El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » gio mar 30, 2017 9:04 pm

???

Francesco: cristiani e musulmani, diversi ma uguali, tutti figli di Abramo
30 marzo 2017

https://www.radiospada.org/2017/03/fran ... -di-abramo

“La speranza contro ogni speranza” è stato il tema al centro della catechesi guidata dal papa ieri mattina [29 marzo] in piazza San Pietro. Prima dell’udienza generale, nell’auletta Paolo VI, Francesco aveva incontrato il Comitato Permanente per il dialogo tra il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e le sovraintendenze irachene: sciita, sunnita e quella per cristiani, yazidi, sabei/mandei.

Nel suo saluto, il Pontefice, richiamando il saluto del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del dicastero vaticano competente, ha sottolineato come si sia tutti fratelli e che dove c’è fratellanza c’è pace. «Noi – ha aggiunto il Papa – siamo figli di Dio, tutti. E abbiamo un padre comune sulla terra: Abramo, e da quella prima “uscita” di Abramo, poi veniamo, fino ad oggi, tutti insieme. Noi siamo fratelli e, come fratelli, tutti diversi e tutti uguali, come le dita di una mano: cinque sono le dita, tutte dita, ma tutte diverse».

Io – ha proseguito Bergoglio «ringrazio Dio, il Signore, che ci ha aiutato ad essere riuniti qui. Il vostro dialogo tra voi, la vostra visita è una vera ricchezza di fratellanza, e per questo è una strada verso la pace, di tutti. La pace del cuore, la pace delle famiglie, la pace dei Paesi, la pace del mondo». E a suggello dell’incontro al Papa sono stati donati una copia del Corano e un mantello tradizionale.

Alberto Pento
Ma quali figli di Abramo? Io sono veneto e non sono affatto figlio di Abramo e nemmeno parente dei nazi-maomettani. I popoli hanno tutti una loro storia che non va confusa con le storie delle religioni che vi si sono sovrapposte ma che non si possono integrare e confondere. Questo Papa è un pover'uomo invasato idolatra, ignorante e bugiardo.


Non siamo discendenti di Abramo e dei romani
viewtopic.php?f=195&t=2570
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » mer apr 05, 2017 7:58 pm

???

Papa Francesco accoglierà gli Imam di Londra, mossa per frenare l'ondata di islamofobia
di Franca Giansoldati
Mercoledì 29 Marzo 2017

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/v ... 47885.html

Se da una parte Papa Francesco rafforza (con gesti e discorsi) i rapporti con l'Islam moderato, dall'altra non si stanca a diffondere urbi et orbi messaggi di tolleranza per stemperare le spinte che in diversi Paesi occidentali rischiano di sfociare in ondate di islamofobia. Ogni mercoledì mattina, prima di andare sulla piazza vaticana a tenere la catechesi del mercoledì, da circa un anno dedica una udienza speciale al mondo islamico, per consolidare il cammino interreligioso. Crede fortemente nella comune volontà di costruire ponti.

Stamattina ha ricevuto una delegazione di chierici iracheni - sciiti, sunniti e yazidi - con i quali ha affrontato il tema delle minoranze e delle violenze diffuse nel paese a causa della guerra dell'Isis. Mercoledì prossimo, 5 aprile, invece, offrirà una finestra di dialogo agli imam inglesi. Una decisione altamente significativa specie dopo i fatti di terrorismo avvenuti davanti al parlamento britannico la scorsa settimana. Lo ha annunciato all'agenzia dei vescovi, il cardinale di Londra, Vincent Nichols. «La prossima settimana porterò a Roma con me quattro leader musulmani inglesi. Saranno ricevuti da papa Francesco. Una iniziativa per fare capire che i leader religiosi vogliono e sono impegnati nel costruire rapporti».


Alberto Pento
Questo Papa è un irresponsabile e un invasato demente, un pericolo pubblico: è criminale difendere il nazismo maomettano e il nazista Maometto come è demenziale e anticristiano santificare il nazismo politico-religioso islamico con il suo idolo Allah.



Criminali e irresponsabili difensori dell'Islam o nazismo maomettano
viewtopic.php?f=188&t=2263

Migrare e non migrare, accogliere e non accogliere, diritti e doveri
viewtopic.php?f=194&t=2498

Manipolazione criminale dei valori e dei diritti umani universali, quando il male appare come bene
viewtopic.php?f=25&t=2484

Orrore, terrore, avversione e odio per il nazismo maomettano o sana e naturale islamofobia
viewtopic.php?f=188&t=2523



“L'odio tra le religioni è un'idea dei terroristi. Vanno isolati”
Intervista con Shaykh Ibrahim Mogra, uno dei quattro Imam britannici che incontra il Papa dopo gli attentati di Londra: «Francesco un uomo coraggioso, voglio dirgli “grazie” perché è l'unico ad aver detto che l'islam è una religione di pace»
alvatore cernuzio
2017/04/04

http://www.lastampa.it/2017/04/04/vatic ... agina.html


«Papa Francesco è un uomo coraggioso. È l’unico ad aver avuto il coraggio di dire che l’islam è una religione della pace. Lui è un vero cristiano, perché guarda alla persona umana a prescindere dall’appartenenza religiosa». Shaykh Ibrahim Mogra è uno dei quattro imam inglesi che incontra mercoledì 5 aprile il Papa in Vaticano, a poche settimane dall’attentato che il 22 marzo scorso ha sconvolto Londra e - per una terribile congiuntura - a pochi giorni dall’attacco a San Pietroburgo. Un gesto di forte significato, promosso dal cardinale arcivescovo di Westminster Vincent Nichols, per suggellare la volontà delle religioni di restare unite e contrastare l’ondata di terrore che lacera l’Europa e il mondo. «Qualsiasi attentato è contro l’umanità, ogni persona dovrebbe condannarli», afferma l’imam 50enne, vicepresidente del Christian Muslim Forum ed ex studente di al-Azhar, a Vatican Insider che lo incontra nel Venerabile Collegio inglese, nel centro storico di Roma. «Le cause di questi attacchi sono piuttosto complicate. Non credo tuttavia che la matrice sia religiosa ma provenga piuttosto da un impasse geopolitico».

In che senso?

«Si gioca sulla contrapposizione tra l’Occidente visto come prevalentemente cristiano e l’Oriente prevalentemente musulmano. Ma, insisto, non è una sfida di religione. Anzi, ogni religione è contro la violenza, insegna a vivere pacificamente come cittadini rispettosi della legge. Il fatto è che noi come governi dell’Occidente abbiamo mostrato un “doppio standard” nel trattamento dei Paesi a maggioranza musulmana. Per esempio, abbiamo l’Iraq e Saddam Hussein minacciato dalle risoluzioni dell’Onu che ha attaccato il Paese perché non aveva aderito a queste indicazioni. Invece l’Arabia Saudita viola continuamente i diritti umani, però noi continuiamo a vendere armi e intrattenere rapporti commerciali. In Egitto, gli Stati Uniti hanno permesso che l’esercito prendesse il potere nonostante ci fosse il governo democraticamente eletto dei Fratelli Musulmani. Sono tutti esempi per dimostrare che il trattamento dell’Occidente verso i Paesi musulmani varia di luogo in luogo… Tutto ciò ha creato molta rabbia, perciò credo che una soluzione potrebbe essere intanto quella di trattare ogni Paese allo stesso modo, con giustizia ed equità».

Quindi questa rabbia giustifica certe stragi?

«No, mai. La violenza contro l’umanità è deprecabile. Sempre e in ogni caso. Non ha mai una giustificazione. Però bisogna capire da dove trae origine, osservare cosa accade nel mondo politico e tenere conto di questa rabbia… Una rabbia politica, dove non c’entra nulla la fede».

Però gli attentati vengono compiuti al grido di “Allahu Akbar” e contro i “miscredenti”…

«Quando ci sono persone cattive che fanno del male e vogliono farlo, una delle giustificazioni è tirare in ballo la religione. È facile urlare “Allahu Akbar”: dà un pretesto per compiere gesti orribili che non hanno nulla a che fare con la religione. Questi non agiscono in nome dell’islam. Faccio un esempio: lei di che squadra è…?».

Non tifo, ma simpatizzo per la Roma…

«Ecco, diciamo che un tifoso della Roma prende un mattone e lo lancia contro le finestre di una Chiesa gridando: “Roma, Roma”, non vuol dire che lo fa a nome della squadra o che la Roma approvi questo scempio. Lo scorso anno hanno ucciso in Gran Bretagna Jo Cox (politica britannica ndr). Il suo assassino era un uomo del movimento neonazista che, accoltellandola, ha gridato: “Britain first”. Questo cosa significa, che l’ha fatto a nome della Gran Bretagna? Assolutamente no! Nessun giornalista ha parlato di terrorismo britannico».

Tuttavia il Papa, come anche altri rappresentanti delle diverse fedi, propongono il dialogo interreligioso come antidoto al terrorismo. Se le religioni non c’entrano, in che modo il dialogo può contribuire a debellare questa piaga del mondo di oggi?

«L’odio tra le religioni è un'idea dei terroristi. In questo senso vanno isolati, dobbiamo togliere forza a questa argomentazione dimostrando che le religioni non hanno problemi tra loro, sono unite. Ci sono cristiani e musulmani che vivono insieme, lavorano insieme, collaborano in tantissime parti del mondo. Il Papa ha ragione: il dialogo è il primo passo».

Come vive l’ondata di islamofobia che si sta radicalizzando sempre di più in Europa?

«È un grosso problema. Ad ogni attacco si rinfocola l’odio contro i musulmani e si moltiplicano attacchi anche razziali, contro le moschee ad esempio. Spesso nei rapporti della polizia britannica vengono registrati “crimini contro l’islam”, proprio con questa dicitura. Da parte nostra, incoraggiamo la comunità musulmana a non reagire, non vendicarsi, ma a mantenere la pace, partecipare a manifestazioni contro la violenza e, se necessario, collaborare con la polizia».

Parlavamo del Papa, che significato ha per lei l’incontro di domani?

«Intanto voglio dire che sono davvero emozionato. È un momento davvero storico perché non era mai accaduto che quattro imam della Gran Bretagna incontrassero il Papa. Siamo davvero onorati ed è un modo per stabilire un impegno congiunto per i rifugiati, i senzatetto, i poveri e per altre attività di carità. Ognuno di noi condividerà con il Papa le proprie storie di convivenza pacifica tra cristiani e musulmani».

Lei personalmente cosa dirà a Papa Francesco?

«(Sorride) Voglio dirgli “grazie” per aver difeso i musulmani. È stato l’unico leader a dire che l’islam è una religione di pace. Questo ci ha rincuorato tantissimo…».

…ma ha suscitato anche alcune critiche, dentro e fuori la Chiesa…

«Lo so. Ma Papa Francesco è un uomo coraggioso. Soprattutto è un vero cristiano, perché guarda alla persona umana a prescindere dalla sua appartenenza religiosa. Siamo prima umani e poi musulmani. O cristiani. Voglio dirgli allora “grazie” e dirgli anche che la comunità musulmana britannica lo apprezza molto».

Il Papa parla spesso di una “terza guerra mondiale a pezzi”. Cosa ne pensa?

«Penso che sia un’analisi precisa della realtà internazionale di oggi che vede i conflitti intensificarsi giorno dopo giorno. Rischiamo di arrivare ad una guerra mondiale: è accaduto in passato, può succedere anche adesso».
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » lun mag 08, 2017 7:45 am

Il Papa a 10 nuovi sacerdoti: la doppia vita dei preti è la malattia della Chiesa
Ester Palma
7 maggio

http://roma.corriere.it/notizie/cronaca ... 902d.shtml

Francesco ha celebrato la Messa in san Pietro e ha raccomandato ai pastori appena ordinati: «Siete stati eletti dal Signore Gesù non per fare carriera ma per svolgere questo servizio».

«Non fate omelie troppo intellettuali, elaborate. Parlate semplice, parlate ai cuori così la predica sarà vero nutrimento. La parola senza esempio di vita non serve a niente: la doppia vita è una malattia brutta per la Chiesa ». Lo ha detto Papa Francesco ai dieci nuovi preti ordinati in Vaticano domenica mattina. E ha aggiunto, a braccio: «Siete stati eletti dal Signore Gesù non per fare carriera ma per svolgere questo servizio».

La riflessione

L’omelia di Francesco è stata anche una riflessione sul ruolo dei pastori della Chiesa di oggi: ««Siate gioiosi, siate pastori del popolo di Dio nella gioia, non dovete mai essere tristi: avete la gioia del servizio di Cristo, anche in mezzo alle sofferenze, alle incomprensioni, ai propri peccati, e per favore non siate signori, non siate chierici di Stato ma pastori del popolo di Dio». Perché, ha chiarito il Papa, «il presbitero che ha studiato molto e ha una, due o tre lauree, ma non ha imparato a portare la Croce di Cristo non serve a nessuno: sarà un buon accademico, un buon professore, ma non un buon sacerdote. Io vi chiedo per favore, in nome di Cristo e della Chiesa, di essere misericordiosi sempre, di non caricare sulle spalle dei fedeli pesi che non possono portare: Gesù rimproverò questo ai dottori della legge e li chiamò ipocriti». E poi l’invito a stare vicino agli ammalati: «Il compito forse noioso e anche doloroso, di andare a trovare chi soffre, fatelo voi. Si sta bene che vadano laici e diaconi, ma non trascurate di toccare la carne di Cristo negli ammalati, questo santifica voi vi avvicina a Cristo».

Sei i romani

Con Francesco, nella Messa di ordinazione in San Pietro, hanno celebrato il cardinale vicario Agostino Vallini, il vicegerente Filippo Iannone, i vescovi ausiliari, i superiori dei seminari interessati e i parroci degli ordinandi, sei dei quali appartengono alla diocesi di Roma. Dei diaconi della diocesi di Roma che saranno ordinati sacerdoti dal Papa quattro provengono dal Pontificio Seminario Romano Maggiore: Andreas Biancucci, romano di 28 anni; Dario Loi, bolognese, che con i suoi 26 anni è il più giovane ; Mattia Pica e Gabriele Vecchione, entrambi romani, rispettivamente di 27 e di 29 anni. Due, invece, hanno studiato nel Collegio diocesano missionario di Roma «Redemptoris Mater»: Rolando Francesco Rizzuto, nato a Cosenza 28 anni fa, e Alfonso Torre Elias, 38 anni, nato a Città del Messico. Altri quattro diaconi sono stati aggregati alla ordinazione da parte del Papa: Andrea Bonfanti, 38 anni, della provincia di Lecco, che si è formato nella Congregazione dei Fratelli di Nostra Signora della Misericordia; Octavio Angel Jimenez Bello, della Famiglia dei Discepoli, nato a Flor de Cantu, in Perù, 34 anni fa; David Behbud Mustafayev, 35 anni, della Prefettura apostolica dell’Azerbaigian, e il 28enne Aniello Nappo, della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno.

«I falsi pastori sono briganti»

Sui temi toccati nell’omelia dell’ordinazione, Papa Francesco è tornato anche durante il Regina Coeli in piazza San Pietro, quando ha fatto affacciare al balcone con lui quattro dei nuovi sacerdoti: «Non è sempre facile distinguere la voce del pastore buono. C’è sempre il pericolo del ladro, del brigante e del falso pastore. Il gregge, che siamo tutti noi, ha come abitazione un ovile che serve da rifugio, dove le pecore dimorano e riposano dopo le fatiche del cammino. E l’ovile ha un recinto con una porta, dove sta un guardiano. Al gregge si avvicinano diverse persone: c’è chi entra nel recinto passando dalla porta e chi vi sale da un’altra parte. Il primo è il pastore, il secondo un estraneo, che non ama le pecore». E ha concluso: «State attenti, c’è sempre il rischio di essere distratti dal frastuono di tante altre voci. Oggi siamo invitati a non lasciarci distogliere dalle false sapienze di questo mondo, ma a seguire Gesù, il Risorto, come unica guida sicura che dà senso alla nostra vita. In questa Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, invochiamo la Vergine Maria: Lei accompagni i dieci nuovi sacerdoti che ho ordinato poco fa, e sostenga con il suo aiuto quanti sono da Lui chiamati, affinché siano pronti e generosi nel seguire la sua voce».
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » mer giu 28, 2017 4:19 pm

???

Papa: le pensioni d'oro sono un'offesa al lavoro - Cronaca
Redazione ANSA
2017/06/28

http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca ... 1482c.html

CITTA' DEL VATICANO - "Le 'pensioni d'oro' sono un'offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perché fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni". Lo ha detto il Papa nella udienza ai delegati della Cisl, guidati dal segretario generale signora Furlan, ricevuti in occasione del XVIII congresso nazionale, intitolato "Per la persona, per il lavoro".

Per il Papa è "urgente un nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro di chi è nell'ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare". Lo ha detto alla Cisl, aggiungendo che "è una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti"

"Questo è un peccato grave: non dobbiamo parlare di economia di mercato, ma di economia sociale di mercato, come ci ha insegnato Giovanni Paolo II". Lo ha detto il Papa nella udienza alla Cisl. Nel passaggio precedente papa Francesco ha rilevato che "il capitalismo del nostro tempo non comprende il valore del sindacato, perché ha dimenticato la natura sociale dell'economia, dell'impresa, della vita, dei legami e dei patti. Ma forse la nostra società non capisce il sindacato - ha detto il Papa - perché non lo vede abbastanza lottare nei luoghi dei 'diritti del non ancora': nelle periferie esistenziali".

"Come dimostra anche la grande tradizione della Cisl, - ha detto il Papa nella udienza ai delegati Cisl con il segretario generale Furlan - il movimento sindacale ha le sue grandi stagioni quando è profezia. Ma - ha aggiunto - nelle nostre società capitalistiche avanzate il sindacato rischia di smarrire questa sua natura profetica, e diventare troppo simile alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare. Il sindacato col passare del tempo ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile. E invece, se manca questa tipica e diversa dimensione, anche l'azione dentro le imprese perde forza ed efficacia". Questo passaggio del discorso del Papa è stato molto applaudito dai presenti all'udienza, che si è svolta nell'aula Paolo VI alle 9, prima che il Papa andasse in piazza per la udienza generale. "Grazie per la visita, grazie - ha detto il Papa prima di congedarsi, adesso vado in piazza al bagno turco" (alludendo alla cappa d'afa che avvolge Roma, ndr.

"Quando nella Chiesa facciamo un messaggio, per esempio per le parrocchie - ha detto il Papa congedandosi dai delegati della Cisl - perché tutta la Chiesa si converta, dia un passo in meglio, diciamo 'convertitevi', allora dico a voi 'convertitevi", nel vostro lavoro, per fare un passo in meglio". La frase del Papa ha suscitato un applauso, e il Papa ha aggiunto: "pregate per me, perché anche io mi converta nel mio lavoro, per fare un passo in più"

"Ripugna ai cristiani - ha detto il Papa in udienza generale - l'idea che gli attentatori suicidi possano essere chiamati 'martiri: questi non sono martiri, non c'è nulla nella loro fine che possa essere avvicinato all'atteggiamento dei figli di Dio". "Mai la violenza. - ha detto in un passaggio precedente - Per sconfiggere il male, non si possono condividere i metodi del male". Il Papa, davanti a oltre 12mila persone, tiene in piazza San Pietro l'ultima udienza generale prima della pausa estiva, e riflette sul tema "La speranza, forza dei martiri"


Casta sinical o sindacałe
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » mer mar 14, 2018 12:06 pm

???

Vaticano, Ratzinger difende Francesco: "Basta a stolto pregiudizio contro di lui"
12 marzo 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... ui/4221473

Basta con lo “stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano di oggi”. Sono le parole con cui Benedetto XVI difende il suo successore alla vigilia del 5° anno di pontificato del papa “venuto dall’altra parte del mondo”, come lo stesso Jorge Mario Bergoglio si autodefinì la sera del 13 marzo 2013 affacciato su piazza San Pietro, e che il papa emerito firma in una lettera resa nota a margine di un incontro dal Prefetto della Segreteria per la Comunicazione, monsignor Dario Viganò. I volumi della collana La Teologia di Papa Francesco presentati oggi, prosegue Ratzinger, “mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento”.

Parole che suggellano l’anniversario dell’arrivo di Papa Bergoglio sul soglio di Pietro, proprio dopo il gesto rivoluzionario di Benedetto XVI che, considerata la sua età e il diminuire delle forze, aveva scelto di fare un passo indietro per consentire l’arrivo di una guida più vigorosa per la Chiesa. Monsignor Viganò ha raccontato che aveva mandato questi volumi della Lev a Ratzinger per chiedergli se volesse scrivere una pagina di teologia. Il Papa emerito invece ha scelto di inviare un messaggio con chiare parole di plauso per il lavoro e il pensiero teologico del suo successore. Non è la prima volta che emerge una grande sintonia tra il Papa emerito e Papa Francesco che comunque continuano ad avere uno stretto rapporto, fatto di incontri, telefonate, e soprattutto di preghiera.

L’anniversario riempie i media che gravitano attorno alle Mura leonine: “Papa di destra o di sinistra”?, si domanda Vatican News, il sito ufficiale del Vaticano e di Papa Francesco, a proposito del suo pontificato che ha compiuto cinque anni. “Inizialmente tutti o quasi parlavano bene di Francesco. Pian piano sono arrivate le critiche” si osserva, commentando evangelicamente: “Una buona notizia, visto quello che ha detto Gesù: ‘Guai a voi quando tutti parleranno bene di voi’…”. Vatican News sottolinea che “da destra, si accusa il Papa di essere comunista, perché attacca l’attuale sistema economico liberista: ‘è ingiusto alla radice’, ‘questa economia uccide’, fa prevalere la ‘legge del più forte che mangia il più debole’. E parla troppo di migranti e di poveri: oggi ‘gli esclusi non sono sfruttati, ma rifiuti, avanzì…”. “Da sinistra – prosegue il sito – si accusa il Papa di essere fermo sulle questioni etiche: difende a spada tratta la vita, contro aborto e eutanasia: ‘Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana’. Difende la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, condanna la teoria gender, ‘sbaglio della mente umana’ e la dittatura del pensiero unico e le colonizzazioni ideologiche, anche nelle scuole”.

“Cinque anni fa erano davvero pochi quelli che avevano saputo prevedere l’elezione in conclave dell’arcivescovo di Buenos Aires e meno ancora quanti si aspettavano il nome che avrebbe scelto il successore di Benedetto XVI dopo la rinuncia al pontificato, per la prima volta dopo sei secoli. Nessun pontefice aveva scelto di chiamarsi Francesco”, scrive il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian, nell’editoriale sui primi cinque anni di pontificato di Papa Francesco. Sottolinea Vian: “Appare chiara la forza di quel nome, che evoca la figura di san Francesco per tre motivi: l’attenzione e la vicinanza ai poveri, la predicazione di pace, la custodia del creato. Tre componenti del messaggio cristiano che stanno caratterizzando lo svolgersi dei giorni del primo Papa americano, che è anche il primo non europeo da quasi tredici secoli e il primo gesuita”.

Anche la rivista dei Gesuiti, Civiltà Cattolica, traccia un bilancio di questi cinque anni evidenziando come Francesco sia “l’unico vero leader morale del mondo”. “La diplomazia di Francesco è frutto di una visione del mondo che ha almeno due capisaldi: il fatto che mai nulla si possa dare per perso nei rapporti tra popoli, Stati e nazioni; e l’attitudine a capovolgere la prospettiva tra centro e periferie”, sottolinea Civiltà Cattolica. E conclude: “Che cosa bisogna attendersi per il futuro da questo pontificato? Lo capiremo nel corso del tempo, perché, come diceva il poeta Antonio Machado: Se hace camino al andar, il cammino si apre strada facendo”.


???

Peggio di quello che pensavo. Una smerdata cosmica: Non leggerà neanche quello che il buffone ha scritto,e,a scatola chiusa,non vuole fare prefazione sui "PICCOLI VOLUMI"... GRANDIOSO!!

Benedictus XVI
Papa Emeritus

Rev.mo Signore
Mons. Dario Edoardo Viganò
Prefetto della
Segreteria per la Comunicazione

Città del Vaticano
7 febbraio 2018

Reverendissimo Monsignore,

La ringrazio per la sua cortese lettera del 12 gennaio e per l'allegato dono degli undici piccoli volumi curati da Roberto Repole.

Plaudo a questa iniziativa che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi.

I piccoli volumi mostrano, a ragione, che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento.

Tuttavia non mi sento di scrivere su di essi una breve e densa pagina teologica perché in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti.

Sono certo che avrà comprensione e la saluto cordialmente.

Suo,
Benedetto XVI





Una lettera personale di Benedetto XVI; a renderla pubblica il prefetto della Segreteria per la comunicazione, monsignor Viganò
«Continuità interiore tra i due pontificati»
Mimmo Muolo lunedì 12 marzo 2018

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/r ... -francesco

La teologia di papa Francesco esiste eccome. Parola di Benedetto XVI, per il quale l'attuale Pontefice «è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica». E sbaglia dunque chi sostiene il contrario. Il Papa emerito ha scritto una breve ma significativa lettera a monsignor Dario Edoardo Viganò in occasione della presentazione della collana "La Teologia di Papa Francesco", pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana. Ed è stato lo stesso Prefetto della Segreteria per la comunicazione, che della collana è l'ideatore, a renderla nota nella sede della Radio Vaticana, durante l'incontro con la stampa.

«Plaudo a questa iniziativa – scrive Benedetto XVI in riferimento alla collana - che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi». «I piccoli volumi – aggiunge Benedetto XVI - mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento».

Il Papa emerito ringrazia di aver ricevuto in dono gli undici libri scritti da altrettanti teologi di fama internazionale che compongono la collana curata da don Roberto Repole, presidente dell’Associazione Teologica Italiana, presente insieme con il cardinale Walter Kasper all'incontro, mentre l'arcivescovo Luis Francisco Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, non è potuto intervenire a causa di una lieve indisposizione, ma ha comunque mandato il suo testo letto dal sottosegretario dello stesso dicastero, don Matteo Visioli. Secondo Kasper la teologia di papa Francesco è di tipo profetico.

«Una profezia che parla con le parole, ma anche e soprattutto con i gesti». Egli annuncia «un tempo di misericordia, particolarmente propizio in un periodo storico segnato da brutale violenza, dal dominio del "dio-denaro" e dalla globalizzazione dell'indifferenza». Questa "rivoluzione" introduce perciò, ha aggiunto il porporato, «una mistica dagli occhi aperti ai bisogni del fratello, associata a una antropologia che coniuga storicità e trascendenza dell'uomo».

Papa Bergoglio «non è dunque un liberale, ma un radicale». Va cioè alla radice del Vangelo e invita gli uomini a «lasciarsi guidare dalla pedagogia di Dio».L'accento sulla misericordia, come vero nome di Dio, è stato posto anche dall'intervento di Ladaria, mentre Repole ha ricordato, come il magistero del Papa possa essere letto come un discernimento sulla cultura tardo-moderna del nostro tempo, per recepirne, proprio come ha insegnato il Concilio, gli aspetti positivi e criticarne profeticamente quelli inconciliabili con il Vangelo.

L'esempio tipico è quell'autonomia dell'uomo, che «è positiva quando porta a collaborare con Dio» nell'opera della salvezza, ma diventa dominazione tecnocratica, se sganciata da questa collaborazione.Durante l’evento, il nuovo responsabile editoriale della Libreria Editrice Vaticana, fra Giulio Cesareo, ha precisato che sono in corso trattative con editori di tutto il mondo. Fino ad ora, sono stati siglati accordi per la distribuzione della collana in inglese, spagnolo, francese, portoghese, polacco e romeno.



CINQUE ANNI DI BERGOGLIO. APPUNTI SUL NAUFRAGIO
13 marzo 2018
Antonio Socci

https://www.antoniosocci.com/cinque-ann ... -naufragio

Lo avevo scritto subito, a caldo, lunedì sera, appena il Vaticano ha diffuso la notizia di quella lettera di Benedetto XVI che sembrava – a prima vista – un clamoroso applauso di approvazione a Bergoglio, nell’anniversaio della sua elezione.
Avevo chiesto: perché non rendono nota tutta la lettera? Perché estrapolano solo tre frasi?
Adesso è tutto chiaro. L’ottimo Sandro Magister – nel giro di 24 ore – ha pubblicato per intero la lettera di papa Benedetto che il Vaticano lunedì non aveva distribuito ai giornali e così scopriamo che nella seconda parte – con sottile sarcasmo – Benedetto XVI fa capire come va interpretato il “pedaggio” che ha dovuto pagare nella prima parte ( VEDI QUI ).
In sostanza il papa emerito spiega che non ha tempo per scrivere un commento al “formidabile” pensiero telogico di Bergoglio (come gli avevano chiesto) e nemmeno ha tempo per leggere “gli undici piccoli volumi”, di vari autori, che dispiegano tutta la sapienza bergogliana. Saranno utilissimi a illustrare il pensiero del papa argentino, ma lui, Benedetto, fa sapere che non li ha letti e nemmeno ha intenzione di leggerli perché ha altro da fare. Capita l’antifona? A buon intenditor poche parole (a me pare un’elegante e sublime presa in giro).
PER CAPIRE MEGLIO QUESTA RISPOSTA SI DEVE RICORDARE CHE RECENTEMENTE IL PAPA EMERITO AVEVA SCRITTO “DI SUA INIZIATIVA” UNA BELLISSIMA PREFAZIONE TEOLOGICA AL LIBRO DEL CARD. SARAH (VEDI QUI ). PROBABILMENTE ANCHE PER QUESTO DAL VATICANO LA PRETENDEVANO PURE PER BERGOGLIO. MA BENEDETTO HA RISPOSTO CHE AVEVA DA FARE (“IMPEGNI GIA’ ASSUNTI”). MAGISTRALE IRONIA!

Per valutare questi cinque anni del papa argentino bisogna usare il criterio dettato da Gesù stesso: “ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi… dunque dai loro frutti li potrete riconoscere” (Mt 7, 17-20).

Quali sono i frutti del bergoglismo? Mi piacerebbe dire “buoni”, ma purtroppo non è così: sono pessimi. Anzitutto c’è il crollo della pratica religiosa dovunque, ma specialmente nel continente più bergogliano (il Sud America) e nel Paese con l’episcopato più bergogliano, la Germania.

Si possono vedere anche casi specifici, prendendo due dei maggiori artefici dell’elezione Bergoglio, cioè il card. Danneels (ex primate del Belgio) e il card. Maradiaga (ancora primate dell’Honduras) e scopriremo che la Chiesa, nel Belgio di Danneels e nell’Honduras di Maradiaga, cola a picco: basti dire che in Honduras in venti anni la percentuale di chi si professa cattolico è passata dal 76 per cento al 47 per cento.

E nella diocesi di Bruxelles, quando Danneels lasciò per limiti di età, c’erano quattro seminaristi (quattro!), in una citta di più di un milione di abitanti.

Del resto per capire che la linea perorata da costoro e incarnata da Bergoglio era la peggiore bastava considerare proprio l’Argentina da quando lui diventò arcivescovo di Buenos Aires e primate d’Argentina: dal 1999 al 2014 il numero dei seminaristi in tutto quel vasto Paese è passato da 1.500 a 827. Una catastrofe spirituale.

Invece le vocazioni (più 17,4 per cento) e i cristiani crescono nel continente africano, quello del card. Robert Sarah: dal 2014 al 2015 lì si è avuto un aumento del 19,4 per cento dei cattolici battezzati, passati da 186 a 222 milioni.

Non a caso l’episcopato africano si è distinto ai Sinodi sulla famiglia per la critica alla rivoluzione bergogliana: i vescovi si sono espressi contro ogni apertura sull’omosessualità e sulla comunione per i divorziati risposati. Inoltre l’episcopato africano si oppone da anni all’emigrazione di massa dall’Africa che invece Bergoglio sostiene.

Ma non sono solo le statistiche a mostrare un bilancio fallimentare. C’è qualcosa di gravissimo che esse non possono misurare: è lo smarrimento generale dei cattolici di fronte al pauroso sbandamento dottrinale e pastorale del Vaticano di Bergoglio.

Ho scritto due libri sui disastri di questo pontificato e non posso certo sintetizzare un tale cataclisma in poche righe.

In pratica il papa argentino ha abbandonato il sentiero tracciato dai suoi predecessori e ha fatto sua l’Agenda Obama (sotto la cui presidenza egli è salito al soglio pontificio). Ecco i punti fondamentali di tale agenda: favorire le migrazioni di massa, resa incondizionata della Chiesa sui temi etici, abbraccio con l’Islam ed ecocatastrofismo.

La chiesa bergogliana, passando dall’annuncio di Cristo, unico Salvatore, alla politica dei “diritti umani” d’impronta obamiana “si sovrappone ampiamente – ha notato Ernesto Galli della Loggia – ad altre presenze organizzative, ideali e politiche, che nulla hanno a che fare con la sua tradizione. A cominciare ovviamente dalle grandi agenzie internazionali come l’Onu o la Fao”.

Inoltre si sovrappone – prosegue Galli – a “componenti laico-progressiste” e alla “straripante presenza pubblica di alcune ricchissime e influentissime figure di ‘filantropi mondialisti’ – non saprei come altro chiamarli: tipo Soros o Zuckerberg o Bezos – ormai assurti al rango di veri e propri profeti mediatici: anch’essi non solo estranei ma senz’altro ostili al cristianesimo cattolico”.

Questa omologazione al potere implica la necessità bergogliana di “bombardare” quotidianamente i cattolici fedeli a Cristo come “fondamentalisti” (anche annichilendo fiorenti famiglie religiose come i Francescani dell’Immacolata). Per poi indicare come esempi da ammirare personaggi come Emma Bonino, Giorgio Napolitano e Marco Pannella.

Nell’orizzonte di questa omologazione al potere mondano vanno letti anche altri fatti sconcertanti come la quasi canonizzazione di Lutero (e il progetto di attacco alla Messa cattolica) o la resa vaticana al regime comunista cinese, con tanti saluti ai cattolici perseguitati che vengono abbandonati (come quelli vittime dei regimi islamici).

Sul fallimento dei progetti di riforma della Curia da parte di Bergoglio sono concordi perfino i bergogliani più zelanti.

Oggi la confusione oltretevere è totale e c’è sconcerto anche per i metodi dispotici che egli pratica. Ma più grave ancora è la confusione spirituale nel popolo di Dio che si sente allo sbando. Tradito dai pastori.

Anche fra i cardinali che lo hanno eletto e sostenuto crescono lo sconcerto e l’allarme, tanto che uno di costoro, fra i più importanti, in uno scontro trapelato sui media, è arrivato ad alzare la voce: “noi ti abbiamo eletto per riformare, non per distruggere tutto!”.

Se assumiamo come criterio di giudizio la fedeltà alla Sacra Scrittura e al magistero costante della Chiesa, dovere primario di ogni pontefice, quello di Bergoglio è probabilmente il papato più disastroso della bimillenaria storia della Chiesa.


Il suo peccato: relativizzare persino Gesù
Camillo Langone - Lun, 12/03/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 03920.html

Cinque anni di dispiaceri. Non è precisamente un giudizio e nemmeno un giudizio negativo, siccome un Papa non viene certo eletto a fini edonistici.

La storia è piena di uomini di Dio sgraditi ai contemporanei, si pensi ai profeti biblici le cui parole dispiacevano a tanti ebrei perché troppo controcorrente. Ma quelle di Francesco I (chiamarlo Francesco e basta mi sembrerebbe sminuire San Francesco d'Assisi) dispiacciono ad alcuni cattolici, me compreso, per il motivo opposto, ossia perché troppo conformiste. «Guai a voi quando tutti parleranno bene di voi»: quando pressoché tutti si misero a parlare bene del nuovo Papa, io, messo sull'avviso dal Discorso della Montagna, cominciai a temere nuove sventure per la Chiesa e il mondo. Cinque anni di dispiaceri: non un giudizio ma una personale constatazione. Non c'è stato anno del presente pontificato che non mi abbia recato due o tre nuove pene spirituali. Per sintetizzare al massimo ho sfrondato il mio cahier de doléance fino a lasciare un solo dispiacere per anno.
Primo anno (quello iniziato il 13 marzo 2013): il terribile «Chi sono io per giudicare?» pronunciato sull'aereo in volo fra il Brasile e Roma, le cinque parole con cui 1,2 miliardi di cattolici perdettero la loro guida morale.
Secondo anno: la nomina di monsignor Galantino a segretario generale della Cei, l'uomo che avrebbe portato in 26.000 parrocchie italiane il verbo dell'immigrazionismo e dell'islamofilia.
Terzo anno: l'enciclica Laudato si', documento che il filosofo cattolico Flavio Cuniberto ha definito «un vero programma rivoluzionario nel senso più giacobino della parola: un programma post-cristiano».
Quarto anno: l'esortazione apostolica Amoris laetitia, testo relativista che aggredisce le parole assolute pronunciate da Cristo sull'indissolubilità del matrimonio (Matteo 19).

Il capo dei gesuiti ebbe in seguito coerentemente a dire che al tempo di Gesù non c'era il registratore: dunque il Vangelo non è vero e chi insiste a crederlo è un sorpassato...
Quinto anno (quello che si conclude domani): la morte del cardinal Caffarra forse di crepacuore, certamente nel dolore di non essere mai più stato ricevuto dal Papa (che nel frattempo riceveva allegramente Emma Bonino) dopo aver firmato i Dubia, le domande sulla giusta interpretazione da dare all'ambiguissima, maliziosissima Amoris laetitia.

Ben poco misericordiosi, per un credente, questi cinque anni.





Benedetto XVI, Francesco e il giallo della lettera
Riccardo Cascioli

http://www.lanuovabq.it/it/benedetto-xv ... la-lettera

La lettera del Papa emerito a sostegno di Francesco si è rivelata in realtà un'operazione mediatica gestita dal prefetto della Segreteria per le comunicazioni, monsignor Viganò (con la complicità della casta dei vaticanisti), subito smascherata.

Se questo è il “dominus” della comunicazione in Vaticano, allora è bene che papa Francesco cominci a preoccuparsi seriamente. Stiamo ovviamente parlando di monsignor Dario Edoardo Viganò, potente prefetto della Segreteria per la Comunicazione, colui che sta rivoltando come un calzino tutti i media della Santa Sede per farne una efficientissima macchina da guerra con più bocche da fuoco concentrate sullo stesso obiettivo.

Ebbene, per il quinto anniversario del pontificato di Francesco, monsignor Viganò aveva preparato un grande colpo di scena: una lettera di Benedetto XVI che esalta la profondità teologica di Francesco e ne sottolinea la continuità con il suo pontificato. In effetti il colpo era riuscito: ieri tutti i giornali riportavano con grande risalto la notizia di Benedetto XVI che bacchettava i detrattori di papa Bergoglio. La lettera veniva presentata da Vatican News (il nuovo portale vaticano creato da monsignor Viganò) come un «contributo» che Benedetto XVI «ha voluto dare» per testimoniare l’«unitarietà interiore spirituale dei due pontificati». Si tratta di una lettera, dice sempre Vatican News, ricevuta da monsignor Viganò in occasione della presentazione della collana ‘La Teologia di Papa Francesco’, 11 volumetti editi dalla Libreria Editrice Vaticana (LEV), in cui diversi teologi di ogni parte del mondo interpretano le linee teologiche di questo pontificato.

Nel corso della conferenza stampa Viganò ha letto i passaggi centrali di questa lettera, che hanno indubbiamente colpito: «Plaudo a questa iniziativa – scrive Benedetto XVI - che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi». E poi ancora: «I piccoli volumi mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento».

Tanto è bastato per scatenare l’entusiasmo dei giornali laici e dei soliti ”guardiani della rivoluzione”, con punte di trionfalismo come per i tweet di padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, che ovviamente non ha perso l’occasione per irridere ancora una volta i cardinali dei Dubia.

In effetti in tanti hanno notato la singolarità del messaggio sia per lo stile – così diverso da altri interventi del Papa emerito - sia per i contenuti, anche se dalla portata molto meno sconvolgente di quanto si sia fatto credere.

Ma ecco che ieri, il blog di Sandro Magister pubblica la lettera integrale di Benedetto XVI (mai apparsa su Vatican News) e allora si capisce che monsignor Viganò aveva nascosto due particolari decisivi, in grado di capovolgere il significato della lettera: il primo, riguarda le circostanze del messaggio: la lettera è datata 7 febbraio (oltre un mese fa) e papa Benedetto sta rispondendo a monsignor Viganò che il precedente 12 gennaio gli aveva inviato gli 11 volumetti chiedendogli un contributo teologico. Si tratta dunque di una lettera di cortesia che niente ha a che vedere con la volontà di dire la sua a sostegno di Francesco nel quinto anniversario del suo pontificato.

Ma il secondo particolare è ancora più stupefacente: Viganò infatti ha citato due capoversi della lettera tralasciando il terzo che viene subito dopo e che, riferendosi proprio agli 11 volumetti ricevuti, dice così:

«Tuttavia non mi sento di scrivere su di essi una breve e densa pagina teologica perché in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti».

Riassunto: Viganò scrive a Benedetto XVI per strappargli una «densa pagina teologica» da inserire come trofeo a presentazione della collana. E il papa emerito, con il suo stile umile e vagamente ironico, gli manda a dire che «No, grazie. Molto gentile, ma ho cose più importanti da fare che leggere questi contributi (che solo dall’indice non devono essere sembrati particolarmente attraenti) e scrivere un saggio a mia volta». Una porta chiusa in faccia dunque, che Viganò ha comunque cercato di usare secondo lo scopo originario.

In effetti le frasi da lui citate in conferenza stampa danno apparentemente un’impressione di forte sostegno al pontificato di Francesco da parte di Ratzinger, ma quasi sicuramente se potessimo leggere la lettera che monsignor Viganò ha inviato a Benedetto il 12 gennaio ne capiremmo meglio il senso. In questi casi infatti è abbastanza usuale che l’interpellato risponda cortesemente riprendendo frasi e concetti del suo interlocutore.

In ogni caso, quali che siano le dichiarazioni ufficiali, che la discontinuità del pontificato di Francesco rispetto al predecessore vada oltre stile e temperamento solo un cieco può non notarlo, come direbbe il compianto cardinale Carlo Caffarra. Non è comunque questa la sede per sviluppare questo giudizio.

Qui si vuole notare invece la goffaggine e l’idiozia di certe operazioni mediatiche: sicuramente i grandi media non si correggeranno e lasceranno nei loro lettori ed ascoltatori la sensazione di un papa Benedetto testimonial di papa Francesco. A loro oggi va bene così. Ma resta il fatto che ora i giornalisti che si occupano di Chiesa sanno di avere a che fare con un responsabile della comunicazione vaticana che non si fa scrupoli nel manipolare le informazioni pur di ottenere l’effetto mediatico voluto. E questo potrà creare molti imbarazzi, al Papa e alla Chiesa.

P.S.:
Caro Cascioli, ti segnalo un particolare in più, nella vicenda della lettera di Benedetto XVI. Io alla presentazione dei libretti sulla teologia di papa Francesco c'ero. E c'erano con me una ventina di altri vaticanisti. Ebbene, Viganò la lettera l'ha letta tutta, mentre contemporaneamente veniva distribuito il comunicato stampa che includeva tra virgolette solo i due paragrafi che hanno prodotto il risultato che sappiamo.
Il giorno dopo ho cercato di vedere se era stato pubblicato da qualche parte il testo integrale della lettera. Invano. E allora mi sono detto: Basta! Ho ricuperato la videoregistrazione della performance di Viganò e da lì, dalla sua viva voce, ho trascritto il testo completo della lettera.
Quindi almeno una ventina di vaticanisti avevano udito con le loro orecchie tutto quello c'era scritto nella lettera di Benedetto XVI, eppure l'effetto è stato quello che sappiamo. Non è stata una pagina brillante per la professione. E la colpa non è stata solo di Viganò.
Ciao!

Sandro Magister



IL VATICANO HA AMMESSO DI AVER ALTERATO LA FOTO DELLA LETTERA DI PAPA BENEDETTO
Sabino Paciolla

Foto lettera Papa Benedetto XVI a Papa Franceco su libri

http://www.sabinopaciolla.com/il-vatica ... g.comments


Foto: servizio del Vaticano

L’Associated Press riporta che il Vaticano ha ammesso oggi, mercoledì 14 marzo, di aver alterato una foto inviata ai media di una lettera del papa emerito Benedetto XVI scritta a proposito di Papa Francesco. La manipolazione ha cambiato il significato dell’immagine in un modo che ha violato gli standard del settore del fotogiornalismo.

Riprendo l’articolo di Nicole Winfield pubblicato oggi su Associated Press news (qui), nella mia traduzione. La stessa notizia è rilanciata dal Catholic Herald (qui) e da CNA (qui).

Ecco l’articolo dell’Associated Press.

L’ufficio delle comunicazioni del vaticano ha rilasciato la foto della lettera lunedì alla vigilia dell’anniversario quinquennale di Francesco. La lettera è stata citata da monsignor Dario Viganò, capo delle comunicazioni, per confutare i critici di Francesco che mettono in discussione il suo peso teologico e filosofico e dicono che (Francesco, ndr) rappresenta una rottura con l’impostazione dottrinale del papato di Benedetto.

Nella parte della lettera che è leggibile nella foto, Benedetto ha elogiato una nuova collana di libri sulla teologia di Francesco come prova dello “stolto pregiudizio” dei suoi critici. Il progetto del libro, ha scritto Benedetto, “aiuta a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, con tutte le differenze di stile e temperamento”.

Il Vaticano ha ammesso mercoledì di aver sfuocato le due righe finali della prima pagina dove Benedetto comincia a spiegare che in realtà non ha letto i libri in questione. (Benedetto, ndr) Scrive che non può contribuire alla valutazione teologica di Francesco come richiesto da Viganò perché ha altri progetti da fare.

Un portavoce vaticano, parlando sotto la condizione di anonimato, non ha spiegato perché la Santa Sede abbia sfuocato le linee se non per dire che non intendeva che la lettera fosse completamente rilasciata. Tutta la seconda pagina della lettera, infatti, è coperta nella foto da una pila di libri, con appena visibile la piccola firma di Benedetto, per dimostrarne l’autenticità.

Il contenuto mancante ha alterato in modo significativo il significato delle citazioni che il Vaticano ha scelto di evidenziare, che sono state ampiamente raccolte dai media. Quelle citazioni suggerivano che Benedetto aveva letto i volumi, ne era d’accordo ed ne aveva dato piena approvazione e valutazione. La sistemazione della foto è significativa perché i mezzi di informazione si affidano ai fotografi vaticani per le immagini del papa in eventi che sono altrimenti chiusi ai media indipendenti.

Viganò ha letto le parti della lettera durante una conferenza stampa di lancio della collana, comprese le linee sfocate. Un giornalista che ha partecipato alla presentazione, Sandro Magister, ha trascritto i commenti di Viganò e li ha pubblicati sul suo blog. Ma Viganò non ha letto tutta la lettera. Il Vaticano non ha risposto alla richiesta di vedere il testo completo.

La maggior parte dei media indipendenti, tra cui The Associated Press, seguono standard rigorosi che vietano la manipolazione digitale delle foto.

“Nessun elemento deve essere aggiunto o sottratto digitalmente da una fotografia”, leggere le norme AP, che sono considerate lo standard industriale tra le agenzie di stampa.

Viganò dirige il nuovo Segretariato Vaticano per le Comunicazioni, che ha portato tutti i media vaticani sotto un unico ombrello nel tentativo di ridurre i costi e migliorare l’efficienza, come parte degli sforzi di riforma di Francesco. Il recente messaggio dell’ufficio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali della Chiesa ha denunciato “notizie false” come male ed ha esortato i media a cercare la verità.
Mons. Viganò
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » lun mar 19, 2018 1:59 pm

LA VERGOGNOSA CENSURA VATICANA SUI PASSI DELLA LETTERA DI BENEDETTO XVI CHE DEMOLISCONO LA TEOLOGIA PRO-BERGOGLIO. CON UNA RIVELAZIONE: LA PAROLINA PASSATA INOSSERVATA CI DICE CHE BENEDETTO È ANCORA PAPA
Antonio Socci
Da “Libero”, 18 marzo 2018

https://www.antoniosocci.com/la-vergogn ... -benedetto

Perfino il “New York Times” ha scritto venerdì che questo pontificato può rivelarsi “un disastro” per la Chiesa.

In effetti lo è già, come conferma la figuraccia planetaria del Vaticano: ieri Bergoglio è stato costretto a far pubblicare integralmente la lettera di Benedetto XVI, compresi i passi polemici che maldestramente oltretevere avevano omesso (li vedremo poi).

Ma perché sembra che le cose stiano precipitando? Con il crollo del grande sponsor imperiale di Bergoglio (l’amministrazione Obama/Clinton) e col consolidarsi di Trump, è venuta meno la legittimazione geopolitica in cui è nato questo pontificato.

Da qui la spasmodica corsa di Bergoglio e della sua corte a puntellare la sgangherata stagione sudamericana – troppo esposta a sinistra – cercando nuovi appoggi (perfino nella Russia di Putin, senza tanto successo).

CERCA LEGITTIMAZIONE

Ma soprattutto Bergoglio ora cerca maldestramente legittimazione proprio da quella Chiesa wojtyliana e ratzingeriana che lui e la sua corte per cinque anni hanno bombardato con tutta l’artiglieria polemica.

Ieri è corso addirittura a Pietrelcina e San Giovanni Rotondo, a omaggiare il santo più tradizionale (per dirla con le sue categorie: il più rigido e conservatore), il più lontano da lui: padre Pio (mentre continua a perseguitare i suoi figli spirituali, i Francescani dell’Immacolata).

Tempo fa ha reso omaggio a Lutero e a Fidel Castro. Ieri a padre Pio: fa ciò che la convenienza politica del momento detta (e proprio nei giorni in cui consegna la chiesa cinese perseguitata al regime comunista).

Crede così di recuperare i consensi perduti. Anche per i recenti e irrisolti problemi ricordati dal “New York Times”: il caso del vescovo cileno emerso durante il recente viaggio di Bergoglio e le polemiche che hanno investito “uno dei suoi principali consiglieri, il cardinale honduregno Óscar Maradiaga”.

Ma il problema maggiore è lo sbandamento in cui ha gettato fedeli, parroci e vescovi in tutto il mondo.

Così pochi giorni fa il Vaticano ha tentato il colpaccio cercando di “usare” la grande autorevolezza di Benedetto XVI per legittimare un papato che fa acqua da ogni parte.

Solo che ne è venuto fuori un pastrocchio planetario. Un colossale autogol.

COSE MAI VISTE

Riassumo i fatti: il prefetto della segreteria per la comunicazione di Bergoglio, mons. Viganò, scrive il 12 gennaio a Benedetto XVI chiedendogli di scrivere una “breve e densa pagina teologica” a commento di undici libretti di vari autori elogiativi della dottrina di Bergoglio.

Passa un mese (si possono immaginare le pressioni) e il 7 febbraio Benedetto XVI gli risponde di no con una lettera “riservata” e “personale”.

Ma Viganò (a nome del Vaticano), un mese dopo, il 12 marzo, alla vigilia dell’anniversario dell’elezione di Bergoglio, rende noti alcuni passaggi estrapolati di quella lettera: “al grande pubblico” scrive Sandro Magister “essa è arrivata come se fosse una sorta di ‘voto’, più che buono, dato da Benedetto al suo successore, al termine del suo primo quinquennio. A favorire questa interpretazione è stato anche il comunicato stampa diffuso per l’occasione dallo stesso Viganò, che citava della lettera solo il secondo e il terzo capoverso”.

Solo dopo si è scoperto che c’era un altro paragrafo dove Benedetto XVI – appunto – rispondeva che non aveva tempo per leggere quei libretti, neanche in futuro, perché aveva altro da fare. E che non avrebbe scritto la cartella richiesta.

L’altroieri è emerso pure che “l’inizio di questo paragrafo era stato artificiosamente reso illeggibile nella foto della lettera diffusa dalla segreteria di Viganò” (Magister).

Infine ieri si è saputo che nella lettera di Benedetto c’era un ulteriore paragrafo “che Viganò s’è guardato dal leggere in pubblico e s’è premurato di coprire ben bene, nella foto, con gli undici libretti sulla teologia di papa Francesco” (Magister).

INDIGNAZIONE

In questo paragrafo Benedetto spiegava perché si rifiutava di scrivere quella cartella. E sono queste righe esplosive:

“Solo a margine vorrei annotare la mia sorpresa per il fatto che tra gli autori figuri anche il professor Hünermann, che durante il mio pontificato si è messo in luce per avere capeggiato iniziative anti-papali. Egli partecipò in misura rilevante al rilascio della ‘Kölner Erklärimg’, che, in relazione all’enciclica ‘Veritatis splendor’, attaccò in modo virulento l’autorità magisteriale del Papa specialmente su questioni di teologia morale. Anche la ‘Europäische Theologengesellschaft’, che egli fondò, inizialmente da lui fu pensata come un’organizzazione in opposizione al magistero papale. In seguito, il sentire ecclesiale di molti teologi ha impedito quest’orientamento, rendendo quell’organizzazione un normale strumento d’incontro fra teologi. Sono certo che avrà comprensione per il mio diniego e La saluto cordialmente”.

Come si può notare non c’è solo il sarcasmo del primo brano omesso, dove si rifiuta di leggere i libretti e di scriverne perché ha altro fare. Qui c’è anche la mite indignazione di un uomo di Dio che subisce un affronto.

Oltretutto quell’Hünermann era arrivato a dichiarare che la “pietra miliare” lasciata da Benedetto XVI nella Chiesa era stata “il fatto di ritirarsi”.

Dunque hanno chiamato a esaltare Bergoglio un teologo che si era schierato pubblicamente contro Benedetto XVI, “un teologo fondatore di un’organizzazione contraria apertamente al magistero pontificio” (Badilla).

Basta questo per capire quale “continuità” ci sia fra il pontificato di Bergoglio e quello dei predecessori.

Il passo polemico di Benedetto XVI fa anche capire come vanno lette le parole che il Vaticano aveva sbandierato come appoggio a Bergoglio. Dove sembrava elogiare lo scopo di questi libretti di “opporsi allo stolto pregiudizio” su Bergoglio e mostrarne “la profonda formazione filosofica e teologica”.

Erano parole di cortesia con cui Benedetto probabilmente riprendeva le espressioni della lettera di Viganò, ma rilette alla luce dei passi omessi assumono tutt’altra luce: sottolineano un colossale problema, non una continuità.

È ANCORA PAPA

Proprio alla parola “continuità” – evidentemente suggerita nella lettera di Viganò del 12 gennaio – Benedetto XVI infatti ha aggiunto una parolina: “interiore”. Si noti la stranezza di quel concetto: “continuità interiore tra i due pontificati”.

Anzitutto fa pensare che non si veda una continuità esteriore negli atti e negli insegnamenti.

Ma poi con quella parola richiama una pagina cruciale del suo ultimo libro, “Ultime conversazioni”, nella quale Benedetto spiega che – anche dopo la rinuncia – egli continua ad essere papa usando la metafora del padre: “Anche un padre (che) smette di fare il padre non cessa di esserlo, ma lascia le responsabilità concrete. Continua ad essere padre in un senso più profondo, più intimo, con un rapporto e una responsabilità particolari”.

Ed ancora: “il papa… se si dimette, mantiene la responsabilità che ha assunto in un senso interiore, non nella funzione”.

Ecco da dove viene quella parola. Con essa Benedetto conferma l’esplosiva conferenza tenuta dal suo segretario, mons. Georg Gaenswein, alla Gregoriana, nella quale affermava – fra l’altro – che “dall’11 febbraio 2013 il ministero papale non è più quello di prima… Benedetto XVI (lo) ha profondamente e durevolmente trasformato nel suo pontificato d’eccezione. Prima e dopo le sue dimissioni” proseguiva Gaenswein “Benedetto ha inteso e intende il suo compito come partecipazione a un tale ‘ministero petrino’. Egli ha lasciato il Soglio pontificio e tuttavia, con il passo dell’11 febbraio 2013, non ha affatto abbandonato questo ministero. Egli ha invece integrato l’ufficio personale con una dimensione collegiale e sinodale, quasi un ministero in comune”.
La corte bergogliana si scagliò contro questa idea di “ministero in comune”, ma oggi Benedetto gliel’ha sottilmente mostrata in atto con quell’espressione che non hanno capito e che dice che Benedetto è ancora papa. Il mistero continua.
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » sab giu 23, 2018 6:51 am

La crisi del Consiglio di Bergoglio. Tre cardinali fanno discutere
Giuseppe Aloisi - Mer, 23/05/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 31061.html

Bergoglio, all'inizio del suo pontificato, ha costituito il C9. Un minidirettorio che doveva rivoluzionare la Chiesa. Le vicende di tre cardinali, però, fanno discutere

Il C9, il minidirettorio di cardinali voluto da Papa Bergoglio per riformare la Curia, sembra avere qualche problema.

Tre dei porporati chiamati a rivoluzionare la Chiesa, infatti, hanno fatto parlare di sè.

Il cardinale australiano George Pell, come i lettori ricorderanno, è impegnato a difendersi in un processo in Australia. Le accuse non sono state chiarite del tutto, ma è noto che riguardano abusi ai danni di minori. Il porporato australiano sarebbe responsabile di aver "coperto" episodi relativi ad abusi sessuali. Nello stesso tempo, Pell sarebbe il diretto autore di altri reati sessuali. Il tutto è sottoposto al vaglio della magistratura australiana. Il cardinale in questione è il prefetto della Segreteria per l'Economia. Si tratta della più alta carica vaticana mai coinvolta in accuse di questo tipo. C'è da dire che Pell continua a dichiararsi innocente e che molte accuse sarebbero cadute nelle fasi preliminari del processo.

Il C9, secondo la visione del pontefice argentino, doveva "governare la Chiesa universale". Gli "antibergogliani" fanno spesso notare, però, che le riforme promesse non sono state portate a termine. Prescindendo dalle vicende personali dei porporati che compongono l'organo assembleare, è il presunto immobilismo in materia di riforme a essere contestato. Poi c'è il caso di Andrés Rodríguez Maradiaga. Il cardinale, che è considerato tra quelli più vicini a Papa Francesco, è il coordinatore del minidirettorio cardinalizio. Come ricorda Sandro Magister nel suo blog de L'Espresso, il vertice del C9 ha delle "imputazioni" che sono sul tavolo di Bergoglio da un anno. Maradiaga sarebbe accusato per alcuni investimenti milionari in società londinesi, che poi sarebbero scomparse nel nulla. Movimenti che sarebbero considerati "sospetti". Alcune accuse sono arrivate da Martha Alegria Reichmann, moglie del Decano del Copo Diplomatico Vaticano:"Ci ha tradito", "ci ha distrutto". Il Papa avrebbe telefonato al suo braccio destro per dichiararsi dispiaciuto per "quanto ti hanno fatto". Il Vaticano, insomma, sembrerebbe rimanere dalla parte del cardinale originario dell'Honduras.

Non è finita qui. Il cardinale Errazurìz, un altro membro del C9, sarebbe in qualche modo coinvolto nel caos che sta sconvolgendo la Chiesa cilena. "Fu il cardinale Errázuriz, nel 2014 - scrive sempre Sandro Magister sul suo blog - a sconsigliare papa Francesco dall'immettere Juan Carlos Cruz, principale vittima e accusatore di Barros, nella neonata pontificia commissione per la protezione dei minori. E Francesco assentì di buon grado, essendo lui stesso arciconvinto dell'innocenza di Barros e della falsità di quelle che definiva "calunnie"". Bergoglio, dopo il suo ritorno dal viaggio in Cile, ha sottolineato come alla base degli "errori di valutazione" ci fosse la mancanza di "informazioni veritiere ed equilibrate". Errazurìz potrebbe essere uno dei responsabili di questa mancanza. Si vocifera che dopo le dimissioni in blocco dell'episcopato cileno, qualcuno starebbe aspettando quelle di questo cardinale. Il C9, insomma, potrebbe presto trasformarsi in un "C6".
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » ven gen 18, 2019 9:42 pm

"C'è un complotto in Vaticano per far dimettere papa Bergoglio"
Giuseppe Aloisi - Ven, 18/01/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 30864.html

Aria di complotto in Vaticano? Per il cardinale Walter Kasper i nemici del papa stanno cercando di creare le condizioni per arrivare a un "nuovo Conclave"

Voci di complotto in Vaticano. Il pontificato di papa Francesco e i cattolici conservatori è finita da un pezzo.

Quasi nessuno, dalle parti dei tradizionalisti, è solito affermare qualcosa di positivo sull'operato del Santo Padre. Cinque anni fa, si parlava di "continuità dottrinale" con Benedetto XVI. Adesso quella posizione è scomparsa dai radar. E qualcuno ha iniziato persino a parlare di una volontà - questo presunto complotto - tesa a far sì che Bergoglio, come ha fatto il suo predecessore, questo di sicuro sarebbe un atto in continuità, decida di scendere dalla barca di Pietro.

Lo abbiamo raccontato in questi giorni: il cardinale Walter Kasper, teologo progressista, molto lontano dalle posizioni dottrinali di Joseph Ratzinger e molto vicino a quelle del pontefice argentino, ha dichiarato, come riportato pure su Repubblica, che i "nemici di Francesco" stanno lavorando per arrivare a un nuovo Conclave: "C'è gente - ha detto - che semplicemente non ama questo pontificato". E ancora: "Vogliono che finisca il prima possibile in modo di arrivare a un nuovo Conclave. Vogliono - ha continuato - anche che (questo "nuovo Conclave", ndr) si riveli a loro favorevole, così da avere un esito in linea con le loro idee".

Il cardinale tedesco non solo non ha celato l'esistenza di un fronte anti - Bergoglio, che è evidente ai più, ma ha avanzato un'accusa diretta a chi starebbe cercando di creare le condizioni affinché il vescovo di Roma si faccia da parte. Attenzione: non è la prima volta che viene fatta una dichiarazione del genere. Il cardinale Mueller, in tempi non sospetti, aveva svelato un retroscena: una parte di Chiesa cattolica, dopo la "cacciata" dalla prefettura della Congregazione della Dottrina della Fede, lo avrebbe voluto a capo di un' opposizione interna. Ma il ratzingeriano, com'era ovvio che fosse, ha declinato l'invito.

Walter Kasper non si è limitato a gettare il sasso nello stagno: gli avversari di Francesco starebbero utilizzando gli scandali legati agli abusi ai danni di minori per mettere in discussione l'intero pontificato. In questo modo, insomma, si farebbe un doppio torto: uno alle vittime degli abusi, che vedrebbero la verità sugli episodi allontanarsi irremedialmente, e uno al vertice della Chiesa cattolica, che verrebbe tirato in balla come una sorta di capro espiatorio in maniera del tutto strumentale. Per il porporato bergogliano è in atto un "abuso degli abusi".

L'alto prelato non ha fatto nomi in riferimento al presunto complotto. É lecito pensare, però, che quando Kasper chiama in causa gli avversari interni all'ex arcivescovo di Buenos Aires si riferisca a chi, specie nell'ultimo anno, ha attaccato il papa per la gestione del caso dell'ex cardinal McCarrick, quello che il pontefice ha "sporporato", per le bufere che hanno travolto almeno tre episcopati: quello americano, quello australiano e quello cileno.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: El Papa creistian, catołego roman, no lè Cristo

Messaggioda Berto » ven mag 03, 2019 7:00 am

"La dottrina del Papa è eretica". La nuova lettera anti Bergoglio
Giuseppe Aloisi - Mar, 30/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 86993.html

Venti persone, tra studiosi e sacerdoti, hanno accusato papa Francesco di eresia tramite una lettera. Rapporto con l'islam e dottrina della famiglia tra le questioni discusse

Proprio mentre papa Francesco è impegnato nella fase finale della riforma della Costituzione apostolica, sono arrivate nuove accuse d'eresia.

Questa volta a muoverle, stando a quanto riportato su Lifesitenews, sono venti persone, tra sacerdoti e studiosi. Gli stessi che hanno optato per procedere in una direzione che un po', in questi sei anni di pontificato dell'argentino, abbiamo imparato a conoscere. Il mezzo scelto, infatti, è sempre lo stesso: una lettera. Le prime righe che la fonte citata riporta sono tutte un programma: "Prendiamo questa misura - si legge - come ultima risorsa per rispondere al danno accumulato causato dalle parole e dalle azioni di Papa Francesco per diversi anni, che hanno dato origine a una delle peggiori crisi nella storia della Chiesa cattolica".

Questo rischia di essere il terzo episodio, in ordine di tempo, a suscitare particolare scalpore in ambienti vaticani e non. I primi a fare domande erano stati i cardinali dei cinque dubia su Amoris Laetitia, quindi sull'apertura dottrinale in materia di concessione di un sacramento ai divorziati risposati. Poi era stato il turno della Correzione filiale. Il Santo Padre, insomma, dovrebbe averci fatto il callo. Questa volta, a sottoscrivere il testo, pare siano soprattutto uomini di cultura. Citando quello che si apprende sempre su Lifesitenews, si ha notizia di come a firmare siano stati, tra gli altri, personalità come "padre Thomas Crean, p. John Hunwicke, il professor John Rist, la dott.ssa Anna Silvas, il professor Claudio Pierantoni, il dott. Peter Kwasniewski e il dott. John Lamont".

Sembra essere stata abbandonata la narrativa dell'eventuale errore. Bergoglio, insomma, sbaglierebbe sì, ma con contezza. Ma quali sono le accuse che vengono inoltrate? C'è, anzitutto, un rincarare la dose, per così dire, sulla esortazione apostolica citata, quella che è stata interessata dalle domande di Caffarra, Meisner, Burke e Brandmueller, ma c'è anche una critica riferita al fatto che Jorge Mario Bergoglio tenderebbe a equiparare le confessioni religiose, quando si tratta, per esempio, di dialogare con l'islam.

Parziale distorsione della dottrina sulla famiglia e attribuzione gerarchica paritaria concessa alle altre confessioni religiose, con conseguente svilimento del primato del cristianesimo, costituiscono il fulcro di queste rimostranze. Poi c'è una curiosità, pure politica, che riguarda da vicino il Belpaese. Nell'elencazione dei laici e degli ecclesiastici ritenuti vicini alle posizioni del pontefice argentino, quindi presumibilmente in errore o al di fuori del cattolicesimo tout court secondo l'opinione di coloro che la lista l'hanno stilata, sul portale pro life viene fatto il nome di Emma Bonino, che papa Francesco aveva definito una dei "grandi d'Italia".

C'è, d'altro canto, un "grazie" a quelli che in questi anni sono stati definiti "tradizionalisti". Quegli ecclesiastici che, per coloro che hanno firmato le venti pagine in questione, hanno tutelato e garantito la continuità della dottrina e della tradizione. Aprire una procedura interna per eresia, però, è un fatto complesso e non spetta certo ai firmatari. Ne hanno consapevolezza e lo scrivono, ma è almeno la terza volta che, in modo più o meno indiretto, il papa viene chiamato in causa da gruppi composti da cattolici per presunti errori dottrinali. In alcuni casi, certe proposizioni rientrerebbero nella fattispecie propria dell'eresia.
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