Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » ven ott 08, 2021 7:45 pm

Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano.
viewtopic.php?f=197&t=2972

Deve essere un tribunale israeliano e non italiano a decidere a chi affidare Eitan che è cittadino israeliano.
Italiani non rubate i bambini di Israele dopo avergli ucciso i genitori per criminale avidità e irresponsabilità civile.
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts/960265027883601

Abbiate rispetto per l'ebreo israeliano Eitan che è ebreo di etnia, di nazionalità, di cultura e di religione ed è cittadino di Israele che è lo stato nazionale degli ebrei etnici e religiosi.
Abbiate rispetto della sua identità e dei suoi diritti umani, civili e politici.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » ven ott 08, 2021 7:46 pm

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Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » ven ott 08, 2021 7:46 pm

Ecco un demenziale articolo antisemita e antisraeliano che nega a Eitan la sua identità etnica, culturale e religiosa ebraica e la sua identità nazionale, civile e politica israeliana e se ne serve per dare vergognosamente contro agli ebrei., all'ebraismo e a Israele la loro nazione e il loro stato.


Il piccolo Eitan è in Israele: e adesso? Il caso sospeso tra Convenzione dell'Aja e "sovranismo familiare"
Alessandro Simeone*
13 settembre 2021

https://www.repubblica.it/economia/diri ... 317645507/

Eitan, unico sopravvissuto della tragedia della funivia del Mottarone, avrebbe dovuto cominciare in questi giorni la scuola. Dopo la morte dei genitori, del fratellino e dei bisnonni, il giudice italiano -competente in ragione del fatto che, indipendentemente dalla nazionalità, Eitan viveva in Italia con i genitori- aveva affidato il piccolo agli zii paterni, residenti nel pavese.

Ma Eitan a scuola non ci andrà, perché il nonno materno, ex militare dell'esercito israeliano, lo ha prelevato dalla casa dove il nipotino viveva, è andato in Svizzera e da lì, con un jet privato, in Israele.

Il nonno, incurante di procurare un ulteriore trauma al bambino, riteneva infatti che la decisione del nostro Tribunale non fosse corretta; anziché attenersi alla legge e far valere la sua posizione nelle forme tipiche di uno stato democratico ha deciso di fare da sé e lo ha fatto profittando della facoltà di vedere il nipotino che il giudice tutelare, nell'interesse di Eitan a mantenere rapporti con entrambi i rami parentali, gli aveva riconosciuto.

Su come il blitz sia stato possibile non è il caso di soffermarsi adesso: le eventuali responsabilità penali sono già oggetto dell'indagine dei PM ed è inutile, oggi, chiedersi se non sarebbe stato il caso, visti i precedenti, di imporre la presenza di una figura di garanzia agli incontri tra nonno e nipoti che impedisse improvvidi blitz.

Dobbiamo invece chiederci se Eitan potrà mai tornare in Italia.

In linea teorica, il bambino, a fronte di quella che pare essere a tutti gli effetti una sottrazione internazionale di minorenne, dovrebbe essere rimpatriato alla velocità della luce, giacché Israele è uno dei paesi firmatari della Convenzione dell'Aja; in forza di questo strumento di cooperazione internazionale, la zia paterna, tutrice del bambino, potrebbe rivolgersi all'autorità israeliana direttamente oppure tramite l'autorità centrale italiana che, a sua volta, dovrebbe far partire la procedura in Israele. Ma nulla è scontato, perché il giudice di Tel Aviv non è necessariamente vincolato alle decisioni del giudice italiano, potendole ritenere non corrispondenti all'interesse del bambino, con una valutazione in cui la discrezionalità la fa da padrona.

Lo scenario attuale non sembra essere particolarmente confortante: la zia materna, che vive in Israele, ha già dichiarato di non essere molto interessata alla Convenzione dell'Aja ma solo e soltanto all'interesse di Eitan a crescere non nel luogo ove è stato sino a oggi e dove ha intessuto le sue prime relazioni, ma in Israele secondo i dettami della religione ebraica, da intendersi, pare, in maniera più che ortodossa.

Sullo sfondo dunque sembrano intrecciarsi due conflitti: quello tra religione e laicità e quello, più sottile che vedrebbe contrapposti sefarditi (la famiglia materna di Eitan) e ashkenaziti (la famiglia paterna). E non è detto che le autorità israeliana facciano rientrare il piccolo in Italia, ritenendo che, in quanto cittadino di Israele, lui debba crescere in Israele.

Se, infatti, i giudici italiani sono tendenzialmente rispettosi delle decisioni emesse dai loro colleghi stranieri, altrettanto non può dirsi per alcuni paesi esteri.

Il "sovranismo familiare", quello che ritiene che un figlio debba crescere nel paese di origine di uno dei genitori in ragione di una pretesa superiorità culturale e pedagogica, è esteso a macchia d'olio in molti paesi del mondo, anche quelli che a noi possono apparire come dei campioni di democrazia. Questa vicenda, comunque andrà, segnerà ulteriormente Eitan, anche se dovesse, chissà tra quanto tempo, ritornare in Italia e subire un nuovo ulteriore strappo nella sua vicenda, così densa di dolore.

* Alessandro Simeone è un avvocato membro del Comitato scientifico de Il Familiarista di Giuffré Francis Lefebvre


Un'altro giornalaccio antisemita antisraeliano.
Il nonno di Eitan ora è «difeso» dal super consulente dei politici israeliani
Davide Frattini
14 settembre 2021

https://www.corriere.it/esteri/21_sette ... a256.shtml

La famiglia del lato materno del bambino sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e portato dal nonno in Israele, affida le pubbliche relazioni all’esperto Ronen Tzur

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME — Quando hanno sentito Benny Gantz accusare dal palco il rivale Benjamin Netanyahu «di aver passato il tempo a sorbirsi cocktail e a praticare l’inglese mentre io stavo sdraiato nel fango delle trincee con i miei soldati», gli analisti di cose politiche hanno subito capito che quelle parole erano l’intruglio preparato dal nuovo stratega. Che ha consigliato l’ex capo di Stato Maggiore (e adesso ministro della Difesa) nelle ultime tre campagne elettorali, ne ha resi più spicci i modi e più incisivi gli attacchi. Perché Ronen Tzur non si tira mai indietro dalle sfide — su Twitter si trattiene ancora meno e 5 anni fa ha scritto Il libro del XXI secolo: Mein Trumpf per poi essere costretto a scusarsi con il presidente americano — o se si tratta di provare a ripulire l’immagine di Dan Gertler, uomo d’affari israeliano che se l’è sporcata «ammassando una fortuna con accordi corrotti per sfruttare le miniere nella Repubblica democratica del Congo», secondo le accuse del Dipartimento del Tesoro statunitense.

È questo esperto di pubbliche relazioni, cresciuto nel partito laburista di cui è stato anche parlamentare, che i Peleg — famiglia materna del bambino di 6 anni sopravvissuto alla strage della funivia del Mottarone in cui sono morti i genitori e il fratellino Tom, di due anni — hanno assunto per gestire la pressione mediatica e giudiziaria, inevitabili dopo che nonno Shmuel ha incontrato Eitan in Italia e l’ha portato con un volo privato in Israele, contravvenendo al divieto di espatrio per il bambino deciso dal tribunale di Pavia. La famiglia del lato materno (oltre a Shmuel, l’ex moglie Etty e i tre fratelli di Tal, la madre del bambino morta nell’incidente sul Mottarone) ripete che non si è trattato di un rapimento — come accusa la zia Aya Biran, sorella del padre, e a questo punto la procura: «È tornato a casa, deve crescere ed essere educato qui».

Il telegiornale locale ha parlato di un documento redatto dagli esperti legali del ministero della Giustizia e degli Esteri. Sosterrebbero che Israele debba fare di tutto per rimandare Eitan in Italia perché è stato portato via contro la volontà del tutore legale, la zia Aya. Fonti del governo smentiscono al quotidiano Jerusalem Post l’esistenza di questo parere e i diplomatici israeliani spiegano di «non considerare di propria competenza il caso». Che sta comunque diventando internazionale dopo le reazioni dell’Italia. Tzur ha la capacità di muoversi su diversi fronti — anche globali — e ha rappresentato Arnon Milchan, il produttore hollywoodiano e auto-rivelato trafficante d’armi segreto per lo Stato ebraico, coinvolto nelle inchieste contro Netanyahu per i regali (tra sigari cubani e casse di champagne rosé) all’ex primo ministro (Milchan non è sotto accusa al processo ripreso in questi giorni).

La sua società Rosenbaum Communication — ha rivelato nel 2019 il giornale Yedoth Ahronoth — aveva ideato una strategia (mai messa in atto dalla squadra di avvocati difensori) per impedire l’estradizione di Malka Leifer, fuggita dall’Australia in Israele nel 2008 dopo essere stata accusata di violenza sessuale e abusi sulle allieve della scuola religiosa ultraortodossa di cui era preside. Il piano di Tzur prevedeva una campagna contro Ayelet Shaked, l’allora ministra della Giustizia, operazione definita nei memo interni «mandorla (shaked in ebraico) marcia» e i tentativi di screditare gli psichiatri che avevano dichiarato Leifer sana di mente, in grado di sostenere il processo a Melbourne. Gli israeliani hanno concesso l’estradizione della donna solo lo scorso gennaio dopo 13 anni.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » ven ott 08, 2021 7:49 pm

La tragedia della funivia del Mottarone come quella del Ponte Morandi, storie di inciviltà e di criminalità economica tutta italiana


L'incidente della funivia Stresa-Alpino-Mottarone è accaduto la mattina del 23 maggio 2021 sulla funivia Stresa-Alpino-Mottarone, quando la fune traente dell'impianto ha ceduto, causando la caduta di una delle cabine in transito, al cui interno si trovavano 15 persone; 14 di loro sono morte, mentre un'altra è rimasta gravemente ferita.
https://it.wikipedia.org/wiki/Incidente ... -Mottarone

Viadotto Polcevera
https://it.wikipedia.org/wiki/Viadotto_Polcevera


Menzogne di giornali, giornalisti, media, parenti ebrei ed ebrei non più ebrei, antisemiti e antisraeliani

La prima menzogna è quella che Eitan fosse e sia anche cittadino italiano per cui il tribunale italiano avrebbe avuto e ha tutto il diritto di disporre del bambino e di affidarlo a chi riteneva e ritiene giusto nell'interesse del bambino.
Menzogna sostenuta in primis dalla zia paterna di Eitan nominata tutrice legale dal tribunale italiano, residente in Italia (anche cittadina italiana?) e poi ripresa e mantenuta dai media senza mai verificarne la veridicità.


Non sappiamo dove sia Eitan, la preoccupazione della zia Aya
Redazione Agi.it
12 settembre 2021

https://www.agi.it/cronaca/news/2021-09 ... -13840967/

AGI - "Siamo tutti in attesa, non abbiamo notizie precise di dove sia Eitan o e nemmeno sappiamo come sia andata la dinamica del trasferimento che di sicuro però sappiamo essere stato illecito". Lo dice all'AGI Cristina Pagni, civilista che assiste la zia Aya a cui era stato affidato il piccolo superstite dell'incidente della funivia del Mottarone. Ieri il bambino è stato portato dal nonno materno in Israele e la procura ha aperto un fascicolo per sequestro.
"Di sicuro nessun aeroporto pubblico ha segnalato il suo passaggio - prosegue - quindi, per esclusione, riteniamo che sia stato portato via con un volo privato anche perché non sarebbe potuto uscire in quanto già ampiamente segnalato.
L'ipotesi dei servizi segreti? Aleggia ma non abbiamo certezza che il nonno effettivamente ne facesse parte".
Intanto Aya Biran-Nirko, la zia paterna di Eitan, nominata tutrice legale, ha parlato davanti alla sua abitazione alla presenza dei cronisti, con accanto i due avvocati Simbari e Bertino: "Eitan è cittadino italiano, è arrivato in Italia a un anno, la sua casa è a Pavia dove è cresciuto. Tutto il suo percorso di vita è stato a Pavia. Lo aspettiamo a casa e siamo molto preoccupati per la sua salute".
La donna ha sottolineato che “le visite con i familiari" materni "sono sempre state regolari, con una modalità che tiene in considerazione le necessità terapeutiche del bambino, per non privare Eitan dell’affetto e dei rapporti con la famiglia materna”.
Ieri, "come programmato, è stato preso dal suo nonno materno Shmuel per una giornata in compagnia dei nonni".
Aveva soltanto "i suoi vestiti, il girello e la carrozzina". Il nonno materno "è venuto a prenderlo verso le 11:30, doveva tornare alle 18:30, poco prima delle 19 ho mandato un messaggio ma non c'è stata nessuna risposta. Allora ho cominciato a chiamare e dopo un'ora mi è arrivato un messaggio con scritto 'Eitan è tornato a casa'".


Alberto Pento
Il Messaggero è letto e commentato da molti antisemiti e antisraeliani.
Eitan, arrestato il nonno in Israele
https://www.facebook.com/Messaggero.it/ ... &ref=notif


Comunque, vedere scatenare gli antisemiti a favore di un bambino ebreo dimostra il loro squilibrio mentale
https://www.facebook.com/lionud/posts/4295635600533553

Adriano Mastromarco
Chi non riconosce che è stato commesso un reato nei confronti di un minore è complice !
Ho letto decine di commenti razzisti da parte di ebrei che sembrerebbero gemellati con i musulmani.
Lo Stato è Stato e la religione viene in secondo piano.
Se a qualcuno non piacciono le leggi dello Stato italiano può prendere la valigia e trasferirsi altrove !

Adriano Mastromarco
Mirko Anticoli repetita iuvant, il bambino era sottoposto alle leggi dello Stato italiano, Il nonno avrebbe dovuto agire per i canali convenzionali e non l'ha fatto. Il nonno picchiatore ha commesso un reato contro la legge italiana.
Se tu dici che il nonno ha fatto bene sei complice morale di un reato, è chiaro questo?
I terroristi di hamas rapiscono i bambini, i cittadini israeliani dovrebbero rispettare la legge dei paesi sovrani

Adriano Mastromarco
Conchita Rimmon dopo questa vicenda penso che non solo mi dimetterò da amministratore ma non parteciperò più neanche ai pranzi sionisti !

Adriano Mastromarco
Vi ha dato di volta il cervello tutto d'un colpo, vi siete gemellati con i peggiori estremisti islamici.
Dio quanto siete caduti in basso !

Mirko Anticoli
Adriano Mastromarco un conto è discorrere sull'opportunità o meno della cosa, si possono avere posizioni diverse, anche diametralmente opposte, un altro conto è invitare chi non è d'accordo a fare le valigie... detto questo, a differenza di quanto dicono i giornali italiani, il bambino non è cittadino italiano, ( non potrebbe esserlo), è nato in israele da genitori israeliani, non italiani, secondo la legge italiana (ios soli), avrebbe acquisito la cittadinza solo al compimento dei 18 anni se lo avesse voluto, (e 12 anni nel limbo sarebbero stati troppi per chiunque), SOLO la zia possiede il passaporto italiano, perchè con contratto stabile e da diversi anni in italia, l'affidamento alla zia con passaporto italiano è stata una forzatura giuridica nei tempi e nei modi, ( cosa che tradisce un chiaro intento, neanche troppo celato), a giudicare sull'affido di un cittadino israeliano minorenne deve essere un giudice israeliano, non italiano... i giudici italiani si occupassero di comminare la pena agli assassini dei genitori in tempi consoni piuttosto...

Donato Di Segni
Adriano Mastromarco chi ti ha detto che il nonno è un picchiatore? Qualche giornalista italiano? Qualche tua fonte privata? Come ti permetti!!! Vergognati e ritira la cazzata che hai scritto!!!

Adriano Mastromarco
Donato Di Segni ha picchiato la moglie ed è stato condannato dalla legge israeliana.
Dio mio come vi siete ridotti, sembrate un branco di talebani che berciano e si sbracciano perché qualcuno ha osato offendere il loro profeta


Continuano a ripetere che Eitan ha anche la cittadinanza italiana ma non spiegano perché ce l'avrebbe.
Questa storia della cittadinanza italiana è una menzogna che serve a coprire le pretese della sorella del papà di Eitan che vive in Italia che Eitan sia affidato a lei.
Spero che Israele faccia quadrato e non molli Eitan a costoro e all'Italia.


La soluzione del caso Eitan potrebbe essere vicina
Redazione Agi.it
15 settembre 2021

https://www.agi.it/cronaca/news/2021-09 ... -13875886/

AGI - “Eitan ci manchi tanto, ti vogliamo bene”. Zio Or e zia Aya sono pronti a volare in Israele con questi sentimenti per riprendersi Eitan, ma anche a riparlare con la famiglia del nonno che l’ha sequestrato per trovare una soluzione che vada incontro “al benessere” del bambino sopravvissuto all’incidente del Mottarone.

Dopo un lungo assedio dei cronisti e l’arrivo di un’auto dei carabinieri, Or Nirko esce dalla villetta di Travacò Siccomario dove Eitan era stato accolto dopo il ricovero e spiega con toni ed espressioni più sereni rispetto ai giorni scorsi emozioni e aspettative nelle ore successive all’arresto a Tel Aviv di Shmuel Peleg.

Dice che “la speranza è di tornare a casa al più presto col bambino. La data in cui andremo in Israele non la svelo, non voglio trovarmi l’aereo pieno di giornalisti” e la sensazione è che la partenza sia questione di poche ore. “C’è la possibilità che Aya possa vedere il bambino, abbiamo fatto richiesta, tramite i legali di là, per arrivare a interloquire anche con i politici”.

Troppa la voglia di riabbracciare il piccolo di sei anni che ieri sera hanno sentito al telefono “per un breve colloquio”. Non sanno esattamente dove stia, o perlomeno non hanno voglia di farlo sapere, ma di certo “Eitan è con dei familiari”. Il bambino ha paura? “Non credo che si renda conto di essere stato rapito, forse pensa a una vacanza. Ora ha solo bisogno di stabilità, di tornare e riprendere la sua psicoterapia e fisioterapia”.

Or Nirko sa che “la strada può essere ancora lunga” ma è confortato dalle diplomazie dei due Paesi con le quali è “in contatto”. Punta più su un Tribunale italiano che sulla giustizia israeliana “perché è quello competente e se poi vogliono presentare reclami qua, e lo hanno già fatto, lo facciano ancora. Spero non sia una questione politica, è vero che Eitan ha la doppia cittadinanza, ma lui è italiano”.

La famiglia Peleg, aggiunge, “ci ha `bombardato´ falsamente usando la carta religiosa ma la casa di Eitan è qui, lui parla meglio l’italiano dell’ebraico, Israele per lui è terra di vacanza”. Eppure, per amore del bambino, gli zii sarebbero pronti a confrontarsi coi ‘rivali’: “Siamo ancora aperti a una conversazione con loro. Fin dall'inizio abbiamo provato a parlarci con l'aiuto della Comunità ebraica di Milano ma per i Peleg la soluzione era o Israele o niente.

Gli abbiamo dato massimo fiducia autorizzando incontri lunghi col bambino tanto che il giorno del sequestro poteva stare con loro dalle 11 alle 18 e 30. Di questa fiducia però hanno fatto cattivo uso”. Sul sequestro, “che temevamo, l’avevamo detto anche ai giudici” mostra di avere le idee chiare: “Di certo ci sono stati tanti complici, i nonni non potevano fare tutto da soli anche perché all’aeroporto di Lugano, che conosco, devi chiedere dei permessi speciali per arrivare in Israele, non è facile partire”.

Or chiede ai giornalisti di lasciarli in pace: “Ho affidato le mie figlie a un’amica per proteggerle. Stanno soffrendo molto, tutte le mattine corrono al suo letto per vedere se c'è. Siamo tutti stravolti da quello che è successo. Mia moglie è a pezzi”. Dalla parte del nonno, che potrebbe essere liberato su cauzione prima di venerdì, giorno della scadenza dei domiciliari, i legali contrattaccano con quello che presentano come un errore giudiziario.

Sostengono che non gli siano mai stati notificati il divieto di espatrio e tutti i provvedimenti relativi alla vicenda dal 10 agosto in poi. A sostegno della loro tesi, portano il documento del 10 agosto firmato dal giudice tutelare di Pavia, Michela Finucci, che rigetta la nomina a tutore di Shmuel Peleg e invita la tutrice e zia Aya, a domandare" al nonno del bambino “la consegna del passaporto” del piccolo entro e non oltre il 30 agosto 2021”.

"Ritenuto quindi meno l'interesse di Samuel Peleg e di Esther Cohen a rimanere inseriti nel presente procedimento e avere accesso agli atti esperiti successivamente al deposito telematico di detto procedimento - si legge nell'atto giudiziario consultato dall'AGI - il giudice manda alla cancelleria perché compia quanto necessario al fine di non mantenere più inserite nel procedimento le parti indicate”. Da queste ultime parole, secondo i legali, si evince che non avrebbero più potuto ricevere comunicazioni, mai nemmeno notificate in altro modo, sul portale del processo civile telematico Polisweb.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » ven ott 08, 2021 7:51 pm

Eitan è cittadino israeliano e non italiano o anche italiano e il tribunale italiano non può disporre l'affidamento del bambino se non in via provvisoria in attesa del pronunciamento di un tribunale israeliano che è la sola autorità giuridica ad avere la competenza su un cittadino israeliano.
Se il tribunale italiano nell'affidare il bambino alla zia paterna, non ha prima consultato lo stato di Israele e i parenti isareliani del bimbo ha commesso un sacco di gravi violazioni tra cui quelle relative ai diritti umani, civili e politici di Eitan in quanto cittadino israeliano (e non anche italiano con la doppia cittadinanza), oltreché contro lo stato di Israele.


Pare che nelle preliminarietà dell'affidamento i parenti israeliani di Eitan della linea materna siano stati consultati e che si siano opposti all'affidamento alla zia paterna residente in Italia ma che il giudice tutelare italiano non ne abbia tenuto in gran conto.
La competenza del Giudice tutelare italiano non può che essere provvisoria perché Eitan non è cittadino italiano ma israeliano e la sola e vera autorità competente sarebbe il giudice tutelare israeliano.



Il legale della famiglia in Israele di Eitan: “Puntiamo ad arrivare a un accordo tra le famiglie”
Giorgia Venturini
13 settembre 2021

https://www.fanpage.it/milano/il-legale ... -famiglie/

Il legale della famiglia in Israele di Eitan, il bimbo di 6 anni unico sopravvissuto alla strage del Mottarone e portato sabato pomeriggio in Israele dal nonno materno all’insaputa della zia affidataria di Pavia, fa sapere a Fanpage.it che si sta lavorando per trovare un accordo tra le famiglia in vista anche dell’udienza del 22 settembre. Poi l’avvocato Paolo Sevesi conferma che Eitan ora si trova in ospedale a Tel Aviv e che il bambino non è stato privato della sua libertà personale.

"Puntiamo ad arrivare a un accordo tra le due famiglie per placare tutte le ostilità". Così spiega a Fanpage.it Paolo Sevesi, uno degli avvocati incaricati dalla famiglia materna a seguire il caso sull'affidamento di Eitan, il bimbo di 6 anni unico sopravvissuto alla strage del Mottarone e portato sabato pomeriggio in Israele all'insaputa della zia paterna, riconosciuta dalla Procura di Pavia come l'unico tutore legale. Come conferma anche l'avvocato Sevesi, "il bambino ora si trova in un ospedale di Tel Aviv e non è stato privato della libertà personale". Ora il nonno materno, il 58enne Shmuel Peleg, che due giorni fa ha messo su un aereo privato Eitan e lo ha portato in Israele, è indagato per sequestro di persona con l'aggravante della giovane età del piccolo. "Dal momento che però Eitan è in libertà non è corretto parlare di sequestro ma piuttosto di sottrazione di minori", aggiunge l'avvocato. "L'obiettivo ora è mettersi d'accordo". Resta adesso da chiarire anche la posizione della nonna materna di Eitan: secondo alcune informazioni la donna si trovava in Italia ed è stata coinvolta nel rapimento di Eitan. La nonna però sostiene di essere rientrata il giorno prima e di non essere coinvolta nel reato tanto non è iscritta nel registro degli indagati.

Eitan si trova ora in un ospedale di Tel Aviv

La svolta sull'affidamento potrà arrivare nella prossima udienza del 22 settembre dove verranno discussi i reclami dei parenti da Israele. Intanto da sabato pomeriggio i nonni e gli zii materni portano avanti le loro ragioni: "Non lo abbiamo rapito, siamo stati obbligati perché le sue condizioni di salute erano pessime e finalmente ora dopo quattro mesi i medici vedranno cosa è successo il piccolo". Una volta in Israele infatti Eitan è stato ricoverato in ospedale perché "vogliamo essere sicuri che stia bene".
???
Tutt'altra versione quella invece supportata dai parenti di Pavia che tramite i suoi legali fanno sapere che non hanno dubbi si tratti di un rapimento: il piccolo è stato affidato alla zia paterna, un eventuale cambio di tutore deve essere deciso dai magistrati. A preoccupare gli zii in Italia è soprattutto una condanna per maltrattamenti domestici a carico del nonno: ha avuto in passato problemi con la giustizia israeliana ed è stato condannato per maltrattamenti nei confronti della ex moglie, la nonna di Eitan. Il piccolo quindi deve ritornare in Italia.
???
Esattamene come sostengono anche gli esperti consultati dal governo israeliano: per questi il piccolo deve tornare in Italia. Gli esperti entrano nel dettaglio affermando che il gesto del nonno materno ha violato la Convenzione dell'Aia sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori: una legge adottata anche da Israele nel 1991. Intanto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio fa sapere: "Stiamo facendo accertamenti sull'accaduto e siamo pronti a intervenire".

Gino Quarelo
Speriamo sì che la famiglia nelle sue varie componenti trovi un buon accordo nell'interesse del bambino e del suo essere ebreo e cittadino israeliano e che le istituzioni dei vari paesi coinvolti diano il loro contributo in tal senso.


Sottrazione internazionale di minori e tutela dell’esercizio del diritto di visita
https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_2_5_10.wp

1. Che cos’è la sottrazione internazionale di un minore
Si parla di sottrazione internazionale quando un minore avente la residenza abituale in un determinato Stato è condotto in un altro Stato senza il consenso del soggetto che esercita la responsabilità genitoriale, che comprende il diritto di determinare il luogo di residenza abituale del minore.
Alla sottrazione è equiparato il trattenimento del minore in uno Stato diverso da quello di residenza abituale, senza il consenso del genitore o di altro soggetto titolare dell’affidamento. Per semplificare il testo che segue, l’espressione “sottrazione internazionale” andrà intesa come riferita anche all’ipotesi del trattenimento all’estero.
Ai fini dell’applicazione della Convenzione, la nazionalità del minore e degli adulti è irrilevante: quello che conta è la residenza abituale del minore al momento della sottrazione.




Continuano a ripetere che Eitan ha anche la cittadinanza italiana ma non spiegano perché ce l'avrebbe.
Questa storia della cittadinanza italiana è una menzogna che serve a coprire le pretese della sorella del papà di Eitan che vive in Italia che Eitan sia affidato a lei.
Spero che Israele faccia quadrato e non molli Eitan a costoro e all'Italia.



La soluzione del caso Eitan potrebbe essere vicina
Redazione Agi.it
15 settembre 2021

https://www.agi.it/cronaca/news/2021-09 ... -13875886/

AGI - “Eitan ci manchi tanto, ti vogliamo bene”. Zio Or e zia Aya sono pronti a volare in Israele con questi sentimenti per riprendersi Eitan, ma anche a riparlare con la famiglia del nonno che l’ha sequestrato per trovare una soluzione che vada incontro “al benessere” del bambino sopravvissuto all’incidente del Mottarone.

Dopo un lungo assedio dei cronisti e l’arrivo di un’auto dei carabinieri, Or Nirko esce dalla villetta di Travacò Siccomario dove Eitan era stato accolto dopo il ricovero e spiega con toni ed espressioni più sereni rispetto ai giorni scorsi emozioni e aspettative nelle ore successive all’arresto a Tel Aviv di Shmuel Peleg.

Dice che “la speranza è di tornare a casa al più presto col bambino. La data in cui andremo in Israele non la svelo, non voglio trovarmi l’aereo pieno di giornalisti” e la sensazione è che la partenza sia questione di poche ore. “C’è la possibilità che Aya possa vedere il bambino, abbiamo fatto richiesta, tramite i legali di là, per arrivare a interloquire anche con i politici”.

Troppa la voglia di riabbracciare il piccolo di sei anni che ieri sera hanno sentito al telefono “per un breve colloquio”. Non sanno esattamente dove stia, o perlomeno non hanno voglia di farlo sapere, ma di certo “Eitan è con dei familiari”. Il bambino ha paura? “Non credo che si renda conto di essere stato rapito, forse pensa a una vacanza. Ora ha solo bisogno di stabilità, di tornare e riprendere la sua psicoterapia e fisioterapia”.

Or Nirko sa che “la strada può essere ancora lunga” ma è confortato dalle diplomazie dei due Paesi con le quali è “in contatto”. Punta più su un Tribunale italiano che sulla giustizia israeliana “perché è quello competente e se poi vogliono presentare reclami qua, e lo hanno già fatto, lo facciano ancora. Spero non sia una questione politica, è vero che Eitan ha la doppia cittadinanza, ma lui è italiano”.

La famiglia Peleg, aggiunge, “ci ha `bombardato´ falsamente usando la carta religiosa ma la casa di Eitan è qui, lui parla meglio l’italiano dell’ebraico, Israele per lui è terra di vacanza”. Eppure, per amore del bambino, gli zii sarebbero pronti a confrontarsi coi ‘rivali’: “Siamo ancora aperti a una conversazione con loro. Fin dall'inizio abbiamo provato a parlarci con l'aiuto della Comunità ebraica di Milano ma per i Peleg la soluzione era o Israele o niente.

Gli abbiamo dato massimo fiducia autorizzando incontri lunghi col bambino tanto che il giorno del sequestro poteva stare con loro dalle 11 alle 18 e 30. Di questa fiducia però hanno fatto cattivo uso”. Sul sequestro, “che temevamo, l’avevamo detto anche ai giudici” mostra di avere le idee chiare: “Di certo ci sono stati tanti complici, i nonni non potevano fare tutto da soli anche perché all’aeroporto di Lugano, che conosco, devi chiedere dei permessi speciali per arrivare in Israele, non è facile partire”.

Or chiede ai giornalisti di lasciarli in pace: “Ho affidato le mie figlie a un’amica per proteggerle. Stanno soffrendo molto, tutte le mattine corrono al suo letto per vedere se c'è. Siamo tutti stravolti da quello che è successo. Mia moglie è a pezzi”. Dalla parte del nonno, che potrebbe essere liberato su cauzione prima di venerdì, giorno della scadenza dei domiciliari, i legali contrattaccano con quello che presentano come un errore giudiziario.

Sostengono che non gli siano mai stati notificati il divieto di espatrio e tutti i provvedimenti relativi alla vicenda dal 10 agosto in poi. A sostegno della loro tesi, portano il documento del 10 agosto firmato dal giudice tutelare di Pavia, Michela Finucci, che rigetta la nomina a tutore di Shmuel Peleg e invita la tutrice e zia Aya, a domandare" al nonno del bambino “la consegna del passaporto” del piccolo entro e non oltre il 30 agosto 2021”.

"Ritenuto quindi meno l'interesse di Samuel Peleg e di Esther Cohen a rimanere inseriti nel presente procedimento e avere accesso agli atti esperiti successivamente al deposito telematico di detto procedimento - si legge nell'atto giudiziario consultato dall'AGI - il giudice manda alla cancelleria perché compia quanto necessario al fine di non mantenere più inserite nel procedimento le parti indicate”. Da queste ultime parole, secondo i legali, si evince che non avrebbero più potuto ricevere comunicazioni, mai nemmeno notificate in altro modo, sul portale del processo civile telematico Polisweb.

Gino Quarelo
Israele non molli e non accetti l'affido a questi parenti senza rispetto che mentono sulla cittadinanza del bambino (i cui genitori avevano solo la cittadinanza israeliana ed erano fieri di essere ebrei israeliani) e che considerano Israele una terra di vacanza e una patria secondaria e quasi inutile per Eitan.
Questi parenti sono una vergogna, parlano di Israele come non fosse la Patria di Eitan ma una terra a lui ostile!
Che Israele in sede di contenzioso giuridico con l'Italia faccia valere la cittadinanza israeliana di Eitan e dei suoi gentitori uccisi criminalmente dall'inciviltà di certi italici.



Eitan resti in Israele
Commento di Deborah Fait
15 settembre 2021

https://www.facebook.com/david.damico33 ... 7965568874

Non è semplice scrivere quando si è in viaggio, le distrazioni sono tante e manca la necessaria concentrazione ma a un pur breve commento sul caso Eitan non posso rinunciare. I media hanno creato una specie di soap opera in veste anti-israeliana sulla tragedia del bambino rimasto senza genitori e senza il fratellino, morti nell'incidente della funivia del Mottarone. Non scrivo per giudicare il comportamento del nonno di Eitan perché se ne sa ancora troppo poco ma voglio criticare i commenti dei media, alcuni, quasi tutti, anche se male o per niente informati, favorevoli alla zia, sorella del padre cui un tribunale italiano ha affidato il bambino. Scrivere, come fanno alcuni giornali, che il nonno sia un ex soldato è da stupidi dal momento che in Israele sono quasi tutti ex soldati, se ultra cinquantenni, perché il servizio militare è obbligatorio.Inoltre essere un soldato, in Israele, è un onore non solo un dovere. Non capisco come sia possibile che un tribunale abbia potuto decidere le sorti di un minorenne non solo straniero ma anche di religione non cattolica. Eitan è un bambino ebreo, un figlio di Israele e la zia paterna lo mette a scuola dalle suore? Nessun problema con le suore ma nel caso di Eitan credo sia molto importante per lui non dimenticare le proprie radici. Deve crescere in Israele dove i suoi genitori volevano tornare tanto da aver acquistato un appartamento a Ramat HaSharon, vicino a Tel Aviv. I nonni materni hanno perso quasi tutta la famiglia nel Mottarone, resta loro solo il piccolo Eitan e probabilmente, causa anche i non buoni rapporti con la famiglia del papà, non potevano sopportare l'idea di non vederlo più. Tutti condannano il comportamento estremo del nonno per riavere il nipote ma nessuno pensa che forse tutto questo è accaduto a causa della manchevole giustizia italiana che, non solo non condanna i responsabili della strage della funivia ma affida l'unico superstite di 6 anni al primo parente disposto a prendersene cura senza contattare il resto della famiglia. Il risultato è che si è scatenato un tam tam mediatico incredibile da parte di tutti i media. La prima vittima di questa terribile storia è Eitan ma mi auguro che sulla sua innocenza e sulla morte dei genitori non si riaccenda il solito odio contro Israele leggermente sopito durante la presa di potere dei talebani in Afghanistan.



Caso Eitan: il nonno agli arresti domiciliari
Fonti israeliane riportano che il nonno di Eitan Biran sarebbe ai domiciliari per decisione dei magistrati; il suo legale smentisce gli arresti
Francesca Galici
14 Settembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1631666000

Si evolve il caso di Eitan Biran, il bambino di 6 anni unico sopravvissuto alla strage del Mottarone, che qualche giorno fa è stato prelevato dal nonno e portato in Israele con un aereo privato decollato da Lugano. Dopo la denuncia degli zii paterni, residenti in Italia, che ne hanno ottenuto la custodia e l'affidamento legale a seguito della morte di entrambi nella funicolare del Mottarone, il nonno materno sarebbe stato posto in regime di detenzione domiciliare dalle autorità israeliane, stando a quanto riportano i media locali.

Schmulik Peleg è accusato di aver rapito il piccolo Eitan, sottraendolo alla custodia degli affidatari, e di averlo tradotto all'estero nonostante il bambino non potesse allontanarsi all'Italia. Il Times of Israel riferisce che in queste ore la polizia di Israele ha condotto l'interrogatorio nei confronti dell'uomo. "A me risulta che gli sia stato richiesto di restare a disposizione della polizia", ha dichiarato Paolo Sevesi, l'avvocato che assiste legalmente il nonno di Eitan. Il difensore, poi, ha aggiunto: "Escludo che alla base dell'arresto del nonno di Eitan ci sia un mandato d'arresto italiano". Quindi, il legale ha sottolineato che l'uomo non si trova agli arresti ma è stato "invitato a essere a disposizione rimanendo a casa".

La notizia degli arresti domiciliari, smentita dall'avvocato Sevesi, viene riportata anche dal quotidiano israeliano Israel Hayom, che conferma quanto già trapelato, sottolineando che su Schmulik Peleg penderebbe ora un'accusa formale di rapimento formulata dai magistrati israeliani, che dopo aver ascoltato le dichiarazioni del nonno di Eitan avrebbero deciso di costringerlo agli arresti domiciliari per 5 giorni, in attesa di ulteriori decisioni. Una volta in Israele ha scritto ai familiari in Italia che Eitan era "tornato a casa" e i familiari tutori del piccolo hanno sporto denuncia sia in Italia che in Israele. Al termine dell'interrogatorio, Schmulik Peleg ha affermato di non averlo rapito e che i suoi genitori volevano che crescesse in Israele.

Il Jerusalem Post conferma poi che oggi gli zii paterni, ai quali il piccolo superstite della tragedia del Mottarone è stato affidato, hanno chiesto al tribunale di Tel Aviv che gli sia riconsegnato il bambino. "Ancora non sappiamo dove si trova Eitan. Speriamo di risolvere domani e grazie alla polizia israeliana sapere almeno dov'è", ha dichiarato Or Norki, lo zio di Eitan. Il marito della zia tutrice ai microfoni di Pomeriggio5 ha dichiarato nelle scorse ore che il bambino era in pericolo, fisico e psicologico. "L'arresto è un buon inizio. Spero che la saga finisca al più presto per il benessere mentale del bambino", ha concluso l'uomo.
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Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » ven ott 08, 2021 7:52 pm

Eitan, l’ambasciatore e il bimbo rapito. "Israele non è la giungla senza leggi"
"Andai a trovare Eitan in ospedale e recitai la Torah tenendogli le mani sulla testa. Un miracolo la guarigione". Il rappresentante di Tel Aviv a Roma: la tragedia della funivia è stato il momento più duro del mio incarico
di DAVIDE NITROSI
Roma, 15 settembre 2021

https://www.quotidiano.net/cronaca/lamb ... -1.6802365

"La tragedia della funivia del Mottarone è stato il momento più duro del mio incarico da diplomatico. Il pensiero del piccolo Eitan rimasto solo, unico a sopravvivere e senza i genitori, mi ha scosso profondamente". All’ambasciatore in Italia di Israele, Dror Eydar, 54 anni, scende un velo di tristezza sugli occhi appena si pronuncia il nome di Eitan. E non è cerimoniale diplomatico.

Ambasciatore, l’Italia si chiede cosa succederà ora a Eitan dopo che è stato portato in Israele dal nonno materno.

"Stiamo seguendo le famiglie, non posso entrare nei dettagli, ma posso garantire che Israele è uno Stato di diritto che si sta occupando di questa vicenda. Israele non è una giungla. La mia speranza è che si trovi una soluzione che faccia stare bene tutti e specialmente Eitan: ha sofferto già troppo".

Una famiglia in guerra: tutti i protagonisti della vicenda

Lei era corso a visitare Eitan in ospedale dopo la tragedia. Che ricordi ha di quelle ore?

"Eitan era ricoverato in rianimazione, sedato. Io provengo da una famiglia di sacerdoti e ho chiesto ai medici di poter recitare la nostra antica benedizione. Ho avvicinato le mie mani alla sua testa e ho recitato la Torah. Mentre pronunciavo le parole della Bibbia, dietro di me pregava anche il presidente della Regione Piemonte. Lo ricorderò per tutta la vita. Quando ci hanno annunciato che stava meglio, ho pensato che era un miracolo".

Eitan, il nonno agli arresti domiciliari in Israele

Italia e Israele affrontano lo stesso nemico, il Covid. L’Italia ha guardato con interesse il vostro approccio. È una collaborazione reciproca?

"Per tutti i mesi della crisi pandemica i nostri Ministeri della sanità sono stati in contatto costante, scambiandosi informazioni e strategie. Abbiamo anche inviato una nostra équipe di medici e infermieri dell’ospedale Sheba, uno dei migliori al mondo, in Piemonte".

Oggi in Italia si parla di terza dose come in Israele: è la scelta necessaria?

"Nell’ultima ondata abbiamo visto che le persone contagiate dopo la seconda dose erano soprattutto over 60enni perché gli anticorpi erano diminuiti. Così si è deciso di fare la terza dose ai più anziani. Il numero di positivi al Covid senza sintomi va considerato solo a fini statistici. Il vero problema è la pressione sugli ospedali: occorre diminuire il numero dei ricoverati".

Vaccinare è l’unica soluzione?

"La maggior parte delle persone sotto i 60 anni che sono gravi non ha fatto il vaccino. Significa che il vaccino funziona. In Israele è partita da poco anche la terza campagna di vaccinazione dai 12 anni in su. Abbiamo visto che il trend dei contagi così rallenta".

L’impressione è che Israele affronti il Covid con la stessa determinazione con cui affronta altri pericoli. È così?

"Qui entra in ballo la psicologia storica del nostro Paese. La nostra identità è scritta nel nome Israele, che fu dato a Giacobbe quando sconfisse l’angelo dopo 20 anni di esilio. Una nazione non ha bisogno solo di intellettuali, ma anche di combattenti. Il nome Israele significa: colui che ha combattuto gli uomini e Dio".

E questa consapevolezza incide anche nella lotta alla pandemia?

"Dopo l’esilio e l’Olocausto siamo uno Stato indipendente, abbiamo la forza per difenderci senza paura. Pronti a combattere sempre: la pandemia, come i nemici e i problemi interni. Li affrontiamo e abbiamo la capacità di risolverli da soli".

I problemi si affrontano senza aspettare aiuti esterni?

"Abbiamo imparato a trattare ogni problema come se fosse esistenziale. Così siamo capaci di reazioni rapide. Nel caso del Covid gli israeliani sono più ansiosi degli italiani, ma proprio questo ci spinge ad affrontare e risolvere rapidamente il problema. Non siamo l’America che può combattere guerre per anni. Sappiamo che dobbiamo affrontare subito i nemici e vincere rapidamente".

L’America ha lasciato l’Afghanistan dopo 20 anni, dando l’impressione che l’Occidente si sia arreso all’integralismo. Quale sarà la conseguenza?

"Il problema reale è che l’uscita dall’Afghanistan ha implicazioni per tutto il mondo, non solo per l’America. I più soddisfatti sono gli ayatollah a Teheran. Hanno capito che possono allargare la loro rivoluzione islamico-radicale e questo è oggi il maggiore rischio per tutto l’Occidente. Dopo 14 secoli si è formata una grande mezzaluna sciita, dall’Iran al Mediterraneo, passando per Iraq, Siria e Libano. Il pericolo sono i sogni di grandezza dell’Iran".

E perché sono un pericolo per l’Occidente?

"Gli ayatollah odiano l’Occidente, lo considerano un’entità malata anche se l’Occidente tratta con loro senza capirli. Come quando l’Europa non capiva chi fosse Hitler negli anni Trenta. Non si sottovalutano le dichiarazioni dei dittatori. Perché hanno bisogno della bomba atomica? L’Europa non si chiede perché l’Iran sviluppi missili con un raggio di tremila chilometri che possono colpire tutto il continente".

L’Iran è sciita, i talebani sono sunniti. Perché Teheran dovrebbe festeggiare la loro vittoria?

"Il problema è l’Islam politico, non la religione. La madre di tutto è la rivoluzione islamica del 1979".

Anche la Turchia ha subito una svolta integralista con Erdogan.

"A volte Erdogan parla come un integralista ma la Turchia è uno stato moderno, fa parte della Nato, e anche se ci sono stati momenti di tensione, Turchia e Israele hanno rapporti profondi. La Turchia non è l’Iran".

Secondo lei è possibile esportare la democrazia?

"L’Occidente adora il Logos, la razionalità, la scienza. Ma nell’altra parte dell’umanità conta il Mythos, la religione, la tradizione. La democrazia è Logos. L’Occidente pensava di esportarla in Iraq, con i diritti umani, ma non ha tenuto conto che opposti ai valori occidentali ci sono i valori del Mythos, e in più una storia millenaria. Non è facile scambiare i valori antichi con la democrazia".

Ma la convivenza è possibile?

"L’Europa ha perso il senso religioso tradizionale e le sue élite hanno abbandonato il nazionalismo. Ma oggi l’Europa è diventata un’arena dove gli islamici, con una tradizione religiosa e un senso nazionale forti, si confrontano con una cultura priva di tutto questo, che non ha neppure uno scudo per difendersi. Le organizzazioni terroristiche islamiche si concentrano contro Israele perché è l’avamposto del mondo occidentale e perché in Israele convivono una fede antica e un senso nazionale ebraico forte".

Israele si aspetta qualcosa di più dall’Italia sul piano internazionale?

"L’Italia è il Paese preferito in Europa dagli israeliani. C’è una grande collaborazione, lo scorso giugno ad esempio ci sono state esercitazioni congiunte in Puglia tra la nostra e la vostra aviazione e per la prima volta i nostri F35 sono usciti da Israele. Però vorremmo che questa collaborazione si riflettesse anche nell’arena internazionale".

In che modo?

"Ogni volta che all’Onu si mette in scena un teatro dell’assurdo contro Israele, con risoluzioni che spesso sono contrarie all’idea stessa dell’esistenza di uno Stato ebraico, l’Italia si astiene. Non vota contro o a favore, ma si astiene. Non lo capiamo. Siamo amici, noi voteremmo contro una risoluzione che condanna l’Italia".
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Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » ven ott 08, 2021 7:54 pm

Le demenzialità che scrivono i giornali:
Israele pronto a restituire Eitan all'Italia come se Eitan fosse un cittadino italiano e non invece israeliano. Isarele non deve restituire nessuno all'Italia perché Eitan è cittadino israeliano e non italiano e il suo paese è Israele e non l'Italia.
Caso mai bisognerebbe chiedersi perché dopo le dimissioni di Eitan dall'ospedale italiano non è stato riconsegnato a Israele visto che i suoi genitori erano morti, uccisi dall'irresponsabile inciviltà e dolosa criminalità di certi italiani.
Eitan doveva essere consegnato ai suoi parenti in Israele e non affidato ai suoi parenti residenti in Italia che per giustificare l'affidamento del bambino a loro hanno continuato a diffondere la menzogna che Eitan aveva anche la cittadinanza italiana assieme a quella israeliana oltre che a calunniare e demonizzare i parenti israeliani del bimbo.





Continuano le demenzialità e le calunnie contro il nonno materno, oltre alla grande menzogna che Eitan sia anche cittadino italiano.
Rapimento del piccolo Eitan, "Possibili ragioni economiche dietro il gesto"

16 settembre 2021

https://www.luinonotizie.it/2021/09/16/ ... sto/343101

Emergono nuovi particolari sul rapimento del piccolo Eitan, il bambino di cinque anni unico sopravvissuto alla strage del Mottarone, che sei giorni fa ha lasciato la casa in Italia degli zii, ai quali era stato affidato dal tribunale dei minori, per raggiungere Israele insieme al nonno materno Shmuel Peleg.

L’uomo di cinquantotto anni è ora indagato per sequestro di persona aggravato e nei giorni scorsi le autorità israeliane gli hanno imposto l’obbligo di dimora all’interno dell’appartamento di sua proprietà, situato a pochi chilometri dalla capitale, dove si trova attualmente anche il bambino.

Gli zii italiani, Aya e Or Nirko, hanno avuto con il piccolo alcuni contatti telefonici che hanno consentito loro di ottenere alcune rassicurazioni circa lo stato di salute di Eitan. Ma la situazione tra i due rami della famiglia, spezzata dalla tragedia della funivia avvenuta lo scorso 23 maggio, resta particolarmente tesa.

Gli zii residenti a Pavia sono, come detto, le persone a cui il è stato affidato il compito di accudire e crescere il bambino (la zia Aya, nello specifico, è stata nominata tutore legale dal tribunale) e a seguito di uno degli incontri con Eitan regolarmente concessi a Shmuel e alla ex moglie – a sua volta indagata – si sono improvvisamente trovati coinvolti in un incubo che – hanno poi raccontato gli stessi zii ai giornalisti fuori dalla loro abitazione – temevano potesse verificarsi.

A quel provvedimento del tribunale dei minori, arrivato in agosto, i nonni materni si sono opposti con un reclamo formalizzato attraverso i loro legali italiani, lamentando inoltre di non essere stati coinvolti nella questione dell’affidamento del minore. L’udienza si terrà il prossimo 22 ottobre.

Le strade per risolvere la delicata vicenda, mentre proseguono le indagini degli inquirenti italiani e israeliani, sembrano essere al momento due: la decisione del tribunale di Tel Aviv, a cui la zia Aya si è appellata per ottenere la restituzione immediata del bambino (ma potrebbero volerci alcune settimane), o l’intesa tra i due Paesi, Italia e Israele, da raggiungere tramite il coinvolgimento dei nonni e degli zii di Eitan, vale a dire tutti i familiari coinvolti in quello che le autorità hanno inquadrato come un rapimento a tutti gli effetti.

Parlando con il quotidiano La Repubblica lo zio di Eitan, Or Nirko, ha fatto riferimento a quella che potrebbe essere la ragione principale del piano per portare il piccolo in Israele, messo in atto da Shmuel Peleg (non è chiaro se nell’azione siano state coinvolte altre persone). Eitan, ha spiegato ai giornalisti lo zio, potrebbe diventare l’erede di una immensa fortuna: il patrimonio del bisnonno deceduto a seguito dell’incidente della funivia insieme alla consorte, al fratello minore di Eitan e ai genitori dell’unico superstite. Or Nirko ha ipotizzato che la madre del bambino fosse in principio l’erede designata. E in questo caso Eitan potrebbe ora figurare come beneficiario in linea di successione. Un aspetto, tra i tanti in questa storia, ancora tutto da chiarire.


"La casa di Eitan è in Italia" "No è in Israele"
Moked
12 settembre 2021

https://moked.it/blog/2021/09/12/la-cas ... n-israele/

Toni preoccupati sui media israeliani per l’evoluzione della vicenda legata al Eitan Biran, unico sopravvissuto alla strage del Mottarone. Il bambino di sei anni è da mesi al centro di una contesa tra la famiglia materna, che vive in Israele, e la zia paterna, che vive a Pavia. Una contesa che ha avuto un’evoluzione drammatica nelle ultime 24 ore, con la decisione del nonno materno, Shmuel Peleg, di sottrarlo alla custodia della zia Aya Biran, nominata sua tutrice legale, e portarlo in Israele. Tanti gli aspetti da chiarire in questa vicenda molto delicata e dolorosa, il cui ultimo capitolo è l’apertura di un’indagine per sequestro di persona da parte della procura di Pavia dopo la mossa della famiglia materna di trasferire il bambino in Israele. Qui loro vorrebbero vederlo crescere e vivere. La zia paterna, a cui è stata data la tutela legale dal Tribunale di Torino, ha invece iscritto il bambino nella stessa scuola delle sue figlie nel pavese, l’istituto delle Canossiane. La sua casa, ha dichiarato in queste ore Biran, è l’Italia. Eitan è “cittadino italiano, Pavia è la sua casa dove è cresciuto, noi lo aspettiamo a casa, siamo molto preoccupati per la sua salute”, le sue dichiarazioni. Il fatto che sia stato portato via, prosegue la zia paterna, è una “mossa unilaterale e gravissima della famiglia Peleg” perché “il nonno materno Shmuel Peleg è stato condannato per maltrattamenti nei confronti della sua ex moglie, la nonna materna e tutti i suoi appelli sono stati respinti in tre gradi di giudizio”.
In mattinata a parlare era stata invece Gali Peleg, intervistata dalla radio israeliana 103 Fm. “Non lo abbiamo rapito e non useremo quella parola, l’abbiamo portato a casa e abbiamo dovuto farlo perché non avevamo notizie sulla sua salute e la sua condizione mentale”. I due conduttori, Ynon Magal e Ben Caspit, le hanno chiesto con un certo allarme come sia stato portato in Israele il bambino, da chi e dove si trovi ora. Domande a cui Peleg non ha risposto. Secondo fonti dell’agenzia Agi, il trasferimento dall’Italia a Israele sarebbe avvenuto con un volo privato. Un passaggio da chiarire, sottolineano i media di entrambi i paesi, che spiegano come la famiglia materna avesse in custodia il passaporto del bambino, ma che il tribunale italiano ne aveva chiesto la restituzione. “Abbiamo portato a casa Eitan seguendo ciò che i suoi genitori volevano e speravano. – ha sostenuto Peleg alla radio, dichiarando che tra la sorella e Aya non ci fossero molti rapporti nonostante vivessero nella stessa città – Mia sorella e suo marito avevano programmato di tornare quest’anno in Israele, ma a causa della pandemia hanno posticipato un po’. Sei mesi fa abbiamo parlato del loro ritorno. Amit – la sua ricostruzione – si era anche iscritto qui per studiare all’Università di Ariel”. Alla domanda di Caspit – che non ha nascosto una certa perplessità pur evitando di puntare il dito contro nessuno – se non fosse preoccupata per eventuali violazioni della legge e delle stringenti regole della Convenzione de L’Aja (relativa alla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale), la zia materna ha risposto “a noi non interessa la Convenzione, non interessano i tribunali, ma il bene del bambino”. Tema prioritario per tutti, ma con diverse prospettive, come dimostrano le parole sul versante opposto della zia paterna. Quest’ultima ha spiegato che il bambino era stato iscritto alla scuola dove vanno le sue figlie “dai suoi genitori, a gennaio 2020, nello stesso istituto in cui ha frequentato l’ultimo anno della scuola materna” e domani avrebbe dovuto “iniziare” le elementari, dopo aver già trascorso “una settimana di inserimento”. “Le sue cugine – ha continuato Aya Biran – che lo aspettavano ieri per cena sono preoccupate, il suo letto è vuoto, i suoi giochi e vestiti lasciati indietro, la sua nuova scrivania, il suo nuovo zaino, quaderno, astuccio, libri pronti per iniziare l’anno scolastico domani”.
“Non è chiaro a me come Eitan è entrato in Israele, dopo che ho segnalato più volte alle autorità israeliana il problema relato al passaporto e il mio timore di quello che poi è successo. – ha dichiarato Biran in un comunicato alla stampa – Non è chiaro a me come pensano di distaccare Eitan dalle sue figure di riferimento, con cui ha coltivato forti rapporti emotivi durante i mesi di terapie domiciliari. Dalla sua psicoterapeuta con cui ha un rapporto speciale e con cui sta seguendo un percorso delicatissimo e doloroso”. La zia paterna ha poi chiesto alle autorità israeliane di controllare a fondo la situazione della famiglia materna – sia dello stato psicofisico sia del casellario giudiziale -, da cui risulterebbe “impossibile” “prendere in considerazione le loro richieste di adozione o affidamento”. In un post in ebraico dai toni molto duri sul suo sito – in cui abitualmente parla della sua esperienza di medico nelle carceri – ha raccontato come in questi mesi la sua famiglia si sia presa cura di Eitan e come ci siano state molte incomprensioni con la parte materna. Incomprensioni che, sostiene nel post la zia medico, lei ha cercato di non far emergere per il bene del bambino.
In merito alla vicenda, la Comunità ebraica di Milano, legata alla famiglia Biran, ha emesso un comunicato in cui dichiara di aver appreso “con sgomento la notizia del sequestro del piccolo Eitan Biran ed esprime una decisa condanna nei confronti di questo gravissimo atto che viola le leggi italiane ed internazionali. L’augurio – la posizione della Comunità – è che la vicenda si risolva nel più breve tempo possibile nella direzione dell’ottemperanza della decisione del Tribunale dei minori”.


Alberto Pento
Il nonno materno di Eitan è libero!
Notizia di poco fa ascoltata sulla radio antisraeliana del Sole24ore: il nonno di Eitan non è più soggetto ad alcuna restrizione della libertà se mai lo fosse stato e il console italiano ha potuto vedere Eitan alla presenza del nonno.
Oggi come oggi il nonno materno non è soggetto ad alcuna restrizione della sua libertà personale e suo nipote Eitan vive con lui.
L'autorità giudiziaria israeliana ha ritenuto che non vi sia alcun elemento delittuoso che giustifichi gli arresti domiciliari od altre restrizioni minori.


Debora Faith non è integralista
Manu Bolo
https://www.facebook.com/permalink.php? ... &ref=notif

Raga, cerco di essere tollerante, accettare tutte le opinioni, sul caso del piccolo Eitan si può essere dalla parte dei parenti a Pavia, come comunque in linea di massima sarebbe legalmente più corretto, per l'art. 5 della Convenzione dell'Aja del 1996 sui minori il tribunale competente è quello dello Stato in cui il minore effettivamente risiede anche se con altra cittadinanza (e ripeto, per le motivazioni che ho evidenziato in altro post, citando la legge 91 del 5 febbraio 1992 sulla richiesta di cittadinanza per residenza, non credo proprio che Eitan Biran sia cittadino italiano come sostenuto dalla zia Aya) o, per motivazioni diciamo più emotive, dalla parte del ramo materno della famiglia che vive in Israele, però il sostenere la prima non giustifica il definire Debora Faith "integralista" per il suo articolo sulla questione, mettere il like al commento di un suo contatto in cui si scrive "ma loro si sentono il popolo eletto" e via discorrendo (quando comunque nel Deuteronomio il termine realmente usato è "scelto", e non è la stessa cosa) certi ebrei italiani "serpi in seno" e offendere la religione ebraica con paragoni con l'islam e talebani, e commentando contro una ebrea sostenitrice della seconda tesi scriverle "la tua religione di adrem", e riferendosi alla tragedia del monte Meron "44 morti per una pagliacciata religiosa e hanno pure il coraggio di criticare noi italiani? ". Si può benissimo essere atei anche rispettando chi crede. In questo caso, visto che si stava esagerando parecchio, seppur a malincuore, siamo amici da tempo e ci conosciamo anche personalmente, ho ritenuto giusto rimuoverlo dai contatti.


Tragedia del monte Meron
https://www.rainews.it/dl/rainews/media ... tml#foto-1

“La vicenda del piccolo Eitan non ha legami religiosi. Che cresca in diaspora o in...
Domenico Guarino
15 settembre 2021

https://luce.lanazione.it/la-vicenda-de ... offerenza/

“La vicenda del piccolo Eitan non ha legami religiosi. Che cresca in diaspora o in Israele non c’entra ora con la sua sofferenza”

Enrico Fink, presidente della Comunità ebraica di Firenze sul "sequestro" dei bimbo scampato alla tragedia del Mottarone: "Motivazioni religiose in questo e in casi simili sono giustificazioni a posteriori per diatribe familiari molto personali". "La condizione del bimbo è così delicata che in questo momento è difficile stabilire cosa sia meglio per lui"

La vicenda del piccolo Kan Eitan Biran, il bambino di 6 anni unico sopravvissuto della sua famiglia alla tragedia del Mottarone, che è stato trasferito dall’Italia in Israele in un “sospetto rapimento” da parte del nonno Shmuel Peleg , e le dichiarazioni di quest’ultimo che ha detto di aver compiuto il gesto per educare il bambino nella maniera ebraica e farlo crescere come “un vero ebreo”, hanno riproposto un tema molto delicato: quello cioè dell’appartenenza nazionale e dell’identità religiosa.

Un tema quantomai complesso, spesso agli onori delle cronache, nella maggior parte dei casi per episodi che sconfinano nella violenza se non – come in molti casi – nel terrorismo.

In questo caso la vicenda vede al centro un bambino già protagonista di una vicenda altrettanto eclatante: come il crollo devastante della funivia e la conseguente strage che vide la morte di decine di persone, tra i quali appunto i genitori di Eitan.
Sul fatto ascoltiamo Enrico Fink, musicista, tra le voci più apprezzate della cultura ebraica in Italia e non solo, presidente della comunità ebraica di Firenze.

Enrico Fink nella sinagoga di Firenze

“A mio parere non c’è in questo caso un tema che riguarda il rapporto tra le fedi” dice Fink. “Si tratta di una vicenda di cronaca dolorosissima che riguarda una famiglia divisa tra due stati, e che ha al centro purtroppo un bambino che è stato a sua volta al centro di un’altra vicenda terribile, molto nota a livello internazionale, e che quindi ha già addosso l’attenzione del mondo”.

Quindi, non pensi che la questione dell’appartenenza religiosa abbia rilevo in questo caso?

“No. Credo che questa vicenda non abbia in realtà alcun nesso con le fedi o le appartenenze religiose, culturali sociali, politiche. A mio parere andrebbe letta con il rispetto per il dolore delle persone coinvolte. Anche evitando troppi commenti. Poi è chiaro che, siccome i due paesi in cui è divisa la famiglia sono l’Italia ed Israele, questo fatto per gli Ebrei italiani è qualcosa che porta ad una maggiore attenzione”.

Il nonno materno, Shmulik Peleg, 58 anni

In che senso?

“Nel senso che per noi ebrei italiani è più facile immedesimarci non nello specifico di questo fatto, ma rispetto alla questione delle famiglie divise tra due stati, che è una realtà invece abbastanza diffusa. E sulla quale le comunità sono molto sollecitate. Non a caso l’episodio ha generato un forte dibattito all’interno delle nostre comunità”.

Non ritieni che, anche alla luce delle dichiarazioni del nonno, la dimensione confessionale sia un elemento della vicenda?

“Sulle motivazioni della famiglia davvero non mi sento di intervenire perché in casi come questo, in cui le persone agiscono sotto il peso di dolore e in situazioni molto particolari, non ha senso dare giudizi sulla base di quanto si può leggere sulla stampa, ed è meglio a mio modo di vedere astenersi dal commentare oltre misura, anche e soprattutto per rispetto alla situazione atroce del bimbo. Ciò detto, comunque penso che motivazioni di carattere religioso in questo come in tanti altri casi siano poco più che giustificazioni a posteriori per diatribe, sofferenze e rancori familiari che sono molto personali e poco hanno a che fare con categorie generali. La differenza per un ebreo tra crescere in diaspora e crescere in Israele è un tema interessante che merita riflessione, ma che davvero non mi pare c’entri alcunché con la sofferenza di Eitan, con la sua condizione, con cosa sia meglio per lui in questo momento così drammatico”.

Tu, come hai vissuto, come vivi la tua dimensione religiosa rispetto al Paese in cui vivi?

Enrico Fink

“Quello che viviamo oggi è un periodo a mio modo di vedere molto interessante riguardo al tema delle appartenenze e delle identità. La società di oggi è una società che vive le difficoltà e le opportunità e del rapporto tra culture diverse in maniera estremamente differente rispetto al passato. Nel passato sono stati tentati meccanismi di relazione tra le culture che spesso sfociavano in ghettizzazioni, se non vere e proprie segregazioni, oppure in tentativi di assimilazione forzata. Il mondo ebraico è stato testimone – spesso suo malgrado, in quanto minoranza che ha vissuto come tale nel contesto europeo e non solo – di queste dinamiche che hanno avuto come tutti sappiamo parentesi estremamente tragiche. Oggi, direi per fortuna, in Europa queste non sono ritenute opzioni interessanti o da perseguire, ma si cercano strade diverse. Però le differenze che ci sono tra culture religioni, apparenze identità mettono in luce tante sfumature, tante nervature, ed ovviamente la cosa mi coinvolge e mi interessa come cittadino e come musicista”.

Il caso di Eitan resta fuori?

“Sì, la cronaca non c’entra. Questa deve essere letta in maniera del tutto equivalente, senza condizionamenti legati alle appartenenze”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » ven ott 08, 2021 7:55 pm

Io sto dalla parte del nonno materno, dell'ebraicità nazionale di Israele.

Mottarone, Shmuel Peleg: "Da grande Eitan mi dirà: 'Nonno hai fatto tutto il possibile per salvarmi'"
17 settembre 2021

https://video.repubblica.it/cronaca/mot ... 8?ref=fbpr

"Io non riesco proprio a capire quello che mi stai chiedendo. Ho ricevuto un'opinione legale e sono passato per la frontiera con una regolare vidimazione dei passaporti". Così Shmuel Peleg, nonno di Eitan, ha risposto ad una domanda sul 'rapimento' del nipote nelle anticipazioni dell'intervista sul canale tv israeliano Channel 12 che sarà trasmessa integralmente stasera. Alla domanda se non avesse paura che un giorno Eitan potrebbe leggere da grande su internet quello che è successo e sul "brutto conflitto" fra due famiglie, Shmuel Peleg, visibilmente emozionato, ha risposto: "Mi dirà: nonno hai fatto tutto il possibile per salvarmi"


Il nonno materno di Eitan è libero!
Notizia di poco fa ascoltata sulla radio antisraeliana del Sole24ore: il nonno di Eitan non è più soggetto ad alcuna restrizione della libertà se mai lo fosse stato e il console italiano ha potuto vedere Eitan alla presenza del nonno.
Oggi come oggi il nonno materno non è soggetto ad alcuna restrizione della sua libertà personale e suo nipote Eitan vive con lui.
L'autorità giudiziaria israeliana ha ritenuto che non vi sia alcun elemento delittuoso che giustifichi gli arresti domiciliari od altre restrizioni minori.


Il giornalaccio del Corriere
Eitan Biran, rapito dal nonno e portato in Israele: il console italiano lo ha visto, è «in buone condizioni...
17 settembre 2021

https://www.corriere.it/cronache/21_set ... 3354.shtml

Il console di Tel Aviv ha incontrato questa mattina il bambino, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, alla presenza del nonno materno Shmuel Peleg

Il console presso l’ambasciata italiana a Tel Aviv ha incontrato questa mattina il piccolo Eitan Biran alla presenza del nonno materno Shmuel Peleg. La visita consolare organizzata d’intesa con la Farnesina e resa possibile anche grazie alla collaborazione delle autorità israeliane, «era finalizzata a verificare la situazione e il contesto familiare in cui si trova attualmente il minore». «Il piccolo Eitan - hanno detto fonti dell’ambasciata - è apparso in buone condizioni di salute».

Il bambino, 6 anni, è l’unico superstite della sciagura del Mottarone. L’11 settembre è stato portato in Israele dal nonno materno, che l’ha portato via dall’abitazione della zia paterna Aya Biran nel Pavese per un incontro autorizzato dalla magistratura. Peleg è ora indagato per sequestro di persona aggravato, ma parlando con i media israeliani ha rivendicato il suo gesto: «Credo che Eitan un giorno crescerà e dirà nonno mi ha salvato». Inoltre, l’uomo aveva dichiarato sui social già prima del 6 agosto che Eitan «sarebbe tornato in Israele».



Il nonno di Eitan: "Ho perso fiducia nella giustizia italiana"
Angela Leucci
18 Settembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1631952546

Il nonno di Eitan ha parlato alla televisione israeliana, continuando a sostenere che la sua casa è la casa di Eitan: zia Aya intanto ha sentito il bimbo

Il nonno di Eitan: "Ho perso fiducia nella giustizia italiana"

"Ho perso la fiducia nella giustizia italiana". A parlare è il nonno di Eitan, accusato del rapimento dell’unico sopravvissuto alla strage del Mottarone. Shmuel Peleg si riferisce al fatto che l'affido della tutela del bambino sia stato dato ad Aya Biran, medico e sorella del padre di Eitan, tutela che l'uomo e i suoi congiunti credevano fosse temporanea.

L'intervista è stata trasmessa dalla televisione israeliana e riporata a “Quarto Grado”. Shmuel Peleg ha raccontato di come sia avvenuto il viaggio: l’uomo si era recato da Eitan, che stava dalla tutrice, la zia Aya Biran, con una nuova auto a noleggio, non quella che aveva già utilizzato per un noleggio di lungo periodo e sulla quale le autorità italiane avevano istallato un Gps. Con la vettura, il nonno, Eitan e un terzo uomo misterioso si sono recati a Lugano, per prendere, solo il nonno ed Eitan, un volo privato che si stima sia costato circa 9000 euro. Il volo li ha portati nell’area metropolitana di Tel Aviv, in un costoso quartiere residenziale dove Peleg vive.

“Il viaggio è stato un viaggio normalissimo. Abbiamo noleggiato una macchina, ci hanno controllato i passaporti e siamo arrivati in Israele”, avrebbe commentato Shmuel, che però non ha saputo rispondere sul perché i due abbiano preso un volo privato e non uno normale. “Ora Eitan lo abbiamo riportato a casa: questo è ciò che volevano i suoi genitori", pare abbia aggiunto l’uomo”.

Due dettagli restano ancora molto misteriosi sul viaggio di Eitan. Uno: come abbiano fatto a passare velocemente i controlli anti-Covid, dato che per un viaggio in Israele sono richiesti due tamponi con relativi esiti alla partenza e all’arrivo. Due: le generalità di Eitan erano registrate in un sistema che avrebbe impedito un espatrio non autorizzato, ma non si sa cosa non abbia funzionato in quel sistema, dato che l’allarme pare non sia mai partito.


Il viaggio di zia Aya

Intanto Aya pare abbia parlato telefonicamente con il piccolo Eitan, che non sa di essere stato rapito, forse anche per dare al piccolo una parvenza di normalità nella sua situazione: si tratta solo di un’ipotesi, non si conosce in realtà la ragione di questi contatti tra le due famiglie.

Aya però volerà presto in Israele: lei e il marito, entro il 29 settembre, dovranno fare un viaggio per tentare di riportare il nipotino a casa, a Pavia, dove i genitori scomparsi a causa della tragedia della funivia l’avevano iscritto alla prima elementare.


Alberto Pento
Io credo che il tribunale italiano abbia violato i diritti umani civili e politici di Eitan che è cittadino israeliano e non italiano, affidando con troppa leggerezza la tutela legale alla zia paterna residente in Italia e anche cittadina italiana (?) con poca considerazione degli altri parenti israeliani e non italiani e della sua nazionalità ebrea e cittadinanza israeliana che richiederebbe la pronuncia di un tribunale israeliano sul caso (pronuncia che vi dovrebbe essere a partire dal 29 settembre oggi anticipato al 23).
La convenzione dell'Aia mi pare riguardi i minori contesi tra genitori di diverse nazionalità e cittadinanze e mi pare che questo non sia il caso perché i parenti in Italia non hanno alcun diritto di contendere nulla in quanto Eitan non è anche cittadino italiano ma solo cittadino israeliano.
La residenza italiana di Eitan era inerente a quella dei genitori per i quali la residenza italiana era una circostanza provvisoria per lo studio, non erano profughi, rifugiati o asilanti che scappavano da Israele per cui Israele sarebbe un paese inidoneo per Eitan.
I media inizialmente hanno cercato di demonizzare Israele e di far passare Eitan e genitori come in fuga dalla guerra in Israele e poi hanno cercato di far passare Eitan per cittadino anche italiano il che non è assolutamente per giustificare le pretese della zia e le scelte del tribunale italiano.



La zia materna di Eitan

La zia di Eitan Biran: «Voglio adottarlo e crescerlo come figlio mio. Avevo un patto con mia sorella»
20 settembre 2021

https://www.open.online/2021/09/20/eita ... -adozione/

Gali Peleg, 29 anni, è la sorella di Tal, mamma di Eitan Biran, l’unico sopravvissuto alla strage della funivia. Ed è figlia di Shmuel Peleg, l’uomo che ha preso con sé il bambino da Travacò Siccomario in provincia di Pavia per portarlo in Israele dove, secondo la famiglia paterna, lo stanno sottoponendo «a un lavaggio del cervello» per restare lì. Mentre la zia e legale custode del bimbo Aya Biran è sbarcata a Tel Aviv per assistere all’udienza del tribunale sul caso, in un’intervista rilasciata a La Stampa Gali svela le sue intenzioni: «Voglio adottarlo e crescerlo come figlio mio. Mia sorella era anche la mia migliore amica. Eitan è la cosa che più mi importa, l’unica che interessa a me e alla mia famiglia». Gali Peleg, che ha anche la cittadinanza italiana («Ma l’Italia non è casa mia. La mia famiglia è qui»), dice che aveva un patto con la sorella riguardo Eitan e che spera di raggiungere un punto d’incontro con la famiglia Biran: «Vorrei credere che riusciremo a raggiungere un qualche accordo, un’intesa. Noi siamo pronti a mettere tutto da parte. Vogliamo mostrare loro che per Eitan è meglio stare qui, come volevano i suoi genitori, che gli hanno sempre detto che a breve sarebbero tornati in Israele».

Peleg dice che vede il bambino tutti i giorni mentre, su consiglio del portavoce della famiglia Gali Solomon, fa sapere che non era a conoscenza del piano del nonno per riportarlo in Israele: «Ma dal punto di vista emotivo non potevamo più sopportare di vedere la tristezza di Eitan, non potevamo più contenere il suo dolore. Eravamo preoccupati per gli aspetti mentali. Non abbiamo mai ricevuto un referto psicologico su di lui». Infine, nega che i soldi raccolti con le campagne di solidarietà per il bambino siano stati usati per finanziare il ritorno di Eitan in Israele, ma ammette implicitamente che la sua famiglia li ha spesi per il soggiorno in Italia: «Restare quattro mesi in Italia senza che nessuno ti sostenga non è un impegno economico da poco, e non sapevamo per quanto tempo saremmo dovuti restare. Ecco perché abbiamo raccolto soldi. Ma per il volo, no».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » ven ott 08, 2021 7:56 pm

La zia paterna e i nonni paterni


Aya Biran-Nirko (la zia di Eitan Biran sorella del padre)
https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q ... IITPz3EIA2

https://www.asst-pavia.it/sites/default ... %20Aya.pdf


Chi è la zia del piccolo Eitan, la sorella del padre da 15 anni in Italia con la doppia cittadinanza israeliana e italiana.

https://www.donnaglamour.it/chi-e-aya-biran/curiosita/
Aya Biran è la sorella di Amit e cognata di Tal, i genitori di Eitan che hanno perso la vita sulla funivia del Mattarone. Su di lei sappiamo che ha origini israeliani e che da più di 15 anni abita con la sua famiglia nella città di Pavia. È sposata, ha due bambini e lavora come medico del Sert. Come apprendiamo dal suo profilo su Linkedin, la donna ha studiato presso l’Università di Pavia e conseguito un master presso la Cattolica del sacro cuore a Milano e parla perfettamente 3 lingue: italiano, inglese ed ebraico. La donna, in occasione del funerale del fratello minore di Eitan, attraverso una lettera, ha voluto fare una solenne promessa ai genitori del piccolo.

La lettera della zia del piccolo Eitan

Proprio la donna, che come fanno sapere dall’ospedale “Resta sempre vicino al piccolo Eitan” ha voluto affidare le sue preghiere in una lunga lettera : “Faremo di tutto perché i desideri di mio fratello e sua moglie per Eitan si realizzino. Mio Amit, mio piccolo fratellino, mia amata Tal-Tal e nostro Tomi-Tom. Non ho parole per descrivere quanto ci mancherete. Quando ci avete raggiunto a Pavia, Eitan aveva solo un mese, le mie bimbe due e 18 mesi. Per la prima volta da anni abbiamo avuto una famiglia in Italia…Abbiamo condiviso la crescita dei bambini, li abbiamo allattati insieme, visti sviluppare l’armonia che c’è tra due fratelli. Sapevamo che ci saremmo sempre stati gli uni per gli altri”.

Or Nirko - il marito di Aya Biran


Il giornale ci racconta che la famiglia di Amit Biran era scappata da Israele in guerra per rifugiarsi in Italia

Scappati dalla guerra in Israele, muoiono sulla funivia. La tragedia di Amit e Tal
Valentina Dardari
24 Maggio 2021

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 49119.html

Nella tragedia del Mottarone sono morti anche Amit e Tal, appena tornati in Italia dopo essere stati in Israele, loro paese d’origine. Erano scappati dalla guerra, dalla morte, dai razzi per cercare di dimenticare e ieri, domenica 23 maggio avevano deciso di fare una gita in montagna. Ma si è trasformata nell’ultima gita.

A Repubblica, Milo Hasbani, presidente della comunità ebraica di Milano, ha raccontato che quella giornata avrebbe dovuto ridare a tutti un po’ di spensieratezza. E invece tutta la famiglia ha trovato la morte: Amit Biran, 30 anni, trasferitosi a Pavia nel 2018 per studiare Medicina, sua moglie, la 27enne Tal Peleg, e il loro piccolo di soli 2 anni, Tom, nato in Italia, dove la giovane coppia aveva deciso di vivere. Insieme a loro anche due familiari che erano venuti a trovarli da Israele. Solo il bambino di 5 anni è sopravvissuto, traportato in elisoccorso in ospedale. Il bimbo sta lottando tra la vita e la morte. Appena arrivato all’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino, le sue condizioni erano subito apparse molto gravi. Il piccolo piangeva e, secondo quanto raccontato del personale sanitario, ripeteva solo: “Lasciatemi stare, lasciatemi stare”. Mamma Tal e papà Amit non erano lì con lui, a proteggerlo e rassicurarlo.

Un mese fa i suoi genitori avevano deciso di traslocare dalla casa di Pavia dove erano arrivati nel 2018.“Avevano traslocato un mese fa, in un appartamento più grande e più vicino al centro perché l'alloggio era diventato troppo piccolo da quando la famiglia si era allargata”, ha raccontato un vicino. Amit studiava medicina e intanto stava facendo il tirocinio. Ma con il capoluogo lombardo aveva un certo legame. Lo si capisce dalla foto scelta per il suo profilo su Facebook dove ha il figlio sulle spalle e come sfondo il Duomo. Collaborava anche con la comunità ebraica per arrotondare, anche se, “negli ultimi tempi, lo vedevamo meno spesso perché doveva concentrarsi per terminare l'università. I suoi figli frequentavano la nostra scuola e, proprio per questo, si occupava della sicurezza della scuola e di un servizio che noi chiamiamo protezione civile. Un ragazzo stupendo, sempre sorridente. Siamo increduli. Ci mancava solo questa dopo la terribile situazione di Israele” ha raccontato il presidente sempre a Repubblica.


La zia è corsa dal nipotino a Torino

La moglie di Amit, Tal, era originaria di Tel Aviv, e nel loro paese tornavano spesso per andare a trovare i parenti. L'ultima volta erano stati i familiari a raggiungerli. E quale occasione migliore per andare a fare una gita sul lago e sul Mottarone? Tutti insieme, sperando di dimenticare almeno per un momento la guerra, i razzi e tutti i morti. Su quella funivia hanno perso la vita anche Barbara Cohen Koninsky, di anni 71 e Itshak Cohen, 82enne, ma ancora non si conosce il legame con la coppia. Dal nipotino, in ospedale a Torino, è accorsa la zia, sorella di Amit. Per stare accanto all’unico sopravvissuto della tragedia. Erano due i bambini che sono stati trasportati in elisoccorso nella struttura ospedaliera, ma ieri pomeriggio Mattia Zorloni, sei anni, non ce l’ha fatta e il suo cuoricino ha smesso di battere.

Il figlio maggiore di Amit e Tal sta ancora combattendo la sua battaglia per vivere. Dopo la paura, il pianto a dirotto davanti a tanti sconosciuti e l’angoscia per essere solo. I medici hanno deciso di sedarlo appena arrivato e, verso le 18, il bimbo è stato sottoposto a un intervento chirurgico durato in tutto 5 lunghe ore. Fabrizio Gennari, direttore della chirurgia pediatrica dell'ospedale torinese, ha spiegato: “Abbiamo lavorato per stabilizzare le fratture che ha riportato a gambe e braccia. C'è anche un grave politrauma”. Per il momento la prognosi è riservata e saranno decisive le prossime ore per capire come il piccolo paziente risponderà alla cure.



I bisnonni

Vittime tragedia funivia Stresa-Mottarone: ecco chi sono

https://www.ilgiorno.it/cronaca/precipi ... -1.6398773


Le persone che hanno perso la vita nella tragedia del Verbano sono famiglie italiane e straniere. Tra loro due minori e due coppie di fidanzati

Verbania, 23 maggio 2021 - Domenica tragica sul lago Maggiore, nel versante piemontese: è precipitata una cabina dalla funivia Stresa-Mottarone con a bordo 15 persone. Tredici le persone morte sul colpo. Nel tardo pomeriggio, il bilancio si è aggravato salendo a 14 perché è morto uno dei bambini ricoverati al Regina Margherita di Torino per le gravissime lesioni riportate: il piccolo, 6 anni, era stato intubato in Rianimazione. Lotta per la vita l'altro bambino di 5 anni. Non si conoscono ancora le cause ma la cabina, arrivata in prossimità dell'ultimo pilone, quindi in uno dei punti più alti del tragitto verso la montagna nei pressi del Lago Maggiore, è caduta, forse per il cedimento di una fune.


Quattro famiglie

Le vittime trovate senza vita all'arrivo dei soccorsi sono morte tutte sul colpo. Si tratta di famiglie, due residenti in Lombardia, una in Emilia Romagna e una in Calabria. In particolare, una famiglia residente a Pavia era di origini israeliane e aveva un bambino di due anni.
I nomi delle vittime

Ecco i nomi delle vittime: Amit Biran (nato in Israele il 2 febbraio 1991 e residente a Pavia), Tal Peleg (nata in Israele il 13 agosto 1994 e residente a Pavia), Tom Biran (nato a Pavia il 16 marzo 2019 e residente a Pavia), Itshak Cohen, (82 anni), Barbara Cohen Konisky (nata in Israele l’ 11 febbraio del 1950), Mohammadreza Shahaisavandi (nato in Iran il 25 agosto 1998, residente a Diamante -Cosenza), Serena Cosentino, nata a Belvedere Marittimo - Cosenza - il 4 maggio del 1994 e residente a Diamante -Cosenza), Silvia Malnati (nata a Varese il 7 luglio del 1994, residente a Varese), Alessandro Merlo (nato a Varese il 13 aprile del 1992, residente a Varese), Vittorio Zorloni (nato a Seregno, Milano, l’8 settembre del 1966, residente a Vedano Olona -Varese), Elisabetta Persanini, (nata nel 1983), Angelo Vito Gasparro (nato a Bari il 24 aprile 1976, residente a Castel San Giovanni -Piacenza), Roberta Pistolato (nata a Bari il 23 maggio del 1981, residente a Castel San Giovanni -Piacenza)

Itshak Cohen, (82 anni), Barbara Cohen Konisky (nata in Israele l’ 11 febbraio del 1950) sono i bisnonni paterni,



Il “rapimento” di Eitan sarebbe avvenuto per l’eredità – Ticinolive
3-4 minuti

https://www.ticinolive.ch/2021/09/16/il ... -leredita/

Eitan, l’unico sopravvissuto dalla strage della funivia di Mottarone, è stato rapito.

Rapito dal nonno Schmuel Peleg, che lo avrebbe sottratto alla custodia della zia del bambino Aya, sostenuta, invece, dai legali italiani.

Eitan sopravvisse alla strage della funivia Stresa-Mottarone, nella quale morirono invece i giovani genitori (il padre Amit Biran e la madre Tal Peleg), il fratellino Tom e i bisnonni Itshak (detto Izzy) e Barbara Cohen.

Secondo gli investigatori, proprio il fatto che Eitan potrebbe essere destinatario di un risarcimento di qualche milione di euro, renderebbe il bambino una “preda succulenta” per i tutori.

I legali italiani della zia Aya fanno leva sull’istanza di avvio della procedura della Convenzione dell’Aja sulla sottrazione internazionale di minori, la quale dovrà passare per il ministero della Giustizia prima di arrivare alle autorità israeliane.

Dietro al “rapimento” del bambino, le famiglie Peleg e Biran si accusano a vicenda: le questioni sono spinose e denarose, si tratta infatti dell’eredità di nonno Izzy, dei soldi della beneficenza, del risarcimento statale.

Proprio lo zio di Eitan, il marito di Aya, Or Nirko, ha parlato dell’eredità del bisnonno: “Non sappiamo per certo se dietro al sequestro ci siano interessi economici Io presumo che loro (la famiglia Peleg, ndr) non abbiano ancora fatto l’atto per l’eredità del bisnonno, una persona molto ricca, anche lui vittima della tragedia del Mottarone. Può essere che l’erede principale fosse la mamma di Eitan e, di conseguenza, anche Eitan fosse il prossimo in linea di successione di un grande patrimonio” ha dichiarato a Repubblica, come riporta Open.

Ora, il “rapimento” di Eitan non è stato effettuato ai limiti dell’illegalità: Eitan, infatti, non è sparito, e continua a mantenere i contatti con la zia italiana.

L’udienza dopo la richiesta della tutrice di immediata restituzione di Eitan in Italia, è fissata per il 29 settembre. Prima di allora, la zia Aya dovrebbe recarsi in Israele per avere la possibilità di incontrare di nuovo il bimbo, dopo brevi colloqui telefonici, che ha comunque avuto in queste ore.

Lì, senz’altro con tempi lenti, i giudici decideranno se raggiungere un’intesa tra i due rami familiari, in merito alla decisione o meno sul ritorno del bimbo in Italia.


Anche qui hanno confuso i nonni materni con quelli paterni:
I preconcetti rimangono ed abbiamo bisogno di essere tutelati. ... dove riposano le salme dei suoi famigliari e vivono i nonni paterni.
https://www.facebook.com/wwwitaliaisraele.ventimiglia/

1 set 2021 — Il piccolo Eitan è stato sottratto dal nonno paterno agli zii materni. ... della polizia di frontiera che ha sparato al “terrorista”, ...
https://www.ilvangelo-israele.it


«Il nostro Eitan tornerà in Israele. Il nonno sui social prima del blitz
Ma il giudice confermò la zia tutore del bimbo: «È bene che resti in Italia»
di Giuseppe Guastella
(Corriere della Sera, 17 settembre 2021)

Si può quasi pesare con mano il profondo dolore che dal giorno della tragedia della funivia del Mottarone devasta la famiglia allargata dei Biran, sfogliando le carte del procedimento che ha rigettato la richiesta dei nonni di Eitan di revocare la nomina della zia paterna a suo tutore. Quattro udienze sofferte da fine maggio a inizio agosto di fronte al giudice tutelare di Pavia Michela Finucci che alla fine inviterà il nonno materno Shmuel Peleg, 58 anni, a riconsegnare il passaporto del bambino dopo che l'ufficiale in pensione dell'esercito israeliano prima del 6 agosto aveva già annunciato sui social che Eitan «sarebbe tornato in Israele», cosa che ha organizzato lui stesso con il rapimento di sabato scorso per il quale ora è bloccato in casa a Tel Aviv dalla Polizia israeliana e indagato dalla Procura di Pavia con la ex moglie per sequestro di persona.
Affiorano sensibilità diverse: i nonni che vivono in Israele, i quali vogliono caparbiamente che il piccolo cresca e maturi nella religione e nella cultura del Paese d'origine; la zia per la quale un trasferimento sarebbe un ulteriore choc (idea condivisa dal giudice). Peleg si è trasferito in Italia il 24 maggio, giorno dopo l'incidente in cui sono deceduti la figlia, il genero, un altro nipotino e gli ex suoceri. Eitan è l'unico superstite tra 14 morti. L'uomo si trova in un Paese straniero di cui non comprende lingua e cultura, cova rancore perché si è «sentito ingannato» quando, dopo aver riconosciuto i corpi dei suoi cari morti, ha accettato senza opporsi, e senza comprenderla fino in fondo, la nomina a tutrice di Aya Biran, la sorella del genero. Come la ex moglie Esther Athen Cohen, accusa Aya di limitare i rapporti con il nipote. E anche questo che lo spingerà a rapirlo. «Questa tragedia accomuna due famiglie. In una volta sola abbiamo perduto tre generazioni», dichiara a verbale. Sottolinea quanto (lo farà ripetutamente anche l'ex moglie) ha sempre aiutato economicamente sua figlia e il marito Amit Bìran quando sei anni fa si trasferirono in Italia per studiare ed afferma che dal 2020 la coppia progettava, anzi, «sognava» di tornare in Israele dove «crescere i figli». Volere da rispettare.
Esther Athen Cohen, 57 anni, ingegnere alla guida una società di consulenza, nell'incidente ha anche perso il padre: «Il mio mondo è andato in pezzi. Quando ti succede, non sai neanche come ricominciare a riprenderti», dice in uno dei lunghi interventi che con comprensione le concede il giudice. Anche per lei è fuori discussione che il bimbo resti in Italia. «Mìa figlia lo ha cresciuto come io ho cresciuto lei» in un «mondo ebraico ed israeliano». Deve tornare in Israele anche perché, sostiene, i genitori avevano scarsissimi rapporti con la cognata la quale, addirittura, «si vergognerebbe di essere ebrea».Aya, invece, dovrebbe vergognarsi per il padre che lei, Esther, ha visto «travestito da Babbo Natale». Ripete che il bimbo deve crescere avvolto dal loro «calore e affetto» nel «suo popolo tra israeliani e tra ebrei e non, come sta crescendo adesso, come cattolico».
I toni di Aya Biran, psicologa al carcere di Pavia, appaiono più pacati mentre descrive come la famiglia del fratello fosse perfettamente inserita nella comunità pavese tra italiani e israeliani, così come il bambino che parla italiano, ha frequentato le materne e lunedì avrebbe affrontato il suo primo giorno alle elementari. Rivendica di seguire con il marito i precetti più importanti della religione ebraica e di aver tentato di affrontare il dopo-tragedia includendo i nonni, nell'interesse del nipotino. Il 9 agosto il giudice Fenucci rigetta le richieste dei nonni che, però, vuole siano sempre presenti nella vita di Eitan, il quale deve continuare a stare a Travacò Siccomario (Pavia) con Aya, lo zio e le due cuginette, anche perché non ci sono elementi per dire che i Biran volessero tornare in Israele. I nonni non possono fare i tutori perché non parlano italiano, non risiedono in Italia, ed Eitan deve essere curato qui, e non vivono insieme. Per lui è più adeguata una famiglia, quella degli zii. La nonna, per di più, focalizza la sua attenzione «sulla necessità di trasmettere la cultura, la religione ebraica e israeliana» che è solo «uno degli interessi» del minore. «Ciò che sorprende in senso negativo è come questa esigenza sia valutata in modo assoluto, senza considerare il complesso dei bisogni e interessi del piccolo». Invece, tutti insieme dovrebbero essere, o meglio, avrebbero dovuto essere per Eitan, afferma il giudice, «dei salvagenti, delle boe, ognuna con le sue peculiarità e caratteristiche che lo aiutino a stare a galla».




Gli zii: "Biglietto già fatto per Tel Aviv". E il nonno domani può tornare libero
Nino Materi
17 Settembre 2021 - 06:00

La sorte di Eitan sarà decisa in Israele nell'udienza fissata il 29
Gli zii: "Biglietto già fatto per Tel Aviv". E il nonno domani può tornare libero

È cominciato il conto alla rovescia verso il 29 settembre, quando ci sarà l'udienza al tribunale di Tel Aviv per decidere l'affidamento di Eitan. Da oggi a quella data (che però, probabilmente, si rivelerà solo interlocutoria) mancano 12 giorni.

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1631858009


L'«ora X» per l'ipotetico rientro in Italia dell'«orfano del Mottarone» è ancora lontana; vicinissima, invece, resta la faida tra i due «rami familiari» - quello «italiano» di parte paterna, e quello «israeliano» di parte materna - dell'unico sopravvissuto il 23 maggio scorso alla strage della funivia (morirono 14 persone: tra esse i genitori, il fratellino e i bisnonni di Eitan). Una tragedia cui ha fatto seguito, sabato scorso, il rapimento del piccolo da parte del nonno paterno, Shmuel Peleg, che ha prelevato il piccolo dalla casa nel Pavese dove, da dopo l'incidente, viveva con la zia tutrice legale. Un blitz per trasferirlo (al termine di un viaggio dai contorni misteriosi) nel suo elegante appartamento non lontano da Tel Aviv. E proprio in questa casa nonno Shmuel, 58 anni, ex militare dell'esercito con la Stella di David, sta scontando da tre giorni gli arresti domiciliari disposti dall'autorità israeliana a seguito del «sequestro di minore» che lo ha messo nei guai. Tra 48 ore, però, l'uomo potrebbe tornare libero dietro il pagamento di una cauzione. Imbarazzante la situazione che potrebbe venirsi a creare la settimana prossima nel sobborgo di Petha Tikva: da una parte Shmuel Peleg sotto il cui tetto continua a vivere anche il conteso Eitan; dall'altra gli zii materni cui il bimbo è stato sottratto e che ieri hanno annunciato di «aver in mano già il biglietto aereo per Tel Aviv per andarsi a riprendere il nipote». Entrambe le componenti ebraiche delle famiglia (pur con diversi approcci alla medesima dottrina religiosa) si sono costituite parte civile considerandosi «parte lesa» nel contenzioso sull'affidamento; ma - dopo lo sconsiderato blitz realizzato da Shmuel - le chances dei Peleg di ottenere la custodia del nipote si sono ridotte a zero. I Biran sembrano invece decisamente più «favoriti» (si parla ormai di questo dramma umano come se si trattasse di una gara sportiva ndr), anche in forza del profilo rispettoso di leggi e provvedimenti che li ha finora caratterizzati. La Convenzione dell'Aia prevede che «il minore venga sentito e si debba tenere conto della sua opinione, se è abbastanza grande». Eitan rientra o no in questa tipologia? Intanto anche il «gradimento» della comunità ebraica (tanto quella italiana quanto quella israeliana) nei confronti dei Peleg sembra essersi dissolta, soprattutto alla luce di sospetti e illazioni sugli interessi economici legati all'intera operazione. Eitan, infatti, sarà in futuro beneficiario di un ricco patrimonio frutto di più voci: il risarcimento per il danno subito nella sciagura del Mottarone, la ricca eredità dei suoi bisnonni e i soldi delle donazioni. Ovviamente tutti dicono di essere totalmente «disinteressati ai beni di Eitan», dichiarandosi «interessati solo al suo bene». Ma tra «bene» e «beni», spesso, capita di fare confusione.



I nonni paterni di Eitan
https://www.facebook.com/amit.biran.9
Alberto Pento
I nonni paterni di Eitan, i genitori di Amit, sono per caso morti che non si sente mai parlare di loro?
Alberto Pento
Non si sente mai parlare dei genitori di Amit, i nonni paterni di Eitan, sono per caso morti? Chi ha notizie di loro?




Minchia che sequela di stronzate, la prima pure da denuncia.
Manu Bolo

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9673916233

Chiaramente non ho mai messo il like su post in cui sia scritto "italiani assassini", del resto come scrive Ricchetti darei dell'assassino a me stesso, si riferisce a un commento di Fulvio (tra l'altro italiano pure lui) sulla tragedia del Mottarone che ha distrutto anche la famiglia Biran, e non s'è trattato di un mero incidente, come scritto dal Mastromarco, ma la conseguenza di un comportamento doloso (il ripetuto uso del "forchettone" sul sistema di sicurezza) e un evidente lassismo da parte degli organi preposti nei controlli, e il riferimento a una certa colpevolezza da parte dell'Italia (e non certo degli italiani intesi come popolo) è dovuta a questo. Una arrampicata sugli specchi pur di darmi contro. In compenso ha messo il like al commento della sua amica Gallo in cui fa considerazioni sul "popolo eletto" (mentre tra l'altro come ho già scritto nel Deuteronomio si parla di "scelto") e in altri commenti che come giustamente sostenuto da JJJ sono antisemitismo puro. Persona che afferma di essere stata in passato un mio contatto fb e di avermi bannato perchè farei parte di una "cricca di irriducibili" ma sinceramente non mi pare, tra l'altro sparla di Olivia dicendo che parla malissimo degli ebrei, cosa ridicola, evidentemente non sapendo che è ebrea essa stessa. Su Paolo la situazione è stata più semplice, senza disturbare le microtrombosi dei canali semicircolari, era il periodo in cui si certificava come deceduto per Covid anche chi annegava nel mare mosso. Una persona, evidentemente asintomatica, in Friuli stava facendo dei lavori in casa su di una scala, perde l'equilibrio, cade battendo la testa e muore, all'autopsia risulta positivo, e la Regione registra il suo decesso come dovuto al Covid. Faccio un post scrivendo che mi sembra una cazzata, Paolo interviene dicendo che è invece corretto perchè la caduta può essere stata provocata da conseguenze dovute al Covid, sostengo che si tratti di una cosa piuttosto improbabile (comunque anche se medico la cartella clinica non l'ha certo vista e l'autopsia non l'ha fatta lui, quindi si rimane nell'ambito delle supposizione) ed è iniziata una discussione che lui dice che si sia conclusa con un mio "non capisci niente", è passato del tempo, ma non credo proprio, con Paolo avevo un buon rapporto, ci incontravamo spesso in varie bacheche a difendere ebrei e Israele, non penso che me lo sarei permesso. Comunque definire i miei contatti come ha fatto lui mi pare offensivo. A Stefano voglio bene, lo considero una bella persona, ma non l'ho tolto certo dai contatti perchè "favorevole al vaccino", tantissimi di voi lo sono e siete ancora qui, rispetto tutte le opinioni, ma con l'andar del tempo sull'argomento s'era rivelato alquanto polemico, esprimeva certezze, per esempio sul fatto che i vaccini avessero sicuramente già passato la fase della sperimentazione, che sinceramente mi ero stancato di controbattere. Come ciliegina sulla torta mi sono tenuto questa siora Dolce che sulla bacheca di Mastromarco riferendosi agli ebrei italiani scrive "mantenuti dall'Italia osano criticare", qujndi Alain, Pacifico, Delia, Emile, Ada, Alessandra, Veni, Conchita, David, Davide, Debotah Donatella .... sappiatelo eh che siete "mantenuti dall'Italia".
Inutile dire che chi ha messo il like sul primo post, in cui tra l'altro mi si definisce un lecca lecca, se è tra i miei contatti si può gentilmente accomodare all'uscita. (Tanto ho la possibilità di saperlo ugualmente, se non lo fate voi lo farò io).
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » ven ott 08, 2021 7:56 pm

Eitan è ebreo e israeliano di nazionalità, cultura e cittadinanza resti in Israele che è il suo paese, con la famiglia ebrea di sua madre che lo cresceranno con amore come volevano i suoi genitori. Eitan non è italiano e il suo paese non è l'Italia come demenzialmente pare sostengano taluni che sotto sotto forse odiano Israele.
Giovedì 23 settembre il tribunale israeliano esaminerà il caso e sicuramente deciderà per il meglio, mi auguro che ribadisca quanto sopra e che non ceda ai ricatti sntisemiti e antisraeliani che arrivano a negare a Eitan la sua identità naturale umana, civile e politica ebraica e israeliana.


Eitan, la nonna materna: "Andrà a scuola e crescerà in Israele"
20 settembre 2021
https://www.ilgiorno.it/pavia/cronaca/e ... -1.6823700

Quale il futuro di Eitan, il bimbo unico sopravvissuto della strage della funivia di Mottarone e ora conteso dalle famiglie paterna e materna? Sarà in Israele, almeno secondo la famiglia della madre. Il bambino è stato portato nel Paese dal nonno, prelevato all'insaputa della zia paterna, che abita nel Pavese, sua tutrice legale in Italia. "Ci stiamo preparando con tutti i mezzi necessari affinché Eitan rimanga qui in Israele, da ebreo, in una scuola israeliana e in un ambiente israeliano e con la famiglia calorosa e amorevole che conosce dalla nascita", ha detto Esther (detta Etty) Pele, la nonna del piccolo in un'intervista diffusa ieri sera dalla tv N12.

Nonna Peleg ha anche definito "una sciocchezza" le accuse di "lavaggio del cervello" avanzate dalla famiglia della zia Aya Biran-Nirko (affidataria della tutela) e dai suoi legali al trattamento che Eitan starebbe subendo nella sua permanenza con il nonno Shmuel Peleg. "Dal momento in cui è tornato qui - ha spiegato Esther Peleg - Eitan è insolitamente felice. Questo è il suo mondo da 6 anni. Perché questa è una famiglia calorosa e amorevole rispetto alla famiglia in Italia che si incontrava con lui al massimo una volta alla settimana".

Il caso sarà discusso in Tribunale a Tel Aviv il 23 settembre e si potrebbe andare verso la conferm dell'affido ad Aya Biran. La nonna Etty si è augurata che "alla fine anche i Tribunali israeliani capiscano" quello che è "il bene" per Eitan. Infine ha spiegato che la famiglia ha ottenuto il "permesso del Comune di Tel Aviv per iscriverlo a scuola e tutti lo stanno aspettando".

Intanto la zia materna Gali Peleg ha detto in una intervista a La Stampa che vuole adottare Eitan "e crescerlo come figlio mio. Mia sorella era anche la mia migliore amica: Eitan è la cosa che più mi importa, l'unica che interessa a me e alla mia famiglia".


Eitan, intesa tra le famiglie: per ora rimane in Israele
Samuele Finetti
23 Settembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1632384414

I nonni e gli zii paterni si contendono in aula la custodia del bambino. Le difese affidate al legale di Netanyahu e al presidente dell''Ordine israeliano. Il processo si giocherà su "residenza abituale" del bambino e sulla "responsabilità genitoriale"

Il piccolo Eitan per ora in Israele, sotto la gestione condivisa delle due famiglie . È quanto deciso durante la prima udienza del processo iniziato questa mattina a Tel Aviv. Fino all'8 ottobre, giorno in cui è fissata la nuova udienza, il bimbo rimarrà nel Paese dove il nonno Shmuel Peleg l'ha portato, sottraendolo alla custodia della zia paterna e tutrice legale Aya Biran. Prima di entrare in aula, la zia ha detto: "Voglio vedere mio nipote a casa, sono preoccupata per lui ", ha detto prima di entrare in aula.

I nomi dei legali assunti dalle parti sono di spicco: a difendere i Peleg ci sarà Boaz Ben Tzur, che è anche l'avvocato dell'ex premier Benjamin Netanyahu nel processo per corruzione; i Biran si sono affidati ad Avi Himi, presidente dell'Ordine degli avvocati israeliani. Al centro del processo ci sarà unicamente la domanda di restituzione del minore secondo i termini stabiliti dalla Convenzione dell'Aja: entro sei settimane (ma senza contare ricorsi e appelli), la giudice Iris Ilotovich-Segal dovrà stabilire se Eitan ha effettivamente "residenza abituale" in Italia e se la zia Aya sia "titolare della responsabilità genitoriale". Questi sono anche i due argomenti su cui i legali dei nonni costruiranno le proprie tesi, dato che, secondo molti esperti, le argomentazioni sull'educazione e l'identità ebraica non avranno un peso rilevante in aula.

Ilotovich-Segal è giudice del tribunale della famiglia del distretto di Tel-Aviv nel 2017. Dopo aver prestato servizio militare come ufficiale delle Forze della difesa israeliana dal 1989 al 1992, nel 1997 si è laureata in giurisprudenza nel 1997 all'Università di Ramat Gan. Per quindici anni è stata professoressa all'IDC Herzliya, l'unica università privata d'Israele. L'udienza che ha presieduto oggi era inizialmente prevista per il 29 settembre, ma è stata anticipata ad oggi - nella settimana della festa del Sukkot - per via "dell'urgenza che il tribunale riserva al caso". È stato il primo atto della battaglia in aula sul piccolo Eitan, utile forse per capire le intenzioni del giudice sul futuro del bimbo.



Intesa tra le famiglie per gestione condivisa, Eitan per ora resta in Israele
23 settembre 2021

https://www.rainews.it/dl/rainews/artic ... ec8a0.html

Si è conclusa la prima udienza del caso Eitan Biran al tribunale della famiglia di Tel Aviv. E' stata raggiunta un'intesa tra le famiglie Biran e Peleg per la gestione condivisa del piccolo che starà con entrambe in Israele, almeno fino all'8 ottobre, data fissata dal giudice per la nuova udienza. Secondo quanto stabilito il piccolo starà con la famiglia materna 3 giorni e 3 giorni con la zia.

Questa la decisione - secondo quando riferiscono i media locali - del giudice Iris Ilotovich Segal. Nell'aula erano presenti solo la zia paterna Aya, arrivata dall'Italia, e il nonno materno Shmuel Peleg accusato di rapimento per aver sottratto il nipote a Aya, nominata tutore legale del bambino dal Tribunale per gli affari medici urgenti di Torino nell'immediatezza della tragedia del Mottarone, di cui il piccolo è l'unico sopravvissuto. Rimasta fuori dall'aula Gali Peleg, la sorella della mamma del piccolo Eitan morta in seguito alla tragedia del Mottarone, che ha chiesto di poterlo adottare.

Legali: "Intesa volta a mantenere privacy bambino che ha bisogno di tranquillità"
Le intese raggiunte dalle due famiglie in sede di udienza - hanno precisato i legali delle due parti - sono volte a mantenere "la privacy del bambino, che in questo momento ha bisogno di tranquillità". "Non pubblicheremo nessuna informazione né sul contenuto dell'udienza né sulle condizioni di salute di Eitan e chiediamo alla stampa di fare altrettanto. I legali delle due famiglie hanno definito le intese, raggiunte su istruzione della giudice, volte a "difendere il piccolo Eitan e la sua sicurezza, la sua integrità e la sua tranquillità". L' udienza è stata quindi aggiornata all'8 ottobre, con la possibilità che si svolga anche nei due giorni successivi. Nessuno dei parenti del bambino, nè la zia Aja Biran, nè il nonno Shmuel Peleg nè la nonna Etty Peleg Cohen, hanno rilasciato dichiarazioni al termine dell'udienza, nello spirito di quanto è stato convenuto. Tutti sono apparsi estremamente provati e commossi per la vicenda processuale.

Zia paterna: "Sono molto preoccupata per Eitan"
"Voglio vedere Eitan a casa. Sono molto preoccupata''.Così Aya Biran, la zia paterna dell'unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone lo scorso 23 maggio. ''Voglio vedere Eitan a casa il più presto possibile, voglio che torni a casa'', ha detto Aya ai giornalisti presenti davanti al tribunale. Aya Biran ha ottenuto un permesso speciale per poter presenziare all'udienza evitando così il rispetto della quarantena per Covid-19 previsto per chi entra in Israele dall'estero.

Famiglia paterna: "Non lo abbiamo rapito. Abbiamo fiducia nella giustizia israeliana"
La famiglia paterna di Eitan, che rifiuta di averlo rapito, ha detto di avere ''fiducia nella giustizia israeliana'' e si è detta ''ottimista'' sullo svolgimento del processo. Il nonno al termine dell'udienza ha parlato di "decisione equilibrata".

Legale nonno: "Zia lo portò a casa senza decisione del giudice"
"È una storia molto complessa che inizia con la zia che, dopo il ricovero di Eitan in ospedale, lo porta a casa ma ci vuole una decisione del giudice perché ciò avvenga e questa decisione non esiste". Il caso Eitan, il bambino sopravvissuto alla strage del Mottarone e conteso dalle famiglie dei genitori, è più intricata di quanto finora appare come spiega Sara Carsaniga, avvocato del nonno materno Shmuel Peleg, indagato per sequestro di persona a Pavia per aver portato in Israele il bambino di sei anni.
"Poi c'è un'udienza in cui il nonno si è fidato di Aya e non ha più avuto la possibilità di frequentare il nipote come era giusto che fosse, come oggi invece ha deciso in modo paritario Israele", aggiunge l'avvocato esperta in diritto di famiglia. In Israele non si discuterà dell'affidamento, la sede per decidere con chi dovrà vivere il minore è l'Italia con una prima udienza fissata a Milano per il prossimo 22 ottobre.

I nonni materni di Eitan "volevano che del suo recupero si occupasse una équipe di esperti", a differenza degli zii paterni, che si erano affidati "ad una pediatra con una specializzazione in psichiatria" ha detto poi la Carsaniga. "C'era una grande difformità tra le due famiglie sull'idea di chi dovesse cercare di recuperare questo bambino, che è politraumatizzato e in Italia non c'è stata alcuna condivisione tra nonni e zii sulla scelta del percorso terapeutico che avrebbe dovuto seguire". "Forse - ha aggiunto il legale - dovrebbero essere tutti i familiari a cercare di capire insieme cosa è meglio per Eitan".

???
Esperto in diritto di famiglia: "Eitan tornerà in Italia"
"Eitan verrà rimandato in Italia. Lì, un giudice dovrà decidere, sulla base dell'interesse del bambino, con chi vivrà". È la convinzione di Abraham Dviri, avvocato israeliano specializzato in diritto di famiglia. Il legale non lascia margini: "La Convenzione dell'Aja sostiene che portare via un bambino dal luogo dove vive è rapimento e il minore deve tornare lì. Non permette di farsi giustizia da soli e richiede che il bambino torni dove vive e lì un giudice è chiamato a decidere". "Pertanto, io ritengo che Eitan verrà rimandato in Italia e sarà un giudice italiano, con un processo in Italia, a decidere" tra le due famiglie che se lo contendono.

Un parere che l'avvocato Dviri basa sulla sua esperienza, un caso in particolare: "Alcuni anni fa rappresentai un americano di New York, che viveva nella Grande Mela con la moglie israeliana e il figlio. La moglie decise di andare in Israele per le vacanze di Pesach e portare con sè il bimbo, ottenendo il permesso dal marito di stare via tre settimane. Ma trascorso questo tempo, la donna non rientrò negli Stati Uniti ma rimase con il figlio in Israele. Ebbene, il giudice israeliano ordinò il rientro del bimbo negli Usa, nel luogo dove viveva".Cruciale è la tempistica, proprio per il bene del bambino: nel caso di Eitan, non si può sapere quando arriverà la decisione ma "non ci vorrà molto", ha assicurato Dviri. "La Convenzione dell'Aja dice che la sentenza deve essere emessa molto velocemente" per evitare che la situazione pesi sempre di più sul bambino via via che il tempo passa.


Gino Quarelo
L'esempio portato dall'avvocato Dviri sul caso della coppia costituita da un americano e da una israeliana è del tutto fuori luogo perché trattasi di una coppia di genitori mista, di cittadinanze e nazionalità diverse con il figlio di cittadinanza americana, mentre i genitori di Eitan sono una coppia omogenea entrambi di nazionalità e cittadinanza ebraica come anche il loro figlio e i parenti rivali non sono equiparabili minimamente a genitori del caso citato dall'avvocato.

Gino Quarelo
Il provvedimento del giudice israeliano di affidare il bambino alternativamente per tre giorni in tre giorni ai nonni materni e agli zii paterni, in attesa del dibattito dell'8 ottobre, credo abbia la funzione di far maturare nel bambino un confronto/scelta tra i vari parenti affinché esso dia ai pediatri consulenti del tribunale un'indicazione sulla sua preferenza del con chi stare, con chi andare a vivere, a chi essere affidato, alla zia o al nonno, e il gradimento vesro gli uni e gli altri. Dopo di ché il giudice potrà vagliare anche altri aspetti della complessa questione, giuridici e politici.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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