Israele verso la libertà

Israele verso la libertà

Messaggioda Berto » lun ago 07, 2023 6:48 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Israele verso la libertà

Messaggioda Berto » lun ago 07, 2023 6:49 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Israele verso la libertà

Messaggioda Berto » lun ago 07, 2023 6:49 pm

Alla Knesset è in votazione la riforma del giustizia che finalmente libererà Israele dalla dittatura della magistratura sinistrata
L'Occidente un pocò alla volta si sta liberando della dittatura della magistraura sinistrata politicamente corretta.
In Israele questa magistratura criminale eversiva perseguita da anni Netanyahu e ha cercato di impedire qualsiasi riforma.
Lo stesso è accaduto negli USA con la persecuzione contro Trump che continua ancora oggi.
In Europa accade lo stesso.




Israele, via libera del parlamento alla clausola di ragionevolezza nella riforma giudiziaria: scoppia la rivolta
11 luglio 2023

https://www.open.online/2023/07/11/isra ... o-rivolta/

Il parlamento israeliano ha approvato in prima lettura (su 3), con 64 voti a favore, uno dei punti principali della riforma giudiziaria del governo di Benjamin Netanyahu: la riforma della clausola di ragionevolezza. Si tratta della possibilità per la magistratura di pronunciarsi sulla ragionevolezza delle decisioni del governo. Una misura molto controversa. Secondo il premier e i partiti di destra, di estrema destra e religiosi, garantisce un migliore equilibrio dei poteri. Mentre i critici la vedono come una minaccia alla democrazia israeliana e alle sue garanzie istituzionali. Tutti i 56 deputati dell’opposizione hanno votato contro la riforma. Se già durante i dibattiti, i manifestanti sono stati trascinati fuori dall’edificio della Knesset, oggi in Israele è iniziato il giorno di resistenza e azione nazionale contro la misura del governo di Netanyahu.

Giornata di proteste e città bloccate

Secondo quanto riferiscono i media locali, ci sono blocchi stradali a Haifa, Gerusalemme, a Tel Aviv, nel centro di Israele a Karkur e in molti altri punti chiave dove è dovuta intervenire la polizia con diversi arresti. «Lo spettacolo dell’orrore della notte scorsa alla Knesset è servito come un duro promemoria del momento critico in cui ci troviamo. Di fronte a una coalizione dittatoriale, solo il popolo può salvare Israele», hanno denunciato le organizzazioni delle proteste. Dal canto suo, Netanyahu non vede alcun pericolo e ha sottolineato al pubblico che questa legge «non è la fine della democrazia, ma un suo rafforzamento». Non è d’accordo il leader dell’opposizione Yair Lapid, capo del partito centrista Yesh Atid, che in un discorso ai parlamentari ha mosso una dura critica alla riforma: «Avete promesso di aiutare i deboli e di proteggere la sicurezza di Israele. Non state facendo altro che una follia».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Israele verso la libertà

Messaggioda Berto » lun ago 07, 2023 6:51 pm

I sinistrati non vogliono mollare l'osso, ma dopo la prossima votazione resteranno senza denti.
Grazie di tutto Netanyahu!




Israele, la marcia degli 80mila contro la riforma della giustizia. Ma Netanyahu non cambia idea
Davide Frattini
23 luglio 2023

https://www.corriere.it/esteri/23_lugli ... 1902.shtml

I manifestanti hanno marciato per quattro giorni, ma il primo ministro, ricoverato per l’installazione di un pace maker, potrebbe ora licenziare la procuratrice che si è opposta al suo «golpe»

L’appuntamento è a piazza della Democrazia, l’indirizzo non esisteva fino a sette mesi fa, la maggior parte degli israeliani sa come arrivarci. Tra via Kaplan e viale Begin da quasi 30 settimane partono le manifestazioni per protestare contro il piano giustizia del governo di destra-estrema destra, a Tel Aviv i cortei sono i più numerosi, creativi e organizzati, così il sindaco Ron Huldai, laburista, ha voluto dare un nome all’incrocio dove oltre al traffico i dimostranti vogliono fermare quella che considerano una svolta autoritaria, un rischio per la democrazia. Per sette mesi i manifestanti si sono presentati davanti alle case dei ministri, hanno urlato slogan e ripetuto la parola che è diventata un ritornello: «Vergogna».

Da oggi la sfida di sguardi è diretta. In 80 mila hanno marciato per quattro giorni, un corteo lungo chilometri, a piedi sulla corsia d’emergenza dell’autostrada – per i partecipanti è l’emergenza più grande dalla nascita di Israele nel 1948 – e da ieri notte si sono accampati dalle parti del parlamento a Gerusalemme. Dove tra domani e dopo si votano i due passaggi finali della legge che toglie alla Corte Suprema uno dei suoi poteri: respingere decisioni amministrative del governo – nomine di funzionari o ministri, interventi sulle procedure – considerati «irragionevoli». Se le norme dovessero essere approvate, com’è probabile, il primo ministro Benjamin Netanyahu potrebbe licenziare la procuratrice generale dello Stato che si è opposta al suo «golpe» e reintegrare Aryeh Deri come ministro, la nomina era sta bocciata perché il leader ultraortodosso aveva evitato la galera per frode fiscale con la promessa ai giudici, solo un anno fa, di ritirarsi dalla politica.

All’inizio della settimana più caotica delle ultime 30, gli israeliani hanno anche scoperto che il breve ricovero del premier sabato scorso per «disidratazione» e «un colpo di calore» è in realtà qualcosa di più grave: a Netanyahu è stato installato nella notte un pace make r, problemi cardiaci, resta per ora in ospedale. Così saltano il consiglio dei ministri della domenica e quelle riunioni urgenti richieste dallo Stato Maggiore: la ribellione tra i riservisti diventa sempre più ampia, oltre mille aviatori hanno firmato una lettera in cui annunciano il rifiuto di presentarsi all’addestramento e al servizio attivo, tra loro 513 piloti, di fatto l’aviazione – spiegano gli analisti – ha perso la sua operatività. Quelli che i ministri – e perfino Netanyahu, che dovrebbe saperne di più – sbeffeggiano come «inutili, possiamo trovarne migliori di voi» – sono in realtà essenziali, rappresentano l’élite delle forze armate. E sono sostenuti da un altro documento presentato da ex generali e capi dei servizi segreti che denunciano il piano giustizia come un «colpo fatale alla sicurezza del Paese» e la «rottura del contratto sociale durato 75 anni tra lo Stato e le migliaia di soldati, riservisti, comandanti».




Israele, protesta contro riforma giustizia: accampati in tenda davanti a Knesset
23 luglio 2023

https://stream24.ilsole24ore.com/video/ ... et/AFi4gdK

(LaPresse) Centinaia di israeliani si sono accampati vicino al Parlamento di Gerusalemme domenica per protestare contro il controverso piano di revisione giudiziaria del governo. L'avvallamento sotto la Knesset costellato di tende color argento, molte delle quali drappeggiate con bandiere israeliane. I manifestanti hanno fatto stretching mattutino all'inizio della sessione parlamentare. I manifestanti, che provengono da un'ampia fascia della società israeliana, considerano la revisione come una presa di potere alimentata dalle rimostranze personali e politiche del premier Netanyahu - che è sotto processo per corruzione - e dei suoi partner che vogliono approfondire il controllo di Israele sulla Cisgiordania. I legislatori sono pronti a votare una misura di revisione che limiterebbe i poteri di supervisione della Corte Suprema, impedendo ai giudici di annullare le decisioni del governo sulla base della loro "irragionevolezza". Il voto di lunedì segnerebbe il primo importante atto legislativo da approvare.



Israele, proteste e scontri dopo il via libera alla riforma della giustizia: decine di arresti | Manifestanti bloccano l'autostrada
25 luglio 2023

https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/i ... 302k.shtml

Netanyahu: "Una nuova norma non è la fine della democrazia, non giustifica le proteste e lo sconvolgimento del Paese"

Sono più di 1.000 i manifestanti che stanno bloccando l'autostrada, mentre la polizia tenta di allontanarli dalla strada usando la forza. Un gran numero di agenti di polizia si sono schierati sull'autostrada per disperdere i manifestanti anche con cannoni ad acqua. La situazione è molto caotica. I media locali parlano di 34 arresti in tutto il Paese, di cui 15 solo a Tel Aviv. Almeno 4 agenti sarebbero rimasti feriti e tre manifestanti hanno riportato lievi conseguenze dopo che un furgone si è lanciato sul corteo in un sobborgo della città.

"La norma approvata non è affatto la fine della democrazia, bensì la realizzazione del volere dell'elettorato e dunque l'essenza stessa della democrazia". Lo ha detto Netanyahu, che ha aperto ad "un dialogo con l'opposizione già nei prossimi giorni".

"Noi abbiamo operato un aggiustamento moderato per riportare l'equilibrio fra i poteri", ha aggiunto il premier, sottolineando che tutto questo "non giustifica" le proteste e "lo sconvolgimento del Paese". "Entro la fine di novembre - ha proseguito - è possibile raggiungere intese" con l'opposizione.



NETANYAU FERMI IL SUO COLPO DI STATO NON LASCEREMO DISTRUGGERE ISRAELE L'INTERVENTO DI ESHKOL NEVO.
Testata: La Stampa
Rassegna Stampa di Informazione Corretta
Traduzione di Raffaella Scardi
25 luglio 2023

https://www.facebook.com/unioneassociaz ... PM9U9ZPk8l

Sono arrivato in questa piazza per la prima volta sei anni fa, alla manifestazione con cui volevamo spingere il procuratore generale Avichai Mandelblit a incriminare Benjamin Netanyahu. Ci ha messo parecchio, Mandelblit, ha esitato, ma alla fine, anche grazie alla determinazione dimostrata da questa piazza, Netanyahu è stato incriminato. Netanyahu però non si è dimesso, come ci si aspetterebbe da chi viene incriminato mentre ricopre una carica pubblica. Ha preferito salvare la poltrona. Lui stesso ai tempi di Ehud Olmert aveva dichiarato: «Un primo ministro sprofondato fino al collo nelle inchieste non ha più il mandato pubblico ed etico per prendere decisioni cruciali per il paese, si corre il rischio che agisca in base a interessi personali di sopravvivenza politica piuttosto che al pubblico interesse». Eppure, da quando è stato incriminato lui, Netanyahu ha pensato solo a salvare la poltrona. Da quel momento, proprio come in una tragedia greca, adempie passo dopo passo la sua stessa profezia. Per garantire la propria sopravvivenza politica ha trascinato il paese in una sequela infinita, divisiva, catastrofica, di elezioni. Per garantire la propria sopravvivenza politica ha finito per formare, coalizzandosi con delinquenti già condannati ed evasori seriali, un governo dalla maggioranza molto ristretta. E qual è la prima cosa che fa dopo aver formato il governo? Mentre il suo processo è ancora in atto? Cerca di disintegrare l'autorità giudiziaria. Vergogna! Prima in un colpo solo. Adesso pian piano, a più riprese. A volte si nasconde dietro la voce di Yariv Levin, altre dietro Simcha Rotman, ma le mani che muovono i fili, amici, sono quelle di Netanyahu. È lui a orchestrare e autorizzare l'attacco al potere giudiziario. Netanyahu aumenta la fiamma a sua discrezione, e a sua discrezione la riduce. Ma Netanyahu – non dimentichiamolo – è anche accusato di reati penali. Di corruzione, di frode e di abuso di fiducia: non ha un'accusa di cui rispondere, ne ha tre. Mille, duemila, quattromila. Il suo processo non si svolgerà in futuro, si sta svolgendo adesso, proprio in questi giorni. Perciò non ha alcun diritto, da un punto di vista etico e politico, di mettere le mani sul sistema giudiziario o di cercare di ridurne il potere. Oggi sono qui per dire a Netanyahu: vuoi occuparti della minaccia iraniana? Prego. Vuoi occuparti del carovita? Benissimo. Era ora che cominciassi a notare che qui la gente fa la fame. Ma apri bene le orecchie e ascoltaci: giù le mani dal sistema giudiziario! Forse richiede davvero delle modifiche. L'intero sistema ha bisogno di uno scossone. Ma non siete tu e il governo estremista del quale sei a capo a poterle apportare. Non ne hai facoltà. Non è legittimo. Esiste un palese confitto di interessi. Noi non permetteremo a chi è accusato di crimini penali di disintegrare il potere giudiziario e intaccare la democrazia israeliana. Non ce la farai! Interrompi questo colpo di Stato che danneggia l'economia, compromette irrimediabilmente le relazioni con gli Stati Uniti, è inaccettabile per la grande maggioranza degli israeliani, smembra l'esercito e divide il Paese. Interrompilo subito, questa sera stessa, altrimenti sarà, insieme alla distruzione che si porta dietro, la tua unica eredità. Voglio aggiungere qualche altra parola sulle divisioni nel Paese, proprio adesso, dopo questa settimana difficilissima e appena prima del 9 del mese di Av, il giorno di lutto in cui gli ebrei ricordano la distruzione del Tempio. Alla fin fine dovremo vivere insieme. Per come conosco gli israeliani, ce la possiamo fare, a vivere insieme. Io non accetto la scissione che spesso sento in bocca agli oratori nelle manifestazioni, fra "noi" e "loro", né l'uso di una terminologia bellica. Non esiste veramente un "noi" e un "loro", in Israele. Al tavolo di Shabbat siedo insieme a persone che votano Likud. I miei vicini e i miei amici, nella città in cui abito, si riconoscono nel sionismo religioso. Fra gli studenti iscritti ai miei laboratori di scrittura creativa, alcuni tra i più dotati di talento e valori provengono da comunità ultraortodosse. Dopo che avremo vinto la battaglia per la democrazia - e la vinceremo. E dopo che questo tremendo governo sarà caduto - e cadrà. Ci aspetta un lavoro non meno importante. Per anni questo Paese è stato governato da un uomo che ci ha divisi, incitati all'odio reciproco, che ha cercato di smantellare tutti i valori condivisi, che ha dimenticato cosa significa essere israeliani, sì, Netanyahu ha dimenticato cosa significa essere israeliani. Dopo che se ne sarà andato a casa, dovremo riparare le lacerazioni, ricostruire i ponti che ci uniscono e ricreare un base di consenso ampia e solida, fondata sulla Dichiarazione di Indipendenza e sul sogno di Benjamin Zeev Herzl. Lo Stato di Israele sarà un Paese liberale e illuminato, luce per le nazioni. Uno Stato ebraico dove non esiste coercizione religiosa e c'è tolleranza verso le altre religioni. Un Paese dove esistono eguaglianza di diritti, libertà di espressione, giustizia sociale. Un Paese democratico dove i cittadini sono al riparo da qualunque tipo di abuso. Non si tratta di destra o sinistra. Il governo contro il quale lottiamo non è un governo "di piena destra", è un governo inaccettabile, anti-israeliano, che non esprime la volontà del popolo, che non esprime i valori di questo paese a noi tutti tanto caro. Dobbiamo continuare a combatterlo, per le strade, nelle piazze, con tutti gli strumenti legittimi, con tutte le parole che possediamo, fino a quando non cadrà.



Gino Quarelo

Netanyahu ha fatto più che bene a non dimettersi per delle accuse calunniose.
Tolleranza verso le altre religioni? Quelle che incitano alla distruzione di Israele e allo sterminio degli ebrei e di ogni altro diversamente religioso, areligioso e pensante come quella nazi maomettana?
Nulla è condivisibile nelle parole di questo Nevo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Israele verso la libertà

Messaggioda Berto » lun ago 07, 2023 6:52 pm

La Knesset approva la prima fase della riforma giudiziaria
24 luglio 2023

https://www.shalom.it/blog/israele-bc1/ ... V30Jas9sUI

In un clima estremamente teso, sia dentro che fuori la Knesset, lunedì pomeriggio il parlamento israeliano ha approvato, con 64 voti a favore, in seconda e terza lettura il disegno di legge sugli standard di ragionevolezza. Si tratta del primo importante provvedimento che viene approvato nell'ambito della riforma giudiziaria. Durante le votazioni i parlamentari dell’opposizione hanno lasciato l’aula in segno di protesta.

Il voto è stato preceduto da trenta ore di infuocato dibattito e da alcuni tentativi falliti di raggiungere un compromesso con l'opposizione. Fino all’ultimo infatti i ministri Bezalel Smotrich e Yoav Gallant hanno cercato di trovare un accordo, nonostante la dura opposizione dei ministri Yariv Levin e Itamar Ben Gvir, spingendo anche per ritardare di oltre sei mesi la normativa per le nomine giudiziarie. Il primo ministro Netanyahu ha valutato seriamente l'idea, lasciando il plenum più volte per discuterne con diversi ministri. Le trattative sono fallite con una dichiarazione alla stampa del leader dell’Opposizione Yair Lapid.

"Stiamo seguendo con estrema attenzione l'evoluzione della situazione in Israele rispetto al voto avvenuto poche ore fa alla Knesset sulla limitazione della cosiddetta causa di ragionevolezza e le opinioni preoccupate di vertici militari e autorevoli esponenti sulla sostenibilità del Paese” ha affermato la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in una nota. “Il varo di riforme che riguardano le questioni strutturali ed essenziali da parte di un governo eletto democraticamente e legittimato a promuovere iniziative importanti per il futuro del Paese richiede confronto ampio e pacatezza” si legge ancora nella nota. "La sicurezza, l'unità del Paese e la sua capacità di continuare a guidare innovazione e sviluppo nell'intera regione mediorientale e internazionale sono le direttrici essenziali e continueremo a sostenere Israele come Stato che esprime valori ebraici da 75 anni" ha dichiarato la presidente Di Segni.





ISRAELE SPACCATO IN DUE.
Analisi di Fiamma Nirenstein
Testata IL GIORNALE
Ripreso da Informazione Corretta
25 luglio 2023

https://www.facebook.com/unioneassociaz ... rqB2YEgKNl

Dittatura, fascismo, vergogna, insopportabile egoismo politico, rischio per la vita stessa dello Stato d’Israele. E questo è per Netanyahu da parte dell’opposizione. E dall’altra parte: estremismo irresponsabile, incitamento, anarchia, distruzione dei servizi indispensabili, rifiuto a servire mentre Israele è assediata. Ancora, dopo sette mesi di scontro micidiale, queste sono le accuse nel giorno in cui, ieri, 64 voti a zero (l’opposizione si è dileguata in segno di disprezzo) è stato votato alla Knesset un capitolo della legge che la giustizia: quello sulla “ragionevolezza”. Fino ad ora la Corte Suprema poteva cancellare qualsiasi legge, in assenza del parametro della Costituzione, che non esiste, purché le apparisse “irragionevole”. L’evidente arbitrarietà di questo criterio, per altro vigente solo dagli anni ’90, è stata sollevata da ogni parte politica: avevano chiesto e disegnato una riforma Yair Lapid, Benny Gantz, Gideon Sa’ar, Avigdor Lieberman. Tutti personaggi che oggi gridano alla instaurazione del fascismo: Lapid ha detto che siamo di fronte a “una tragedia da fermare”. Netanyahu, appena dimesso dall’ospedale per un’alquanta simbolica operazione di pacemaker, ha detto che “non c’è nessuna intenzione di ferire la democrazia, al contrario, si vuole rafforzarla; la Corte” ha detto” seguiterà a monitorare la legalità delle decisioni del governo... con proporzionalità, giustizia, uguaglianza”. Intanto però le manifestazioni bloccano le strade e le attività, il potentissimo sindacato, l’Istadrut, medita lo sciopero generale, la gente per le strade grida disperata “democrazia” come ne fosse stata privata: ma le manifestazioni, gli scioperi, il blocco di attività economiche, mediche, degli spostamenti, avvengono col minimo di disturbo, i canali televisivi e radiofonici e i giornali, sono schierati quasi tutti contro la riforma. Questo, già da febbraio. La polizia cerca di contenere al minimo (per esempio ha sbloccato le strade ai membri del parlamento che andavano a votare) l’attività, anche se si è fatto uso dei cannoni ad acqua davanti alla Knesset. Dagli Stati Uniti e da altre parti del mondo, si fa sentire il proprio disappunto perché non si è giunti a un accordo, ma si fa cadere tutta la responsabilità sul governo, che invece ha spezzettato la riforma così da rimandarne una parte e che per altro ha dietro di sé la volontà di una maggioranza molto larga, che non può essere ignorata. D’altra parte, l’opposizione è agita da una leadership che sogna di scardinare il governo e destituire Netanyahu, e che agisce palesemente, con molto disprezzo, per questo fine. Insomma, lo scontro che lacera in queste ore Israele e lo blocca eccitando purtroppo i suoi nemici, spezza il cuore di questo stato democratico situato nell’ingorgo dei Paesi arabi, ma non riguarda solo il Medio Oriente: si assiste qui, con lo scontro sulla riforma della giustizia, che dal febbraio ha bloccato il traffico, l’aeroporto, gli ospedali, ha stravolto l’esercito, alla parossistica furia di cui anche l’Italia ha avuto qualche assaggio. Quando la destra vince e fa politica, c’è un mondo di brave persone radicato in famiglie che hanno costruito il mondo moderno, che non può sopportare che si rompa la strada liberalsocialista scelta nel dopoguerra… Israele ha fra i suoi migliori scienziati, coltivatori, guerrieri i figli di quei kibbutz che sulla scia dei Ben Gurion hanno scelto la strada post socialista. Netanyahu, portando da destra prosperità e sicurezza, ha creato una frattura conoscitiva e politica che non gli viene perdonata, e che adesso è incarnata da un governo di cui fa parte anche una componente religiosa in genere marginale, di origine sefardita. Netanyahu, siede al potere da un decennio, interrotto solo nel breve lasso del governo Bennett e Lapid: la sua presenza era stata mitigata da accordi con forze di sinistra, ma esse poi lo hanno rifiutato. Adesso viene radicalmente contestato, identificato con un’aspirazione autocratica mai in realtà espressa. E Israele è spaccato in due, con le bandiere con le stella di David brandite da ambedue le parti, ma con le stesse canzoni, le stesse dure esperienze di vita che caratterizzano il popolo ebraico nella sua patria solo 75enne. Adesso la nuova legge verrà proposta per la cancellazione al Bagaz, la Corte Suprema, che è quella che si è fieramente opposta alla riforma, e si apre un altro difficilissimo capitolo.


L’ex capo di Stato Maggiore e ex premier (il premier rimasto in carica per minor tempo in Israele) è adesso indagato per incitamento alla sedizione.
23 luglio 2023

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... DBwAEQBLXl

Recentemente dichiarò in un’intervista rilasciata ad una TV inglese che il 3,5% della popolazione che manifesta nelle strade può far cadere un governo eletto.
Ehud Barak: il maestro dei burattini
Il punto in cui si incontrano le astute previsioni di MK Eichler e l'incubo pillola di zucchero di Yossi Melman, è un'intervista video di otto minuti con l'ex capo di gabinetto, ministro della Difesa e il secondo più breve primo ministro in carica Ehud Barak, registrata nel 2020. L'intervista ha fatto parte di una lunga discussione del Forum 555 che ha coinvolto tutti i leader delle proteste, delle organizzazioni e delle interruzioni che stiamo assistendo quest'anno: Shikma Bresler, Moshe Redman e, naturalmente, Ehud Barak.
In questo estratto di otto minuti, Barak espone tutte le questioni, dagli slogan alla disobbedienza civile e alla ribellione, i metodi di base, i leader, gli obiettivi generali del movimento di protesta e il suo obiettivo finale. Dice anche che pagherà le bandiere, gli striscioni e i sistemi altoparlanti.
Sì, gente, questo colpo di stato, quello vero, è in lavorazione da almeno tre anni, se non sei e anche di più - affermazioni simili fatte da Barak nel lontano 2017 stanno galleggiando su Internet che non dimenticano nulla.
Per avere un'idea dell'evento registrato, avanti veloce al minuto 7:10, dove viene introdotta l'intera cabala.
Ma prima di questo, Barak afferma che più ci sono scontri con il governo, più forte è la resistenza, che porterebbe inevitabilmente al governo costretto ad usare la forza contro i manifestanti. Quando la polizia usa la forza eccessiva per bloccare i manifestanti, non farà altro che rafforzare il movimento. Ovunque l'esercito spari tra la folla, il governo è destinato a cadere, Barak insegna.
Un panelist dice a Barak a questo punto (minuto 5:45): "Molti pensano che l'unico che Bibi teme sei tu. Quali sono le possibilità che tu provi a ricreare il successo del 1999 (quando Barak è stato brevemente eletto PM – DI)? ”
"Ascoltate, è risaputo che non soffro di eccessiva modestia", risponde Barak. "Posso dirvi che, oggettivamente, se, Dio non voglia, Bibi scompare un giorno la prossima settimana a mezzogiorno, e c'è la possibilità di un'escalation con Hezbollah o gli iraniani, e la crisi socioeconomica continua, per quanto riguarda le interruzioni, Trump, annessione sì o no, allora oggettivamente, sono più adatto e maturo di qualsiasi altro altra persona nel paese a prendere il volante. ”
E poi Barak dice questo: "Un mio amico, uno storico, una volta mi ha detto, Ehud, ti chiameranno quando i corpi galleggeranno nel fiume Yarkon. Desidero sottolineare: non galleggeranno i corpi dei palestinesi illegalmente provenienti dai territori, e non gli arabi israeliani. I corpi galleggianti saranno di ebrei uccisi dagli ebrei. ”
Barak ha poi parlato di dedicarsi alla raccolta dei fondi necessari per coprire tutta la logistica del progetto, così la gente non dovrà pagare di tasca, ma ho avuto difficoltà a seguire il suo discorso decisivo e sicuro di sé.
Ero bloccato con la sua vivida immagine dei corpi ebrei che galleggiavano nello Yarkon.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Israele verso la libertà

Messaggioda Berto » lun ago 07, 2023 6:53 pm

Quante menzogne che scrive questo demenziale sinistrato Yuval Noah Harari!



Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/07/2023, a pag. 14, con il titolo "Sull’orlo del precipizio. Il mondo ci aiuti a salvare la democrazia" il commento di Yuval Noah Harari.


https://www.informazionecorretta.com/ma ... vdrSE01ImA

Per capire quello che sta accadendo in Israele, c’è solo una domanda da porsi: che cosa limita il potere del governo? Le democrazie solide si basano su un sistema di pesi e contrappesi, ma in Israele mancano una costituzione, una camera alta in parlamento, un sistema federale o qualsiasi altro controllo sul potere del governo, tranne uno: la Corte Suprema. Lunedì la coalizione di Netanyahu ha approvato la prima di una serie di leggi che neutralizzeranno la Corte Suprema israeliana. Se il governo dovesse riuscirci, otterrebbe un potere illimitato. La coalizione di Netanyahu ha già rivelato la sua intenzione di approvare leggi e perseguire politiche che discrimineranno arabi, donne, persone Lgbtq+ e cittadini laici. Tolta di mezzo la Corte Suprema, nulla potrà più fermare la coalizione. In una situazione del genere, il governo potrebbe anche truccare le future elezioni, ad esempio vietando ai partiti arabi di partecipare alle elezioni - un passo già proposto in passato dai membri della coalizione. Israele terrà comunque delle elezioni, ma queste diventerebbero un mero rituale autoritario e non una libera competizione democratica. I membri del governo si vantano apertamente delle loro intenzioni. Spiegano che, avendo vinto le ultime elezioni in Israele, ora possono fare tutto ciò che vogliono. Come altre forze autoritarie, il governo israeliano non capisce che cosa significhi democrazia. Pensa che sia una dittatura della maggioranza e che chi vince le elezioni democratiche abbia pertanto un’autorità illimitata. In realtà, democrazia significa libertà e uguaglianza per tutti. La democrazia è un sistema che garantisce a tutti determinate libertà, che nemmeno la maggioranza può togliere. L’instaurazione di una dittatura in Israele avrebbe gravi conseguenze non solo per i cittadini israeliani. La coalizione al potere in Israele è guidata da zeloti messianici che credono in un’ideologia di supremazia ebraica. Questa ideologia pretende di annettere i Territori palestinesi occupati a Israele senza concedere la cittadinanza ai palestinesi e, infine, sogna di costruire un nuovo Tempio ebraico al posto della Moschea di Al Aqsa. Questi fanatici oggi comandano una delle macchine militari più formidabili del mondo, dotata di bombe nucleari e armi informatiche avanzate. Per decenni il primo ministro Netanyahu ha messo in guardia il mondo dai pericoli posti da un regime fondamentalista dotato di armi nucleari. Ora Netanyahu sta instaurando proprio un regime di questo tipo in Israele. Una dittatura fondamentalista in Israele potrebbe incendiare l’intero Medio Oriente, con conseguenzeche si riverbererebbero ben oltre la regione. Sarebbe incredibilmente stupido da parte di Israele fare una cosa del genere, ma come abbiamo imparato dall’invasione russa dell’Ucraina, non dovremmo mai sottovalutare la stupidità umana. La buona notizia è che negli ultimi mesi è emerso un potente movimento di resistenza per salvare la democrazia israeliana. Rifiutando l’ideologia della supremazia ebraica e collegandosi alle antiche tradizioni di tolleranza ebraica, centinaia di migliaia di israeliani si sono opposti al governo Netanyahu in tutti i modi non violenti che conosciamo. Da venerdì, più di 10.000 riservisti dell’esercito tra cui centinaia di piloti dell’aeronautica, esperti di guerra informatica e comandanti di unità d’élite - hanno dichiarato pubblicamente che non serviranno una dittatura e che quindi sospenderanno il servizio se la revisione del sistema giudiziario continuerà. In un Paese sorto dalle ceneri dell’Olocausto e che ha affrontato rischi esistenziali per decenni, l’esercito è sempre stato off-limits nelle controversie politiche. Ora non è più così. Ex capi dell’esercito, dell’aeronautica e dei servizi di sicurezza israeliani hanno chiesto pubblicamente ai soldati di smettere di servire. Il governo Netanyahu cerca di dipingere questo fatto come un colpo di stato militare, ma è l’esatto contrario. I soldati israeliani non stanno prendendo le armi per opporsi al governo, le stanno deponendo. Spiegano che il loro contratto è con la democrazia israeliana e che, una volta scaduta la democrazia, scade anche il loro contratto. La sensazione che il contratto sociale sia stato infranto ha portato università, sindacati, aziende hi-tech e altre imprese private a minacciare di scioperare se il governo continuerà con la sua presa di potere antidemocratica. Inoltre, ha indotto gli investitori di tutto il mondo a ritirare il proprio denaro da Israele. Il peggio potrebbe essere in agguato. I membri del governo definiscono i manifestanti e i riservisti dell’esercito “traditori” e chiedono l’uso della forza per fermare l’opposizione. Gli israeliani temono l’imminenza da una guerra civile. Le centinaia di migliaia di israeliani che stanno protestando nelle strade sentono, tuttavia, che non abbiamo scelta. È nostro dovere nei confronti di noi stessi, della tradizione ebraica e dell’umanità impedire l’ascesa di una dittatura suprematista ebraica. Siamo in piazza perché non possiamo fare altrimenti. Per favore, state con noi e aiutateci a salvare la democrazia israeliana.


Gino Quarelo
Yuval Noah Harari una mostruosità ebraico israeliana atea e sinistrata, antisemita e filo nazimaomettana, "politicamente corretta" che nega agli ebrei il diritto alla loro terra di Israele o di Sion, alla loro religione e al loro tempio chiamando questo diritto naturale (umano e civile) con la menzogna calunniosa tipica del politicamente corretto di "suprematismo ebraico" per demonizzarlo come razzismo e negarlo.
Una mostruosità politica che definisce i discendenti degli ebrei cacciati dalla loro terra prima dagli invasori romani e poi dagli invasori arabi nazi maomettani e tornati nella terra dei loro padri come invasori e coloni (che equivarrebbe a chiamare i neri del Sudafrica invasori e coloni del Sudafrica dei bianchi)
A questo sinistrato mentecatto disumano e incivile che nega agli ebrei d'Israele il diritto al loro tempio di Gerusalemme (...) distrutto dai romani e profanato dagli invasori arabi nazi maomettani che senza alcun rispetto sulle sue rovine (causate prima dai romani), hanno costruito una moschea dove si predica la distruzione di Israele e lo sterminio degli ebrei e di ogni diversamente religioso, areligioso e pensante; questo sinistrato mentecatto nemmeno si pone la questione: e se gli ebrei costruissero un tempio ebraico nel cortile della moschea Al-Masjid al-Ḥarām della Mecca?
Da ricordare e ribadire che non esiste alcun "diritto all'usucapione" da parte degli invasori dei paesi e dei territori altrui, come non è esistito per l'imperialismo coloniale europeo in Asia e in Africa così non esiste per l'imperialismo coloniale arabo, iraniano, ottomano, africano nazi maomettano.
Come è riconosciuto il diritto all'anticolonialismo africano contro gli imperialismi nazionalisti europei così va riconosciuto il diritto degli ebrei della diaspora (causata prima dagli invasori romani e poi da quelli arabo nazi maomettani) al ritorno alla loro terra di Sion e il diritto a liberarsi dall'oppressione militare, politica e religiosa di questi criminali invasori.

Sulle demenziali accuse di violazione dei diritti LGBT, vanno distinti i diritti veri da quelli falsi;
dove i diritti veri sono quelli di non essere maltrattati e perseguitati, di poter vivere relazioni affettive, sociali e civili omosessuali adulte e consenzienti senza discriminazioni e di essere curati per chi soffre del disturbo della personalità detto "disforia di genere"
e
dove i diritti falsi sono:
a) quelli della transizione di genere perché naturalmente e scientificamente impossibili
e
b) di essere definiti del genere corrispondente al proprio desiderio perché niente e nessuno può trasformare una donna in un uomo e viceversa come una donna che si sente uomo non potrà mai diventare ed essere un uomo e un uomo che si sente donna non potrà mai diventare ed essere una donna, nonostante tutte le possibili manipolazioni anagrafiche, estetiche, di travestimento, pscicologiche, ormonali e chirurgiche a cui i soggetti possono sottoporsi.
c) Come non è un diritto considerare/ritenere l'unione omosessuale come quella eterosessuale e la coppia gay come una coppia eterosessuale e una famiglia gay come una famiglia eterosessuale, poiché non sono affatto la stessa identica cosa a cominciare dal fatto naturale che una donna e un uomo possono generare la prole e continuare la specie umana, mentre due donne e due uomini no; la donna non sarà mai un padre e un uomo non sarà mai una madre, come non potranno mai essere un padre e una madre né due donne né due uomini.

L'umanità eterosessuale, le coppie e le famiglie eterosessuali hanno tutto il diritto a non essere equiparate in alcun modo all'umanità, alle coppie e alle famiglie omosessuali e transgender.
L'istituto del matrimonio vale esclusivamente per le coppie eterosessuali. Le unioni civili omosessuali vanno chiamate con altro nome e la loro unione civile non va confusa con il matrimonio.




La Corte Suprema di sinistra di Israele spinge il Paese verso una crisi costituzionale
(UpwardNews)
29 luglio 2023

https://www.facebook.com/lafinedellimpe ... AfgRywgbil

Cosa succede: La Corte Suprema di Israele è pronta ad esaminare i ricorsi contro una nuova legge del Parlamento che mira a limitare gli ampi poteri della Corte. Questa mossa spinge Israele in acque inesplorate e potrebbe potenzialmente innescare una crisi costituzionale. Se la Corte annullerà le restrizioni, le prossime mosse del governo saranno imprevedibili.
Aggiornamento: La Corte Suprema israeliana ha molto più potere rispetto alla sua controparte statunitense, con la possibilità di bloccare qualsiasi politica grazie alla c.d. clausola di "ragionevolezza". A differenza degli Stati Uniti, dove i funzionari eletti supervisionano sulla selezione dei giudici, la Suprema Corte israeliana viene nominata direttamente dal Presidente e il Parlamento non interviene in questo processo, rendendolo in gran parte immune dall'influenza degli elettori.
Riforma: Gli sforzi di riforma del Primo Ministro Benjamin Netanyahu mirano ad eliminare la c.d. clausola di "ragionevolezza" e ad aumentare la varietà nella composizione dei tribunali, rendendoli più responsabili nei confronti degli elettori. Finora sono state promulgate solo leggi che riguardano lo standard che è stato ribattezzato "di irragionevolezza", mentre altre riforme sono in attesa di approvazione.
Un territorio inesplorato: Le crisi costituzionali si verificano quando il funzionamento del sistema di governo di un Paese viene messo in discussione e non ci sono precedenti o protocolli per risolverlo. L'annullamento da parte della Corte Suprema della mossa del Parlamento di limitare i suoi poteri solleverebbe una questione critica: Chi detiene l'autorità ultima nel governo di Israele?
Cosa succederà: La risoluzione dell'imminente crisi costituzionale di Israele è incerta. Potrebbe essere affrontata attraverso negoziati o compromessi tra le fazioni di governo e di opposizione.
Ricordate: la Corte Suprema di Israele, parte della coalizione di sinistra che si oppone a Netanyahu, esercita un'influenza significativa. Sostenuta dall'esercito, dai settori economici e dai sindacati, è una forza formidabile in questa lotta per il potere, e le restrizioni al suo potere potrebbero portare a proteste di massa. I riservisti militari israeliani hanno minacciato di astenersi dai compiti di difesa nazionale, protestando contro gli sforzi di riforma di Netanyahu.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Israele verso la libertà

Messaggioda Berto » lun ago 07, 2023 6:54 pm

I sinistrati speravano che Netanyahu morisse ma Bibi è forte e resterà ancora a lungo a capo d'Israele per liberarla dalla loro mostruosa morsa.

Israele, Netanyahu operato per l'impianto di un pacemaker, è in buone condizioni
Agenzia ANSA
23 luglio 2023

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 7b1ea.html

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu è "in buone condizioni" dopo che la scorsa notte è stato sottoposto ad un intervento chirurgico per l'impianto di un pacemeker.

Lo ha reso noto il centro medico Sheba di Tel ha-Shomer (Tel Aviv) dove la settimana scorsa gli era stato installato un Holter sottocutaneo.

"L'operazione è stata portata a termine con successo. Netanyahu resterà per il momento nel reparto cardiologico". Il premier, secondo i media, prevede di essere dimesso fra alcune ore per raggiungere la Knesset dove oggi inizia un dibattito di importanza critica per l'approvazione della prima fase della riforma giudiziaria.

"Netanyahu si sente in condizioni eccellenti e tornerà adesso alla sua routine" hanno detto il professor Roi Beinart ed il professor Eyal Nof del centro medico Sheba di Tel Ha-Shomer. Hanno spiegato che dall'apparecchio Holter installato la settimana passata erano giunti segnali di una irregolarità che hanno indotto il centro medico "a convocare Netanyahu con urgenza" e questi si è presentato la scorsa notte. "L'operazione si è svolta in maniera regolare, senza alcuna complicazione", hanno spiegato. Durante l'intervento le responsabilità del premier sono state consegnate temporaneamente al suo vice, il ministro della giustizia Yariv Levin (Likud).


Benjamin Netanyahu operato nella notte per problemi cardiaci, premier in osservazione dopo l’impianto di un pacemaker: “Sta bene”
23 Luglio 2023

https://www.repubblica.it/esteri/2023/0 ... 408644993/

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato sottoposto con successo - secondo quanto riporta The Times of Israel – a un intervento chirurgico allo Sheba Medical Center di Ramat Gan per l'impianto di un pacemaker cardiaco. L'ospedale ha comunicato che la procedura è stata completata con successo e senza complicazioni, aggiungendo che il premier è in buone condizioni e rimarrà in osservazione presso il reparto di cardiologia a Sheba.

Era stato lo stesso Netanyahu ad annunciare l’intervento della notte con un breve video sul suo profilo Facebook, mentre nel paese decine di migliaia di persone partecipavano a una nuova grande protesta per fermare la riforma della giustizia.

Una settimana fa il presidente israeliano era stato ricoverato dopo in malore. In quel caso i sanitari avevano parlato di una disidratazione scegliendo di installare un holter per il monitoraggio cardiaco.

"Una settimana fa sono stato dotato di un dispositivo di monitoraggio, ha emesso un segnale acustico questa sera. Devo mettere un pacemaker e devo farlo già stasera", aveva spiega Netanyahu nel video. "Mi sento benissimo – le sue parole - ma devo ascoltare i miei dottori".Il premier, secondo i media, prevede di essere dimesso fra alcune ore per raggiungere la Knesset dove oggi inizia un dibattito per l'approvazione della prima fase della riforma giudiziaria.

Il professor Roi Beinart ed il professor Eyal Nof del centro medico anno assicurato che ”Netanyahu si sente in condizioni eccellenti e tornerà ora alla sua routine. Dall'apparecchio installato nei giorni scorsi sono arrivati segnali di irregolarità, per questo è stato deciso di convocare Netanyahu con urgenza. L'operazione si è svolta in maniera regolare, senza alcuna complicazione", hanno spiegato. Durante l'intervento le responsabilità del premier sono state consegnate temporaneamente al suo vice, il ministro della giustizia Yariv Levin (Likud).




I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu
viewtopic.php?f=197&t=2986



Israele resta in piazza e i mercati bocciano la riforma giudiziaria
Agenzia ANSA
25 luglio 2023

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 7610c.html

Il giorno dopo l'approvazione dell'inizio della riforma giudiziaria del governo di destra di Benyamin Netanyahu, la protesta non si ferma.

Sabato prossimo a Tel Aviv è stata confermata la manifestazione che si preannuncia di massa mentre crescono le preoccupazioni internazionali sul futuro economico di Israele. "Nei giorni e nelle settimane che verranno - ha affermato la leadership della protesta - la Corte Suprema discuterà l'annullamento della prima legge della dittatura di Benyamin Netanyahu e del ministro della giustizia Yariv Levin. Ciascuno di noi ha l'obbligo di continuare ad opporsi e di difendere col corpo e con lo spirito la Corte Suprema e l'avvocato generale di Stato".

Ma già si è mossa la potente Associazione dei medici di Israele scesa in sciopero per 24 ore poi fermata solo da un'ingiunzione dei Tribunali in base ad una petizione inoltrata dal ministro della sanità Moshe Arbel. E molti giornali israeliani (dal liberal Haaretz fino a Israel Ha-Yom, spesso filogovernativo) sono apparsi con la prima pagina totalmente nera su iniziativa, a pagamento, di 'Protesta hi-tech', un gruppo di aziende del settore decisamente avverse alla riforma. In fondo alla pagina appare la scritta esplicita nella sua dicitura: "Un giorno nero per la democrazia israeliana. 25/7/2023".

A dare tuttavia un segnale al governo - giudicato pesante dagli analisti - è stata la Borsa dove la moneta nazionale, lo shekel, per il secondo giorno consecutivo si è deprezzata in modo rilevante rispetto al dollaro e all'euro. A rinforzare i timori internazionali nei confronti del futuro economico di Israele post riforma è scesa in campo la Banca Morgan Stanley e, secondo i media locali, lo farà nelle prossime ore anche l'agenzia di rating Moody's. La prima ha avvertito che "i prossimi mesi saranno caratterizzati in Israele da incertezza" esprimendo di fatto un giudizio negativo sulla situazione politica. Moody's - una delle maggiori agenzie di rating - si accingerebbe a pubblicare un outlook negativo sull'evoluzione economica in Israele, fiaccato da un muro contro muro istituzionale che dura da più di 6 mesi.

Avvisi che hanno spinto per la seconda volta - la prima avvenne a fronte di analoghi giudizi nelle scorse settimane - il premier Netanyahu ad intervenire insieme al ministro delle finanze Bezalel Smotrich (Sionismo Religioso). "L' economia di Israele - hanno rassicurato - si fonda su basi solide e continuerà a crescere sotto la guida di una leadership esperta che conduce una politica responsabile. Si tratta - hanno spiegato ricordando i recenti successi economici sul gas, gli investimenti esteri in Israele nell'hi-tech e lo stop all'inflazione - di una congiuntura momentanea. Quando il polverone si sarà diradato apparirà evidente che la nostra economia è più forte che mai".

Nel frattempo lo scontro istituzionale fra governo e istituzioni si irrobustisce: l'Avvocato generale dello stato, la procuratrice Gali Baharav Miara - da tempo nel mirino del governo - ha chiesto, in base ad una petizione, alla Corte Suprema di rianalizzare la legge approvata dall'esecutivo lo scorso marzo che previene la possibilità che il premier possa essere giudicato "impossibilitato" nel suo incarico.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Israele verso la libertà

Messaggioda Berto » lun ago 07, 2023 6:55 pm

La riforma è passata, grazie Israele, grazie Netanyahu per aver liberato una porzione di terra e doi umanità dalla dittatura della magistratura sinistrata. Un buon esempio per tutti glia altri paesi dell'Occidente.


La Knesset approva il punto cruciale della riforma giustizia. L'opposizione preannuncia ricorso
Passa con 64 voti a favore su 120 la riforma di Netanyahu. L'opposizione e milioni di cittadini da mesi protestano contro la legge che limita i poteri della Corte Suprema a vantaggio dell'esecutivo. Manifestanti arrestati a Gerusalemme

Antonella Alba
lunedì 24 luglio 2023

https://www.rainews.it/articoli/2023/07 ... f3850.html

Il parlamento israeliano ha approvato la modifica della 'clausola di ragionevolezza', uno dei punti chiave della riforma giudiziaria del governo di Benyamin Netanyahu. La modifica passa con 64 voti a favore su 120. L'intera opposizione ha boicottato il voto lasciando l'aula. Non ci sono stati quindi né voti contrari né astenuti. La contestata riforma della giustizia voluta dall'attuale governo conservatore guidato da Benjamin Netanyahu è dunque passata in un Parlamento assediato dalle proteste.

A Gerusalemme almeno 19 gli arresti. Alcuni manifestanti hanno bloccato la grande autostrada Begin che attraversa la città. E malgrado il carattere pacifico della protesta, la polizia ha fatto uso di idranti contro la folla, riferisce Times of Israel. "Chi non è qui in questo momento non è presente alla battaglia più importante della storia del Paese”, ha detto un attivista. Il principale sindacato del settore pubblico israeliano ha annunciato la possibilità di uno sciopero generale.

Non meno incandescente il dibattito parlamentare intorno al voto. "Non c'è alcun altro paese al mondo dove esista una 'clausola di ragionevolezza' generale, così come da noi", ha affermato il ministro della giustizia Yariv Levin (Likud) nel sottoporre oggi al voto il testo elaborato per "limitarla" e per ridurre così in maniera significativa il potere dei giudici di annullare, in casi estremi, provvedimenti e nomine decisi dal governo o da ministri.

Ogni mediazione con la maggioranza di governo è fallita, ha detto il leader dell'opposizione Yair Lapid che ora promette battaglia. Già domani ricorreremo alla Corte Suprema contro questa legge impropria, contro l'annullamento unilaterale del carattere democratico di Israele, contro la maniera antidemocratica e prevaricatrice con cui sono stati condotti i dibattiti nella commissione parlamentare", ha detto il leader del partito centrista Yesh Atid.

"Chi voterà per questa legge colpirà le strutture portanti della democrazia. La responsabilità principale ricade sul premier", aveva avvertito il leader centrista Benny Gantz.


Che cos'è la "clausola di ragionevolezza" messa in discussione dalla riforma

Israele non ha una Costituzione scritta e il suo Parlamento è monocamerale. Con il nuovo disegno di legge sulla "ragionevolezza" si vieta alla Corte suprema di pronunciarsi sulle decisioni e le nomine fatte dal governo e i singoli ministri. Si tratta del primo importante provvedimento approvato nell'ambito di una ben più larga riforma giudiziaria promossa dall'attuale governo fortemente orientato a destra. Gli oppositori temono che il potere esecutivo e quello giudiziario possano prevalere sulle prerogative della Corte Suprema. Il governo sostiene che la novità rafforzerà la democrazia, ma l'opposizione è convinta che cancellerà un meccanismo di controllo decisivo, aprendo la strada a un sistema più autoritario e meno pluralista.

La Corte Suprema non potrà più, al contrario di oggi, ad esempio porre veti su decisioni inerenti la partecipazione di membri con precedenti giudiziari all'interno del governo. Uno su tutti il caso di Arieh Deri - leader religioso di peso della coalizione - che Netanyahu dovette allontanare dall'esecutivo su ordine della Corte Suprema in quanto più volte condannato per reati fiscali. La corte stabilì che in base a tali precedenti era "irragionevole" la sua nomina a ministro dell'Interno e della sanità decisa da Netanyahu.

Il primo ministro israeliano, reduce da un ricovero ospedaliero per un impianto di pacemaker, appena dimesso è arrivato stamane alla Knesset, entrando da un ingresso di emergenza aggirando i manifestanti all'esterno per quella che resta la protesta più massiccia mai vista in Israele negli ultimi anni contro una legge che intende limitare i poteri della Corte Suprema a vantaggio del potere esecutivo e legislativo.

Netanyahu ha ignorato le domande dei giornalisti e le decine di manifestanti anti-riforma andando spedito nel suo ufficio per incontrare il ministro della Giustizia Yariv Levin e il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich.

A nulla è valso il tentativo del presidente israeliano Isaac Herzog, appena tornato da una visita ufficiale negli Usa, di mettere pace tra la coalizione di governo e l'opposizione. "Ho lavorato 24 ore su 24 per mediare un accordo avvertendo che Israele è in un'emergenza nazionale", ha affermato in una nota "ma ci sono ancora lacune che richiedono alle varie parti di mostrare responsabilità". E ha aggiunto: "I cittadini israeliani hanno sete di speranza e si aspettano responsabilità e leadership. Chiedo a governo e opposizione di agire con coraggio e di tendere le mani per raggiungere un'intesa".

Ma la riforma resta fortemente divisiva. Perfino più di 10.000 riservisti dell'esercito hanno annunciato nel fine settimana che termineranno il servizio volontario se il governo attuerà i suoi piani per riformare la magistratura.





Voglio aprire con la foto più commovente che abbia visto nell'ultimo giorno.
Benjamin Netanyahu - בנימין נתניהו
24 luglio 2023

https://www.facebook.com/watch?v=1416333202478595

Ieri, a mezzanotte, messe di israeliani si sono affondate per manifestare a favore e contro la riforma. Da un lato della scala mobile, alla stazione ferroviaria di Gerusalemme, c'erano i sostenitori - e nella direzione opposta, gli avversari. Alcuni sono saliti e altri sono scesi. Tutti tenevano bandiere, tutti leggevano canti, tutti li con il cuore.
E poi, nonostante le divergenze di opinione, quando si trovavano a distanza di toccante, un uomo ha allungato la mano al suo amico. Prima uno, poi un altro, e poi un altro. Si sono stretti la mano - non come nemici, non come odiatori, ma come fratelli. Questo è con Israele. Questo è il nostro spirito. Questo è dove dovremmo sempre sforzarci, e soprattutto in questi giorni.
Oggi abbiamo fatto una mossa democratica richiesta, la mossa ha lo scopo di ristabilire un livello di equilibrio tra le autorità, presenti da 50 anni. Abbiamo approvato l'emendamento all'aumento della probabilità, affinché il governo eletto possa guidare la politica secondo la decisione della maggior parte dei cittadini del paese.
La realizzazione della volontà elettorale non è in alcun modo la "fine della democrazia" - è l'essenza della democrazia. Data l'importanza della questione, la coalizione ha lavorato in tutti i modi per raggiungere un accordo con l'opposizione. Non è proprio scontato.
Nei precedenti casi di intensa disputa pubblica, i governi non hanno tenuto una mano agli oppositori politici: né a Oslo A, né a Oslo B, né alla deportazione di Gush Katif, né agli accordi per consegnare terreni statali e riserve di gas al Libano e di fatto a Hezbollah.
Ma guidavamo in modo diverso. Abbiamo accettato di sospendere la legislazione, l'abbiamo fermata per tre mesi consecutivi. Abbiamo concordato cambiamenti significativi alla politica originale.
Lo dico con rammarico: nessuna delle nostre proposte di compromesso è stata accolta. Nessuno. Anche oggi in parlamento, a metà votazione, fino all'ultimo minuto - abbiamo cercato di raggiungere un accordo, ma l'altra parte ha continuato a rifiutarlo. E vi ricordo che fino a poco tempo fa, alti funzionari dell'opposizione sostenevano il cambiamento della probabilità Eilat. Altri hanno persino acconsentito a cancellarlo completamente.
Ma anche se non si accetta la correzione dimensionale apportata, di certo non giustifica l'interruzione della loro vita e provoca sofferenza a milioni di cittadini che non riescono ad andare al lavoro o agli ospedali o all'aeroporto, a causa di blocchi stradali, ritardi ambulanze, incendi dolosi, blocchi dell'aeroporto Ben Gurion.
E nonostante tutto amici miei continueremo a falsificare discorsi e a raggiungere accordi. Non rinunceremo alla possibilità di ottenere un ampio accordo - e vi dico che è possibile.
Già nei prossimi giorni, la coalizione si rivolgerà all'opposizione per avere una conversazione tra di noi. Siamo pronti a discutere subito di tutto, e farlo in pausa e arrivare ad un accordo inclusivo su tutto e se serve aggiungeremo più tempo, fino a fine novembre. È abbastanza tempo per trovare un accordo su tutto.
Abbiamo accordi - siamo tutti d'accordo sul fatto che Israele debba rimanere una democrazia forte, che continuerà a proteggere i diritti privati di tutti, che non diventerà uno Stato Halak, che la corte continuerà ad essere indipendente e che nessuna parte lo controllerà.
Vorrei sottolinearlo ancora una volta: nessuna delle due parti deve controllare il tribunale. Non succederà durante il nostro turno.
Cittadini di Israele,
Su un'altra cosa dobbiamo essere tutti d'accordo: l'IDF deve stare fuori da ogni disputa politica. Sappiamo tutti che l'IDF si affida a servi di riserva dedicati che amano il paese. L'appello al rigetto danneggia la sicurezza di tutti i cittadini del Paese. Nessun governo ha la possibilità di cedere al rifiuto degli scrittori e noi non cederemo a tali scrittori.
Invito voi, fratelli e sorelle servitori riservati - lasciate il servizio in FDI fuori dal dibattito politico.
Abbiamo un paese, una casa, una nazione. Alla vigilia di Tisha B'Av, veglieremo insieme su di loro da ogni veglia.
Dico ai leader dell'opposizione: si può continuare a discutere, si può continuare a vincere, ma si può fare anche altro: si possono raggiungere accordi sul proseguimento.
Cerchiamo di arrivare a un accordo. Questo è il mio appello a voi, e allungo la mia mano per invocare pace e rispetto reciproco dentro di noi.
E un'ultima parola ai nostri nemici: so che non sapete cosa sia la democrazia. Non costruire sulla discussione dentro di noi. Come sempre, resteremo spalla a spalla e inseguiremo insieme qualsiasi minaccia per il nostro caro paese.


COS’È LA RIFORMA GIURIDICA E PERCHÈ RAFFORZERÀ LA DEMOCRAZIA SENZA PORTARE ALLA DITTATURA
David Sal
23 luglio 2023

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9111256738

La riforma della giustizia trasformerà Israele in una dittatura.
FALSO. Prima del 1995 in Israele la ripartizione dei poteri era identica alla situazione che si vuole ricreare con la riforma. Sappiamo bene che Ben Gurion si opponeva ad una costituzione scritta e che sosteneva con forza la sovranità della knesset che doveva assolutamente avere l’ultima parola sulle leggi promulgate.
La riforma è un rovesciamento degli equilibri dei poteri e vuole dare più potere al governo.
FALSO. Il rovesciamento de poteri vero e proprio é stato effettuato dal presidente della corte suprema Aharon Barak che nel 1995 ha deciso fascistamente di elevare due leggi a costituzione e sulla base di esse avere il potere di annullare le leggi della knesset qualora i giudici pensino che vengano a scontrarsi con queste due leggi fondamentali.
Importante sottolineare che Barak non ha chiesto il parere alla knesset e dunque si è ingiustamente appropriato del potere legislativo soverchiando l’autorità del parlamento.
La riforma verrebbe ad aggiustare questo assalto al potere legislativo da parte dei giudice e a ripristinare l’equilibrio tra i poteri.
Una volta passata la riforma i giudici non potranno più intervenire sulle nomine pubbliche.
FALSO. I giudici possono avere mille modi di cancellare una nomina qualora siano convinti che essa sia sbagliata o indice di corruzione, persino dopo che “la base di ragionevolezza” verrà limitata. Ci sono altre clausole che permettono la cancella di una nomina come la clausola di Ashtek.
Dopo il cambiamento del comitato di nomina dei giudici il Governo nominerà solo giudici di suo gusto.
FALSO. Il governo mira ad avere una ripartizione equa all’interno del comitato in modo di poter avere un composto di giudici più eterogeneo. Il sistema proposto dalla coalizione suggerisce solamente la nomina di due giudici scelti esclusivamente dal governo e dal terzo in poi solo in concordato con l’opposizione e gli altri enti legali presenti nel corpo elettore.
Il comitato che elegge i giudici è già eterogeneo e non ha bisogno di essere cambiato.
FALSO. Il comitato che elegge i giudici è uno dei problemi fondamentali perché il sistema corrente permette ai giudici di eleggere altri giudici di loro piacimento grazie al loro potere di veto. Il governo di destra è sempre in minoranza all’interno di questo sistema.
Tutti i piloti e tutti i vertici militari si stanno opponendo alla riforma.
FALSO. Solamente un gruppo esiguo di piloti in pensione o comunque volontari (cioè non più in obbligo di prestare servizio) stanno usando il volontariato (non indispensabile) come leva per ricattare il governo. Distruttivo sarebbe cedere ad un ricatto di qualche soldato in pensione, sarebbe l’inizio di una dittatura militare alla Fidel Castro.
C’è da dire che la principale organizzazione Brothers in arms che dirige l’intera proposta è un’associazione fantasma non realmente registrata in Israele che si appoggia ad altri enti come Breaking the silence il cui obiettivo è quello di far processare i nostri soldati all’estero per crimini di guerra.
Nessun paese ha un sistema simile a quello che la riforma vorrebbe ottenere.
FALSO. Gran Bretagna, Svizzera, Lussemburgo, Nuova Zelanda sono paesi in cui la corte suprema non può in alcun modo annullare una legge mentre negli USA I giudici sono nominati dai politici.
Sono tutti paesi super democratici, dunque pericolo per la democrazia scongiurato.



Ieri, per lavoro, sono stato alla manifestazione a favore della riforma del sistema giudiziario e vi assicuro che a Tel Aviv le strade erano piene di gente che chiedeva la riforma. Come giornalisti ho visto colleghi della RAI italiana, del Canale 11 e Canale 14 e noi di The Media Line.
Michael Sfaradi
24 luglio 2023

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4786604731

Non ho visto giornalisti o telecamere di Canale 12 di Canale 13 e di tutti gli altri canali che in questi mesi hanno fatto da cassa di risonanza alle manifestazioni contro la riforma. Non so se c'erano, ma non li ho visti e credetemi ho girato molto in zona alla ricerca delle loro troupe. Per quello che mi riguarda ho avuto le conferme ai dubbi che avevo, e cioè che le notizie sui contrari sono sicuramente pompate mentre si ignorano alla grande i favorevoli.
In Israele c'è ormai un'informazione da terzo mondo che è la cartina tornasole della tanto decantata democrazia dei contrari.
Montanelli diceva che i giornalisti sono i cani da guardia della democrazia, per quello che mi riguarda continuerò ad abbaiare finché ne avrò la forza. E' una promessa che faccio a me stesso.


Con il mio caro e amato Israele
26 luglio 2023
https://www.facebook.com/ibengvir/posts ... 1sjnqqFhwl

Tisha B'Av è una giornata di riflessione sociale e nazionale, digiuno e lutto. Che tu faccia una cosa - per farci riflettere e contemplare la ragione nel giardino del disastro della distruzione e del terribile esilio è sulla nostra nazione.
L'odio libero, è la causa radice portata come principale motivo di distruzione. Questa è la cosa principale che dobbiamo sistemare.
In questo giorno voglio dirvi miei cari fratelli e sorelle chi mi sostiene e chi mi sta contro vi voglio bene Amo ognuno di voi. Amo ogni ebreo. Amo e sono disposto a dare la mia vita ad ognuno di voi. A me non importa affatto destra e sinistra, aschenaziti e orientali, religiosi e laici, centro e periferia, sostenitori e oppositori della riforma.
Ogni ebreo dovunque sia, da Israele e dal mondo. Vi voglio bene, ragazzi. Sono tutti i miei amati fratelli e con l'aiuto di Dio supereremo le nostre differenze con amore.
Utile e facile veloce per tutti noi





‘’La democrazia israeliana non è in pericolo’’
Intervista a Fiamma Nirenstein
30 luglio 2023

https://shalom.it/blog/israele-bc1/a-a- ... l3PhbDIKbo

Con l’approvazione da parte della Knesset, in seconda e terza lettura, del disegno di legge sugli standard di ragionevolezza, ossia il primo frammento della tanto discussa riforma giudiziaria, si sono intensificate le proteste in tutta Israele. Per fare chiarezza su ciò che sta accadendo nello Stato Ebraico, Shalom ha intervistato la giornalista e scrittrice Fiamma Nirenstein.

«Non credo che la sostanza del contendere, cioè la riforma giudiziaria, sia in sé per sé quello scontro che pretende di essere, cioè uno scontro sulla democrazia. - ha affermato Nirenstein - Non vedo la democrazia israeliana in pericolo».

«L’idea che la Corte Suprema debba restare fondamentale e importantissima è giusta. Ma il diritto di intervenire sulle leggi votate dal Parlamento secondo un criterio soggettivo, quello della cosiddetta “ragionevolezza”, è sbagliato: infatti ciò che è ragionevole per te, può non esserlo per me e viceversa. Proposte di modifica erano arrivate in passato anche da Yair Lapid, Benny Gantz, Gideon Sa'ar, Avigdor Lieberman», gli stessi che ora attaccano la riforma. «L’idea per cui la piramide giudiziaria israeliana dovrebbe avere il diritto di cancellare le leggi secondo un criterio di “ragionevolezza”, non esiste in nessun'altra parte del mondo» ha aggiunto.

«Una volta cancellato questo criterio, la Corte Suprema ha comunque poteri vastissimi, infatti esistono molte altre ragioni per cui una legge, se impugnata e denunciata, può essere cancellata» ha spiegato Nirenstein, che ha sottolineato come lo stesso organo giudiziario stia valutando addirittura la possibilità di cancellare lo stralcio legge appena votato.

Parlando delle proteste, la giornalista ne ha sottolineato la particolare veemenza: «A me sembra non l'antagonismo nei confronti di una legge, ma una furiosa negazione della legittimità di un Governo che ha 64 seggi in un Parlamento di 120». Secondo Nirenstein, l’insofferenza di chi si oppone al governo è dovuta al grande scontro che caratterizza tutto il mondo occidentale dal secondo dopoguerra fino al giorno d'oggi, «uno scontro mortale fra destra e sinistra che si serve di parametri eccessivi dal punto di vista della narrazione, per esempio come quando la sinistra accusa la destra di essere “fascista” e di volere uno stato autoritario».

«Se si guarda ai sette mesi di enormi dimostrazioni di piazza, che hanno bloccato autostrade, ospedali e l’aeroporto, e all’atteggiamento di praticamente tutti gli organi di informazione, non vedo segni di repressione nella società israeliana».

Sebbene molti media facciano intendere che Netanyahu abbia rifiutato tutti i compromessi sulla riforma, la giornalista ha spiegato a Shalom come in realtà siano stati «modificati in parecchi punti sostanziali e la parte di legge appena votata è stata sospesa fino a novembre, quando, il primo ministro ha affermato, verrà ripresa in mano la questione in un clima di maggiore unità». «Questo evidentemente sottintende che ci sono trattative in corso».

Se ci si chiede perché comunque il governo abbia voluto procedere fino a questa votazione, che ha ancora una volta suscitato tanto rifiuto, Nirenstein dice che la risposta va cercata nel rapporto tra il Paese e l’esercito: «Il governo continua ad andare avanti con la riforma perché non può cedere al rifiuto a servire da parte di un numero non rilevante, ma significativo, di riservisti e soprattutto di piloti, essenziali alla sicurezza del Paese». «Se Netanyahu avesse ceduto al ricatto - ha detto Nirenstein - si sarebbe accettato il principio che il potere militare ha un ruolo determinante rispetto al principio che il potere civile, ossia quello del parlamento, che deve essere sempre al primo posto». Cioè è stato affermato che l’esercito dipende dal popolo d’Israele e non lo governa.

Oltre a ciò, continua Nirenstein, «mettere l'esercito in difficoltà è una cosa a cui veramente bisognerebbe stare molto attenti, perché si mette in gioco la vita di un Paese e dell’intero popolo ebraico, che dipende prima di tutto dalla capacità di Israele di difendersi dai suoi nemici» ha aggiunto.

«I piloti, per esempio, oltre ad essere pronti a qualsiasi attacco che possa provenire da acerrimi nemici, come l’Iran, Hamas o Hezbollah. Ogni giorno impediscono alle armi iraniane di raggiungere in Siria e finire nelle mani di Hezbollah. E proprio in questi giorni i terroristi libanesi hanno svolto esercitazioni sul confine israeliano, mentre si moltiplicano gli attacchi terroristici palestinesi. Tutto questo non deve essere dimenticato. Per il popolo ebraico l’unità è una questione di vita o di morte».

Nonostante tutto quello che sta accadendo in Israele, Fiamma Nirenstein vede nelle immagini dove i manifestanti, pro e contro la riforma, si scambiano un saluto sulle scale mobili della stazione centrale di Gerusalemme, come l’essenza dello Stato d’Israele. «Siamo il piccolo, fortissimo, resistente popolo ebraico, che perseguitato da 3.000 anni, è riuscito comunque a portare al successo la più grande delle sue imprese, rifondare e far prosperare lo Stato ebraico» ha concluso.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Israele verso la libertà

Messaggioda Berto » lun ago 07, 2023 6:57 pm

Diciamo che Bibi è l'odiato numero uno poi al secondo posto l'incendiario Ben Guevara, ministro della polizia, razzista, omofobo, pluricondannato per terrorismo, seguace del terrorista ebraico Cahana, poi Smotrich detto "Ritsh Ratsh" fanatico messianico che vorrebbe fare uno stato basato sulla Halacha, la legge religiosa ebraica, poi Rothman e i vari Yariv Levin, Amsalem, Miri Regev e molti altri mafiosi.
Daniel Fuss

https://www.facebook.com/Liofante/posts ... &ref=notif


Gino Quarelo
Cosa c'è di più fascista del sinistrismo, dei sinistri (Mussolini e Hitler erano socialisti come Stalin e Mao, Castro e Che Guevara erano comunisti) e della casta eversiva dei magistrati rossi?
In un paese democratico è la volontà popolare della maggioranza democratica a esercitare la sovranità legislativa e non certo la volontà aristocratica e antidemocratica della minoranza castuale della magistratura che si autoelegge.
Io che non sono ebreo e israeliano, preferisco di gran lunga gli ebrei religiosi sionisti e nazionalisti (che combattono l'Islam e gli invasori arabo maomettani) agli ebrei atei sinistrati filo nazi maomettani che non riconoscono agli ebrei il diritto alla loro terra di Israele.

Daniel Fuss
Gino Quarelo Non conosci la realtà israeliana, non puoi giudicare se sei ignorante. Non per offendere, anch'io sono ignorante su moltissime cose ma sto zitto ed imparo. I religiosi ultraortodssi non sono ne sionisti ne nazionalisti, non fanno l'esercito e bruciano le bandiere israeliane, sono quasi il 50% del governo attuale. Coloro che combattono l'Islam sono per la maggioranza laici liberali. Ti consiglio di studiare prima di parlare.


Gino Quarelo
Daniel Fuss Hai ragione, sono molto ignorante, però tu mi superi:
Israele verso la libertà
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... 8PTfBV8Pbl



Netanyahu torna a governare con l'appoggio di Sionismo religioso
Fausta Speranza – Città del Vaticano
04 novembre 2022

https://www.vaticannews.va/it/mondo/new ... verno.html

Il partito dell’ex primo ministro Benjamin Netanyahu, Likud, vince le elezioni politiche di Israele del 1° novembre. La sua maggioranza di 65 seggi alla Knesset su 120 si regge sull’appoggio del partito Sionismo religioso, che diventa terza forza politica del Paese, e di Shas e Giudaismo della Torah unita. Ci si aspetta l’incarico di governo dopo la presentazione ufficiale dei risultati mercoledì prossimo

Il partito Likud di Netanyahu ottiene 32 seggi, seguito dal partito Yesh Atid del premier uscente Yair Lapid, che ne ottiene 24, e dal partito Sionismo religioso, definito di estrema destra, che ne registra 15, diventando la terza forza politica del Paese. Si tratta dei risultati definitivi ma non ufficiali: saranno presentati pubblicamente solo mercoledì. Non più tardi della fine della settimana prossima Netanyahu dovrebbe avere l'incarico formale da parte dello stesso presidente Herzog al termine del giro di consultazioni del capo dello Stato con i partiti. Già ieri pomeriggio il premier israeliano Yair Lapid ha ammesso la sconfitta e si è congratulato con l'ex primo ministro Netanyahu per la vittoria, dando istruzioni al suo ufficio per preparare la transizione di potere.

La coalizione in grado di governare, dopo cinque elezioni in poco più di tre anni, sarà dunque formata dal partito di Netanyahu, Likud, con il Sionismo religioso e i due partiti Shas e Giudaismo della Torah unita, che ottengono rispettivamente undici e sette seggi. La coalizione si presenta con quattro seggi in più rispetto alla quota minima di maggioranza. L’elemento nuovo, che potrebbe portare incognite, risiede nel peso che ottiene il partito Sionismo religioso guidato da Itamar Ben Gvir che secondo la stampa locale si è pronunciato finora contro la soluzione a due Stati, a favore dell’annessione della Cisgiordania e per l’autorizzazione alle preghiere ebraiche sul Monte del Tempio a Gerusalemme (la Spianata delle Moschee per i musulmani), in violazione dello Status quo.

Le altre formazioni

Per la prima volta dalla sua nascita nel 1992, il partito della sinistra israeliana, Meretz, - secondo le proiezioni dei media - non entra alla Knesset non avendo passato per circa 3800 voti la soglia di sbarramento del 3,25 per cento. Al momento, secondo i dati diffusi dalla Commissione elettorale, il 'Campo istituzionale' di Benny Gantz centrista è il quarto partito in ordine di grandezza con 12 seggi. Israel Beitenu, il partito che si definisce laico di Avigdor Lieberman, ottiene sei seggi, mentre due liste arabe - gli islamici di Raam e il partito di sinistra Hadash-Taal - conquistano entrambe cinque seggi. Ultima percentuale da riferire è quella dell'affluenza pari al 70,6 per cento.



Chi sono i principali ministri del governo Netanyahu

Ugo Volli
01-01-2023
https://www.shalom.it/blog/israele-bc1/ ... u-b1125471

Nonostante appelli, manifestazioni, articoli di giornale che prevedono il caos e la guerra civile il nuovo governo israeliano è al lavoro e i ministri ora devono, come ha detto Netanyahu, “rimboccarsi le maniche” per affrontare i molti problemi che stanno di fronte allo stato ebraico e soprattutto per realizzare l’ambizioso programma che gli accordi di coalizione hanno stabilito. Quest’inizio è una buona occasione per chiedersi chi sono i politici che gestiranno Israele nei prossimi anni.

Il primo ministro

Partiamo dal più importante di tutti, Benjamin (chiamato da tutti Bibi) Netanyahu. Settantatrè anni compiuti il 21 ottobre, figlio di Benzion Netanyahu (nato a Varsavia col nome di Bensyjon Milejkowski, un grande storico che si è occupato di Inquisizione e ha insegnato nelle migliori università americane ma ha fatto anche il segretario del fondatore del sionismo revisionista Vladimir Žabotinskij); fratello dell’eroe di Entebbe Yoni Netanyahu, Cresciuto a Gerusalemme e in parte negli Usa, Bibi ha militato nelle forze speciali Sayeret Matkal per diversi anni, partecipando alla guerra del Kippur e a varie operazioni segrete. Dopo gli studi economici entra in politica, è nominato dal primo ministro Yitzhak Shamir ambasciatore all’Onu (1984-88), tornato in Israele viene subito eletto deputato e diventa nel 1993 leader del Likud, che porta alla vittoria nel 1996, conquistando così il posto di primo ministro. Lo riotterrà altre cinque volte, con vari passaggi all’opposizione, diventando il premier più longevo di Israele. Molto apprezzato dall’elettorato e nella politica internazionale, è anche molto odiato nella politica israeliana. È in corso un processo contro di lui per imputazioni di corruzione e di abuso di potere, ma si tratta di accuse che al momento sembrano piuttosto difficili da provare.

Il ministro della difesa

Il secondo posto per importanza è quello della Difesa. Lo tiene Yoav Gallant Maggior generale dell’esercito israeliano, proveniente dagli incursori di Marina, già comandante della regione meridionale e responsabile dell’operazione “Piombo fuso”, fu designato da Barak e Netanyahu nel 2010 come nuovo capo di stato maggiore delle forze armate israeliane. La sua carriera fu però travolta dalla pubblicazione di un dossier che lo accusava di scorrettezze, rivelatosi poi del tutto falso. Ma nel frattempo Gallant si era dimesso e al suo posto venne nominato Benny Gantz, oggi capo di uno dei partiti di opposizione. Gallant ha fama di stratega audace; a lui potrebbe toccare la responsabilità dell’attacco al nucleare iraniano.

Gli esteri

Eli Cohen (da non confondere con l’omonima spia israeliana in Siria) è ministro degli esteri. Sposato con quattro figli, residente a Holon, membro del Likud, ha una formazione economica ed è stato già ministro dell’economia e dell’industria e soprattutto è stato responsabile ministeriale dei servizi di intelligence.

La giustizia

Ministro della Giustizia è Yair Levin, avvocato, 53 anni sposato con tre figli, già Ministro della sicurezza interna, del Turismo e dell’immigrazione in precedenti governi di Natanyahu, è stato per due volte presidente della Knesset, prima fra il 2018 e il 2020, poi per pochi giorni la settimana scorsa, nominato provvisoriamente per permettere l’approvazione di alcune leggi necessarie alla formazione della maggioranza. Sul tema delicatissimo della Giustizia Levin ha spesso espresso l’opinione che bisogna trovare un nuovo equilibrio che rispetti il primato del parlamento.

Gli affari strategici

L’ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti (per una lunghissima durata rispetto agli standard diplomatici, dal 2013 al 2021) Ron Dermer è il Ministro agli affari strategici del nuovo governo, con l’incarico di seguire la fondamentale relazione fra Israele e Usa. Nato A Miami, con una laurea ad Oxford, Dermer, 51 anni, prima di diventare uno dei più fidi uomini di Netanyahu è stato assistente di Nathan Sharanski.

L’economia

All’Economia è stato destinato Nir Barkat, imprenditore, già sindaco di Gerusalemme, uno dei possibili successori di Netanyahu, alla Diaspora va Amichai Chikli, 41 anni, nato a Gerusalemme da genitori tunisini. E’ di famiglia ed educazione conservative, anche se personalmente non si dichiara aderente a questa tendenza: anche questa è una scelta pensata per aprire un dialogo con gli Stati Uniti, in particolare con gli ambienti non ortodossi che vi prevalgono. Fra gli altri membri del Likud bisogna almeno nominare Yoav Kisch all’Educazione, Avi Dichter all’Agricoltura, Shlomo Karhi alla Comunicazione, Miri Regev ai Trasporti. Haim Katz al Turismo.

I ministri sionisti religiosi

Per gli altri partiti, le due personalità dominanti nel mondo del sionismo religioso sono Itamar Ben Gvir alla sicurezza nazionale, e di Bezalel Smotrich al Tesoro con competenza su Giudea e Samaria. Entrambi sono molto contestati dalla stampa internazionale e dagli avversari politici del governo. Ben Gvir, 46 anni, è avvocato, di carattere molto combattivo e spesso provocatorio, sposato con cinque figli, vive nell’insediamento di Kiriat Arba sopra Hebron. E’ considerato vicino alla linea politica nazionalista del rabbino Meir Kahane, il cui movimento Kach fu sciolto a metà degli anni Ottanta sotto l’accusa di razzismo. Ben Gvir ha ripetutamente dichiarato di non condividere più le posizioni di Kach e di volere soprattutto un atteggiamento più duro di Israele nella lotta al terrorismo. Avrà ora la responsabilità politica delle forze di sicurezza, che spesso lo hanno perseguito per le sue idee e le sue mobilitazioni per la difesa dei diritti degli ebrei in Giudea e Samaria. Sarà interessante vedere come si svilupperà il conflitto fra le sue idee e le pratiche conciliatorie che la polizia israeliana ha usato spesso nei confronti dei movimenti palestinisti. Lo stesso si può dire di Bezalel Smotrich, 41 anni, sette figli, abitante nel villaggio di Kedurim in Samaria, anche lui avvocato, difensore molto deciso delle comunità ebraiche oltre la linea verde contro le iniziative per bloccarne l’espansione spesso prese da parte dell’amministrazione civile delle forze armate israeliane, di cui ora è responsabile.

I ministri del mondo charedì

Bisogna citare infine due ministri del mondo charedì (quello che i giornali chiamano con un termine inappropriato e un po’ offensivo “ultraortodosso”): Aryeh Deri Ministro della Salute e dell’Interno è membro dello Shas, il partito religioso sefardita. Nato in Marocco, 63 anni, leader politico storico degli ebrei sefarditi, è stato ministro in molti governi. Ha avuto diversi guai con la giustizia, essendo stato condannato per evasione fiscale e corruzione, ma è sempre riemerso alla guida del suo partito. Yitzhak Goldknopf, 72 anni e dieci figli, nato a Gerusalemme, è il leader del gruppo Agudat Israel, che è maggioritario nella lista United Torah Judaism è stato nominato ministro dell’edilizia e degli affari di Gerusalemme. E’ un seguace della dinastia chassidica forse più importante in Israele, quella di Gur e al governo rappresenta i religiosi askenazisti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Israele verso la libertà

Messaggioda Berto » lun ago 07, 2023 6:58 pm

Una sentenza storica che smentisce la Corte Suprema israeliana e le sue sentenze tendenziose antisraeliane condotte dal suo eversivo e demenziale capo sinistrato e filo nazimaomettano difensore degli impropriamente e abusivamente detti "palestinesi".



Sentenza storica emessa nell’ambito di uno storico processo
La Corte d'Appello di Versailles ha riconosciuto che la c.d. occupazione israeliana della Cisgiordania è legale
Mariateresa Anfossi
31 luglio 2023

https://www.facebook.com/mariateresa.an ... 2354088777

Un caso storico - accuratamente non reso pubblico dai media -, la Corte d'Appello di Versailles ha riconosciuto che Israele occupa legalmente la Cisgiordania (come è stata chiamata dalla Giordania per 17 anni, ma con il suo vero nome di Giudea Samaria).
La storica sentenza trae origine da una controversia tra Alstom e Véolia e l'Autorità Palestinese.
La Corte d'Appello di Versailles è stata chiamata a esaminare i diritti di palestinesi e degli israeliani sulla Cisgiordania.
La sentenza ha accertato e dichiarato che i palestinesi non hanno alcun diritto - ai sensi del diritto internazionale - sulla regione, a differenza di Israele, che ha il diritto legittimo di occupare tutto il territorio.
Il contesto:
Negli anni '90, Israele indisse una gara d'appalto per la costruzione del tram di Gerusalemme.
La gara fu vinta dalle società francesi Veolia e Alstom.
Il tram è entrato in servizio nel 2011 e attraversa Gerusalemme da un capo all'altro, fino all'est e ai c.d. territori occupati.
A fronte di ciò, l'OLP ha presentato una denuncia all'Alta Corte di Versailles contro Alstom e Véolia, sostenendo che la costruzione della tramvia fosse illegale, poiché l'ONU, l'UE e numerose ONG e governi ritengono che Israele stia occupando illegalmente il territorio palestinese.
Per stabilire se la costruzione della tramvia fosse legale, il Tribunale ha dovuto fare ricerche sul diritto internazionale ed esaminare i trattati internazionali per stabilire i rispettivi diritti di palestinesi e israeliani.
Da quanto noto, è la prima volta che un tribunale non israeliano si pronuncia sullo status giuridico degli insediamenti in Cisgiordania.
Perché questo è un processo storico: è il primo dalla dichiarazione dello Stato di Israele nel 1948.
È la prima volta, dalla creazione dello Stato di Israele nel 1948, che un tribunale indipendente e non israeliano è chiamato a esaminare lo status giuridico dei territori in base al diritto internazionale, andando oltre le dichiarazioni di una parte o dell'altra.
È importante capire che le conclusioni della Corte non hanno alcun effetto sul diritto internazionale, ma si limitano a chiarire la realtà giuridica.
Le conclusioni del Tribunale di Versailles sono tanto clamorose quanto il silenzio con cui sono state accolte dai media: Israele ha diritti reali sui territori, la sua decisione di costruire una tramvia in Cisgiordania o qualsiasi altra cosa è legale, e i giudici hanno respinto in diritto tutte le argomentazioni dei palestinesi.
Le argomentazioni dei palestinesi:
L'OLP denuncia la deportazione della popolazione palestinese e la distruzione delle proprietà in violazione delle norme internazionali. Sulla base delle Convenzioni di Ginevra e dell'Aia e delle risoluzioni delle Nazioni Unite, ritiene che lo Stato di Israele stia occupando illegalmente il territorio palestinese e che stia attuando una colonizzazione ebraica illegale. La costruzione della tramvia è quindi essa stessa illegale.
L'OLP aggiunge che la costruzione della tramvia ha portato alla distruzione di edifici e case palestinesi, alla quasi eliminazione della Strada Nazionale 60, vitale per i palestinesi e le loro merci, e a numerosi espropri altrettanto illegali. Sono stati violati diversi articoli del Regolamento allegato alla Quarta Convenzione dell'Aia del 18 ottobre 1907.
Infine, l'OLP sostiene che Israele sta violando le disposizioni relative alla "protezione dei beni culturali" di cui all'articolo 4 della Convenzione dell'Aia del 14 maggio 1954, all'articolo 27 del Regolamento dell'Aia del 1907, all'articolo 5 della Convenzione dell'Aia IX del 1907 e all'articolo 53 del Protocollo aggiuntivo n. 1 alle Convenzioni di Ginevra.
La Corte d'Appello di Versailles non nega l'occupazione, ma smonta e demolisce uno per uno tutti gli argomenti palestinesi.
Facendo riferimento ai testi su cui si basa l'OLP, la Corte d'Appello ritiene che Israele abbia il diritto di garantire l'ordine e la vita pubblica in Cisgiordania, e quindi di costruire una tramvia, infrastrutture e condomini.
L'articolo 43 della IV Convenzione dell'Aia del 1907, citato dalla Corte, stabilisce che "essendo l'autorità del potere legale passata de facto nelle mani dell'occupante, quest'ultimo deve prendere tutte le misure in suo potere per ristabilire e assicurare, per quanto possibile, l'ordine e la vita pubblica, rispettando, a meno che non sia assolutamente impedito, le leggi in vigore nel Paese".
L'occupazione israeliana non viola alcuna legge internazionale
"l'Autorità Palestinese interpreta male i testi; essi non si applicano all'occupazione".
La Corte spiega che l'Autorità Palestinese interpreta erroneamente i testi e che essi non si applicano all'occupazione:
In primo luogo, tutti i testi internazionali presentati dall'OLP sono atti firmati tra Stati e gli obblighi o i divieti in essi contenuti sono rivolti agli Stati. Poiché né l'Autorità Palestinese né l'OLP sono Stati, nessuno di questi testi è applicabile.
In secondo luogo, afferma la Corte, questi testi sono vincolanti solo per coloro che li hanno firmati, cioè le "parti contraenti". Ma né l'OLP né l'Autorità Palestinese hanno mai firmato questi testi.
La propaganda non è diritto internazionale.
Un po' irritata dalle argomentazioni, la Corte si è fatta coraggio con un chiarimento e ha affermato che la legge "non può essere basata solo sulla valutazione [dell'OLP] di una situazione politica o sociale".
Il diritto umanitario non è stato violato
L'OLP si sbaglia sul testo, perché la Convenzione dell'Aia si applica in caso di bombardamenti. E... " Gerusalemme non è stata bombardata".
L'OLP invoca la violazione del diritto umanitario contenuto nelle Convenzioni di Ginevra e dell'Aia.
Ma da un lato, dice la Corte d'Appello, le convenzioni internazionali si applicano tra Stati, e l'OLP non è uno Stato: "la Corte internazionale di giustizia ha indicato che esse [le convenzioni] contengono solo obblighi a carico degli Stati, e che non è stata menzionata la possibilità per gli individui di avvalersene".
Ha poi sottolineato che solo le parti contraenti sono vincolate dalle convenzioni internazionali, e né l'OLP né l'Autorità Palestinese le hanno mai firmate.
Inoltre, conclude il tribunale, l'OLP si sbaglia sul testo, perché la Convenzione dell'Aia si applica in caso di bombardamento. E..." Gerusalemme non è stata bombardata".
La Corte ha concluso che l'OLP non può invocare nessuna di queste convenzioni internazionali.
Queste "norme convenzionali internazionali" non danno "al popolo palestinese, che l'OLP sostiene di rappresentare, il diritto di invocarle davanti a un tribunale".
La Corte d'appello ha quindi condannato l'AFPS (Association France Palestine Solidarité) e l'OLP a pagare 30.000 euro ad Alstom, 30.000 euro ad Alstom Transport e 30.000 euro a Veolia Transport.
Né l'OLP, né l'Autorità Palestinese, né l'AFPS hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione e la sentenza è diventata definitiva.
È la prima volta che un tribunale smonta legalmente le argomentazioni palestinesi a sostegno della tesi dell'occupazione illegale.



All'origine del mito dei "territori occupati"
David Elber
26 Maggio 2023

http://www.linformale.eu/allorigine-del ... pMxzi2G1Jw

Nel corso degli ultimi anni si è talmente radicata la convinzione che Israele “occupi” i territori di Giudea e Samaria che questa tesi è diventata una certezza in tutti i contesti relativi a Israele e/o al Medio Oriente. Tale convinzione è talmente radicata anche negli ambienti ebraici della diaspora e in Israele stesso – soprattutto in quelli di sinistra – che la si considera una certezza fattuale.

Da questo concetto di “occupazione” sono discese diverse altre affermazioni politiche come: “occupazione illegale”, “occupazione dei territori palestinesi”, “insediamenti illegali” e “insediamenti ostacolo alla pace” e concetti affini.

Del fatto che non si possa parlare di “occupazione” ne tanto meno di “occupazione illegale” ne abbiamo parlato diverse volte qui su L’Informale (http://www.linformale.eu/loccupazione-s ... azionale/; http://www.linformale.eu/giudea-e-samar ... i-legale/; http://www.linformale.eu/la-terra-di-is ... nazionale/). Qui ci occuperemo solamente del motore primo di tale mito, cioè di come è nata questa autentica leggenda che, nel corso dei decenni, è diventata un formidabile strumento per delegittimare Israele, soprattutto, ad opera di numerose amministrazioni USA, poi da parte dell’ONU e della UE.

Questa fiction, dai devastanti risvolti politici, nasce all’indomani della guerra dei Sei giorni con la quale Israele, benché aggredito da numerosi paesi arabi, riuscì a riconquistare i territori di Giudea e Samaria in quel momento occupati illegalmente, fin dal 1948, dalla Giordania. Il regista della fiction è Meir Shamgar, l’allora avvocato generale dell’esercito di Israele, poi diventato procuratore di Stato e presidente della Corte Suprema. E’ lui che decide che tutti i territori conquistati da Israele al termine della guerra saranno amministrati allo stesso modo: secondo quanto disposto dalle Convenzioni dell’Aia e di Ginevra che regolano i territori occupati dopo un conflitto. Questo a prescindere dal fatto che i vari territori conquistati da Israele (Giudea, Samaria, Striscia di Gaza) già appartenevano al popolo ebraico per il diritto internazionale e quindi dovevano essere amministrati in modo differente (in base alla legge civile israeliana) rispetto agli altri territori conquistati (Golan e Sinai) che dovevano essere amministrati, per il diritto internazionale, secondo i dettami dell’occupazione militare. Senza ombra di dubbio le pressioni internazionali giocarono un ruolo molto importante in questa decisione ma l’errore legale è da attribuire in ultima analisi a Shamgar e all’esecutivo di unità nazionale presieduto da Levi Eshkol. Infatti, quando fu presa questa decisione (che non ha basi nel diritto internazionale) poche settimane dopo la fine dei scontri armati, lo stesso esecutivo decideva per l’estensione della sovranità israeliana nella parte est di Gerusalemme (28 giugno 1967) con il Law and Administration Ordinance (Amendment No. 11). Perché questo doppio standard? Se erano territori “occupati” quelli di Giudea e Samaria lo era senza dubbio anche la parte est di Gerusalemme. La ragione fu squisitamente politica: mentre Gerusalemme non era negoziabile per l’esecutivo Eshkol, i territori di Giudea e Samaria lo erano. Questo almeno fino ai tre no di Khartoum nel settembre del ’67. Questo azzardo politico doveva essere corretto subito dopo l’intransigenza araba a non voler riconoscere Israele, la cosa non fu fatta e oggi si raccolgono i frutti di questa scellerata decisione. Tanto è vero che quando fu presa la decisione di amministrare Giudea e Samaria in base alle leggi di guerra, essa fu motivata dall’esecutivo non tanto perché era obbligato a farlo ma perché era più “utile” farlo. Infatti, nella motivazione resa pubblica (“Legal Concepts and Problems of the Israeli Military Government – the Initial Stage”) non c’è nessun riferimento alle leggi internazionali che obbligavano a farlo ma solo alla decisione governativa di farlo: in pratica il governo di Israele dichiarava che non era tenuto a farlo ma lo faceva perché era meglio per la popolazione. Però il governo non si premurò di spiegare perché Israele aveva tutti i diritti legali su quelle terre: la Risoluzione di Sanremo del 1920 e i dettami del Mandato per la Palestina del 1922 cioè le stesse basi legali della presenza ebraica in tutta la terra ad ovest del Giordano.

Questo fu solo il primo di una serie di clamorosi abbagli che hanno portato al mito dei “territori occupati”. L’equivalente accademico dell’errore politico del governo Eshkol, fu il lavoro del prof. Yoram Dinstein dell’Università di Tel Aviv (uno dei professori di diritto più rinomati di Israele). La sua tesi fu espressa in modo chiaro nell’articolo “Zion shall be Redeemed in International Law”, che fu pubblicato nella rivista HaPraklit nel marzo del 1971. In esso Dinstein sosteneva che Israele era una forza occupante perché il territorio apparteneva “legalmente alla Giordania” anche se l’aveva acquisito tramite una guerra d’aggressione (quindi illegalmente). Il motivo addotto? Secondo lui la Risoluzione 181 (che non ha nessun valore legale) dava al popolo palestinese (all’epoca ancora inesistente) il diritto di scegliere chi dovesse amministrare il territorio affidato agli arabi dalla comunità internazionale (anche se non aveva il potere legale per farlo), e i notabili arabi (che in realtà non avevano nessun potere decisionale) scelsero la Giordania anche se ex post l’invasione (e a prescindere dalla reale volontà della locale popolazione). Perciò, sulla base di queste inesistenti motivazioni legali, Israele diventava, per il professore di Tel Aviv, una “potenza occupante” e i territori di Giudea e Samaria “territori occupati”. Questa tesi molto creativa, con alcune varianti, fu poi ripresa da molti giuristi israeliani, formatisi alla scuola di Dinstein, e soprattutto dal consulente legale dell’amministrazione Carter, Herbert Hansell, che nel 1978 scrisse il suo famoso memorandum che è divenuto la base della posizione politica ufficiale americana in merito ai “territori” e agli “insediamenti”. Nel suo memorandum Hansell sosteneva che Israele era una “potenza occupante” e quindi gli “insediamenti violavano l’articolo 49 (6) della IV Convenzione di Ginevra. Va sottolineato che queste conclusioni sono state applicate unicamente ad Israele, tanto è vero che il giurista americano non fa nessun altro esempio per corroborare la propria tesi. Questa tesi, tuttavia, fu immediatamente fatta propria dall’ONU, dalla CEE e da gran parte della comunità internazionale.

Una cosa importante va evidenziata: sia nell’articolo di Dinstein che nel memorandum di Hansell la posizione di Israele da “occupante” a “legittimo sovrano” dei territori poteva avvenire in caso di accordo di pace con la Giordania, cosa che effettivamente avvenne nel 1994 con il trattato di pace tra Israele e Giordania con il quale la Giordania rinunciava formalmente alla sovranità su Giudea, Samaria e Gerusalemme (anche se non l’ha mai avuta legalmente), ma nonostante ciò, per la comunità internazionale, Israele è ancora una “potenza occupante”. Questo fatto fa ben comprendere i danni politico-diplomatici causati da un inesistente mito creato all’interno di Israele stesso. Nessuno si è mai prodigato a verificare la fondatezza di tale accusa: può bastare l’accusa in sé per demonizzare Israele, anzi il suo scopo era proprio questo.

Un’altra importante puntata di questa fiction pseudo legale, l’ha fornita la Corte Suprema di Israele grazie al suo Presidente di allora: Aharon Barak. Questi in almeno due sentenze (the case of Beit Sourik Village Council v. the Government of Israel, HCJ 2056/04 (judgment rendered on June 30, 2004); case of Gaza Coast Regional Council v. Knesset of Israel, HCJ 1661/05 (judgment rendered on June 9, 2005), ha dichiarato Giudea, Samaria e Gaza come “territori occupati” senza fornire alcuna informazione in merito a chi detenesse la sovranità prima della presunta “occupazione” israeliana. In pratica per Barak, Israele ha “occupato dei territori” senza che specificare a chi appartenessero precedentemente. Qui, bisogna ricordare che il termine “occupazione” è un termine legale e quindi non lo si può usare a casaccio come fanno i politici, gli esperti e i giornalisti per meri scopi propagandistici. Quando un giudice usa il termine “occupazione” deve fornirne tutti i dettagli legali. Tale modo di procedere è stato utilizzato contestualmente anche dalla Corte di Giustizia Internazionale in occasione della suo parere consultivo a proposito della barriera di sicurezza del 2004. Ciò fa ben capire come il diritto – solo nel caso di Israele – sia stato nei fatti soppiantato dalla fiction.

La conseguenza di tutto questo è stata quella du avere spostato subito a livello internazionale la suddetta tesi (l’occupazione) ingigantendola in modo sempre più accusatorio e falso: dai “territori occupati” si è passati nel corso degli anni al concetto di “occupazione illegale”, poi di “occupazione illegale dei territori palestinesi” e via via al concetto “insediamenti illegali” o “insediamenti ostacolo alla pace” anche se il concetto di “insediamento” nemmeno esiste nel diritto internazionale.

Come risulta chiaro da quanto esposto, un termine legale (occupazione) è stato deformato per diventare strumento politico e morale per accusare Israele di agire in modo abietto: appunto occupare illegalmente un territorio che non gli appartiene.

Questa convinzione generale ha avuto, come specificato all’inizio, la sua origine in seno allo Stato ebraico, non gli è stata applicata da nemici esterni. Costoro hanno soltanto trovato pronto su un vassoio d’argento il corpo contudente che non hanno mai smesso di utilizzare.



"Benvenuti a Tel Aviv nella Palestina occupata": Ryanair non ha ancora chiesto scusa
Commento di Deborah Fait
Testata: Informazione Corretta
Data: 19 giugno 2023

Forse la notizia, anche se gravissima, è passata inosservata visto che non c’è stata eco sui giornali. O forse cose come cancellare, seppur verbalmente, uno stato sovrano, nello specifico Israele, fa parte della normalità ormai. Una normalità inaccettabile e rivoltante. È accaduto che pochi giorni fa ai passeggeri del volo Ryanair, da Treviso a Tel Aviv, che si sono sentiti dire da un assistente di volo “Siete pregati di restare ai vostri posti. Stiamo atterrando a Tel Aviv, nella Palestina occupata”, in italiano e in inglese.
Un passeggero che, scandalizzato, aveva tentato di fotografare l’assistente in questione, è stato minacciato di arresto. Tutti gli altri, indignati, hanno immediatamente chiesto di correggere l’annuncio e di chiedere scusa. “Non abbiamo comprato il biglietto per sentire le opinioni politiche e antiisraeliane dell’assistente di volo. Tutto quello che gli abbiamo chiesto è stato correggere e dire che Tel Aviv è in Israele.”

Niente da fare, le loro rischiste sono state rifiutate e sono stati anche accusati di creare confusione e di mettere in pericolo il volo. L’assistente non portava la targhetta con il nome quindi è stato impossibile identificarlo per una ulteriore denuncia. Al momento la compagnia, la cui sede è a Dublino, Irlanda ( paese notoriamente antisionista/antisemita), ha rifiutato di rispondere alle tante proteste, tantomeno si è premurata di chiedere scusa.
Gli anni passano inesorabili ma il vizio resta.
L’immoralità della menzogna, dell’odio antiisraeliano, il malcostume di manipolare la storia di Israele a seconda della propria ideologia distorta e ignorante. Non è la prima volta che Israele viene cancellato e sostituito con una fantasiosa quanto inesistente Palestina. Era successo anni fa con l’Air France e anche, se non ricordo male, saltuariamente con altre compagnie aeree, a seconda delle idee politiche e in malafede del personale di volo. Assurdo, incredibile e scandaloso che la politica e la menzogna entrino a gamba tesa in quelli che dovrebbero essere solamente voli turistici, doverosamente imparziali e asettici nei confronti dei paesi in cui sono diretti. Il punto è che non esiste, né è mai esistita, alcuna questione storica in grado di coinvolgere l’opinione pubblica, supportando totalmente una causa, sempre e soltanto quella palestinese, come il conflitto arabo-israeliano. Ribaltare la storia e ritenere Israele colpevole di occupare terre altrui è parte del pensiero comune della maggior parte della gente, obnubilata dalla propaganda incalzante e dalla presa di posizione pro palestinese della maggior parte dei media internazionali. A chi non è capitato un tentativo di spiegare la situazione, adducendo le ragioni di un Israele da sempre aggredito nella sua esistenza, da sempre boicottato, esecrato, e di sentirsi rispondere con sufficienza: -si, si, questo lo dici tu ma l’altra campana?- Come l’altra campana! La sentono da sempre, lo scrivono i giornali, lo dicono le televisioni, lo piagnucolano a destra e a manca gli arabi cosiddetti palestinesi. L’altra campana la sentono quotidianamente con tutte le bugie e le manipolazioni che ciò comporta. Sono le ragioni di Israele, è la verità storica che rifiutano di ascoltare e di verificare perché significherebbe smettere di odiare, significherebbe ammettere finalmente di aver detto e ascoltato solo menzogne. Significherebbe finalmente capire la tragedia di un popolo che in tutta la sua storia non ha potuto godere un solo giorno di vera pace e che, nonostante tutto, non si lamenta e cerca di vivere felice. E capire non vogliono. La maggior parte dell’opinione pubblica vive della rendita di odio fornita su un piatto d’argento delle numerose campagne antiisraeliane degli anni 60/70/80/90 del secolo scorso quando l’ideologia terzomondista era al suo apice.Quando l’odio antisemita si abbeverava persino del sangue dei tanti ebrei ammazzati in Israele e in Europa dal terrorismo palestinese. Quanto dolore abbiamo provato nel vedere che per noi non c’era pietà. Quanta rabbia impotente quando, mentre venivamo massacrati dai kamikaze sugli autobus e nelle strade di Israele, dai porti italiani partivano le barche piene di gentaglia urlante Viva la Palestina, Viva Hamas, abbasso i sionisti. Si, passano gli anni, non passa l’odio, non passa l’ignoranza, non passa il pregiudizio. Un portavoce di Ryanair ha osato rilasciare il seguente comunicato “ Un errore inspiegabile ma innocente, senza sfumature o intenti politici ”. Eh no, bello mio. Quale errore? Cancellare uno stato sovrano e sostituirlo con un altro, per giunta inesistente, non è uno sbaglio, tantomeno innocente. Falsificare la storia non è un errore, è volontà di negare l’esistenza di un Israele sovrano nella sua terra. È ideologia antisemita, è odio, è propaganda! Non si può far passare per normale una cosa così. Lo so che non finirà mai, siamo tutti consapevoli che la manipolazione storica contro Israele è entrata nel DNA dell’opinione pubblica e degli organi che dovrebbero informare. La speranza che si esauriscano odio e pregiudizio è pura utopia da visionari. Una cosa però possiamo fare, la più semplice e forse la più stupida ma che potrebbe funzionare se non altro dal punto di vista morale: le compagnie aeree sono tante, non è necessario volare Ryanair!
.
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"


Gli ebrei d'Israele non hanno rubato e occupato alcuna terra altrui e non opprimono nessuno
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2825
Gli ebrei d'Israele non hanno rubato e non hanno occupato nessuna terra altrui, nessuna terra palestinese poiché tutta Israele è la loro terra da 3mila anni e la Palestina è Israele e i veri palestinesi sono gli ebrei più che quel miscuglio di etnie legate dalla matrice nazi maomettana abusivamente definito "palestinesi" e tenute insieme dall'odio per gli ebrei e dai finanziamenti internazionali antisemiti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Prossimo

Torna a Ebraismo

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron