El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

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Messaggioda Berto » lun mar 28, 2016 8:27 am

Papa Francesco prega per le vittime del terrorismo: "Non sprofondiamo negli abissi dell'odio
Sergio Rame - Dom, 27/03/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 39819.html

"Il mondo è pieno di persone che soffrono nel corpo e nello spirito, mentre le cronache giornaliere si riempiono di notizie di efferati delitti, che non di rado si consumano tra le mura domestiche, e di conflitti armati su larga scala che sottomettono intere popolazioni a indicibili prove".

Nel messaggio di Pasqua, letto dalla Loggia di San Pietro prima della Benedizione Urbi et Orbi, papa Francesco ricorda le vittime degli attentati di Bruxelles e prega per gli immigrati che, in fuga da guerre e violenze, arrivano in Europa. "Di fronte alle voragini spirituali e morali dell'umanità, di fronte ai vuoti che si aprono nei cuori e che provocano odio e morte - dice Bergoglio - solo un'infinita misericordia può darci salvezza. Solo Dio può riempire col suo amore questi vuoti, questi abissi, e permetterci di non sprofondare".

Durante il messaggio di auguri papa Francesco invoca l'aiuto di Dio affinché l'umanità possa "continuare a camminare insieme verso la Terra della libertà e della vita". "L'annuncio gioioso della Pasqua, Gesù, il crocifisso, non è qui, è risorto, ci offre - sottolinea - la consolante certezza che l'abisso della morte è stato varcato e, con esso, sono stati sconfitti il lutto, il lamento e l'affanno". Tocca però agli uomini fare in modo che da questo scaturisca un cambiamento: "Il Signore, che ha patito l'abbandono dei suoi discepoli, il peso di una ingiusta condanna e la vergogna di una morte infame, ci rende ora partecipi della sua vita immortale e ci dona il suo sguardo di tenerezza e di compassione verso gli affamati e gli assetati, i forestieri e i carcerati, gli emarginati e gli scartati, le vittime del sopruso e della violenza". Nelle preghiere del Santo Padre ci sono sia il popolo siriano, brutalmente ferito da anni di guerra, sia il conflitto in Ucraina. E ancora: "la convivenza fra israeliani e palestinesi" in Terrasanta e il dialogo nelle zone del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, "in particolare in Iraq, nello Yemen e in Libia".

Il Papa esprime, quindi, "vicinanza alle vittime del terrorismo". Un male che Bergoglio definisce "forma cieca ed efferata di violenza che non cessa di spargere sangue innocente in diverse parti del mondo". "Con le armi dell'amore - ricorda - Dio ha sconfitto l'egoismo e la morte; il suo Figlio Gesù è la porta della misericordia spalancata per tutti". Quindi, lancia un forte appello perché si accolgano e si aiutano gli immigrati, "i nostri fratelli e sorelle che sulla loro strada incontrano troppo spesso la morte o comunque il rifiuto di chi potrebbe offrire loro accoglienza e aiuto". "Il Cristo risorto, annuncio di vita per l'intera umanità - predica il Santo Padre - si riverbera nei secoli e ci invita a non dimenticare gli uomini e le donne in cammino alla ricerca di un futuro migliore, schiera sempre più numerosa di migranti e di rifugiati, tra cui molti bambini, in fuga dalla guerra, dalla fame, dalla povertà e dall'ingiustizia sociale".

Ai "nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati per la fede e per la loro fedeltà al nome di Cristo e dinanzi al male che sembra avere la meglio nella vita di tante persone", il papa ricorda, invece, la consolante parola del Signore: "Non abbiate paura. Io ho vinto il mondo". E ricorda che la Pasqua è il giorno fulgido di questa vittoria. "Cristo ha calpestato la morte e con la sua risurrezione ha fatto risplendere la vita e l'immortalità - continua il Papa con le parole del padre della Chiesa Melitone - Egli ci ha fatto passare dalla schiavitù alla libertà, dalla tristezza alla gioia, dal lutto alla festa, dalle tenebre alla luce, dalla schiavitù alla redenzione. Perciò diciamo davanti a Lui: Alleluja!".


A digo mi:

Caro Francesco lo so che è difficile fare il Papa, però la tua universalità imperiale contrasta con la mia naturalezza locale e i miei Diritti Umani Universali che la tua imperialità universale non riconosce, nega e calpesta ed è per questo che io non ti considero un bene per l'umanità ... manchi di misura, manchi di rispetto per me. Fai troppa confusione e trasformi la libertà in schiavitù; il dovere alla solidarietà/carità viene dopo del dovere di vivere in quanto creatura e di essere solidali con se stessi, la propria famiglia, la propria gente, il proprio paese: non posso ridurre il mio paese, la mia gente, la mia famiglia e me stesso alla schiavitù della tua universalità assurda. Io non sono D-o e non posso farmi carico di tutto e di tutti, nemmeno tu. Tu non puoi disporre a tuo piacimento della mia vita, della mia libertà. della mia terra, della mia casa, dei miei beni, del mio futuro. Io non sono una tua pecora e tu non sei il mio pastore. Al mondo è' finita da secoli la prevalenza della "civiltà" dei pastori e dei pecorai.
Questo tuo interesse per gli "ultimi" a discapito e a spese degli "altri" non è giusto, primo perché i tuoi ultimi non sono i veri ultimi e poi per mille altre giuste ragioni; non hai misura, non hai il senso della giustizia umana e sei causa di ingiustizia, di prevaricazioni, di sofferenza, miseria e morte.

Quante idiozie che dice questo Papa! Io sono felice di non esser più cristiano e di essere aidolo. Cristo non ha sconfitto la morte perché la morte è parte della vita universale e una necessità del Creato. Sconfiggere la malattia, la sofferenza e prolungare la vita in bene (non certo in male) ha senso ma sconfiggere la morte non ha alcun senso perché la morte è una prescrizione naturale di D-o, quando è l'ora si muore e in vita ci si deve preparare alla morte. La vita eterna è soltanto quella di D-o e non quella delle creature che non avrebbe alcun senso. Certo che in D-o tutto è eterno ma in D-o e non altrove in qualche paradiso assurdo e insensato che uno può benissimo immaginare e coltivare come fantasia e possibile eventualità.


Mai kel ghe diga a ła xente, ai òmani conbatì par ła vostra vita, ła vostra łebertà, ła vostar degnetà; el ghe dixe lomè preghé el signor kel fasa el miracoło.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » lun mar 28, 2016 4:01 pm

HANNO CROCIFISSO PRETE MENTRE BERGOGLIO LAVAVA I PIEDI AD ISLAMICI
28/03/2016

http://voxnews.info/2016/03/28/hanno-cr ... d-islamici

Avevamo annunciato la terribile crocifissione che ISIS aveva in previsione: ISIS TORTURA PRETE: “LO CROCIFIGGERÀ VENERDÌ SANTO”

E purtroppo, l’Arcivescovo di Vienna avrebbe dato notizia poco fa, che il sacerdote cattolico rapito dai terroristi islamici in Yemen all’inizio di questo mese è stato crocifisso proprio questo Venerdì Santo, mentre Bergoglio lavava i piedi agli islamici.

La notizia è stata confermata poco fa dal Daily Mail. Speriamo in una smentita nelle prossime ore o giorni, ma è più probabile la diffusione di un video.

Mideast Yemen

Denuncia sconvolgente. Tom Uzhunnalil, un prete cristiano catturato dagli islamici di ISIS ad Aden, nello Yemen, lo scorso 4 marzo durante un attacco contro suore e cristiani che fece decine di morti, sarà crocifisso questo Venerdì Santo, in una sorta di rappresentazione blasfema della Pasqua cristiana.

Secondo quanto riportano associazioni cristiane, il prete è prigioniero e viene torturato da ISIS:

suore sudafricani chiamano Suore Francescane della Siessen erano uno dei tanti gruppi che sostenevano che era stato detto padre Tom sarebbe stato crocifisso domani

Giorni fa il racconto dell’unica sopravvissuta alla strage, fuggita poi dalla cattività islamica, sorella Sally:
Legati a degli alberi e abbattuti, uno alla volta, con colpi alla testa. Così il drammatico racconto dell’unica sopravvissuta ad un massacro perpetrato da jihadisti dello Stato Islamico (Isis) nello Yemen. Il sito web di notizie cattoliche aleteia.org pubblica oggi la testimonianza del massacro del quattro marzo scorso quando quattro suore cattoliche ed altre 12 persone furono uccise durante un’assalto di uomini armati ad una casa di riposo gestita da una associazione benefica fondata da Madre Teresa.
Sorella Sally, la superiora delle Missionarie della Carità, uscita viva per miracolo, racconta ora l’orrore di quel giorno: un racconto di prima mano registrato da un’altra Missionaria della Carità, suor Adriana e trascritte a mano, come riferisce il sito.

Gli uomini dell’Isis “vestiti di blu sono arrivati, hanno ucciso la guardia e l’autista. Cinque giovani etiopi (cristiani) hanno cominciato a correre per avvertire le sorelle che l’Isis era qui per ucciderli. Sono stati uccisi uno per uno. Li hanno legati agli alberi, (…) li hanno colpiti al capo e distrutto le loro teste”. Inizia così il manoscritto pubblicato dal sito che prosegue: “Le suore scappavano in direzioni diverse e altri gridavano, ‘Non uccidete le sorelle’. Nel frattempo, sorella Sally correva al convento per cercare di mettere in guardia padre Tom.
La suora racconta ancora di avere visto di fronte a lei “tutte le sorelle e i collaboratori uccisi”, mentre i loro boia si dirigevano verso il convento dove si trovava lei. La suora riferisce allora di essersi nascosta nella stanza frigorifero, mentre i jihadisti la cercavano perchè “sapevano che c’erano cinque suore”.”Almeno tre volte (gli uomini armati) sono entrati nella stanza frigorifero” ha affermato la sopravvisuta che invece di cercare di nascondersi dice di essere rimasta “in piedi dietro la porta” senza essere notata: “Questo è stato miracoloso”, perchè “Dio ha voluto un testimone”, afferma oggi sorella Sally.

http://www.dailymail.co.uk/news/article ... s-ago.html
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » lun mar 28, 2016 10:20 pm

I vergognoxi catołego romani ke łi desfa l'Ouropa

Mons. Perego: Europa mostri scatto di umanità verso migranti
Piccolo migrante sul confine tra Macedonia e Grecia - EPA
28/03/2016

http://it.radiovaticana.va/news/2016/03 ... ti/1218315

Sul fronte emigrazione da segnalare l’arrivo in Italia, previsto domani mattina nel porto di Pozzallo, di 730 migranti a bordo della nave norvegese Siem Pilot, tratti in salvo oggi in sei interventi della Guardia Costiera mentre erano in difficoltà su dei gommoni nel Canale di Sicilia. Si ripropone dunque ogni giorno il dramma dei profughi, verso cui dobbiamo avere sentimenti di solidarietà, come ha evidenziato il gesto eucaristico del Papa di lavare i piedi a 12 richiedenti asilo al Centro Cara di Castelnuovo di Porto. Un itinerario quello di Francesco di continui gesti e incontri, a partire dal suo viaggio a Lampedusa nel 2013. Francesca Sabatinelli ha intervistato mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei:

R. – A Lampedusa, il Papa aveva detto che occorreva opporre alla globalizzazione dell’indifferenza la globalizzazione della solidarietà, con i gesti successivi, che hanno parlato più di tanti discorsi, tra cui l’ultimo nel Cara di Castelnuovo di Porto, il Papa ha voluto ribadire come occorra costruire, nei gesti e nelle relazioni, quella cultura dell’incontro che è veramente lo strumento importante per vincere l’indifferenza e la paura che, anche dopo i fatti recenti, stanno entrando nelle città, nelle coscienze di tante persone in Europa.

D. – L’Europa, ormai, si è chiusa a riccio. Ciò che si sta affacciando nelle nostre vite sono tragedie forse ben più gravi rispetto a quelle a cui abbiamo assistito, perché queste persone certo non si arrenderanno di fronte alla chiusura delle frontiere e cercheranno altre strade …

R. – L’aspetto veramente impressionante e, da un certo punto di vista, vergognoso dell’Europa, in questo momento, è proprio l’incapacità di leggere ciò che sta avvenendo in tanti Paesi, anche alla periferia dell’Europa. Profughi di guerra, delle 33 guerre in atto; profughi ambientali, che sono quattro volte i profughi di guerra; profughi in cammino da Paesi nei quali non c’è libertà politica né libertà religiosa; profughi in cammino per non essere vittime di tratta. E’ impressionante e vergognoso, come l’Europa non stia leggendo questa situazione e come l’Europa non ritenga un aspetto strutturale della sua democrazia, riuscire a ripensarsi anche alla luce di una solidarietà che non può essere delegata fuori dai nostri confini, come è avvenuto con l’accordo con la Turchia e prima ancora con l’accordo con la Libia, ma che deve essere dentro l’Europa stessa, attraverso una nuova riorganizzazione di questa protezione internazionale nei diversi Paesi – nei 28 Paesi europei – che porti veramente l’Europa ad accogliere un milione di persone – lo stesso numero che sta accogliendo il piccolo Libano – e che veda l’Europa diventare effettivamente una democrazia che riparte proprio dalla protezione internazionale. Noi ci auguriamo che ci sia questo scatto di umanità, ma soprattutto questo scatto di democrazia perché, diversamente, la chiusura dell’Europa non potrà che vedere un’Europa sempre più assediata, e sempre più assediata al proprio interno da un terrorismo che, di fatto, sta ripartendo e facendosi forza su questo chiusura dell’Europa stessa.

D. – Qual è l’Italia che probabilmente si troverà ad affrontare una nuova ondata di arrivi che erano stati mitigati dalla rotta dell’Egeo? Lampedusa ha subito una trasformazione in “hotspot”, e sappiamo tutte le polemiche che ne sono conseguite. L’Italia è pronta?

R. – L’Italia non è pronta e ha perso un anno. L’Italia avrebbe dovuto sfruttare questo tempo ed effettivamente allargare quel progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), di accoglienza dei richiedenti asilo, in tutti i comuni italiani come uno dei nuovi servizi sociali di una democrazia attenta alla protezione internazionale. E invece, l’ultimo bando è andato semi-deserto: 5 mila posti sui 10 mila erano disponibili. Senza un’accoglienza diffusa, il rischio è che l’arrivo di tante persone si trasformi ancora in un’accoglienza in grandi centri, in conflittualità sociale e si rischia ancora una volta di alimentare quella contrapposizione che premia poi i partiti nazionalisti e anti-immigrati, in Italia, come sta avvenendo in altri contesti europei. Quindi, noi ci auguriamo che, da subito, ci sia questa attenzione, un’attenzione che chiede anche il cambiamento del progetto Sprar. Oggi il progetto Sprar, purtroppo, nasce intorno a una logica statalista, o il Comune lo promuove, oppure, diversamente, nessuna associazione sul territorio – contrariamente a tutti gli altri servizi sociali – può promuoverlo. Noi ci auguriamo che questo possa cambiare perché la società civile, insieme al Comune, possa aprire degli spazi.
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » lun mar 28, 2016 10:22 pm

Ke buxiari!

Correa: l'Is non ha niente a che fare con il vero islam
2016/03/28
http://it.radiovaticana.va/news/2016/03 ... m_/1218342

Una delle conseguenze dei recenti attentati di Bruxelles e Parigi rivendicati dai jihadisti del sedicente Stato islamico, è la crescita tra la gente della diffidenza, se non a volte dell’ostilità, nei confronti dei musulmani che vivono nelle nostre città. Il rischio in questi casi è che la violenza di estremisti, che si richiamano all’islam, getti una luce negativa sugli uomini e le donne appartenenti a quella religione, creando ulteriori chiusure anche nei confronti dei tanti migranti musulmani giunti alle porte dell’Europa. Adriana Masotti ha sentito in proposito Francesca Maria Corrao, professore Ordinario di Lingua e Cultura Araba presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università Luiss di Roma.

D. – Professoressa Corrao, qualche giorno fa un quotidiano italiano titolava, dopo i fatti di Bruxelles: “Cacciamo l’islam da casa nostra!”. Quando però sentiamo i musulmani che vivono in Europa, ci sentiamo dire che ciò che è avvenuto non c’entra nulla con l’islam, che non è l’islam! Come stanno le cose, secondo lei?

R. – Effettivamente è proprio vero: questa forma di terrorismo, che utilizza alcuni versetti per seminare il terrore, in realtà sta operando contro lo spirito essenziale della religione. La religione esiste per la felicità degli esseri umani e così come l’islam il cristianesimo, l’ebraismo, il buddhismo. Dunque è chiaro che nei terroristi c’è una assoluta mancanza di rispetto nei confronti della vita e della dignità umana.

D. – Ma, secondo lei, c’è una sufficiente maturazione nel mondo islamico nell’interpretare oggi i precetti del Corano rispettando quella che è la dignità della persona: è in atto questa crescita?

R. – Assolutamente sì! È da due secoli che c’è un dibattito sul rinnovamento dell’islam, che è molto importante. Ci sono grandi studiosi, filosofi, teologi dall’Egitto al Marocco: questi hanno adeguato la lettura dell’islam, riportandola all’essenza, alla purezza; però la purezza non è la violenza e la follia come interpretano, invece, questi estremisti dai quali è poi venuta fuori questa corrente di fanatici e di dissennati. E comunque voglio ricordare che le manifestazioni delle rivoluzione arabe, che hanno preso l’avvio alla fine del 2010 e nel 2011, erano partite proprio in nome della dignità della persona, della giustizia.
Noi si pensa: questi poveri ragazzi che sono nelle banlieue, che rispondono a questo richiamo di questi fanatici Imam che li plagiano…. E’ verissimo, ma ci sono anche migliaia, centinaia di migliaia di ragazzi che patiscono ingiustizie, ma che non fanno ricorso alla violenza e al fanatismo e sono – pure loro! – musulmani. Le faccio un esempio: questi pazzi scatenati dell’Is hanno distrutto Palmira, ma Palmira stava lì da mille anni sotto un dominio di governi ispirati all’islam e non ha mai pensato nessuno di distruggerla; lo stesso per le meraviglie che stavano in Iraq; anche in Afghanistan sono stati i talebani a distruggere i Buddha di Bamiyan, mica sono stati gli afghani musulmani…

D. – Parlando di terrorismo, nel caso dell’Is o di Boko Haram, secondo lei è corretto fare un discorso di tipo teologico oppure il vero ambito di analisi è quello geopolitico-economico?

R. – L’ambito di analisi è geopolitico-economico; dopodiché il discorso teologico non ci porta da nessuna parte. In questo momento noi dobbiamo parlare della dignità degli esseri umani ad altri essere umani ed unirci contro il terrorismo.

D. – Per contrastare la violenza dell’Is e di altri gruppi terroristici quanto può essere utile il coinvolgimento di Imam e intellettuali musulmani?

R. – Assolutamente sì: imam, intellettuali, ma anche mamme musulmane, papà, lavoratori: sono le persone comuni che cambiano il corso della storia!

D. – Ma il Corano permette l’uccisione di una persona in determinate condizioni? In un versetto è scritto: … chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla Terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera….

R. – Sul Corano c’è scritto tutto e il contrario di tutto…. Il problema è l’educazione e l’insegnamento: quindi sono le scuole; e quindi sono gli imam; ma quindi sono anche i genitori, le madri e le comunità tutte, nel loro insieme. Quello che lei ha citato, quel versetto del Corano, preso così da solo non significa assolutamente niente! Pure nell’Antico Testamento possono esserci delle affermazioni che non hanno senso nell’attualità: tutto va interpretato e spiegato! Ovviamente l’islam ha una peculiarità: quella che ciascuno può leggere il Corano e approfondire il rapporto con Dio; ma questo approfondimento del rapporto con Dio non vuol dire la manipolazione della Parola di Dio a fini politici. Non c’entra niente!

D. – Qualcuno sostiene che l’islam è intrinsecamente violento e proprio perché non c’è una interpretazione si prende alla lettera il Corano:

R. – No, non è cosi! Non è stato mai così! E’ l’essere umano ad essere intrinsecamente violento ed è l’essere umano ad essere intrinsecamente buono: l’essere umano utilizza la propria violenza, la educa e la controlla oppure no! Questo è un fatto di civiltà, di educazione e di scelte culturali. E’ chiaro che è importante conoscere, approfondire, studiare e divulgare la giusta lettura ed è quello che tanti studiosi islamici hanno fatto negli ultimi due secoli ed è, dunque, da parte nostra fondamentale conoscere e riconoscere questi sforzi e collaborare con le persone che operano in questa direzione.
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » mar mar 29, 2016 8:47 am

L’insostenibile “insensatezza” attribuita dal Papa e da Malala all’eccidio di Pasqua
Se le dichiarazioni rivolte da Francesco e dal premio Nobel diventano una regola di prudenza legata allo spirito inter-religioso del dialogo allora vuol dire che non si vuole ammettere che la persecuzione dei cristiani nel mondo è opera del risveglio del fondamentalismo
di Giuliano Ferrara | 28 Marzo 2016

http://www.ilfoglio.it/esteri/2016/03/2 ... e_c301.htm

Esecrabile ovvio. Vile altrettanto. Ma perché “insensato”? E perché attribuito all’Anonima Terroristi, quando le circostanze dell’attribuzione e il contesto del carnaio, del macello di bambini, parlano da sole? Nel 2011 un governatore del Punjab, regione strategica del Pakistan e base della forza politica del primo ministro Nawaz Sharif, fu assassinato. Si chiamava Salmaan Taseer ed era promotore di cambiamenti in senso liberale e laico nelle leggi sulla blasfemia, che associate a quelle sull’apostasia definiscono alla perfezione il fanatismo islamico tradizionale sostenuto e difeso dai talebani. Lo scorso 29 febbraio Malik Mumtaz Hussain Qadri, l’assassino, era stato giustiziato in una prigione di Rawalpindi. Parte decisiva della popolazione, in un paese musulmano al 96 per cento e con una minoranza cristiana che non arriva al tre per cento, ha costruito le condizioni della vendetta anticristiana, mobilitandosi per settimane con toni e comportamenti incendiari, chiedendo l’immediata dichiarazione di martirio per il giustiziato e l’instaurazione della sharia, la legge coranica. Al culmine di manifestazioni di intolleranza fanatica anticristiana, un gruppo di fondamentalisti di una setta talebana ha individuato nel parco principale di Lahore, capitale del Punjab, il luogo appropriato: folle cristiane erano in festa per la Pasqua di Resurrezione, lo shahid si è fatto esplodere, le vittime sono oltre il numero di settanta, tra queste moltissimi bambini portati a spasso dalle famiglie, il gruppo fanatico ha rivendicato l’attacco e le sue motivazioni. E’ solo l’ultimo di una serie di attentati in cui a decine cadono cristiani: nei luoghi di raccoglimento, sui sagrati delle chiese, nelle scuole cattoliche.

Dov’è l’insensatezza? Se dal Papa all’attivista premio Nobel Malala si è sentito il bisogno di dichiarare questa incomprensibilità, questa mancanza di senso dell’accaduto, qualcosa deve pur significare. Se vuol significare quanto disse Benedetto XVI a Ratisbona: “Dio non si compiace nel sangue… non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio”, va bene, siamo d’accordo, non possiamo che essere d’accordo. Farsi esplodere in un parco dove giocano a Pasqua i bambini figli di famiglie cristiane è un gesto di nichilismo irrazionale per definizione. Se invece la dichiarazione di insensatezza diventa una regola di prudenza legata allo spirito inter-religioso del dialogo, se il retropensiero è che il cristianesimo è identificato con lo spirito dominatore dell’occidente e in quanto tale condannato a morte (la principale ragione della persecuzione anticristiana secondo lo storico e vaticanista John Allen), allora le cose cambiano e emerge una reticenza ideologica pericolosa. Non si vuole ammettere che il cristiano nel mondo è, per chi ha dichiarato guerra ai crociati e agli ebrei, il prototipo maggiore dell’infedele, del cittadino della terra che abita il territorio dell’ostilità, dell’odio, del disprezzo e della volontà di annientamento. E non si vuole riconoscere che la guerra agli infedeli non è un residuo tradizionalista del letteralismo coranico, ma il modo di manifestarsi di un risveglio storico, radicato nei secoli, di un purismo e fondamentalismo che attraversa, in forme diverse, l’intera comunità o umma islamica.

Le parole hanno un peso. La ragione è parola proferita e recepita. Purtroppo le storie ordinarie di violenza islamista contro la blasfemia o l’apostasia, che riguardino i bambini di Lahore o i vignettisti libertini di Parigi o la folla che si accalca nei caffè e nelle metropolitane o negli aeroporti delle capitali europee, rinviano a una parola profetica. E questa parola fa della spada lo strumento del proselitismo e della statuizione dei confini politici tra credenti e miscredenti, in una logica di sottomissione che sarebbe grottesco togliere dal quadro generale in nome di una presunta insensatezza degli atti di nichilismo devastatori. Lahore è più vicina a Ratisbona di quanto si pensi.



La guerra chiacchiere e distintivo
Salvatore Tramontano - Ven, 25/03/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 39114.html

Quando sparano e ammazzano per strada, al ristorante, durante un concerto, mentre parti o torni in aeroporto o vai al lavoro in metropolitana, con la paura sulla pelle in ogni attimo della vita quotidiana, nelle tue città, nei tuoi quartieri, nei posti che chiami casa, non c'è più spazio per il bla bla bla dei politici del giorno dopo.

Non più. Non c'è più la voglia, la pazienza, la ridondanza di facce sempre uguali che ripetono le frasi del manuale del perfetto perbenista.

Quello che dice solo quello che bisogna dire. E quando senti le raccomandazioni della Mogherini, per il «non esiste un noi e un loro, i musulmani sono cittadini Ue», pensi se parla così, allora è meglio che pianga. Non c'è più tempo per pianti, precisazioni, distinguo, considerazioni. Se arrivano con un kalashnikov in mano e sparano, le chiacchiere sono mortali. Siamo in guerra e non l'abbiamo dichiarata noi. Possiamo solo difenderci. Non è cattiveria. Non è razzismo. È sopravvivenza. È il più banale e fondamentale dei diritti, quello alla vita.

È questo che oggi si chiede alla politica: una risposta concreta. Cosa state facendo per difenderci? Cosa pensate di fare a livello europeo e mondiale per contrastare l'offensiva di chi odia l'Occidente? Di chi vuole distruggerlo? Il primo passo è la consapevolezza. Non ci possono essere sensi di colpa quando ti stanno ammazzando, in una sorta di roulette russa. È un gioco di dadi dove nessuno può stare tranquillo. Non sai mai dove vieni colpito e il prossimo potresti essere tu. Questo significa oggi vivere a Parigi, Bruxelles, Berlino, Londra, Roma, New York o nei luoghi di villeggiatura dell'Africa, o in qualsiasi posto nel mondo dove gli islamici radicali vedono il volto degli infedeli. Si chiama paura ed è vero, la paura non è mai una buona consigliera. Ma la paura non si vince con le chiacchiere. Il compito della politica è strappare via questo velo drammatico di paura senza prendere in giro chi li ha votati. Far finta di nulla è una cinica e vigliacca presa per i fondelli. Non è un caso che tanti si siano riconosciuti nell'impazienza televisiva di Mentana, quando con un gesto di stizza ha interrotto il servizio sulle dichiarazioni della Boldrini. «Con tutto il rispetto se ne può fare anche a meno». Ed è un pensiero condiviso da gran parte degli italiani. Il tempo delle chiacchiere è finito.
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » gio mar 31, 2016 9:20 pm

Benedetto XVI in Giordania: alleanza con l'islam per la promozione del ruolo pubblico della religione
Pubblicato 9-05-2009 alle 19:21 da Redazione Uaar

http://www.uaar.it/news/2009/05/09/bene ... -religione


Giunto ieri ad Amman ed accolto dal re Abdullah II di Giordania, Benedetto XVI si è espresso affinchè venga difesa la libertà religiosa ed ha auspicato la necessità di “un’alleanza di civiltà tra il mondo occidentale e quello musulmano, smentendo le predizioni di coloro che considerano inevitabili la violenza e il conflitto”.

Già durante il volo che l’avrebbe condotto ad Amman, Benedetto XVI ha sostenuto che “noi non siamo un potere politico, ma una forza spirituale […] che può contribuire ai progressi nel processo di pace”.

Tra i compiti della Chiesa, ha ribadito il papa, vi è quello di “aiutare a conoscere i veri criteri, i valori veri, e a liberarci da interessi particolari” e di parlare “alla ragione: proprio perché non siamo parte politica, possiamo forse più facilmente, anche alla luce della fede, vedere i veri criteri, aiutare nel capire quanto contribuisca alla pace e parlare alla ragione, appoggiare le posizioni realmente ragionevoli”.

Arrivato nella mattinata di oggi a Madaba, presso il quartiere cristiano, Benedetto XVI ha pronunciato un discorso nel luogo dove verrà costruita l’Università del Patriarcato Latino. Complimentandosi con i regnanti, che permettono la partecipazione di istituzioni cristiane nella promozione della cultura in Giordania, il papa sostiene che l’università permetterà non solo la ripresa socio-economica, ma “affinierà i […] talenti critici” degli studenti, “disperderà l’ignoranza e il pregiudizio, e li assisterà nello spezzare gli incantesimi creati da ideologie vecchie e nuove”, favorendo il dialogo tra le religioni.

Benedetto XVI coglie quindi l’occasione per ribadire che “la fede in Dio non sopprime la ricerca della verità; al contrario l’incoraggia”. Ammette che come “ogni espressione della nostra ricerca della verità” (al pari di scienza e filosofia, precisa) anche la religione può “corrompersi”, venendo “sfigurata quando viene costretta a servire l’ignoranza e il pregiudizio, il disprezzo, la violenza e l’abuso”. Ciò comporta “la corruzione della libertà umana, il restringersi e l’obnubilarsi della mente”, ma “un simile risultato non è inevitabile”. Benedetto XVI ribadisce che la scienza ha “i suoi limiti” e che “non può dar risposta a tutte le questioni riguardnti l’uomo e la sua esistenza”, che “la persona umana, il suo posto e il suo scopo nell’universo non può essere contenuto all’interno dei confini della scienza”: per questo la scienza “abbisogna della luce orientatrice della sapienza etica”, che “ha ispirato il giuramento di Ippocrate, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, la Convenzione di Ginevra ed altri lodevoli codici internazionali di comportamento”.

Giunto successivamente presso la moschea Al-Hussein Bin Talal di Amman, Benedetto XVI ha incontrato gli esponenti religiosi islamici, il corpo diplomatico e i rettori delle università del Paese, ai quali ha espresso la sua preoccupazione poiché oggi “con insistenza crescente, alcuni ritengono” che la religione generi odi e divisioni, piuttosto che armonia sociale, auspicando quindi che abbia una minore influenza nella sfera pubblica.
Benedetto XVI, pur dovendo ammettere che “il contrasto di tensioni e divisioni fra seguaci di differenti tradizioni religiose, purtroppo, non può essere negato”, si affretta a precisare che ciò avviene perché la religione subisce una “manipolazione ideologica”, “talvolta a scopi politici”.

Gli “oppositori della religione” cercherebbero non solo di “tacitarne la voce ma di sostituirla con la loro”. Per questo il papa ribadisce il suo plauso ai leader politici e religiosi della Giordania, che sostengono l’espressione pubblica della religione favorendo la sinergia tra enti cristiani e musulmani. Benedetto XVI afferma inoltre che “la ragione umana è in se stessa dono di Dio, e si eleva al piano più alto quando viene illuminata dalla luce della verità di Dio” e non sarebbe indebolita dalla fede, ma “rafforzata nel resistere alla presunzione di andare oltre ai propri limiti”. Per questo la religione favorirebbe la stabilità della società, in quanto la proteggerebbe “dagli eccessi di un ego ingovernabile, che tende ad assolutizzare il finito e ad eclissare l’infinito; fa sì che la libertà sia esercitata in sinergia con la verità, ed arricchisce la cultura con la conoscenza di ciò che riguarda tutto ciò che è vero, buono e bello”.

Non mancano però le critiche da parte islamica a Benedetto XVI, in relazione al suo discorso di Ratisbona di qualche tempo fa. Da segnalare Sheik Yusef Hussein, muftì della città di Karak, che sostiene: “Volevamo che si scusasse pubblicamente […]. Quello che il papa ha detto nel 2006 sul profeta Maometto è falso.
L’Islam non si è diffuso attraverso il potere della spada. È una religione di tolleranza e fede”.

Ke buxiari!
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » dom apr 03, 2016 8:39 pm

Bergoglio: Dio non vuole che gli immigrati siano respinti
sabato, 2, aprile, 2016

http://www.imolaoggi.it/2016/04/02/berg ... o-respinti

“La misericordia è anzitutto la vicinanza di Dio al suo popolo. Una vicinanza che si manifesta principalmente come aiuto e protezione. è la vicinanza di un padre e di una madre: Dio prende ciascuno di noi e ci solleva fino alla sua guancia”.

Sono parole di Papa Francesco nell’omelia pronunciata in piazza San Pietro in occasione della veglia giubilare con 20 mila aderenti ai gruppi che vivino la spiritualità della misericordia proposta da Santa Faustina Kowlaska. “Quanto dolore – ha detto il Papa – quando sentiamo dire: questa gente, questi poveracci… buttiamoli fuori, lasciamoli dormire sulle strade“.

“Può essere facile – ha continuato Francesco – parlare di misericordia, mentre è più impegnativo diventarne concretamente dei testimoni. è questo un percorso che dura tutta la vita e non dovrebbe conoscere alcuna sosta. Gesù ci ha detto che dobbiamo essere ‘misericordiosi come il Padrè”. Insomma, ha ricordato, “la misericordia non può mai lasciarci tranquilli. è l’amore di Cristo che ci ‘inquietà fino a quando non abbiamo raggiunto l’obiettivo; che ci spinge ad abbracciare e stringere a noi, a coinvolgere quanti hanno bisogno di misericordia”.
In concreto, dunque, “non dobbiamo avere timore: è un amore che ci raggiunge e coinvolge a tal punto da andare oltre noi stessi, per permetterci di riconoscere il suo volto in quello dei fratelli. Lasciamoci condurre docilmente da questo amore e diventeremo misericordiosi come il Padre”.
“Quanti volti ha la misericordia di Dio!”; ha poi esclamato il Pontefice. “Essa – ha spiegato – ci viene fatta conoscere come vicinanza e tenerezza, una parola che si sente poco ma che evoca qualcosa della quale c’è molto bisogno” perché implica realtà “come compassione e condivisione, come consolazione e perdono”. “Chi più ne riceve, più è chiamato a offrirla, a condividerla; non può essere tenuta nascosta nè trattenuta solo per sè stessi”, ha osservato il Papa. “è qualcosa – ha continuato – che brucia il cuore e lo provoca ad amare, riconoscendo il volto di Gesù Cristo soprattutto in chi è più lontano, debole, solo, confuso ed emarginato”.
“La misericordia – ha poi concluso Papa Francesco rrovoltoa lla folla dei fedeli – va alla ricerca della pecora perduta, e quando la ritrova esprime una gioia contagiosa. La misericordia sa guardare negli occhi ogni persona; ognuna è preziosa per lei, perché ognuna è unica”. (AGI)

Non siamo le tue pecore, tu non sei il mio pastore e il tuo idolo e quello di Maometto che hai santificato non è il mio D-o. Tu Papa ci stai portando dentro branchi di lupi che già hanno incominciato a sbranarci, vergognati!
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » lun apr 11, 2016 7:00 am

BERGOGLIO CONTRO GESU’: IL PAPA CHE PENSA DI ESSERE MIGLIORE DEL NOSTRO SALVATORE - Lo Straniero

Antonio Socci
Da “Libero”, 10 aprile 2016

http://www.antoniosocci.com/bergoglio-g ... -salvatore

Aveva ragione il card. Kasper che un mese fa annunciò la “ grande rivoluzione”? Con l’Esortazione apostolica “Amoris laetitia” Bergoglio ribalta il magistero della Chiesa, ponendosi al di sopra delle parole di Cristo e dei comandamenti di Dio?

A parole no, dice che non cambia la dottrina. Ma di fatto da oggi si apre a qualcosa che finora la Sacra Scrittura e la Chiesa proibivano.

L’operazione “doppia verità” è celata nell’ambiguità di discorsi fumosi e fuorvianti. Perché? Per camuffare la “rivoluzione”, non essendo ammesso nella Chiesa ribaltare la legge di Dio?

Sì, ma anzitutto per prudente gradualità: è la strategia della rana bollita quella che si sta applicando alla Chiesa. La rana buttata di colpo in una pentola d’acqua bollente salterebbe fuori. Se invece viene messa in una pentola d’acqua tiepida che a poco a poco viene fatta scaldare, finisce bollita senza rendersene conto.

Così in questi mesi si assiste a una continua demolizione della dottrina cattolica. Ogni giorno un colpo. Alla fine la Chiesa sarà spinta a sciogliersi in una sorta di Onu delle religioni con un tocco di Greenpeace e uno di Cgil.

Del resto – lo ripeto – era stato il cardinale Kasper a parlare di “primo passo” della “rivoluzione” e Kasper è colui che nel febbraio 2014, al Concistoro, fu usato da Bergoglio per lanciare la “bomba” della comunione ai divorziati risposati.

FUORI STRADA

Questa “rivoluzione” avviene innanzitutto cancellando la nozione di “peccato mortale”. Giustamente il card. Mueller aveva messo in guardia:

“Il più grande scandalo che può dare la Chiesa non è che in essa ci siano dei peccatori, ma smettere di chiamare per nome la differenza tra il bene e il male e relativizzarla; smettere di spiegare che cosa è il peccato o pretendere di giustificarlo per una presunta maggior vicinanza e misericordia verso il peccatore”.

Giovanni Paolo II aveva spiegato che proprio il mettere in guardia dal peccato e dal rischio della dannazione è la più grande carità materna della Chiesa.

Questo dovrebbe essere il compito fondamentale del papa: il mandato di Gesù Cristo a Pietro è quello di “confermare nella fede” i fratelli, non quello di confondere, destabilizzare e fuorviare.

Ma l’epoca di Bergoglio è così. Lo stesso card. Mueller, custode della fede, a una giornalista di Die Zeit, tre mesi fa, disse che non riteneva eretico papa Bergoglio, ma aggiunse: “Cosa completamente diversa è quando un insegnamento della fede ufficialmente presentato viene espresso forse in modo infelice, fuorviante o vago”.

Considerato il ruolo che riveste il cardinale, queste parole mi sembrano macigni. Perché essere “fuorviante” vuol dire portare fuori strada. Ed è ammissibile un papa “fuorviante”?

Oltretutto l’Esortazione dimostra che questa ambiguità fuorviante non è un incidente involontario, ma una precisa strategia. Tanto è vero che da ieri è scoppiata una furibonda ridda delle interpretazioni sull’Esortazione stessa, dovuta alla fumosità del testo e alle sue clamorose contraddizioni.

DOPPIA VERITA’

La confusione dunque è alimentata dallo stesso papa Bergoglio che invece avrebbe il dovere – secondo il Vangelo – di parlare con assoluta chiarezza: “il vostro parlare” comanda Gesù “sia sì (se è sì) e no (se è no). Il di più viene dal Maligno” (Mt 5,37).

Invece oggi il doppio binario e la doppia verità sono evidenti perché il partito bergogliano sul fronte interno cerca di rassicurare i fedeli, sostenendo che non cambia niente (e allora perché terremotare la Chiesa per due anni e fare ora un documento di 260 pagine?), mentre all’esterno suona la fanfara della svolta epocale.

Infatti tutti i giornali laici ultrabergogliani festeggiano titolando: “Sinodo, le aperture di papa Francesco: ‘Comunione possibile per i divorziati risposati’ ” (Repubblica.it); “Sacramenti ai risposati, il Papa apre” (Corriere.it).

Perché Bergoglio non ordina a padre Lombardi di smentire questa interpretazione dei giornali, visto che lo manda precipitosamente a smentire i banali gossip sulla sua salute fisica? Non è più importante difendere la fede da un’eventuale travisamento che smentire i problemi di salute?

Esempio perfetto di questa ricercata ambiguità è stata l’imbarazzante conferenza stampa di presentazione dell’Esortazione tenuta dal card. Schonborn che si è arrampicato sugli specchi per due ore.

È la doppia verità che domina oggi in Vaticano.

SPREZZANTE

Eccone un esempio clamoroso nel testo dell’Esortazione. Per poter affermare – a parole – che non cambia la dottrina, Bergoglio doveva in qualche modo ricordare a quale condizione, fino ad ora, la Chiesa ha permesso ai risposati di accostarsi alla comunione: a patto cioè che vivessero “come fratello e sorella”.

Era il passaggio decisivo della “Familiaris consortio” di Giovanni Paolo II che doveva essere centrale nell’Esortazione di Bergoglio, se fosse stata in continuità col magistero di sempre.

Ma questa regola Bergoglio non la cita nemmeno nel testo, la relega a una marginale nota, la n. 329, e subito dopo la demolisce dicendo che senza certe “intimità” verrebbe compromessa “la fedeltà”.

Da cui si evince che per Bergoglio non c’è più differenza fra famiglie e coppie irregolari, anzi non ci sono più le situazioni “irregolari” e “non è più possibile dire” che si tratti di per sé di “peccato mortale”. Questo è il punto decisivo.

Infatti, anche se non si dice esplicitamente che tali coppie possono essere ammesse alla comunione sacramentale, si lascia intendere che lo si concede “caso per caso”.

LIQUIDAZIONE DELLA CHIESA

Di fatto l’Esortazione contraddice la lettera e lo spirito del decreto sulla giustificazione del Concilio di Trento, della costituzione dogmatica Lumen gentium (Vaticano II) e dell’enciclica sulla morale di Giovanni Paolo II, Veritatis splendor.

Infatti essa non pone come bene assoluto da preservare l’essere in grazia di Dio e quindi la salvezza delle anime (legge suprema della Chiesa), ma piuttosto considerazioni sociali, sociologiche e sentimentali, illudendo e ingannando gravemente i fedeli sul loro stato davanti a Dio, mettendo in grave pericolo la loro salvezza.

Bergoglio evita di parlare della “legge morale”, che la Chiesa ha condensato da secoli in dogmi e disposizioni canoniche, o la rappresenta sprezzantemente come qualcosa di “astratto” che non si può applicare a situazioni “concrete”.

Arriva così a contestare Gesù stesso nel suo scontro con i farisei sulla questione del divorzio (Mt 19, 3-12). Infatti Bergoglio sostiene che non si deve presentare “un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono” (36).

Sarebbe una “idealizzazione eccessiva”. Peggio ancora: “non si deve gettare sopra due persone limitate il tremendo peso di dover riprodurre in maniera perfetta l’unione che esiste tra Cristo e la sua Chiesa” (122).

In compenso Bergoglio istituisce nuovi peccati gravi. Quello dei cosiddetti “rigoristi”, colpevoli di ricordare la Legge di Dio. Ma soprattutto quelli di chi non condivide le sue idee politiche sulle questioni sociali.

Al n. 186 infatti Bergoglio ricorda finalmente il passo di San Paolo che impone di ricevere in modo degno il Corpo di Cristo, “altrimenti si mangia e si beve la propria condanna”. Ma per spiegare cosa significa “in modo degno” non dice “in grazia di Dio” (come sempre la Chiesa ha insegnato).

Non mette in guardia le coppie in stato di “peccato mortale”, ma le “famiglie che si richiudono nella loro propria comodità… che restano indifferenti davanti alle sofferenze delle famiglie povere e più bisognose”.

I peccati morali sono così derubricati. Bergoglio istituisce i peccati sociali (o socialisti). Quindi, par di capire, dovrebbe guardarsi dal ricevere l’eucaristia chi non condivide le sue idee sull’immigrazione.
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » gio mag 05, 2016 3:13 am

Papa Francesco: cristiani chiusi puzzano di chiuso
2016-05-04

http://www.lalucedimaria.it/papa-france ... ano-chiuso

All’udienza generale in Piazza San Pietro, il Papa ha svolto la sua catechesi sulla parabola della “pecorella smarrita” raccontata dal Vangelo di san Luca. “Conosciamo tutti l’immagine del Buon Pastore – ha detto – che si carica sulle spalle la pecorella smarrita. Da sempre questa icona rappresenta la sollecitudine di Gesù verso i peccatori e la misericordia di Dio che non si rassegna a perdere alcuno”.

Vicinanza ai peccatori non deve scandalizzare
“La parabola – sottolinea – viene raccontata da Gesù per far comprendere che la sua vicinanza ai peccatori non deve scandalizzare, ma al contrario provocare in tutti una seria riflessione su come viviamo la nostra fede. Il racconto vede da una parte i peccatori che si avvicinano a Gesù per ascoltarlo e dall’altra parte i dottori della legge, gli scribi sospettosi che si discostano da Lui per questo suo comportamento. Si discostano questi, perchè Gesù si avvicinava ai peccatori. Questi erano orgogliosi, erano superbi, si credevano giusti”.

Dio non si rassegna al fatto che anche una sola persona possa perdersi
“La nostra parabola – ha osservato – si snoda intorno a tre personaggi: il pastore, la pecora smarrita e il resto del gregge. Chi agisce però è solo il pastore, non le pecore. Il pastore quindi è l’unico vero protagonista e tutto dipende da lui. Una domanda introduce la parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?» (v. 4). Si tratta di un paradosso che induce a dubitare dell’agire del pastore: è saggio abbandonare le novantanove per una pecora sola? E per di più non al sicuro di un ovile ma nel deserto? Secondo la tradizione biblica il deserto è luogo di morte dove è difficile trovare cibo e acqua, senza riparo e in balia delle fiere e dei ladri. Cosa possono fare novantanove pecore indifese? Il paradosso comunque continua dicendo che il pastore, ritrovata la pecora, «se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: Rallegratevi con me» (v. 6). Sembra quindi che il pastore non torni nel deserto a recuperare tutto il gregge! Proteso verso quell’unica pecora sembra dimenticare le altre novantanove. Ma in realtà non è così. L’insegnamento che Gesù vuole darci è piuttosto che nessuna pecora può andare perduta. Il Signore non può rassegnarsi al fatto che anche una sola persona possa perdersi. L’agire di Dio è quello di chi va in cerca dei figli perduti per poi fare festa e gioire con tutti per il loro ritrovamento. Si tratta di un desiderio irrefrenabile: neppure novantanove pecore possono fermare il pastore e tenerlo chiuso nell’ovile”.

Gesù cerca la persona più abbandonata
A braccio ha aggiunto: “Lui potrebbe ragionare: ‘Mah, faccio il bilancio: ne ho novantanove, ne ho persa una, ma non è una grande perdita’. No, lui va a cercare quella, perché ognuna di esse è molto importante per lui e quella è la più bisognosa, la più abbandonata, la più scartata; e lui va là a cercarla”.

Lo stile di Dio
Ha poi proseguito leggendo il testo: “Siamo tutti avvisati: la misericordia verso i peccatori è lo stile con cui agisce Dio e a tale misericordia Egli è assolutamente fedele: nulla e nessuno potrà distoglierlo dalla sua volontà di salvezza”.

Dio non scarta nessuno
Di nuovo a braccio ha aggiunto: “Dio non conosce la nostra attuale cultura dello scarto, in Dio questo non c’entra. Dio non scarta nessuna persona; Dio ama tutti, cerca tutti… Tutti! Uno per uno. Lui non conosce questa parola ‘scartare la gente’, perché è tutto amore e tutta misericordia”.

Non rinchiudere il Signore nei nostri schemi
“Il gregge del Signore è sempre in cammino: non possiede il Signore, non può illudersi di imprigionarlo nei nostri schemi e nelle nostre strategie. Il pastore sarà trovato là dove è la pecora perduta. Il Signore quindi va cercato là dove Lui vuole incontrarci, non dove noi pretendiamo di trovarlo! In nessun altro modo si potrà ricomporre il gregge se non seguendo la via tracciata dalla misericordia del pastore. Mentre ricerca la pecora perduta, egli provoca le novantanove perché partecipino alla riunificazione del gregge. Allora non solo la pecora portata sulle spalle, ma tutto il gregge seguirà il pastore fino alla sua casa per far festa con amici e vicini”.

Puzza di chiuso
“Dovremmo riflettere spesso su questa parabola – ha commentato – perché nella comunità cristiana c’è sempre qualcuno che manca e se ne è andato lasciando il posto vuoto. A volte questo è scoraggiante e ci porta a credere che sia una perdita inevitabile, una malattia senza rimedio. E’ allora che corriamo il pericolo di rinchiuderci dentro un ovile, dove non ci sarà l’odore delle pecore, ma puzza di chiuso!”.

A braccio ha detto: “E noi cristiani non dobbiamo essere chiusi perché avremo il puzzo delle cose chiuse. Mai! Dobbiamo uscire e questo chiudersi in sé stessi, nelle piccole comunità, nella parrocchia, là, … ‘Ma noi, i giusti’… Questo succede quando manca lo slancio missionario che ci porta ad incontrare gli altri. Nella visione di Gesù non ci sono pecore definitivamente perdute, questo dobbiamo capirlo bene: per Dio nessuno è definitivamente perduto. Mai! Fino all’ultimo momento, Dio ci cerca. Pensate al buon ladrone; ma solo nella visione di Gesù nessuno è definitivamente perduto ma solo pecore che vanno ritrovate”.

Nessun gregge può rinunciare a un fratello
“La prospettiva pertanto – ha concluso – è tutta dinamica, aperta, stimolante e creativa. Ci spinge ad uscire in ricerca per intraprendere un cammino di fraternità. Nessuna distanza può tenere lontano il pastore; e nessun gregge può rinunciare a un fratello. Trovare chi si è perduto è la gioia del pastore e di Dio, ma è anche la gioia di tutto il gregge! Siamo tutti noi pecore ritrovate e raccolte dalla misericordia del Signore, chiamati a raccogliere insieme a Lui tutto il gregge! Grazie”.

Basta co łe piegore Papa! D-o no lè on pastor.
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Re: El Papa creistian

Messaggioda Berto » mar mag 17, 2016 9:49 pm

???

Papa Francesco: "Riflettiamo sui nostri errori. Si può convivere con l'islam"
Sergio Rame - Lun, 16/05/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 59634.html

"Di fronte all'attuale terrorismo islamista, bisognerebbe interrogarsi sulla maniera in cui si è esportato un modello di democrazia troppo occidentale in paesi dove c'era un potere forte, come in Iraq.

O in Libia, con una struttura tribale". Al quotidiano cattolico francese La Croix, papa Francesco non lesina certo le critiche all'Occidente: "Non si può andare avanti senza tenere conto di questa cultura. Come diceva un libico un po' di tempo fa: 'Prima avevamo Gheddafi, ora ne abbiamo 50'".

Nell'intervista a La Croix Bergoglio torna a tendere la mano all'islam. "La coesistenza tra cristiani e musulmani è possibile - spiega - in Centrafrica, prima della guerra, cristiani e musulmani vivevano insieme e devono reimparare a farlo oggi. Il Libano mostra che ciò è possibile". E cita l'esempio dell'Argentina. "Vengo - sottolinea nell'intervista - da un paese dove coabitano con buona famigliarità. I musulmani venerano la Vergine Maria e san Giorgio. In un paese dell'Africa, mi hanno detto che per il Giubileo della misericordia i musulmani fanno a lungo la fila alla cattedrale per passare la posta santa e pregare la Vergine Maria". Papa Francesco non crede che "ci sia oggi una paura dell'islam, in quanto tale, ma di Daesh (Isis, ndr.) e della sua guerra di conquista, tratta in parte dall'islam". "L'idea di conquista è inerente all'anima dell'islam, è vero - argomenta il Santo Padre - la si potrebbe interpretare, con la stessa idea di conquista, la fine del Vangelo di Matteo, dove Gesù invia i suoi discepoli in tutte le nazioni".

Dopo aver affrontato le problematiche legate al rapporto con l'islam, papa Francesco affronta l'emergenza immigrazione invitando l'Occidente a mostrarsi più accogliente. "La peggior accoglienza (per i migranti) è di ghettizzarli, quando bisognerebbe al contrario integrarli - spiega il Pontefice all''intervista al quotidiano francese - a Bruxelles, i terroristi erano dei belgi, figli di migranti, ma venivano da un ghetto". E prosegue: "A Londra il nuovo sindaco (musulmano) ha prestato giuramento in una cattedrale e sarà senza dubbio ricevuto dalla Regina. Questo mostra per l'Europa l'importanza di ritrovare la sua capacità di integrare - continua - penso a Gregorio il grande, che ha negoziato con quelli che chiamava barbari, che si sono poi integrati".

Il Santo Padre accusa la Francia di tendere a "esagerare la laicità" per colpa di "un modo di considerare le religioni come una subcultura, non una cultura vera e propria". "Uno Stato dev'essere laico - ammette, però, Bergoglio - gli Stati confessionali finiscono male". Secondo il Pontefice, "una laicità accompagnata da una solida legge che garantisce la libertà religiosa offra una cornice per andare avanti". E spiega: "Siamo tutti uguali, come figli di dio o con la nostra dignità di persone. Ma ciascuno deve aver la libertà di esteriorizzare la sua fede". La Francia, conclude papa Francesco, "dovrebbe fare un passo avanti su questo tema, per accettare che l'apertura alla trascendenza sia un diritto per tutti".
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