Ente ogni caxo, ła tradision del conçepir de na verjne da on dio lè dal tuto pagana e majga.http://it.wikipedia.org/wiki/Verginit%C3%A0_di_MariaCon la verginità di Maria (o nascita virginale) si intende la dottrina secondo cui, stando alla narrazione dei Vangeli (Mt1,18-25; Lc1,26-38), Maria concepì Gesù in maniera soprannaturale per opera dello Spirito Santo, senza cioè un rapporto sessuale. Tale dottrina non deve esssere confusa con il dogma dell'Immacolata Concezione, il quale, invece, stabilisce l'immunità della Vergine Maria dal peccato originale. L'episodio è considerato verità di fede da tutte le confessioni cristiane, le quali fondano la propria dottrina sui vangeli.
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http://www.perfettaletizia.it/archivio/ ... imenti.htmIl concepimento verginale di Maria: un fatto esclusivo (???)
Il concepimento verginale di Maria per opera della potenza creatrice dello Spirito Santo, e l'Incarnazione del Verbo sono un fatto unico ed esclusivo, con identità non confondibile.
Punto base di tale esclusività è l'esistenza di un solo Dio (monoteismo) creatore ex nihilo di tutte le cose, trascendente, cioè non panteizzato con la creazione, che pur sostiene nell'essere; sussistente di per sé in eterno; onnipotente; provvidente; onnisciente. A ciò si può accedere con la ragione, a partire dalle opere create. Altro punto base è la rivelazione operata da Cristo, e contenuta nell'annuncio apostolico fissato nei Vangeli. Infine la tradizione viva della Chiesa.
L'indagine che presento è quella sulla esclusività del concepimento verginale di Maria rispetto ai concepimenti prodigiosi presenti nelle altre religioni e si articola sulla consultazione della “Enciclopedia delle Religioni” della casa editrice Vallecchi, Firenze, 1978; un'opera di rigore scientifico, articolata in sei grossi volumi, con monografie ricche di citazioni e lunghe bibliografie.
Il lavoro di consultazione è presentato in un quadro di tipologie.
A) In assenza di rapporto sessuale Primo tipo: Concezione per mezzo del contatto con un elemento materiale: diamante, o roccia (Enc.Rel. 2, 219); Cina antica. Una donna, Yuan di Chiang, mettendo il piede su di un'orma del dio del cielo impressa a terra diventa madre di Hou-Tsi. Hou Tsi è un essere divino e simboleggia il chicco di miglio che nasce dall'incontro tra il dio del cielo, che rende feconda la terra, e l'uomo. E' il “Principe del miglio” al quale i Chou offrivano il sacrificio detto chiao.
Un'altra versione presenta la donna mettere il piede su di una pietra, compiendo un atto rituale di lustrazione con il desiderio di diventare madre. Il dio del cielo la esaudisce e, per mezzo di quel contatto con la pietra, la rende incinta. Il dio del cielo è concepito panteisticamente e ha una moglie celeste e dei figli.
(Enc. Rel. 3, 1466); Cina. La madre di Lao Tzu o Tze, fondatore del Taoismo, sarebbe stata una vergine che avrebbe concepito per l'influsso di una grande stella cadente dal cielo (in connessione alla generazione spontanea per opera degli astri, cosa creduta per i microorganismi e sfatata dalle ricerche dello Spallanzani e di Pasteur). Il tempo della gravidanza fu lunghissimo, 72 o 81 anni, corrispondenti questi ultimi ai capitoli del Tao-Teching, il libro del Taoismo. La donna partorì il bambino dal cavo ascellare. Colorito bianco giallo, orecchie lunghe (segno di longevità) occhi grandi, pochi denti. Aveva una protuberanza sul capo, un doppio osso al naso, due fori in ciascun orecchio, dieci dita ad ogni piede e mano. Lao Tze ebbe un figlio Tsung, comandante delle forze militari del regno dei Wei.
(Enc. Rel. 4, 287); Indonesia. Eugano, l'isola degli Eugolesi, era anche detta l'Isola delle Donne, in rapporto al mito matriarcale che voleva che originariamente l'isola fosse abitata da una popolazione discendente da donne, che erano fecondate unicamente dal vento e dall'ingestione di alcuni frutti. Il rapporto sessuale con l'uomo nel matriarcato esisteva, ma la fertilità della donna veniva attribuita ad altri elementi.
(Enc. Rel 4, 914); Nabatei. Una vergine entra in contatto fisico con una pietra sacra, che rappresenta il dio Suaara, e ne rimane fecondata. Il betilo “casa della divinità”, era su di una pietra cubica.
“Anales di Cuauhtitlan”. Messico antico. La nascita di Topiltzin Quetzalcoatl, re di Tollan, avviene per mezzo di una vedova, non risposata, che si chiama Chimanan (variazione di Chimalman), che concepisce Topiltzin Quetzalcoatl dopo avere ingerito uno smeraldo grezzo.
Secondo tipo: Concezione mediante contatto con un elemento vegetale (Enc. Rel. 2, 143); Grecia. Zeus fece cadere il suo seme a terra mentre cercava di unirsi a Gea (la Terra) mentre questa dormiva sul monte Agdos. Dalla terra nacque un essere dotato di una forza terribile e bisessuale. Gli dei ne furono spaventati e perciò si giunse alla decisione di evirarlo, e la cosa riuscì. Dal sangue del nato, di nome Agdistis, che cadde sulla terra ebbe origine un melograno o un mandorlo. Una ninfa, Nana, figlia del fiume Sangarios, colse il frutto e lo pose nel seno rimanendo incinta, mentre il frutto scompariva. Il padre di Nana la fece incarcerare come colpevole di perversione, ma ella riuscì a sopravvivere e a dare alla luce un bambino, che venne nutrito con latte di capra (Attis da attagos, latte in frigio).
(Enc. Rel. 2, 1624); Isola di Flores. Teze, nata spontaneamente nel principio, ha poi fatto ogni cosa. Ella dimorava in una grotta o in una casa di pietra, alla cui sommità c'era un grande albero. Un giorno, mentre dormiva, un grande fiore cadde dall'albero scendendo su di lei e unendosi sessualmente a lei. Teze partorisce così un figlio, Lena, il quale, diventato adulto, sposa la madre e origina una numerosa discendenza. E' evidente il motivo matriarcale.
(Enc. Rel. 4, 287); Indonesia. Sulla terra c'è una lotta primordiale tra spiriti che si lanciano contro stelle staccate dal cielo. Uno di loro Siakau, vinto, volle costruirsi un'arma da un grande tronco di bambù, ma da esso, al colpo della lama, ne vennero fuori quattro uomini che fuggirono da Siakau. Questi uomini costruirono una capanna e coltivarono piante, ma topi e scimmie distruggevano i raccolti, così Siakau, mosso a compassione, si mutò in un iguana per combattere i topi e le scimmie con pieno risultato.
Terzo tipo: Concezione a seguito di contatto con un elemento organico (Enc. Rel. 3, 545); Grecia. Afrodite nella teogonia Esioidea è figlia di Urano, i cui organi sessuali, recisi da Crono, caddero in mare producendo una schiuma bianca da cui la dea si formò.
(Enc. Rel. 3, 577); Grecia. Efesto, dio del fuoco, venne preso da foga sessuale per la dea Atena, ma non riuscì nell'intento così che il suo seme rimase sulla coscia di Atena. Atena raccolse il seme con un vello di lana e lo gettò a terra. Il suolo così fecondato produsse l'eroe Erittonio, che poi prese la forma di un serpente sposando una naiade (ninfa delle acque sorgive) Praxitea dalla quale ebbe un figlio, Pandione, inventore della quadriga.
(Enc. Rel. 4, 324); Messico antico. Huizilopochti, dio della guerra, nacque da Coatlicue “quella che ha la veste di serpente” (3, 1795), dea della Terra. Coatlicue si pose nel grembo un grumo di penne sceso dal cielo, rappresentante l'anima di un sacrificato (i sacrificati volontari venivano pensati divinizzati). I figli di Coatlicue si sdegnarono di ciò e la uccisero, ma il fanciullo concepito uscì dal grembo armato di tutto punto e uccise tutti i suoi fratelli e sorelle.
Quarto tipo (a parte): Nascita senza essere maschile e femminile
(Enc. Rel. 1, 982); Batacchi; Sumatra. Il dio Sideak genera dalle sue lacrime un grosso fungo e lo nasconde. Da questo fungo, in capo a nove mesi, nasce un bambino semidivino dal, quale dopo tre generazioni, viene fuori l'antenato dei Batacchi. In un altro mito, Sideak resta senza figli, allora Mula Djadi gli invia tre uova della “gallina celeste”, da una delle quali nasce il primo uomo.
(Enc. Rel. 1, 1364); India. Padmasambhava, considerato una reincarnazione di Buddha e il primo diffusore del buddhismo nel Tibet, venne fuori come fanciullo da un fior di loto, che sbocciò nell'estuario dell'Indo. Si sposò e poi abbandonò la famiglia e il trono dandosi all'ascesi.
(Enc. Rel. 3, 886); India, tribù Gond. Lingo o Lingal, non venerato cultualmente, salvo in alcune regioni di Bastar, secondo alcune leggende nasce da un fiore o da un uovo di avvoltoio.
(Enc. Rel. 4, 542); Grecia-Frigia. Il dio Mitra, o Mithra, nasce direttamente da una roccia, concepita come un uovo.
(Enc. Rel. 4, 1413); Paleocaucasici. Vahagn, dio della lotta vittoriosa, identificabile con Herakles, nasce da una generazione cosmica. “I cieli e la terra travagliarono, travagliò anche il mare di porpora (...). Traverso il cavo della canna sorse una fiamma e dalla fiamma guizzò fuori un giovane”, con la chioma di fumo, la barba di fiamma, gli occhi come soli.
B) In presenza di un rapporto sessuale Quinto tipo: Rapporto sessuale di una divinità con una donna (Enc. Rel. 2, 1062); Egitto. Horus venne concepito da Iside trasformatasi in falco e posatasi su Osiride morto, ma ritornato, per il suo intervento, ad avere un'attività sessuale.
(Enc. Rel. 3, 534); Grecia. Apollo è un figlio illegittimo di Zeus avuto nel connubio con la titana Lato (per i Romani, Latona), nata da Fele e Ceo, titano e titana.
(Enc. Rel. 3, 542); Grecia. Posidone, una divinità marina, è il dominatore del mitico continente Atlantide, posto oltre le colonne d'Ercole (Platone; Timeo, 21s; Crizia, 100s). Posidone si innamora di Clito, una donna figlia di un indigeno di Atlantide. Posidone leva attorno alla dimora di lei un muro e un fossato pieno d'acqua e alla fine ha con lei per cinque volte due gemelli. Posidone diede poi la supremazia al primogenito Atlante.
(Enc. Rel. 3, 561); Grecia. Ermes (da identificare con Merurio), vivendo in forma di uomo in Arcadia, si innamorò di Driope, una ninfa campestre, e ne ebbe un figlio mostruoso di forma caprina, il dio Pan, dal quale la ninfa fuggì, ma che Ermes invece portò nell'Olimpo.
In altra narrazione Penelope, infedele a Ulisse con Antinoo, è cacciata dal marito al suo ritorno. Raggiunge Mantinea e si unisce con Ermes avendone un dio caprino, Pan.
(Enc. Rel. 3, 578); Grecia. Eracle (Erakles, Ercole per i romani) nasce da Zeus che si unisce furtivamente con Alcmena, discendente di Perseo, e sposa di Anfitrione. Zeus vuole che le nozze abbiano aspetto casto e sa pure che Alcmena resisterà alle sue seduzioni. Per questo assunse l'aspetto umano del marito di lei, Anfitrione, e le si unisce quando ancora, pur sposata, conserva la verginità (così si potrà dire che Eracle è nato da una donna vergine). Ma, Anfitrione avvicinatosi alla sposa scopre il tradimento e vuole far morire Alcmena su di un rogo, ma Zeus salva la donna, che partorisce due figli gemelli, dei quali uno, Ificle, è il figlio legittimo; l'altro è Eracle. Ad Eracle, alla nascita, viene dato il nome di Alcide, connesso al nome dell'avo Alceo, ma anche alla parola alco che significa la forza fisica.
Zeus unendosi ad Alcmene prolungherà la notte di tre volte perché crescesse la forza del concepito.
(Enc. Rel. 3, 1516); India. E' una narrazione di una suddivisione settaria del shivaismo, i Lingayt (portatori del Linga, cioè del fallo simbolo di Shiva). Il gruppo viene promosso da un fatto straordinario. La vergine Nagalabik, concepisce a seguito di un incontro con il dio Shiva e partorisce Channabasana.
(Enc. Rel. 4, 406); Grecia. Elena nasce da un uovo. Zeus si trasforma in cigno e si unisce a Leda, figlia di Testio, moglie di Tindaro, re di Sparta. Leda dà alla luce due uova. Da una escono Castore e Polluce, dall'altra Elena e Clitennestra.
(Enc. Rel. 4, 1195); Grecia. Dionisio è figlio di Zeus e di Semele. La donna, figlia del re di Tebe, aveva con Zeus una relazione. Venendo a sapere ciò, la moglie legittima di Zeus, Era, piena di livore e, vedendo che Semele era incinta di sei mesi, fece in modo che ella desiderasse vedere Zeus nel suo splendore fulminante, e così morisse col bambino. La donna morì, ma Zeus salvò il bambino facendolo crescere dentro la sua coscia.
Nascita di Dionisio dalla coscia di Zeus Dionisio appena nato dalla coscia
(Enc. Rel. 6, 12); Ungari. Nelle saghe su Almos, primo capo ungarico, si narra della nascita dalla madre resa incinta da un falco.
Sesto tipo: Vivificazione del feto mediante un super-spirito umano o una divinità (Enc. Rel. 3, 1064; 6, 198); India. Krisnha è un avatara del dio Vishnu, che vivifica, come un’anima, il corpo preso da Devaki e Vasudeva, dei quali è l'ottavo figlio. Non si ha una natura umana completa - anima e corpo - come nel caso dell'incarnazione del Verbo nel cristianesimo. Krishna ha già un corpo trascendentale che riprende al momento della morte.
(Enc. Rel. 1, 1179); Bon, religione precedente al buddhismo tibetano, ma con grandi influssi dello stesso. Gsen-rah, che dimora in cielo, guarda la terra e sceglie i genitori e il luogo (il monte Kailasa) per la sua reincarnazione. Un raggio bianco scende dall'alto sul capo dell'uomo rGyal-bon e raggiunge i genitali. Un raggio rosso fa lo stesso con la donna rGyal-zhad-ma. I due concepiscono un fanciullo già in grado di predicare ai suoi primi discepoli che sono esseri celesti.
(Enc. Rel 3, 1846); India, movimento Jaina. Mahavira, un tirthakara, “il proclamatore della dottrina”, dello Jainismo, prima dal cielo entra nel grembo fertilizzato di Devananda, poi, per disposizione di Indra, passa nel grembo di Trisalia sposa di Siddhartha, vivificando l'embrione già presente per l'unione dei due.
(Enc. Rel. 4, 1500); India. Parsva, il ventitreesimo dei maestri del Jainismo, decide di reincarnarsi per illuminare gli uomini sulla via della salvezza dal karma. Sceglie il grembo della pia Regina Vama, sposa di Asvasena, re di Benares. L'anima del tirthakara passa dal grembo della regina Vama in una notte del mese di Vaisakha (aprile/maggio). Quando si verificò, nella madre, la “vivificazione dell'embrione”, che per gli antichi corrispondeva ai primi movimenti del feto, i troni di tutti i cieli tremarono, le divinità discesero coi loro carri nella reggia di Benares.
(Enc. Rel. 6, 191); India, visnuvismo. Vallabha, un avatara di Vishnu, nasce da genitori che avevano trovato rifugio a Champaranya, per sottrarsi a lotte religiose scatenatesi a Benares. Sul luogo della sua venuta sorse subito un palazzo d'oro, ecc. Il fanciullo crebbe in fretta.
(Enc. Rel. 6, 318, 709); Persia, Zarathustra o Zoroastro. La madre, Frin-Duktau riceve il fuoco dello Yvarrah (essenza di energia) e il suo corpo diventa, temporaneamente, luminoso. Poi Frin-Duktan sposa Purusasp. Nel mentre, la fravahr (anima preesistente) di Zarathustra viene messa in un ramoscello di haoma, che viene colto da Purusasp e portato alla sposa. Quindi la sostanza del corpo di Zarathustra scende sotto forma di pioggia da una nuvola. Le vacche bevono l'acqua e vengono munte. Frin-Duktau mescola al latte il succo di haoma e lo beve lei e lo sposo. Quindi si uniscono in coniugio concependo Zarathustra.
Settimo tipo (a parte): Nascita dall'essere maschile(Enc. Rel. 3, 533); Grecia. Zeus sposa legittimamente Metis, la Saggezza, ma gli viene annunziato che il figlio concepito con Metis lo detronizzerà. Zeus allora inghiottisce Metis. In seguito ha un mal di capo terribile e Efesto apre con un colpo la testa del dio, da cui balza la dea Atena, già armata. Atena non nata da madre diventa l'odiatrice degli usi nuziali e difende costantemente la sua verginità.
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http://www.monasterodibose.it/priore/ar ... gine-madreL’impossibile storia della Vergine Madre Vergine Madre che allatta
Dalla lectio magistralis “Mater Virgo, Virgo mater” tenuta a Bologna, 24 maggio 2007
Nel cristianesimo, anche se forse non sempre ne siamo consapevoli, molti sono gli ossimori, quelle paradossali affermazioni di linguaggio che cercano di esprimere realtà antitetiche. L’oggetto specifico della fede cristiana è un Dio-uomo, un crocifisso-risorto, un assente-presente. Le stesse tre virtù cosiddette teologali non chiedono forse di credere l’incredibile, di sperare l’insperabile, di amare il non amabile? Tra questi paradossi vi è anche quello della Mater Virgo / Virgo Mater, della Madre Vergine. Anche in questa paradossalità delle espressioni teologiche cristiane sta la moría, quella stoltezza-follia che l’apostolo Paolo nella Prima lettera ai Corinzi designa come sophía, sapienza di Dio.
Ma il tema della “Madre Vergine” non è presente solo in ambito cristiano: ha echeggiato in tutto il Mediterraneo – e non solo! – a tal punto che molti si sono chiesti se la venerazione di Maria, Madre e Vergine non abbia assorbito il culto di dee pagane madri e vergini. Si pensi ad Astarte, dea assiro-babilonese venerata a Canaan, dea dell’amore e della fecondità, quella Regina del cielo che conobbe l’ostilità dei profeti biblici; ad Artemide, la dea eternamente vergine che a Efeso aveva il suo grande santuario, stigmatizzato da Paolo secondo il racconto degli Atti degli apostoli; a Cibele-Rea, Magna Mater, venerata in Frigia e in Grecia; ancora alla fine del IV secolo Agostino di Ippona testimonia di un culto in onore della Vergine celeste e Madre degli dèi lasciato dai Fenici a Cartagine… Tutti culti che prendono in conto la maternità e verginità quali attributi di una divinità, che diviene nel cristianesimo la Vergine santa e Madre di Dio.
È vero che l’archetipo del femminile ha nutrito il mondo simbolico delle religioni pagane così come del cristianesimo; si può però affermare con Philippe Borgeaud – l’autore del bel testo La Madre degli dèi. Da Cibele alla Vergine Maria tradotto recentemente da Morcelliana – che, al di là delle analogie e delle reciproche influenze dei culti mediterranei, le figure delle dee vergini e madri e quella della Vergine Maria «restano assolutamente distinte». Nello stesso tempo, non va dimenticato che gli apologisti cristiani del II secolo ebbero la tendenza ad assumere senza complessi l’eco di concezioni mitologiche. Come Giustino che nella Prima Apologia si rivolge ai pagani in questi termini: «Noi raccontiamo che [Gesù Cristo] è nato da una vergine: ciò è comune al vostro Perseo». Insomma, strutture psichiche identiche sono presenti e all’opera, sia presso i pagani che presso i cristiani, nell’elaborazione di miti e teologie riguardanti la nascita di un Figlio divino. (...)
Se risaliamo alle scritture di Israele, quelle che i cristiani chiamano Antico Testamento, Dio, il Signore è il Padre di Israele e il Padre dei giusti. In lui non vi è nessuna immagine femminile né materna, anche se alcuni atteggiamenti amorosi descritti dai profeti ricordano quelli di una madre verso i figli: basti citare la misericordia, attributo di Dio che nasce dai suoi rachamim, dalle sue viscere materne. Nondimeno la verginità e la maternità ricevono nella Bibbia una grande attenzione e onore. La donna, creata «a immagine e somiglianza di Dio» come l’uomo, è soprattutto chiamata a diventare madre, a generare figli e figlie; il suo valore consiste proprio nella fecondità materna, mentre la verginità appare come una necessità fino alle nozze. Per questo la donna sterile dopo dieci anni di matrimonio poteva essere ripudiata, ed era dovere di un uomo sposare la moglie del proprio fratello morto senza figli, «perché il nome del fratello non si estinguesse in Israele». Se il matrimonio è alleanza, amore inserito in una storia, resta però primario che quanto della donna è lodato e onorato è soprattutto la maternità. In particolare, sono i sapienti di Israele a cantare la donna madre, moglie feconda, circondata dai figli nella sua casa e, nel contempo, a lodare la verginità prima delle nozze.
Nelle Scritture di Israele non vi è dunque alcun riferimento alla possibilità di una figura che sia contemporaneamente vergine e madre. Ma i cristiani, che accedono all’Antico Testamento attraverso la versione greca dei LXX, leggono il passo di Isaia riguardante la nascita del Messia non come: «una ragazza (‘almah) concepirà e partorirà un figlio», bensì come: «una vergine (parthénos) concepirà e partorirà un figlio», traduzione che forse reca in sé tracce di un’interpretazione già giudaica. E così nel Vangelo secondo Matteo la nascita di Gesù da Maria è testimoniata come compimento della profezia di Isaia, ed è significativo che già Giustino, all’inizio del II secolo, difenda la lettura dei LXX contro il testo ebraico. Maria, la Madre del Messia-Cristo, è una vergine, una donna nella condizione di chi «non ha conosciuto uomo», non si è unita ad alcun uomo: la sua maternità di Gesù procede dalla sua verginità… Ecco il paradosso, lo straordinario, il miracoloso della nascita di Gesù! Ciò che questo paradosso vuole significare è che solo Dio ci poteva dare un uomo come lui: Gesù non è nato «da sangue e carne, né da volere di uomo», e questo è stato affermato dai vangeli attraverso la verginità di Maria, diventata madre per la potenza dello Spirito santo. (...)
Nella tradizione religiosa che declina il mistero di Maria, nulla celebra la sua femminilità, ma tutto si concentra sul suo essere Vergine e Madre: Maria è così l’hapax per eccellenza, la figura irripetibile. Ma in realtà, se si leggono con intelligenza le Scritture sante, non è tanto la sua maternità a definire Maria, quanto piuttosto il suo trascendere la maternità fisica assumendo una maternità di altro tipo nei confronti di Gesù stesso e dei credenti in lui. I vangeli iniziano a raccontarci Maria come vergine per poi narrarla nella sua maternità, ma dai sinottici al quarto vangelo agli Atti degli apostoli c’è un crescendo che indica Maria come segnata da un’altra maternità, non biologica ma spirituale, nei confronti del discepolo amato da Gesù e della prima comunità dei credenti. (...)
Il percorso attorno a Maria la Mater Virgo può condurci a un’annotazione sulla maternità di Maria quale è percepita livello semplice e quotidiano da parte di milioni di cristiani cattolici e ortodossi. Numerosi sono i luoghi dedicati a Maria: santuari e chiese dedicate a Maria in città e in campagna, sui monti e sulle isole più piccole e solitarie… E in questi luoghi quante preghiere, quanti canti innalzati a lei! A questa donna dipinta o scolpita un numero incalcolabile di persone ha guardato e guarda come alla Madre. Nella loro desolazione, nelle loro angosce e nel loro pianto, chiedono l’impossibile, confidano che essa possa ascoltarli, avere misericordia di loro ed esaudirli, proprio perché in lei sentono la Madre: Monstra te esse Mater, «Mostrati Madre», essi invocano. Nelle nostre chiese di occidente, poi, spesso appare la statua della «Pietà», ossia di Maria che tiene tra le braccia il figlio morto: quante donne, stando davanti a questa icona, hanno pianto e piangono il figlio morto; e quanti credenti pregano di essere accolti, alla fine della loro vita, nelle sue braccia materne, braccia di Maria madre, braccia della terra madre!
Il nostro immaginario è ricco, e Maria la Madre polarizza molti dei nostri sentimenti. Maria è Madre perché è per ognuno di noi la terra, la madre terra dalla quale siamo stati tratti e alla quale torniamo. È forse un caso che in molte località vi siano icone di Madonne brune, nere, colore della terra? Maria è terra che ha accolto la Parola, terra che ha generato il Salvatore, terra divenuta Luogo di colui che non ha luogo, terra che i cristiani cantano quale «Terra del cielo», perché terra già trasfigurata in Dio. Maria, la Mater Virgo, è la Madre non solo di Gesù, ma anche dei credenti in lui: è lei la porzione di umanità già redenta, figura di quella «terra promessa» cui siamo chiamati, lembo di terra trapiantato in cielo. In lei è prefigurata la meta che attende ogni vivente: l’assunzione dell’umano, di tutto l’umano, in Dio.
Enzo Bianchi