Amnesty International, mostruosità antisemita-antisraeliana

Amnesty International, mostruosità antisemita-antisraeliana

Messaggioda Berto » gio feb 17, 2022 9:48 pm

Amnesty International una mostruosità antisemita e antisraeliana
viewtopic.php?f=197&t=2993

Amnesty International una mostruosità antisemita e antisraeliana come l'ONU e la corte Internazionale dell'Aia, in mano ai social internazi comunisti e ai nazi maomettani.


Amnesty International attacca le democrazie e perdona le tirannie islamiste
https://it.gatestoneinstitute.org/9610/ ... l-tirannie
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Amnesty International, mostruosità antisemita-antisraeliana

Messaggioda Berto » gio feb 17, 2022 9:52 pm

L'ONU internazi comunista e nazi maomettano antisemita e antisionista
viewtopic.php?f=197&t=2950

La Corte Penale Internazionale contro Israele, Corte antisemita internazi comunista e filo nazi maomettana.
viewtopic.php?f=197&t=2946

L'orrore dei cristiani antiebrei e pronazismo islamico
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2172

Medici senza frontiere
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 7591136759

ONU - UNESCO e altri FAO - UNICEF (no grazie!) - e Facebook ?
Mito e organizzazioni parassitarie e criminali che non promuovono affatto i diritti umani, le libertà, il rispetto e la fraternità tra gli uomini, le genti, i popoli, le etnie, le nazioni, gli stati.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2404
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5542336059

La demenziale Europa antisemita e filonazimaomettana boicotta Israele, io no!
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =92&t=2010
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Re: Amnesty International, mostruosità antisemita-antisraeli

Messaggioda Berto » gio feb 17, 2022 9:52 pm

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Amnesty International, mostruosità antisemita-antisraeliana

Messaggioda Berto » gio feb 17, 2022 9:53 pm

Il libello del sangue di Amnesty International
Niram Ferretti
1 Febbraio 2022

http://www.linformale.eu/il-libello-del ... rnational/

La demonizzazione di Israele, a cui lo scrivente ha dedicato un libro uscito nel 2017, è un processo lungo, che si può sostanzialmente datare dalla fine della Guerra dei Sei Giorni ad oggi anche se aveva cominciato ad attivarsi già prima in virtù dell’attivismo sovietico indispensabile nel fornire agli arabi tutta la strumentazione propagandistica in vigore fino ai nostri giorni.

Le accuse rivolte a Israele di essere uno Stato razzista, dove vigerebbe l’apartheid, in cui i palestinesi verrebbero sterminati, nonché il paragone invalso tra nazisti e israeliani è frutto dell’opera indefessa del Cremlino. Come ha ricordato Robert Spencer in un articolo pubblicato su questo sito http://www.linformale.eu/come-furono-in ... lestinesi/ :

“Ion Mihai Pacepa, già vicedirettore del servizio di spionaggio della Romania comunista durante la Guerra Fredda, in seguito rivelò che ‘l’OLP era stata una invenzione del KGB, che aveva un debole per le organizzazioni di ‘liberazione’. C’era l’Esercito di liberazione nazionale della Bolivia, creato dal KGB nel 1964 con l’aiuto di Ernesto ‘Che’ Guevara (…) inoltre, il KGB creò il Fronte democratico per la liberazione della Palestina, che perpetrò numerosi attacchi dinamitardi. (…) Nel 1964, il primo Consiglio dell’OLP, composto da 422 rappresentanti palestinesi scelti con cura dal KGB, approvò la Carta nazionale palestinese – un documento che era stato redatto a Mosca. Anche il Patto nazionale palestinese e la Costituzione palestinese nacquero a Mosca, con l’aiuto di Ahmed Shuqairy, un influente agente del KGB che divenne il primo presidente dell’OLP'”.

Fu a Mosca che venne consigliato a Yaser Arafat come muoversi, e soprattutto venne dotato dell’armamentario lessicale da utilizzare contro Israele. Non c’è da meravigliarsi particolarmente. Con la caduta del Terzo Reich nel 1945, il più pervasivo laboratorio di propaganda anti-occidentale in esercizio rimase e rimane quello russo.

Il recente rapporto di Amnesty International di cui sono state date delle anticipazioni, si iscrive perfettamente in questa continuità propagandistica, presentando Israele come uno Stato criminale nel quale il razzismo sarebbe istituzionalizzato e l’apartheid una realtà di fatto. Ma non si parte dal 1967, no, Israele manterrebbe un “sistema di oppressione e dominazione sui palestinesi” addirittura dal 1948, anno della sua fondazione. Nemmeno l’ex Unione Sovietica si era spinta così avanti ma i tempi sono oggi maturi per affermarlo.

Così come gli Stati Uniti sarebbero nati sullo schiavismo e non dai Padri fondatori e dall’indipendenza, come ha affermato il New York Times, lanciando l’inchiesta 1619 Project, Israele si sarebbe fondato sull’oppressione dei palestinesi, o meglio degli arabi, perché fino al 1964 lo specifico “popolo palestinese” non era ancora in essere. La storia viene così frantumata, ridotta in polvere. Nulla contano nè possono contare in un dispositivo propagandistico i numerosi tentativi fatti prima del 1948 da parte ebraica di giungere a un accordo con gli arabi, fino all’accettazione della Risoluzione 181 del 1947 delle Nazioni Unite, ulteriormente penalizzante per gli ebrei, che gli arabi rigettarono come hanno sempre programmaticamente rigettato la presenza di uno Stato ebraico in Medio Oriente. Al posto della realtà, dei fatti, c’è solo una torva fiction in cui gli israeliani sono rappresentati come dei delinquenti.

Il rapporto parla esplicitamente di politiche di dispossessamento, segregazionismo e suprematismo razzista esercitate da Israele nei confronti dei palestinesi “negrizzati”, come se lo Stato ebraico fosse il sud degli Stati Uniti all’epoca delle Leggi Jim Crow, o il Sud Africa di de Klerk. Non viene fornito alcun dato oggettivo, alcuna specificità circostanziata per queste accuse grottesche, in compenso viene chiesto alla comunità internazionale di non fornire più armi a Israele e di boicottare i suoi prodotti.

Questo Israele inesistente, questo mostro del Medio Oriente, è interamente frutto della propaganda, come lo erano gli ebrei raffigurati dal pornografo Julius Streicher sul settimanale nazista Der Stürmer, rappresentati come vampiri e creature delle tenebre, intente a prosciugare la linfa del popolo tedesco.

Il rapporto di Amnesty International, è, sotto questo aspetto, niente più che un libello del sangue aggiornato, dove, al posto degli ebrei omicidi di bambini cristiani, ci sono i rapaci razzisti israeliani che vittimizzano i palestinesi. Esso prosegue lungo la scia di un altro rapporto quello di Human Right Watch, di cui abbiamo dato conto in aprile http://www.linformale.eu/human-rights-w ... sraeliano/ e che sostanzialmente è un florilegio composto delle stesse false accuse.

Il rapporto ha la funzione primaria e programmatica di presentare Israele agli occhi dell’opinione pubblica come uno Stato criminale, nato nel crimine e dunque geneticamente predisposto a perpetuarlo. Non importa che in Israele la popolazione araba sia integrata nel tessuto del paese contribuendo al suo funzionamento, che alla Knesset, nella coalizione di maggioranza, vi sia un partito arabo, che arabi siedano nella Commissione israeliana per la nomina dei giudici, che nei territori della Giudea e Samaria l’unica vera forma di apartheid, se si vuole usare questo termine, è quella che non consente ai cittadini israeliani di potere entrare nella zona A interamente sotto la giurisdizione dell’Autorità Palestinese, o che sul Monte del Tempio-Spianata delle Moschee, a un ebreo in visita non è nemmeno concesso formulare una preghiera. Tutto questo scompare dalla vista, ovviamente, bisogna che resti solo il ritratto in nero del reo Israele, colpevole fin dalla nascita, come lo erano gi ebrei per Adolf Hitler.



BENVENUTI NEL PIU' STRANO STATO DI "APARTHEID" NEL MONDO: ISRAELE
Amnesty accusa Israele di apartheid per negare il diritto ad esistere dello stato ebraico
1 febbraio 2022

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 8272898197

La manovra è trasparente: proprio quando buona parte del mondo arabo si muove verso la pace con Israele, si moltiplicano a copia/incolla accuse faziose e infondate
La maggior parte degli arabi israeliani sono così traumatizzati dalla nostra apartheid che non possono immaginare di vivere altrove.
Nei nostri ospedali dell'apartheid, pazienti ebrei e arabi, tra cui terroristi arabi feriti , sono curati da medici e infermieri arabi ed ebrei.
Nel nostro stato di apartheid, gli arabi e le altre minoranze lavorano come giudici nella Corte Suprema , come ministri, sindaci, generali dell'esercito e avvocati.
Il nostro sistema politico è talmente opprimente che i membri arabi del parlamento israeliano possono liberamente demonizzare e diffamare il paese, che li protegge e li nutre.
Nel frattempo, i nostri vicini, dove non vivono ebrei, stanno portando la civiltà umana a livelli senza precedenti ....lodando il Mein Kampf, lapidando donne, condannando a morte gli omosessuali e opprimendo i cristiani.
Il ministro degli esteri israeliano Yair Lapid ha personalmente commentato: “Un tempo Amnesty era un’organizzazione stimata che tutti rispettavamo. Oggi è l’esatto contrario. Non è un’organizzazione per i diritti umani, ma solo un’ennesima organizzazione estremista che riecheggia la propaganda senza un’analisi seria. Invece di controllare i fatti, Amnesty ripete bugie diffuse da organizzazioni terroristiche. Cinque minuti di seria verifica dei fatti bastano per constatare che i fatti riportati nel rapporto sono un’illusione avulsa dalla realtà. Israele non è perfetto, ma è una democrazia impegnata verso il diritto internazionale e aperta alle critiche, con una stampa libera e una forte Corte Suprema. Amnesty non definisce ‘stato dell’apartheid’ la Siria, un paese il cui governo ha ammazzato mezzo milione di propri cittadini, né l’Iran o qualsiasi altro regime corrotto e omicida in giro per il mondo. Detesto dover usare l’argomento che se Israele non fosse uno stato ebraico, nessuno in Amnesty oserebbe attaccarlo in questo modo, ma in questo caso non si può fare altrimenti”.
ISRAELE UNO STATO DI APARTHEID? MEDITATE GENTE...
Grazie a chi condividera' questo post.




DEDICATO AD AMNESTY INTERNATIONAL
1 febbraio 2022

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 8286169529

"Evidentemente ci sono persone che non hanno limiti. Come osano dire che io – un arabo israeliano che ha servito insieme a soldati ebrei nelle Forze di Difesa israeliane e che ha gestito centinaia di dipendenti ebrei – vivo sotto un regime di apartheid? Come si può affermare che la nostra società vive sotto un regime di apartheid quando tra di noi trovate dottori, giudici e anche parlamentari? Come si può sostenere che Samer Haj-Yehia vive sotto un regime di apartheid quando è a capo della più grande banca in Israele?
Equiparare Israele a un regime di apartheid con le sue leggi razziali non è solo una stralunata menzogna: è innanzitutto un insulto a tutti quei sudafricani che hanno effettivamente subìto l’apartheid. È disprezzo per il concetto e sfruttamento cinico del termine.
Guardo i nostri vicini nella regione e, grazie a D-O, sono nato nello stato d’Israele, l’unica democrazia del Medio Oriente. È vero, la minoranza araba in Israele deve affrontare delle sfide, proprio come fanno altre minoranze nazionali in altri paesi. Eppure, mentre le minoranze di tutti i tipi in tutto il Medio Oriente – musulmani sciiti, musulmani sunniti, yazidi, curdi e, naturalmente, cristiani – sono perseguitate, lo stato d’Israele è l’unico paese mediorientale che garantisce alle minoranze uguali diritti e la possibilità di determinare il proprio futuro.
Con mia grande gioia Israele sarà probabilmente il primo paese a uscire dalla crisi del coronavirus e forse fra non molti mesi persone da tutto il mondo potranno di nuovo venire qui e vedere coi loro occhi come appare l’apartheid in Israele. Potranno sentire l’ebraico e l’arabo che si mescolano nel mercato di Nazareth, vedere moschee, chiese e sinagoghe l’una accanto all’altra a Giaffa, e la coesistenza del mosaico israeliano che si ritrova in tutto il paese. E forse, solo forse, la loro visita qui gli farà venir voglia di vivere sotto un “regime di apartheid”.
Yoseph Haddad, arabo israeliano ( Israele. Net)

Alberto Pento
Certo ma non è tutto oro quello che luccica.
Sotto sotto, sia tra i cristiani e molto di più tra i maomettani, il disprezzo e l'odio per gli ebrei e tra i maomettani l'odio anche per i cristiani cova e di tanto in tanto esplode e si manifesta in tutta la sua cruda verità.


Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2558



Amnesty International vuole la fine dello Stato ebraico
Richard Kemp
2 Febbraio 2022
Traduzione di Niram Ferretti

http://www.linformale.eu/amnesty-intern ... o-ebraico/

L’ultima esibizione grottesca del vetriolo anti-israeliano in corso tra le ONG è la pubblicazione questa settimana di un rapporto di Amnesty International che ricicla stanchi tropi antisemiti, smentiti ripetutamente ma deliberatamente provocatori e accuse di razzismo. Da un’organizzazione che l’anno scorso è stata bollata come “sistematicamente razzista”.

Il titolo del rapporto, “L’apartheid israeliano contro i palestinesi: un sistema crudele di dominio e crimine contro l’umanità”, non solo è una menzogna palese e infondata, ma anche un insulto ai neri sudafricani che hanno sofferto così orribilmente sotto un regime di autentico apartheid. Pochi leggeranno questa diatriba di oltre 200 pagine di falsità, distorsioni e mezze verità, ma molti vedranno e assorbiranno il suo titolo, che è già stato avidamente appiccicato sui giornali di sinistra e diffuso a milioni sui social media. La BBC, ad esempio, ha strombazzato “le politiche israeliane contro i palestinesi equivalgono all’apartheid” in un articolo online, dando pieno peso alle affermazioni di Amnesty, citando diverse persone che le supportano, ma alla fine concedendo solo brevemente il punto di vista opposto al governo israeliano.

Cosa suscita una ONG come Amnesty e Human Rights Watch, che lo scorso anno ha pubblicato un rapporto screditato analogo, eccessi sempre maggiori di propaganda anti-israeliana? Perché l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha appena approvato una commissione d’inchiesta permanente senza precedenti su Israele da parte del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite? Il problema di queste lobby anti-israeliane è che le cose non stanno andando per il verso giusto. Tatticamente, il loro intento generale di trascinare gli israeliani sul banco degli imputati all’Aia sembra vacillare, con un procuratore capo presso la Corte penale internazionale apparentemente meno entusiasta. Strategicamente, lontano dall’auspicato ridimensionamento e dalla sua eventuale cessazione lo Stato ebraico sta diventando sempre più forte con una crescente portata diplomatica ed economica a livello globale; c’è stato inoltre un totale fallimento da parte del movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni nel determinare un impatto sull’economia israeliana nonostante anni di sforzi velenosi.

Soprattutto, gli storici Accordi di Abramo, sono stati l’equivalente di un panno rosso davanti a un toro per tutti queste organizzazioni – agitato in faccia nuovamente la scorsa settimana dall’Hatikva che veniva suonata mentre il presidente israeliano veniva ricevuto al Palazzo Reale di Abu Dhabi dallo sceicco Mohammed bin Zayed. Questo non era nel copione, il quale richiedeva continue concessioni non corrisposte ai palestinesi da parte di Israele, conducenti all’imposizione di uno Stato islamico sul territorio israeliano, prima che potesse essere raggiunta una pace più ampia con il mondo arabo. Sfortunatamente per gli inveterati propugnatori di pace e per i loro seguaci, il mondo arabo è andato oltre la loro opposizione a Israele. Vedono il Paese per quello che è: una fonte di stabilità e prosperità nella regione. Capiscono i pericoli della continua intransigenza e animosità palestinese e hanno negato loro un veto sull’avanzamento del progresso, veto che Amnesty e i suoi compagni che rifiutano Israele vogliono vedere ripristinato.

La precedente bozza del rapporto, ottenuta da ONG Monitor e frettolosamente modificata, ha inavvertitamente rivelato il vero motivo dietro la campagna anti-israeliana di Amnesty. Includeva le parole: “Il sistema dell’apartheid ha avuto origine con la creazione di Israele nel 1948”. Come afferma l’Anti Defamation League, le accuse del rapporto secondo cui “i crimini di Israele risalgono al peccato della sua creazione nel 1948, servono a presentare lo stato ebraico e democratico come illegittimo nelle sue stesse fondamenta”.

Secondo ONG Monitor:, lo scopo del rapporto è “caratterizzare il diritto degli ebrei all’uguaglianza sovrana nella loro patria storica come una violazione dell’ordine legale [internazionale]”.

Non ci siano dubbi in proposito, questo rapporto non è una critica allo Stato di Israele. È un manifesto di una chiarezza agghiacciante il quale dichiara Israele è un’entità illegale che non ha diritto di esistere. Pagina dopo pagina, mostra un’ossessione profondamente preoccupante nel volere raddrizzare il presunto torto del 1948. Chiede che Israele sia inondato generazione dopo generazione di discendenti di arabi che se ne andarono nel 1948 e che si aspettavano di tornare dopo che cinque eserciti invasori avrebbero dovuto spazzare via Israele dalla mappa. Un tale afflusso di cosiddetti rifugiati sarebbe senza precedenti in qualsiasi parte del mondo. Significherebbe la fine dello Stato di Israele, una condizione di conflitto perpetuo tra arabi ed ebrei sotto un unico Stato palestinese, e la fine del diritto del popolo ebraico all’autodeterminazione.

Presentare Israele come un’impresa razzista, come cercano di fare anche altre ONG di sinistra e istituzioni internazionali, ci porta al punto di partenza. La stridente e feroce opposizione agli ebrei nel paese, opposizione che in epoca moderna risale agli anni ’20, era basata sul puro razzismo. Era la conseguenza della dottrina islamica secondo la quale nessun altro popolo poteva essere sovrano in una terra dominata dai musulmani. Pertanto gli ebrei autoctoni non avrebbero mai potuto avere un proprio Stato e dovevano essere combattuti fino alla sottomissione o alla morte.

Come ho spiegato nell’articolo “Smascherare la menzogna dell’apartheid israeliano”, la natura religioso-razzista del conflitto è stata trasformata dall’Unione Sovietica in una lotta nazionalista-imperialista, per ottenere maggiore accettazione e sostegno nel mondo democratico. E ora siamo tornati a un’inversione inventata del conflitto razzista originario.

Come capirono i sovietici, le accuse di razzismo sono giustamente oggetto di orrore tra le persone civilizzate. Da qui l’attrazione di Amnesty e dei loro compagni di viaggio nel ritrarre Israele come uno Stato dove vige l’apartheid. Come ha spiegato questa settimana l’avvocato esperto di diritto internazionale Eugene Kontorovich, Israele = Apartheid non è altro che una versione leggermente aggiornata del mantra Sionismo = Razzismo indotto dall’Unione Sovietica e adottato in modo immorale dalle Nazioni Unite nel 1975 prima di essere abrogato.

Ancora una volta, come i sovietici, l’obiettivo principale di Amnesty non è il mondo arabo, è l’Occidente. Alla pari della propaganda dell’Autorità Palestinese e di Hamas, l’intenzione è quella di provocare indignazione in tutto l’Occidente, isolare e diffamare Israele tra i governi mondiali, gli organismi internazionali, le università e le imprese.

Questo rapporto provocherà anche un aumento della violenza, abusi e boicottaggi contro gli ebrei in Israele e gli ebrei che sostengono Israele nella diaspora, in un’era in cui gli attacchi antisemiti sono già al culmine e in aumento. Questo potrebbe non essere l’obiettivo di Amnesty nel produrre questo documento deformato, ma non possono essere così ciechi da non vederne le sanguinose conseguenze, che si sono verificate nel corso di decenni a seguito di rapporti, dibattiti, risoluzioni e fabbricazioni dei media analogamente deformati.

La definizione di antisemitismo da parte dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) include: “Negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione, ad esempio, affermando che l’esistenza dello Stato di Israele è una impresa razzista”. Il governo britannico ha aderito alla definizione IHRA. Amnesty ha sede nel Regno Unito e la polizia britannica dovrebbe aprire un’inchiesta per avere diffuso queste gravi bugie antisemite.
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Amnesty International, mostruosità antisemita-antisraeliana

Messaggioda Berto » gio feb 17, 2022 9:56 pm

""ISRAELE PRATICA L'APARTHEID VERSO I PALESTINESI". ECCO PERCHÈ L'ACCUSA DI AMNESTY È UNA VERGOGNA
Fiamma Nirenstein
2 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

Quando Salman Rushdie, con quei 600mila dollari di taglia che gli pendevano sul capo, condannato a morte con una fatwa, affermò nel 2016 che Amnesty International era stata travolta da «un'autentica bancarotta morale», si riferiva alla sua resa all'Islam violento, ai suoi regimi e gang, alla paura, al suo sentimento antioccidentale, antiamericano, antisraeliano.
Questo viene oggi una volta di più sancito dal rapporto con cui questa organizzazione criminalizza lo Stato di Israele, e non solo la sua politica, ma l'esistenza stessa. Amnesty dichiara lo Stato Ebraico illegittimo in quanto coloniale e razzista. Non fondato per una scelta di autodeterminazione di una popolazione che torna a casa, non una decisione indispensabile alla sopravvivenza, non una scelta difesa con le unghie e con i denti contro un terrorismo sanguinario ed eserciti in movimento.
Il rapporto stilato dalla sezione inglese è una vergogna per l'organizzazione di cui invece si ricordano le battaglia per i dissidenti comunisti o contro l'apartheid (quello vero, del Sud Africa). Poi l'organizzazione è stata travolta dalla politica: lacune sistematiche nel denunciare abusi di diritti umani in Siria, in Iran, in Turchia, per avventarsi sugli Usa o sui Paesi europei; uno sguardo ideologico che confonde l'aggredito con l'aggressore; il terrorismo di Hamas giustificato; sguardo sull'immigrazione che criminalizza solo i Paesi di approdo. E un tripudio di odio contro lo Stato ebraico.
Il rapporto è un viaggio, come ha scritto Dan Diker, in 211 pagine di «realtà alternativa», il remake di un film del 1975 quando l'Onu votò «sionismo uguale razzismo», e poi ha cancellato il voto; o la conferenza di Durban nel 2001; o quando il giudice Richard Goldstone stilò nel 2009 un suo rapporto che disegnava Israele come un criminale di guerra, e poi nel 2011 pentito lo ritirò. Amnesty si avventura nella folle accusa di apartheid, mentre gli arabi sono al governo e nella Corte Suprema, negli ospedali, alla Knesset, all'università. Ovunque ti imbatti nella incredibile varietà di culture, religioni e razze di questo Paese che non si è mai arreso moralmente di fronte all'aggressione di eserciti e terroristi arabi. Amnesty usa il termine apartheid perché è il peggiore, indegno, destinato a scomparire, appunto come il Sud Africa. Con un'assoluzione collettiva urbi et orbi al terrorismo e alle guerre, simile a quello (Alan Dershowitz disse «Crimine di Guerra per Israele è tutto ciò che fa per difendere i propri cittadini»), della violazione sistematica dei diritti umani da parte palestinese.
Intorno a questa delegittimazione si costruisce un castello che Amnesty pretende costruito su prove (proprio come fece Goldstone). Ma la delegittimazione invece appare vecchia e rifritta, e suggerisce che il popolo ebraico non sia originario di Israele, che gli ebrei segreghino i palestinesi in nome di ideali suprematisti, che i check point siano un gesto di arroganza razzista, e non una necessità senza la quale gli assassini, come è avvenuto, colpiscono a migliaia; il contesto è cancellato, Israele impone la sua morsa a un mondo innocente. In realtà, appena si apre uno spiraglio col mondo arabo, si può osservare il caleidoscopio dei mille ruoli degli arabi israeliani mescolati con la società di Tel Aviv e di Haifa; e della passione con cui ci si precipita a fraternizzare con i Paesi del patto di Abramo. Le balle di Amnesty fanno uso di un linguaggio sovversivo sotto la copertura del tema dei diritti umani e il mondo intero dovrebbe chiedere all'organizzazione di chiedere scusa per questo.
La delegittimazione di Israele è il vero sfondo su cui si basa l'incitamento antisemita e lo scopo terrorista di distruggere Israele: se Israele è un Paese ignobile, gli ebrei sono degni di quelle manifestazioni che ormai sconvolgono il mondo in cui si urla «Hitler aveva ragione» e «Fuck the jews». Così funziona la logica pubblica, e, nello stesso paradigma, l'Iran ha ragione quando dichiara di voler distruggere Israele. Amnesty quindi ha agito in maniera irresponsabile fregiandosi di un bene morale, i diritti umani, che appartiene a tutti: mostra con prosopopea quella medaglia, ma in realtà la fa a pezzi. Denuncia i torti che gli arabi secondo lei ricevono da Israele, e non le centinaia di migliaia di morti per mano di Bashar Assad, né la tortura quotidiana di essere un cittadino del regime autoritario di Gaza.


Menzogne e calunnie demenziali per demonizzare, criminalizzare e disumanizzare, per istigare alla paura, al disprezzo e all'odio etnico-ideologico-politico-religioso, al fine di depredare, schiavizzare e impedire il libero esercizio dei diritti umani, civili, economici e politici del prossimo.
viewtopic.php?f=196&t=2942
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8357587395



ISRAELE: "RESPINGIAMO TUTE LE FALSE ACCUSE CONTENUTE NEL RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL"
2 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

“Lo stato di Israele respinge senza mezzi termini tutte le false accuse che compaiono nel rapporto che Amnesty ha in programma di pubblicare domani – afferma una nota diffusa lunedì dal Ministero degli esteri israeliano – Il rapporto ricicla e rafforza bugie, incongruenze e affermazioni infondate che provengono da note organizzazioni di odio anti-israeliano, il tutto con l’obiettivo di spacciare merce avariata in una nuova confezione. Ripetere più e più volte le stesse menzogne non trasforma le menzogne in realtà: piuttosto scredita Amnesty”.
Il falso rapporto di Amnesty, prosegue la nota, “fa ricorso a doppi standard e demonizzazione per delegittimare Israele: sono esattamente gli elementi di cui si compone l’antisemitismo moderno. Il rapporto nega il diritto d’Israele ad esistere come stato nazionale del popolo ebraico. Il linguaggio estremista e la distorsione del contesto storico sono pensati per demonizzare Israele e gettare benzina sul fuoco dell’antisemitismo. Pochi giorni dopo la Giornata Internazionale della memoria della Shoah, ancora una volta scopriamo che l’antisemitismo non è solo un fatto della storia, ma purtroppo fa anche parte della realtà odierna. Proprio lo scorso fine settimana, degli ebrei sono stati aggrediti a Londra per il solo fatto di essere ebrei. Il rapporto di Amnesty funziona di fatto come un via libera a questi e altri aggressori per colpire non solo Israele, ma gli ebrei di tutto il mondo”.
“Lo stato di Israele – ricorda il comunicato del Ministero degli esteri – è una democrazia forte e vivace che garantisce a tutti i suoi cittadini eguali diritti, indipendentemente da etnia e religione. Lo stato d’Israele è stato istituito come la sede nazionale del popolo ebraico, con un ampio sostegno internazionale, alla luce dell’insegnamento della Shoà”: as the national home of the Jewish people dice la nota di Gerusalemme, citando testualmente la Dichiarazione Balfour adottata dalla Società delle Nazioni come testo di diritto internazionale, poi sfociata nella risoluzione 181 del 1947 che prevedeva esplicitamente la nascita di uno “stato ebraico”.
Invece Amnesty, denuncia il Ministero israeliano, “critica l’esistenza stessa dello stato d’Israele come stato nazionale del popolo ebraico e nega di fatto il suo diritto di esistere”. E rincara: “Non sorprende che questo rapporto venga pubblicato dalla filiale britannica di Amnesty International e sotto gli auspici del Segretariato Generale dell’organizzazione. Quella filiale è nota per essere contaminata da razzismo e xenofobia e in passato il Segretariato Generale dell’organizzazione ha accusato Israele, senza alcuna prova o base fattuale, di aver ucciso Yasser Arafat. Non sorprende che Amnesty abbia impiegato otto anni per fare marcia indietro da quella accusa grave e infondata”. Il Ministero chiede ad Amnesty di fare subito marcia indietro rispetto al rapporto che ha in programma di pubblicare, confidando che questa volta l’organizzazione non ci metta così tanto tempo. E conclude: “Lo Stato d’Israele continuerà a promuovere i valori di democrazia e inclusione, alla cui luce è stato istituito e continua ad esistere”.
Il ministro degli esteri israeliano Yair Lapid ha personalmente commentato: “Un tempo Amnesty era un’organizzazione stimata che tutti rispettavamo. Oggi è l’esatto contrario. Non è un’organizzazione per i diritti umani, ma solo un’ennesima organizzazione estremista che riecheggia la propaganda senza un’analisi seria. Invece di controllare i fatti, Amnesty ripete bugie diffuse da organizzazioni terroristiche. Cinque minuti di seria verifica dei fatti bastano per constatare che i fatti riportati nel rapporto sono un’illusione avulsa dalla realtà. Israele non è perfetto, ma è una democrazia impegnata verso il diritto internazionale e aperta alle critiche, con una stampa libera e una forte Corte Suprema. Amnesty non definisce ‘stato dell’apartheid’ la Siria, un paese il cui governo ha ammazzato mezzo milione di propri cittadini, né l’Iran o qualsiasi altro regime corrotto e omicida in giro per il mondo. Detesto dover usare l’argomento che se Israele non fosse uno stato ebraico, nessuno in Amnesty oserebbe attaccarlo in questo modo, ma in questo caso non si può fare altrimenti”.



Elementi di propaganda - Il grottesco impianto accusatorio di Amnesty International
David Elber
4 Febbraio 2022

http://www.linformale.eu/il-grottesco-i ... rnational/

Nei giorni scorsi si è assistito all’ennesima messa in scena da parte di una ONG – in questo caso Amnesty International – che in un proprio corposo report di 278 pagine ha accusato Israele di uno dei peggiori crimini che si possono commettere: crimini contro l’umanità.

Nel caso in esame il crimine commesso sarebbe quello di apartheid. Dopo la pubblicazione del report di Amnesty International sono seguite svariate interviste da parte di alti membri dell’organizzazione, rilasciate per comprovare le accuse formulate nel report. È da sottolineare che, ad una più attenta analisi, sia il report che le varie interviste non forniscono la minima fondatezza delle accuse formulate ma solo delle prese di posizione basate su dei principi generali completamente decontestualizzati, mezze verità e vere e proprie falsità ideologiche e storiche, insomma le solite accuse rivolte agli ebrei da due millenni. Costruite oggi nella sua variante più accettabile: l’accusa allo Stato del popolo ebraico di commettere crimini contro l’umanità. Il report è talmente ricco di menzogne da risultare imbarazzante e per certi versi ridicolo per come ha “ricreato” una fiction criminalizzante. Ma questo è appunto il suo scopo principale, criminalizzare.

Prima di addentrarci nello specifico della grottesca accusa di apartheid rivolta a Israele è utile soffermarci sul reale scopo di questa mistificazione: attirare l’attenzione dell’opinione pubblica con titoli accusatori (con la compiacenza di numerose testate ad iniziare dalla BBC) per tentare di delegittimare Israele fin dalla sua nascita (questa è la tesi fondamentale propugnata da Amnesty International) agli occhi del pubblico, utilizzando lo strumento del Lawfare ideologico e accusatorio non basato su violazioni reali ma su mistificazioni create ad hoc. È un metodo che procede in maniera sistematica da Durban 2001. Si tratta della guerra perseguita con altri mezzi. Non essendo riuscito agli arabi di eliminare Israele tramite la forza militare, si tenta in tutti i modi di distruggerlo in effige.

Proveremo a capire come l’apartheid è disciplinato nel diritto internazionale e se è un termine che può essere applicato nella sua specificità a Israele.

Apartheid, definizione e utilizzo

La fonte principale del diritto internazionale che equipara l’apartheid ai crimini contro l’umanità si trova nello Statuto di Roma con cui si è istituito il Tribunale Penale Internazionale nel 1998. Nel suo articolo VII “Crimini contro l’umanità” al paragrafo 2 comma h si legge la definizione di apartheid, che qui si riporta per intero:

h) “per «apartheid» s’intendono gli atti inumani di carattere analogo a quelli indicati nelle disposizioni del paragrafo 1, commessi nel contesto di un regime istituzionalizzato di oppressione sistematica e di dominazione da parte di un gruppo razziale su altro o altri gruppi razziale, ed al fine di perpetuare tale regime”;

Quindi, come recita il comma h, per esserci apartheid ci deve essere un “…regime istituzionalizzato di oppressione sistematica e di dominazione da parte di un gruppo razziale su altro o altri gruppi razziali, ed al fine di perpetuare tale regime”. Da questo postulato ricaviamo due essenziali e necessari principi:

Deve esistere una legislazione che normi e disciplini la segregazione raziale, come avvenne in Sud Africa che si era dotato di numerose e capillari leggi segregazioniste.
Deve esistere un “gruppo razziale” ben definito che “domina” su “altro o altri gruppi razziali”.

Per quanto concerne il punto 1, in Israele non esiste una sola norma che disciplini una presunta segregazione raziale, tanto è vero che lo stesso rapporto di Amnesty International non è in grado di fornire il caso di una singola legge che abbia queste caratteristiche. L’unico riferimento, per altro vago e completamente decontestualizzato è fatto in merito alla legge sullo Stato nazionale del popolo ebraico del 2018. Però addentrandosi nello specifico di questa legge fondamentale dello Stato, in nessuno dei suoi 11 articoli si trova il ben che minimo riferimento a pratiche segregazioniste o semplicemente a criteri differenziati di diritti tra i suoi cittadini in base all’appartenenza etnica o religiosa. Tanto è vero che gli arabi di Israele godono degli stessi diritti di tutti gli altri abitanti: hanno partiti politici (ora anche al governo), pieno accesso a tutti i gradi di istruzione in scuole o università in lingua araba o ebraica a loro scelta. Sono avvocati, notai, medici, infermieri in strutture aperte a tutti i cittadini senza distinzioni etniche o religiose, sono giudici (anche alla Corte Suprema), poliziotti, funzionari statali. La stessa lingua araba è equiparata all’ebraico. In pratica gli arabi godono dei medesimi diritti dei cittadini ebrei. Infine, questa legge fondamentale non dice nulla di diverso da quanto stabilito del diritto internazionale quando ha approvato il Mandato per la Palestina che è l’embrione legale dello Stato di Israele.

Per quanto concerne il punto 2, cioè pensare che il popolo ebraico sia un gruppo razziale è semplicemente surreale. Basta osservare gli ebrei di origine europea (askenaziti), quelli scappati dai paesi arabi o dai paesi mediterranei (sefarditi), quelli di origine etiope (falashà) per accorgersi dell’enorme diversità che li contraddistingue. L’unico punto in comune è la condivisione di una stessa lingua, di medesime tradizioni culturali/religiose, e del forte attaccamento alla Terra di Israele: cioè “sentirsi” appartenenti ad uno stesso popolo. In conclusione, mancano completamente tutti i requisiti stabiliti dall’articolo VII dello Statuto di Roma per poter definire Israele come Stato di apartheid.

Un’altra fonte che definisce il crimine dell’apartheid è la Convenzione contro l’apartheid del 1973. Qui si trova una definizione – all’articolo 2 –di apartheid che fa esplicito riferimento alla situazione del Sud Africa nel quale vigeva un regime di segregazione raziale molto ben disciplinato legislativamente. Però la Convenzione del 1973 non fa un riferimento puntuale a leggi e a disposizioni normative precise e inequivocabili (come nel caso del Sud Africa), ma si attiene a dei principi generali vaghi e di conseguenza manipolabili e interpretabili per convenienza politica che era la ragione stessa per la quale si è volle istituire la convenzione contro l’apartheid: cioè attaccare politicamente un qualsiasi Stato utilizzando dei principi vaghi, interpretabili e manipolabili. Fu questa la ragione per la quale la convenzione venne ratificata solamente da una trentina di paesi in tutto il mondo ad iniziare dall’Urss. L’Italia, gli USA e tutti i paesi occidentali, oltre che la stragrande maggioranza dei paesi del mondo, non fanno parte di questa convenzione perché compreserò l’utilizzo politico che si poteva fare della medesima. Il rapporto di Amnesty International si colloca in questa linea di azione: utilizzare un termine – apartheid – svuotandolo dei suoi contenuti oggettivi e legali per manipolare politicamente l’opinione pubblica al fine di attaccare un ben preciso Stato: Israele.

Questa interpretazione è corroborata dal rapporto stesso di Amnesty International: non vi è la minima traccia o riferimento a una presunta legislazione segregazionista presente in nessuna delle leggi di Israele. E questo semplicemente perché non esiste nulla di tutto ciò nell’ordinamento legislativo israeliano.

Su cosa si basa quindi il rapporto di Amnesty International? Semplicemente su una serie di fatti storici (molti dei quali falsificati), controversie legali e giudiziarie completamente decontestualizzate e manipolate ad arte. Da “impressioni soggettive” di presunte discriminazioni che non trovano riscontro nei dati o nei fatti oggettivi della realtà sociale di Israele.

Se si volessero utilizzare questi disonesti criteri di giudizio e di manipolazione dei dati e applicarli ad altri contesti si potrebbe descrivere la realtà di tutti i paesi democratici come Stati nei quali vige l’apartheid. Vediamo brevemente degli esempi.

Italia

In Italia si potrebbe stilare un rapporto come quello calunnioso e manipolato di Amnesty International, ad esempio, relativo alla situazione dei gruppi etnici sinti e rom di cittadinanza italiana da numerosissime generazioni. Se decontestualizziamo e deformiamo i dati relativi a questi due gruppi etnici e ci basassimo esclusivamente su dati relativi a scolarizzazione, situazione abitativa, impieghi lavorativi, interazioni sociali e retribuzioni oltre che ad “impressioni soggettive”, non vi è dubbio che l’Italia applichi un regime di apartheid nei loro confronti.


Gran Bretagna

Se applicassimo i su menzionati criteri alla popolazione nord irlandese di religione cattolica (divisa anche fisicamente da quella protestante a Belfast da un muro in cemento) non ci dubbi sul regime di apartheid applicato dalla Gran Bretagna.

Lo stesso principio lo si potrebbe utilizzare in Stati quali: Stati Uniti d’America con la popolazione nativa indiana e di colore, Spagna con i baschi e i gitani, Francia con i gitani, Brasile e tutti gli Stati del sud America con le popolazioni native, Cuba con la popolazione di colore fortemente discriminata e totalmente assente da rilevanti incarichi legislativi e giudiziari per essendo maggioranza della popolazione, Giappone con la popolazione di origine coreana, tutti i paesi arabi con le minoranze non musulmane, Cina con le minoranze degli Uiguri e con quell tibetana, Australia e Nuova Zelanda con le popolazioni native, i territori amministrati dall’Autorità Nazionale palestinese ove vige un completo ordinamento giuridico basato sulla discriminazione etnica. L’elenco, in pratica, comprenderebbe la totalità dei paesi del mondo.

La riflessione che dovrebbe essere fatta in merito al report fraudolento di Amnesty International, dovrebbe essere relativa a due punti:

Chi finanzia organizzazioni non governative di questo genere e perché? E’ mai stata fatta chiarezza su come vengono spesi i numerosi milioni di dollari che ricevono annualmente?

Dove sta il confine tra libertà di espressione, diritto di critica e tutela dei diritti umani e diritto di calunnia, diritto a diffamare, manipolazione della realtà per fini politici e circonvenzione dell’opinione pubblica?

A seguito del report di Amensty international sono queste le informazioni che governi, organizzazioni internazionali e mass media dovrebbero chiedere conto alla dirigenza della ONG inglese.


Alberto Pento

Nel caso dell'Italia è lampante la falsità di quanto ipotizzato in analogia per spiegare l'accusa demenziale verso Israele.

Anche in Italia non vi è alcuna apartheid e discriminazione verso questa minoranza etnica nonostante la ferocia predatoria razzista di parte di questa etnia nei confronti degli italiani, dei non rom e sinti.
Gli zingari rom e sinti integrati e in quanto tali prevalentemente non più nomadi che lavorano e si guadagnano il pane onestamente e rispettano i valori umani e le regole civili non sono discriminati in alcun modo.

Lo sono invece e giustamente discriminati quelli di questa minoranza etnica che vivono parassitando, predando (con truffe, furti, rapine, ricatti, estorsioni mafiose, omicidi), costringendo i figli al crimine, senza alcun rispetto per la proprietà altrui, per l'ambiente, per la vita dei non zingari.

Cit.:
"Italia

In Italia si potrebbe stilare un rapporto come quello calunnioso e manipolato di Amnesty International, ad esempio, relativo alla situazione dei gruppi etnici sinti e rom di cittadinanza italiana da numerosissime generazioni. Se decontestualizziamo e deformiamo i dati relativi a questi due gruppi etnici e ci basassimo esclusivamente su dati relativi a scolarizzazione, situazione abitativa, impieghi lavorativi, interazioni sociali e retribuzioni oltre che ad “impressioni soggettive”, non vi è dubbio che l’Italia applichi un regime di apartheid nei loro confronti."


Niram Ferretti
Alberto Pento è esattamente quello che intende l'autore David Elber. Se si applicasse il criterio che Amnesty International applica ai palestinesi, ai rom, qui da noi o ai gitani in Francia si potrebbe sostenere che sia l'Italia che la Francia applicano un regime di apartheid. Anzi, bisognerà segnalare che in Italia l'apartheid nei confronti dei rom, e in Francia quello nei confronti dei gitani è assai maggiore perché non risultano giudici Rom o gitani e nemmeno ci sono rom e gitani al governo.



Il metodo Amnesty
Nessuna definizione di apartheid si può applicare a Israele, ma Amnesty è determinata a denigrare e delegittimare lo stato ebraico e dunque l’unica cosa che può fare è omettere e travisare i fatti
Alex Safian
4 febbraio 2022

https://www.israele.net/il-metodo-amnesty

Amnesty International ha una lunga storia di accuse malevolmente false contro Israele e in passato ha già dovuto scusarsi per i fantasiosi tweet anti-israeliani postati dalla sua leader, Agnès Callamard (che accusava Israele d’aver assassinato Yasser Arafat ndr).

È quindi del tutto ovvio che nel suo ultimo rapporto in cui afferma che Israele è uno stato illegittimo e di apartheid, Amnesty menta sin dalla prima riga in modo palese e fazioso. Riporta infatti una citazione di Benjamin Netanyahu travisata in modo tale da far credere che sostenga l’accusa di apartheid: “Israele non è uno stato di tutti i suoi cittadini… [bensì] lo stato nazionale del popolo ebraico e solo di esso”. “Messaggio pubblicato online nel marzo 2019 dall’allora primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu”, recita il rapporto di Amnesty, che ripete l’affermazione a pagina 51 citando un post di Netanyahu su Instagram.

Perché la citazione di Amnesty è una bugia? Perché ecco ciò che l’allora premier disse effettivamente sulla questione dello stato nazionale, rispondendo a un post dell’attrice e modella israeliana Rotem Sela: “Cara Rotem, una correzione importante: Israele non è uno stato di tutti i suoi cittadini. Secondo la legge sullo stato nazionale che abbiamo approvato, Israele è lo stato nazionale del popolo ebraico e solo di esso. Come hai scritto tu, non ci sono problemi con i cittadini arabi di Israele: essi hanno gli stessi diritti di tutti noi e il governo del Likud ha investito nel settore arabo più di qualsiasi altro governo” (corsivo aggiunto).

Agnes Callamard, Segretaria generale di Amnesty International (al centro), nella conferenza stampa di martedì a Gerusalemme affiancata dal direttore per ricerca e patrocinio di Medio Oriente e Nord Africa Philip Luther (a sinistra) e dall’attivista della Lista (araba) Congiunta Orly Noy

In altri termini, per denunciare Israele come apartheid Amnesty deve omettere la frase successiva del post di Netanyahu in cui il premier chiariva che Israele non è apartheid e che i cittadini arabi devono avere e hanno uguali diritti. Da propagandisti professionisti quali sono, gli autori di Amnesty hanno semplicemente omesso la frase che non gli tornava comoda.

Se già nella prima riga del suo rapporto Amnesty International non riesce a citare una breve dichiarazione in modo corretto e contestualizzato, come ci si può fidare di quel che dice su questioni più oscure e complicate su punti cruciali, di fatto o di diritto? La risposta breve è che, per quanto riguarda Israele, non ci si può fidare di Amnesty International, né su questioni grandi né su questioni piccole. Tutto il rapporto di Amnesty è costruito in questo modo: inventare nuove false accuse e riciclare una quantità enorme di vecchia propaganda già sconfessata.

Ma prima di entrare nei dettagli del rapporto, è importante esaminare il suo contesto: non solo ciò che include, ma ciò che omette. Incredibilmente, non fa nessuna menzione del gruppo terroristico Jihad Islamica Palestinese. E una ricerca di parole come “terrorismo” “attentato esplosivo” o “suicida”, “pugnalata” o “accoltellamento” rivela che nell’intero rapporto di 211 pagine non c’è una sola menzione di uno specifico attacco terroristico palestinese contro israeliani: c’è solo una frase buttata lì con noncuranza allo scopo di criticare gli sforzi fatti da Israele per difendere i propri civili dagli attacchi terroristici.

Salim Joubran, arabo israeliano, giudice della Corte Suprema quando venne confermata la condanna del presidente Moshe Katsav

Tanto per fare qualche esempio, Amnesty trascura di menzionare lo spaventoso attentato della Pasqua ebraica del 27 maggio 2002 in cui 30 persone vennero uccise e 140 ferite da un attentatore suicida palestinese. Omesso anche l’attentato suicida alla Pizzeria Sbarro di Gerusalemme del 9 agosto 2001 in cui furono uccise 15 persone, tra cui sette bambini. Omesso il doppio attentato suicida del primo dicembre 2001 al centro commerciale pedonale di Via Ben Yehuda a Gerusalemme in cui vennero uccise 11 persone e 180 ferite. Omesso l’attentato del giorno successivo su un autobus di Haifa che uccise 15 persone e ne ferì 40. (Si veda qui un elenco parziale di tali attentati). Questi attentati, e molti altri simili, furono la ragione per la costruzione della barriera di sicurezza e per l’adozione di altre misure di sicurezza che Amnesty utilizza per diffamare Israele e definirlo apartheid. Tuttavia, per qualche motivo Amnesty non ritiene opportuno farvi il minimo riferimento. È semplicemente sbalorditivo come un’organizzazione che si vorrebbe dedita ai “diritti umani” abbia lavorato così duramente per disumanizzare le vittime del terrorismo palestinese, in effetti ammazzandole una seconda volta. (…)

Clicca qui per l’articolo completo (in inglese) dove Alex Safian, direttore associato del Committee for Accuracy in Middle East Reporting in America (CAMERA), esamina e confuta tutta una serie di affermazioni contenute nel rapporto di Amnesty: dalla “proprietà terriera” alla nascita di Israele, al cosiddetto “diritto al ritorno”, ai diritti di cittadinanza, al servizio militare (Amnesty accusa Israele per il fatto che i cittadini arabi non sono obbligati a servire nelle Forze armate ma possono farlo su base volontaria), ai diritti politici ed elettorali degli arabi israeliani (Amnesty si dimentica di citare il fatto che l’attuale coalizione di governo comprende un partito arabo islamista guidato da Mansour Abbas, che è vice ministro e vicepresidente della Knesset), fino alla presenza di giudici arabi, compreso quello che presiedeva la Corte che giudicò e condannò per reati sessuali l’ex presidente Moshe Katsav.

Dunque – conclude Alex Safian – lo stato ebraico pratica una forma unica e finora sconosciuta di apartheid, quella in cui il presidente ebreo israeliano può essere chiuso in prigione per cinque anni da giudici arabi israeliani. E questo è proprio ciò che Amnesty non può ammettere: che nessuna definizione di apartheid si può applicare a Israele. Ma poiché Amnesty è determinata a denigrare e delegittimare Israele con l’etichetta di apartheid, l’unica cosa che può fare è omettere e travisare fatti, leggi e definizioni.

(Da: jns.org, 1.2.22)



Un rapporto di Amnesty International pieno di menzogne contro Israele

Ugo Volli
02-02-2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883
https://www.shalom.it/blog/israele-bc1/ ... e-b1110371

“Un sistema crudele di dominio e di crimini contro l’umanità” … “segregazione” … “repressione brutale” … “dominazione”… “spossessamento ed esclusione”… “oppressione prolungata di milioni di persone”: di chi si parla in questi termini? Del nazismo? Delle colonie europee in Africa? Oggi della Cina in Tibet e con gli Uiguri? Dell’Isis? No, sono alcune delle calunnie che, insieme al termine chiave “apartheid” compaiono sull’ultimo rapporto di Amnesty International contro Israele, appena pubblicato e molto propagandato sui media. È un linguaggio così insensato da aver suscitato perfino lo sdegno del nuovo ambasciatore americano a Gerusalemme, Thomas Nides, nominato da Biden per cercare di annullare le politiche pro-Israele di Trump. Nides ha twittato sul rapporto così: “Ma dai, è assurdo. Questo non è il linguaggio che abbiamo usato e che useremo”. Hanno naturalmente protestato tutti i giornali e i diplomatici israeliani.

In realtà Amnesty International non è affatto nuova a queste sparate. Insieme ad altre associazioni che in teoria dovrebbero occuparsi di diritti umani e magari un tempo lo facevano, ha seguito un percorso di radicalizzazione politica che l’ha messa in prima fila nella guerra diplomatica e mediatica contro Israele. Amnesty ha fatto campagne contro lo stato ebraico nel 2005, nell’11-12, nel 14-15, nel 19-20, sempre mostrando una totale parzialità nei confronti dei gruppi palestinisti e astenendosi dal prendere in considerazione il terrorismo. Anche esplorando questo rapporto di ben 280 pagine, non vi si trovano mai parole come “terrore” “bombe”, “terroristi suicidi”, “accoltellamento”, in generale non si parla del terrorismo palestinista, di quello degli attentati suicidi con le bombe che faceva strage in negozi, autobus, centri di ritrovo fino alla costruzione della barriera di protezione, come di quello “popolare” che ancora miete vittime in questo periodo. E d’altro canto non vi è traccia nel rapporto del fatto che i cittadini arabi di Israele godono di pieni diritti politici economici e sociali, che membri della loro comunità sono giudici della corte suprema, ministri, deputati, professori universitari, ufficiali di polizia, imprenditori, personaggi sportivi e televisivi. Anzi, si sostiene senza alcuna prova e contro l’evidenza, che essi sarebbero “oppressi” ed “espropriati”, soggetti dunque ad “apartheid” quasi come i sudditi dell’Autorità Palestinese.

Amnesty in sostanza racconta che lo Stato di Israele sarebbe nato nel 1948 sulla base di un progetto “razzista” di “privilegiare gli ebrei” e usa come “prova” la “Legge del ritorno” e sullo “stato nazionale del popolo ebraico”, senza considerare che gli stati nazionali sono la grande maggioranza al mondo. Altre prove di “razzismo” vengono inventate analizzando in maniera del tutto scorretta i dati sulla terra: gli ebrei sarebbero colpevoli di aver espropriato le proprietà degli arabi passati al nemico, mentre naturalmente della distruzione e dell’appropriazione dei quartieri ebraici di Gerusalemme, Hebron e dei villaggi di Giudea e Samaria da parte della Giordania non si parla. Non si nomina la volontà genocida esplicitamente dichiarata da parte araba e palestinista come obiettivo di guerre e terrorismo, che sono durati per decenni e ancora continuano ma si condanna sempre l’autodifesa ebraica. Insomma si sposano, senza alcun contraddittorio, le posizioni più estreme del campo palestinista.

L’argomentazione è quasi sempre condotta in maniera del tutto parziale e propagandistica: si cita in maniera ingannevole una mezza frase di Netanyahu, ignorando il contesto che la precisa, si manipolano le cifre statistiche per dimostrare che Israele spossessa e opprime i palestinesi. Le proposte che concludono il rapporto chiedono il “ritorno” di molti milioni di parenti degli arabi fuggiti nel ‘48 e nel ‘67, cioè in pratica la distruzione dello Stato di Israele. E per ottenere questo risultato si propone il boicottaggio dell’economia israeliana, la chiusura di ogni fornitura di mezzi di autodifesa, il blocco delle personalità politiche e militari israeliane “colpevoli” del “reato di apartheid”.

Beninteso, il rapporto ignora il fatto che la vera e programmatica apartheid vige nei territori controllati dall’Autorità Palestinese, come del resto nella maggior parte degli stati arabi, dove nessun ebreo può vivere e neanche passare senza rischiare la vita. Si parla dei terroristi arabi come “prigionieri di coscienza” non violenti e detenuti illegalmente, addirittura regolarmente torturati, ignorando il fatto che la loro “non violenza” è costellata di assassini di donne, vecchi e bambini e che le carceri israeliane sono gestite secondo norme molto illuminate e tolleranti, sotto il controllo della magistratura, e che per esempio molti detenuti sono autorizzati a studiare e spesso si laureano presso prestigiose università israeliane.

Insomma, il “rapporto” è una sequela di falsità propagandistiche che hanno il solo scopo di demonizzare lo stato di Israele e di cercare di facilitarne la distruzione. Viene in mente il fatto che secondo la definizione di dell’IRHA, “negare i diritti nazionali del popolo ebraico” è uno dei modi caratteristici dell’antisemitismo attuale: l’accumulo di tante menzogne non si spiega se non sulla base di un fanatismo antisemita. Ma questo evidentemente ai dirigenti di Amnesty International sta bene, magari con la speranza che si avveri la previsione di Joseph Goebbels: una menzogna ripetuta all’infinito diventa per tutti verità.



PUBBLICATO SUL GIORNALE "IL FOGLIO".
*Perché Israele è la migliore tra le nazioni del mondo nonostante tutte le accuse mosse contro questo paese. È utile conoscere e apprezzare l'unità degli israeliani e la loro volontà di essere nella famiglia delle nazioni.
-Non conosco un'altra nazione sulla terra che, dalla sua fondazione 72 anni fa, ha dovuto sacrificare 25.000 soldati per garantire la sua sopravvivenza.
-Non conosco un'altra nazione sulla terra senza confini riconosciuti.
-Non conosco un'altra nazione sulla terra la cui popolazione abbia vissuto in una perpetua tensione emotiva sin dalla sua creazione.
-Non conosco un'altra nazione sulla terra che è costantemente minacciata di essere cancellata dalla mappa.
-Non conosco un'altra nazione sulla terra minacciata da boicottaggi da nord a sud del pianeta.
-Non conosco un'altra nazione al mondo che abbia vinto tutte le guerre che le sono imposte, non ottenendo un armistizio a loro favorevole.
-Non conosco un'altra nazione sulla terra che fornisce al suo nemico acqua, elettricità, cibo e cure mediche.
-Non conosco un'altra nazione al mondo dove durante le visite ufficiali si pronuncino parole irrispettose e offensive.
Ma non conosco nessun'altra nazione sulla terra che abbia registrato così tanti miracoli in così poco tempo.
Immaginate un ebreo nudo e indifeso di fronte ai forni crematori e un funzionario nazista che era certo che avrebbe liberato l'Europa dal "cancro ebraico".
-Potrebbe questo ebreo immaginare che 72 anni dopo, altri ebrei avrebbero pilotato F-16 nei cieli di Israele e sopra Auschwitz?
- Potrebbe questo ebreo immaginare che la popolazione di Israele oggi sia dieci volte quella del 1948, anno della creazione dello Stato?
- Potrebbe questo ebreo immaginare che in Israele siamo molto più felici che in molti paesi europei?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele abbia la più alta produzione di pubblicazioni scientifiche pro capite al mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele abbia il maggior numero di grandi maestri di scacchi pro capite di qualsiasi città del mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia la nazione i cui accademici producono il maggior numero di articoli scientifici pro capite che in qualsiasi altra parte del mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia la nazione con il più alto rapporto tra diplomi universitari e popolazione nel mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia il paese che, in proporzione alla sua popolazione, ha il maggior numero di start-up al mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia il paese con la più alta percentuale al mondo di computer domestici pro capite?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia il paese che ha assorbito il maggior numero di immigrati negli ultimi cinquant'anni?
Sfortunatamente, non troverai questa notizia nei media, poiché non si adatta allo stereotipo utilizzato che denuncia Israele come un occupante sionista coloniale. Nella coscienza del mondo, la parola "Israele" dovrebbe essere identificata con un aggressore.
Ma lo Stato ebraico, nonostante i media che gli sono ostili, i politici che non mancano di cinismo nei suoi confronti, sta dimostrando di essere capace di offrire il meglio che ha a beneficio dell' umanità.
I terroristi ei loro sostenitori in tutto il mondo odiano Israele perché è una luce per le nazioni che in questa parte del mondo sono un oceano di tenebre.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Amnesty International, mostruosità antisemita-antisraeli

Messaggioda Berto » gio feb 17, 2022 9:58 pm

CHI APPLAUDE AMENSTY INTERNATIONAL
Niram Ferretti
7 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Come volevasi dimostrare, i sostenitori del report di Amnesty, oltre alle ONG di estrema sinistra israeliane che hanno contribuito alla sua redazione, li troviamo tra i jihadisti salafiti di Hamas.
Chissà se il portavoce di Amnesty Intenational Italia, Riccardo Noury, che siede nel panel dei consiglieri di Gariwo, apprezza l'endorsement del rapporto da parte del gruppo terroristico che governa Gaza.
E a proposito di apartheid israeliano, nessuno di questi sedicenti combattenti per i diritti umani, che additano Israele come uno Stato criminale, scrive una riga sulla protesta via Twitter di giovani palestinesi che vivono a Gaza su come Hamas abbia sequestrato l'enclave, del clanismo e familismo imperante, della corruzione endemica. Chi scrive queste cose è ad alto rischio.
Tutto questo deve sparire dalla scena. L'importante è che passi il messaggio che in Israele si pratica l'apartheid, una accusa che discende direttamente dalla Risoluzione 3379 del 10 novembre 1975 che bollava Israele come Stato razzista.




Le forme dell’antisemitismo
Davide Cavaliere
7 Febbraio 2022

http://www.linformale.eu/le-forme-dellantisemitismo/

Amnesty International-Regno Unito ha pubblicato un nuovo rapporto con cui accusa Israele di sottoporre i palestinesi al «crimine contro l’umanità dell’apartheid». L’etichetta di «stato di apartheid» viene applicata, ingiustamente, a Israele da tempo immemore; ma questa volta, la diffamazione si è fatta più estrema, Amnesty International ha infatti accusato Israele di aver praticato la discriminazione razziale sin dalla sua fondazione nel 1948.

È chiaro che un simile rapporto ha come unico obiettivo quello di minare le fondamenta dello Stato di Israele come stato-nazione del popolo ebraico. Si tratta di puro antisemitismo che, in questo caso, si mescola all’avversione verso le nazioni caratteristica della celebre setta filantropica. L’attacco di Amnesty International non è diretto solo alla presunta «apartheid», ma a quella che il rapporto definisce, con malcelato disprezzo, «l’identità ebraica» di Israele.

Si ha l’impressione, leggendo la relazione, che il vero obiettivo polemico sia l’identità nazionale israeliana e il tema della discriminazione razziale un grimaldello per scardinarla. Dato il suo orientamento transnazionale, Amnesty non riesce ad accettare che Israele sia, primariamente, una patria per il popolo ebraico. Quello che l’antropologo Melville Herskovits chiamava il «diritto di ogni individuo alla propria cultura», non è preso in considerazione dall’organizzazione fondata da Benenson, che vede solo e ovunque «esseri umani» e condanna come «razzismo» ogni tentativo di preservare una qualche forma di specificità nazionale o religiosa.

Nel suo rapporto, Amnesty International-UK, caratterizza gli ebrei israeliani come un gruppo razziale autoidentificato, colpevole di preferire sé stesso e la propria sicurezza all’universalismo post-nazionale. Senza rendersene conto, gli attivisti per i diritti umani riprendono un’antica maledizione, quella dell’Ebreo carnale chiuso nel suo egoismo tribale e religioso. Risolutamente transnazionale, Amnesty non può che stigmatizzare la decisione israeliana di fondare lo Stato sull’identità ebraica e di porre delle differenze tra cittadini e non-cittadini.

Il perenne conflitto arabo-israeliano rianima delle rappresentazioni mentali e degli archetipi che si credevano sopiti. L’eresia marcionita, che opponeva il Dio crudele e geloso dell’Antico Testamento a quello amorevole del Nuovo, si ripresenta tra i critici del sionismo e d’Israele. Secondo i neo marcioniti, le politiche israeliane sono riconducibili allo stesso ebraismo, sono consustanziali all’identità ebraica. Da Breyten Breytenbach fino al recente rapporto di Amnesty International, passando per José Saramago e Luis Sepúlveda, tutti condannano le remote e presuntivamente «violente» e «razziste» tradizioni ebraiche.

Insomma, si dovrebbe all’Antico Testamento l’invenzione del razzismo, del genocidio e l’idea di «popolo eletto». La «candela nel filo spinato», inconsapevolmente fedele a questo marcionismo di ritorno, vorrebbe degiudaizzare Israele per far cessare lo «stato di apartheid». Nel momento in cui, in Occidente, la Shoah viene trasformata nel crimine supremo contro l’umanità e suonano le sirene della fusione universale dei popoli, riemerge la condanna dell’Ebreo tribale razzialmente connotato.

Il rapporto di Amnesty International-Regno Unito si richiama a un passato oscuro e si configura come un tentativo di demonizzare e delegittimare Israele attraverso argomenti canonici dell’antisemitismo storico.


Donato Di Segni
L’intero castello di menzogne costituito dal rapporto di Amnesty International poggia su un assunto EDULCORATO relativo a una dichiarazione rilasciata da Benjamin Netanyahu nel 2019 sul tema della “Legge Fondamentale” promulgata nel 2018 dalla Knesset israeliana:
“Israel is not a state of all its citizens... [but rather] the nation-state of the Jewish people and only them” vale a dire: “Israele non è lo stato di tutti i suoi cittadini… [ma piuttosto] la nazione stato del Popolo Ebraico e soltanto di questo”
Mi chiedo quanti abbiano letto il documento in questione con l'intento reale di capirlo, magari supportati dalla reale conoscenza dello spirito della dichiarazione di indipendenza fatta da Ben Gurion il 14 maggio 1948, nonchè del testo del mandato di Palestina promulgato dalla Lega delle Nazioni il 24 luglio 1922. In altre parole mi chiedo chi abbia letto la legge, immerso nell'humus costituito dal secolo abbondante che separa la nascita del Sionismo moderno dalla promulgazione di quest'ultima attesissima legge fondamentale. Lungi dall'essere discriminatoria la legge chiarisce senza estromettere, specifica senza separare ponendo nero su bianco un fatto storicamente imprescindibile, vale a dire che nella terra di Israele tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e ognuno di loro ha pari diritti civili individuali e altrettanto pari diritti religiosi ma che soltanto il popolo ebraico detiene il diritto politico collettivo di autodeterminarsi, soltanto il popolo ebraico ha diritto a istituire in terra di Israele una casa nazionale per il popolo Ebraico, la "medinat haieudi",essendo chiaramente compreso che nulla dovrà essere fatto che possa pregiudiziare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Israele, o i diritti e lo stato politico goduto dagli ebrei in ogni altra nazione, ricordando, quasi alla lettera il secondo preambolo del Mandato di Palestina. La legge, invocando l'essenzialità della "medinat haieudi" per la realizzazione dell'ancestrale aspirazione degli ebrei a tornare liberi sulla propria terra, non implica, mai, nessun respiro religioso! Solo un profondo e definitivo respiro politico! Lo stato, lo stato degli ebrei, ribadisce per ogni suo cittadino il diritto del pari fra pari in ogni espressione del vivere civile e religioso, in ogni espressione del diritto/dovere verso lo stato. Al punto uno della legge troviamo:
1) Principi fondamentali
A. La Terra di Israele è la patria storica del popolo ebraico, in cui lo Stato di Israele si è insediato.
B. Lo Stato di Israele è la patria nazionale del popolo ebraico, in cui questo esercita il suo diritto naturale, culturale, religioso e storico all'autodeterminazione.
C. Il diritto di esercitare l'autodeterminazione nazionale nello Stato di Israele è esclusivamente per il popolo ebraico.
Dalla lettura dei punti 1A e 1B della legge, emerge con ogni evidenza l'affermazione della volontà di esercitare i propri diritti naturali nella propria terra, non certo la negazione della facoltà degli altri all'espressione dei loro diritti culturali religiosi e storici in Israele. Dalla lettura del punto 1C si evince come i diritti politici collettivi di autodeterminazione nazionale siano esclusivo appannaggio del popolo ebraico. Solo gli ebrei possono esprimere autoderminazione nazionale in terra di Israele. Trovare in quanto espresso, una connotazione religiosa o etnica è un esercizio inutile salvo, ed è questo il caso, volersi genuflettere servilmente alla rigida volontà araba di vedere strumentalmente negli ebrei una sorta di complessa congrega religiosa e in quanto tale priva di qualsiasi giustificazione a rivendicare diritti su una qualsiasi terra perchè tali diritti sono di appannaggio esclusivo dei popoli e gli ebrei per gli arabi non sono mai stati un popolo. La negazione arabo mussulmana della natura popolare degli ebrei è strumentale alla negazione dei diritti ebraici sulla palestina mandataria britannica prima e sulla terra di Israele successivamente. Secondo gli arabo/mussulmani gli ebrei dovrebbero restare o tornare nelle loro terre di origine per professarvi la propria religione, ignorando in spregio alla storia, l'origine ancestrale degli ebrei in terra di Israele, la loro origine popolare, la loro cultura plurimillenaria e il loro insopprimibile diritto ad autodeterminarsi sulla propria terra senza per questo ledere i diritti altrui. È proprio sulla negazione preventiva del diritto ebraico sulla terra di Israele che Amnesty International basa tutte le sue fantasiose affermazioni di prevaricazione e di apartheid. Per quell’organizzazione politica travestita da difensore dei diritti umani, il rapporto appena prodotto è nulla altro che una mortifera arma tesa a scardinare lo stato ebraico in quanto tale.


Niram Ferretti
Donato Di Segni è precisamente come hai riportato tu in questo dettagliato post. Riporto quanto da me scritto in proposito nel mio libro, "Il Capro espiatorio: Israele e la crisi dell'Europa": "Il 19 luglio 2018 la Knesset passa con 62 voti contro 55 e lo scarto di due sole astensioni la Legge Base la quale definisce Israele come lo Stato nazionale degli ebrei. La legge si integra con altre leggi base, le quali, in guisa di costituzione strutturano il sistema legale dello Stato ebraico. Tra gli articoli principali della legge l’articolo 1. b afferma che “Israele è la casa nazionale del popolo ebraico, nella quale esso adempie il proprio diritto naturale, culturale, religioso e storico all’autodeterminazione“ mentre l’articolo 1. c afferma che “Il diritto di esercitare l’autodeterminazione nazionale nello Stato di Israele è prerogativa unica del popolo ebraico”. All’ebraico viene riconosciuto lo status di lingua ufficiale nazionale mentre all’arabo viene garantito uno status speciale. Subito, appena la legge è promulgata, si aprono le cataratte delle critiche interne ed esterne le quali hanno come unico comune denominatore quello di accusarla di essere discriminatoria quando non esplicitamente razzista. Il fatto di avere semplicemente sancito una realtà ovvia e indubitabile, che Israele è lo Stato del popolo ebraico, sorto a questo scopo, intorno alla determinazione ebraica di avere il proprio Stato, è, nell’epoca del pensiero debole europeo sulla consistenza nazionale degli stati, nell’epoca del post-nazionalismo e post-identitarismo, nell’epoca comtiana dell’universalismo umano, propugnata dalla UE, una semplice eresia L’ideologia, di nuovo, trionfa sulla realtà. I fatti vengono alterati, deformati, per servire una precisa agenda. La sinistra israeliana si unisce in un unico coro ai partiti arabi che di Israele vorrebbero la scomparsa, per lamentare il carattere antidemocratico di una legge che discriminerebbe di fatto gli arabi, declassandoli a cittadini di secondo rango...Per i demonizzatori di Israele i quali insufflati da cinquanta anni di propaganda, considerano già Israele uno Stato dove vigerebbe l’apartheid, la Legge Base è solo una conferma di ciò che affermanoI fatti raccontano un’altra storia ma vanno, come sempre, separati dall’ideologia. Evelyn Gordon, in un lungo articolo, aiuta a fare luce su di essi: “L’aspetto più sconcertante di questa legge è che non dice nulla di diverso da quanto è stato assiomatico per decenni : Israele è la nazione-stato del popolo ebraico, e all’interno dei suoi confini, solo gli ebrei possono esercitare un’autodeterminazione nazionale— una disposizione che né nega uguali diritti sociali e politici (al contrario di quelli nazionali) per i non ebrei, né preclude la possibilità di uno Stato palestinese nella West Bank e Gaza, i quali si trovano fuori dai suoi confini. La capitale di Israele è Gerusalemme. La sua lingua è l’ebraico. Israele è aperto all’immigrazione ebraica. Si impegnerà a preservare l’eredità degli ebrei della diaspora e rafforzare il loro legame con Israele…In realtà molte delle sue disposizioni sono già codificate nella legislazione esistente. E anche l’apparente novità di “compromettere” lo status dell’arabo, non è un grosso cambiamento, come ha sottolineato lo studioso di giurisprudenza Netanel Fisher: l’arabo non è mai stato uguale all’ebraico (per esempio, le cause in tribunale non possono essere compilate in arabo), e tale status così come era è stato preservato da una clausola che afferma che nulla nella legge “compromette” lo status usufruito dalla lingua araba prima che la Legge Base diventasse effettiva. Inoltre, la legge non sostituisce in alcun modo le leggi base esistenti che sanciscono il sistema di governo democratico israeliano e i diritti umani fondamentali. In modo particolare, la Legge Base del 1922: La Dignita Umana e la Libertà, protegge esplicitamente ‘La dignità di qualsiasi persona in quanto tale,’ e i tribunali hanno interpretato ciò in modo coerente come un impedimento alla discriminazione, sulla base che la discriminazione viola la dignità della persona” .



Elementi di propaganda
Megafono antisionista
Davide Cavaliere
11 Febbraio 2022

http://www.linformale.eu/megafono-antisionista/

Il recente rapporto di Amnesty International in merito al presunto regime di «apartheid israeliano contro i palestinesi» ha trovato in Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, già nel Comitato scientifico di Gariwo e ora retrocesso a contributore, un suo strenuo sostenitore. Un fatto che non sorprende, dato che Noury è una delle voci più faziose e persistenti dell’antisionismo italiano.

Infatti, il portavoce di Amnesty International Italia, si è ripetutamente schierato a favore del movimento Boycott, divestment and sanctions (BDS), ossia della banda internazionale di anti-israeliani che chiede lo strangolamento economico dello Stato ebraico. Noury ha ripetutamente denunciato quella che lui definisce «criminalizzazione» del BDS, sorvolando sul palese antisemitismo del movimento che, in passato, ha incassato anche il sostegno di Hamas, e sulla incessante demonizzazione dello Stato d’Israele operata dall’organizzazione in questione.

In seguito a un articolo di Giulio Meotti apparso su Il Foglio il 13 giugno 2017, dal titolo Umanitaristi Impazziti, in cui il giornalista prende di mira la celebre ONG, Riccardo Noury ha redatto una lettera al giornale nella quale sottolinea che:

«Se, per il diritto internazionale umanitario, gli insediamenti israeliani sono illegali, allora il vantaggio economico realizzato dalle imprese e dalle aziende che lì producono e commerciano va fermato. Amnesty International non sta invitando i consumatori ad aderire a campagne di boicottaggio. Chiede agli stati di rispettare i loro obblighi di diritto internazionale e vietare l’importazione di prodotti provenienti dagli insediamenti illegali».

Noury, evidentemente privo delle conoscenze giuridiche fondamentali per affrontare l’argomento relativo ai cosiddetti «insediamenti illegali», (perché “illegali”?, in base a quale inequivocabile criterio?) cade in contraddizione: da un lato, infatti, afferma che Amnesty International non inviterebbe i consumatori al boicottaggio ma, al tempo stesso, chiede agli stati di vietare l’importazione dei prodotti provenienti da quelli che lui considera degli insediamenti coloniali. Associandosi al BDS, Amnesty e il suo portavoce italiano, di fatto, legittimano il boicottaggio para-nazista d’Israele e rafforzano i suoi nemici teocratici e terroristici.

L’acredine anti-israeliana di Noury si è manifestata in numerose altre occasioni. In un articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano l’11/01/21, il portavoce ha sostenuto che su Israele ricadrebbe la responsabilità della vaccinazione contro il COVID-19 dei palestinesi nella Giudea e nella Samaria. Le sue affermazioni contraddicono quanto scritto negli Accordi di Oslo del 1993, che stabiliscono che la tutela sanitaria dei palestinesi è affidata all’Autorità Nazionale Palestinese. In tutto l’articolo, Noury parla di «territori occupati» e di «coloni», violando così i diritti della verità storica e manifestando la sua adesione a una visione ideologica del conflitto arabo-israeliano. In un post su Facebook datato 21 maggio 2021, nel pieno degli scontri tra Israele e Hamas , l’indefesso difensore dei diritti umani ha scritto:

«Israele accende la miccia (Sheikh Jarrah, al-Aqsa), Hamas attacca obiettivi civili israeliani (i sistemi d’allarme limitano i danni, ma ci sono vittime), Israele attua la rappresaglia contro i civili di Gaza (niente sistemi d’allarme, decine di vittime). Ognuno per i suoi calcoli politici. Tra una settimana, quando tutto (“gli scontri”, come parte della stampa italiana definisce la situazione) sarà risultato eccessivamente troppo, arriverà un cessate il fuoco. Si conteranno i morti in attesa della prossima miccia, dei prossimi attacchi e della prossima rappresaglia. Tutto tragicamente già visto da tempo».

Il post è ricolmo di sciocchezze. Noury faceva riferimento allo sfratto imposto alle famiglie palestinesi di Sheikh Jarrah dal tribunale distrettuale di Gerusalemme, ossia all’esito di un contenzioso legale durato quarant’anni, nel corso del quale gli occupanti abusivi arabi, che hanno loro stessi riconosciuto che le abitazioni non erano loro, sono stati sfrattati perché non pagavano l’affitto. Dunque, Israele non ha accesso alcuna «miccia», come avrebbe voluto far credere il «nostro» portavoce.

Noury è un mentitore seriale. In una intervista rilasciata a Fanpage.it il 13 maggio 2021, ha affermato: «La nostra sensazione è che si stia ripetendo esattamente quello che è già accaduto nel 2008, nel 2012 e nel 2014. Con quel meccanismo solito che conosciamo: la miccia accesa da Israele, Hamas che colpisce obiettivi civili nel sud e nel centro di Israele, e ancora la rappresaglia israeliana che per potenza di fuoco e per una diversa modalità di allarmi fa sì che ci sia una sproporzione di morti da un lato rispetto che dall’altro». Come da canovaccio, tenta di far ricadere su Israele la responsabilità dei conflitti scatenati da Hamas, che ricordiamo essere una formazione islamista e terrorista.

Inoltre, Noury ripropone la principale accusa che Amnesty muove, da decenni, a Israele e che ruota attorno alla nozione di «risposta sproporzionata». Trattasi dell’assurda accusa secondo cui i contrattacchi israeliani causerebbero tassi più elevati di vittime e danni alle proprietà maggiori degli attacchi palestinesi. A questo argomento, manca il fatto che Hamas e altri gruppi terroristici palestinesi usano abitualmente i propri civili come scudi umani. Postazioni quali moschee, ospedali e scuole vengono abitualmente utilizzate come depositi di armi e rampe di lancio per i missili. Di questa realtà, gli «eyewitness» di Amnesty non sembrano accorgersi, proprio come il portavoce.

Insomma, Riccardo Noury è megafono di tutti i pregiudizi antisionisti dell’associazione che rappresenta.




Immaginate se in seno all'ONU ci fosse una commissione d'inchiesta per violazione dei diritti umani solo ed esclusivamente per l'Italia.

Noi che amiamo Israele
11 febbraio 2022

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 2896336401

Non per l'Iran, non per la Cina, la Turchia o l'Afghanistan ma solo per l'Italia. E se, in base a Risoluzioni adottate solo nei confronti degli italiani, i nostri militari e ragazzi dell'esercito rischiassero di essere arrestati ( in qualsiasi parte del mondo) e processati per "crimini di guerra contro l'umanità" perché difendono i propri cittadini civili.
Solo loro, non i talebani o miliziani di gruppi terroristici, Turchi o Cinesi. Solo gli italiani.
Ecco.
Questa follia discriminatoria, è quanto accade nei confronti dello Stato di Israele.
Una commissione ideata ad hoc, con il voto favorevole della Cina e altri noti paesi democratici, volta a giudicare Israele e solo Israele, attraverso metri politici e non giuridici.
Come giurista internazionale è stata scelta e messa alla guida della commissione permanente contro Israele Navi Pillay.
La Pillay è ben nota per le sue attività anti israeliane, nominò ben quattro missioni d’inchiesta contro Israele, più di qualsiasi altro paese del mondo.
Fra queste, lo screditato Rapporto Goldstone che venne successivamente sconfessato dal suo stesso autore, fu responsabile della nomina a relatore speciale per i palestinesi del professore di diritto internazionale Richard Falk, radicalmente anti israeliano.
E sempre la Pillay, come se non bastasse, convocò la famigerata conferenza di Durban II “contro il razzismo” che offrì una tribuna all’allora presidente iraniano antisemita Mahmoud Ahmadinejad, dalla quale negò la Shoah.
Ma tutto questo va bene per Madama la Marchesa, per Amnesty International, per Riccardo Noury che attraverso lo sfruttamento del diritto internazionale si auto eleggono a giudici del bene e dei diritti.
Israele è uno Stato con un sistema giuridico che funziona, chi crede che abbia bisogno di commissioni votate da Paesi come la Cina o ong politicamente ideologizzate per essere giudicato o è uno stolto o è in malafede.
Con buona pace di Amnesty International.
Tramite R.V


Navi Pillay
https://it.wikipedia.org/wiki/Navanethem_Pillay
Navanethem Pillay chiamata anche Navi Pillay (in tamil: நவநீதம் பிள்ளை) (Durban, 23 settembre 1941) è un magistrato sudafricano, giudice della Corte penale internazionale e Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani dal 2008 al 2014.
Sudafricana di origine tamil è stata la prima donna non-bianca presso l'Alta corte del Sudafrica, è stata magistrato presso la Corte penale internazionale e presidente del Tribunale penale internazionale per il Ruanda. Ha adottato il documento "Born Free and Equal" nelle orientamento sessuale e identità di genere di diritto internazionale, settembre 2012.


Rapporto Goldstone
https://it.wikipedia.org/wiki/Rapporto_Goldstone
Il Rapporto Goldstone è un documento preparato per l'Onu dal magistrato sudafricano Richard J. Goldstone, di origini ebraiche, in collaborazione con un gruppo di avvocati, in seguito all'operazione militare israeliana Piombo fuso.
Il rapporto Goldstone critica entrambi i contendenti per il conflitto che, iniziato il 27 dicembre 2008 e finito il 18 gennaio 2009, ha ucciso oltre 1.387 palestinesi, centinaia dei quali civili, e 13 israeliani, tre civili. Il rapporto accusa in particolare l'esercito israeliano di aver commesso crimini di guerra durante le operazioni militari nella Striscia di Gaza.
Il rapporto Goldstone ha dato sei mesi a Israele e ad Hamas per sostenere adeguate indagini e fornire risposte sui rilievi riportati dal rapporto. In caso di mancata collaborazione, la Corte penale internazionale con sede all'Aia potrebbe istituire un procedimento legale contro le parti e potrebbe portare i colpevoli in tribunale e quindi eventualmente condannarli, aprendo una nuova strada alla giustizia internazionale, capace di agire nonostante le eventuali protezioni dei paesi schierati con le grandi potenze: USA, Russia e Cina.


Richard Falk
Intervista al giurista ed ex relatore speciale delle Nazioni unite: «Tel Aviv vuole convincere il mondo che non esista una soluzione. Ma i popoli ora sanno che la resistenza popolare può supplire all’inferiorità militare: dalla loro parte hanno la superiorità morale e un fine più alto, l’autodeterminazione»
21 maggio 2018
https://nena-news.it/richard-falk-un-ma ... possibile/



PUBBLICATO SUL GIORNALE "IL FOGLIO".
6 febbraio 2022

https://www.facebook.com/grupposionisti ... 4508668866

*Perché Israele è la migliore tra le nazioni del mondo nonostante tutte le accuse mosse contro questo paese. È utile conoscere e apprezzare l'unità degli israeliani e la loro volontà di essere nella famiglia delle nazioni.
-Non conosco un'altra nazione sulla terra che, dalla sua fondazione 72 anni fa, ha dovuto sacrificare 25.000 soldati per garantire la sua sopravvivenza.
-Non conosco un'altra nazione sulla terra senza confini riconosciuti (ben definiti e universalmente riconosciuti).
-Non conosco un'altra nazione sulla terra la cui popolazione abbia vissuto in una perpetua tensione emotiva sin dalla sua creazione (per i continui attacchi bellici e terroristi e il rischio di essere sterminata).
-Non conosco un'altra nazione sulla terra che è costantemente minacciata di essere cancellata dalla mappa.
-Non conosco un'altra nazione sulla terra minacciata da boicottaggi da nord a sud del pianeta.
-Non conosco un'altra nazione al mondo che abbia vinto tutte le guerre che le sono imposte, non ottenendo un armistizio a loro favorevole.
-Non conosco un'altra nazione sulla terra che fornisce al suo nemico acqua, elettricità, cibo e cure mediche.
-Non conosco un'altra nazione al mondo dove durante le visite ufficiali si pronuncino parole irrispettose e offensive.
Ma non conosco nessun'altra nazione sulla terra che abbia registrato così tanti miracoli in così poco tempo.
Immaginate un ebreo nudo e indifeso di fronte ai forni crematori e un funzionario nazista che era certo che avrebbe liberato l'Europa dal "cancro ebraico".
-Potrebbe questo ebreo immaginare che 72 anni dopo, altri ebrei avrebbero pilotato F-16 nei cieli di Israele e sopra Auschwitz?
- Potrebbe questo ebreo immaginare che la popolazione di Israele oggi sia dieci volte quella del 1948, anno della creazione dello Stato?
- Potrebbe questo ebreo immaginare che in Israele siamo molto più felici che in molti paesi europei?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele abbia la più alta produzione di pubblicazioni scientifiche pro capite al mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele abbia il maggior numero di grandi maestri di scacchi pro capite di qualsiasi città del mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia la nazione i cui accademici producono il maggior numero di articoli scientifici pro capite che in qualsiasi altra parte del mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia la nazione con il più alto rapporto tra diplomi universitari e popolazione nel mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia il paese che, in proporzione alla sua popolazione, ha il maggior numero di start-up al mondo?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia il paese con la più alta percentuale al mondo di computer domestici pro capite?
-Potrebbe questo ebreo immaginare che Israele sia il paese che ha assorbito il maggior numero di immigrati negli ultimi cinquant'anni?
Sfortunatamente, non troverai questa notizia nei media, poiché non si adatta allo stereotipo utilizzato che denuncia Israele come un occupante sionista coloniale. Nella coscienza del mondo, la parola "Israele" dovrebbe essere identificata con un aggressore.
Ma lo Stato ebraico, nonostante i media che gli sono ostili, i politici che non mancano di cinismo nei suoi confronti, sta dimostrando di essere capace di offrire il meglio che ha a beneficio dell' umanità.
I terroristi ei loro sostenitori in tutto il mondo odiano Israele perché è una luce per le nazioni che in questa parte del mondo sono un oceano di tenebre.




Striscia di Gaza: la protesta contro Hamas smaschera Amnesty International
12 febbraio 2022

https://www.francolondei.it/striscia-di ... rnational/

Mentre Amnesty International lancia accuse assurde contro Israele e si dimentica completamente della Striscia di Gaza e di Hamas, la popolazione araba palestinese sotto la dittatura di Hamas per la prima volta insorge contro i terroristi che strangolano la Striscia e lo fa partendo dai social.

Centinaia di utenti hanno utilizzato l’hashtag #خطفوا-غزة (Hanno rapito Gaza) per condividere post che denunciano i tiranni di Hamas e il loro governo.

“I ladri non possono costruire uno stato che si prenda cura degli interessi del suo popolo, così come non possono liberare una patria occupata”, ha twittato Sad Abdalah, riferendosi alla dittatura di Hamas.

L’attivista di Gaza Amin Abed ha postato sulla sua pagina Facebook: “…Gaza è l’unico posto al mondo in cui, quando vai avanti, torni indietro grazie ai suoi governanti“.

Ha detto che la campagna ha lo scopo di “rendere il sovrano [Hamas] consapevole delle sue responsabilità dopo aver raggiunto un livello insopportabile di ingiustizia e deterioramento in tutti gli aspetti della vita“.

Amin Abed continua la sua denuncia scrivendo: “niente può descrivere la crudele realtà a Gaza. Come si può giustificare l’ultima demolizione di chioschi sulla spiaggia a Jabalia [nel nord della Striscia di Gaza], l’unica fonte di sostentamento per i giovani laureati disperati che hanno perso la speranza di trovare un lavoro! Come giustificare le tasse ingiuste estorte in cambio di nessun servizio! La disoccupazione alle stelle! L’estrema povertà!”

Scolpiamo queste parole nella pietra prima che questo gruppo di attivisti faccia la fine dei loro predecessori, cioè finisca in qualche discarica di Gaza e magari facciamole avere ad Amnesty International prima che facciano finta di niente.

Prendiamo nota di questa protesta contro Hamas fatta coraggiosamente a viso aperto da coloro i quali hanno capito che le condizioni in cui versa la Striscia di Gaza sono da attribuire ad Hamas e non a Israele, anche se come sempre viene incolpata anche Gerusalemme per il blocco di sicurezza.

I denigratori di questa campagna sostengono che sia alimentata dalla Autorità Palestinese, l’altra dittatura palestinista basata nella cosiddetta “Cisgiordania” allo scopo di indebolire politicamente Hamas.

Tuttavia questa accusa viene smentita direttamente dall’organizzatore della campagna, Amer Balosha, un attivista per i Diritti Umani laureato in giurisprudenza arrestato da Hamas e ora rifugiato in Turchia.

“Questa campagna [online], è un’estensione del movimento del 2019 [“We Want to Live”], ed è interamente basata sulle richieste di standard di vita di base come la risoluzione delle crisi dell’elettricità, dei valichi, della disoccupazione, delle tasse, della salute e dei sistemi di istruzione e non ha nulla a che fare con Hamas in quanto partito politico ma in quanto detentore del potere” ha detto Balosha.

Circa l’80% della popolazione di Gaza è dipendente dagli aiuti internazionali, aiuti che passano esclusivamente da Israele nonostante anche l’Egitto [paese arabo] confini con la Striscia di Gaza.

Questa protesta smaschera definitivamente le false accuse di Amnesty International e mostra con limpida chiarezza l’ipocrisia dell’ex Nobel per la pace oltre e indicare dove sta veramente il problema per le popolazioni palestinesi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Amnesty International, mostruosità antisemita-antisraeliana

Messaggioda Berto » gio feb 17, 2022 9:59 pm

RAZZA E COLORE
Michelle Mazel
8 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

Nel 2020, dopo la morte di George Floyd, l’afroamericano che rimase per lunghi minuti sotto il ginocchio di un agente di polizia prima di morire per soffocamento, milioni di americani hanno scandito in coro “Black lives matter”. Questa reazione spontanea e, diciamolo, legittima, che riguardava soprattutto la violenza della polizia contro gli afroamericani, è rapidamente sfociata in scene di tumulti e saccheggi in tutti gli Stati Uniti. La polizia spesso lasciava perdere per non aggravare una situazione già esplosiva.
Il movimento ha poi rapidamente varcato i confini e in segno di solidarietà simili proteste hanno avuto luogo in tutto il mondo, soprattutto nell'Europa dell'Est e in Scandinavia, dove il problema è quasi inesistente. Nel contempo, il fenomeno “Woke” incitava a far sentire colpevoli tutti i “bianchi”, non solo per la schiavitù, ma anche per quella macchia originale che hanno solo loro, ovvero il colore della loro pelle; i bianchi dovrebbero quindi compiere un atto di contrizione e di pentimento. Da questo, ad esempio, nasce una folle campagna volta a rivedere la storia attraverso questo prisma per condannare Cristoforo Colombo come “colpevole” di aver introdotto l'uomo bianco nel continente americano e attraverso di lui il flagello della schiavitù. La comunità afroamericana si chiude in una strategia da vittima, di cui esige l’esclusività.
L'attrice, autrice e oggi alta sacerdotessa dell’ideologia “Woke”, Whoopi Goldberg, durante un programma sul canale ABC, ha negato l'esistenza di qualsiasi legame tra la Shoah e qualsiasi forma di razzismo sulla base del fatto che le vittime ebree e i loro carnefici nazisti erano entrambi bianchi.
Ascoltiamola: “Siamo onesti su questo argomento, perché l'Olocausto non riguarda la razza. Si tratta della disumanità dell'uomo nei confronti dell'uomo. Ecco di cosa si tratta. Ma questi sono due gruppi di bianchi. È il modo in cui le persone si comportano le une con le altre. Sono dei bianchi che lo fanno ad altri bianchi.”
Per lei il massacro di sei milioni di ebrei, uomini, donne e bambini è stato solo il risultato della disumanità dell'uomo nei confronti dell'uomo, niente di più o in ogni caso, il risultato di un conflitto tra due gruppi di individui appartenenti alla razza bianca.
Inutile dire che Whoopi Goldberg evidentemente non ha mai letto il Mein Kampf e la teoria della razza al centro della politica di sterminio, e forse non ne ha mai sentito parlare. In sostanza cosa sa lei della soluzione finale, delle atrocità di cui furono vittime gli ebrei, della politica genocida di Hitler? Le sue dichiarazioni testimoniano una crassa ignoranza piuttosto che una forma di antisemitismo da cui lei si difende.
Un'ignoranza che deve estendersi alla realtà dei campi di sterminio; come interpretare altrimenti l'uso di questo cliché che è “la disumanità dell'uomo nei confronti dell'uomo” del tutto privo di emozione. Non l’interessava minimamente il destino degli ebrei; l'importante era preservare il dogma che solo gli afroamericani possono affermare di essere vittime del razzismo. Probabilmente non è l'unica a pensarla così. Non resta che osservare le reazioni indignate dei suoi sostenitori per le due settimane di sospensione che gli studios le hanno inflitto.




Alberto Pento
Il delinquente abituale nero Giorge Floyd non è morto per soffocamento, durante l'arresto per essere stato bloccato giustamente dal poliziotto bianco in quanto soggetto pericoloso che resisteva all'arresto, è morto circa un'ora dopo all'ospedale ed era strafatto di fentanyl, una droga che in certa dose e in certe circostanze psicofisiche può essere mortale.
Poi non è affatto vero che la polizia americana statunitense è violenta contro i neri per razzismo, la polizia americana giustamente è violenta contro la criminalità violenta che ammazza i poliziotti e che negli USA in buona parte è costituita da neri che in proporzione al numero rispetto ai bianchi, delinquono in modo violento molto di più dei bianchi.

Alessandro Della Mea
L’ignoranza storica sullo schiavismo è abissale si dimentica che sino al 1700 gli arabi usavano far razzie per le coste del sud Europa rapendo milioni di europei, senza contare i milioni di decine di africani schiavizzati dagli arabi e poi venduti per mezzo mondo.

Alberto Pento
I primi schiavisti in Africa furono i tribalisti africani e poi gli arabi maomettani e i non arabi africani divenuti maomettani, furono sempre loro che per primi cacciarono gli africani per ridurli in schiavitù e venderli ai trafficanti di schiavi bianchi lungo le coste del continente nero che poi li trasferivano in catene nelle Americhe.

Franco Licciardello
Ma anche gli europei facevano razzie per procurarsi schiavi lungo le coste del Nordafrica, anche se di questo si parla poco. Secondo la mia visione ci sta una differenza di percezione del diverso fra europei ed americani, al riguardo vorrei ricordare che fino al 1967 negli Usa era reato avere rapporti sessuali fra bianchi e neri (ed i giudici qualche barzelletta l' hanno pure raccontata). Già nell' antichità gli europei conoscevamo l'altro (le lotte contro i mori o contro i tatari ad esempio), è stato con le scoperte geografiche che è iniziata la cosiddetta ' missione civilizzatrice' o 'di evangelizzazione' o 'del fardello dell'uomo bianco' o di ' rules Britannia', che sull' onda dell'Illuminismo e dei suoi successori, attraverso la ' morte di Dio' hegeliana, divenne la pseudoscienza dell' antropologia razzista, e della riscoperta wolks, il cui brodo culturale darà origine ai movimenti nazi-fascisti. Gli Stati Uniti non hanno avuto tutto questo ma una Guerra Civile combattuta con le bandiere di abolire la schiavitù che ha segnato grandemente il Paese. Difatti un giudice nel 1922 non esitò a definire una emigrata siciliana di razza nera (grazie anche agli studi Lombroso), mizzica se avessero letto la stima genetica del mio DNA sarebbero impazziti! 0,8 '/' Nigeriano, 8,5 '/. Ebreo askenazi, 7,4 turco-iranico, 4,6 mediorientale, 14 '/. Berbero, 5 '/. Nord europeo, 34 '/' Siceliota, e 25 '/' italico. Quindi non mi stupisce più di tanto la frase di Whoopy, semmai ci sta da lavorare nella cultura statunitense

Franco Licciardello
Questo è il più famoso quello di Edith Lobue per quanto riguarda i siciliani, altro caso famoso di reato di miscegenation furono i genitori di Obama https://casetext.com/case/rollins-v-state-120

Franco Licciardello
Alessandro Della Mea su questo ok, ma ricordati se ci sta un'offerta allora a monte ci sta una domanda. Interi stati africani si basarono sul commercio degli schiavi, e non ti è difficile trovare africani che maledivano la tratta ed africani che benedivano la tratta. Le colpe non sono da un lato solo della vicenda


Alberto Pento
Gli schiavi europei bianchi e cristiani degli africani mori e maomettani.

La tratta barbaresca degli schiavi era il commercio degli schiavi europei che fiorì negli stati barbareschi del Maghreb, gli attuali Marocco, Algeria, Tunisia e Libia occidentale, tra il XVI e il XIX secolo. Questi mercati prosperarono mentre gli stati erano nominalmente sotto il dominio ottomano, ma in realtà erano sostanzialmente autonomi.

https://it.wikipedia.org/wiki/Tratta_ba ... li_schiavi

Al mercato degli schiavi nordafricano si commerciavano schiavi di origine europea. Questi venivano catturati dai corsari barbareschi in incursioni sulle navi e sulle città costiere di città italiane, spagnole, portoghesi, francesi, inglesi, dei Paesi Bassi, fino ad arrivare in Islanda. Uomini, donne e bambini venivano catturati; a causa dell'entità devastante di queste azioni un grande numero di centri abitati costieri, in particolare nell'Europa mediterranea, vennero abbandonate.

Il professor Robert Davis, insegnante di storia alla Ohio State University, descrive la tratta bianca degli schiavi come minimizzata dalla gran parte degli storici moderni nel suo libro Christian Slaves, Muslim Masters: White Slavery in the Mediterranean, the Barbary Coast and Italy, 1500-1800. Davis stima che, solamente da parte di schiavisti da Tunisi, Algeri e Tripoli, 1-1.25 milioni di cristiani europei vennero schiavizzati in Maghreb dall'inizio del XVI secolo alla metà del XVIII (questo numero non comprende gli europei schiavizzati dal Marocco ed altri assalitori delle coste del Mediterraneo), e circa 700 americani vennero fatti prigionieri in questa regione tra il 1785 e il 1815. Le statistiche doganali del XVI-XVII secolo suggeriscono che un ulteriore apporto di schiavi importati da Istanbul dal Mar Nero potesse arrivare ad un totale di 2.5 milioni dal 1450 al 1700.

Il mercato declinò dopo la sconfitta degli Stati barbareschi nelle guerre barbaresche e finì definitivamente poco dopo il 1830, con la conquista francese dell'Algeria.



L'"Apartheid" israeliano e i suoi chansonniers

8 febbraio 2022

http://www.linformale.eu/lapartheid-isr ... nsonniers/

http://www.linformale.eu/quinta-colonna-2/

Tra i numerosi siti che propagano a mo di megafono la propaganda contro Israele, c’è ampia scelta, uno fra i tanti è il sito di Fujiko Formazione, una radio con sede a Bologna, che, quando si occupa di Medio Oriente, e nello specifico di Israele, segue pedissequamente le coordinate dell’Autorità Palestinese.

Non è tanto il sito in sè a interessarci, quanto un recente articolo che, prendendo le difese dell’inverecondo rapporto di Amnesty International secondo il quale in Israele si praticherebbe l’apartheid, condensa in un paragrafo una serie sorprendente di menzogne. Vale la pena riportarle perchè sono la dimostrazione di come le accuse contro Israele, al di là di quella realtiva al “genocidio” dei palestinesi, siano poche, ripetute, e grottesche, un po’ come le false mappe della presunta espansione israeliana ai danni dei palestinesi, che circolano da anni, malgrado siano una bufala degna di Amici Miei https://www.israele.net/la-false-mappe- ... israeliana.

Ma c’è poco da fare, la coazione a ripetere è una prerogativa necessaria della propaganda, anzi è la sua stessa ragione d’essere, così, a proposito del rapporto in questione, sul sito citato leggiamo che:

“Nelle 278 pagine del rapporto di Amnesty International…vengono dettagliate le pratiche israeliane che portano al dominio e all’estrema discriminazione nei confronti dei palestinesi. I grandi limiti alla libertà di movimento, la requisizione delle terre, il divieto di edificare, le discriminazioni in tema di ricongiungimenti famigliari, le uccisioni illegali, le deportazioni di popolazioni o la loro cacciata da villaggi o quartieri, come è avvenuto a Gerusalemme Est nel maggio dello scorso anno, la ripartizione discriminatoria delle risorse. Sono queste ed altre le misure praticate da Israele”.

Queste sarebbero le accuse, che, saldate una all’altra come gli anelli di una solida catena imprigionerebbero i palestinesi nel ferreo giogo dell’apartheid. Sulla natura dell’apartheid, i suoi requisiti base, ha già chiarito nel suo articolo, David Elber http://www.linformale.eu/il-grottesco-i ... onal/sugli aspetti contenuti invece in questa requisitoria, è il caso di soffermarsi brevemente per decostruirne gli assunti base.

Procedendo con ordine dobbiamo iniziare con la prima libertà negata in Israele ai palestinesi. Effettivamente, da Gaza gli abitanti, chiusi nell’enclave governata da Hamas dal 2007, non ci sono flussi in Israele. Non risultano nemmeno flussi da Israele a Gaza. Diversa è la situazione nei cosiddetti territori “occupati”, ovvero la Giudea e Samaria dove i flussi di movimento dei frontalieri palestinesi che ogni giorno entrano in Israele, è regolato da checkpoint, visto lo statuto speciale di questi ultimi, normato dagli Accordi di Oslo del 1993, così come si trovano checkpoint in altri punti del paese, la cui presenza, come quella della barriera fatta costruire nel 2002 durante la Seconda Intifada, si è resa necessaria per garantire la sicurezza dei cittadini israeliani. È singolare che nel rapporto di Amnesty International la barriera non venga anche essa considerata un simbolo tangibile dell’apartheid.

Sono 87.000 i palestinesi che, provenienti dai territori lavorano legalmente in Israele, mentre 35,000 lavorano negli insediamenti israeliani. Recentemente Israele ha concesso 16.000 permessi supplementari per aiutare la precaria economia dell’Autorità Palestinese. Sono dati che evidenziano quanto Israele limiti il movimento dei palestinesi residenti fuori dal suo perimetro.

Veniamo alla “requisizione delle terre” considerate di proprietà araba. Lo faremo facendo un salto indietro, retrocedendo per l’esattezza al periodo ottomano quando gli arabi possedevano circa il 15% della terra. Oggi, nel 2022, la percentuale è la medesima. Bisogna però dire che nel corso degli anni determinati terreni di proprietà araba laddove ritenuto necessario sono stati espropriati dallo Stato, sempre con compensazione economica nei confronti dei legittimi proprietari. Secondo le normative del diritto internazionale l’espropriazione di un terreno per ragioni di difesa militare, sempre dietro compensazione economica, è ammessa, così come stabilto con chiarezza dalla IV Convenzione dell’Aia del 1907.

In tutti i paesi civili, e Israele non si vede perchè dovrebbe fare eccezione, l’edificazione è consentita secondo le leggi vigenti, le edificazioni abusive sono considerte un reato. La percentuale di abusivismo edilizio palestinese in Israele, nonostante “l’apartheid”, è endemica. Ancora nel 2017, secondo quanto riferito alla Knesset da Marco Ben Shabat della Divisione di Vigilanza nell’Area C della Giudea e Samaria, il 60% delle strutture abusive palestinesi costruite era ancora intatto dal 2010. Fino al 2010 solo dal 10% al 15% delle strutture abusive era stato buttato giù e solo il 30, 35% demolito. Evidentemente, per gli estensori del rapporto di Amnesty International, l’abusivismo palestinese dovrebbe essere condonato così come dovrebbero essere considerare illegali tutte le uccisioni di terroristi.

Si ricorda qui il caso della grande manifestazione organizzata da Hamas con la collaborazione parziale di Fatah e della Jihad islamica organizzata il 30 aprile del 2017 al confine di Gaza con Israele e che avrebbe dovuto culminare tra il 14 e il 15 maggio dello stesso anno. In mezzo a 40.000 partecipanti, il 30 marzo, l’esercito israeliano uccise 16 manifestanti. Ventiquattro ore dopo l’esecrazione internazionale, l’IDF fu in grado di mostrare le fotografie dei 16 morti, qualificati dalla stampa di mezzo mondo come “innocenti” e “pacifici” manifestanti, in assetto militare. Erano infatti membri della Brigata Izz ad-Din al-Qassam, rivendicati successivamente da Hamas stesso come propri miliziani. Vi furono 62 altri morti successivamente, quelli che Massimo D’Alema, in una intervista, defini come vittime disarmate di un “barbaro eccidio”. Fu lo stesso portavoce di Hamas a rivendicarne 50 come propri miliziani. Gli esempi potrebbero essere molti altri, ma per Amnesty International, queste uccisioni sono da considerarsi “illegali”, come lo è l’uccisione di qualsiasi altro terrorista da parte della polizia israeliana o dell’esercito.

Discendendo per li rami, in Israele i ricongiungimenti familiari sono disciplinati burocraticamente come in qualsiasi altro paese, tuttavia vi è una legge restrittiva relativamente al ricongiungimento di cittadini palestinesi residenti nei territori, sposati con cittadini palestinesi residenti in Israele. La legge venne introdotta nel 2003 al culmine della Seconda Intifada per motivi di sicurezza dopo che un membro di Hamas, Shadi Tubasi, il quale ottenne la carta di identità israeliana in virtù del suo matrimonio, uccise sedici israeliani in uno dei più brutali attachi terroristici del periodo.

Circa 130,000 palestinesi ottennero il ricongiungimento familiare durante gli anni ’90. Secondo lo Shin Bet 155 di costoro e i loro discendenti si sono resi responsabili di atti di terrorismo dal 2001 in poi. Ma tutto questo scompare dalla scena per i fautori della “discriminazione” che questa legge esemplificherebbe, occultando le ragioni della sua entrata in vigore. Essa sarebbe un simbolo dell’apartheid che vigerebbe in Israele.

“La deportazione di popolazioni”, è forse il gioiello della corona del rapporto di Amnesty International e si coniuga perfettamente con l’accusa di “pulizia etnica”, quella che, nella fabula neocolonialista di Illan Pappe, pupillo di ogni propalestinese duro e puro, sarebbe avvenuta da parte ebraica nei confronti della popolazione araba, durante la guerra del 1948. La pietra di inciampo, in questo caso è però vistosa.

È sempre la storia (ovvero i fatti) a sostenerci. Nel 1948 nel territorio mandatario risiedevano complessivamente circa 1.300.000 arabi. Oggi nello stesso territorio ne risiedono 6.400.000 (1.800.000 in Israele, 2.800.000 nei territori amministrati dall’ANP e 1.800.000 a Gaza). Per quanto riguarda Gerusalemme la situazione è la seguente: nel 1967 vi risiedevano 263.000 arabi, oggi sono 320,000 su 900.000 complessivi, ovvero la percentuale più (35%) dall’inizio del primo censimento effettuato nel 1840. Un caso davvero clamoroso quello di Israele, in cui la deportazione della popolazione araba l’ha esponenzialmente incrementata.

L’ultimo misfatto elencato è la discriminazione delle risorse, altro segno inequivocabile, secondo Amnesty International, del suprematismo razziale ebraico. In questa circostanza ci possono venire in soccorso gli Accordi di Oslo.

Nell’appendice I, all’Art. 40, le parti concordarono in modo estremamente dettagliato sull’utilizzo delle risorse, i compiti delle parti nella gestione del sistema idrico e lo stabilirsi di una commissione congiunta per la verifica del fabbisogno della popolazione. Tra i compiti di parte israeliana, c’è quello di fornire la maggior parte dell’acqua per la popolazione palestinese.

Inizialmente, fu stabilito che le autorità israeliane dovessero fornire una quantità pari a 28.6 mcm/anno di acqua fresca. Nel corso degli anni successivi la commissione congiunta aumentò enormemente la quantità d’acqua per migliorare la situazione idrica dei palestinesi. Già nei primi anni 2000, la quantità erogata da Israele è passata da 28.6 mcm/anno (concordata negli accordi di Oslo) a 47 mcm/anno fino a raggiungere i 52 mcm/anno.

Tuttavia, per Riccardo Noury, rappresentante italiano di Amnesty International, non ci sono dubbi, l’apartheid israeliano è una realtà di fatto.



Quinta colonna

10 febbraio 2022
http://www.linformale.eu/quinta-colonna-2/

Tra i numerosi siti che propagano a mo di megafono la propaganda contro Israele, c’è ampia scelta, uno fra i tanti è il sito di Fujiko Formazione, una radio con sede a Bologna, che, quando si occupa di Medio Oriente, e nello specifico di Israele, segue pedissequamente le coordinate dell’Autorità Palestinese.

Non è tanto il sito in sè a interessarci, quanto un recente articolo che, prendendo le difese dell’inverecondo rapporto di Amnesty International secondo il quale in Israele si praticherebbe l’apartheid, condensa in un paragrafo una serie sorprendente di menzogne. Vale la pena riportarle perchè sono la dimostrazione di come le accuse contro Israele, al di là di quella realtiva al “genocidio” dei palestinesi, siano poche, ripetute, e grottesche, un po’ come le false mappe della presunta espansione israeliana ai danni dei palestinesi, che circolano da anni, malgrado siano una bufala degna di Amici Miei https://www.israele.net/la-false-mappe- ... israeliana.

Ma c’è poco da fare, la coazione a ripetere è una prerogativa necessaria della propaganda, anzi è la sua stessa ragione d’essere, così, a proposito del rapporto in questione, sul sito citato leggiamo che:

“Nelle 278 pagine del rapporto di Amnesty International…vengono dettagliate le pratiche israeliane che portano al dominio e all’estrema discriminazione nei confronti dei palestinesi. I grandi limiti alla libertà di movimento, la requisizione delle terre, il divieto di edificare, le discriminazioni in tema di ricongiungimenti famigliari, le uccisioni illegali, le deportazioni di popolazioni o la loro cacciata da villaggi o quartieri, come è avvenuto a Gerusalemme Est nel maggio dello scorso anno, la ripartizione discriminatoria delle risorse. Sono queste ed altre le misure praticate da Israele”.

Queste sarebbero le accuse, che, saldate una all’altra come gli anelli di una solida catena imprigionerebbero i palestinesi nel ferreo giogo dell’apartheid. Sulla natura dell’apartheid, i suoi requisiti base, ha già chiarito nel suo articolo, David Elber http://www.linformale.eu/il-grottesco-i ... onal/sugli aspetti contenuti invece in questa requisitoria, è il caso di soffermarsi brevemente per decostruirne gli assunti base.

Procedendo con ordine dobbiamo iniziare con quella che sarebbe la prima libertà negata in Israele ai palestinesi. Da Gaza, l’enclave governata da Hamas dal 2007 i palestinesi cercano, se viene loro consentito, di andare a lavorare in Israele. Sono diecimila i permessi lavorativi istituiti da Israele per i palestinesi residenti nell’enclave. Nei cosiddetti territori “occupati”, ovvero la Giudea e Samaria (Cisgiordania, West Bank) i flussi di movimento dei frontalieri palestinesi che ogni giorno entrano in Israele è regolato da checkpoint, visto lo statuto speciale di questi ultimi, normato dagli Accordi di Oslo del 1993, così come si trovano checkpoint in altri punti del paese, la cui presenza, come quella della barriera fatta costruire nel 2002 durante la Seconda Intifada, si è resa necessaria per garantire la sicurezza dei cittadini israeliani. Anche essa un simbolo tangibile dell’apartheid.

Alcuni numeri possono farci capire in che misura il movimento dei palestinesi che vivono nei territori sia coartato. Sono 87.000 i palestinesi che, provenienti dai territori lavorano legalmente in Israele, mentre 35,000 lavorano negli insediamenti israeliani. Recentemente Israele ha concesso 16.000 permessi supplementari per aiutare la precaria economia dell’Autorità Palestinese. Sono dati che evidenziano quanto Israele limiti il movimento dei palestinesi residenti fuori dal suo perimetro.

Veniamo alla “requisizione delle terre” considerate di proprietà araba. Lo faremo facendo un salto indietro, retrocedendo per l’esattezza al periodo ottomano quando gli arabi possedevano circa il 15% della terra. Oggi, nel 2022, la percentuale è la medesima. Bisogna però dire che nel corso degli anni determinati terreni di proprietà araba laddove ritenuto necessario sono stati espropriati dallo Stato, sempre con compensazione economica nei confronti dei legittimi proprietari. Secondo le normative del diritto internazionale l’espropriazione di un terreno per ragioni di difesa militare, sempre dietro compensazione economica, è ammessa, così come stabilto con chiarezza dalla IV Convenzione dell’Aia del 1907.

In tutti i paesi civili, e Israele non si vede perchè dovrebbe fare eccezione, l’edificazione è consentita secondo le leggi vigenti, le edificazioni abusive sono considerte un reato. La percentuale di abusivismo edilizio palestinese in Israele, nonostante “l’apartheid”, è endemica. Ancora nel 2017, secondo quanto riferito alla Knesset da Marco Ben Shabat della Divisione di Vigilanza nell’Area C della Giudea e Samaria, il 60% delle strutture abusive palestinesi costruite era ancora intatto dal 2010. Fino al 2010 solo dal 10% al 15% delle strutture abusive era stato rimosso e solo il 30, 35% demolito. Evidentemente, per gli estensori del rapporto di Amnesty International, l’abusivismo palestinese dovrebbe essere condonato così come dovrebbero essere considerare illegali tutte le uccisioni di terroristi.

Si ricorda qui il caso della grande manifestazione organizzata da Hamas con la collaborazione parziale di Fatah e della Jihad islamica del 30 aprile 2017 al confine di Gaza con Israele e che avrebbe dovuto culminare tra il 14 e il 15 maggio dello stesso anno. In mezzo a 40,000 partecipanti, il 30 marzo, l’esercito israeliano uccise 16 manifestanti. Ventiquattro ore dopo l’esecrazione internazionale, l’IDF fu in grado di mostrare le fotografie dei 16 morti, qualificati dalla stampa di mezzo mondo come “innocenti” e “pacifici” manifestanti, in assetto militare. Erano infatti membri della Brigata Izz ad-Din al-Qassam, rivendicati successivamente da Hamas stesso come propri miliziani. Vi furono 62 altri morti successivamente, quelli che Massimo D’Alema, in una intervista, defini come vittime disarmate di un “barbaro eccidio”. Fu lo stesso portavoce di Hamas a specificare che no, non erano vittime disarmate ma, ancora una volta 50 dei propri miliziani. Gli esempi potrebbero essere molti altri, ma per Amnesty International, queste uccisioni sono da considerarsi “illegali”, come lo è l’uccisione di qualsiasi altro terrorista da parte della polizia israeliana o dell’esercito.

Discendendo per li rami, in Israele i ricongiungimenti familiari sono disciplinati burocraticamente come in qualsiasi altro paese, tuttavia vi è una legge restrittiva relativamente al ricongiungimento di cittadini palestinesi residenti nei territori, sposati con cittadini palestinesi residenti in Israele. La legge venne introdotta nel 2003 al culmine della Seconda Intifada per motivi di sicurezza dopo che un membro di Hamas, Shadi Tubasi, il quale ottenne la carta di identità israeliana in virtù del suo matrimonio, uccise sedici israeliani in uno dei più brutali attachi terroristici del periodo.

Circa 130,000 palestinesi ottennero il ricongiungimento familiare durante gli anni ’90. Secondo lo Shin Bet 155 di costoro e i loro discendenti si sono resi responsabili di atti di terrorismo dal 2001 in poi. Ma tutto questo scompare dalla scena per i fautori della “discriminazione” che questa legge esemplificherebbe, occultando le ragioni della sua entrata in vigore. Essa sarebbe un simbolo dell’apartheid che vigerebbe in Israele.

“La deportazione di popolazioni”, è forse il gioiello della corona del rapporto di Amnesty International e si coniuga perfettamente con l’accusa di “pulizia etnica”, quella che, nella fabula neocolonialista di Ilan Pappe, pupillo di ogni propalestinese duro e puro, sarebbe avvenuta da parte ebraica nei confronti della popolazione araba, durante la guerra del 1948. La pietra di inciampo, in questo caso è però vistosa.

È sempre la storia (ovvero i fatti) a sostenerci. Nel 1948 nel territorio mandatario risiedevano complessivamente circa 1.300.000 arabi. Oggi nello stesso territorio ne risiedono 6.400.000 (1.800.000 in Israele, 2.800.000 nei territori amministrati dall’ANP e 1.800.000 a Gaza). Per quanto riguarda Gerusalemme la situazione è la seguente: nel 1967 vi risiedevano 263.000 arabi, oggi sono 320,000 su 900.000 complessivi, ovvero la percentuale più (35%) dall’inizio del primo censimento effettuato nel 1840. Un caso davvero clamoroso quello di Israele, in cui la deportazione della popolazione araba l’ha esponenzialmente incrementata.

L’ultimo misfatto elencato è la discriminazione delle risorse, altro segno inequivocabile, secondo Amnesty International, del suprematismo razziale ebraico. In questa circostanza ci possono venire in soccorso gli Accordi di Oslo.

Nell’appendice I, all’Art.40, le parti concordarono in modo estremamente dettagliato l’utilizzo delle risorse, i compiti delle parti nella gestione del sistema idrico e lo stabilirsi di una commissione congiunta per la verifica del fabbisogno della popolazione. Tra i compiti assegnati alla parte israeliana c’era quello di fornire la maggior parte dell’acqua destinata alla popolazione palestinese, compito che Israele assolve ancora oggi.

Inizialmente, venne stabilito che le autorità israeliane dovessero fornire una quantita di acqua fresca pari a 28.6 mcm annuali. Nel corsi degli anni successivi la commissione congiunta aumentò enormemente l’erogazione dell’acqua per migliorare la situazione idrica dei palestinesi. Già nei primi anni 2000, la quantità di acqua erogata da Israele è passata dai 28.6 mcm iniziali (concordata con gli Accordi di Oslo) a 47 mcm annuali, fino a raggiungere i 52 mcm all’anno.

Tuttavia, per Riccardo Noury, rappresentante italiano di Amnesty International, non ci sono dubbi, l’apartheid israeliano è una realtà di fatto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Amnesty International, mostruosità antisemita-antisraeliana

Messaggioda Berto » gio feb 17, 2022 10:00 pm

La comoda facciata dell'aiuto umanitario
Davide Cavaliere
17 Febbraio 2022

http://www.linformale.eu/la-comoda-facc ... manitario/

La questione delle demolizioni delle case dei terroristi palestinesi è senza dubbio uno degli strumenti, più utilizzati nell’armamentario dei diffamatori di Israele allo scopo di accusare lo Stato ebraico di presunte violazioni del diritto internazionale, senza tra l’altro specificare (come sempre) quale legge, nello specifico Israele, violerebbe. Non fa eccezione l’ultimo report di Amnesty International.

Prima di addentrarci nella questione specifica delle demolizioni, è opportuno descrive il contesto nel quale è stata decisa questa risposta agli attentati terroristici che negli ultimi venticinque anni ha causato un numero di vittime (in base alla dimensione demografica di Israele) ben maggiore di quelli occorsi in USA, Francia, Belgio, Spagna, Gran Bretagna e Russia messi insieme.

Se consideriamo le rispettive risposte di USA (invasione di Afghanistan e Iraq) e Russia (due guerre devastanti in Cecenia) agli attentati terroristici subìti si capisce subito che l’approccio di Israele è estremamente moderato e del tutto legittimo.

Quando e perché Israele ha iniziato questa politica di deterrenza contro il terrorismo? Dopo lo scoppio della Seconda intifada.

Per capire il perché di questa scelta (tutt’altro che condivisa nello schieramento politico) bisogna comprendere bene la natura del terrorismo palestinese che di fatto, dopo gli accordi di Oslo del 1993, è diventato “istituzionalizzato”.

In pratica l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) prima con Yasser Arafat e poi con Abu Mazen ha “creato” la figura del terrorista “stipendiato pubblico”, cioè ricevitore di un lauto salario a lui o sotto forma di pensione ai suoi familiari, versato come premio per l’omicidio di civili. Questa prassi politica istituzionale di pagamento di uno stipendio per aver compiuto un atto terroristico non ha paralleli in tutto il mondo nè oggi nè li ha avuti nel passato.

Nel corso degli anni la prassi dell’ANP ha assunto una proporzione clamorosa: praticamente il 30% dell’intero budget annuale è destinato al pagamento di stipendi e pensioni per i terroristi o per relative famiglie. Attualmente i terroristi in Israele che stanno scontando pene detentive sono circa 13.000. In proporzione è come se lo Stato italiano pagasse lo stipendio a circa 200.000 “dipendenti pubblici” che abbiano commesso direttamente o indirettamente degli omicidi di civili. Di questa “pratica” nessun governo, ad iniziare dalla UE, che contribuisce massicciamente al budget dell’ANP ha mai chiesto ragioni. Ne tanto meno hanno fatto le ONG così attente al rispetto del diritto internazionale. l’Informale, se ne è già occupato più nel dettaglio qui (http://www.linformale.eu/lautorita-nazi ... errorismo/).

Come è facilmente intuibile delle dimensioni gigantesche dei numeri, non è un’esagerazione parlare di terrorismo istituzionalizzato e capillare. Nell’ottica di contrastare questa situazione, lo Stato Maggiore dell’IDF ha deciso di introdurre la pratica dell’abbattimento delle abitazioni dei terroristi condannati in modo definitivo per creare un deterrente finalizzato a scoraggiare il terrorismo. Sulla sua efficacia ci sono dubbi (molte statistiche pubblicate in Israele vorrebbero dimostrare la sua inefficacia) ma una cosa è certa: se nessun governo degli Stati donatori dell’ANP non protesta, non minaccia la revoca delle donazioni e non fa pressioni sull’ANP il sistema in atto non può avere fine. Ad esempio, se UE e USA anziché limitarsi a levare proteste quando l’esercito viene autorizzato ad abbattere le abitazioni dei terroristi, si impegnassero a obbligare l’ANP a sospendere i pagamenti ai terroristi e alle loro famiglie per destinarli altrove, molto probabilmente il fenomeno si ridurrebbe drasticamente e di conseguenza l’abbattimento delle abitazioni cesserebbe.

Entrando più nel dettaglio dei provvedimenti si scopre un modus operandi che ha una fisionomia assai diversa dalla ritorsione descritta da giornali, ONG e rappresentanti della UE. Infatti, quando si esegue una demolizione di un appartamento o di una casa, è sempre preceduta dalla sua notifica agli eventuali occupanti in modo che abbiano il tempo di ricorrere a un tribunale per sospendere o annullare l’atto.

Nel corso degli ultimi venti anni sono stato centinaia i casi di sospensione o annullamento deciso dai giudici israeliani, tra i quali è giusto ricordare il giudice arabo George Kara che quando ha ravvisato delle illegalità procedurali ha dichiarato nullo il provvedimento. In altri casi Kara ha autorizzato la demolizione.

Essendo tutti procedimenti al vaglio della magistratura non si può certo parlare di “ritorsione” o “punizione collettiva” come troppo spesso – e in mala fede – i funzionari UE e del Dipartimento di Stato Usa hanno descritto i provvedimenti. Non sono stati rari i casi di palazzine di vari piani o appartamenti nei quali veniva demolito solo l’appartamento che era stato utilizzato come base per compiere l’attentato mentre gli appartamenti attigui, benché occupati da parenti stretti dell’attentatore, non sono stati toccati perché il giudice non ha ravvisato gli estremi per l’abbattimento in quando non c’erano prove inconfutabili che altre unità abitative fossero state utilizzate anch’esse come basi. Ogni decisione di demolizione è vagliata attentamente dai giudici e solo quando l’esercito presenta prove inconfutabili si procede alla demolizione.

In conclusione, accusare Israele di operare demolizioni indiscriminate e di violare il diritto internazionale con pratiche di “punizione collettiva” è del tutto falso e fuorviante. Questo perché ogni decisione è vagliata in modo a se stante e a fronte di centinaia di casi, molti sono stati quelli conclusosi con la demolizione, molti altri con demolizioni parziali e in altri casi con l’annullamento del provvedimento. Ciò che deve fare riflettere è che a fronte di centinaia di richieste di demolizione ci sono centinaia di uccisioni di civili che non vengono mai menzionate dai funzionari UE, dalle ONG e dai mass media, dando così la voluta impressione che Israele agisca nell’illegalità.
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Amnesty International, mostruosità antisemita-antisraeliana

Messaggioda Berto » lun mag 01, 2023 10:24 pm

Amnesty International contro l'Ucraina e contro Israele
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9003863100

Amnesty International in mano ai sinistrati, internazi comunisti e politicamente corretti, antisemiti e filo nazi maomettani (palestinesi e non solo) e con un debole per i nazi fascisti russi di Putin ?


Oksana Pokalchuk, direttrice della sezione ucraina di Amnesty International, si è dimessa dal suo incarico dopo che l’organizzazione ha accusato le forze armate ucraine di mettere a rischio i civili collocando in zone residenziali parte delle truppe che combattono per fermare l’invasione russa:
https://ilpost.link/R7U1WN8F5f

https://www.facebook.com/ilpost/posts/p ... xxV4UKitPl

Ucraina, lascia responsabile di Amnesty: aiutata propaganda russa
Con il rapporto che accusava Kiev di mettere in pericolo i civili
Sabato 6 agosto 2022

https://www.askanews.it/esteri/2022/08/ ... 806_00016/

Roma, 6 ago. (askanews) – Si dimette la responsabile ucraina di Amnesty International accusando un rapporto pubblicato nei giorni scorsi, secondo il quale le forze armate ucraine hanno messo a repentaglio la vita dei civili, di aiutare la “propaganda russa”.
I rappresentanti di Amnesty International, scrive sulla sua pagina Facebook Oksana Pokalchuk, responsabile di Amnesty Ucraina, “si sono rivolti al Ministero della Difesa chiedendo una reazione, ma hanno dato pochissimo tempo per rispondere. Di conseguenza, anche se a malincuore, l’organizzazione ha creato materiale che suonava come sostegno alle narrazioni russe. Cercando di proteggere i civili, questo studio invece è diventato uno strumento di propaganda russa”.
Nel rapporto si leggeva che “nel tentativo di respingere l’invasione russa iniziata a febbraio, le forze ucraine hanno messo in pericolo la popolazione civile collocando basi e usando armamenti all’interno di centri abitati, anche in scuole e ospedali”.

Ora, dopo sette anni, Oksana Pokalchuk lascia Amnesty: “Questa è un’altra perdita che la guerra mi è costata”.

La responsable d’Amnesty International en Ukraine, Oksana Pokaltchouk, a annoncé sa démission à la suite du rapport de l’ONG reprochant aux forces armées ukrainiennes de mettre en danger des civils, qui a provoqué la colère de Kiev.


I miei incontri con Amnesty International.
Artemij Keidan
7 agosto 2022
https://www.facebook.com/keidan/posts/p ... C6G6AEChEl

1. A casa mia il nome di Amnesty International veniva pronunciato, sempre con reverenza e gratitudine, da quando avevo 2 anni: la nostra nonna, Tatiana Velikanova, fu condannata a 10 anni di reclusione per motivi politici. Amnesty sosteneva le famiglie dei prigionieri della coscienza mandando loro aiuti umanitari (ricevevamo vestiti, caramelle Haribo mai viste in URSS, e soprattutto giocattoli: fummo i primi bambini, a Mosca, a vedere i veri mattoncini Lego).
2. Vari lustri dopo, e in un luogo completamente diverso — la facoltà di Lettere della Sapienza — mi imbattei in un banchetto di Amnesty che raccoglieva i fondi vendendo un volumetto sui diritti umani. Grande fu il mio sconcerto nello scoprire che tale volumetto si apriva con una prefazione di Giulietto Chiesa… ossia, un asset del Cremlino, che aveva combattuto CONTRO la libertà in Russia in prima persona: aveva denunciato un giornale indipendente che gli aveva dato del kappagibista. Il tribunale diede ragione, guarda un po’, proprio a Chiesa. Il giornale indipendente fu condannato a pagare un enorme indennizzo, cosa che lo portò alla chiusura. Ecco, questo personaggio scriveva le prefazioni ai libri di Amnesty. Capii subito che qualcosa non andava.
3. Spostiamoci in epoche più recenti. Il politico di opposizione Alexei Navalny viene prima avvelenato e poi incarcerato dopo un processo farsa. La reazione di Amnesty? Fanno un comunicato stampa per dire che loro NON lo considerano un prigioniero della coscienza. Perché 15 anni prima aveva detto qualcosa di antipatico che loro ritennero troppo simile allo hate speech. Non mi pronuncio su Navalny del 2006, perché… chissenefrega. Sono passate intere epoche da allora. E in ogni caso quando uno viene incarcerato perché propone delle politiche che non piacciono al governo in carica, questo è ESATTAMENTE cioè che definisce un prigioniero della coscienza. Lo scandalo fu tale che, con un mossa goffa e tardiva, Amnesty ritrattò e dichiarò che Navalny, bontà loro, era pur sempre un prigioniero della coscienza. Ma la loro reputazione era oramai rovinata per sempre, almeno ai miei occhi.
4. Arriviamo ai nostri giorni. Amnesty fa uscire un rapporto in cui accusa gli ucraini per le atrocità commesse dai russi. Ci sono miriadi di post in cui si spiega come questa visione della situazione non è minimamente oggettiva: non solo è disumana, ma è anche frutto di un’analisi sbrigativa e di parte fin dal principio della situazione sul campo. In queste ultime ore stanno cominciando a venire fuori interessanti dettagli e retroscena, si veda questo tweet:
https://twitter.com/tincazzi/status/155 ... rO-fqzXRRQ
Insomma, aspettiamo ancora un po’ e vedremo i dirigenti di Amnesty inquisiti dal tribunale internazionale per i crimini del putinismo. Perché oramai si sono ridotti a essere una specie di outlet della propaganda russa. Brutta fine di una storia gloriosa.



Amnesty Disinformation
Massimiliano Melley


https://www.facebook.com/permalink.php? ... 1323137840
https://www.facebook.com/1323137840/vid ... 0021952372

L'accusa di usare i civili come "scudi umani" non è scritta, ma è come se lo fosse, soltanto in modo più elegante: secondo Amnesty International, l'esercito ucraino, posizionandosi in edifici pubblici come scuole e ospedali o in palazzi residenziali, metterebbe in pericolo la popolazione civile. Questo, da più di cinque mesi, è l'argomento utilizzato dalla Russia praticamente ogni volta che i civili muoiono in seguito ai loro attacchi. Non a caso, la tv russa ha elogiato Amnesty e il suo comunicato, affermando che l'organizzazione si accorge di ciò che loro dichiarano da mesi.
Secondo Amnesty International, l'Ucraina dovrebbe difendersi in campagna mentre la Russia attacca le città e i villaggi. Un'assurdità fuori contesto, come ha notato (tra i tanti) Il filosofo francese Bernard Henri Levy: «È come accusare la resistenza francese di aver combattuto nelle strade di Parigi nell’agosto del 1944. È un mix di stupidità e di cinismo. Vuol dire fare il gioco di Putin».
Porre le situazioni nel loro contesto è troppo importante per trascurarlo. Amnesty, nel comunicato, non consente di fare verifiche perché parla di «19 città o villaggi» ma poi ne cita esplicitamente soltanto un paio, e riporta virgolettati di testimoni oculari che, però, potrebbero anche essersi sbagliati (succede).
L'attacco indiscriminato contro i civili, anche con bombe a grappolo, da parte della Russia, paese invasore, è il primo e più importante contesto da tenere sempre presente. Nulla di tutto quello che leggiamo da oltre cinque mesi sarebbe successo se, semplicemente, la guerra non fosse iniziata, e la guerra è iniziata in modo indiscutibile da parte della Russia, senza alcuna provocazione di tipo militare. Fin dalla notte del 24 febbraio sono stati bombardati edifici civili e residenziali di Kharkiv e Kyiv, non obiettivi militari. La Russia non dovrebbe semplicemente essere presente in territorio ucraino.
Questa guerra non si sta compiendo in aperta campagna: l'obiettivo dei russi è colpire le città e i villaggi, fin dalla prima notte di bombardamenti. Non abbiamo imparato a conoscere nomi di strade di campagna, ma nomi di città: Irpin, Bucha, Mariupol, per esempio. Dove avrebbe potuto l'esercito ucraino tentare di difendere Irpin se non nella stessa Irpin, o Mariupol se non nella stessa Mariupol?
Ma c'è di più. Amnesty dichiara di «non essere a conoscenza» di casi in cui l'esercito ucraino ha chiesto ai residenti di evacuare palazzi circostanti a quelli in cui «si era installato», venendo meno al dovere di prendere precauzioni a tutela della popolazione. E' vero esattamente il contrario: l'Ucraina (intesa come esercito e come strutture di potere), fin dall'inizio della guerra, è impegnata a cercare di far evacuare più persone possibili, attraverso missioni speciali dei militari, con difficoltà facilmente immaginabili in un contesto di guerra (ancora una volta: pensare al contesto). Soltanto nelle ultime 24 ore, per esempio, 601 civili (tra cui 22 bambini) sono stati evacuati dalla regione di Donetsk.
Se proprio vogliamo parlare di evacuazioni che avrebbero potuto essere effettuate, credo che sia mancata quella preventiva, prima del 24 febbraio, quando comunque c'erano già abbastanza informazioni sul fatto che qualcosa sarebbe avvenuto. Il governo ucraino ha scelto la strada della "rassicurazione", mentre, se avesse fatto sgomberare preventivamente (cioè prima del 24 febbraio) Bucha, Irpin e le altre città nei pressi di Kyiv, probabilmente molte persone non sarebbero morte. Anche questo però non significa che ci sia una responsabilità dell'Ucraina. La responsabilità è di chi ha invaso il paese e messo a ferro e a fuoco quelle città e i loro abitanti. Se non ci fosse stata l'invasione, non parleremmo di nulla di tutto questo.
Il comunicato di Amnesty si inserisce, infine, in un momento delicato: dopo più di cinque mesi di guerra, soprattutto in Italia, l'opinione pubblica, confusa da talk-show in cui si diceva tutto e il contrario di tutto, tende a disinteressarsi dell'Ucraina. Un comunicato come quello di Amnesty instilla facilmente dubbi complessivi sull'opportunità di continuare a sostenere il paese aggredito.
Amnesty si assume responsabilità enormi. La responsabilità di avanzare denunce imprecise, di non fornire la documentazione di queste denunce, di fare di tutt'erba un fascio (può essersi commesso un errore, ma ciò non significa che sia stata una cosa 'programmata'), di non distinguere con chiarezza tra aggredito e aggressore, di prestare il fianco alla propaganda russa (è già successo), di contribuire ad una comunicazione non corretta sulle vicende di guerra, di porre le situazioni fuori dal loro contesto, di affermare cose non vere (come la mancata evacuazione dei civili da zone di guerra). La credibilità generalmente attribuita ad Amnesty peggiora ovviamente le cose.
Il comunicato di Amnesty:
https://www.amnesty.it/russia-ucraina-l ... ne-civile/

PS
Il ministero della difesa russo ha diffuso un video affermando di avere distrutto due sistemi di artiglieria missilistica Himars ucraini nascosti in una stanza al secondo piano di un edificio a Kharkiv. Due lanciarazzi da 16,2 tonnellate ciascuno, 7 metri di lunghezza, 3,2 di altezza e 2,4 di larghezza, secondo la Russia, sarebbero stati rinchiusi in una stanza di un edificio.
A volte bisogna stare attenti, prima di credere a qualunque cosa.


Per Amnesty il vero "orco" è Zelensky: "Ha messo in pericolo le vite dei civili"
Luigi Guelpa
5 Agosto 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 56574.html

Dossier dell'ong: "Violato il diritto umanitario". Ma Kiev replica: "Vergognoso, solo silenzio sui crimini russi"
Per Amnesty il vero "orco" è Zelensky: "Ha messo in pericolo le vite dei civili"

Per Amnesty International, Zelensky è una sorta di orco delle fiabe che mette in pericolo l'incolumità degli ucraini. Evidentemente non sono bastati gli stupri, le fosse comuni e le esecuzioni sommarie di civili perpetrati dai russi per illuminare l'organizzazione non governativa a far ordine in maniera oggettiva tra buoni e cattivi. Amnesty ha reso noto ieri un dossier che ricostruisce il conflitto fin dall'infausto 24 febbraio, senza risparmiare critiche, anche feroci, al presidente ucraino e ai suoi più stretti collaboratori. Zelensky si è detto «indignato», il consigliere Podolyak parla di «attacco vergognoso», mentre proprio in queste ore Kiev sta redigendo un controdossier da inviare ai vertici di Londra.

Secondo quanto si legge nel fascicolo di Amnesty, le forze ucraine hanno messo in pericolo la popolazione civile collocando basi e usando armamenti all'interno di centri abitati, anche in scuole e ospedali. «Queste tattiche violano il diritto internazionale umanitario perché trasformano obiettivi civili in obiettivi militari. Gli attacchi russi che sono seguiti hanno ucciso civili e distrutto infrastrutture private». Il dossier ha preso in esame le regioni di Kharkiv, Donbass e Mykolaiv. L'organizzazione ha visitato luoghi colpiti dagli attacchi, ha intervistato sopravvissuti, testimoni e familiari di vittime, ha analizzato le armi usate e ha svolto ulteriori ricerche da remoto. Per Amnesty le forze ucraine hanno lanciato attacchi da centri abitati, a volte dall'interno di edifici civili, in 19 città e villaggi. Per convalidare ulteriormente queste prove sono state utilizzare immagini satellitari. «La maggior parte dei centri abitati dove si trovavano i soldati ucraini - si legge - era a chilometri di distanza dalle linee del fronte e non mancavano alternative che avrebbero potuto evitare di mettere in pericolo la popolazione civile». Amnesty dice inoltre di non essere a conoscenza di casi in cui l'esercito ucraino che si era installato in edifici civili all'interno dei centri abitati abbia chiesto ai residenti di evacuare i palazzi circostanti o abbia fornito assistenza nel farlo. «In questo modo, è venuto meno al dovere di prendere tutte le possibili precauzioni per proteggere le popolazioni civili».

Piccata la replica di Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky: «L'atteggiamento di Amnesty è vergognoso. L'Ucraina rispetta le leggi di guerra e il diritto umanitario internazionale. La priorità assoluta per le forze armate è preservare la vita e la salute di ogni cittadino. Al contrario, assistiamo ogni giorno alle azioni dell'esercito russo che bombarda aree residenziali, uccidendo deliberatamente civili e bambini».

Sull'argomento è intervenuto anche il ministro degli Interni Monastyrskyj, che, ironizzando, chiede all'organizzazione londinese quando verrà redatto un dossier su Mariupol: «Non ho letto una sola riga sui massacri in città e sui cadaveri portati via con le ruspe assieme alle macerie dai soldati di Mosca».

Come accennato, Kiev sta preparando un fascicolo di risposta, affidato alla Procura Generale. In una nota il procuratore capo Andriy Kostin ha reso noti alcuni numeri. Dal 24 febbraio a ieri la Russia ha commesso 26.465 crimini di guerra. Sono stati registrati 12.482 crimini contro la sicurezza nazionale, tra cui 8.630 violazioni dell'integrità territoriale. Dall'inizio della guerra, l'ufficio di Kostin ha aperto 1.451 procedimenti penali per crimini contro i bambini.


AMNESTY INTERNATIONAL E L'UCRAINA, QUESTA VOLTA NON CI SIAMO
8 agosto 2022

https://www.facebook.com/groups/salviam ... 115262327/

Ho sempre provato grande rispetto e ammirazione per l'attività di Amnesty International. Il rapporto del 4 agosto scorso tuttavia pare scritto da qualcuno che vive sulla luna, che non ha ben chiara la differenza tra chi sta combattendo per aggredire (i Russi) e chi lo fa per difendersi (gli Ucraini).
Nel rapporto in questione, sconfessato tra l'altro dalla sezione ucraina di Amnesty International, la cui rappresentante si è dimessa in segno di protesta nei confronti dei vertici internazionali della propria organizzazione, si leggono alcune critiche nei confronti delle tattiche dell'esercito ucraino, accusato di mettere a repentaglio la sicurezza della popolazione civile.
Quali sarebbero questi "crimini"? Per Amnesty International la "colpa" dei soldati ucraini è quella di operare anche all'interno dei centri abitati. In particolare vengono accusati di accamparsi nelle scuole (vuote), di utilizzare gli ospedali civili e di piazzare l'artiglieria tra le case. Insomma, per Amnesty International la guerra andrebbe fatta solo in aree disabitate, magari delimitando l'area della battaglia con il gesso come si fa con un campo di football. Peccato che la guerra, purtroppo, non sia un gioco, e che se non ci sono regole condivise sarebbe un suicidio se una delle due parti, tra l'altro quella più debole, le applicasse unilateralmente.
Premesso che la guerra è qualcosa di orribile, è somma ipocrisia pretendere dagli Ucraini che non si aggrappino ai centri abitati, che da sempre, in tutti i conflitti dell'umanità, hanno svolto la funzione di bastioni difensivi. Le scuole vengono utilizzate come dormitori laddove non ci sono caserme. Dove dovrebbero dormire i difensori? Per terra? Oppure Amnesty preferisce che requisiscano le case dei residenti?
Durante la Seconda Guerra Mondiale i Sovietici difesero casa per casa Stalingrado. Dunque le innumerevoli vittime civili di quella città sarebbero da addebitare all'Armata Rossa e non ai Tedeschi aggressori? E che dire di Londra? I bombardamenti che subì furono "colpa" degli Inglesi perché vi tenevano all'interno delle truppe? E durante il nostro Risorgimento? Venezia venne bombardata dagli Austriaci per colpa delle milizie patriottiche che si ostinavano nella difesa? No Amnesty, non si può incolpare un governo e un esercito di voler resistere all'aggressore.




Ecco le demenzialità di Amnesty International

Russia-Ucraina: “La condotta di guerra delle forze ucraine ha messo in pericolo la popolazione civile” - Amnesty International Italia
4 agosto 2022

https://www.amnesty.it/russia-ucraina-l ... ne-civile/

Nel tentativo di respingere l’invasione russa iniziata a febbraio, le forze ucraine hanno messo in pericolo la popolazione civile collocando basi e usando armamenti all’interno di centri abitati, anche in scuole e ospedali. Queste tattiche violano il diritto internazionale umanitario perché trasformano obiettivi civili in obiettivi militari. Gli attacchi russi che sono seguiti hanno ucciso civili e distrutto infrastrutture civili.

“Abbiamo documentato un modello in cui le forze ucraine mettono a rischio i civili e violano le leggi di guerra quando operano in aree popolate”, ha affermato Agnès Callamard, Segretario generale di Amnesty International.

“Essere in una posizione difensiva non esenta l’esercito ucraino dal rispetto del diritto umanitario internazionale”.

In altre località in cui Amnesty International ha concluso che la Russia ha commesso crimini di guerra, incluse aree della città di Kharkiv, l’organizzazione non ha trovato prove di forze ucraine dislocate nelle aree civili prese di mira illegalmente dall’esercito russo.

Tra aprile e luglio, i ricercatori di Amnesty International hanno trascorso diverse settimane a indagare sugli attacchi russi nelle regioni di Kharkiv, del Donbass e di Mykolaiv. L’organizzazione ha visitato luoghi colpiti dagli attacchi, ha intervistato sopravvissuti, testimoni e familiari di vittime, ha analizzato le armi usate e ha svolto ulteriori ricerche da remoto.

Durante queste ricerche, i ricercatori di Amnesty International hanno riscontrato prove che le forze ucraine hanno lanciato attacchi da centri abitati, a volte dall’interno di edifici civili, in 19 città e villaggi. Per convalidare ulteriormente queste prove, il Crisis Evidence Lab dell’organizzazione per i diritti umani si è servito di immagini satellitari.

La maggior parte dei centri abitati dove si trovavano i soldati ucraini era a chilometri di distanza dalle linee del fronte e, dunque, ci sarebbero state alternative che avrebbero potuto evitare di mettere in pericolo la popolazione civile. Amnesty International non è a conoscenza di casi in cui l’esercito ucraino che si era installato in edifici civili all’interno dei centri abitati abbia chiesto ai residenti di evacuare i palazzi circostanti o abbia fornito assistenza nel farlo. In questo modo, è venuto meno al dovere di prendere tutte le possibili precauzioni per proteggere le popolazioni civili.

Attacchi lanciati dai centri abitati

Sopravvissuti e testimoni degli attacchi russi nelle regioni di Kharkiv, del Donbass e di Mykolaiv hanno riferito ai ricercatori di Amnesty International che l’esercito ucraino era operativo nei pressi delle loro abitazioni e che in questo modo ha esposto la popolazione civile alle rappresaglie delle forze russe.

“I soldati stavano in una casa accanto alla nostra e mio figlio andava spesso da loro a portare del cibo. L’ho supplicato diverse volte di stare lontano, avevo paura per lui. Il pomeriggio dell’attacco io ero in casa e lui in cortile. È morto subito, il suo corpo è stato fatto a pezzi. Il nostro appartamento è stato parzialmente distrutto”, ha dichiarato la madre di un uomo di 50 anni ucciso da un attacco russo il 10 giugno in un villaggio a sud di Mykolaiv. Nell’appartamento dove, secondo la donna, avevano stazionato i soldati ucraini Amnesty International ha rinvenuto equipaggiamento e divise militari.

Questa è la testimonianza di Mykola, che vive in un palazzo di Lysychansk, nel Donbass, più volte centrato dagli attacchi russi:

“Io non capisco il motivo per cui i nostri soldati sparano dalle città e non dai campi”.

E questa è quella di un uomo residente nella stessa zona:

“C’è attività militare qui nel quartiere. Quando c’è fuoco in uscita, subito dopo c’è fuoco in entrata”.

A Lysychansk i ricercatori di Amnesty International hanno visto soldati in un palazzo a 20 metri di distanza dall’entrata di un rifugio sotterraneo usato dagli abitanti e dove un anziano è stato ucciso.

In una città del Donbass, il 6 maggio, le forze russe hanno colpito con le bombe a grappolo (vietate dal diritto internazionale e inerentemente indiscriminate) un quartiere di case per lo più a un piano o a due piani dove era in funzione l’artiglieria ucraina. I frammenti delle bombe a grappolo hanno danneggiato l’abitazione dove Anna, 70 anni, vive con la madre novantacinquenne.

“Le schegge sono passate attraverso la porta. Io ero dentro casa. L’artiglieria ucraina si trovava nei pressi del mio giardino. I soldati erano dietro al giardino e dietro la casa. Da quando la guerra è iniziata li ho visti andare e tornare. Mia madre è paralizzata, per noi è impossibile fuggire”.

All’inizio di luglio, nella regione di Mykolaiv, un contadino è rimasto ferito nell’attacco delle forze russe contro un deposito di grano. Ore dopo l’attacco, i ricercatori di Amnesty International hanno notato la presenza di soldati ucraini e di veicoli militari nella zona del deposito. Testimoni oculari hanno confermato che quella struttura, situata lungo la strada che porta a una fattoria dove persone vivono e lavorano, era stata usata dalle forze ucraine.

Mentre i ricercatori di Amnesty International stavano esaminando i danni arrecati a palazzi e ad altre strutture civili nelle regioni di Kharkiv, del Donbass e di Mykolaiv, hanno udito spari provenienti dalle postazioni ucraine situate nelle vicinanze.

A Bakhmut, molte testimonianze hanno parlato di un edificio usato dai soldati ucraini e situato a neanche 20 metri di distanza da un palazzo a più piani. Il 18 maggio un missile russo ha colpito il palazzo distruggendo parzialmente cinque appartamenti e danneggiando edifici vicini.

Tre abitanti hanno riferito che prima dell’attacco delle forze russe, quelle ucraine avevano utilizzato un edificio dall’altra parte della strada e che due camion dell’esercito ucraino erano parcheggiati di fronte a un’abitazione rimasta danneggiata dal missile.

I ricercatori di Amnesty International hanno rinvenuto tracce, all’interno e all’esterno dell’edificio, della presenza dei soldati ucraini, tra cui sacchi di sabbia, pezzi di plastica nera per coprire le finestre e nuovi kit di pronto soccorso di manifattura statunitense.

“Non ci è permesso dire nulla su cosa fa l’esercito, ma siamo noi a pagare le conseguenze”, ha detto ad Amnesty International un sopravvissuto all’attacco.

Basi militari all’interno degli ospedali

In cinque diverse località, i ricercatori di Amnesty International hanno visto le forze ucraine usare gli ospedali come basi militari. In due città decine di soldati stavano riposando, passeggiando o mangiando all’interno di strutture ospedaliere. In un’altra città i soldati stavano sparando nei pressi di un ospedale.

Il 28 aprile un attacco aereo russo ha ucciso due impiegati di un laboratorio medico alla periferia di Kharkiv dopo che le forze ucraine avevano installato una base nelle immediate adiacenze.

Usare gli ospedali a scopi militari è un’evidente violazione del diritto internazionale umanitario.

Basi militari all’interno delle scuole

L’esercito ucraino colloca abitualmente le sue basi all’interno delle scuole dei villaggi e delle città del Donbass e della regione di Mykolaiv. Le scuole sono temporaneamente chiuse ma molte sono situate vicino a insediamenti urbani.

In 22 delle 29 scuole visitate, i ricercatori di Amnesty International hanno trovato soldati o rinvenuto prove delle loro attività, in corso al momento della visita o precedenti: tenute da combattimento, contenitori di munizioni, razioni di cibo e veicoli militari.

Le forze russe hanno colpito molte delle scuole usate dall’esercito ucraino. In almeno tre città, dopo i bombardamenti russi, i soldati ucraini si sono trasferiti in altre scuole, mettendo ulteriormente in pericolo i civili.

In una città a est di Odessa, Amnesty International ha notato in molte occasioni i soldati ucraini usare aree civili per alloggiare e fare addestramento, tra cui due scuole situate in zone densamente popolate. Tra aprile e giugno gli attacchi russi contro le scuole della zona hanno causato diversi morti e feriti. Il 28 giugno un bambino e un’anziana sono stati uccisi nella loro abitazione, colpita da un razzo.

A Bakhmut, il 21 maggio, un attacco delle forze russe ha colpito un edificio universitario usato come base militare dalle forze ucraine uccidendo sette soldati. L’università è adiacente a un palazzo a più piani, danneggiato nell’attacco insieme ad altre abitazioni civili a non più di 50 metri di distanza. I ricercatori di Amnesty International hanno visto la carcassa di un veicolo militare nel cortile dell’università bombardata.

Il diritto internazionale umanitario non vieta espressamente alle parti in conflitto di installarsi in scuole dove non sono in corso lezioni. Tuttavia, le forze armate devono evitare di usare scuole situate nei pressi di insediamenti civili, salvo quando non vi sia un’urgente necessità di tipo militare. Anche in questo caso, devono avvisare i civili e se necessario assisterli nell’evacuazione, cosa che nei casi esaminati da Amnesty International non pare si sia verificata.

I conflitti armati pregiudicano gravemente il diritto all’istruzione. Inoltre, l’uso a scopo militare delle scuole può dar luogo a distruzioni che, a guerra finita, possono continuare a negare quel diritto. L’Ucraina è uno dei 114 stati che hanno sottoscritto la Dichiarazione sulle scuole sicure, un accordo che intende proteggere l’istruzione durante i conflitti armati e che prevede l’utilizzo di scuole abbandonate o evacuate solo quando non vi siano alternative praticabili.


Attacchi indiscriminati delle forze russe

Molti degli attacchi delle forze russe documentati da Amnesty International nei mesi scorsi sono stati portati a termine mediante l’uso di armi inerentemente indiscriminate, come le bombe a grappolo che sono messe al bando a livello internazionale, o di armi esplosive che producono effetti su larga scala. Altri attacchi sono stati condotti con armi guidate con vari livelli di precisione che, in alcuni casi, hanno effettivamente colpito il bersaglio designato.

La tattica delle forze ucraine di collocare obiettivi militari all’interno dei centri abitati non giustifica in alcun modo attacchi indiscriminati da parte russa. Tutte le parti in conflitto devono sempre distinguere tra obiettivi militari e obiettivi civili e prendere tutte le precauzioni possibili, anche nella scelta delle armi da usare, per ridurre al minimo i danni ai civili. Gli attacchi indiscriminati che uccidono o feriscono civili o danneggiano obiettivi civili sono crimini di guerra.

“Chiediamo al governo ucraino di assicurare immediatamente l’allontanamento delle sue forze dai centri abitati o di evacuare le popolazioni civili dalle zone in cui le sue forze armate stanno operando. Gli eserciti non devono mai usare gli ospedali per attività belliche e dovrebbero usare le scuole o le abitazioni dei civili solo come ultima risorsa, quando nessun’altra alternativa sia percorribile”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.


Ulteriori informazioni

Il diritto internazionale umanitario chiede a tutte le parti in conflitto di fare il massimo possibile per non collocare obiettivi militari all’interno o nei pressi di centri abitati. Altri obblighi circa la protezione delle popolazioni civili prevedono la loro evacuazione da luoghi prossimi a obiettivi militari e un preavviso efficace su ogni attacco che possa avere conseguenze per le popolazioni civili.

Il 29 luglio Amnesty International ha trasmesso al ministero della Difesa di Kiev le conclusioni delle sue ricerche. Al momento, non è ancora pervenuta una risposta.


Alberto Pento
Un paese che si difende dall'aggressione non può essere accusato di usare la sua popolazione come scudo umano perché è la popolazione stessa di quel paese che si sta difendendo dall'aggressore, con il suo esercito, con i suoi partigiani e naturalmente con tutta se stessa. Un popolo aggredito nella sua terra difende se stesso e il suo paese con tutto se stesso, con il suo corpo in prima persona sia militare che civile.

Caso mai sono gli aggressori che vanno accusati di usare i civili del popolo aggredito come scudi umani per impedire all'aggredito di difendersi, con il ricatto degli ostaggi.


Kuleba: "L'acciaieria di Mariupol resiste ancora". Gli Usa: 2000 russi, ma Putin nega l'attacco
Elsa Corsini
mercoledì 4 Maggio 2022

https://www.secoloditalia.it/2022/05/ku ... -lattacco/

“L’acciaieria Azovstal resiste ancora”. L’annuncio dopo la notizia dell’assalto russo, smentito da Mosca, arriva dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Che nega le affermazioni russe secondo cui Mariupol è ormai sotto il pieno controllo delle forze di Putin.

Mariupol, l’acciaieri Azovstal resiste ancora

Il capo della diplomazia di Kiev ha anche detto che l’evacuazione dei civili dall’acciaieria, sotto gli auspici dell’Onu, dimostra che “laddove c’è la volontà politica in Russia, questo meccanismo può funzionare”. “Ma – ha aggiunto Duleba – vediamo che sono molto riluttanti a lasciare andare via le persone. E ogni prossima messa richiede molto lavoro e molta pressione sulla Russia”.

Mosca smentisce l’assalto di oggi

Il Cremlino ha negato che le forze russe abbiano lanciato un assalto all’acciaieria Azovstal, già bombardata e sotto la quale sarebbero ancora intrappolati trenta bimbi. “L’ordine di annullare qualsiasi assalto è stato dato pubblicamente dal comandante in capo. Non c’è assalto al momento”, ha detto alla stampa il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

Gli Usa: circa 2000 i soldati russi in città

Secondo fonti americane, invece, circa duemila soldati russi, l’equivalente di due gruppi tattici di battaglione (Btg), restano a Mariupol. La città ucraina sotto assedio da oltre due mesi, nella quale l’acciaieria Azovstal resta l’ultima sacca della resistenza. Lo hanno riferito fonti della Difesa statunitense, secondo cui dieci Btg impegnati nell’assedio del porto sul mar d’Azov si sono spostati a nord per una pausa. “O per creare migliori posizioni difensive o per riorganizzarsi e riposizionarsi” appena a sud della città di Velyka Novosilka. Secondo le stesse fonti, le rimanenti truppe che si trovano a o intorno a Mariupol potrebbero anche includere combattenti ceceni. “A sud non stanno facendo alcun progresso”, aggiungono le fonti della Casa Bianca.

Boichenko: abbiamo perso i contatti con i soldati dell’Azov

Era stato il sindaco di Mariupol, Vadym Boichenko, a dare l’allarme. “Oggi – ha detto in mattinata – si sono persi i contatti con i combattenti dell’Azov asserragliati nell’acciaieria Azovstal. “Oggi non siamo riusciti a stabilire alcun collegamento con i ragazzi. Per cui non sappiamo se stanno bene oppure no’ mentre stanno continuando i combattimenti nella zona dell’impianto. Oggi – ha detto ancora – “ci sono pesanti scontri nella zona della fortezza, nel territorio dell’Azovstal. I nostri coraggiosi ragazzi stanno difendendo questa fortezza. Ma è molto difficile perché l’artiglieria pesante e i carri armati stanno sparando con forza“.


Livio Braga
Alberto Pento Hai finito di raccontare barzellette?! Ti smentiscono centinaia di testimonianze di profughi che erano tenuti come scudi umani nella Azovstall! Io lo sapevo da oltre 5 settimane perché avevo i video della gente che lo diceva ! Tu invece sei uno che non sa nulla del dolore di sta gente ! Tu sei un complice di sequestro di persone e di scudi umani ! Uno senza umanità e senza pietà ! Siete dei banditi!


Alberto Pento
Questi sono i veri scudi umani, gli ucraini prigionieri dei russi.
I civili ucraini che resistono con i soldati ucraini non sono scudi umani ma il popolo ucraino unito che resiste ai criminali russi invasori.

Ucraina, "civili usati come scudi umani da truppe Russia"
Le testimonianze raccolte dalla Bbc a Obukhovychi, nelle vicinanze di Chernobyl
07 aprile 2022
https://www.adnkronos.com/ucraina-civil ... Rl0mdxxw93

Le truppe della Russia hanno usato i civili come scudi umani per proteggersi dal contrattacco delle forze ucraine in un villaggio nel nord dell'Ucraina. E' quanto riporta la Bbc, che ha raccolto le testimonianze degli abitanti del villaggio di Obukhovychi, che si trova a sud, poco oltre la zona di esclusione di Chernobyl. L'episodio sarebbe avvenuto la notte del 14 marzo, quando le forze russe si trovavano in difficoltà sotto il fuoco di quelle ucraine. I militari russi, secondo le testimonianze, sarebbero andare di porta in porta e avrebbero raccolto, sotto la minaccia delle armi, circa 150 abitanti del villaggio. I civili sarebbero poi stati ammassati nella palestra di una scuola, usata come scudo di protezione per le forze russe.


Alberto Pento
Gli scudi umani veri e quelli falsi.
Gli scudi umani veri non sono i civili di un paese aggredito che si difende che stanno a casa loro e che vengono difesi dai loro soldati che difendono il loro paese e che resistono insieme agli aggressori ma i civili del paese aggredito fatti prigionieri o presi in ostaggio degli invasori aggressori usati appunto come scudi per impedire che i soldati del paese aggredito difendano il loro paese come fanno i russi invasori in Ucraina e come fanno a Gaza i terroristi nazi maomettani che aggrediscono Israele e che si nascondono e che nascondono le proprie postazioni terroristiche e le armi tra la loro popolazione inconsapevole per impedire e/o limitare la legittima difesa e la giusta e necessaria ritorsione/rappresaglia degli aggrediti.


Titolo: «Amnesty: l’esercito ucraino mette a rischio i civili. Ira di Kiev»
Amnesty contro l'Ucraina.
Intervento di Bernard-Henry Lévy
Analisi di Brunella Giovara
05.08.2022

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 05/08/2022, a pag.19, con i titoli "Amnesty: l’esercito ucraino mette a rischio i civili. Ira di Kiev", l'analisi di Brunella Giovara.

https://www.informazionecorretta.com/ma ... 0&id=86680

L’accusa è orrenda. Aver messo in pericolo la popolazione civile, mettendo basi persino in scuole e ospedali, e violando così il diritto internazionale umanitario. Amnesty International ha diffuso un rapporto con cui intende dimostrare che l’esercito ucraino ha lanciato attacchi contro i russi dall’interno di 19 centri abitati dopo aver raccolto le prove nelle regioni di Kharkiv, di Mykolaiv e del Donbas. L’accusa è stata immediatamente respinta dal governo: «È una vergogna che un’organizzazione come Amnesty International stia partecipando a questa campagna di disinformazione e propaganda», ha commentato Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Zelensky. La ricerca è durata diverse settimane tra aprile e luglio. I ricercatori di Amnesty hanno visitato i luoghi, intervistato i sopravvissuti, e utilizzato immagini satellitari. «La maggior parte dei centri abitati dove si trovavano i soldati ucraini erano a chilometri di distanza dalle linee del fronte, ci sarebbero state alternative che avrebbero potuto evitare di mettere in pericolo la popolazione civile».

La testimonianza di una donna su quanto accaduto nel suo villaggio, 10 chilometri a sud di Mykolaiv: «I soldati stavano in una casa accanto alla nostra, mio figlio di 50 anni andava spesso da loro a portare del cibo. L’ho supplicato diverse volte di stare lontano, avevo paura per lui. Il pomeriggio del 10 giugno, l’attacco. Io ero in casa, lui in cortile. È morto subito, il suo corpo è stato fatto a pezzi. Il nostro appartamento è stato parzialmente distrutto». Nella casa dove la donna sostiene fossero i soldati ucraini, Amnesty ha trovato equipaggiamento e divise militari. Altre due testimonianze dal Donbass. Un uomo di Lysychansk: «Io non capisco perché i nostri soldati sparano dalle città e non dai campi». Un suo concittadino: «Quando c’è fuoco in uscita, subito dopo c’è fuoco in entrata». «Noi paghiamo le conseguenze… », dice un sopravvissuto a un attacco su Bakhmut. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, definisce il rapporto «ingiusto ». Perché «non intende trovare e denunciare la verità al mondo, ma creare una falsa equivalenza tra l’autore del reato e la vittima. Tra il Paese che distrugge centinaia di migliaia di civili, città, territori, e un Paese che si difende disperatamente ». L’Ucraina, quindi, si sente offesa da queste accuse. Il rapporto di Amnesty «è una perversione», ha detto il ministro della Difesa Reznikov, perché mette in dubbio un diritto: quello di difendersi da una aggressione. Per il filosofo Bernard Henry Levy, che ha visitato l’Ucraina e ne sostiene la causa, «è come accusare la resistenza francese di aver combattuto nelle strade di Parigi nell’agosto del 1944. È un mix di stupidità e di cinismo. Vuol dire fare il gioco di Putin».



Apprendiamo da Amnesty International che sparare razzi mentre ti trovi in mezzo alle abitazioni civili è una violazione del diritto internazionale SE LO FAI IN UCRAINA ma non lo è SE LO FAI A GAZA.
Franco Londei

https://www.facebook.com/francolondei.u ... YYqsLibeYl

Apprendiamo anche che se poi i russi radono al suolo un quartiere per colpire quel lanciarazzi, la colpa è degli ucraini che sono stati avventati e non dei russi che sono stati criminali.
Amnesty International ha fornito alla Russia l'alibi perfetto per continuare a radere al suolo intere città seppellendo decine di migliaia di persone che avevano l'unica colpa di trovarsi nella stessa città dove c'era un lanciarazzi

Gino Quarelo
Vi è una certa differenza che in Ucraina gli ucraini combattono l'invasore nella loro terra mentre a Gaza i palestinesi aggrediscono un'altro paese che è Israele con i razzi e si nascondono in mezzo ai loro civili come se fossero ostaggi.

AMNESTY FAKE INTERNATIONAL
Davide Cavaliere
5 agosto 2022

https://www.facebook.com/davide.cavalie ... ZXvWf9AMil

Ho scritto diverse volte di Amnesty International, un'organizzazione la cui credibilità è minata dalla sua esibita parzialità in merito al conflitto israelo-palestinese.
NGO Monitor ha documentato come Amnesty fornisca informazioni false, errate, riciclate da organizzazioni non governative palestinesi e poco trasparenti. L'associazione umanitaria non tiene conto dei contesti, non fornisce delucidazioni sul modo in cui vengono raccolte le testimonianze e rifiuta a priori la legittimità delle indagini e delle informazioni israeliane, sebbene queste superino gli standard e le procedure internazionali.
In un recente rapporto accusa l'esercito ucraino di aver «messo in pericolo la popolazione civile collocando basi e usando armamenti all'interno di centri abitati, anche in scuole e ospedali». Una pratica, quest'ultima, da sempre impiegata da Hamas a Gaza, che Amnesty ha sempre fatto finta di non vedere, ma di cui ora accusa le forze armate ucraine.
Il britannico The Guardian, rivela che il capo dell'ufficio di Amnesty-Ukraine, Oksana Pokalchuk, è stata tagliata fuori dal processo di compilazione del rapporto, che si basa su prove incomplete e insufficienti, che non tengono conto del contesto bellico.
Il vice ministro della Difesa ucraino, Hanna Maliar, ha accusato Amnesty di «distorcere il quadro reale» e di non aver compreso la situazione sul campo. Ha detto anche che i soldati ucraini sono stati schierati nelle città e nelle aree urbane per difenderle dall'aggressione russa. Aggiungendo inoltre che i sistemi antiaerei ucraini dovevano essere collocati nelle città per proteggere le infrastrutture civili, altrimenti «le forze armate russe sarebbero arrivate incontrastate».
Amnesty accusa l'esercito ucraino di aver usato come basi delle scuole nelle regioni di Kharkiv, Donbas e Mykolaiv, senza tenere conto che quelle scuole erano chiuse da mesi a causa dell'invasione russa. Le scuole vengono utilizzate come basi poiché sono dotate di docce, servizi igienici multipli, ampie cucine, sale da pranzo, scantinati, adatti ad accogliere le truppe.
Amnesty agisce in Ucraina proprio come da anni opera in Israele, ossia distorcendo i fatti.



Amnesty International ha utilizzato le testimonianze di persone che si trovavano nei campi di filtraggio e nelle prigioni nei territori temporaneamente occupati per preparare il rapporto — il centro per le comunicazioni strategiche e la sicurezza delle informazioni dell'Ucraina
I materiali, raccolti dai giornalisti e volontari, sono stati controllati anche dall'amministrazione delle istituzioni e dall'FSB (Servizio Federale per la Sicurezza della Federazione Russa).
Fonte: Ukraine Now
9 agosto 2022

https://www.facebook.com/emy.caiazzo22/ ... FGsgAVzfcl
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Amnesty International, mostruosità antisemita-antisraeliana

Messaggioda Berto » lun mag 01, 2023 10:25 pm

Israele, l’impunità regna sovrana per i coloni che attaccano i palestinesi
Amnesty International Italia
4 marzo 2023

https://www.amnesty.it/israele-limpunit ... lestinesi/

La rimessa in libertà, il 3 marzo, di sei coloni israeliani sospettati di aver preso parte a una serie di attacchi contro i palestinesi nella zona di Nablus, nei Territori occupati, è l’ulteriore conferma che, sotto li sistema israeliano di apartheid, l’impunità regna sovrana.

La notte del 26 febbraio centinaia di coloni israeliani appoggiati dalle autorità statali avevano portato a termine una serie di attacchi contro i palestinesi della città di Huwara e dei villaggi di Burin, Assira al-Qibliya, Beit Firuk, Za’tata e Beita. I coloni avevano dato alle fiamme decine di automobili, abitazioni e frutteti e hanno aggredito palestinesi con mazze di metallo e pietre. Alla fine dei raid, un palestinese era stato ucciso e altri 400 erano rimasti feriti.

In precedenza, due coloni israeliani erano stati uccisi in un attacco nei pressi di Huwara.

Da tempo le autorità israeliane appoggiano e incitano gli attacchi dei coloni contro i palestinesi e in alcuni casi i soldati vi partecipano in prima persona.

Un grave esempio dei legami tra stato israeliano e violenza dei coloni si può ritrovare nelle parole pronunciate il 1° febbraio dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich: Huwata “dovrebbe essere spazzata via dalla terra”.

Secondo l’organizzazione israeliana per i diritti umani Yesh Dih, tra il 2005 e il 2022 il 93 per cento delle indagini su attacchi dei coloni contro i palestinesi della Cisgiordania è stato chiuso senza incriminazioni. Oltre l’80 per cento delle denunce palestinesi alla polizia israeliana non sono state neanche oggetto d’indagine.

Nel 2022 le Nazioni Unite hanno registrato 621 attacchi dei coloni israeliani contro i palestinesi della Cisgiordania occupata.

Amnesty International continua a chiedere alle autorità israeliane di rimuovere tutti gli insediamenti, la cui presenza costituisce un crimine di guerra dal punto di vista del diritto internazionale, e di smantellare il sistema dell’apartheid contro i palestinesi, che rappresenta un crimine contro l’umanità.



https://www.rainews.it/articoli/2023/03 ... 47981.html

Israele, il ministro delle Finanze: "Il villaggio di Huwara va cancellato". Gli Usa: "Ripugnante"
Si tratta del luogo dove due giovani fratelli israeliani sono stati uccisi in un attentato palestinese. Ma, sommerso dalle critiche, si corregge su Twitter. Biasimo anche dagli Usa. Procede intanto tra le proteste l'iter della riforma della Giustizia
01/03/2023
Israele, il ministro delle Finanze: "Il villaggio di Huwara va cancellato". Gli Usa: "Ripugnante"
AP Photo/ Maya Alleruzzo
Il ministro Smotrich, leader del Partito Religioso Sionista, dialoga con un collega durante una sessione della Knesset, in un'immagine d'archivio

Il ministro delle finanze israeliano, Bezalel Smotrich (leader del partito nazionalista “Sionismo religioso”) ha affermato oggi in un dibattito che il villaggio palestinese di Huwara, presso Nablus, “dovrebbe essere cancellato”. Huwara è il luogo dove domenica due fratelli israeliani sono stati uccisi in un attentato palestinese, in seguito al quale centinaia di coloni della zona si sono abbandonati ad ore di violenza incontrollata e ad incendi dolosi. Un comandante militare israeliano ha poi definito queste ritorsioni “un pogrom”.

“Io penso che Huwara debba essere cancellato. Ma penso che sia dovere dello Stato d'Israele farlo, e non di privati cittadini” ha spiegato Smotrich in un convegno organizzato dal giornale economico The Marker. Faceva riferimento anche a precedenti dichiarazioni di un deputato nazionalista, Zvi Fogel, che aveva visto negli estesi incendi dolosi a Huwara “un forte rafforzamento del deterrente di Israele” di fronte ai palestinesi. Questi interventi hanno indignato il leader della opposizione centrista Yair Lapid. Smotrich, secondo Lapid, “ha incitato a crimini di guerra. Gli ebrei - ha aggiunto - non compiono pogrom, non cancellano villaggi. Questo governo - ha concluso Lapid - è uscito di strada”.

Sulla questione è intervenuto anche il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Ned Price, secondo il quale tali affermazioni sono “irresponsabili, ripugnanti, disgustose. Così come condanniamo l'incitamento palestinese alla violenza, condanniamo queste osservazioni provocatorie che equivalgono anch'esse ad incitamento alla violenza”.

La polizia israeliana ha ucciso un palestinese e arrestato altri sei, sospettati di essere coinvolti nella sparatoria che, lunedì scorso, ha provocato la morte di un israeliano americano in Cisgiordania.

In seguito alla forti polemiche, il ministro delle Finanze ha lamentato di essere stato citato dai media in maniera “parziale e distorta”. Ma, di fatto, non ha smentito la sua richiesta di cancellare il villaggio. Smotrich ha scritto su Twitter: “Per togliere ogni dubbio, non intendevo cancellare il villaggio di Huwara, bensì sostenevo la necessità di operare in maniera concentrata al suo interno contro i terroristi ed i loro fiancheggiatori, e far pagare a costoro un prezzo pesante, al fine di riportare la sicurezza agli abitanti della zona”.


Ancora proteste in tutto il Paese per la riforma della giustizia

Continuano, intanto, le proteste in tutto il Paese contro la legge di riforma della giustizia presentata dal governo di destra di Benyamin Netanyahu: blocchi stradali, cortei, violenti scontri tra polizia e dimostranti a Tel Aviv con lancio di granate assordanti, lacrimogeni e getti di acqua. Una quarantina sono state le persone arrestate a Tel Aviv e 11 i feriti curati al pronto soccorso nel giorno nazionale di lotta indetto dalle organizzazioni contrarie alla riforma che ha registrato manifestazioni in tutto il Paese. Tra le persone contestate per la vessata legge anche la moglie del premier, Sarah. Mentre si trovava dal parrucchiere in una zona elegante di Tel Aviv - secondo i media - è stata apostrofata più volte con urla di “vergogna”.

In serata, la protesta è arrivata a Gerusalemme dove i dimostranti si sono raccolti a poca distanza dalla residenza privata del premier per un'ulteriore prova di forza. Ma il governo non appare intenzionato a fermare la sua riforma, che oggi ha registrato alla Knesset altri avanzamenti nel percorso di approvazione: tra questi, quello che riguarda la pena di morte per i terroristi che uccidono israeliani e i poteri della Corte Suprema.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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