Ƚi cristian catoƚego-(romani ?)

Re: Ƚi cristian catoƚego-(romani ?)

Messaggioda Berto » lun giu 22, 2015 11:07 am

??? Xeło mato - xełi mati ???

??? « La nuova primavera coranica, alla quale stiamo assistendo in questi anni, è una benedizione per il mondo: anche, e soprattutto, per le altre due fedi abramiche. La Modernità occidentale ha provocato un dilagare dell’agnosticismo e dell’ateismo che peraltro ha messo in crisi la fede in Dio, ma non ha affatto debellato forme di paganesimo che sono risorte (…) I credenti nel Dio di Abramo di tutto il mondo non possono che salutare nel rinascimento musulmano -al di là dei fenomeni politici che lo accompagnano ma che restano solo equivocamente collegati a esso- una riscossa della fede che solo alcuni lustri or sono era insperabile. (…) I fedeli non possono che guardare con speranza e fiducia a ogni luogo nel quale si adori e si preghi Iddio onnipotente, Creatore del Cielo e della Terra, e si rinsaldi giorno per giorno il patto che Egli ha stipulato con Abramo e al quale è rimasto fedele. Il Dio di Abramo, di Mosè, di Gesù e di Muhammad. » ???



Franco Cardini: tornare al dialogo tra Islam e Occidente

http://www.gazzettadellaspezia.it/index ... emid=10004

Lo storico e saggista Franco Cardini ha affascinato, nella sua giornata spezzina organizzata dall'Associazione Culturale Mediterraneo, gli studenti del Liceo Scientifico, che ha incontrato al mattino al cinema Don Bosco, e la folta platea dell'Urban Center, dove, nel pomeriggio, ha presentato il suo libro "Istanbul".

Al mattino il tema dell'incontro era "L'Islam tra terrorismo e democrazia. La sfida del dialogo". Per Cardini il fenomeno del terrorismo si spiega così: "La politica è in crisi, qualcuno, in Occidente, ha scoperto l'Islam: ma sono poche decine di migliaia di persone, con cui non si fa un esercito". L'esercito, semmai, "si fa con quello iracheno, sopravvissuto al crollo di Saddam Hussein". Lo storico fiorentino ha messo in luce le grandi responsabilità dell'Occidente in quanto sta accadendo: "Le radici dell'oggi stanno nel passato, la prima guerra mondiale è all'origine di tutti i mali, ha portato alla seconda e alla crisi in Oriente, causata dalla cancellazione dell'Impero ottomano e dal sistema coloniale: il comportamento di Francia e Gran Bretagna ha portato a far sì che, da allora, il mondo arabo non si fidi più dell'Occidente".

Gli errori dell'Occidente sono proseguiti fino ai nostri giorni, dalla "nascita degli Emirati e dell'Arabia Saudita, creazioni della Gran Bretagna, che oggi finanziano i terroristi, fino alla guerra all'Iraq, "che non aveva armi di distruzione di massa, e la cui disintegrazione porta armi e uomini al qaedismo". Ma la responsabilità più importante, secondo Cardini, è "la concentrazione della ricchezza nelle multinazionali: alla domanda 'perché si scappa dall'Africa' si può rispondere solo spiegando il furto continuo che noi facciamo". Bisogna, ha concluso Cardini, "interrompere la concentrazione della ricchezza in poche mani: la religione non c'entra nulla, non ci sono guerre di religione ma guerre per il potere economico e politico, che hanno un'apparenza religiosa". Servirebbero, "per tornare al dialogo", "l'Onu, un governo mondiale e l'Europa politica", ma "non se ne vedono le condizioni".

Al pomeriggio Cardini ha parlato non solo di Istanbul, ma anche di Gerusalemme, oggetto di un suo libro precedente: "Gerusalemme è una città tragica, che ti sconvolge, Istanbul ti dà il senso dell'armonia... La cifra di Gerusalemme è la sopraffazione reciproca, quella di Istanbul è la convivenza reciproca, la connessione tra Europa, Asia e Africa: Istanbul poteva essere il luogo dell'Europasiafrica pacificata, ma il progetto saltò per responsabilità di francesi, britannici e russi". L'analogia tra le due città vale per l'oggi: "Israele sta ebraicizzando Gerusalemme, la sua parte storica è araba, ma è assediata dalla parte moderna... Così sta facendo Erdogan in Turchia, il centro storico bizantino e europeizzato, simbolo della convivenza, è assediato dai moderni grattacieli realizzati con capitali arabi sauditi, simbolo di un Paese a cui l'Europa non interessa più".


http://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Cardini

« La nuova primavera coranica, alla quale stiamo assistendo in questi anni, è una benedizione per il mondo: anche, e soprattutto, per le altre due fedi abramiche. La Modernità occidentale ha provocato un dilagare dell’agnosticismo e dell’ateismo che peraltro ha messo in crisi la fede in Dio, ma non ha affatto debellato forme di paganesimo che sono risorte (…) I credenti nel Dio di Abramo di tutto il mondo non possono che salutare nel rinascimento musulmano -al di là dei fenomeni politici che lo accompagnano ma che restano solo equivocamente collegati a esso- una riscossa della fede che solo alcuni lustri or sono era insperabile. (…) I fedeli non possono che guardare con speranza e fiducia a ogni luogo nel quale si adori e si preghi Iddio onnipotente, Creatore del Cielo e della Terra, e si rinsaldi giorno per giorno il patto che Egli ha stipulato con Abramo e al quale è rimasto fedele. Il Dio di Abramo, di Mosè, di Gesù e di Muhammad. »

(dalla prefazione a Il Corano curato da Hamza Piccardo, Newton & Compton, 2003)

« So che il mio, in questa sede e in questo contesto, è un difficile compito. Cattolico, tradizionalista, uomo d'ordine e di forte senso dello Stato, potrei forse ancora dirmi “di destra”. Da anni non mi considero né mi autoqualifico più in tal modo: ma vedo che così continuano a etichettarmi; confesso che la cosa mi secca un po', tuttavia lascio correre. Ma la mia tensione verso la giustizia sociale e il mio convinto europeismo m'impediscono di provar la minima simpatia per una destra che ormai ha scelto quasi all'unanimità il liberismo e l'atlantismo più sfrenati e che sovente ostenta anche un filocattolicesimo peloso, strumentale, palesando di ritener la Chiesa cattolica solo un baluardo dell'ordine costituito (l'“ordine” di lorsignori) e del benpensantismo conformista. »
(dal sito ufficiale di Franco Cardini)
« La Cultura è la capacità di mettersi in discussione »



Cardini: siamo in guerra, ma contro chi?
09/01/2015 "Lo scontro di civiltà", spiega lo studioso, che insegna anche a Parigi, "non ci aiuta a capire questo conflitto senza fronti definiti come nelle Guerre Mondiali. Anche perché il mondo islamico non è un monolite, ma è estremamente diviso e frazionato"
http://www.famigliacristiana.it/articol ... o-chi.aspx

Dalla Parigi colpita al cuore, dove insegna, docente emerito all’Ecole des hautes études, di ritorno da Amman, in Giordania, lo storico Franco Cardini analizza lo sfondo culturale e sociale che c’è dietro la strage al Charlie Hebdo.
Professore, siamo in guerra, come dice Umberto Eco?
“Lo ha detto anche lui? Beh sì, c’è una guerra in corso, come dicono tutti, compreso papa Francesco. Il problema è capire tra chi e contro chi”.
Non è chiaro chi sono i nostri nemici in questo terzo conflitto mondiale non dichiarato? "Non è chiaro per nulla. Sono a Parigi e sto seguendo in diretta su un canale francese gli sviluppi della “traque”, della caccia ai due terroristi che hanno ammazzato barbaramente i redattori del settimanale Charlie Hebdo: sapevo per esperienza, ormai ho una certa età, che questa cosa non promette nulla di buono”.
Ci crede al cosiddetto “clash”, allo scontro di civiltà, come profetizzava Huntington?
“La cosa più semplice e inutile è impostare uno schema alla Fallaci, Occidente contro Islam, buoni contro cattivi. L’islam è un universo quanto mai frammentato in cui convivono gruppi, etnie, comunità, Stati nazione e Stati filoccidentali, espressioni antitetiche. Sciti contro sunniti, Paesi alleati degli Usa come la Giordania e l’Arabia Saudita, Stati terroristici come l’Isis, gruppi terroristici in aperto scontro come Al Qaeda e Isis, Paesi in cui si respira la democrazia, come il Marocco e la Tunisia (???) ed interessanti esperimenti di integrazione complessa con un ponte tra oriente e occidente, come nella Turchia di Erdogan (???). Non c’è più il nemico come al fronte. Contro chi siamo in guerra? Non lo sappiamo”.
Lei crede alla teoria del complotto, come ad esempio Grillo in Italia? La carta di identità lasciata sul cruscotto, la scarpa raccolta per strada, l’auto che sbaglia numerose volte strada e si imbatte nelle pattuglie della polizia…
"L’azione è stata compiuta da due persone che hanno avuto un addestramento militare. Ammazzare a sangue freddo una decina di persone, sparare a un poliziotto inerme, non è cosa di cui sono capaci tutti, serve anche una preparazione mentale; direi che ci sono elementi che fanno pensare all’azione di un gruppetto, di una cellula filoislamica, magari i soli due fratelli franco-algerini con l’ appoggio di qualche basista. La mia idea è che questo sia uno dei tanti gruppi che agiscono dentro la logica dello jihadismo che è un’ideologia che ha una lontana origine religiosa e che in realtà, è un’ideologia di tipo politico. Da questo punto di vista colpire Charlie Hebdo, significa colpire un bersaglio ‘eccellente’ per fare presa, sì ma su chi? Lei cosa risponde?
"Io sono sconvolto, come tutti gli occidentali e gran parte del mondo, e partecipo al cordoglio di quelle vittime, sono solidale con le famiglie dei vignettisti di Charlie Hebdo. Ma sul bavero della giacca scriverei Je ne suis pas Charlie Hebdo, io non sono Charlie Hebdo. La libertà è veramente libertà quando ha dei limiti, quelli del rispetto delle altre persone. Io non sono d’accordo con la grande maggioranza di chi dice che questi hanno sferrato un attacco all’Occidente, alla libertà di stampa: la libertà di stampa è un'alra cosa secondo me. C’è un attacco ai valori occidentali, ma mi domando: i valori occidentali erano quelli rappresentati da Charlie Hebdo? Il sottotitolo del Charlie era: journal (istes) irresponsable, giornale irresponsabile. Io non sono d’accordo, la libertà, concetto volteriano (di cui ho letto qualcosa anch'io) per me è responsabile, finisce quando iniziano i diritti altrui. Se certe vignette sono blasfeme e offendono chi non considera la libertà come una questione prioritaria, se me la prendo con tutte le religioni, sbeffeggio i santi, la Madonna, beh, questa non è libertà, mi devo firmare un passo prima. Ma questo naturalmente non toglie nulla alla sacralità della vita e all’efferatezza di una strage mostruosa”.



LA FASCIO-PAPOLATRIA DI FRANCO CARDINI, DA PERÓN ALLA GNOSI PEDOFILA
di Roberto Dal Bosco
18 luglio

http://www.riscossacristiana.it/la-fasc ... -dal-bosco

Franco Cardini è generalmente considerato un eroe della destra italiana. Nella solenne tripartizione dell’umanità culturale italica (giovane promessa – venerato maestro – solito stronzo) Cardini si dovrebbe ascrivere automaticamente alla categoria «venerato maestro», anche se a pensarci bene non si capisce di che: sedicente «tradizionalista», il docente universitario fiorentino non è nuovo a posizioni aberranti, delle quali però mai nessuno gli ha chiesto di rendere conto. Un privilegio di non poco conto, l’impunità. Di certo non lo garantisce l’inesistente mandarinato del regno culturale destro – che è parimenti inesistente; lo può garantire, di solito, solo il favore della NATO del politicamente corretto, Repubblica, Espresso, Feltrinelli, etc. Si prenda il caso di Saviano, ritenuto bugiardo persino dai giudici, considerato una sòla letteraria persino da Aldo Busi, eppure ancora svettante lassù nell’empireo degli Dei Saputi, dei venerati maestri di cartapesta che infestano le lettere del nostro disgraziato Paese. Dai media debenedettiani, ma anche da quelli agnelliani, bancointesi o vescovili, il nostro Cardini è leccato senza requie alcuna, al punto da poter scrivere un libro sui martiri suicidi islamici con Gad Lerner, nel cui frusto salotto di cazzeggio catodico de L’Infedele – ora finalmente chiuso – al dotto Franco piaceva pontificare, impettito e protetto tra i dentoni sorridenti e le erre mosce dell’amico Gad – quello che, Oriana Fallaci definiva come colui «che cambia ogni poco gabbana, ed ora lecca i piedi a Mao, ora li lecca a Pol Pot, ora a Khomeini. Sicché se capitasse in un convento di monache rischierebbe di uscirne vestito da suora»[1]. Su questa teoria dei leccamenti, l’Oriana ci aveva preso in pieno. Ecco, pur non essendo suoi sostenitori in tutto e per tutto, non possiamo non notare come la Fallaci – a cui il Creatore ha sottratto la visione del teatrino filomaomettano di Lampedusa – è stata un’anima vera di Firenze, una grande fiorentina destinata, a differenza di Cardini, a lasciare un segno perpetuo, nella città e nel mondo intero.

Recentemente molti sono rimasti colpiti da un ultimo, controverso intervento del Cardini, che è parso più scatenato che mai: neanche una settimana fa, il medievista toscano è uscito con un lungo panegirico di Bergoglio e del suo discorso barcaiolo, condendolo con varie incredibili perle che ci danno la possibilità di iniziare a comprendere la putredine dell’humus da cui muove il barbuto barone accademico.

«Un Papa giustizialista, un vescovo socialista… dove andremo a finire?» è il titolo della ricca tirata in questione, uscita sul sito personale di Cardini e poi rimbalzata in altri angoli della rete. Si tratta, agli occhi dello scrivente, di una interessante summa della nuova idolatria papale, unita a cascami odorosamente ammuffiti dell’antico culturame neofascista: è una idolatria papal-fascista, una fasciolatria papista, una fascio-papolatria.

Vogliamo qui dedicarci a vederne vari passaggi per capire quali sono le radici culturali – tossiche, e talvolta non prive di risvolti pornografici e criminali – del Cardini-pensiero, convinti che questo possa essere di qualche utilità per capire la tragedia dell’ideologia neodestra, che è una malattia mostruosa che ammorba il Paese. Essa, di fatto, con le sue fumisterie neopagane o euro-statolatriche, ha bloccato per più di mezzo secolo la creazione di una vero movimento volto a riportare in Italia la legge del Dio vivente. Personalmente, prego perché la Nazione Italiana abbia a liberarsi dai dandy d’accademia, dalle loro indicibili attrazioni per la materia marxista o per la magia nera, dalla loro sterile inconcludenza, dal loro fallimento culturale, spirituale e generazionale. Ricordate, fuori dai testi scientifici, una sola opera degna di nota di Cardini? Un testo-manifesto che vi abbia elettrizzato davvero? Un programma che abbia dato forza al Cattolicesimo nazionale? Una campagna per i valori cristiani ideata da Cardini? Una qualche cosa per cui abbia lottato? Un qualche segno del suo passaggio per la direzione della RAI? Una battuta simpatica? Un’analisi approfondita? Un atto memorabile?

No, davvero, di intellettuali castrati – tutti abbondantemente nutriti al sereno riparo dal mercato dalla grande mammella dell’istruzione statale- ne abbiamo avuti già abbastanza.

Il futuro ha bisogno di ben altri personaggi, ognuno a suo modo con il dito pronto a tirare sul grilletto della Storia: servono sacerdoti consci di poter distribuire il miracolo dell’Eucarestia, servono ragazzi che offrano davvero il proprio cuore all’Intronazione di Cristo, servono operai che ridiano prosperità alle nostre genti, servono donne che facciano almeno 4 o 5 figli, servono organizzazioni che portino a marciare contro l’aborto almeno 40.000 persone, servono credenti di fede incrollabile – di ciascuno di questi cristiani, ora più che mai necessari, con mia fortuna conosco personalmente più di un esempio.

Non abbiamo bisogno di untuosi e vanesi baroni, ma di Cristiani che facciano quello che hanno fatto sin dal primo momento: si diano a Cristo usque ad effusionem sanguinis.


L’alba lampedusana del guénonismo abortista e mondialista

«Papa Francesco è arrivato a Lampedusa esattamente ventisei mesi dopo quell’8 maggio del 2011, la data del tragico naufragio di un barcone di disperati la maggior parte dei quali incontrò la morte appunto in vista delle coste dell’isola considerata la Porta d’Europa da tanti poveri migranti. In ricordo di quelle povere vittime della loro sfortuna e della violenza e dell’egoismo altrui (si parla ormai di circa 20.000 vittime), il primo gesto del pontefice giunto pellegrino e penitente a rendere omaggio agli “Ultimi della terra”» pare di leggere un qualche ciclostilato di una ONLUS di protezione degli immigrati, invece l’incipit dell’articolessa del sedicente cattolico serve a farci capire dove si andrà a parare: il nuovo fariseismo immigrazionista, un tempo appannaggio delle beghine sinistre e del loro rigido snobismo da maestrine mondialiste (chessò, ad esempio la Boldrinmeier, come con simpatia chiama la Presidente della Camera Dagospia ricordando la passione degli italiani per l’arcigna maestra francofortese di Heidi, che un po’ in effetti somiglierebbe anche al nostro Cardini) , ora invece in evidente tentativo di sdoganamento anche presso il mondo cattolico.

L’esaltazione per il fatto raggiunge vette bibliche: «La scena dell’8 luglio, in quest’angolo di onde e di roccia al centro del Mediterraneo, somigliava alla perfezione a quella di circa duemila anni fa, quando le folle sulle rive del Mare di Galilea videro scendere da una barca Uno venuto per sfamarli, per guarirli, per confortarli». Ma pennellata dopo pennellata, questo quadretto di meraviglia evangelica non tarda ad mostrare la sua vera natura: «Dinanzi all’altare, durante la celebrazione della messa, il Papa si è rivolto direttamente ai rifugiati, nella totalità o quasi musulmani: ha ricordato che appunto con l’8 luglio è cominciato il mese del Ramadan, ha salutato i fedeli del Corano e ha assicurato che la Chiesa segue la loro preghiera delle prossime settimane. Tra gli astanti, sotto il sole, moltissimi non avevano né mangiato né bevuto dall’alba: e non lo avrebbero fatto fino al tramonto». Il tono del Cardini è effettivamente vibrante, eccitato, gli sembra di essere stato lì tra i flutti e non aver mangiato nulla nemmeno lui per tutte le ore di luce (invece con probabilità è stato seduto sulla sua comoda poltrona con la pancia bella piena). Un grande spot papale per il ramadan, ha pensato qualcuno: e come dargli torto; di fatto nella mente del mondo secolare oramai il digiuno è una esclusiva estiva dei musulmani, e i poveri cristiani che come il sottoscritto tentano di osservare il digiuno del venerdì vengono apostrofati, dai non-credenti, come cripto-musulmani («non mangi oggi? sei ancora in ramadan?»): anche in questo, Bergoglio si è solo accodato umilmente al mondo che non sa neppure più riconoscere i tratti della religione di Cristo. Ma non è quel che dice il Papa che ci interessa qui, preme invece analizzare la sudata eccitazione del Cardini. È qui che si innesta la prima, triste nervatura del fallimento ideologico cardiniano. Perché, se non lo si è capito, Cardini dall’Islam è emozionato, infiammato, di default: «I musulmani interrogati dai giornalisti hanno tutti dichiarato di essere felici e commossi della visita del Santo Padre, anche se qualcuno ha aggiunto che – com’era del resto suo diritto – non avrebbe assistito alla messa. Ma quel che non sapremo mai, e sarebbe la cosa più interessante da sapere, è quanti di loro sono restati profondamente scossi dall’incontro con Papa Francesco: resteranno fedeli al Profeta (non è la conversione il pegno di tutto ciò), ma cominceranno a porsi dei problemi nuovi o a considerare sotto una luce nuova problemi che credevano vecchi». Sono pagine strappalacrime, queste dei bravi musulmani che ascoltano il Papa pur restando fedeli a Maometto: pensateci, un’utopia win-win di gioioso incontro di religioni, di oikuméne etnica, di «dialogo» e via aggiungendo paroloni e concetti ultra-sputtanati che farebbero felici le professoresse occhiute che leggono Repubblica. Ebbene, a loro, e a tutto il pubblico di sinceri democratici che vogliono spellarsi le mani con i loro applausi mondialisti, diamo questa notizia: Cardini non lo fa perché crede nel «dialogo» o in altre porcherie issate dalla neoreligione globalista del politicamente corretto. Lo fa perché vittima di una ideologia giovanile fallita che, nonostante l’età, non è riuscito a digerire, assimilare. Una ideologia, cari repubblicoidi, che può decisamente definirsi «neofascista».

È il guénonismo, la grande vulgata neodestra per la quale esiste una unità segreta di tutte le religioni, il vero motore della geremiade cardinesca. René Guénon, il pensatore della Tradizione (mi raccomando, T maiuscola) di fatto dopo averle provate tutte (cattolicesimo, vedantismo, massonerie varie, etc.) si convertì all’Islam, vedendovi una purezza «tradizionale» che altrove il mondo moderno non offriva: in questo universo corrotto, meglio musulmano che cristiano. Il capolavoro di Guénon fu di riuscire a far passare quello che un tempo si chiamava «apostasia» per un atto di invidiabile rigore cavalleresco, destinato a segnare l’ammirazione di generazioni di aspiranti cavalieri della neodestra.

Allo stesso modo, la vena di apostasia di Cardini è rivendicata – certo con il supporto delle mirabolanti avventure nautiche di Bergoglio – come un grande esempio di Fede: «oh Signore, come sono buono, io che penso agli immigrati!» – voilà servito il nuovo fariseismo. Il pensiero che vi sia un disegno globale fatto con i miliardi sauditi (ed ora anche qatarioti) dietro la guerra immigratoria condotta tramite i gommoni islamici (tocca citare ancora la controversa scrittrice fiorentina scomparsa, del resto un suo trafiletto vale l’opera omnia cardinica) non sfiora minimamente l’augusta mente del colto barone, altrove incline a vedere i loschi traffici geopolitici religiosi degli sgherri della CIA, che peraltro – ricordiamolo per inciso – sono da tantissimi anni i grandi soci dei wahabiti di Riyadh, della famiglia Al Thani di Doha e ora, di nuovo, anche di Al Qaeda in Siria e in Libia. Niente di tutto questo, macché. I nostri fratelli musulmani sono l’emergenza umanitaria – cristiana! – vera, ci dice Cardini: guardateli sbarcare belli pronti e sodi, cresciuti e vivaci; sono belli, fieri, retti – immaginiamo la fantasia dello storico che si perde compiaciuto dentro a visioni salgariane di feroci Saladini sandokaniani, di Sinbad il marinaio in versione barcone di extracomunitari, delle Mille e una notte che si producono nelle corti dello spaccio della suburbia milanese. Chiaramente separato dalla realtà nella sua fantasia di missino fallito e dal ruolo di satrapo d’Accademia con lauto emolumento incorporato, il Cardini di altre emergenze della nostra povera umanità non si cura per niente – che si ricordi, non mi sembra abbia partecipato alla Marcia per la Vita. I 6 milioni di innocenti frullati nel ventre materno sono meno importanti degli immigrati annegati, certo: i bambini morti sarebbero potuti divenire al massimo dei flaccidi cristiani, mentre ogni barcone musulmano che sgancia il suo carico umano in mare è una bella spruzzata di sangue maomettanamente Tradizionale (T maiuscola) iniettato nel nostro paese decadente.

No, l’aborto, per Cardini, non è una priorità, in nessun modo, anzi, al contrario, sarebbe un diritto da estendere chimicamente: in un articolo del 2010 attacca l’«ondata di prevedibile e comprensibile entusiasmo presso molti cattolici ed alcuni esponenti dell’autorità ecclesiale» nei confronti dei governatori di Veneto e Piemonte Luca Zaia e Roberto Cota per aver bloccato nelle loro regioni la pillola RU486[2]. Le lotte per il crocifisso nei luoghi pubblici portate avanti dalla Lega Nord «che ha bisogno di valori forti da spendere demagogicamente è il “conflitto di civiltà”», ci informa il saggio fiorentino, non vanno per niente bene: «Si semina cattolicesimo antiabortista perché si vuol raccogliere pseudocattolicesimo xenofobo (…) i cattolici non debbono lasciarsi ingannare. La lotta contro l’aborto si vince convincendo le donne a non abortire e creando istituzioni e strutture sociali che consentano a tutte loro di mettere al mondo e di crescere in pace un figlio: non inventandosi “rimedi” illegali». Spero che ogni lettore si possa rendere conto della gravità oscena, criminale, di questa contorta teoria assassina, degna del più abbietto dei pensatori stragisti. Sì all’aborto per dire sì all’immigrazione, magari musulmana. Proprio così, avete capito bene: sì al pesticida umano RU486, altrimenti non ci mandano più stranieri sui barconi – specialmente i maomettani! – che ci servono per ricostruire una società Tradizionale (maiuscola). Ci chiediamo se mai qualcuno al divo Cardini di queste frasi oscene ha mai chiesto conto. Probabilmente no, di fatto è ancora lassù issato sulla sua cattedra, gonfio ed impunito, che pontifica sul tramonto dell’Occidente.


II parte
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ƚi cristian catoƚego-(romani ?)

Messaggioda Berto » sab ago 08, 2015 7:16 pm

II parte

LA FASCIO-PAPOLATRIA DI FRANCO CARDINI, DA PERÓN ALLA GNOSI PEDOFILA
di Roberto Dal Bosco
18 luglio

http://www.riscossacristiana.it/la-fasc ... -dal-bosco


L’oscura attrazione per gli omoni, da Mazzini a Perón

Il lettore deve capire qual è l’origine di Cardini, che pure ripete di essere «cattolico», al punto da sembrare una excusatio non petita. Il Cardini militò da ragazzo nella Jeune Europe, movimento destroide paneuropeista che tanti ragazzi attirava tra gli anni Sessanta e Settanta – in Italia si contarono, oltre a quello di Cardini, i nomi dell’ora eurodeputato leghista Mario Borghezio, dell’iniziatore delle Brigate Rosse Renato Curcio, del vignettista de Il Giornale Alfio Krancic[3]. All’iniziatore della Jeune Europe, Jean Thiriart (detto, per la professione che svolgeva con grande talento, «l’occhialaio di Bruxelles») dell’Europa cristiana non doveva importare proprio nulla, se aveva come programmatico riferimento nel nome la Giovine Europa ottocentesca, ossia la creatura di uno dei più grandi nemici che il Cristo ha avuto in terra europea e in ispecie italiana negli ultimi due secoli: Giuseppe Mazzini, di cui l’occhialaio era un aperto ammiratore. Il fulcro dell’azione per Thiriart non è una prospettiva di Trionfo di Cristo e del suo Regno, ma un mito mondano di dominio politico, l’ «Europa nazione di quattrocento milioni di uomini», come da titolo di un’opera dell’illustre ottico belga.

Non per nulla, l’esperienza thirartiana fu pivotale nella costruzione del GRECE, l’assembramento della destra neopagana parigina che ci ha regalato da poco una sua ultima oscenità con il sacrilegio di Notre Dame, il suicidio idiota di Dominique Venner.

L’idea di base di Thiriart è lo sganciamento dell’Europa dagli USA e dal patto atlantico, cui doveva seguire un’alleanza con ogni sorta di tiranno autoritario presente sul bicontinente, in ispecie l’infoibatore yugoslavo Tito, il genocida cinese Mao Zedong, il vampiro sessuale romeno Ceausecu, il militare egiziano Nasser e il poco fortunato satrapo di Tikrit Saddam Hussein. Questa idea «fusionale», dove estremi destri e sinistri si toccano nel sogno di una autocrazia antiborghese dura e pura, non è certo una novità, e reca con sé il più naturale dei tic neofascisti: lo smodato ed incondizionato culto dell’uomo forte.

Cardini, nonostante l’età, questo non è riuscito a metabolizzarlo; ecco che quindi il sempiterno e malcelato desiderio dell’omone che lo domini fa capolino anche nella sua apologia del Bergoglio lampedusano: «tutti quelli che l’8 luglio hanno seguito la “diretta” di RAI 1 che, all’arrivo del Papa, una voce scandiva da un altoparlante, in perfetto italiano ma forse con una lontana inflessione iberica, lo slogan “Si sente, si sente, il Papa è qui presente!” (…) lo stesso slogan con il quale, nel 1974, la folla di Buenos Aires aveva accompagnato all’estrema dimora un altro argentino d’Italia, l’oriundo veneto Juan Domingo Perón: Se siente, se siente, Perón está presente!». Eccoci, il tirannone è servito. Nella fattispecie, ecco la transustaziazione di Bergoglio nella mummia connazionale del Presidente Perón[4]. A sentire il nome del Presidente dei descamisados, ogni cattolico dovrebbe farsi il segno della croce, e recitare la preghiera a San Michele Arcangelo. Chi oggi non sa come Perón fosse una delle più alte, aperte espressioni della massoneria internazionale. Cardini sicuramente finge di dimenticare, in questa sua agiografia del presidente argentino, un’altra scena di grande calore epico: 20 giugno 1973, il ritorno di Perón a Buenos Aires, la memorabile discesa dalle scalette di quell’aero dove aveva viaggiato anche Isabelita e il cadavere di Evita trafugato dal cimitero di Milano. Un momento leggendario, propiziato da poteri di forza occulta ed immane: tutti sappiamo che su quell’aeroplano viaggiavano anche Licio Gelli e Giancarlo Elia Valori, autentici pesi massimi della massoneria globale. Ricordiamo brevemente anche chi fosse il suo segretario particolare, più tardi ministro per lo stato sociale: Juan Lopez Rega. Detto el brujo, lo stregone, perché totalmente ossessionato dalla pratica esoterica – lo confessa persino Elia Valori – era massone e oscuro ideatore della famigerata Tripla A, lo squadrone della morte incaricato di produrre la Strategia della Tensione in Argentina. Massoneria, terrorismo, magia nera: questo stava dietro a Perón, una figura fatta di ombre sanguinarie che ora viene impunemente associata al Vicario di Cristo.

Ma che importa a Cardini? Nulla. A lui, alla sua oscura voglia dell’uomo forte (che vi siano dei risvolti psico-sessuali, come suggeriva qualche scalcagnato psicoanalista francofortese che si occupò della psicologia dei fascismi?) non preme che avere una grande figura da incensare e da riverire, non importa se cristiano o musulmano, se massone o comunista, assassino o mestatore. Mussolini, Genghis Kahn, Mao, Giulio Cesare, l’Imperatore Federico, Stalin, Carlo Magno, Sadat, Pol Pot, Alessandro Magno, Perón: tutto fa brodo, basta gratificarsi della visione dell’omone che ti domina nerborutamente. È il sandokanismo metapolitico, la superstoria da Nembo Kid – l’oppio fantastico che brucia nei decenni i neuroni dei neodestri, lasciandoli nella loro catatonica inanità, a fluttuare tra gli onanismi delle loro sterili biblioteche.

Darei un consiglio a Cardini: visto che si tratta idolatria – un peccato del decalogo, ma che ci frega in fondo, la Bibbia è un libro fra tanti! – la prossima volta per i suoi eccitamenti faccia un esperimento, provi ad usare un altro idolo, invero più riuscito di quello di Perón: la moglie Evita. Non sappiamo però se, essendo femmina, la figura di Evita soddisfi i bisogni oscuri dei neodestri, sulla cui finocchieria latente troppo poco si è scritto.


Cronache della disperazione antiamericanista

Prese le difese del clandestino purché musulmano come insegna Guénon, commosso l’animo per l’arrivo dell’uomo forte come da cultura neofascista, a Cardini rimane un altro grande punto della sua fallita ideologia thiriartiana di gioventù, lo sparo alzo zero sugli Stati Uniti d’America, vera fonte di ogni male presente su questo piano dimensionale.

L’antiamericanismo di Cardini è estremamente particolareggiato, indefesso, esasperato, disperato.

«Questo Papa che ha commissariato lo IOR, (…), tra qualche settimana incontrerà i giovani nel suo continente latinoamericano: un altro continente-martire, al pari dell’Africa. Un paese dove la Chiesa cattolica è attualmente messa a dura prova dall’offensiva delle sètte finanziate dai centri di propaganda statunitense: le stesse che si fanno finanziare dalla United Fruits e dai gorillas protetti dalla CIA (un nome per tutti: Rios Montt in Guatemala)». Segue elogio della teologia della liberazione.

È chiaro – e un po’ abuso – il gioco di Cardini: vuole gettare tutta la destra cattolica conservatrice nel calderone dei neocon. I cattolici che non la pensano come lui, insomma, sono stupide pedine della CIA, irretite tra le maglie mefitiche dei neoconservatori, con le loro ultraliberiste catastrofi belliche: «Le resistenze delle razze di vipere e dei sepolcri imbiancati che vorrebbero una Chiesa «anticomunista» (e per i quali il “comunismo” inizia subito, non appena si abbandonano i beati lidi del liberismo sognato da personaggi come Von Hayeck e Novak) e magari antimusulmana». Ora, certo, al di là di questo molto sospetto attacco ad una Chiesa anticomunista, bisogna pur ammettere che c’è senz’altro del vero nell’influenza di Langley sulla sfera religiosa mondiale (sull’infiltrazione CIA dell’«americanismo» nella dottrina cattolica sta scrivendo molto il gruppo di E. Michael Jones, mettendo in risalto il ruolo del gruppo Time-Life del sospetto agente CIA Henry Luce), ma va anche ribadito forte e chiaro che di tutta quella che fu l’offensiva del KGB sulla Chiesa (in ispecie, sul Concilio…) e sulle Americhe (e quindi sulla teologia della liberazione) non si sa quasi nulla, se non le varie rivelazioni di Ion Pacepa, antica superspia ceauseschiana: da lui abbiamo saputo che, ad esempio, il KGB istituì a Praga la Christian Peace Conference, «il cui scopo è diffondere la teologia della liberazione in America latina»[5].

Pacepa è al momento la punta di un iceberg storiografico ancora inabissato, da cui emergono queste sue dichiarazioni e forse i teoremi di Jean Madiran sull’accordo di Metz, la tregua supposta tra Papato e Unione Sovietica: altro, dell’attività di propaganda KGB (cioè, ci hanno assicurato alcuni dissidenti come Yuri Bezmenov, l’85% dell’impiego delle sue risorse) relativamente alla Chiesa, proprio non ci è dato sapere. Sospettiamo che, anche se qualcos’altro filtrasse, a Cardini (vecchio fan dell’URSS, come da pulsione thiriartiana) poco potrebbe importare. Con probabilità a lui l’Unione Sovietica piaceva, anche visceralmente: andò a starci per un po’, gli piace ricordare quando andava alla messa ortodossa con i Komsomol, e nel 1996 curò per l’editore di estrema sinistra Teti un volume tratto dalla Storia Universale dell’Enciclopedia dell’Accademia delle Scienze dell’URSS. Il Corriere titolò un articoletto sulla sua uscita: «il “fascista” Cardini: “Viva l’URSS”!»[6]. Così, senza tanti infingimenti.

Essere filosovietici (bada bene: non filorussi), non può che portare alla necessaria conseguenza dell’antiamericanismo con la bava alla bocca, come era quello delle Feste dell’Unità tosco-emiliane dei bei tempi andati. Il «cattolico» Cardini somiglia insomma più ad un Peppone demoniaco sotto steroidi preparati dal KGB che non a un parrocchiano di Don Camillo.

Cardini ignora (o finge di ignorare) che forse una delle poche, grandi speranze per il mondo risiede nella rinascenza – che è sotto gli occhi di tutti! – del cattolicesimo americano. La conferenza episcopale statunitense è l’unica voce possibile contro il mostro Obama, le conversioni di membri altolocati della società sono molte. Basta dare un’occhiata all’enorme seminario che la Fraternità San Pio X sta costruendo in Virginia, per rendersi conto che l’America si sta candidando ad essere la vera terra di riprogrammazione di mondo cattolico ormai dissanguato dal Niente europeo.

Infine, una parola sullo IOR: le lamentationes su questa banchetta che non ha nemmeno il giro d’affari di una cassa di risparmio di provincia, ma tanto eccita i giornali, hanno davvero rotto – solo i babbei possono credere a una qualche effettiva importanza della riorganizzazione dello IOR, la cui «sporcizia», certo, vi sarà anche, ma è proprio tramite questa che – teniamolo bene a mente ogni volta che ne parliamo – è stata vinta la battaglia del secolo scorso, permettendo a Giovanni Paolo di assestare un colpo letale al sovietismo.

Ci si chiede se in quel memorabile Natale 1991, quando al Cremlino venne ammainata per sempre la bandiera rossa, il Cardini invece che gioire e inneggiare a Gesù bambino e alla Madonna di Fatima, abbia versato qualche lacrimuccia. L’impero del Male se ne andava, e con esso ogni possibile masturbazione a base di nerboruti superuomini non-atlantisti. Orfani del fantasy totalitario: ecco una definizione per la masnada dei tristi neodestri.

Ma non è solo la nostalgica passione per il sovietismo ad eccitare l’intellettuale. Non solo l’armata rossa e il KGB, il nostro ama il comunismo anche nella sua orrenda incarnazione sindacale italiana. Possiamo spiegarci solo così il peana al vescovo di Nola Beniamino Depalma «il quale, portando la sua solidarietà agli operai direttamente ai cancelli della FIAT di Pomigliano (…) Non passa neppure lontanamente per la testa dei dirigenti FIAT che quando ci sono degli operai che rischiano il posto di lavoro, anche se sono un’infima minoranza, è preciso dovere – morale prima che sindacale – degli altri, anche se il loro posto non è in discussione né in pericolo (anzi, a fortiori in questo caso), il mobilitarsi mantenendo l’unità per difendere il posto di tutti». Seguono righe di epopea sindacale come neanche in un film di Ken Loach. È il comunismo d’accatto, la rabbia scioperata, roba che puzzava già cento anni fa, ma che il destroide Cardini ripesca come fosse una primizia appena colta nella maravigliosa profondità del suo animo guerriero. I problemi economici del Paese, l’impoverimento dovuto alla de-industrializzazione, l’assenza di una politica di potenza, di crescita totale non lo tangono affatto: l’importante sono i lavoratori che perdono il posto, devono lavorare anche se per pagare loro – che peraltro possono trovarsi anche un altro lavoro come tutti, no? – deve magari andare in malora. Ma no, figuriamoci: la colpa è del «padrone delle Ferriere», che con probabilità in questo caso ha pure anche molte colpe (la multinazionale vampira marchionno-agnellica sarebbe da statalizzare immantinente, sì) ma che Cardini, in un delirio ottocentesco da socialismo utopista, accusa per la sua stessa essenza di entità padronale. Un ragazzino di dodici anni che si iscrive al partito di Vendola forse riuscirebbe a vedere la cosa con più realismo.

Anche qui, vien da chiedersi se siamo in presenza di una persona che vive nel mondo reale o è assuefatto a quello dei soldatini e dei treni elettrici con i quali, tra mille effetti sonori di spari e bombe prodotti con la bocca, giuoca sommerso dai volumi sua ricca biblioteca. Immaginiamo che sia con questo stato mentale di minorenne incapace di discernere il ludico dal reale, che Cardini abbia dichiarato a Panorama lo scorso febbraio il suo amore per Nichi Vendola.

Ma sul serio? Il neodestroide voterebbe Vendola? Se avete letto un po’ di quanto scritto sopra, la cosa proprio non fa una grinza.


III parte

...

LA FASCIO-PAPOLATRIA DI FRANCO CARDINI, DA PERÓN ALLA GNOSI PEDOFILA
di Roberto Dal Bosco
18 luglio

http://www.riscossacristiana.it/la-fasc ... -dal-bosco
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Re: Ƚi cristian catoƚego-(romani ?)

Messaggioda Berto » ven ago 28, 2015 7:19 pm

Criminali e irresponsabili difensori dell'Islam o nazismo maomettano
viewtopic.php?f=188&t=2263

Il Papa bugiardo e l'infernale alleanza con l'Islam
viewtopic.php?f=188&t=2378
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Re: Ƚi cristian catoƚego-(romani ?)

Messaggioda Berto » lun mar 28, 2016 5:57 pm

Come muore una religione
2016/03/26

http://www.ilfoglio.it/gli-inserti-del- ... e_c294.htm

Le fedi possono ammalarsi, ma non scompaiono da sole: serve qualcuno che le uccida. La fine del cristianesimo globale e i falsi miti sull'islam tollerante

Il portale del monastero di Mar Mattai, a trenta chilometri da Mosul, dove solo quattro monaci non sono scappati dagli jihadisti (foto LaPresse)

Anticipiamo alcuni estratti de “La storia perduta del cristianesimo”, di Philip Jenkins. Il volume, edito da Emi (352 pp., 20 euro), da pochi giorni in libreria. Jenkins, professore emerito alla Penn State University in Pennsylvania, è ora docente di Storia e Scienze religiose alla Baylor University, in Texas.

Le religioni muoiono. Nel corso della storia, alcune religioni svaniscono del tutto, altre si riducono da grandi religioni mondiali a una manciata di seguaci. Il manicheismo, una religione che un tempo attirava adepti dalla Francia alla Cina, non esiste più in alcuna forma organizzata o funzionale; né esistono più le fedi che, mezzo millennio fa, dominavano il Messico e l’America Centrale. In alcuni casi le religioni possono sopravvivere in qualche parte del mondo, ma si estinguono nei territori che un tempo erano considerati le loro patrie naturali. Per mille anni l’India è stata prevalentemente buddhista, fede che ora risulta marginale in quella terra. Una volta la Persia era zoroastriana, la maggior parte della Spagna musulmana. Non è difficile trovare paesi o addirittura continenti che un tempo furono visti come le terre natali di una determinata fede, in cui tale credo è oggi estinto; e queste catastrofi non riguardano solo credenze primordiali o “primitive”. I sistemi che noi consideriamo grandi religioni mondiali sono vulnerabili alla distruzione quanto la fede degli aztechi o dei maya nelle loro particolari divinità. In diverse occasioni anche il cristianesimo è stato distrutto in regioni dove un tempo aveva prosperato. Nella maggior parte dei casi, l’eliminazione è stata tanto meticolosa da cancellare ogni memoria dei cristiani sul territorio, al punto che oggi qualsiasi presenza cristiana da quelle parti è guardata come una sorta di specie invasiva arrivata dall’Occidente. Questa osservazione sulla distruzione delle chiese, però, appare in contrasto con la visione che molti popoli hanno della storia del cristianesimo. Di solito, tale storia viene presentata come il racconto di una costante espansione, dal Medio Oriente all’Europa e infine sulla scena mondiale. Il cristianesimo sembra essersi diffuso liberamente e inesorabilmente, tanto che di rado si ricordano grandi sconfitte e battute d’arresto.

I disastri e le persecuzioni sono rammentati, di solito, come il preludio ad ancora maggiori progressi, come opportunità per offrire una resistenza eroica all’oppressione. I protestanti sanno che la loro fede è sopravvissuta a tutte le persecuzioni e stragi delle guerre di religione; i cattolici ricordano che le peggiori atrocità loro inflitte da regimi protestanti e atei non sono riuscite a far tacere la vera fede. Osservatori più recenti testimoniano la sopravvivenza delle chiese sotto il comunismo, e il trionfo finale simboleggiato da papa Giovanni Paolo II. Come insegna l’inno, la verità durerà, nonostante la prigione, il fuoco e la spada. Chi si interessa alla storia del cristianesimo conosce la fondazione, la crescita e lo sviluppo delle chiese, ma quanti hanno letto i racconti del declino o dell’estinzione di comunità e istituzioni cristiane? Sembra che la maggior parte dei cristiani trovi inquietante la sola idea. Eppure tali eventi si sono sicuramente verificati, e molto più spesso di quanto non si pensi. Nel tardo Medioevo, defezioni di massa e persecuzioni in tutta l’Asia e il Medio Oriente sradicarono alcune comunità cristiane che erano tra le maggiori del mondo di allora: chiese che avevano un legame diretto, in termini di discendenza e di cultura, con il primo movimento di Gesù in Siria e in Palestina. Nel XVII secolo il Giappone eliminò una presenza cristiana che era sul punto di acquisire un reale potere all’interno del paese, e forse di ottenere la conversione dell’intera nazione. Più volte, nel corso della sua storia, l’albero della Chiesa è stato potato e tagliato, spesso selvaggiamente. Questi episodi di espulsione o distruzione di massa hanno plasmato in profondità il carattere della fede cristiana. Oggi siamo abituati a pensare al cristianesimo come a una fede tradizionalmente ambientata in Europa e nel Nord America, e solo gradualmente apprendiamo lo strano concetto che quella religione si propaga su scala globale, poiché il numero dei cristiani sta aumentando velocemente in Africa, in Asia e in America Latina. Il cristianesimo è talmente radicato nel patrimonio culturale dell’Occidente da far sembrare quasi rivoluzionaria una simile globalizzazione, con tutte le influenze che essa può eserci- tare sulla teologia, l’arte e la liturgia. Una fede associata principalmente con l’Europa deve in qualche modo adattarsi a questo mondo più vasto, ridimensionando molte delle proprie premesse, legate alla cultura europea. Alcuni si chiedono addirittura se questo nuovo cristianesimo globale o mondiale rimarrà pienamente autentico, come se le norme europee rappresentassero una sorta di gold standard. Queste domande, tuttavia, non hanno più senso quando ci si rende conto di quanto sia artificiosa l’accentuazione del carattere euroamericano nel contesto più ampio della storia cristiana. La particolare forma di cristianesimo a noi familiare costituisce una svolta radicale rispetto a quella che è stata per oltre un millennio la norma storica: una volta esisteva un altro e più antico cristianesimo. Per la maggior parte della sua storia, il cristianesimo è stato una religione tricontinentale, con potenti rappresentanze in Europa, Africa e Asia, e tale è rimasto fino al XIV secolo inoltrato. In seguito è diventato prevalentemente europeo non perché questo continente abbia affinità evidenti con la fede cristiana, ma per un fatto automatico, perché l’Europa era l’unico continente dove non era stato distrutto. Gli eventi avrebbero potuto avere uno sviluppo ben diverso. Offrendo questa descrizione della caduta delle chiese non europee, non intendo lamentare la fine di un’egemonia cristiana mondiale che non è mai esistita, né tantomeno il fallimento di una resistenza a religioni rivali come l’islam.

Ciò che si deve rimpiangere, piuttosto, è la distruzione di una cultura un tempo fiorente, così come ci si rammarica per la scomparsa della Spagna musulmana, dell’India buddhista o dei mondi ebraici dell’Europa orientale. Con la possibile eccezione di alcuni credo particolarmente sanguinosi o violenti, la distruzione di qualunque significativa tradizione di fede è una perdita insostituibile per l’esperienza umana e per la cultura. Inoltre, l’esperienza cristiana offre lezioni che si possono applicare più in generale alla sorte di altre religioni che hanno subito persecuzioni o sono state eliminate. Se una fede vigorosa e pervasiva come quella del cristianesimo mediorientale o asiatico è potuta cadere nell’oblio totale, nessuna religione può sentirsi al sicuro. E le modalità con cui si è verificata una simile caduta sono di grande interesse per chiunque pensi al futuro di qualsiasi credo o confessione religiosa. Soprattutto, la riscoperta dei mondi cristiani perduti dell’Africa e dell’Asia pone domande che fanno riflettere sulla natura della memoria storica. Come abbiamo fatto a dimenticare una storia così importante? Per quanto riguarda la storia del cristianesimo, che di solito viene strettamente associata alla formazione dell’“Occidente”, molto di ciò che crediamo di sapere è impreciso; mi riferisco ai luoghi e ai momenti in cui gli eventi sono accaduti e a come si sono verificati i cambiamenti in ambito religioso. Inoltre, molti aspetti del cristianesimo che oggi consideriamo tipicamente moderni rappresentavano, in realtà, la norma in un lontano passato: la globalizzazione, l’incontro con altre fedi e i dilemmi della vita sotto regimi ostili. Come è possibile che le nostre mappe mentali del passato si siano così radicalmente distorte? (…)

I teologi affrontano raramente gli inquietanti problemi posti dalla distruzione di chiese e comunità cristiane. E’ importante rendersi conto che tali episodi di declino e scomparsa, per quanto poco vengano studiati e discussi, sono abbastanza frequenti. La scristianizzazione è uno degli aspetti meno studiati della storia del cristianesimo. In parte, la mancanza d’interesse nei confronti delle chiese che scompaiono è dovuta a ragioni pratiche, in quanto le organizzazioni sul punto di dissolversi tendono a non documentare la propria estinzione. Quando si trovano nella fase ascendente, i movimenti o le congregazioni producono storici che ricercano con affettuosa cura i documenti di fondazione e registrano tutte le fonti possibili relative agli inizi. Il testo fondante della storia del cristianesimo è la Storia ecclesiastica di Eusebio, che mise insieme ogni frammento di informazione, leggenda o diceria si potesse trovare sulle origini del movimento cristiano nascente del IV secolo. John Foxe, nel XVI secolo, non fu meno scrupoloso nella raccolta di informazioni su tutti gli eroi e martiri i cui sacrifici posero le basi delle nuove chiese protestanti.

Ma per contrasto si immagini una Chiesa in via di dissoluzione. Gli edifici di culto cadono in rovina o vengono abbandona- ti, non si trovano successori per gli episcopati, mentre i comuni fedeli, in preda allo scoraggiamento, si rivolgono ad altre fedi. Forse si dà la caccia ai preti e ai monaci, che temono per la loro vita. A un certo punto diventa possibile identificare l’ultimo prete o pastore cristiano in una determinata città o regione, forse anche l’ultimo credente. In tali condizioni disperate, pochi hanno la voglia o la capacità di scrivere la storia del declino e della caduta della loro comunità, e ancora meno di conservarla per i posteri. Quando una fede viene sostituita da un’altra, i suoi ex membri dedicheranno poca attenzione alla decadente letteratura di una religione che ormai considerano antagonista e sbagliata, se non diabolica. Alcuni “zelatori” potrebbero addirittura considerare lodevole la distruzione di quegli antichi scritti: la pia attitudine al rogo dei libri è la ragione per cui sopravvivono pochi testi delle religioni azteca e maya.

Inoltre, nelle epoche che hanno preceduto l’avvento degli attuali mezzi di comunicazione, i compagni di fede in altre terre sapevano o si curavano poco degli eventi lontani. La ragione per cui disponiamo di molte informazioni sulla caduta della Chiesa giapponese è che la sorte dei suoi sacerdoti europei stava moltissimo a cuore ai fratelli cattolici alfabetizzati di Manila e Macao, che conservarono ogni dettaglio sulle loro sofferenze. Una volta che i sacerdoti europei se ne furono andati, nessuno si preoccupò di documentare il destino delle restanti decine di migliaia di umili cristiani nativi. (…)

Dal momento che la distruzione del cristianesimo risulta poco studiata, possiamo fare alcune osservazioni di carattere ge- nerale, sottolineando in particolare il ruolo degli stati. Sebbene le chiese possano perdere influenza politica sotto stati cristiani o in società a prevalenza cristiana, e possano secolarizzarsi, non svaniscono mai completamente come negli esempi africani e asiatici che abbiamo visto. Nella maggior parte di questi casi le chiese crollarono o scomparvero perché erano incapaci di far fronte alle pressioni esercitate su di loro da regimi ostili, soprattutto musulmani. Le religioni possono ammalarsi e indebolirsi, ma non muoiono spontaneamente: bisogna che qualcuno le uccida.

Nel sottolineare il ruolo del conflitto con l’islam, non dobbiamo esagerare la natura intollerante o militarista di quella re- ligione. Alcuni esempi eclatanti di annichilimento di chiese sono stati perpetrati da altre fedi, dai buddhisti, dagli shintoisti o dagli stessi cristiani, particolarmente nel caso dei catari. E l’espansione dell’islam non fu principalmente il risultato di atti di forza e di costrizione da parte di soldati musulmani che imponevano una cruda scelta tra il Corano e la spada. Per molti secoli dopo le conquiste originarie, la grande maggioranza di coloro che accettarono l’islam si convertì volontariamente, per la consueta serie di ragioni che spiegano una simile trasformazione: alcuni cambiarono appartenenza religiosa per convenienza o vantaggio, ma la maggior parte lo fece perché credeva alla nuova religione, che affermava di fornire una rivelazione definitiva della volontà di Dio.

Molte persone comuni probabilmente abbracciarono l’islam per lo stesso motivo che aveva spinto i loro antenati a diventa- re cristiani, cioè per allinearsi al comportamento dei signori locali o di altri notabili. La conversione era facile anche perché l’islam, nei suoi primi secoli, assomigliava al cristianesimo molto più che nelle epoche successive, rendendo la transizione meno radicale. Dal X secolo in poi, molti potenziali convertiti furono attratti dall’esempio di santi e saggi musulmani, i cui poteri carismatici ricordavano quelli dei santi cristiani precedenti. Non c’è niente nelle scritture musulmane che renda la fede islamica più o meno incline ad attuare persecuzioni o conversioni forzate rispetto a qualsiasi altra grande religione.

L’islam crebbe anche in seguito perché i regimi musulmani incoraggiavano l’immigrazione di compagni di fede provenienti da altre terre, che rapidamente sorpassavano in numero le più antiche popolazioni autoctone. Il cambiamento religioso è comunemente discusso in termini di conversioni, ma spesso si tratta di trasferimenti di popolazione piuttosto che di cambiamento di convinzioni personali. Come avvenne nelle Americhe dopo la conquista spagnola e portoghese, la conversione di un’area a una nuova fede non significa necessariamente che la fedeltà della sua intera popolazione sia garantita. Piuttosto, i vecchi abitanti possono essere espulsi o ridotti a minoranza e diluiti nella massa della nuova popolazione di origine straniera. Anche nel contesto mediorientale gli immigrati trassero beneficio dal proprio diverso retroterra economico. Gli antropologi rilevano che i popoli dediti alla pastorizia si riproducono per esogamia con i loro vicini agricoltori sedentari, e alla fine ereditano la maggior parte delle terre. Analogamente, l’arabizzazione linguistica e culturale del Medio Oriente fu progressiva, preparando il terreno alla nuova religione dominante. A poco a poco, nel corso di tre o quattro secoli, i musulmani vennero a costituire maggioranze, di solito avvalendosi di mezzi pacifici.

E’ altrettanto innegabile, però, che molti cristiani e altri (ebrei e zoroastriani) furono spinti ad accettare la nuova fede per mezzo di persecuzioni o della discriminazione sistematica esercitata nel corso dei secoli. Le terre conquistate dall’islam durante la sua espansione iniziale erano, per la maggior parte, principalmente cristiane, e la maggior parte della popolazione mantenne la propria fede finché pressioni intollerabili non la spinsero ad accettare la conversione. Ma il cristianesimo non si limitò a seguire un lento declino per scivolare nell’oblio. Nei mondi cristiani dell’A- frica e dell’Asia, i secoli XII e XIII videro una diffusa rinascita culturale in molti paesi e in molte lingue. Tali movimenti produssero alcuni dei massimi pensatori e scrittori del Medioevo cristiano. Solo intorno al 1300, all’improvviso, si abbatté la scure.

Questo accento sulla coercizione sembra contraddire la visione moderna che attribuisce all’islam, per quasi tutto il corso della sua storia, una natura essenzialmente tollerante; un’immagine spesso associata alle visioni idealizzate dell’amichevole coesistenza che si ritiene abbia prevalso nella Spagna medievale, la convivencia. Ma la coesistenza in alcuni luoghi e tempi non preclude la persecuzione in altri. Proprio come accadeva nell’Europa cristiana nei confronti della propria popolazione ebraica, le buone relazioni sociali tra musulmani e cristiani potevano durare per decenni o addirittura per secoli. Ciò nonostante, nel mondo islamico come in Europa, la persecuzione quando scoppiava poteva essere selvaggia e devastare la comunità di minoranza; e in entrambi i casi il XIV secolo vide un crescendo di violenza e discriminazione. I musulmani attaccarono i cristiani accusandoli di sovversione e tradimento, e persino di complottare spettacolari attentati terroristici alle moschee e ai monumenti pubblici più famosi. Tali teorie divennero plausibili in seguito all’introduzione della nuova super arma: la polvere da sparo.

In tutto il mondo, infatti, gli anni intorno al 1300 produssero una fortissima tendenza all’intolleranza religiosa ed etnica, un movimento che va spiegato in relazione a fattori globali, piuttosto che meramente locali. Gli effetti delle invasioni mongo- le sicuramente fecero la loro parte, terrorizzando i musulmani e altre nazioni con la prospettiva di una minaccia diretta al loro potere sociale e religioso. Anche i fattori climatici divennero critici, perché si verificò un periodo di rapido raffreddamento che provocò cattivi raccolti e una contrazione delle rotte commerciali. Un mondo spaventato e impoverito cercava capri espiatori. In tali circostanze, al minimo pretesto i governi e le folle musulmane sferravano colpi quasi fatali alle chiese cristiane indebolite. Ancora oggi gli estremisti jihadisti si ispirano agli autori musulmani che in quel periodo sostenevano la linea dura e li prendono a modello nella sfida alle nazioni infedeli.

Spesso, nel corso della storia, i cristiani africani e asiatici hanno dovuto affrontare la realtà delle guerre di religione. L’islam non tendeva unicamente alla persecuzione, e i regimi musulmani generalmente non si comportavano peggio degli altri. Gli stati cristiani hanno poco di che vantarsi riguardo al trattamento delle minoranze religiose. Per lunghi periodi della storia musulmana, infatti, gli atti di violenza religiosa furono rari e sporadici. Anche quando si considerano incidenti in cui forze musulmane hanno distrutto comunità cristiane, occorre chiedersi se quei grup- pi agivano in nome della religione, o se l’islam era solo per caso la fede di popoli o tribù di invasori che applicavano i metodi eccezionalmente distruttivi della guerra nomade. In altre occasioni, invece, si può parlare senza esitazione di jihad a sfondo religioso. Tutte le tradizioni religiose hanno teologie militari loro proprie – indù, cristiani e buddhisti; e non si deve esonerare l’islam da questa categoria. Chi ritiene che per l’islam l’aggressione costante e la tirannia spietata sulle minoranze siano un fatto congenito deve fornire una spiegazione della natura benevola della dominazione musulmana durante i primi sei secoli; ma i sostenitori della tolleranza islamica troveranno altrettanto faticoso spiegare gli anni successivi dell’esperienza storica di quella religione.

Così ampie, infatti, furono le persecuzioni e le decimazioni delle minoranze, dal Medioevo fino al XX secolo, che è sorprendente notare quanto poco si siano depositate nella coscienza popolare, o quanto facilmente sia stato accettato il mito della tolleranza musulmana. Fattori di distorsione della memoria sono il totale oblio in cui sono cadute le comunità cristiane non europee, e il presupposto che le realtà dei nostri giorni siano sempre esistite come noi le conosciamo. A chi è abituato a un Medio Oriente quasi totalmente musulmano sembra incredibile che sia esistita una situazione diversa, e che tale situazione potesse svilupparsi in un altro modo.

Parké Maometo e i so primi muxlim sa gałi fato? No łi ga miga, forse, frato straje de ebrei, xoroastriani, cristiani ? Come se gało enposto Maometo, co łe ciacołe?
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Re: Ƚi cristian catoƚego-(romani ?)

Messaggioda Berto » lun mar 28, 2016 10:12 pm

I vergognoxi catołego romani ke łi desfa l'Ouropa

Mons. Perego: Europa mostri scatto di umanità verso migranti
Piccolo migrante sul confine tra Macedonia e Grecia - EPA
28/03/2016

http://it.radiovaticana.va/news/2016/03 ... ti/1218315

Sul fronte emigrazione da segnalare l’arrivo in Italia, previsto domani mattina nel porto di Pozzallo, di 730 migranti a bordo della nave norvegese Siem Pilot, tratti in salvo oggi in sei interventi della Guardia Costiera mentre erano in difficoltà su dei gommoni nel Canale di Sicilia. Si ripropone dunque ogni giorno il dramma dei profughi, verso cui dobbiamo avere sentimenti di solidarietà, come ha evidenziato il gesto eucaristico del Papa di lavare i piedi a 12 richiedenti asilo al Centro Cara di Castelnuovo di Porto. Un itinerario quello di Francesco di continui gesti e incontri, a partire dal suo viaggio a Lampedusa nel 2013. Francesca Sabatinelli ha intervistato mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei:

R. – A Lampedusa, il Papa aveva detto che occorreva opporre alla globalizzazione dell’indifferenza la globalizzazione della solidarietà, con i gesti successivi, che hanno parlato più di tanti discorsi, tra cui l’ultimo nel Cara di Castelnuovo di Porto, il Papa ha voluto ribadire come occorra costruire, nei gesti e nelle relazioni, quella cultura dell’incontro che è veramente lo strumento importante per vincere l’indifferenza e la paura che, anche dopo i fatti recenti, stanno entrando nelle città, nelle coscienze di tante persone in Europa.

D. – L’Europa, ormai, si è chiusa a riccio. Ciò che si sta affacciando nelle nostre vite sono tragedie forse ben più gravi rispetto a quelle a cui abbiamo assistito, perché queste persone certo non si arrenderanno di fronte alla chiusura delle frontiere e cercheranno altre strade …

R. – L’aspetto veramente impressionante e, da un certo punto di vista, vergognoso dell’Europa, in questo momento, è proprio l’incapacità di leggere ciò che sta avvenendo in tanti Paesi, anche alla periferia dell’Europa. Profughi di guerra, delle 33 guerre in atto; profughi ambientali, che sono quattro volte i profughi di guerra; profughi in cammino da Paesi nei quali non c’è libertà politica né libertà religiosa; profughi in cammino per non essere vittime di tratta. E’ impressionante e vergognoso, come l’Europa non stia leggendo questa situazione e come l’Europa non ritenga un aspetto strutturale della sua democrazia, riuscire a ripensarsi anche alla luce di una solidarietà che non può essere delegata fuori dai nostri confini, come è avvenuto con l’accordo con la Turchia e prima ancora con l’accordo con la Libia, ma che deve essere dentro l’Europa stessa, attraverso una nuova riorganizzazione di questa protezione internazionale nei diversi Paesi – nei 28 Paesi europei – che porti veramente l’Europa ad accogliere un milione di persone – lo stesso numero che sta accogliendo il piccolo Libano – e che veda l’Europa diventare effettivamente una democrazia che riparte proprio dalla protezione internazionale. Noi ci auguriamo che ci sia questo scatto di umanità, ma soprattutto questo scatto di democrazia perché, diversamente, la chiusura dell’Europa non potrà che vedere un’Europa sempre più assediata, e sempre più assediata al proprio interno da un terrorismo che, di fatto, sta ripartendo e facendosi forza su questo chiusura dell’Europa stessa.

D. – Qual è l’Italia che probabilmente si troverà ad affrontare una nuova ondata di arrivi che erano stati mitigati dalla rotta dell’Egeo? Lampedusa ha subito una trasformazione in “hotspot”, e sappiamo tutte le polemiche che ne sono conseguite. L’Italia è pronta?

R. – L’Italia non è pronta e ha perso un anno. L’Italia avrebbe dovuto sfruttare questo tempo ed effettivamente allargare quel progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), di accoglienza dei richiedenti asilo, in tutti i comuni italiani come uno dei nuovi servizi sociali di una democrazia attenta alla protezione internazionale. E invece, l’ultimo bando è andato semi-deserto: 5 mila posti sui 10 mila erano disponibili. Senza un’accoglienza diffusa, il rischio è che l’arrivo di tante persone si trasformi ancora in un’accoglienza in grandi centri, in conflittualità sociale e si rischia ancora una volta di alimentare quella contrapposizione che premia poi i partiti nazionalisti e anti-immigrati, in Italia, come sta avvenendo in altri contesti europei. Quindi, noi ci auguriamo che, da subito, ci sia questa attenzione, un’attenzione che chiede anche il cambiamento del progetto Sprar. Oggi il progetto Sprar, purtroppo, nasce intorno a una logica statalista, o il Comune lo promuove, oppure, diversamente, nessuna associazione sul territorio – contrariamente a tutti gli altri servizi sociali – può promuoverlo. Noi ci auguriamo che questo possa cambiare perché la società civile, insieme al Comune, possa aprire degli spazi.
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Re: Ƚi cristian catoƚego-(romani ?)

Messaggioda Berto » mer set 28, 2016 8:18 pm

"Dio non è cattolico, ma forse neppure Papa Francesco lo è"
Il j'accuse del filosofo: "Bergoglio non ha aggiornato la dottrina, l'ha demolita"
Camillo Langone - Mar, 27/09/2016

http://www.ilgiornale.it/news/spettacol ... 11339.html

Se Costanza Miriano è la mia madrina spirituale, Flavio Cuniberto è il filosofo che non sono, lo studioso coi quattro quarti di dottorale nobiltà, il professore universitario che scrive di cattolicesimo contemporaneo così come di romanticismo tedesco, l'autore di saggi su Friedrich Schlegel, di cui se mi concentro riesco a ricordare l'esistenza, e su Jacob Böhme, per il quale devo ricorrere obbligatoriamente a Wikipedia.

Non me ne vergogno: solo Dio è onnisciente. Ma sono consapevole di essere un cattolico di strada e la seconda intervista di un Cattolico Perplesso, ossia di un semplice cristiano turbato dalle contraddittorie novità che diuturnamente giungono da Roma, e perciò assetato di certezze, la faccio a un cattolico accademico.

La prima domanda è uguale per tutti. Da quando un imam ha parlato nel duomo di Parma, raccontando dal pulpito la fola di Maometto uomo di pace (col prete a fianco assentente e zittente l'unico fedele che ha osato obiettare), io non vado più a messa nel duomo di Parma: faccio bene o faccio male?

«Trovo inammissibile la presenza in cattedra di un imam, o di qualunque altro dignitario religioso non cristiano, nel corso di una liturgia cattolica. Ciò non ha a che fare col rispetto, che nel mio caso è massimo, per le religioni non cristiane, ma col rischio enorme della confusione tra le fedi religiose (chiamalo sincretismo o come vuoi). Perché allora non concelebrare la messa insieme a un rabbino, a un imam, a un pastore luterano?».

Ad Assisi, durante gli incontri ecumenici, ci sono arrivati vicino.

«Ne siano o meno consapevoli, le autorità cattoliche che promuovono queste iniziative si muovono sulla scia del famigerato Parlamento delle religioni, celebrato a Chicago nel 1893 su iniziativa della Teosophical Society. Così il culto religioso diventa una commedia dell'arte, con le varie maschere sul palcoscenico. Sulla domanda circa il duomo di Parma sono in difficoltà. Alla fine direi: la messa cattolica è la somma convergente delle due liturgie, la parola e l'eucarestia. Fino a quando non toccheranno i due capisaldi non importano né il luogo né l'omelia né il celebrante».

Tu sei corresponsabile del mio sbigottimento. In Madonna povertà. Papa Francesco e la rifondazione del cristianesimo scrivi che la Evangelii gaudium e la Laudato si' sembrano «un programma rivoluzionario nel senso più giacobino della parola: un dittico post-cristiano». Con la Amoris laetitia abbiamo un trittico?

«Certo, con la Amoris laetitia abbiamo un trittico giacobino che sovverte il vecchio ordine per aprire una nuova era. Si potrebbe introdurre un nuovo calendario: siamo nell'anno quarto dell'Era Bergoglio».

Papa Francesco ha detto che Dio non è cattolico. Questa affermazione ispira una domanda antipatica: Papa Francesco lo è?

«Ha ragione Bergoglio a dire che Dio non è cattolico (Dio non va a messa): ma neanche Bergoglio è cattolico. Naturalmente si comporta come se lo fosse, ma non lo è. Per ragioni che non è possibile riassumere in una breve intervista (i colpi di maglio che ha inferto ad alcuni punti-chiave della dottrina cattolica sono tali che non ha senso parlare di aggiornamento: si tratta di una vera e propria demolizione)».

Mi piacerebbe si riparlasse di cattocomunismo, parola che nessuno usa più proprio ora che la cosa dilaga. Tu hai scritto che la Evangelii gaudium torce il Nuovo Testamento per fargli dire ciò che si vuole dica: beati i poveri nel senso sociopolitico del termine. Se non è cattocomunismo questo...

«L'idea stravolta di povertà che esce dai documenti papali (facendo strage della Scrittura) eleva alla sfera dogmatica il vecchio pauperismo cattolico. Che si possa parlare di cattocomunismo ho qualche dubbio, il discorso di Bergoglio sull'appianamento delle disuguaglianze somiglia piuttosto alla strategia della sinistra tardo-capitalista, i cui magnati, da Bill Gates a Soros, finanziano ONG a tutto spiano. L'elemento rivoluzionario non è tanto l'ideologia marxista ma la sovversione dei vincoli tradizionali (la famiglia naturale ad esempio), la sparizione del concetto di peccato e un materialismo di fondo, corretto in senso panteistico».

Un dettaglio della Laudato si' che mi ha gettato nello sconforto è stato l'elogio della raccolta differenziata. Manca solo la maledizione contro gli inceneritori ed ecco il programma dei Cinque Stelle. Perché la Chiesa spreca le proprie energie in questioni così tecniche, così opinabili e così lontane dal cuore della fede?

«La pagina dell'enciclica ha dell'incredibile: le virtù del buon consumatore tardomoderno diventano le nuove virtù evangeliche. Temo che la Chiesa, non solo Bergoglio, si aggrappi a questi temi perché ha la sensazione di affondare e crede di trovare lì un punto d'appoggio, un surrogato identitario. In effetti sta affondando perché ha perso di vista (nei documenti papali è evidente) la propria dimensione spirituale. Non esiste più una spiritualità cristiana, se non in poche oasi marginali. L'esperienza del divino è totalmente ignorata nei documenti papali (non basta citare di qua e di là le fonti canoniche: questa è routine protocollare). Vedo, per dirla tutta, un ateismo strisciante, che arriva al vertice della gerarchia. Il discorso del papa a Cracovia è stato, in questo senso, esemplare. Non esiterei a definirlo il discorso di un papa ateo».

Tu che vivi a Perugia e insegni Estetica in quell'università, come te la spieghi la chiesa di Fuksas a Foligno, quella specie di centrale nucleare conficcata nel cuore dell'Umbria che sta facendo scappare i fedeli? Non dal punto di vista di Fuksas, che fa il suo mestiere di architetto nichilista, ma da quello dei vescovi della Cei che l'hanno approvata...

«Il problema, come giustamente sottolinei, sono i vescovi. Occupandomi di Estetica aggiungerei che lo scadimento pauroso della cosiddetta arte sacra è lo specchio di una crisi spirituale. Perché la bellezza appartiene alla dimensione spirituale. Una vecchia formula dice: Ars orandi, ars credendi (Dimmi come preghi e ti dirò quale è la tua fede). Ne propongo una parafrasi: Ars aedificandi, ars credendi (Dimmi come costruisci le tue chiese e ti dirò qual è la tua fede). Il cemento di Fuksas è una prova dell'esistenza del Maligno».
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Re: Ƚi cristian catoƚego-(romani ?)

Messaggioda Berto » sab gen 27, 2018 8:56 am

La demenza irresponsabile di Bergoglio, dei suoi vescovi e dei falsi buoni che fanno del male e che non rispettano i nostri diritti umani, questi idolatri presuntuosi che si credono salvatori dell'umanità e del mondo a nostre spese.
viewtopic.php?f=132&t=2591

Parassiti, bugiardi, manipolatori dei diritti umani e ladri di vita ma che si propongono come presuntuosi e arroganti salvatori degli uomini e dell'umanità, solo che laddove questi operano spesso e volentieri la gente muore.
viewtopic.php?f=205&t=2668

Il Papa cristiano, cattolico, romano non è Cristo tantomeno D-o
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L'orrore dei cristiani antiebrei e pronazismo islamico
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Castità e pedofilia
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Criminali e irresponsabili difensori dell'Islam o nazismo maomettano
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Il Papa bugiardo e l'infernale alleanza con l'Islam
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Missionarismo come debolezza spirituale e imperialismo religioso
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Non siamo discendenti di Abramo e dei romani
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L'orrore dei cristiani antiebrei e pronazismo islamico
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Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei
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Re: Ƚi cristian catoƚego-(romani ?)

Messaggioda Berto » mar feb 13, 2018 8:19 am

Papa Francesco ai valdesi: “Perdonateci per le violenze commesse contro di voi”

Per la prima volta nella storia un Pontefice ha varcato il tempio della comunità cristiana. Bergoglio ha auspicato che "le differenze su importanti questioni antropologiche ed etiche, che continuano a esistere tra cattolici e valdesi, non ci impediscano di trovare forme di collaborazione in questi e altri campi"
di Francesco Antonio Grana | 22 giugno 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... tro-di-voi

“Da parte della Chiesa Cattolica vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!”. È la richiesta di perdono che Francesco ha pronunciato nella Chiesa valdese di Torino, primo Papa in assoluto a varcare il tempio di questa comunità cristiana in oltre ottocento anni. Una visita storica, quella compiuta da Bergoglio, che ha accettato subito l’invito dei valdesi piemontesi destando non poco stupore tra i fedeli di questo credo religioso, come essi stessi hanno raccontato.

“Fratello Francesco”, lo ha chiamato il pastore valdese di Torino, Paolo Ribet, abbracciandolo. Bergoglio ha sottolineato subito che “riflettendo sulla storia delle nostre relazioni, non possiamo che rattristarci di fronte alle contese e alle violenze commesse in nome della propria fede, e chiedo al Signore che ci dia la grazia di riconoscerci tutti peccatori e di saperci perdonare gli uni gli altri. È per iniziativa di Dio, il quale non si rassegna mai di fronte al peccato dell’uomo, che si aprono nuove strade per vivere la nostra fraternità, e a questo non possiamo sottrarci”. La storia tra i valdesi e i cattolici, infatti, è segnata da un profondo conflitto. Perseguitati, uccisi e accusati di eresia dalla Chiesa di Roma, soprattutto negli anni delle crociate e della Controriforma, i valdesi sono stati costretti a un temporaneo esilio.
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Per questo Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola Valdese, non esita a definire “storica” la visita di Francesco al Tempio di Torino, il primo che i valdesi poterono costruire, nel 1853. Negli anni in cui si costruiva l’Unità d’Italia, infatti, la Chiesa valdese è stata la prima confessione non cattolica a ottenere i diritti civili per i suoi membri. Oggi, come ha ricordato Bergoglio, “le relazioni tra cattolici e valdesi sono sempre più fondate sul mutuo rispetto e sulla carità fraterna“. Numerose, infatti, sono state le occasioni che hanno contribuito a rendere più saldi i rapporti. Importanti sono state le intese pastorali per la celebrazione del matrimonio e la redazione di un appello congiunto contro la violenza sulle donne. Per Francesco un ambito in cui cattolici e valdesi possono “lavorare sempre di più uniti è quello del servizio all’umanità che soffre, ai poveri, agli ammalati, ai migranti“. Per il Papa, infatti, “la scelta dei poveri, degli ultimi, di coloro che la società esclude, ci avvicina al cuore stesso di Dio, che si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà, e, di conseguenza, ci avvicina di più gli uni agli altri”. Bergoglio ha auspicato, infine, che “le differenze su importanti questioni antropologiche ed etiche, che continuano a esistere tra cattolici e valdesi, non ci impediscano di trovare forme di collaborazione in questi e altri campi”. Al termine del suo discorso, Francesco ha recitato la preghiera del Padre nostro insieme a tutti i fedeli presenti.
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Re: Ƚi cristian catoƚego-(romani ?)

Messaggioda Berto » mar feb 13, 2018 8:21 am

Le Pasque Piemontesi, il massacro dimenticato
2015/02

https://viaggiatoricheignorano.blogspot ... sacro.html

Il 25 gennaio del 1655, Andrea Gastaldo, dottore in giurisprudenza, con la piena approvazione del duca di Savoia, emana il seguente ordine: "Che ogni capofamiglia, insieme ai membri di quella famiglia, appartenente alla religione riformata, di qualsiasi rango, grado o condizione, nessuno escluso, abitante e con proprietà a Lucerna, San Giovanni, Bibiana, Campiglione, San Secondo, Lucernetta, La Torre, Fenile e Bricherassio, abbandoni nel giro di tre giorni dalla data della pubblicazione, suddetti posti… ciò deve essere fatto pena la morte e la confisca di case e di beni, a meno che entro il limite di tempo prescritto si converta alla religione cattolica romana".
Siamo nelle valli Valdesi del Piemonte.

Valdesi?

Il fondatore del movimento valdese fu un mercante di Lione, Pietro Valdo, che tra il 1173 ed il 1175, dopo aver concesso tutti i beni di sua proprietà ai poveri, si dedicò ad una vita votata alla povertà ed alla predicazione itinerante.

Pochi anni dopo Pietro Valdo fu accusato d’eresia e dovette vivere, con il seguito, in clandestinità. I pochi che rimasero sul suolo italiano si ritirarono nelle valli alpine.

L’accusa?

I Valdesi volevano sovvertire la tradizione cristiana, secondo l’idea di santa romana chiesa, poiché rinnegavano la fede per abbracciarne un’altra alle cui fondamenta vi era un patto con il diavolo.

In Italia i Valdesi si riparano nelle valli alpine del Piemonte, ed in questi luoghi avviene la tragedia del 1655.

L’editto del gennaio 1655 prevedeva che i Valdesi abbandonassero i luoghi citati per ritirarsi nei territori a monte, nei borghi di Angrogna, Bobbio Pellice, Villar Pellice e Rorà.

Nei giorni seguenti furono intavolate delle trattative, che portarono all’esilio dei soli capifamiglia, che si radunarono nella località di Angrogna. Le trattative continuarono sino ad aprile, quando il marchese di Pianezza, incaricato di affrontare i Valdesi, non si fece trovare nel luogo stabilito.

Il 16 aprile del 1655 il marchese lasciò la valle per ricongiungersi con il suo esercito, che marciava verso le valli Valdesi.

Inizia la persecuzione sistematica condotta da cattolici e soldati.
Un testimone afferma: "la moltitudine armata si gettò sui valdesi nella maniera più furiosa. Non si vedeva altro che il volto dell’orrore e della disperazione. I pavimenti delle case erano macchiati di sangue, le strade erano disseminate di cadaveri, si udivano gemiti e grida da ogni parte…. In un villaggio torturano crudelmente 150 donne e bambini, dopo che gli uomini erano fuggiti. Decapitarono le donne e fecero schizzar fuori i cervelli ai bambini. Nelle città di Villaro e Bobio, la maggior parte di quelli che si rifiutarono di andare a messa e che avevano più di 15 anni, fu crocifissa a capo all’ingiù, e quasi tutti quelli che erano di età inferiore furono strangolati. "

All'orrore non vi è mai fine.

"Uomini scannati posti al ludibrio dei viandanti, pargoli strappati al seno materno e sfracellati contro le rocce. Fanciulle e donne vituperate, impalate lungo le vie."

Una nuova strage degli innocenti!

Bimbi di pochi mesi strappati alle madri e lanciati, con forza, contro le rocce affinché morissero nel momento in cui le madri subivano violenza barbarica.

Tutto questo in nome della Religione.

Avete letto bene, in nome della Religione!

Il triste resoconto del comportamento dei controriformati non si conclude nelle righe precedenti.

I miliziani, al soldo dei Savoia, provocarono mutilazioni di ogni genere prima di procedere con il colpo di grazia, anche se, molto spesso, non era necessario secondo il loro modo di agire.

Preferivano lasciare che la vittima morisse, lentamente, di fame o dissanguata.

Una delle torture preferite consisteva nel mettere dei sacchetti di polvere da sparo in bocca alle vittime e, poi, dar loro fuoco.

Tra le più atroci torture perpetrate, in quest’angolo di Piemonte, vi era quella di traforare i calcagni dei malcapitati ed, attraverso le ferite, far passare delle corde che servivano al trascinamento della vittima per le vie del paese.

Ho parlato del comportamento dei soldati, ma i preti cattolici?

Parteciparono attivamente oppure cercarono di fermare il massacro?

Utilizzo il caso di Cipriano Bastia per spiegare il comportamento ecclesiastico.

Cipriano Bastia, a cui era stato ordinato di rinnegare la religione valdese e di accettare quella papale, rispose:
"Piuttosto rinuncerei alla mia stessa vita o vorrei essere trasformato in cane!"

Un prete che assisteva la scena aggiunse:
"Per ciò che hai detto rinuncerai proprio alla vita e sarai dato in pasto ai cani!"

Bastia fu gettato in prigione per alcuni giorni sino a quando, ormai sfinito dal digiuno, venne trasportato in strada e dato in pasto ai cani randagi.
Le atrocità maggiori furono perpetrate ai danni dei piccoli.

I bambini erano fatti a pezzi, decapitati o uccisi, in vari modi, davanti agli occhi dei genitori.

Una di queste madri, Maria Pelanchion, fu denudata ed appesa, a testa in giù, ad un ponte per essere bersaglio degli spari dei soldati.

I Valdesi si armarono ed iniziarono a contrattaccare le forze cattoliche. A San Secondo di Pinerolo toccò ai piemontesi subire una disfatta. Le relazioni parlano di oltre 1000 morti tra i soldati al comando del marchese di Pianezza.

Nel frattempo alcuni Valdesi, fuggitivi, si erano recati a Parigi per far conoscere al mondo la disgrazia in corso nelle valli piemontesi. Successivamente cercarono di scuotere gli animi dei Paesi Bassi e dell’Inghilterra. La reazione della duchessa di Savoia non si fece attendere. Chiese al cardinal Mazarino di impedire l’accesso, dei profughi valdesi, in Francia. Il cardinale oppose un secco rifiuto, garantendo alla duchessa che i sudditi francesi non lasceranno la nazione per aiutare i “ribelli”.

Le notizie circolarono velocemente sul suolo europeo. I Re di Svezia e Danimarca e le città di Berna e Ginevra manifestarono appoggio al popolo valdese.

Viste le richieste degli ambasciatori, di molti paesi europei, la duchessa di Savoia si dichiarò stupita che le corti dei principali paesi potessero ascoltare tali smoderate dichiarazioni circa le stragi e le torture subite dai ribelli.

Dichiarò che non si erano consumate atrocità, ma solo punizioni moderate verso i sudditi ribelli.

Tra una trattativa ed una strage si giunge al 18 agosto del 1655.

A Pinerolo furono firmate le Patenti di Grazie che garantivano il perdono, da parte dei Savoia, ai Valdesi per la ribellione e ripristinavano le libertà civili e religiose.

Le patenti di grazia non risolsero integralmente la questione valdese.

I ribelli cercarono vendetta per le torture e le stragi degli innocenti, ma i risultati furono scarsi.

Nel 1664 il duca di Savoia firmò le nuove patenti che sarebbero rimaste in vigore sino al 1685, anno delle nuove persecuzioni.

Questa è un’altra storia….
Fabio Casalini

Bibliografia

Storia della tortura. George Riley Scott. Mondadori 1999

Il libro nero dell’inquisizione. Natale Benazzi e Matteo D’Amico. Piemme 1998

The history of the evangelical churches of the valleys of Piedmont. Samuel Morland. 1658

Antistoria degli italiani. Giordano Bruno Guerri. Mondadori 1997

The Israel of the Alps. Alexis Muston. 1866

Annotazioni

Il termine Pasque piemontesi è riferibile al fatto che i massacri avvennero a partire dal 25 aprile 1655. La Pasqua quell'anno cadeva il 14 aprile. I primi resoconti furono redatti da Samuel Morland, in bibliografia, che utilizzò la datazione del calendario giuliano, ancora in vigore, all'epoca dei fatti, presso i paesi protestanti. Nel XIX secolo, per mano di Alexis Muston, in bibliografia, si iniziò a parlare di Pasque Piemontesi in riferimento al periodo nel quale avvennero le torture e le stragi degli innocenti.


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti

Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.
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Re: Ƚi cristian catoƚego-(romani ?)

Messaggioda Berto » mar feb 13, 2018 8:33 am

La strage dei Valdesi di Calabria fu perpetrata dalla fine di maggio al giugno del 1561.
https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_de ... i_Calabria
Popolazioni di religione valdese, provenienti dalle valli piemontesi insediatesi in Calabria dal XIII secolo, vissero indisturbate fino al XVI secolo, quando iniziarono a professare apertamente la loro fede riformata. Sottoposte dall'Inquisizione a persecuzioni e a un regime di controllo repressivo, si ribellarono provocando l'intervento delle truppe spagnole del Vicereame di Napoli, che fecero migliaia di vittime.
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