La peste nera e ła persecusion de łi ebrei ente l’Ouropa de ‘l XIV° secoloA xe ente sto secolo ke a Venesia migra da l’ara jermanega a Venesia on mucio de ebrei, persegoità a caouxa de la peste ... e dovaria esar anca l’ora en cu nase la voxe
gheto forse a Venesia:
http://www.sansepolcroliceo.it/olocaust ... raico.htmlBreve storia del ghetto ebraico
Con la parola ghetto si definisce un'area di emarginazione e segregazione riservata agli Ebrei, caratterizzata dall'isolamento attraverso una barriera fisica con ingressi controllati.
In senso più lato il ghetto può anche essere una zona abitativa (senza barriere fisiche ) dove vivono gruppi di popolazione accomunati dalle stesse caratteristiche (razziali, economiche, professionali, culturali, ecc. ). E' importante precisare, però, che questi ultimi tipi di ghetto sono concentrazioni spontanee ad esempio quelli nati durante l'età pre-industriale. Il loro unico scopo è quello di protezione e difesa degli interessi particolari; soltanto alla fine del Medioevo nacquero i ghetti propriamente detti.
Con la cristianizzazione dei popoli europei iniziò ad affermarsi l'idea di tenere separati gli ebrei dal resto della popolazione al fine di evitare il "contagio", cioé per preservare i fedeli cristiani da un possibile proselitismo ebraico. In realtà esisteva anche un vero e proprio timore di contagio fisico legato alla visione dell'ebreo come "diverso".
Queste forme di "giudeofobia" si manifestarono solo in piccola parte durante il Medioevo poichè la separazione degli ebrei dai non ebrei era improponibile da parte della chiesa che voleva garantire la libertà di culto al popolo giudaico in quanto testimone vivente del messaggio divino. Un'alta esigenza era di vitale importanza per la società medioevale: gli ebrei erano abili operatori economici e quindi risultava estremamente dannoso privare la collettività di quei servizi fiscali necessari effettuati per la maggior parte dal popolo ebreo. Se queste esigenze non potevano essere compromesse allora si fece ricorso ad altri mezzi: gli ebrei dovevano portare un segno di riconoscimento, non si potevano sposare o avere relazioni sessuali con i cristiani e addirittura gli venne impedito di frequentare gli stessi luoghi pubblici, gli ebrei dovevano restare rinchiusi durante i giorni della Settimana Santa, e così via.
Le prescrizioni contro gli ebrei aumentarono significativamente sia nel mondo cristiano che in quello islamico trasformando in obbligo la loro libera scelta di installarsi in un determinato quartiere. Anche se la segregazione degli ebrei avveniva sotto costrizione, nel Medioevo non si verificò mai una vera e propria ghettizzazione, infatti la clausura non era controllata dall'esterno e alcuni vivevano ancora in quartieri popolati perlopiù da cristiani e conservando i propri luoghi di culto.
Certamente la pressione della Chiesa per una più accurata separazione tra Ebrei e Cristiani andava accentuandosi, il passo decisivo fu compiuto con il concilio di Breslavia (1266) che, a Gniezno, instituì il primo quartiere fisicamente separato per gli ebrei. Comunque le richieste dei pontefici per la clausura obbligatoria non vennero soddisfatte ovunque, ma là dove non arrivava la Chiesa i "ghetti" venivano instituiti dai poteri civili sotto la spinta delle masse popolari o sollecitati dal clero locale.
Ormai le segregazioni coatte di ebrei si assomigliavano sempre più a quelle che sarebbero state realizzate nel sedicesimo secolo. In Spagna già dal duecento iniziarono a sorgere quartieri ebraici distinti: nel 1243 Giacomo di Aragona ordinò agli ebrei di Terragona di concentrarsi in un unico quartiere. Di lì a poco in tutta la penisola iberica si accentuarono le persecuzioni, le prime espulsioni di massa fino ad arrivare ad una vera e propria "ghettizzazione" che fu promulgata nel 1480 da Ferdinando il Cattolico e Isabella. Dodici anni più tardi gli ebrei furono espulsi dalla Spagna o costretti a convertirsi. Come in Spagna anche gli ebrei tedeschi e francesi seguirono la stessa sorte evitando, però, l'espulsione.
Nei paesi arabi, al contrario di quelli europei, non si era quasi mai sostenuto l'esigenza di seperare gli "infedeli" sebbene esistessero "quartieri ebraici" (così definiti solo perché la maggioranza della popolazione che vi risiedeva era costituita da ebrei), venivano chiamati "shara" in Tunisia e Algeria e "mahallat Yahud" in Persia. Questi non erano circondati da mura e non escludevano la mescolanza di ebrei con il resto della popolazione. Solo nella prima metà del 1400 comparvero nei paesi arabi i veri e propri ghetti, ma si trattava comunque di casi isolati (Marrakesh, Mekness, Fez e alcune città dello Yemen).
http://it.wikipedia.org/wiki/Peste_neraPer peste nera si intende, in data odierna, la grande pandemia che uccise tra un terzo e un quarto della popolazione europea - di circa 100 milioni di abitanti - durante il XIV secolo. Nel Medioevo non era utilizzata questa denominazione, ma si parlava della grande moria o della grande pestilenza. Furono cronisti danesi e svedesi a impiegare per primi il termine morte nera (mors atra, che in realtà deve essere intesa come "morte atroce") riferendolo alla peste del 1347-53, per sottolineare il terrore e le devastazioni di tale epidemia.
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Già prima della pandemia vi furono avvisaglie di crisi: a partire dal 1290, in molte parti d'Europa, vi furono lunghi periodi di carestia, provocati principalmente dal raffreddamento del clima, la cosiddetta piccola era glaciale, che perdurò a fasi alterne fino alla prima metà del XIX secolo. Delle ricerche sui prezzi dei cereali a Norfolk, in Inghilterra, mostrano che tra il 1290 e il 1348 vi furono 19 anni di raccolti scarsi. Ricerche analoghe svolte in Linguadoca segnalano 20 anni di produzione agricola insufficiente tra il 1302 e il 1348. Dal 1315 al 1317 la Grande carestia infuriò in tutta l'Europa settentrionale, e anche gli anni 1346 e 1347 furono anni di carestia nel sud dell'Europa. Tra il 1325 ed il 1340 le estati furono molto fresche ed umide, comportando abbondanti piogge che mandarono in rovina molti raccolti ed aumentarono l'estensione delle paludi esistenti.
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Si pensava anche che la peste venisse portata da gruppi marginali come le streghe e gli ebrei; questi ultimi erano da sempre perseguitati perché accusati di deicidio o regicidio, cioè dell'uccisione di Gesù considerato rispettivamente in quanto Dio e in quanto re mistico della società cristiana. Il fatto che la società ebraica e la società cristiana fossero in pratica reciprocamente separate facilitava le persecuzioni. Le streghe erano perseguitate poiché accusate di parteggiare per il demonio e di avere con questo rapporti carnali nel corso di rituali chiamati sabba durante i quali tra l'altro avrebbero sacrificato bambini bevendo il loro sangue. C'erano anche altre ipotesi sul diffondersi della peste come congiunzioni astrali sfavorevoli e punizioni divine. La medicina dell'epoca non aveva fatto grandi passi avanti rispetto ai tempi dell'impero romano, così i medici, basandosi sulle conoscenze di Ippocrate e Galeno, i due più importanti medici dell'antichità, pensavano di poter guarire dalla peste eliminando dal corpo l'humus negativo, tagliando una vena al paziente e facendone uscire del sangue; in realtà, però, anche questo contribuiva al diffondersi del contagio e soprattutto all'indebolimento del paziente, facilitandone la morte.
Gli uomini di fede ritenevano che la peste fosse stata mandata da Dio come punizione, perciò organizzarono preghiere collettive, processioni, movimenti quali i flagellanti. Ciò contribuì ad alimentare l'epidemia: tali eventi collettivi si rivelarono un'ottima occasione per veicolare l'agente patogeno per via respiratoria.
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La persecusion de li ebreiL'autorità della Chiesa e dello Stato crollò molto rapidamente, anche per l'inefficacia delle misure messe in campo contro il contagio. Boccaccio, nel Decameron, annota: E in tanta afflizione e miseria della nostra città era la reverenda autorità delle leggi, così divine come umane, quasi caduta e dissoluta tutta per li ministri e esecutori di quelle, li quali, sì come gli altri uomini, erano tutti o morti o infermi o sì di famigli rimasi stremi, che uficio alcuno non potean fare; per la qual cosa era a ciascun licito quanto a grado gli era d'adoperare.
A soffrire maggiormente di questa perdita di autorità fu chi si trovava a margini della società medievale. Soprattutto in Germania l'epidemia fu accompagnata da una gravissima persecuzione degli ebrei, probabilmente la più grave fino alla Shoah.
I pogrom ebbero inizio quanto la popolazione esasperata individuò negli ebrei i colpevoli della catastrofe. Le autorità tentarono di arginare le violenze. Già nel 1348 papa Clemente VI definiva "inconcepibili" le accuse che gli ebrei diffondessero la peste avvelenando i pozzi, perché l'epidemia infuriava anche dove non c'erano ebrei, e laddove vi erano ebrei, anch'essi finivano vittime del contagio.
Il papa invitava il clero a porre gli ebrei sotto la sua protezione. Clemente VI vietò di uccidere ebrei senza processo e di saccheggiare le loro case. Le bolle papali ebbero effetto solo ad Avignone, mentre altrove contribuirono ben poco alla salvezza degli ebrei. Lo stesso vale per la regina Giovanna I di Napoli che, nel maggio 1348, aveva diminuito i tributi dovutile dagli ebrei che vivevano nei suoi possedimenti provenzali, per compensare le perdite dovute ai saccheggi subiti. Nel giugno dello stesso anno i funzionari reali vennero cacciati dalle città della Provenza, fatto che illustra la debolezza della tutela degli ebrei causata dalla perdita di autorità dei monarchi.
L'accusa che gli ebrei avvelenassero fonti e pozzi cominciò a circolare agli inizi del 1348: in Savoia alcuni ebrei, inquisiti, sotto tortura avevano ovviamente ammesso questo reato. La loro confessione si diffuse rapidamente in tutta Europa, e scatenò un'ondata di violenze, soprattutto in Alsazia, in Svizzera e in Germania. Il 9 gennaio 1349, a Basilea, venne uccisa una parte degli ebrei che vi abitavano. Il consiglio cittadino della città aveva allontanato i più agitati tra quelli che istigavano alla violenza, ma la popolazione si rivoltò, costringendo gli amministratori a togliere il bando e a cacciare gli ebrei. Una parte di loro venne rinchiusa in un edificio su di un'isola sul Reno, cui poi venne dato fuoco. Anche a Strasburgo il governo cittadino aveva tentato di proteggere gli ebrei, ma venne esautorato dalle corporazioni. Il nuovo governo si mostrò tollerante verso l'annunciato massacro, che ebbe luogo nel febbraio 1349, quando la peste ancora non aveva raggiunto la città. Vennero uccisi 900 ebrei, sui 1884 residenti a Strasburgo.
Si discute sul ruolo dei flagellanti nei pogrom. Si riteneva che, ancora prima dell'arrivo della peste, essi avessero istigato la popolazione contro gli ebrei in città come Friburgo, Colonia, Augusta, Norimberga, Königsberg e Ratisbona. La ricerca più recente è però del parere che i flagellanti siano stati una "comoda giustificazione" (Haverkamp).
Nel marzo 1349, 400 ebrei di Worms preferirono appiccare il fuoco alle loro case e morirvi che finire nelle mani della folla in rivolta. Lo stesso fecero in luglio agli ebrei di Francoforte. A Magonza gli ebrei si difesero, e uccisero 200 dei cittadini che li stavano attaccando. Ma alla fine anche a Magonza, che all'epoca era la più grande comunità ebraica d'Europa, gli ebrei si suicidarono incendiando le proprie case. I pogrom proseguirono sino alla fine del 1349. Gli ultimi ebbero luogo ad Anversa e Bruxelles. Quando la peste cessò, ben pochi ebrei erano rimasti in vita tra Germania e Paesi Bassi.
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http://www.unisi.it/ricerca/dip/let_mod ... toria.html"L’emigrazione degli ebrei tedeschi, iniziatasi con le stragi sanguinose che colpirono le comunità ebraiche delle valli del Reno e della Mosella, durante le prime Crociate, si volse da principio verso l’Europa Orientale. Dopo le Crociate, la situazione degli ebrei nei paesi tedeschi peggiorò in maniera catastrofica. Sotto il regno di Federico II essi furono accusati di omicidio rituale a Fulda e in altri comuni (1235) e dopo la morte dell’imperatore, durante l’interregno (1254-1273), gli ebrei furono massacrati in numerose città germaniche".
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VENEZIA
"Gli ebrei per i quali in origine fu fondato il Ghetto provengono in gran parte, più o meno direttamente, dalla Germania. Lo provano a sufficienza i nomi di alcuni di loro. […] Si trovano stampate a Venezia, in questo periodo [metà del XVI sec.], alcune opere in lingua tedesca, ma in caratteri ebraici".
Nel Ghetto veneziano, gli ebrei di origine tedesca "continuarono a predominare, per numero se non per censo o per importanza, fino all’età di decadenza della Comunità".
[Cecil Roth, Gli ebrei in Venezia, Cremonese, Roma, 1932].