per rendere più inclusivi i sistemi produttivi e sociali.

La sinistra bergogliana guardò nel decennio scorso ai populismi dell’America latina come la nuova via: quelli sì che bastonavano il mercato, che pompavano spesa pubblica, che inneggiavano al popolo e ai poveri! Oggi che il Venezuela chavista langue nella miseria e nella disperazione in mezzo a un mare di macerie istituzionali, tutti guardano altrove: regna il silenzio. Eppure era già accaduto e ancora accadrà: quelle belle idee producono simili disastri. Non sarà che le milizie del Papa amino più i loro antichi e gloriosi ideali che il destino dei poveri?



Venezuela in ginocchio per la crisi, l'ultima guerra è quella del pane
L'inflazione è schizzata a oltre l'800% annuale, tagliate anche le importazioni di farina di grano. Così il presidente Maduro firma un decreto che obbliga i fornai a produrre solo filoni a prezzi calmierati e vieta dolci e brioche
2017/03/19

http://www.repubblica.it/esteri/2017/03 ... -160945237

L'ultima guerra del Venezuela è quella del pane.
Il presidente Maduro non è come Maria Antonietta d'Asburgo che prima di finire sulla ghigliottina durante la rivoluzione francese, al popolo affamato che invocava pagnotte disse la storica frase: "Se non hanno più pane, che mangino brioche". Maduro a Caracas quelli che infornano brioche li fa arrestare. Insieme a molti altri prodotti, in una carestia che sembra non aver fine, in Venezuela scarseggia ormai anche la farina di grano. Il governo accusa i fornai di essere dei sabotatori che speculano e nascondono i sacchi di farina per venderli al mercato nero, mentre il sindacato dei panettieri si difende sostenendo che di farina gliene consegnano sempre meno.

Così il presidente ha firmato un decreto nel quale si stabilisce che con la farina di grano non si possono fare brioche o altri dolci, ma soltanto pane, e solo del tipo a prezzo calmierato, ossia il filone simile alla baguette da 180 grammi. Per questo decine di ispettori hanno visitato tutte le panetterie della capitale alla ricerca dei fornai disobbedienti che usano la poca farina che hanno per commercializzare prodotti diversi dal pane. Alcune persone sono state arrestate e due negozi requisiti.

Dai bar di Caracas sono praticamente scomparsi i "cachitos", un croissant molto popolare che si mangia ripieno di prosciutto o formaggio, ma anche molti altri tipi di dolci. Però il problema del pane non è stato risolto e i venezuelani sono sempre costretti a fare lunghe code nella speranza di comprarne un po'. La causa non sembra essere quella dei panettieri sabotatori quanto piuttosto la devastante crisi economica che ha fatto schizzare l'inflazione oltre l'800% annuale, era il 70% dodici mesi fa. Dall'inizio di quest'anno, secondo dati ufficiali, il governo venezuelano, a corto di fondi per le importazioni, ha ridotto di molto anche quelle di farina di grano.
È una conseguenza inevitabile del deficit di bilancio mentre le riserve in dollari dello Stato sono al livello più basso degli ultimi quindici anni e il rischio bancarotta è dietro l'angolo. Tutto l'import del Venezuela è controllato dal governo e da quando l'unica risorsa del Paese, ossia il petrolio, non è più sufficiente per mantenere in attivo il bilancio l'unica soluzione è stata quella di tagliare le importazioni, in un Paese che compra all'estero quasi l'80 percento di tutto quel che consuma.

Anche a causa della fine dei governi di sinistra in Brasile e in Argentina, il Venezuela è rimasto isolato e non ha possibilità di ottenere nuovi prestiti. Neppure dalla Cina, Paese con il quale il Venezuela bolivariano s'è già indebitato fin troppo. Una situazione sempre più insostenibile. L'ultima tragedia è diventata cronaca di questi giorni quando una trentina di persone sono morte per aver mangiato un tipo di manioca velenosa, probabilmente raccolta nei boschi intorno a Caracas. È quella che in Venezuela chiamano la "yuca amara" che provoca inossicazione alimentare, vomito e febbre. Un avvelenamento che se non viene curato subito può portare anche alla morte.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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