Bergoglio il papa vigliacco che non difende i cristiani

Re: Tutte le demenzialità di un uomo che non merita rispetto

Messaggioda Berto » mar set 14, 2021 1:44 am

Costui, questo uomo, questa autorità religiosa incarna tutti i limiti e le carenze, i fanatismi e le irragionevolezze, le presunzioni e le inettitudini, le idiozie e le assurdità, le contraddizioni e le conflittualità, le forzature e le incoerenze... sia dell'ebreo Gesù Cristo che del cristianismo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Tutte le demenzialità di un uomo che non merita rispetto

Messaggioda Berto » gio set 23, 2021 6:00 am

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Tutte le demenzialità di un uomo che non merita rispetto

Messaggioda Berto » ven nov 12, 2021 8:30 am

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Re: Bergoglio il papa vigliacco che non difende i cristiani

Messaggioda Berto » mar nov 30, 2021 9:07 pm

40)
Le contraddizioni, le presunzioni, le demenzialità teologiche di Bergoglio (ma anche dei cristiani tutti e di tutti i credenti religiosi della terra che credono che il loro dio/idolo sia il vero dio, il Dio di tutti), l'antisemitismo/antigiudaismo (condiviso con i mussulmani e gli atei) e l'esaltazione/santificazione dell'Islam (che viene irresponsabilmente ed erroneamente separato dal nazismo maomettano come se potessero esistere due Islam uno e uno cattivo).





Il Vescovo Schneider dichiara che il papa deve emettere una correzione formale alla sua dichiarazione secondo cui Dio vuole le false religioni
Maike Hickson
giovedì 9 maggio 2019

https://roma-perenne.blogspot.com/2019/ ... he-il.html

Mons. Schneider ci mette il carico da undici. Nella nostra traduzione da LifeSiteNews le dichiarazioni a GloriaTV di mons. Athanasius Schneider, che con la consueta calma ma con grande lucidità e fermezza chiede a Bergoglio di correggere ufficialmente la Dichiarazione di Abu Dhabi [qui]. La dichiarazione di Abu Dhabi va "rescissa" per la parte che contraddice la dottrina cattolica: con quella dichiarazione si professa un'altra religione e cita S. Paolo ove dice che una dottrina difforme da quella da lui insegnata va rifiutata anche se a proporla fosse un angelo. Mons. Schneider ha imboccato una strada, quella della verità cattolica, che, di fronte ad un recidivo rifiuto del Papa ad emendarsi, lo porterebbe a doverlo accusare pubblicamente di eresia. La ormai famosa Lettera Aperta, al punto VII delle 7 eresie imputate a Bergoglio, concerne proprio la infausta dichiarazione da lui sottoscritta ad Abu Dhabi.

In una nuova intervista, il Vescovo Athanasius Schneider rende chiaro che la correzione privata [qui], da parte del papa, della sua dichiarazione ufficiale di Abu Dhabi secondo la quale la “diversità delle religioni” è “voluta da Dio” – correzione privata che lui stesso ha ricevuto da Papa Francesco il 1° marzo – non è sufficiente. La dichiarazione di Abu Dhabi “è ancora valida” e pertanto, afferma Schneider, “si sta proclamando un nuovo Vangelo, un Vangelo che non è quello insegnato dal Verbo Incarnato di Dio e che è stato fedelmente predicato dagli Apostoli e tramandato alla Chiesa”. “Non c’è alcun dubbio”, spiega Schneider, “che San Paolo si esprimerebbe oggi così a proposito della formula controversa contenuta dalla dichiarazione di Abu Dhabi: ‘Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!’ (Ga 1, 8)”.

Papa Francesco ha firmato il controverso “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” con Grande Imam Ahmad el-Tayeb ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019.

“A oggi, né il papa né alcun ufficio della Santa Sede che parli a suo nome ha fatto una correzione pubblica con riferimento esplicito ai passi dubbi concernenti la ‘diversità delle religioni’” contenuti nella dichiarazione di Abu Dhabi, spiega Schneider in un’intervista a Gloria.tv. “Pertanto”, egli conclude, “la formula riguardante la diversità delle religioni è ancora valida”.

Nell’intervista, il Vescovo Schneider fornisce ulteriori dettagli sui vari sviluppi relativi alla sua discussione con Papa Francesco sulla dichiarazione di Abu Dhabi.

Egli ribadisce che la correzione datagli dal papa durante un’udienza il 1° marzo è solo di “carattere privato”, e spiega che lo stesso giorno egli ha consegnato al papa una lettera chiedendogli di “revocare” l’affermazione sulla “diversità delle religioni”. Il 5 marzo Papa Francesco ha risposto via lettera al Vescovo Schneider affermando che nel documento di Abu Dhabi l’espressione “è voluta da Dio” si riferisce alla “volontà permissiva di Dio”.

“Pertanto, il 25 marzo ho scritto un’altra lettera personale”, racconta Schneider. In quella lettera egli ha chiesto al papa di ripetere “pubblicamente a tutta la Chiesa” quanto gli aveva detto e scritto in privato, “perché la confusione sulla verità del fatto che la fede in Gesù Cristo come unico Redentore dell’umanità è l’unica religione direttamente e sicuramente voluta da Dio cresce quotidianamente nella Chiesa”. (Ci si chiede come potrebbe reagire il Grande Imam Ahmad el-Tayeb a una tale correzione della dichiarazione di Abu Dhabi.)

Alla domanda se Papa Francesco abbia parlato esplicitamente della “volontà permissiva di Dio” a proposito della diversità delle religioni durante l’udienza generale del 3 aprile e se il papa non abbia in questo modo “rimosso il problema”, il Vescovo Schneider replica: “Con questa formula Papa Francesco non fa un riferimento diretto al passo alquanto discusso della dichiarazione di Abu Dhabi”. Inoltre, afferma il prelato, egli non menziona alcun insegnamento esplicito che affermi che la fede in Gesù Cristo “è l’unica religione sicuramente voluta da Dio”. Il Vescovo Schneider riferisce che Papa Francesco gli ha inviato di persona una copia dell’affermazione fatta durante l’udienza generale del 3 aprile. Ma aggiunge che anche se questa dichiarazione del 3 aprile può essere considerata un “piccolo passo avanti”, si dà ancora il fatto che “la dichiarazione che è in sé scorretta e che si trova nel documento di Abu Dhabi continua a rimanere intatta senza nessuna chiara e autentica correzione proveniente dalla Chiesa” e che “si sta anzi diffondendo sempre di più insieme alla sua formulazione oggettivamente erronea”.

“Così”, afferma il Vescovo Schneider, “la verità dell’unicità di Gesù Cristo come Redentore dell’umanità e, di conseguenza, la fede in Lui intesa come unica religione voluta da Dio vengono relativizzate. In questo modo aumenta sempre di più il pericolo che l’essenza dell’intero Vangelo e, con essa, quella del depositum fidei [deposito della fede] vengano negate”.

Di fronte alla crescente relativizzazione dell’“unicità del Nostro Signore e Redentore Gesù Cristo”, spiega il prelato, è oggi ancora più importante che “l’intera Chiesa e, per primo, Papa Francesco” parlino apertamente di questo tema. “Il documento di Abu Dhabi, tuttavia, non ha aiutato la missione principale della Chiesa”.

Egli fa anche notare che il 21 febbraio 2019 il Consiglio Pontificio per il Dialogo Interreligioso ha inviato una lettera “a tutte le università della Chiesa” con l’esplicita richiesta di diffondere a tutti i livelli i princìpi contenuti all’interno del documento di Abu Dhabi. La lettera cita anche il passo controverso sulla diversità delle religioni. [Riportiamo di seguito gli interventi al riguardo]

Se ne parla nella Lettera Aperta ai Vescovi : Punto VII e (A) 12.;
“Il più terribile scisma che il mondo abbia mai visto” - Roberto De Mattei
Card Burke, La dichiarazione del Papa che Dio vuole "la diversità delle religioni" "è erronea";
Il Papa chiede ai centri di formazione e alle università di diffondere la sua tesi che "la diversità delle religioni" è "voluta da Dio";
Una pace che rinnega Cristo e la nostra Fede, senz'alcun anelito di evangelizzazione, è il suicidio della Chiesa cattolica cui non è estraneo quello della nostra civiltà;
Mons. Athanasius Schneider, Il dono della filiazione Divina. La fede cristiana: l’unica valida religione e unicamente voluta da Dio;
Josef Seifert: Gravi preoccupazioni per il documento di Abu Dhabi firmato da Papa Francesco;
Iosef Seifert punta alle orrende conseguenze della Dichiarazione di Abu Dhabi;
Mons. Schneider e l'ambigua correzione parziale di "Dio vuole la pluralità di religioni";
Don A.M.Morselli spiega che l’unica vera religione è Gesù Cristo

Parlando delle conseguenze dell’ulteriore diffusione del documento di Abu Dhabi senza correzioni, il Vescovo Schneider sottolinea che esso “relativizzerà” ulteriormente “l’unicità del Nostro Signore e Redentore Gesù Cristo, e con essa anche l’essenza del Vangelo e della Divina Rivelazione”.

Nelle sue ultime frasi, il Vescovo Schneider esprime il suo “ardente desiderio” che ogni giorno “un numero sempre più grande di voci di vescovi, sacerdoti e fedeli si innalzi per chiedere al papa rispettosamente e con amore di correggere senza ambiguità la dichiarazione contenuta nel documento di Abu Dhabi”.

[Traduzione di Chiesa e post-concilio]
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Bergoglio il papa vigliacco che non difende i cristiani

Messaggioda Berto » mar nov 30, 2021 9:08 pm

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Messaggioda Berto » mar nov 30, 2021 9:08 pm

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Bergoglio il papa vigliacco che non difende i cristiani

Messaggioda Berto » mar nov 30, 2021 9:09 pm

41)
La libia è un inferno per i migranti (criminali invasori clandestini)



Ma come la Libia non dovera essere un inferno stando a Bergoglio?

IMMIGRATI SI FANNO RIPORTARE IN LIBIA DOPO LO SBARCO
30 Novembre 2021

https://www.islamnograzie.com/immigrati ... lo-sbarco/

Ovviamente in Libia pagheranno per imbarcarsi di nuovo invece di essere rimandati a casa. Perché non ci sono i lager in Libia, ma i loro scafisti.

31 #migranti, salvati dalla Guardia costiera tunisina a bordo di un barcone (487 immigrati), hanno deciso subito di tornare in #Libia.
https://twitter.com/fratotolo2/status
/1465604800779800577?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1465604800779800577%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.islamnograzie.com%2Fimmigrati-si-fanno-riportare-in-libia-dopo-lo-sbarco%2F


Papa Francesco “la Libia è un inferno”/ “Migranti, è Dio che chiede di sbarcare”
https://www.ilsussidiario.net/autori/niccolo-magnani/

https://www.ilsussidiario.net/news/papa ... e/2045981/

Era l’8 luglio 2013 quando il da poco eletto Papa Francesco volle incontrare la terra di Sicilia nell’Isola di Lampedusa, porto di sbarco per tutto il Mediterraneo di migranti e rifugiati: oggi il Pontefice ha celebrato una Santa Messa nella Cappella di Casa Santa Marta nel settimo anniversario di quell’incontro storico, “anticipatore” della lunga drammatica stagione di sbarchi nei porti italiani. «La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione, illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza», ripeteva Papa Bergoglio nell’omelia del 2013 con passaggio ripreso anche oggi nella predica a Santa Marta.

Il Papa manda un nuovo avviso alle autorità e all’Europa, poche ore dopo la “svolta” sul caso Ocean Viking a Porto Empedocle (con il trasferimento di 180 migranti sulla nave-quarantena Moby Zaza dopo 11 giorni a bordo della nave di Sos Mediterranee): «L’incontro con l’altro è anche incontro con Cristo. Ce l’ha detto Lui stesso. È Lui che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito, chiedendo di poter sbarcare».

«In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me», lo diceva il Signore nel Vangelo di Matteo (25,40) e su quel passo Papa Francesco ha incentrato l’intera omelia di oggi. «Tutto quello che avete fatto lo avete fatto a me», ribadisce il Papa citando il Vangelo, «Dovremmo usarlo tutti come punto fondamentale del nostro esame di coscienza, quello che facciamo tutti i giorni. Penso alla Libia, ai campi di detenzione, agli abusi e alle violenze di cui sono vittime i migranti, ai viaggi della speranza, ai salvataggi e ai respingimenti».

Il Santo Padre ricorda poi il dramma della situazione in Libia dove nei campi di detenzione si assistono a soprusi e angherie di ogni genere: è sempre il Papa nella Santa Messa a raccontare un aneddoto sull’incontro con alcuni profughi proprio 7 anni fa a Lampedusa «Uno raccontava cose terribili nella sua lingua, e l’interprete sembrava tradurre bene; ma questo parlava tanto e la traduzione era breve. “Mah – pensai – si vede che questa lingua per esprimersi ha dei giri più lunghi”. Quando sono tornato a casa, il pomeriggio, nella reception, c’era una signora – pace alla sua anima, se n’è andata – che era figlia di etiopi. Capiva la lingua e aveva guardato alla tv l’incontro. E mi ha detto questo: “Senta, quello che il traduttore etiope Le ha detto non è nemmeno la quarta parte delle torture, delle sofferenze, che hanno vissuto loro».

Il Papa avverte, «ci danno la versione distillata» su quanto succede in Libia, mentre in realtà nel Nord Africa ormai si assiste ad un vero e proprio inferno: «voi non immaginate l’inferno che si vive lì, in quei lager di detenzione. E questa gente veniva soltanto con la speranza e di attraversare il mare. La Vergine Maria, Solacium migrantium, ci aiuti a scoprire il volto del suo Figlio in tutti i fratelli e le sorelle costretti a fuggire dalla loro terra per tante ingiustizie da cui è ancora afflitto il nostro mondo».


Papa Bergoglio: “Dio chiede di sbarcare. La Libia è un inferno
8 Luglio 2020

https://avantilive.it/papa-bergoglio-di ... n-inferno/

Il Papa, ancora una volta, non perde tempo e non va per il sottile. Richiamando le nostre coscienze, in quanto popolo di un Paese che dovrebbe essere “evoluto” sia dal punto di vista tecnologico che umano, ci invita a fare la cosa giusta: nell’omelia della Messa dedicata ai migranti in Libia rompe il silenzio sulla questione dicendo: “È Dio che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito, chiedendo di poter sbarcare”.

Poi sottolineando quanto sia infernale la condizione sopportata da quelle povere anime, “colpevoli del reato” di essere nati in un posto diverso dal nostro, prosegue: “La Libia è un inferno, un lager, e ci danno la versione distillata. Ma non immaginate l’inferno che si vive lì, il lager di detenzione per questa gente che veniva solo con la speranza”.

Poi ha rilanciato le sue parole contro la “globalizzazione dell’indifferenza”, concludendo il suo discorso condannando chi dice falsità e innesca, con parole forti e decise, magari cavalcando problemi che non centrano nulla nella questione, odio e rancore nei confronti di chi tenta la sorte inseguendo un sogno, lasciando a malincuore la propria casa a causa di guerre, povertà e soppressione della libertà.


Migranti, il monito del Papa: “È Dio che chiede di poter sbarcare. La Libia è lager e inferno, basta versioni distillate
domenico agasso jr
8 luglio 2020

https://www.lastampa.it/vatican-insider ... .39058506/

CITTÀ DEL VATICANO. La Libia è «lager e inferno», solo che la situazione viene riportata con «versioni distillate», descritta con racconti edulcorati. Papa Francesco esprime la sua rabbia durante la Messa che celebra nella Cappella di Casa Santa Marta in occasione del settimo anniversario della visita a Lampedusa. E lancia il suo nuovo appello all’accoglienza dei migranti: «È Dio che ci chiede di poter sbarcare». I campi di detenzione nel Paese africano, gli abusi, i respingimenti, sono come «fatti a Dio». Cita il Vangelo: «Tutto quello fatto a fratelli l'avete fatto a me».

Considerata la situazione sanitaria, alla Celebrazione partecipa solo il personale della sezione migranti e rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale.

È il Signore «che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito, chiedendo di poter sbarcare», scandisce il Pontefice.

Il Vescovo di Roma aggiunge un aneddoto al testo preparato: «Ricordo quel giorno, sette anni fa, proprio al Sud dell’Europa, in quell’isola... Alcuni mi raccontavano le proprie storie, quanto avevano sofferto per arrivare lì. E c’erano degli interpreti. Uno raccontava cose terribili nella sua lingua, e l’interprete sembrava tradurre bene; ma questo parlava tanto e la traduzione era breve. “Mah – pensai – si vede che questa lingua per esprimersi ha dei giri più lunghi”». Quando il Papa torna «a casa, il pomeriggio, nella reception, c’era una signora – pace alla sua anima, se n’è andata – che era figlia di etiopi. Capiva la lingua e aveva guardato alla tv l’incontro. E mi ha detto questo: “Senta, quello che il traduttore etiope Le ha detto non è nemmeno la quarta parte delle torture, delle sofferenze, che hanno vissuto loro”. Mi hanno dato la versione “distillata”», è l’amara constatazione di Jorge Mario Bergoglio. E questa dinamica accade «oggi con la Libia: ci danno una versione “distillata”. La guerra sì è brutta, lo sappiamo, ma voi non immaginate l’inferno che si vive lì, in quei lager di detenzione. E questa gente veniva soltanto con la speranza e di attraversare il mare».

Tutto quello che «avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me»: cita il Vangelo Francesco per sottolineare che vale «nel bene e nel male! Questo monito risulta oggi di bruciante attualità. Dovremmo usarlo tutti come punto fondamentale del nostro esame di coscienza che facciamo tutti i giorni. Penso alla Libia, ai campi di detenzione, agli abusi e alle violenze di cui sono vittime i migranti, ai viaggi della speranza, ai salvataggi e ai respingimenti».

Secondo il Papa, «la cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l'illusione del futile, del provvisorio, che porta all'indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza».

Chi è alla ricerca di Dio può incontrarlo «nel volto dei poveri, degli ammalati, degli abbandonati e degli stranieri che Dio pone sul nostro cammino. E questo incontro diventa anche per noi tempo di grazia e di salvezza. L'incontro con l'altro è anche incontro con Cristo. Ce l'ha detto Lui stesso».

Sono le «tante ingiustizie» del mondo a spingere le persone a lasciare le loro terre, ribadisce il Papa, sottolineando che «falsità» e «ingiustizia» sono «un peccato da cui anche noi, cristiani di oggi, non siamo immuni. La Vergine Maria, Solacium migrantium - conclude il Pontefice - ci aiuti a scoprire il volto del suo Figlio in tutti i fratelli e le sorelle costretti a fuggire dalla loro terra per tante ingiustizie da cui è ancora afflitto il nostro mondo».


Papa Francesco: "In Libia dei lager di detenzione, ma ci danno una versione distillata"
di PAOLO RODARI
8 agosto 2021

https://www.repubblica.it/vaticano/2020 ... 261313618/

CITTÀ DEL VATICANO - È "inimmaginabile l'inferno" vissuto nei campi di detenzione dai migranti. Lo ha detto questa mattina Papa Francesco, durante la messa per l'anniversario della visita di sette anni fa a Lampedusa, il suo primo viaggio fuori Roma dopo l'elezione al soglio di Pietro. Bergoglio volle come primo gesto recarsi nel cuore del Mediterraneo che soffre, una scelta di campo a cui è rimasto fedele per tutto il pontificato.

Alla messa a Santa Marta, per la situazione sanitaria provocata dalla pandemia, ha partecipato solo il personale della sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. L'anno scorso alla invece presero parte 250 persone, fra migranti e quanti sono impegnati per salvare le loro vite.

La convinzione di Francesco è oggi come allora la medesima: abbiamo una versione "distillata" di quanto accade nei "lager di detenzione" in Libia. Otto anni fa il Papa lanciò una corona di fiori in acqua da una motovedetta in memoria delle vittime morte in mare. La sua fu una giornata penitenziale, nella quale richiamò quella cultura del benessere che ci fa vivere in "bolle di sapone", belle ma illusorie, portando alla "globalizzazione dell'indifferenza".

Oggi il suo pensiero si è fermato su quei momenti. Ha detto: "C'erano degli interpreti. Uno raccontava cose terribili nella sua lingua e l'interprete sembrava tradurre bene; ma questo parlava tanto e la traduzione era breve. 'Mah - pensai - si vede che questa lingua per esprimersi ha dei giri più lunghi'. Quando sono tornato a casa, il pomeriggio, nella reception, c'era una signora - pace alla sua anima, se n'è andata - che era figlia di etiopi. Capiva la lingua e aveva guardato alla tv l'incontro. E mi ha detto questo: 'Senta, quello che il traduttore etiope Le ha detto non è nemmeno la quarta parte delle torture, delle sofferenze, che hanno vissuto loro'. Mi hanno dato la versione 'distillata'. Questo succede oggi con la Libia: ci danno una versione 'distillata'. La guerra sì è brutta, lo sappiamo, ma voi non immaginate l'inferno che si vive lì, in quei lager di detenzione. E questa gente veniva soltanto con la speranza e di attraversare il mare".

Il Vangelo è chiaro circa le violenze che subiscono gli ultimi. "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me", dice Gesù. Ha spiegato Francesco: "Tutto quello che avete fatto... nel bene e nel male! Questo monito risulta oggi di bruciante attualità. Dovremmo usarlo tutti come punto fondamentale del nostro esame di coscienza, quello che facciamo tutti i giorni. Penso alla Libia, ai campi di detenzione, agli abusi e alle violenze di cui sono vittime i migranti, ai viaggi della speranza, ai salvataggi e ai respingimenti".
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Messaggioda Berto » mar nov 30, 2021 9:09 pm

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Messaggioda Berto » sab dic 04, 2021 2:38 am

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Re: Bergoglio il papa vigliacco che non difende i cristiani

Messaggioda Berto » sab dic 04, 2021 2:38 am

42)
Nella Cipro cristiana aggredita dal nazismo maomettano turco: No ai muri della paura! Che demente!




Papa: viaggio a Cipro e Grecia. «No ai muri della paura dettati da interessi nazionalisti»
Il messaggio di Francesco di accoglienza dei migranti. Nei prossimi giorni a Lesbo (già visitata nel 2016)
Carlo Marroni
3 dicembre 2021

https://www.ilsole24ore.com/art/papa-vi ... ti-AEBy7w0

È ai confini orientali dell'Europa, ma il suo messaggio è per tutto il Vecchio Continente. Papa Francesco – nel suo 35esimo viaggio apostolico, il terzo di quest'anno – guarda alle rotte dei migranti che arrivano da est e chiede l'abbattimento delle barriere che fermano i flussi umani. E dice che l'Europa – alle prese con la drammatica crisi al confine tra Polonia e Bielorrussia - ha bisogno di «riconciliazione, coraggio e slancio per camminare in avanti». Ma non saranno «i muri della paura e i veti dettati da interessi nazionalisti ad aiutare il progresso, e neppure la sola ripresa economica potrà garantire sicurezza e stabilità».

Prima tappa nel paese diviso dal 1974

Francesco ha iniziato da Cipro, prima tappa di un viaggio di cinque giorni che lo porterà poi ad Atene e nell'isola di Lesbo (già visitata nel 2016) primo approdo dei barconi in partenza dalla Turchia. Parlando al clero locale, lancia una stoccata ai cattolici: chiede che «nella Chiesa non ci siano muri perché è la convivenza delle diversità». Dal 1974 Cipro è divisa in due: il nord è controllato militarmente dalla Turchia, a sud c'è una nazionale dell'Ue e che aderisce all'euro, due mondi distanti eppure compressi dentro un'isola. Che tocca ogni giorno il dramma dei migranti: il presidente di Cipro confermerà che 50 persone andranno in Italia.

«Il potere dei gesti, non sperare in atti di forza»

Mette in evidenza Bergoglio: «La ferita che più soffre questa terra è data dalla terribile lacerazione che ha subito negli ultimi decenni. Penso al patimento interiore di quanti non possono tornare alle loro case e ai loro luoghi di culto». Il Papa prega per «la vostra pace, per la pace di tutta l’isola, e la auspico con tutte le forze. La via della pace, che risana i conflitti e rigenera la bellezza della fraternità, è segnata da una parola: dialogo. Dobbiamo aiutarci a credere nella forza paziente e mite del dialogo. Sappiamo che non è una strada facile; è lunga e tortuosa, ma non ci sono alternative per giungere alla riconciliazione». Occorre alimentare «la speranza con la forza dei gesti anziché sperare in gesti di forza».




Cipro, il Papa: non saranno i muri della paura ad aiutare il progresso dell’Europa
domenico agasso
2 dicembre 2021

https://www.lastampa.it/vatican-insider ... pa-994777/

INVIATO A NICOSIA. Il «Vecchio Continente» ha bisogno di «riconciliazione, coraggio e slancio per camminare in avanti». Ma non saranno «i muri della paura e i veti dettati da interessi nazionalisti ad aiutare il progresso, e neppure la sola ripresa economica potrà garantire sicurezza e stabilità». Papa Francesco lo esclama di fronte alle autorità istituzionali di Cipro, nel suo primo giorno a Nicosia. Parlando al clero locale, lancia una stoccata ai cattolici: chiede che «nella Chiesa non ci siano muri perché è la convivenza delle diversità». Prima, sul volo da Roma a Larnaca, anticipa che questo in terra cipriota e in Grecia è «un viaggio bello, e toccheremo anche delle piaghe». E il presidente di Cipro confermerà che 50 migranti andranno in Italia.

Il Pontefice parte oggi per il viaggio che, fino al 6 dicembre, lo porterà prima a Cipro e poi in Grecia, con tappa finale all'isola di Lesbo: il 35/o del suo pontificato, che farà salire a 55 i Paesi visitati da Papa Bergoglio. La prima giornata prevede oggi a Cipro incontri con il clero cattolico e le autorità istituzionali. Stamane alle 11,05 ha luogo la partenza - per la prima volta con Ita Airways dopo l'uscita di scena di Alitalia - da Fiumicino per Larnaca, dove il Papa atterra intorno alle 15 locali, accolto all'aeroporto dalla presidente del Parlamento cipriota, Annita Demetriou. Si trasferisce nella capitale Nicosia, e alle 16 Francesco incontra nella cattedrale maronita di Nostra Signora delle Grazie i sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi, catechisti, associazioni e movimenti ecclesiali. Alle 17,15 la cerimonia di benvenuto al «Palazzo Presidenziale», seguita dalla visita di cortesia al presidente della Repubblica Nikos Anastasiades, e alle 18 dall'incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico. Quindi l'arrivo alla nunziatura apostolica dove il Pontefice alloggerà in questo suo soggiorno nell'isola divisa: l'edificio è situato nella cosiddetta «terra di nessuno», zona controllata dalle Nazioni Unite, collocata lungo la «linea verde», tra le linee militari greco-cipriote e quelle turco-cipriote.

Questa mattina, prima di lasciare Casa Santa Marta, Francesco ha salutato circa 12 rifugiati accompagnati dall'elemosiniere di Sua Santità, il cardinale Konrad Krajewski. I migranti, ora residenti in Italia, provengono dalla Siria, dal Congo, dalla Somalia e dall'Afghanistan. Sono transitati per il campo di Lesbo negli scorsi anni e sono stati accolti al loro arrivo dalla Comunità di Sant'Egidio. Tra di loro, alcuni erano venuti con Bergoglio sull'aereo papale nel 2016.

Dopo avere lasciato il Vaticano, diretto in aeroporto, il Papa si è fermato alla parrocchia di Santa Maria degli Angeli, nei pressi dell'Aeroporto di Fiumicino, dove ha pregato davanti all'immagine della Madonna di Loreto e incontrato circa 15 profughi ospitati dalla Parrocchia.

Francesco alla volta di Cipro ha volato su un Airbus A320 di Ita Airways con la livrea celebrativa «Born in 2021». Sull’aereo il Papa rivolge un breve saluto ai giornalisti al suo seguito: «Buongiorno e grazie tante per la vostra compagnia. È un viaggio bello, e toccheremo anche delle piaghe. Spero che tutti noi possiamo accogliere tutti i messaggi che troveremo. Grazie tante della vostra compagnia!». Durante il volo riceve da un giornalista francese un dono inviatogli dalla parrocchia di Calais, nel nord della Francia, molto impegnata nell'assistenza ai migranti: si tratta di un pannello di legno con sopra un aquilone azzurro realizzato con la tela delle tende dove vengono ospitati i migranti. Sull'aquilone, una scritta col nome di una bambina, Aleksandra Hazar, nata nel 2020 in un barcone e salvata dal naufragio nella Manica, ma morta nel campo solo tre giorni dopo. Molti gli altri nomi di migranti vergati sul manufatto, e sotto un'altra scritta: «A tutte le persone esiliate e decedute lungo il confine franco-britannico». Una giornalista polacca ha invece chiesto al Pontefice «una preghiera» per i migranti bloccati al confine tra Bielorussia e Polonia. Il Papa si è messo una mano sul cuore e ha risposto: «Lo farò».

Nel momento in cui «lascio il territorio italiano per recarmi in visita pastorale a Cipro e in Grecia, come pellegrino che anela ad antiche sorgenti, con il vivo desiderio di incontrare i fratelli nella fede e le popolazioni locali, mi è gradito rivolgere a Lei, signor presidente, e all'intero popolo italiano, i più cordiali saluti, a cui unisco fervidi auspici di serenità e di mutua cooperazione per il bene comune»; così Francesco nel suo telegramma al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

A sua volta, il Capo dello Stato scrive al Pontefice: «In un crocevia di tale fondamentale importanza è necessario l'impegno di tutti affinché le ragioni della pace, dell'accoglienza e del mutuo intendimento prevalgano su logiche che alimentano le violazioni alla dignità della persona e ai suoi diritti fondamentali».

Durante l'incontro con il clero di Cipro, nella cattedrale maronita di Nicosia, il Papa esclama: «Non ci sono e non ci siano muri nella Chiesa cattolica: è una casa comune, è il luogo delle relazioni, è la convivenza delle diversità». Il Pontefice saluta dapprima la Chiesa maronita, rivolgendo il suo pensiero «preoccupato» per la crisi che attraversa il Libano. Quindi la Chiesa latina, che «grazie alla presenza di tanti fratelli e sorelle migranti», è un «popolo “multicolore”, vero e proprio luogo di incontro tra etnie e culture diverse. Questo volto di Chiesa - afferma - rispecchia il ruolo di Cipro nel continente europeo: una terra dai campi dorati, un'isola accarezzata dalle onde del mare, ma soprattutto una storia che è intreccio di popoli e mosaico di incontri». Così è anche «la Chiesa: cattolica, cioè universale, spazio aperto in cui tutti sono accolti e raggiunti dalla misericordia di Dio e dall'invito ad amare». Perciò «cari fratelli e sorelle, abbiamo bisogno di una Chiesa paziente. Di una Chiesa che non si lascia sconvolgere e turbare dai cambiamenti, ma accoglie serenamente la novità e discerne le situazioni alla luce del Vangelo. In quest'isola è prezioso il lavoro che svolgete nell'accogliere i nuovi fratelli e sorelle che giungono da altre rive del mondo».

La Chiesa in Cipro ha «queste braccia aperte: accoglie, integra, accompagna. È un messaggio importante anche per la Chiesa in tutta Europa, segnata dalla crisi della fede: non serve essere impulsivi e aggressivi, nostalgici o lamentosi, ma è bene andare avanti leggendo i segni dei tempi e anche i segni della crisi». Secondo il Vescovo di Roma, «la Chiesa non vuole uniformare, ma integrare con pazienza».

Questa è la «fraternità nella Chiesa: si può discutere sulle visioni, su sensibilità e idee diverse. E in certi casi dirsi le cose in faccia con franchezza aiuta, è occasione di crescita e cambiamento. Ma ricordiamo sempre: si discute non per farsi la guerra, non per imporsi, ma per esprimere e vivere la vitalità dello Spirito, che è amore e comunione. Si discute, ma si rimane fratelli». C’è bisogno «di una Chiesa fraterna che sia strumento di fraternità per il mondo, non dobbiamo sentire la diversità come una minaccia all'identità, né dobbiamo ingelosirci e preoccuparci dei rispettivi spazi. Se cadiamo in questa tentazione cresce la paura - avverte - la paura genera diffidenza, la diffidenza sfocia nel sospetto e prima o poi porta alla guerra». Sottolinea il Papa: «Siamo fratelli, amati da un unico Padre. Siete immersi nel Mediterraneo: un mare di storie diverse, un mare che ha cullato tante civiltà, un mare dal quale ancora oggi sbarcano persone, popoli e culture da ogni parte del mondo».

Con la «vostra fraternità potete ricordare a tutti, all'Europa intera, che per costruire un futuro degno dell'uomo occorre lavorare insieme, superare le divisioni, abbattere i muri e coltivare il sogno dell'unità. Abbiamo bisogno di accoglierci e integrarci, di camminare insieme, di essere sorelle e fratelli tutti!».

Francesco si sposta in auto al Palazzo Presidenziale di Nicosia dove si svolge la cerimonia ufficiale di benvenuto sul territorio di Cipro. Nello studio privato, il Pontefice rende quindi la sua visita di cortesia al presidente della Repubblica Nikos Anastasiades. Segue l'incontro con le autorità, la società civile e il Corpo diplomatico nella Ceremonial Hall.

Nel suo discorso il presidente cipriota Nikos Anastasiades dice che «la Sua iniziativa simbolica è, prima di tutto, un messaggio forte sulla necessità di una indispensabile revisione della politica di immigrazione dell'Ue, in modo che da un lato vi sia una divisione più equa della gestione dei problemi e dall'altro una vita più umana per coloro che immigrano negli Stati membri». Cipro è diventata «il primo paese di destinazione, per quota di popolazione nell'accoglienza dei rifugiati, ma anche di grandi flussi di persone immigrate clandestinamente attraverso i territori occupati, e abbiamo incontrato innumerevoli difficoltà nella loro gestione. È per questo motivo che vorremmo esprimere la nostra gratitudine come Stato per l'iniziativa di trasferire 50 immigrati da Cipro in Italia».

Prende la parola Francesco che dice di essere «venuto pellegrino in un Paese piccolo per la geografia ma grande per la storia; in un'isola che nei secoli non ha isolato le genti, ma le ha collegate; in una terra il cui confine è il mare; in un luogo che segna la porta orientale dell'Europa e la porta occidentale del Medio Oriente. Siete una porta aperta, un porto che congiunge: Cipro, crocevia di civiltà, porta in sé la vocazione innata all'incontro, favorita dal carattere accogliente dei Ciprioti». Il Pontefice definisce l'isola «una perla di grande valore nel cuore del Mediterraneo». Francesco pensa pure «alla presenza di molti immigrati, percentualmente la più rilevante tra i Paesi dell'Unione Europea. È importante, in questo senso, tutelare e promuovere ogni componente della società, in modo speciale quelle statisticamente minoritarie». Il Papa pensa anche «a vari enti cattolici che beneficerebbero di un opportuno riconoscimento istituzionale, perché il contributo che recano alla società attraverso le loro attività, in particolare educative e caritative, sia ben definito dal punto di vista legale».

La perla di Cipro è stata «oscurata dalla pandemia, che ha impedito a tanti visitatori di accedervi e di vederne la bellezza, aggravando, come in altri luoghi, le conseguenze della crisi economico-finanziaria», osserva Francesco. In questo periodo di ripresa «non sarà tuttavia la foga di recuperare quanto perduto a garantire uno sviluppo solido e duraturo, ma l'impegno a promuovere il risanamento della società, in particolare attraverso una decisa lotta alla corruzione e alle piaghe che ledono la dignità della persona; penso ad esempio al traffico di esseri umani».

Mette in evidenza Bergoglio: «La ferita che più soffre questa terra è data dalla terribile lacerazione che ha subito negli ultimi decenni. Penso al patimento interiore di quanti non possono tornare alle loro case e ai loro luoghi di culto». Il Papa prega per «la vostra pace, per la pace di tutta l'isola, e la auspico con tutte le forze. La via della pace, che risana i conflitti e rigenera la bellezza della fraternità, è segnata da una parola: dialogo. Dobbiamo aiutarci a credere nella forza paziente e mite del dialogo. Sappiamo che non è una strada facile; è lunga e tortuosa, ma non ci sono alternative per giungere alla riconciliazione».

Occorre alimentare «la speranza con la forza dei gesti anziché sperare in gesti di forza - esorta - Perché c'è un potere dei gesti che prepara la pace: non quello dei gesti di potere, delle minacce di ritorsione e delle dimostrazioni di potenza, ma quello dei gesti di distensione, dei concreti passi di dialogo. Penso, ad esempio, all'impegno a disporsi a un confronto sincero che metta al primo posto le esigenze della popolazione, a un coinvolgimento sempre più fattivo della Comunità internazionale, alla salvaguardia del patrimonio religioso e culturale, alla restituzione di quanto in tal senso è particolarmente caro alla gente, come i luoghi o almeno le suppellettili sacre». A questo proposito «vorrei esprimere apprezzamento e incoraggiamento nei riguardi del Religious Track of the Cyprus Peace Project, promosso dall'Ambasciata di Svezia, perché tra i Capi religiosi si coltivi il dialogo». Secondo il Pontefice, «proprio i tempi che non paiono propizi e nei quali il dialogo langue sono quelli che possono preparare la pace». In questi frangenti «non si lasci prevalere l'odio, non si rinunci a curare le ferite, non si dimentichi la situazione delle persone scomparse. E quando viene la tentazione di scoraggiarsi, si pensi alle generazioni future, che desiderano ereditare un mondo pacificato, collaborativo, coeso, non abitato da rivalità perenni e inquinato da contese irrisolte». A questo serve «il dialogo, senza il quale crescono sospetto e risentimento. Ci sia di riferimento il Mediterraneo, ora purtroppo luogo di conflitti e di tragedie umanitarie; nella sua bellezza profonda è il “mare nostrum”, il mare di tutti i popoli che vi si affacciano per essere collegati, non divisi». Cipro, crocevia geografico, «storico, culturale e religioso, ha questa posizione per attuare un'azione di pace. Sia “un cantiere aperto di pace” nel Mediterraneo».

Il continente europeo «ha bisogno di riconciliazione e unità, ha bisogno di coraggio e di slancio per camminare in avanti. Perché non saranno i muri della paura e i veti dettati da interessi nazionalisti ad aiutarne il progresso, e neppure la sola ripresa economica potrà garantirne sicurezza e stabilità». E invita a guardare «alla storia di Cipro e vediamo come l'incontro e l'accoglienza hanno portato frutti benefici a lungo termine».


L'appello del Papa contro i muri della paura e i veti nazionalisti in Europa
2 dicembre 2021

https://www.agi.it/estero/news/2021-12- ... -14770077/

AGI - "Non saranno i muri della paura e i veti dettati da interessi nazionalisti" ad aiutare il progresso dell'Europa e "neppure la sola ripresa economica potrà garantirne sicurezza e stabilità". Papa Francesco da Nicosia, ultima capitale divisa nel continente europeo, prima tappa del suo 35esimo viaggio apostolico all'estero, che lo porterà anche in Grecia, con una tappa a Lesbo, ribadisce con forza come il continente europeo abbia "bisogno di riconciliazione e unità", "di coraggio e di slancio per camminare in avanti".

"La via della pace, che risana i conflitti e rigenera la bellezza della fraternità, è segnata da una parola: dialogo", sottolinea Francesco nel suo discorso alle autorità politiche e religiose, ai rappresentanti della società civile e ai membri del Corpo diplomatico. E invita l'Europa a non chiudersi, a non ergere barriere. Il Pontefice parla di Cipro, "porta orientale dell'Europa" e "porta occidentale del Medio Oriente", "crocevia di civiltà" che ha in sè "la vocazione innata all'incontro".

Cipro, che registra una presenza di immigrati in percentuale più alta degli altri Paesi della Ue, è quindi un esempio: "Guardiamo alla storia di Cipro e vediamo come l'incontro e l'accoglienza hanno portato frutti benefici a lungo termine". "Proprio i tempi che non paiono propizi e nei quali il dialogo langue sono quelli che possono preparare la pace", che "non nasce spesso dai grandi personaggi, ma dalla determinazione quotidiana dei più piccoli".

Bergoglio esorta a non lasciarsi prevalere dall'odio, a non dimenticare la situazione delle persone scomparse. "A questo serve il dialogo, senza il quale crescono sospetto e risentimento. Ci sia di riferimento il Mediterraneo - ribadisce -, ora purtroppo luogo di conflitti e di tragedie umanitarie; nella sua bellezza profonda è il mare nostrum, il mare di tutti i popoli che vi si affacciano per essere collegati, non divisi. Cipro, crocevia geografico, storico, culturale e religioso, ha questa posizione per attuare un'azione di pace. Sia un cantiere aperto di pace nel Mediterraneo".

Ma dal Papa argentino arrivano gesti concreti: come già avvenne nel 2016 a Lesbo, saranno 50 i profughi che, su sua iniziativa, da Cipro arriveranno in Italia. È il presidente cipriota Nikos Anastasiades a confermarlo, sottolineando come sia "un messaggio forte sulla necessità di una indispensabile revisione della politica di immigrazione dell'Ue".

Bergoglio però parlando di Cipro e paragonandola a "una perla di grande valore nel cuore del Mediterraneo" non dimentica le sofferenze di un'isola divisa in due, dopo l'occupazione militare turca nel 1974, che ha portato Ankara ad avere il controllo della parte Nord.

"La ferita che più soffre questa terra è data dalla terribile lacerazione che ha subito negli ultimi decenni - afferma Francesco -. Penso al patimento interiore di quanti non possono tornare alle loro case e ai loro luoghi di culto. Prego per la vostra pace, per la pace di tutta l'isola, e la auspico con tutte le forze".

Anche nel precedente incontro con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i diaconi, i catechisti, le associazioni e i movimenti ecclesiali di Cipro nella Cattedrale maronita di Nostra Signora delle Grazie, Francesco ribadisce la necessità di abbattere i muri.

"Siete immersi nel Mediterraneo: un mare di storie diverse, un mare che ha cullato tante civiltà, un mare dal quale ancora oggi sbarcano persone, popoli e culture da ogni parte del mondo. Con la vostra fraternità potete ricordare a tutti, all'Europa intera, che per costruire un futuro degno dell'uomo occorre lavorare insieme, superare le divisioni, abbattere i muri e coltivare il sogno dell'unità. Abbiamo bisogno di accoglierci e integrarci, di camminare insieme, di essere sorelle e fratelli tutti!".




Papa Francesco incalzato dagli ortodossi a Cipro: «Imiti Ratzinger, lui ci aiutò con la Turchia»
L'arcivescovo cipriota – il quinto leader in linea gerarchica del mondo ortodosso – non ha fatto sconti né alla storia, né alle prospettive ecumeniche riferendosi puntualmente al ruolo della chiesa delle origini con l'Apostolo Barnaba nel 45 dopo Cristo. Poi è passato al Golgota dei giorni nostri, e alla guerra del 1974
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Franca Giansoldati
3 dicembre 2021
https://www.ilmessaggero.it/vaticano/pa ... 61201.html

Nicosia (Cipro) – La Chiesa ortodossa di Cipro - «una Chiesa martirizzata dai turchi» - mette subito alla prova Papa Francesco chiedendogli di imitare il suo predecessore Ratzinger che fece da mediatore con Ankara, attraverso la Cancelliera tedesca Angela Merkel, riuscendo ad ottenere la restituzione di 500 frammenti archeologici, di proprietà dei ciprioti, rinvenuti nella parte occupata dal 1974 dai turchi. I reperti, ha denunciato con inusitata forza l'arcivescovo ortodosso Chrysostomos II, erano stati trasportati dagli archeologi di Ankara a Monaco di Baviera.

Il messaggio che il leader ortodosso ha rivolto a Papa Francesco è stato franco e granitico: «In questa nostra santa e giusta lotta, santità, che il nostro popolo sofferente conduce sotto la guida dei suoi dirigenti politici ed ecclesiastici, vogliamo avere anche il suo sostegno attivo. In passato abbiamo avuto modo di esprimere la stessa richiesta a Papa Benedetto, che, di fatto, ha mediato presso il governo tedesco e siamo riusciti a riportare 500 frammenti della nostra cultura bizantina. Attendiamo con impazienza anche il Suo aiuto, santità, per la protezione e il rispetto del nostro patrimonio culturale e per la supremazia dei valori incalcolabili della nostra cultura cristiana, che oggi vengono brutalmente violati dalla Turchia».

L'arcivescovo cipriota – il quinto leader in linea gerarchica del mondo ortodosso – non ha fatto sconti né alla storia, né alle prospettive ecumeniche riferendosi puntualmente al ruolo della chiesa delle origini con l'Apostolo Barnaba nel 45 dopo Cristo. Poi è passato al Golgota dei giorni nostri, e alla guerra del 1974.

«La Turchia ci ha ferocemente attaccati e ha sequestrato il 38% della nostra patria con la forza delle armi, i suoi abitanti vennero espulsi con la lancia e il fuoco, furono portati via dalle loro case paterne. Da allora, la Turchia ha sviluppato un piano di pulizia etnica anche nella nostra Cipro. I 200mila abitanti cristiani che sono stati espulsi dalle loro case paterne con incredibile barbarie sono stati sostituiti da più del doppio dei coloni che sono arrivati dalle profondità dell’Anatolia, distruggendo, così, la nostra cultura classica formata da tempi immemorabili. Hanno mandato in rovina quella cultura dinanzi alla quale, durante il II secolo i romani si avvicinarono con timore reverenziale e ammirazione, e che non solo rispettarono, ma assimilarono anche, dando origine alla cultura greco-romana, sulla quale si costituì la successiva cultura europea».

L'arcivescovo ortodosso ha denunciato i «piani abominevoli dei turchi che hanno cambiato tutti i nostri toponimi storici, in modo che non esista più nulla di greco o cristiano. Laddove la nostra cultura greca e cristiana fiorì e fruttificò riccamente, ora, da quasi mezzo secolo, domina il tumulto spirituale della steppa asiatica. Essi non solo imitarono la sanguinaria barbarie di Attila l’Unno, ma addirittura fecero peggio di lui».

All'incontro con il Sacro Sinodo Papa Francesco, davanti alle durissime parole di denuncia di Chrisostomos, ha preferito replicare con un linguaggio felpato e di circostanza, evitando di inasprire il clima con la Turchia. Bergoglio vorrebbe che tanti preconcetti tra cattolici e ortodossi fossero abbattuti e vorrebbe trovare una via di comunione reciproca. «Non lasciamoci paralizzare dal timore di aprirci e di compiere gesti audaci, non assecondiamo quella inconciliabilità delle differenze che non trova riscontro nel Vangelo! Non permettiamo che le tradizioni, al plurale e con la “t” minuscola, tendano a prevalere sulla Tradizione, al singolare e con la “T” maiuscola».

La linea soft è stata riproposta anche nel messaggio che Francesco ha lasciato nel Libro d'Oro in cui ha lasciato una frase simbolica. «Grazie tante per aver parlato di dialogo. Dobbiamo sempre procedere sulla via del dialogo, un cammino faticoso, paziente e sicuro, un cammino di coraggio. Parresia e pazienza».


"L'Occidente è fili spinati e schiavitù"
Il Papa a Cipro ha parlato come un attivista woke. La vicinanza alla Cina di Xi, l'"Europa multiculturale", la remissività sull'Islam, il "pugno" a Charlie Hebdo. È il Papa della fine dell'Occidente?

Giulio Meotti
4 dicembre 2021

https://meotti.substack.com/p/loccident ... -schiavitu

Per chi non lo avesse ancora capito:
“Non possiamo tacere! Fili spinati, posti di confinamento e di schiavitù. Questa è la storia di questa civiltà sviluppata che noi chiamiamo Occidente!”.
Questa frase non proviene da un accademico woke americano o da un attivista che abbatte statue a Londra, ma da Papa Francesco durante la sua visita a Cipro. A Cipro, dove i posti di confinamento e i fili spinati sono frutto dell’occupazione islamica turca del 1974. Per questo gli ortodossi hanno chiesto ieri al Papa di fare come il suo predecessore, Benedetto XVI, e chiedere ai turchi la restituzione dei tesori bizantini che portarono via nel 1974. Ma Francesco non è sembrato molto recettivo.
Cosa chiede Francesco quando condanna l’Occidente con simili parole? Che gli europei siano travolti da una spartizione dei propri paesi come è successo a Cipro? Il grand remplacement alla francese?
Mai prima di oggi un Papa aveva sferrato un simile e diretto attacco alla nostra civiltà. La sensazione è che fra il Papa e l’Occidente ci sia ormai un abisso incolmabile. Le parole che Francesco rivolge contro la civiltà occidentale non sono mai usate per criticare i nostri nemici, dal regime cinese al fondamentalismo islamico.
Il Papa si è rivolto al presidente cinese Xi Jinping elogiando la sua “consapevolezza storica di essere un grande popolo, con una grande storia di saggezza, e che hanno molto da offrire al mondo. Il mondo guarda a questa vostra grande saggezza. Per favorire anche la cura della nostra casa comune e di tutti i popoli”. E con Xi, il Papa ha stretto uno storico patto criticato dai vescovi cinesi che hanno patito la persecuzione, l’esilio e il carcere sotto il regime cinese.
Papa Bergoglio è riuscito a spiegare che "l'idea di conquista" è parte integrante dell'Islam come religione, ma ha aggiunto che si potrebbe interpretare il Cristianesimo nello stesso modo. "Il vero Islam e un'adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza", ha dichiarato il Pontefice, non proprio accuratamente. Notizia di oggi che un uomo è stato torturato e linciato fino all’uccisione in Pakistan per presunta “blasfemia” nei confronti del Corano. Dove legge Francesco simili notizie provenire dal mondo cristiano?
Inoltre, in modo altrettanto non del tutto accurato, Papa Francesco ha osservato che "l'Islam è una religione di pace e può accordarsi con il rispetto dei diritti umani e favorire la convivenza di tutti". In nessun paese dove l’Islam è maggioritario esiste rispetto dei diritti umani e convivenza religiosa. In Nigeria, dove nell’ultima strage di 10 cristiani c’era anche 3 bambini? O come quando, di ritorno dalla Giornata mondiale della Gioventù, a Cracovia, Papa Francesco ha detto: “A me non piace parlare di violenza islamica. Tutti i giorni sfoglio i giornali e vedo violenze. In Italia, uno uccide la fidanzata, un altro la suocera. E questi sono cattolici battezzati, sono violenti cattolici. Se parlo di violenza islamica devo parlare anche di violenza cattolica”. La fidanzata? La suocera?
All’indomani della strage dei vignettisti di Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015, “rei” di aver irriso l’Islam, Papa Francesco in aereo è arrivato quasi a giustificare l’atrocità islamista con l’esempio del famoso “pugno” che ritiene giusto dare a chi ti offende la “madre”. “E’ normale, è normale”, disse Francesco. Forse è normale in Pakistan, ma non a Parigi.
Dopo lo sgozzamento il 26 luglio 2016 in una chiesa a Saint-Étienne-du-Rouvray, in Normandia, del sacerdote cattolico Jacques Hamel da parte di due giovani terroristi islamici francesi, la Chiesa consentì agli imam di entrare nelle chiese in Italia e in Francia e di recitare i versetti del Corano in arabo. Non era mai successo in 1.400 anni. Ma come ha scritto il vaticanista Sandro Magister, “di fronte all’offensiva dell’islamismo radicale la tesi di Francesco è che ‘dobbiamo accarezzare i conflitti’. E dimenticare Ratisbona”.
In un importante discorso pronunciato per il Premio Carlo Magno, il Pontefice, davanti ai leader europei, ha fortemente criticato l'Europa sulla questione dei migranti e ha chiesto ai suoi capi politici di essere più generosi con loro. Egli ha poi introdotto un'idea rivoluzionaria nel discorso: "L'identità dell'Europa è – e lo è sempre stata – un'identità multiculturale".
Per questo Ivan Rioufol, storica penna di Le Figaro, ha criticato Papa Francesco: “Per fare l'angelo, il Papa mette in pericolo l'Europa. Nonostante la pressione demografica africana e le tensioni identitarie vissute dai Paesi aperti agli arrivi di popolazioni musulmane, Francesco predica l'accoglienza per tutti, clandestini compresi. Il Papa è disinteressato al disordine dei popoli europei di fronte all'aumento dell'immigrazione dal Terzo mondo e a una cultura islamica offensiva. Giovanni Paolo II è stato più lucido quando, nel giugno 2003, ha invitato ad avere ‘un giusto rapporto con l'Islam’ e a ‘prendere coscienza, tra l'altro, della notevole divergenza tra la cultura europea, che ha profonde radici cristiane, e quella musulmana’. Questa prudenza non è quella di Francesco. La sua difesa di un'Europa multiculturale è addirittura suicida: permette a una civiltà storicamente opposta all'Occidente di radicarsi qui, anche attraverso l'intimidazione o la forza”.
Ne sanno qualcosa i ciprioti, il cui territorio è stato sventrato dalla presenza militare turca e le cui chiese sono state tutte rase al suolo. Ma di questo, Papa Francesco nella sua visita non ha parlato. C’era da parlare dell’Occidente come fili spinati e schiavitù.
Sono cattolico e non arrivo fin dove si spinge il filosofo francese Alain Finkielkraut, che ha definito “irresponsabile” Papa Francesco sull’immigrazione e che è il “Sommo Pontefice dell’ideologia giornalistica mondiale”. Ma per il mio precedente libro su Benedetto XVI L'ultimo Papa d'Occidente?, tradotto in più lingue, alla mia casa editrice per l’accordo che serve per le citazioni dei pontefici fu chiesto dal Vaticano di inserire nel titolo il punto interrogativo. Leggendo le parole di Francesco a Cipro posso dire che non ce ne era bisogno?"


Alberto Pento
Che uomo demenziale, irresponsabile, ignorante, presuntuoso, fanatico e malvagio, bugiardo al massimo grado, vigliacco e traditore, un essere estremamente pericoloso perché dietro l'apparenza benefica vi è il male assoluto intercomunista e nazi maomettano.




Sei un eretico...". L'urlo contro il Papa in Grecia
L’anziano, con una tonaca e un copricapo nero, è stato bloccato allontanato dalla polizia locale
Valentina Dardari
4 Dicembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/pr ... 93813.html

Un uomo anziano, vestito con gli abiti di un prete greco ortodosso, si è rivolto a Papa Francesco urlando, in greco, "Papa, sei un eretico". Francesco stava entrando nell’arcivescovado ortodosso di Atene per l’incontro con l’arcivescovo Ieronymos II. L’anziano uomo con una lunga barba bianca, vestito con una tonaca e un copricapo nero, si è buttato per terra ed è stato quindi bloccato e portato via dalla polizia locale.


L'accusa al Papa

Il prete, che si trovava fuori dall’edificio, non appena ha visto il pontefice fare ingresso nel cortile ha urlato con tutta la sua forza rivolgendosi a Jorge Mario Bergoglio: “Papa sei un eretico. Sei un eretico”. Nelle immagini riprese si vede l’uomo per terra, vestito con una lunga tonaca nera e un copricapo, probabilmente un sacerdote ortodosso, che viene rialzato da alcuni agenti. Sul volto dell’anziano si riesce a scorgere anche una barba bianca. L’uomo è stato bloccato e allontanato dalla polizia locale senza disordini. Il Pontefice è arrivato oggi, sabato 4 dicembre in Grecia per una visita che durerà tre giorni.

Il Papa è in Grecia per il suo 35° viaggio apostolico internazionale e, fino al 6 dicembre, sarà a Nicosia, Atene e Mytilene-Lesvos. Papa Francesco è partito la mattina di giovedì 2 dicembre per raggiungere prima Cipro e poi la Grecia, con tappa finale all'isola di Lesbo. Con questo viaggio saliranno a quota 55 i paesi visitati da Bergoglio. Si tratta di un itinerario contrassegnato da grandi tematiche, in particolare quelle dell’unità dei cristiani e dell’accoglienza dei migranti. Dopo Nicosia, oggi, sabato 4 dicembre il Papa ha raggiunto Atene, atterrando con un volo all’aeroporto internazionale verso le 10.10. Dopo una cerimonia di benvenuto nel Palazzo Presidenziale ad Atene, con la visita di cortesia alla Presidente della Repubblica, Katerina Sakellaropoulou, e l'incontro con il primo ministro Kyriakos Mitsotakis nel Palazzo Presidenziale, alle 10.45 ha incontrato le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico.


Le parole di Bergoglio a Ieronymos II

Nel pomeriggio, come previsto dal programma, alle 15 il Pontefice è arrivato in auto all’Arcivescovado Ortodosso di Grecia, par fare una visita di cortesia a Ieronymos II, Arcivescovo di Atene. E proprio qui si è verificato l’imprevisto ormai noto. "Non temiamoci dunque, ma aiutiamoci ad adorare Dio e a servire il prossimo, senza fare proselitismo e rispettando pienamente la libertà altrui" è l’invito che Papa Francesco ha rivolto all'arcivescovo ortodosso, al quale ha rinnovato la sua richiesta di "perdono a Dio" per gli errori commessi da tanti cattolici. "Prego affinché lo Spirito di carità vinca le nostre resistenze e ci renda costruttori di comunione", fondata "non su calcoli, strategie e convenienze" ha sottolineato il Pontefice. Alle 16.15 Bergoglio si è poi diretto presso la Cattedrale di San Dionigi dove ha incontrato i vescovi. Previsto alle 17.45 l’incontro privato con i Membri della Compagnia di Gesù nella Nunziatura Apostolica.



Alberto Pento
Pasienza l'eresia , me il peggio è la sua demenzialità irresponsabile e la sua malvagità.




Papa Francesco lascia Cipro e vola in Grecia: "Democrazia arretra, attenzione a facili populismi"
04 dicembre 2021

https://www.rainews.it/dl/rainews/artic ... 03366.html

"Qui è nata la democrazia. La culla, millenni dopo, è diventata una casa, una grande casa di popoli democratici: mi riferisco all'Unione Europea e al sogno di pace e fraternità che rappresenta per tanti popoli". Così il Papa nel suo discorso alle autorità greche ad Atene. "Non si può,tuttavia, che constatare con preoccupazione come oggi, non solo nel Continente europeo, si registri un arretramento della democrazia". Essa "richiede la partecipazione e il coinvolgimento di tutti e dunque domanda fatica e pazienza. È complessa, mentre l'autoritarismo è sbrigativo e le facili rassicurazioni proposte dai populismi appaiono allettanti". Perché "il bene sia davvero partecipato", un'attenzione prioritaria "va rivolta alle fasce più deboli", ha detto il Papa. "È la direzione da seguire, che un padre fondatore dell'Europa (De Gasperi, ndr) indicò come antidoto alle polarizzazioni che animano la democrazia ma rischiano di esasperarla". "Un cambio di passo in tal senso è necessario, mentre, amplificate dalla comunicazione virtuale, si diffondono ogni giorno paure e si elaborano teorie per contrapporsi agli altri". Si deve invece "passare dal parteggiare al partecipare; dall'impegnarsi solo a sostenere la propria parte al coinvolgersi per la promozione di tutti".

Il Papa è atterrato in tarda mattinata all'aeroporto internazionale di Atene, ad accogliere Francesco allo scalo ellenico, il nunzio apostolico in Grecia, monsignor Savio Hon Tai-Fai, e il ministro degli Esteri Nikos Dendias. Bergoglio raggiungerà il palazzo presidenziale per la cerimonia di benvenuto e la visita di cortesia alla presidente della Repubblica Ekaterini Sakellaropoulou. A seguire, l'incontro con il primo ministro Kyriakos Mitsotakis. Quindi l'incontro con le autorità, la società civile e il Corpo diplomatico.

"Ue lacerata da nazionalismi, è bloccata e scoordinata"
"La Comunità europea, lacerata da egoismi nazionalistici, anziché essere traino di solidarietà,alcune volte appare bloccata e scoordinata" ha sottolineato inoltre il Papa. "Se un tempo i contrasti ideologici impedivano la costruzione di ponti tra l'est e l'ovest del continente - ha detto - oggi la questione migratoria ha aperto falle anche tra il sud e il nord. Vorrei esortare nuovamente a una visione d'insieme, comunitaria,di fronte alla questione migratoria e incoraggiare a rivolgere attenzione ai più bisognosi perché secondo le possibilità di ciascun Paese siano accolti, protetti, promossi e integrati nel pieno rispetto dei loro diritti umani".

"Occidente intrappolato da avidità e consumismo"
Dalla millenaria cultura della Grecia viene "il richiamo ad allargare gli orizzonti verso l'Alto: dal Monte Olimpo all'Acropoli al Monte Athos, la Grecia invita l'uomo di ogni tempo a orientare il viaggio della vita verso l'Alto. Verso Dio, perché abbiamo bisogno della trascendenza per essere veramente umani" ha detto Papa Francesco nel suo discorso alle Autorità politiche e religiose, e i Membri del Corpo Diplomatico e i Rappresentanti della Società Civile nel Palazzo Presidenziale di Atene. Dopo il discorso della Presidente della Repubblica Ellenica, Katerina Sakellaropoulou, Francesco, prendendo la parola, ha ricordato che "oggi, nell'Occidente da qui sorto, si tende a offuscare il bisogno del Cielo, intrappolati dalla frenesia di mille corse terrene e dall'avidità insaziabile di un consumismo spersonalizzante, questi luoghi - ha poi aggiunto - ci invitano a lasciarci stupire dall'infinito, dalla bellezza dell'essere, dalla gioia della fede. Da qui sono passate le vie del Vangelo, che hanno unito Oriente e Occidente, Luoghi Santi ed Europa, Gerusalemme e Roma; quei Vangeli che - ha concluso - per portare al mondo la buona notizia di Dio amante dell'uomo sono stati scritti in greco, lingua immortale usata dalla Parola - dal Logos - per esprimersi, linguaggio della sapienza umana divenuto voce della Sapienza divina".

"Attuare impegni sul clima, alle parole seguano i fatti"
Altro tema caro a Papa Francesco è quello del clima: "Auspico che gli impegni assunti nella lotta contro i cambiamenti climatici siano sempre più condivisi e non siano di facciata, ma vengano seriamente attuati. Alle parole seguano i fatti, perché i figli non paghino l'ennesima ipocrisia dei padri" ha detto.

In Grecia il Papa terrà sei discorsi ufficiali e domani si recherà, per la seconda volta, nel campo profughi di Lesbo dove incontrerà la drammatica esperienza di rifugiati e richiedenti asilo, una delle tappe più significative del suo viaggio apostolico. Nel pomeriggio alle 16.00 la visita di cortesia a Ieronymos II, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, presso l'Arcivescovado ortodosso, e l'incontro pubblico alla presenza dei rispettivi seguiti nella "Sala del Trono". Alle 17.15, sempre ad Atene, l'incontro con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i seminaristi nella Cattedrale di San Dionigi, e alle 18.45 l'incontro privato con i membri della Compagnia di Gesù alla Nunziatura apostolica.

Papa Francesco ha lasciato questa mattia Cipro dove è rimasto per due giorni, incontrando la comunità cristiana dell'isola le autorità politiche e la società civile. Due, in primo luogo, i temi che hanno contraddistinto la prima tappa di questo suo 35.mo viaggio all'estero: il dialogo tra le confessioni cristiane in una comunità aperta ed accogliente ed il tema dei migranti in un Mediterraneo sempre più, come lui stesso ha ricordato più volte, passato da essere 'Mare nostrum' a un grande cimitero di chi cerca salvezza e possibiltà di sopravvivere a guerre e fame.

Tra i temi toccati anche quello della riunificazione di Cipro e gli sforzi per pacificare l'isola oggi divisa dolorosamente tra la parte a maggioranza greco-cipriota e la parte turco-cipriota. "Mentre concludo la mia visita apostolica a Cipro, rinnovo il mio profondo gratitudine a vostra eccellenza e al popolo di Cipro per la vostra accoglienza e ospitalità. Con l'assicurazione delle mie preghiere per la pace e la prosperità della nazione, invoco su tutti voi la benedizioni di Dio onnipotente". Con questo telegramma, inviato al Presidente della Repubblica di Cipro, Nicos Anastasiades, subito dopo la partenza in aereo da Larnaca, papa Francesco ha voluto ringraziare il popolo cipriota per la sua accoglienza nei due giorni di permanenza nell'isola che hanno costituito l'inizio del suo 35.mo viaggio pastorale all'estero che si concluderà in Grecia. La cerimonia di congedo è avvenuta all'aeroporto di Larnaca ed a salutare il papa è stato il Presidente della Repubblica. Francesco è giunto all'aeroscalo in auto direttamente dalla Nunziatura di Nicosia.


Alberto Pento
Che analisi demenziale e scriteriata.




Migranti, Papa: "Non è facile accoglierli ma se non integri avrai guerrieri"
silipo
06 dicembre 2021

https://www.adnkronos.com/migranti-papa ... fxunwAwAlI

"Chi costruisce muri perde il senso della propria storia, di quando lui stesso era schiavo in un altro Paese"

Di non facile risoluzione l’accoglienza di tutti i migranti "ma se non integri avrai guerrieri". Lo ha sottolineato il Papa sul volo di ritorno dalla Grecia. Bergoglio ha chiesto poi "scusa dal cuore: scusa per lo scandalo del dramma dei migranti, per lo scandalo di tante vite annegate in mare". "Se avessi davanti un governante che impedisce l’immigrazione con la chiusura delle frontiere e con i fili spinati gli direi: pensa al tempo in cui tu fosti migrante e non ti lasciarono entrare, volevi scappare… Chi costruisce muri perde il senso della propria storia, di quando lui stesso era schiavo in un altro Paese. Coloro che costruiscono muri hanno questa esperienza dell’essere stati schiavi. Ma i governi devono governare e se arriva un’ondata migratoria non si governa più? Ogni governo - ha osservato - deve dire chiaramente quanti migranti può ricevere, è un suo diritto, ma nello stesso tempo i migranti vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati. Se un governo non può fare questo deve entrare in dialogo con altri Paesi. La Ue deve fare armonia per la distribuzione dei migranti. In Europa non c’è una linea comune, un’armonia generale".

Il Papa a Lesbo: Fermiamo questo naufragio di civiltà?

"I migranti - ha ribadito il Papa - vanno accolti e integrati: perché se non integri il migrante, questo maturerà una cittadinanza di ghetto. Se non integri avrai un guerriero. Certo, non è facile accoglierli. Ma se non risolviamo il problema rischiamo di far naufragare la civiltà in Europa. Non solo il Mediterraneo ma anche la nostra civiltà. I rappresentanti dei governi europei devono mettersi d’accordo. Un modello è stata la Svezia che ha accolto migranti latino americani di dittature militari e li ha integrati. Oggi sono stato in un collegio ad Atene e ho detto al responsabile che mi sembrava di stare davanti a una macedonia di culture. E lui mi ha detto: questo è il futuro della Grecia. Ma se un Paese manda indietro un migrante nel suo Paese allora deve integrarlo anche lì, non lasciarlo sulla cosa libica. C’è un filmato di Open Arms che fa vedere la realtà di ciò che accade".


Alberto Pento
Non guerrieri ma delinquenti, criminali e assassini da combattere e trattare come tali senza alcun riguardo.



Bergoglio portavoce delle Ong minaccia: “Integrate i migranti o sarà violenza”
Ed involontariamente conferma che abbiamo a che fare con gente molto pericolosa.

https://www.facebook.com/groups/1059950 ... 4084561765

“Chi costruisce muri perde il senso della propria storia, di quando lui stesso era schiavo in un altro Paese”. Disse l’uomo che vive in Vaticano circondato dai muri. Emissario sulla terra di un Dio che sui muri ha concepito il proprio paradiso terrestre. Eretico, direbbe un prete ortodosso.
Poi la minaccia: “se non integri avrai guerrieri”.
“I migranti – ha ribadito il Papa – vanno accolti e integrati: perché se non integri il migrante, questo maturerà una cittadinanza di ghetto. Se non integri avrai un guerriero. Un modello è stata la Svezia che ha accolto migranti latino americani di dittature militari e li ha integrati”.
Proprio la Svezia, che ha il record di stupri etnici da parte di immigrati. Con intere città divenute piccole Beirut. Come spiegare a Bergoglio che un centinaio di Mazzini li puoi integrare, ma non puoi integrare un milione di Mohammed? Non è possibile che non ci arrivi da solo e che dica queste sciocchezze credendoci, dimostrerebbe di avere un quoziente intellettivo non degno di un Papa.
Non esiste un Paese europeo che abbia integrato: perché non è possibile. Eppure Francia e Inghilterra hanno percorso strade opposte, regalando in entrambi i casi la cittadinanza e mantenendo gli immigrati. Con quali risultati?
“Oggi sono stato in un collegio ad Atene e ho detto al responsabile che mi sembrava di stare davanti a una macedonia di culture. E lui mi ha detto: questo è il futuro della Grecia. Ma se un Paese manda indietro un migrante nel suo Paese allora deve integrarlo anche lì, non lasciarlo sulla cosa libica. C’è un filmato di Open Arms che fa vedere la realtà di ciò che accade”.
Ecco, siamo a posto. Questo è il vero nemico dell’Occidente che diffonde il verbo non del suo Signore, ma delle Ong.



A BORDO DELL'AEREO PAPALE
Papa Francesco: «Le carezze alla segretaria dell'arcivescovo di Parigi? Non sono peccato grave»
Franca Giansoldati
7 dicembre 2021

https://www.ilmessaggero.it/vaticano/pa ... 68250.html

Dopo aver trascorso cinque giorni ai confini orientali del Vecchio Continente il Papa torna a Roma con le idee ancora più chiare sui pericoli che sta correndo il traballante edificio comunitario. Ne parla a cuore aperto partendo dall'incapacità della Ue di trovare la quadra sulla distribuzione dei migranti. Persino sul Natale è stato sventato il tentativo di cancellarlo, proprio come avevano tentato «Napoleone, il nazismo e il comunismo». Infine svela il giallo del siluramento dell'arcivescovo (conservatore) di Parigi, Michel Aupetit che aveva presentato le dimissioni dopo una inchiesta giornalistica su una vecchia love story con una donna. Davanti all'inedita franchezza con la quale il Papa ha risposto, diversi giornalisti hanno lì per lì pensato di aver sentito male, scambiando la frase «massaggi alla segretaria» con «messaggi alla segretaria».

Papa Francesco lascia la Grecia, l'ultimo saluto ai giovani: non abbiate paura a coltivare dubbi


La Commissione Ue voleva vietare l'uso della parola Natale suggerendo altre formule più inclusive. Che ne pensa?
«Una misura anacronistica. Tante dittature hanno tentato di farlo, Napoleone, la dittatura nazista e quella comunista. Non ha funzionato durante la storia e questo mi fa pensare che per la Ue sia necessario riprendere gli ideali dei padri fondatori e non percorrere la via delle colonizzazioni ideologiche perché questo potrebbe dividere i paesi e portare al fallimento dell'Unione».


Lei ha detto che c'è un indebolimento della democrazia. A quali paesi si riferiva?
«Contro la democrazia vedo l'ascesa dei populismi che incominciano a mostrare le unghie un po' qui e un po' là. Dico di stare attenti a che i governi, non dico di destra o sinistra, non scivolino nei cosiddetti populismi che niente hanno a che vedere con i popolarismi che sono l'espressione libera dei popoli, che si mostrano con la loro identità, il loro folklore, i loro valori, l'arte».


Parliamo di migrazioni. Cosa si aspetta dalla Polonia, dalla Russia, dalla Germania dove ora ci sarà un nuovo governo?
«Chi costruisce muri perde il senso della storia. Certo i paesi hanno il dovere di governare e ogni governo deve dire quante persone può ricevere, è un suo diritto. Ma nello stesso tempo i migranti vanno accolti e accompagnati, promossi e integrati. L'Ue è in grado di armonizzare i paesi e la distribuzione di migranti. Penso a quello che ho visto a Cipro e in Grecia, ma anche in Sicilia e a Lampedusa dove è evidente che manca l'armonia generale per distribuire i profughi. E poi bisogna anche parlare di integrazione altrimenti si creano i ghetti. Non è facile risolvere la questione dei migranti, ma se non la risolviamo rischiamo di far naufragare la civiltà in Europa».


Mentre eravamo in viaggio lei ha accettato la rinuncia dell'arcivescovo di Parigi, monsignor Aupetit dopo che aveva ammesso un rapporto ambiguo con una donna. Quali sono le reali motivazioni del suo licenziamento?
«Cosa ha fatto Aupetit di così grave da dover dare le dimissioni? Chi lo ha condannato? Il chiacchiericcio, l'opinione pubblica. E' stata una sua mancanza, contro il sesto comandamento (non commettere atti impuri nrd) ma non totale, si tratta piccole carezze, massaggi che lui faceva alla segretaria. Questo è peccato. Ma i peccati della carne non sono gravi. Così Aupetit è un peccatore come lo sono io, come lo è stato Pietro. Il vescovo sul quale Gesù ha fondato la Chiesa. Come mai, allora, la comunità di quel tempo aveva accettato un vescovo peccatore? Si vede che la nostra Chiesa oggi non è abituata ad avere un vescovo peccatore. Quando il chiacchiericcio cresce e toglie la fama ad una persona questa non potrà governare. Per questo ho accettato le dimissioni di Aupetit, non sull'altare della verità ma della ipocrisia».


Per restare in Francia che significato ha per la Chiesa il risultato della Commissione sulla pedofilia?
«Quando si fanno questi studi si deve stare attenti all'ermeneutica dell'epoca. Una situazione storica va interpretata. Nella chiesa di 70 anni fa si copriva, noi oggi diciamo di scoprire».


Quando incontrerà il Patriarca di Mosca Kiril ?
«In un futuro. La prossima settimana vedrò Hilarion per concordare un possibile incontro. Io sono disposto andare a Mosca a dialogare; con un fratelo non ci sono protocolli».




Alberto Pento

Sulla cancellazione del Natale, questo papa demenziale si è "dimenticato" di nominare il nazismo maomettano oltre ai da lui citati Napoleone, il nazismo e il comunismo; nazismo maomettano che è il peggiore di tutti.

Poi un'altra demenza sulla democrazia europea è la pretestuosa distinzione tra populismo e popolarismo e la mancanza dell'affermazione del diritto primario alla sovranità politica dei popoli e delle loro nazioni che nulla ha a che fare con gli insani nazionalismi imperialisti predatori, senza rispetto per gli altri popoli e le altre nazioni.

Poi continua con la sua demenziale menzogna a far passare i clandestini come profughi e con l'insensatezza di un'accoglienza assoluta, indiscriminata e scriteriata.






Il commissario Bergoglio e il gregge smarrito
Marcello Veneziani
8 dicembre 2021

https://www.marcelloveneziani.com/artic ... -smarrito/

Nel giorno dell’Immacolata Concezione è legittimo chiedersi: può un papa ridurre tutti i problemi della fede e dell’umanità ai migranti e al loro soccorso? Un papa dovrebbe avere a cuore le sorti dell’umanità intera, e in modo speciale del popolo cristiano di cui è Pastore; invece Bergoglio si occupa in modo esclusivo e ossessivo di coloro che si mettono in viaggio e cercano rifugio e ristoro in Occidente; quasi mai cristiani, spesso islamici. I migranti sono una piccola minoranza nel pianeta rispetto ai “restanti” che sono oltre sette miliardi sulla faccia della terra; questi lo sono per scelta o per necessità, per fedeltà al loro destino e alla terra madre o perché non hanno la forza, la salute né le minime risorse per partire. Certo, è più facile abbracciare in favore di telecamera un bambino nero approdato tra i migranti a Lesbo che andare tra i bambini che lottano con la fame, la morte e l’oppressione nei loro paesi. Ma per un bambino sbarcato in Occidente ce ne sono almeno mille bisognosi di tutto nei loro Paesi. È possibile poi che l’unico messaggio rivolto con insistenza a noi europei e occidentali sia quello di accogliere i migranti? Della nostra vita, della nostra sorte non se ne occupa mai Bergoglio se non per vergognarci della nostra civiltà e riparare alla nostra cattiva coscienza di europei?

Dopo un tweet su questo tema, tra tanti consensi, qualcuno con la mente corta e chiusa nei dogmi progressisti mi ha accusato di non capire la parabola evangelica della pecorella smarrita. E mi ha obiettato che Bergoglio “si è trovato” a Lesbo davanti ai migranti, non poteva certo tacere. Ora cominciamo col dire che Bergoglio “non si è trovato” per caso lì ma è andato di proposito a Lesbo proprio per fare la sua solita predica sui migranti; non è stato un messaggio di circostanza, ma è IL messaggio papale che passa sempre nei mass media e che Bergoglio ripete da San Pietro e ovunque.

In secondo luogo, la parabola del buon pastore che si preoccupa della pecorella smarrita, anziché del gregge, è completamente fuori luogo in questo caso. Non c’è nessuna pecorella smarrita da recuperare, semmai sono “pecorelle” che vogliono entrare nel gregge. Ma il problema non è la pecorella smarrita; qui il problema è l’intero gregge smarrito. Qual è il gregge? Se ci riferiamo al mondo, è la vasta umanità dei restanti che sono mille volte di più dei migranti e vivono situazioni anche peggiori di coloro che almeno hanno avuto la possibilità di lasciare la loro terra. Se invece ci riferiamo ai credenti o ex praticanti a cui un papa dovrebbe dedicare la sua missione pastorale, c’è un intero gregge smarrito alla fede, tra chiese svuotate, scristianizzazione galoppante, devozioni e vocazioni crollate e praticanti disorientati dal nuovo corso papale. Avrebbero bisogno di cura, apostolato e protezione ma di loro Bergoglio non si cura.

Poi ci sono le persecuzioni subite dai cristiani in mezzo mondo che passano inosservate agli occhi del loro Padre e Pastore. Secondo i dati raccolti dall’Osce, pubblicati pochi giorni fa, sono raddoppiati da un anno all’altro i crimini contro le comunità cristiane nel mondo. Nel 2020 si sono verificati un migliaio di attacchi alle Chiese, per la precisione 980, tra tentativi di appiccare il fuoco, dissacrazioni, vandalismi, aggressioni contro sacerdoti e scritte minatorie sui luoghi sacri. Nel 2019 gli incidenti e gli atti intimidatori registrati erano stati la metà, per la precisione 595. Molti gli attacchi alle proprietà dei cristiani. E non parliamo delle stragi. Di tutto questo non ci pare di aver trovato traccia nei discorsi, nelle apprensioni, nelle denunce e nei moniti di Bergoglio.

Papa Greto Raketo I si occupa di clima e migranti, del resto se ne cura poco. E nei rari casi in cui Bergoglio si occupa d’altro, per esempio la difesa del Natale, l’aborto o altri temi scottanti, viene silenziato dai media, che preferiscono ogni giorno veicolare ed enfatizzare l’eterno mantra sui migranti e il continuo attacco politico bergogliano ai sovranismi, nazionalismi e populismi. A cui talvolta, aggiunge i poteri sovranazionali che calpestano popoli e democrazie. Come fa a non capire o a non sapere che i sovranisti reagiscono proprio a questi strapoteri mondialisti, sono loro avversari, magari inadeguati, ma non sono certo loro emanazione? La sua è ignoranza politica, incapacità di capire la realtà o è malafede, demagogia, visto che alla fine sta dalla stessa parte dei criticati poteri globali?

Bergoglio rovescia l’opera dei missionari: essi sacrificano la loro vita e la mettono a rischio andando sul posto a prendersi cura, aiutare, magari anche convertire, le popolazioni che vivono nella miseria e nel male. Lui, invece, lancia il messaggio opposto: lasciate la vostra terra, le vostre famiglie, i vostri vecchi e venite nel tanto detestato Occidente che ha il dovere di accogliervi. Se permettete, ammiro i missionari che si caricano sulle loro spalle quei drammi e non chi li scarica sugli stati e i popoli occidentali; prendo lezioni d’umanità e di umiltà da loro, non da chi fa l’Alto Commissario all’Incentivazione delle Migrazioni, dal suo alto scranno ben protetto dalle Mura Vaticane.

Intendiamoci, nessuno contesta che un papa esorti alla carità e all’accoglienza, lo hanno fatto anche altri papi, in particolare Giovanni Paolo II; è sacrosanto che la visione morale e caritatevole di un papa diverga dal realismo politico di chi governa e dalle ragion di Stato e di popolo. Ed è sacrosanta la sua condanna dell’egoismo e del primato assoluto del profitto. Non è la preoccupazione per i migranti di un papa che va deplorata ma la priorità assoluta, la riduzione del pontificato al solo tema migratorio, in tempo di scristianizzazione universale e di nichilismo globale, etico e pratico. Lo sa Bergoglio che un papa è Vicario di Cristo e non di Gino Strada?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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