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Vaticano, Ratzinger difende Francesco: "Basta a stolto pregiudizio contro di lui"12 marzo 2018
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... ui/4221473Basta con lo “stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano di oggi”. Sono le parole con cui Benedetto XVI difende il suo successore alla vigilia del 5° anno di pontificato del papa “venuto dall’altra parte del mondo”, come lo stesso Jorge Mario Bergoglio si autodefinì la sera del 13 marzo 2013 affacciato su piazza San Pietro, e che il papa emerito firma in una lettera resa nota a margine di un incontro dal Prefetto della Segreteria per la Comunicazione, monsignor Dario Viganò. I volumi della collana La Teologia di Papa Francesco presentati oggi, prosegue Ratzinger, “mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento”.
Parole che suggellano l’anniversario dell’arrivo di Papa Bergoglio sul soglio di Pietro, proprio dopo il gesto rivoluzionario di Benedetto XVI che, considerata la sua età e il diminuire delle forze, aveva scelto di fare un passo indietro per consentire l’arrivo di una guida più vigorosa per la Chiesa. Monsignor Viganò ha raccontato che aveva mandato questi volumi della Lev a Ratzinger per chiedergli se volesse scrivere una pagina di teologia. Il Papa emerito invece ha scelto di inviare un messaggio con chiare parole di plauso per il lavoro e il pensiero teologico del suo successore. Non è la prima volta che emerge una grande sintonia tra il Papa emerito e Papa Francesco che comunque continuano ad avere uno stretto rapporto, fatto di incontri, telefonate, e soprattutto di preghiera.
L’anniversario riempie i media che gravitano attorno alle Mura leonine: “Papa di destra o di sinistra”?, si domanda Vatican News, il sito ufficiale del Vaticano e di Papa Francesco, a proposito del suo pontificato che ha compiuto cinque anni. “Inizialmente tutti o quasi parlavano bene di Francesco. Pian piano sono arrivate le critiche” si osserva, commentando evangelicamente: “Una buona notizia, visto quello che ha detto Gesù: ‘Guai a voi quando tutti parleranno bene di voi’…”. Vatican News sottolinea che “da destra, si accusa il Papa di essere comunista, perché attacca l’attuale sistema economico liberista: ‘è ingiusto alla radice’, ‘questa economia uccide’, fa prevalere la ‘legge del più forte che mangia il più debole’. E parla troppo di migranti e di poveri: oggi ‘gli esclusi non sono sfruttati, ma rifiuti, avanzì…”. “Da sinistra – prosegue il sito – si accusa il Papa di essere fermo sulle questioni etiche: difende a spada tratta la vita, contro aborto e eutanasia: ‘Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana’. Difende la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, condanna la teoria gender, ‘sbaglio della mente umana’ e la dittatura del pensiero unico e le colonizzazioni ideologiche, anche nelle scuole”.
“Cinque anni fa erano davvero pochi quelli che avevano saputo prevedere l’elezione in conclave dell’arcivescovo di Buenos Aires e meno ancora quanti si aspettavano il nome che avrebbe scelto il successore di Benedetto XVI dopo la rinuncia al pontificato, per la prima volta dopo sei secoli. Nessun pontefice aveva scelto di chiamarsi Francesco”, scrive il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian, nell’editoriale sui primi cinque anni di pontificato di Papa Francesco. Sottolinea Vian: “Appare chiara la forza di quel nome, che evoca la figura di san Francesco per tre motivi: l’attenzione e la vicinanza ai poveri, la predicazione di pace, la custodia del creato. Tre componenti del messaggio cristiano che stanno caratterizzando lo svolgersi dei giorni del primo Papa americano, che è anche il primo non europeo da quasi tredici secoli e il primo gesuita”.
Anche la rivista dei Gesuiti, Civiltà Cattolica, traccia un bilancio di questi cinque anni evidenziando come Francesco sia “l’unico vero leader morale del mondo”. “La diplomazia di Francesco è frutto di una visione del mondo che ha almeno due capisaldi: il fatto che mai nulla si possa dare per perso nei rapporti tra popoli, Stati e nazioni; e l’attitudine a capovolgere la prospettiva tra centro e periferie”, sottolinea Civiltà Cattolica. E conclude: “Che cosa bisogna attendersi per il futuro da questo pontificato? Lo capiremo nel corso del tempo, perché, come diceva il poeta Antonio Machado: Se hace camino al andar, il cammino si apre strada facendo”.
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Peggio di quello che pensavo. Una smerdata cosmica: Non leggerà neanche quello che il buffone ha scritto,e,a scatola chiusa,non vuole fare prefazione sui "PICCOLI VOLUMI"... GRANDIOSO!!
Benedictus XVI
Papa Emeritus
Rev.mo Signore
Mons. Dario Edoardo Viganò
Prefetto della
Segreteria per la Comunicazione
Città del Vaticano
7 febbraio 2018
Reverendissimo Monsignore,
La ringrazio per la sua cortese lettera del 12 gennaio e per l'allegato dono degli undici piccoli volumi curati da Roberto Repole.
Plaudo a questa iniziativa che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi.
I piccoli volumi mostrano, a ragione, che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento.
Tuttavia non mi sento di scrivere su di essi una breve e densa pagina teologica perché in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti.
Sono certo che avrà comprensione e la saluto cordialmente.
Suo,
Benedetto XVI
Una lettera personale di Benedetto XVI; a renderla pubblica il prefetto della Segreteria per la comunicazione, monsignor Viganò«Continuità interiore tra i due pontificati»
Mimmo Muolo lunedì 12 marzo 2018
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/r ... -francesco La teologia di papa Francesco esiste eccome. Parola di Benedetto XVI, per il quale l'attuale Pontefice «è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica». E sbaglia dunque chi sostiene il contrario. Il Papa emerito ha scritto una breve ma significativa lettera a monsignor Dario Edoardo Viganò in occasione della presentazione della collana "La Teologia di Papa Francesco", pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana. Ed è stato lo stesso Prefetto della Segreteria per la comunicazione, che della collana è l'ideatore, a renderla nota nella sede della Radio Vaticana, durante l'incontro con la stampa.
«Plaudo a questa iniziativa – scrive Benedetto XVI in riferimento alla collana - che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi». «I piccoli volumi – aggiunge Benedetto XVI - mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento».
Il Papa emerito ringrazia di aver ricevuto in dono gli undici libri scritti da altrettanti teologi di fama internazionale che compongono la collana curata da don Roberto Repole, presidente dell’Associazione Teologica Italiana, presente insieme con il cardinale Walter Kasper all'incontro, mentre l'arcivescovo Luis Francisco Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, non è potuto intervenire a causa di una lieve indisposizione, ma ha comunque mandato il suo testo letto dal sottosegretario dello stesso dicastero, don Matteo Visioli. Secondo Kasper la teologia di papa Francesco è di tipo profetico.
«Una profezia che parla con le parole, ma anche e soprattutto con i gesti». Egli annuncia «un tempo di misericordia, particolarmente propizio in un periodo storico segnato da brutale violenza, dal dominio del "dio-denaro" e dalla globalizzazione dell'indifferenza». Questa "rivoluzione" introduce perciò, ha aggiunto il porporato, «una mistica dagli occhi aperti ai bisogni del fratello, associata a una antropologia che coniuga storicità e trascendenza dell'uomo».
Papa Bergoglio «non è dunque un liberale, ma un radicale». Va cioè alla radice del Vangelo e invita gli uomini a «lasciarsi guidare dalla pedagogia di Dio».L'accento sulla misericordia, come vero nome di Dio, è stato posto anche dall'intervento di Ladaria, mentre Repole ha ricordato, come il magistero del Papa possa essere letto come un discernimento sulla cultura tardo-moderna del nostro tempo, per recepirne, proprio come ha insegnato il Concilio, gli aspetti positivi e criticarne profeticamente quelli inconciliabili con il Vangelo.
L'esempio tipico è quell'autonomia dell'uomo, che «è positiva quando porta a collaborare con Dio» nell'opera della salvezza, ma diventa dominazione tecnocratica, se sganciata da questa collaborazione.Durante l’evento, il nuovo responsabile editoriale della Libreria Editrice Vaticana, fra Giulio Cesareo, ha precisato che sono in corso trattative con editori di tutto il mondo. Fino ad ora, sono stati siglati accordi per la distribuzione della collana in inglese, spagnolo, francese, portoghese, polacco e romeno.
CINQUE ANNI DI BERGOGLIO. APPUNTI SUL NAUFRAGIO13 marzo 2018
Antonio Socci
https://www.antoniosocci.com/cinque-ann ... -naufragio Lo avevo scritto subito, a caldo, lunedì sera, appena il Vaticano ha diffuso la notizia di quella lettera di Benedetto XVI che sembrava – a prima vista – un clamoroso applauso di approvazione a Bergoglio, nell’anniversaio della sua elezione.
Avevo chiesto: perché non rendono nota tutta la lettera? Perché estrapolano solo tre frasi?
Adesso è tutto chiaro. L’ottimo Sandro Magister – nel giro di 24 ore – ha pubblicato per intero la lettera di papa Benedetto che il Vaticano lunedì non aveva distribuito ai giornali e così scopriamo che nella seconda parte – con sottile sarcasmo – Benedetto XVI fa capire come va interpretato il “pedaggio” che ha dovuto pagare nella prima parte ( VEDI QUI ).
In sostanza il papa emerito spiega che non ha tempo per scrivere un commento al “formidabile” pensiero telogico di Bergoglio (come gli avevano chiesto) e nemmeno ha tempo per leggere “gli undici piccoli volumi”, di vari autori, che dispiegano tutta la sapienza bergogliana. Saranno utilissimi a illustrare il pensiero del papa argentino, ma lui, Benedetto, fa sapere che non li ha letti e nemmeno ha intenzione di leggerli perché ha altro da fare. Capita l’antifona? A buon intenditor poche parole (a me pare un’elegante e sublime presa in giro).
PER CAPIRE MEGLIO QUESTA RISPOSTA SI DEVE RICORDARE CHE RECENTEMENTE IL PAPA EMERITO AVEVA SCRITTO “DI SUA INIZIATIVA” UNA BELLISSIMA PREFAZIONE TEOLOGICA AL LIBRO DEL CARD. SARAH (VEDI QUI ). PROBABILMENTE ANCHE PER QUESTO DAL VATICANO LA PRETENDEVANO PURE PER BERGOGLIO. MA BENEDETTO HA RISPOSTO CHE AVEVA DA FARE (“IMPEGNI GIA’ ASSUNTI”). MAGISTRALE IRONIA!
Per valutare questi cinque anni del papa argentino bisogna usare il criterio dettato da Gesù stesso: “ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi… dunque dai loro frutti li potrete riconoscere” (Mt 7, 17-20).
Quali sono i frutti del bergoglismo? Mi piacerebbe dire “buoni”, ma purtroppo non è così: sono pessimi. Anzitutto c’è il crollo della pratica religiosa dovunque, ma specialmente nel continente più bergogliano (il Sud America) e nel Paese con l’episcopato più bergogliano, la Germania.
Si possono vedere anche casi specifici, prendendo due dei maggiori artefici dell’elezione Bergoglio, cioè il card. Danneels (ex primate del Belgio) e il card. Maradiaga (ancora primate dell’Honduras) e scopriremo che la Chiesa, nel Belgio di Danneels e nell’Honduras di Maradiaga, cola a picco: basti dire che in Honduras in venti anni la percentuale di chi si professa cattolico è passata dal 76 per cento al 47 per cento.
E nella diocesi di Bruxelles, quando Danneels lasciò per limiti di età, c’erano quattro seminaristi (quattro!), in una citta di più di un milione di abitanti.
Del resto per capire che la linea perorata da costoro e incarnata da Bergoglio era la peggiore bastava considerare proprio l’Argentina da quando lui diventò arcivescovo di Buenos Aires e primate d’Argentina: dal 1999 al 2014 il numero dei seminaristi in tutto quel vasto Paese è passato da 1.500 a 827. Una catastrofe spirituale.
Invece le vocazioni (più 17,4 per cento) e i cristiani crescono nel continente africano, quello del card. Robert Sarah: dal 2014 al 2015 lì si è avuto un aumento del 19,4 per cento dei cattolici battezzati, passati da 186 a 222 milioni.
Non a caso l’episcopato africano si è distinto ai Sinodi sulla famiglia per la critica alla rivoluzione bergogliana: i vescovi si sono espressi contro ogni apertura sull’omosessualità e sulla comunione per i divorziati risposati. Inoltre l’episcopato africano si oppone da anni all’emigrazione di massa dall’Africa che invece Bergoglio sostiene.
Ma non sono solo le statistiche a mostrare un bilancio fallimentare. C’è qualcosa di gravissimo che esse non possono misurare: è lo smarrimento generale dei cattolici di fronte al pauroso sbandamento dottrinale e pastorale del Vaticano di Bergoglio.
Ho scritto due libri sui disastri di questo pontificato e non posso certo sintetizzare un tale cataclisma in poche righe.
In pratica il papa argentino ha abbandonato il sentiero tracciato dai suoi predecessori e ha fatto sua l’Agenda Obama (sotto la cui presidenza egli è salito al soglio pontificio). Ecco i punti fondamentali di tale agenda: favorire le migrazioni di massa, resa incondizionata della Chiesa sui temi etici, abbraccio con l’Islam ed ecocatastrofismo.
La chiesa bergogliana, passando dall’annuncio di Cristo, unico Salvatore, alla politica dei “diritti umani” d’impronta obamiana “si sovrappone ampiamente – ha notato Ernesto Galli della Loggia – ad altre presenze organizzative, ideali e politiche, che nulla hanno a che fare con la sua tradizione. A cominciare ovviamente dalle grandi agenzie internazionali come l’Onu o la Fao”.
Inoltre si sovrappone – prosegue Galli – a “componenti laico-progressiste” e alla “straripante presenza pubblica di alcune ricchissime e influentissime figure di ‘filantropi mondialisti’ – non saprei come altro chiamarli: tipo Soros o Zuckerberg o Bezos – ormai assurti al rango di veri e propri profeti mediatici: anch’essi non solo estranei ma senz’altro ostili al cristianesimo cattolico”.
Questa omologazione al potere implica la necessità bergogliana di “bombardare” quotidianamente i cattolici fedeli a Cristo come “fondamentalisti” (anche annichilendo fiorenti famiglie religiose come i Francescani dell’Immacolata). Per poi indicare come esempi da ammirare personaggi come Emma Bonino, Giorgio Napolitano e Marco Pannella.
Nell’orizzonte di questa omologazione al potere mondano vanno letti anche altri fatti sconcertanti come la quasi canonizzazione di Lutero (e il progetto di attacco alla Messa cattolica) o la resa vaticana al regime comunista cinese, con tanti saluti ai cattolici perseguitati che vengono abbandonati (come quelli vittime dei regimi islamici).
Sul fallimento dei progetti di riforma della Curia da parte di Bergoglio sono concordi perfino i bergogliani più zelanti.
Oggi la confusione oltretevere è totale e c’è sconcerto anche per i metodi dispotici che egli pratica. Ma più grave ancora è la confusione spirituale nel popolo di Dio che si sente allo sbando. Tradito dai pastori.
Anche fra i cardinali che lo hanno eletto e sostenuto crescono lo sconcerto e l’allarme, tanto che uno di costoro, fra i più importanti, in uno scontro trapelato sui media, è arrivato ad alzare la voce: “noi ti abbiamo eletto per riformare, non per distruggere tutto!”.
Se assumiamo come criterio di giudizio la fedeltà alla Sacra Scrittura e al magistero costante della Chiesa, dovere primario di ogni pontefice, quello di Bergoglio è probabilmente il papato più disastroso della bimillenaria storia della Chiesa.
Il suo peccato: relativizzare persino GesùCamillo Langone - Lun, 12/03/2018
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 03920.html Cinque anni di dispiaceri. Non è precisamente un giudizio e nemmeno un giudizio negativo, siccome un Papa non viene certo eletto a fini edonistici.
La storia è piena di uomini di Dio sgraditi ai contemporanei, si pensi ai profeti biblici le cui parole dispiacevano a tanti ebrei perché troppo controcorrente. Ma quelle di Francesco I (chiamarlo Francesco e basta mi sembrerebbe sminuire San Francesco d'Assisi) dispiacciono ad alcuni cattolici, me compreso, per il motivo opposto, ossia perché troppo conformiste. «Guai a voi quando tutti parleranno bene di voi»: quando pressoché tutti si misero a parlare bene del nuovo Papa, io, messo sull'avviso dal Discorso della Montagna, cominciai a temere nuove sventure per la Chiesa e il mondo. Cinque anni di dispiaceri: non un giudizio ma una personale constatazione. Non c'è stato anno del presente pontificato che non mi abbia recato due o tre nuove pene spirituali. Per sintetizzare al massimo ho sfrondato il mio cahier de doléance fino a lasciare un solo dispiacere per anno.
Primo anno (quello iniziato il 13 marzo 2013): il terribile «Chi sono io per giudicare?» pronunciato sull'aereo in volo fra il Brasile e Roma, le cinque parole con cui 1,2 miliardi di cattolici perdettero la loro guida morale.
Secondo anno: la nomina di monsignor Galantino a segretario generale della Cei, l'uomo che avrebbe portato in 26.000 parrocchie italiane il verbo dell'immigrazionismo e dell'islamofilia.
Terzo anno: l'enciclica Laudato si', documento che il filosofo cattolico Flavio Cuniberto ha definito «un vero programma rivoluzionario nel senso più giacobino della parola: un programma post-cristiano».
Quarto anno: l'esortazione apostolica Amoris laetitia, testo relativista che aggredisce le parole assolute pronunciate da Cristo sull'indissolubilità del matrimonio (Matteo 19).
Il capo dei gesuiti ebbe in seguito coerentemente a dire che al tempo di Gesù non c'era il registratore: dunque il Vangelo non è vero e chi insiste a crederlo è un sorpassato...
Quinto anno (quello che si conclude domani): la morte del cardinal Caffarra forse di crepacuore, certamente nel dolore di non essere mai più stato ricevuto dal Papa (che nel frattempo riceveva allegramente Emma Bonino) dopo aver firmato i Dubia, le domande sulla giusta interpretazione da dare all'ambiguissima, maliziosissima Amoris laetitia.
Ben poco misericordiosi, per un credente, questi cinque anni.
Benedetto XVI, Francesco e il giallo della letteraRiccardo Cascioli
http://www.lanuovabq.it/it/benedetto-xv ... la-letteraLa lettera del Papa emerito a sostegno di Francesco si è rivelata in realtà un'operazione mediatica gestita dal prefetto della Segreteria per le comunicazioni, monsignor Viganò (con la complicità della casta dei vaticanisti), subito smascherata.
Se questo è il “dominus” della comunicazione in Vaticano, allora è bene che papa Francesco cominci a preoccuparsi seriamente. Stiamo ovviamente parlando di monsignor Dario Edoardo Viganò, potente prefetto della Segreteria per la Comunicazione, colui che sta rivoltando come un calzino tutti i media della Santa Sede per farne una efficientissima macchina da guerra con più bocche da fuoco concentrate sullo stesso obiettivo.
Ebbene, per il quinto anniversario del pontificato di Francesco, monsignor Viganò aveva preparato un grande colpo di scena: una lettera di Benedetto XVI che esalta la profondità teologica di Francesco e ne sottolinea la continuità con il suo pontificato. In effetti il colpo era riuscito: ieri tutti i giornali riportavano con grande risalto la notizia di Benedetto XVI che bacchettava i detrattori di papa Bergoglio. La lettera veniva presentata da Vatican News (il nuovo portale vaticano creato da monsignor Viganò) come un «contributo» che Benedetto XVI «ha voluto dare» per testimoniare l’«unitarietà interiore spirituale dei due pontificati». Si tratta di una lettera, dice sempre Vatican News, ricevuta da monsignor Viganò in occasione della presentazione della collana ‘La Teologia di Papa Francesco’, 11 volumetti editi dalla Libreria Editrice Vaticana (LEV), in cui diversi teologi di ogni parte del mondo interpretano le linee teologiche di questo pontificato.
Nel corso della conferenza stampa Viganò ha letto i passaggi centrali di questa lettera, che hanno indubbiamente colpito: «Plaudo a questa iniziativa – scrive Benedetto XVI - che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi». E poi ancora: «I piccoli volumi mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento».
Tanto è bastato per scatenare l’entusiasmo dei giornali laici e dei soliti ”guardiani della rivoluzione”, con punte di trionfalismo come per i tweet di padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, che ovviamente non ha perso l’occasione per irridere ancora una volta i cardinali dei Dubia.
In effetti in tanti hanno notato la singolarità del messaggio sia per lo stile – così diverso da altri interventi del Papa emerito - sia per i contenuti, anche se dalla portata molto meno sconvolgente di quanto si sia fatto credere.
Ma ecco che ieri, il blog di Sandro Magister pubblica la lettera integrale di Benedetto XVI (mai apparsa su Vatican News) e allora si capisce che monsignor Viganò aveva nascosto due particolari decisivi, in grado di capovolgere il significato della lettera: il primo, riguarda le circostanze del messaggio: la lettera è datata 7 febbraio (oltre un mese fa) e papa Benedetto sta rispondendo a monsignor Viganò che il precedente 12 gennaio gli aveva inviato gli 11 volumetti chiedendogli un contributo teologico. Si tratta dunque di una lettera di cortesia che niente ha a che vedere con la volontà di dire la sua a sostegno di Francesco nel quinto anniversario del suo pontificato.
Ma il secondo particolare è ancora più stupefacente: Viganò infatti ha citato due capoversi della lettera tralasciando il terzo che viene subito dopo e che, riferendosi proprio agli 11 volumetti ricevuti, dice così:
«Tuttavia non mi sento di scrivere su di essi una breve e densa pagina teologica perché in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti».
Riassunto: Viganò scrive a Benedetto XVI per strappargli una «densa pagina teologica» da inserire come trofeo a presentazione della collana. E il papa emerito, con il suo stile umile e vagamente ironico, gli manda a dire che «No, grazie. Molto gentile, ma ho cose più importanti da fare che leggere questi contributi (che solo dall’indice non devono essere sembrati particolarmente attraenti) e scrivere un saggio a mia volta». Una porta chiusa in faccia dunque, che Viganò ha comunque cercato di usare secondo lo scopo originario.
In effetti le frasi da lui citate in conferenza stampa danno apparentemente un’impressione di forte sostegno al pontificato di Francesco da parte di Ratzinger, ma quasi sicuramente se potessimo leggere la lettera che monsignor Viganò ha inviato a Benedetto il 12 gennaio ne capiremmo meglio il senso. In questi casi infatti è abbastanza usuale che l’interpellato risponda cortesemente riprendendo frasi e concetti del suo interlocutore.
In ogni caso, quali che siano le dichiarazioni ufficiali, che la discontinuità del pontificato di Francesco rispetto al predecessore vada oltre stile e temperamento solo un cieco può non notarlo, come direbbe il compianto cardinale Carlo Caffarra. Non è comunque questa la sede per sviluppare questo giudizio.
Qui si vuole notare invece la goffaggine e l’idiozia di certe operazioni mediatiche: sicuramente i grandi media non si correggeranno e lasceranno nei loro lettori ed ascoltatori la sensazione di un papa Benedetto testimonial di papa Francesco. A loro oggi va bene così. Ma resta il fatto che ora i giornalisti che si occupano di Chiesa sanno di avere a che fare con un responsabile della comunicazione vaticana che non si fa scrupoli nel manipolare le informazioni pur di ottenere l’effetto mediatico voluto. E questo potrà creare molti imbarazzi, al Papa e alla Chiesa.
P.S.:
Caro Cascioli, ti segnalo un particolare in più, nella vicenda della lettera di Benedetto XVI. Io alla presentazione dei libretti sulla teologia di papa Francesco c'ero. E c'erano con me una ventina di altri vaticanisti. Ebbene, Viganò la lettera l'ha letta tutta, mentre contemporaneamente veniva distribuito il comunicato stampa che includeva tra virgolette solo i due paragrafi che hanno prodotto il risultato che sappiamo.
Il giorno dopo ho cercato di vedere se era stato pubblicato da qualche parte il testo integrale della lettera. Invano. E allora mi sono detto: Basta! Ho ricuperato la videoregistrazione della performance di Viganò e da lì, dalla sua viva voce, ho trascritto il testo completo della lettera.
Quindi almeno una ventina di vaticanisti avevano udito con le loro orecchie tutto quello c'era scritto nella lettera di Benedetto XVI, eppure l'effetto è stato quello che sappiamo. Non è stata una pagina brillante per la professione. E la colpa non è stata solo di Viganò.
Ciao!
Sandro Magister
IL VATICANO HA AMMESSO DI AVER ALTERATO LA FOTO DELLA LETTERA DI PAPA BENEDETTOSabino Paciolla
Foto lettera Papa Benedetto XVI a Papa Franceco su libri
http://www.sabinopaciolla.com/il-vatica ... g.commentsFoto: servizio del Vaticano
L’Associated Press riporta che il Vaticano ha ammesso oggi, mercoledì 14 marzo, di aver alterato una foto inviata ai media di una lettera del papa emerito Benedetto XVI scritta a proposito di Papa Francesco. La manipolazione ha cambiato il significato dell’immagine in un modo che ha violato gli standard del settore del fotogiornalismo.
Riprendo l’articolo di Nicole Winfield pubblicato oggi su Associated Press news (qui), nella mia traduzione. La stessa notizia è rilanciata dal Catholic Herald (qui) e da CNA (qui).
Ecco l’articolo dell’Associated Press.
L’ufficio delle comunicazioni del vaticano ha rilasciato la foto della lettera lunedì alla vigilia dell’anniversario quinquennale di Francesco. La lettera è stata citata da monsignor Dario Viganò, capo delle comunicazioni, per confutare i critici di Francesco che mettono in discussione il suo peso teologico e filosofico e dicono che (Francesco, ndr) rappresenta una rottura con l’impostazione dottrinale del papato di Benedetto.
Nella parte della lettera che è leggibile nella foto, Benedetto ha elogiato una nuova collana di libri sulla teologia di Francesco come prova dello “stolto pregiudizio” dei suoi critici. Il progetto del libro, ha scritto Benedetto, “aiuta a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, con tutte le differenze di stile e temperamento”.
Il Vaticano ha ammesso mercoledì di aver sfuocato le due righe finali della prima pagina dove Benedetto comincia a spiegare che in realtà non ha letto i libri in questione. (Benedetto, ndr) Scrive che non può contribuire alla valutazione teologica di Francesco come richiesto da Viganò perché ha altri progetti da fare.
Un portavoce vaticano, parlando sotto la condizione di anonimato, non ha spiegato perché la Santa Sede abbia sfuocato le linee se non per dire che non intendeva che la lettera fosse completamente rilasciata. Tutta la seconda pagina della lettera, infatti, è coperta nella foto da una pila di libri, con appena visibile la piccola firma di Benedetto, per dimostrarne l’autenticità.
Il contenuto mancante ha alterato in modo significativo il significato delle citazioni che il Vaticano ha scelto di evidenziare, che sono state ampiamente raccolte dai media. Quelle citazioni suggerivano che Benedetto aveva letto i volumi, ne era d’accordo ed ne aveva dato piena approvazione e valutazione. La sistemazione della foto è significativa perché i mezzi di informazione si affidano ai fotografi vaticani per le immagini del papa in eventi che sono altrimenti chiusi ai media indipendenti.
Viganò ha letto le parti della lettera durante una conferenza stampa di lancio della collana, comprese le linee sfocate. Un giornalista che ha partecipato alla presentazione, Sandro Magister, ha trascritto i commenti di Viganò e li ha pubblicati sul suo blog. Ma Viganò non ha letto tutta la lettera. Il Vaticano non ha risposto alla richiesta di vedere il testo completo.
La maggior parte dei media indipendenti, tra cui The Associated Press, seguono standard rigorosi che vietano la manipolazione digitale delle foto.
“Nessun elemento deve essere aggiunto o sottratto digitalmente da una fotografia”, leggere le norme AP, che sono considerate lo standard industriale tra le agenzie di stampa.
Viganò dirige il nuovo Segretariato Vaticano per le Comunicazioni, che ha portato tutti i media vaticani sotto un unico ombrello nel tentativo di ridurre i costi e migliorare l’efficienza, come parte degli sforzi di riforma di Francesco. Il recente messaggio dell’ufficio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali della Chiesa ha denunciato “notizie false” come male ed ha esortato i media a cercare la verità.
Mons. Viganò