Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » ven ott 08, 2021 7:57 pm

Il caso Mortara
https://it.wikipedia.org/wiki/Caso_Edgardo_Mortara

Il caso Eitan, il bimbo, ebreo, unico superstite della strage della funivia, in cui genitori, fratello e nonni sono morti, mi ha colpito profondamente.
Michele Poliakin
21 settembre 2021

https://www.facebook.com/valeriozappi/p ... 3386406451

Oltre alla tragicità del fatto e la cattiveria del destino la ragione è che mi ha ricordato l'infame sequestro del bambino di 6 anni Edgardo Mortara, effettuato nel 1857 dalle autorità pontificie. Allora l'assurdo pretesto fu che la domestica della famiglia aveva battezzato di nascosto il bimbo malato perché temeva che se fosse morto sarebbe andato nel limbo. Al di là della motivazione della domestica ignorante, plagiata dagli insegnamenti della Chiesa, il comportamento dello stesso papa Pio IX fu detestabile, irremovibile a qualsiasi sollecitazione, si rifiutò di restituire il bimbo alla sua famiglia fino a farlo diventare cattolico.
Oggi sono cambiati i tempi, la cultura e le leggi si sono evolute, eppure l'antisemitismo rimane intatto e la voglia di sradicare l'ebraicità pure!
La vicenda Eitan ne è un esempio terrificante...
I carabinieri e la magistratura hanno sostituito le guardie pontificie e i tribunali ecclesiastici e il giudice di sinistra che odia Israele affida Eitan secondo il suo credo politico! L'opinione pubblica guidata dai suoi soliti giornaloni forma lo stesso coro di 160 anni fa, danno man forte alla scelta del giudice per la vita del bimbo nella nazione che ha la responsabilità della fine dei suoi genitori!
Ma oggi c'è un elemento in più, parte della storia è il classico ebreo buono, gradito alla sinistra, cioè quello che non vuole più essere ebreo. La zia paterna, la destinataria dell'affidamento mette il bimbo in una scuola di suore e vuole educare il bimbo nato in Israele e destinato a tornarci, in modo che dimentichi le proprie radici!
Veramente triste e incredibile pensare che dopo le dure critiche piovute successivamente dal "mondo corretto" alla Chiesa per il caso Mortara, oggi, 160 anni dopo, la sinistra si comporti allo stesso modo!
Ricordiamo l'inchiesta di Bibbiano in cui bambini venivano sottratti ai genitori, accusati falsamente dei più squallidi maltrattamenti, per essere affidati a soggetti anche single, ma di provata fede comunista.
In questo caso il giudice ha messo insieme la presunzione della sinistra di essere l'unica a decidere quale debba essere il contesto educativo del bambino con una buona dose di antisemitismo.
Così è stata perpetrata, sempre secondo le più evolute teorie della sinistra, una violenta ingiustizia contro
un bambino ebreo (con passaporto israeliano) che doveva semplicemente essere riportato nel suo paese d'origine dai suoi parenti ebrei!
Spero che Israele, c'è il nuovo governo!, non si presenti a livello internazionale con la coda tra le gambe, come spesso è successo recentemente, non si faccia condizionare e prenda la decisione giusta!


Adriano Mastromarco
Allora fate così: voi ebrei per non avere tutti questi problemi trasferitevi tutti in Israele così nessuno vi rapirà i bambini e tutti saranno felici e contenti.
Mi raccomando non venite neanche in vacanza in Italia perché potrebbe succedere qualche incidente o qualcuno potrebbe traviare i vostri figli e convertirli con la forza al cristianesimo

Gino Quarelo
Non si tratta solo di un bambino ebreo con passaporto israeliano ma di un bambino di etnia, di cultura, di religione e di nazionalità ebraica e di cittadinanza israeliana che è la cittadinanza dello stato nazionale degli ebrei.
In questo caso hanno violato non solo i diritti umani cultural religiosi del bambino ma anche quelli civili e politici, hanno offeso e mancato di rispetto non solo al bambino ma anche allo stato di Israele e a tutti i suoi ebrei e i suoi cittadini.
Questo di Eitan è un caso ancora più grave di quello di Mortara perché Mortara era un "ebreo italiano" mentre Eitan è un "ebreo israeliano non italiano" e nel caso di Eitan vi è anche la complicità di ebrei con la doppia cittadinanza italo-israeliana il cui comportamento lascia trasparire una non ebraicità religiosa con disamore per la patria ebraica e una certa avversione verso Israele.


Adriano Mastromarco
Questo è un post vergognoso solo i nazisti sarebbero arrivati a tanto ! Smettetela di offendere l'Italia, la mia Patria, la mia terra, la mia Nazione.
Se non state bene qui trasferitevi altrove, nessuno vi tratterrà.

Gino Quarelo
Adriano Mastromarco si vergogni lei e non dica demenze oltre misura. Quì l'unico nazista è lei, doppiamente nazista: nazista hitleriano e nazi maomettano.
Vede io non sono ebreo ma amo gli ebrei e Israele la loro terra e sono più italiano di lei in quanto veneto.
Nel caso di Eitan gli italiani hanno sbagliato due volte, prima uccidendo per colpa dolosa i genitori, il fratellino e i bisnonni materni del bimbo e poi mancandogli di rispetto in quanto essere umano ebreo di nazionalità e cittadinanza israeliana non riconoscendogli il dritto alla sua identità e alla sua patria che è Israele e non l'Italia.


Il parente più prossimo in caso di morte dei genitori sono i nonni e non gli zii.
Josef Jossy Jonas
22 settembre 2021

https://www.facebook.com/valeriozappi/p ... &ref=notif

La famiglia di Eitan doveva tornare presto in Israele dove hanno comprato da poco una casa.
Il nonno è stato ingannato sull’affido, firmando in stato confusionale (gli era appena morta una figlia ed un nipote) un documento in italiano, lingua che non comprende e non sa leggere, in assenza di un interprete.
Ci sono molti altri lati loschi della faccenda è stanno venendo a galla.
A chi dice che il nonno ha fatto male, ho chiesto con semplicità: “Se fosse morta tua figlia o tuo figlio ed un nipote in terra straniera. Se di tutta la tua famiglia fosse rimasto solo Eitan, te lo saresti andato a RI-prendere? Nessuno, nessuno mi ha risposto.
Facile fare i giudici col kulo degli altri.



SE FOSSE STATA TUA FIGLIA?
(Quel ditino sempre puntato)
Josef Jossy Jonas
22 settembre 2021

https://www.facebook.com/josef.jonas3/p ... 8445462663

Se fosse stata tua figlia-Dio non voglia-a morire in una funivia di un paese straniero: tua figlia tuo genero e tuo nipote, tutti morti, ed Eitan, il tuo unico nipotino, l'unico sopravvissuto della famiglia che hai generato, cosa avresti fatto?
Se fossi stato tu il nonno di Eitan, lo avresti lasciato in un paese straniero? Rispondi onestamente e prova a immaginare come si è sentito Shmule Peleg che ha riportato Eitan nel suo paese, Israele, visto che è israeliano, perché è li che i genitori hanno fatto il mutuo e comprato la casa, li dove sarebbero tornati presto.
Se fossi stato tu a scoprire di aver firmato un atto in Italiano, che non sai ne leggere ne scrivere ne capire, dove ti avevano promesso che avrebbero portato Eitan in elicottero direttamente dall'aeroporto, all'ospedale più importante di tutto il Medioriente, ospedale dove sono guariti migliaia di PTSD, il Tel A Shomer di Tel Aviv?
PTSD? (Post Traumatic Sterss Disorder) è una malattia scoperta durante la guerra del Vietnam; chi rimaneva coinvolto in un'azione di guerra particolarmente cruenta o chi rimaneva vittima di un attentato era classificato come PTSD, in poche parole un individuo mentalmente quasi forse irrecuperabile e per il quale comunque erano necessarie cure IMMEDIATE.
Israele con 12 guerre in 72 anni e 307 attentati, ha la più alta percentuale al mondo di PTSD. Non quindi che i nostri medici siano più bravi, ma nessun ospedale ha l'esperienza di Tel A Shomer; è li che ti avevano promesso che lo avrebbero portato ma tu hai aspettato, aspettato e poi hai capito.
DI nuovo: tu che giudichi il nonno di Eitan, te lo saresti andato a riprendere per fare le cose come d'accordo e per farlo curare nel posto migliore al mondo per quel tipo di trauma oppure no?
EItan ha perso mamma, papa, un fratellino e due bisnonni: non è abbastanza per pretendere cure immediate?
Il nonno doveva attendere la giustizia...Beh insomma, in un paese dove i processi durano vent'anni è un po' troppo da chiedere.
Quindi, chi giudica il nonno di Eitan, mi farebbe piacere che qui e ora dicesse: "Si, se mi fosse morta-MORTA- mia figlia (o figlio) il coniuge ed un nipotino, starei tranquillo ad aspettare che forse mi rendano il mio unico nipote.
Rispondi, TU che giudichi Il nonno di Eitan, Si o No?
O SI o NO, nessuna altra risposta, oppure, per favore non giudicare.
Giudicare…
Giudicare: quel brutto vizio di tenere sempre il dito puntato sugli ebrei e su Israele.
8.000.000 Otto milioni, i bambini spariti o rapiti nel 2020, (Fonte ICMEC.org.) Otto milioni, 15 al minuto, un bambino ogni quattro secondi sparisce ma tutti a parlare solo di Eitan...
Perché?
Quel brutto vizio di tenere il ditino sempre puntato sull'ebreo: quando finirà?
Quando il mondo capirà che siamo persone come tutti, con i nostri sentimenti e diritti e che soprattutto non accettiamo più il dito puntato? E perché poi?
L'ebreo a testa china, che si poteva giudicare e umiliare quanto si voleva, è morto; oggi l'ebreo la testa non la china più, ha riconquistato la sua dignità ed il ditino puntato sempre addosso non lo accetta più.
Hag Sameah



Sequestro Eitan, il nonno Shmuel sulla tomba della figlia: "So che è orgogliosa, sto facendo la sua volontà"
Sharon Nizza
24 settembre 2021

https://www.repubblica.it/cronaca/2021/ ... 319280936/

"Quattro mesi e un giorno dopo il terribile disastro ho raccolto le forze per tornare sulla tomba dei miei cari, per raccontare alla mia amata figlia Tal quello che ho passato. So che è orgogliosa di suo padre che sta facendo la sua volontà...". Sono le parole che Shmuel Peleg, nonno di Eitan, il bambino di 6 anni unico superstite della tragedia del Mottarone e oggetto di una contesa tra i due rami della famiglia sul Paese in cui dovrebbe crescere, condivide oggi con Repubblica poco dopo aver visitato la tomba dove riposano la figlia Tal (26 anni), il marito Amit (30 anni) e il piccolo Tom di 2 anni, tra le 14 vittime del disastro avvenuto quattro...
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » ven ott 08, 2021 7:57 pm

Oggi in Israele riprende in tribunale il caso di Eitan, il bimbo ebreo e israeliano che ha perso i genitori nella vergognosa tragedia del Mottarone in Italia.


L'orrenda stampa antisemita italiana schierata contro l'ebraicità e la israelianità di Eitan.

Non c’è pace per il piccolo Eitan: “I nonni materni lo trattengono”
Domani la prima udienza: potrebbe arrivare subito la decisione sull’affidamento
7 ottobre 2021
https://www.lastampa.it/topnews/primo-p ... 1.40782286

Minori. Eitan e centinaia di piccoli sottratti. Perché rischiano di non tornare più
Venerdì in Israele l’udienza, si cerca un difficile accordo tra le famiglie. L’avvocato Gonnelli: «Più passa il tempo, più le speranze di riportare il bimbo in Italia diminuiscono»
Luciano Moia giovedì 7 ottobre 2021
https://www.avvenire.it/attualita/pagin ... tornare-pi


La nonna ha ragione!

Eitan, la nonna alla seconda udienza: «L’Italia ha ucciso mio padre, mia figlia e l’altro nipote, non può...
Davide Frattini
8 0ttobre 2021

https://www.corriere.it/esteri/21_ottob ... 9487.shtml

Si decidono in queste ore le sorti del bambino sopravvissuto al disastro del Mottarone. La giudice dovrà stabilire se sia stato effettivamente rapito dai nonni materni con un volo privato via Lugano lo scorso 11 settembre

TEL AVIV – Le prime urla sono per l’avvocato che incrocia fuori dall’aula. «Siamo una famiglia in lutto, abbiamo perso tre generazioni e adesso state distruggendo anche l’immagine di mia figlia». Come a dire ad Avi Himi e agli altri legali che seguono il lato paterno, avversario in tribunale: la state uccidendo due volte (Tal è morta nell’incidente sul Mottarone).
Dopo sei ore davanti alla giudice, dal mattino fino al tramonto e all’inizio dello Shabbat, le 24 ore di riposo, gli altri parenti coinvolti nella vicenda del piccolo Eitan non dicono nulla. È ancora lei, nonna Etty a protestare «perché il console italiano ha potuto assistere all’udienza e io no». Grida: «L’Italia è responsabile della morte di mio padre, di mia figlia e dell’altro mio nipote. Non può prendersi anche Eitan».

Ipotesi sequestro di minore

In realtà a chiedere che il bambino di sei anni cresca in provincia di Pavia è Aya, la zia materna e sorella del padre Amit scomparso nella strage del 23 maggio. È lei che ha presentato la richiesta al tribunale per la famiglia di Tel Aviv sulla base della convenzione de L’Aja e di quello che prevede per il sequestro di minori: Eitan è stato portato in Israele dal nonno Shmuel, ex marito di Etty, su un volo privato via Lugano l’11 settembre.
È questo che deve definire la giudice: se si fosse trattato di un rapimento, il bimbo deve essere rimandato in Italia dove il tribunale deciderà dell’affidamento definitivo, la tutela legale provvisoria è già stata data ad Aya. Che ha partecipato alla prima udienza, dall’altra parte Shmuel. Gli altri familiari coinvolti verranno ascoltati questa sera e domani. Anche Gal, sorella di Tal, che ha chiesto l’adozione qui in Israele.

Versioni a confronto

I Peleg, lato materno, ripetono di aver riportato Eitan a casa, che i genitori morti avevano deciso di tornare a vivere in Israele dopo gli studi in medicina di Amit. È questo racconto che i legali dei Biran hanno cercato di smontare: Eitan, che è cittadino italiano, è cresciuto a Travacò Siccomario, sono stati il padre e la madre a iscriverlo alla scuola cattolica dove avrebbe dovuto cominciare la prima elementare. I nonni Peleg vogliono invece che venga educato «secondo la tradizione del suo popolo».


Alberto Pento
La nonna ha pienamente ragione.
A mio parere, in questo caso la Convenzione dell'Aja non si dovrebbe applicare perché si tratta di un bimbo di sola cittadinanza israeliana figlio di genitori di sola cittadinanza israeliana, su cui può decidere solo il giudice israeliano e non certo quello italiano che non alcuna giurisdizione. Eitan appartiene alla sua famiglia di Israele e alla nazione ebraica di Israele e non allo stato italiano e alla zia residente in Italia e con la doppia cittadinanza italo-israeliana.
La zia non ha alcun diritto di contendere nulla ed è del tutto inaffidabile!
Solo nel caso in cui Eitan si fosse espresso chiaramente a favore dell'affidamento alla zia in Italia allora il giudice forse potrebbe sentenziare per affidare il bimbo a lei e a lasciarlo andare con essa in Italia.




Eitan: nulla di fatto per ora. Dopo Shabbat, un'altra udienza
08 ottobre 2021

https://www.rainews.it/dl/rainews/artic ... 1a674.html

Si è conclusa con un nulla di fatto l'udienza odierna al tribunale della famiglia di Tel Aviv per l'affidamento di Eitan Biran, il bimbo che ha perso entrambi i genitori, il fratellino e i bisnonni nella tragedia del Mottarone e che è stato segretamente portato in Israele dal nonno, Shmel Peleg. L'udienza riprenderà domani sera, al termine dello Shabbat.

In aula erano presenti sia Aya Biran Nirko, zia paterna di Eitan e sua affidataria, sia Shmuel Peleg, nonno materno che ha portato in Israele il bambino e che in Italia è indagato per sequestro di persona. La giudice ha in programma altre due udienze: sabato sera e domenica.

Il portavoce della famiglia Biran, in una nota diffusa prima dell'avvio dell'udienza, ha detto che quella di oggi "non riguarda la questione del bene del bambino, né il suo affidamento, né quant'altro". L'udienza, ha aggiunto, "sarà centrata solo sulla questione della restituzione del bambino rapito sulla base della convenzione dell'Aja".

La nonna materna: Italia responsabile della morte dei miei cari, lasciate Eitan
"L'Italia è responsabile della morte di mio padre, mia figlia e mio nipote. Non possono prendere anche Eitan" ha detto Ester Coen Peleg, nonna materna di Eitan, sfogandosi con i giornalisti al termine dell'udienza. "Cosa mi è rimasto, lo capite?", ha aggiunto criticando la decisione della giudice di non ammetterla al dibattimento in aula. "Sapete perché sono fuori dall'aula? Perché una donna giudice in Israele ha detto che, siccome non era ammesso al console italiano di entrare in aula, ha negato il permesso anche a me. Io sono la nonna", ha sottolineato la donna. Esther Cohen Peleg ha poi aggiunto che lo stesso "è successo anche in Italia nel momento in cui io ero a lutto per mia figlia e non mi hanno dato possibilità di esprimermi". Le udienze riprenderanno domani sera alla fine del riposo ebraico. Gli avvocati di entrambe le parti, al termine della sessione di oggi, non hanno voluto rilasciare alcun commento.


Alberto Pento
All'Italia non si deve restituire nulla perché Eitan non è un italiano né di cittadinanza né di nazionalità ma ebreo israeliano e basta!



Tensione al tribunale di Tel Aviv

La nonna di Eitan: "L'Italia ha ucciso tutta la mia famiglia"
Nino Materi
9 Ottobre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 80732.html

Premessa d'obbligo: il Tribunale della Famiglia di Tel Aviv che sta esaminando il «caso Eitan» non dovrà stabilire a chi tocca l'affidamento del bambino sopravvissuto alla strage del Mottarone, ma decidere se applicare o meno la Convenzione dell'Aja sui bambini portati illecitamente all'estero. A tale scopo il giudice israeliano ha incaricato un pool di esperti in materia di diritto internazionale.

La domanda chiave è: il nonno materno di Eitan ha effettivamente rapito il nipote dall'Italia o si è mosso nei limiti della legalità? Nel primo caso il bimbo dovrà essere subito restituito al «ramo paterno» della famiglia (la zia Aya Biran); nel secondo caso (tanto improbabile da apparire quasi impossibile) il bambino potrà rimanere con il «ramo materno» (il nonno Shmuel Peleg).

L'udienza interlocutoria di ieri si è svolta a porte chiuse e ha avuto a centro della discussione l'istanza della zia paterna, la quale chiede che gli sia restituito il nipote nel rispetto della custodia riconosciutole dal Tribunale di Torino all'indomani della tragedia della funivia quando Eitan perse i genitori e il fratellino. Dall'altra parte, la richiesta del nonno materno (protagonista del blitz con cui in poche ore ha trasferito il nipote da Pavia a Tel Aviv) il quale sostiene che il bambino, in quanto ebreo, «debba crescere in Israele, suo luogo naturale».

Ognuna delle due parti in causa possono portare in aula cinque testimoni ciascuno: opportunità che, durante il dibattimento conclusosi nella mattinata di ieri,i Biran e i Peleg hanno sfruttato solo in parte. Un'altra udienza è prevista oggi e quella decisiva domenica.

Intanto ieri, a smentire i presunti propositi di pace dei contendenti, sono arrivate le dichiarazioni choc della nonna materna del bimbo: «L'Italia è responsabile della morte di mio padre, mia figlia e mio nipote. Non possono prendere anche Eitan», ha detto Ester Coen Peleg. Che poi se l'è presa anche con il giudice, «reo» di «non averla ammessa al dibattimento in aula». Altro che «pace».

Gino quarelo
All'Italia non si deve restituire nulla perché Eitan non è un italiano né di cittadinanza né di nazionalità ma ebreo israeliano e basta!



Il caso Eitan, due settimane per conoscere la decisione del giudice
10 ottobre 2021

https://www.rainews.it/dl/rainews/artic ... 34cc0.html

Si sapeva già che la terza udienza sul caso di Eitan, il piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, sarebbe andata avanti ad oltranza. E così è stao: iniziata alle 13,30 è ancora in corso. Un'udienza a porte chiuse presso il Tribunale della Famiglia di Tel Aviv. Al termine della quale la giudice Iris Ilotovich Segal farà conoscere la sua decisione entro due settimane, secondo quanto riportato dai legali. Il dibattimento si incentra quasi interamente sulla base della Convenzione dell'Aja e sulla sottrazione internazionale dei minori. La Convenzione, firmata sia da Italia che da Israele, è infatti alla base della richiesta, per l'immediato rientro in Italia del bambino, da parte della zia paterna, Aya Biran, affidataria della sua tutela, contro il nonno paterno del bambino Shmuel Peleg che ha portato il bambino in Israele e che è indagato a Pavia per sequestro di Eitan.

In aula, come nelle altre audizioni, sia la zia paterna sia il nonno materno, ma è stata sentita anche Gali Peleg, figlia di Shmuel e sorella della mamma morta del bambino,che nelle settimane passate ha annunciato di aver chiesto l'adozione del piccolo. Ascoltato anche un avvocato esperto di diritto italiano.
Gli avvocati della zia paterna, Aya Biran, sostengono che per Eitan si debba applicare in pieno la Convenzione dell'Aja e che quindi il bambino debba tornare in Italia. Dall'altra parte i legali dei Peleg contestano la posizione anche ponendo dubbi sulla la legittimità dell'affidamento (su cui è in programma una causa promossa in Italia nelle prossime settimane).

In attesa delle decisione della giudice Ilotovich Segal, Eitan continuerà - in base alla "intesa temporanea" delle due famiglie, favorita dalla giudice - ad essere affidato alternativamente tre giorni con la zia Aya Biran Nirko e tre giorni con il nonno Peleg. Intanto già trapela, da parte dei legali, la possibilità che l'una o l'altra parte faccia appello contro il verdetto.



La terza e ultima udienza al Tribunale della Famiglia di Tel Aviv, è finita nella notte; la giudice Iris Ilotovich Segal ha a disposizione 2 settimane per stabilire se il piccolo debba restare in Israele o tornare in Italia
Maria Paola Raiola
11 ottobre 2021

https://www.rtl.it/notizie/articoli/eit ... 15-giorni/

E' durata più di 12 ore la terza e ultima udienza al Tribunale della famiglia di Tel Aviv sulla vicenda di Eitan Biran, che si trova in Israele dopo che il nonno materno lo ha portato via dall'Italia, senza il consenso della zia paterna, che è custode legale del bimbo, che ha perso la mamma il papà e il fratellino nel crollo della funivia del Mottarone: il legale di Aya Biran ha spiegato che gli avvocati dei due rami della famiglia inoltreranno le loro conclusioni alla giudice che poi dovrà andare a sentenza, un verdetto che dovrà essere pronunciato entro i prossimi 15 giorni e che si muove nell'ambito della convenzione dell'Aja sulla sottrazione dei minori. Numerosi testimoni tra cui un esperto di diritto italiano sono stati sentiti in tribunale. La giudice dovrà decidere se il bimbo resterà in Israele con i parenti materni o tornerà in Italia dalla zia paterna .Poco prima che l'assise si concludesse è arrivata in tribunale la nonna materna di Eitan, Esther Cohen Peleg, ex moglie di Shmuel Peleg - che ha portato senza consenso il bambino in Israele ed è indagato in Italia per sequestro di persona - ma non ha rilasciato alcuna dichiarazione, limitandosi a portare conforto all'ex consorte.

Eitan in Israele dal 12 settembre

Dopo la tragedia del 23 maggio scorso, in cui persero la vita i genitori, il fratellino e i bisnonni di Eitan Biran, 6 anni (in tutto morirono 14 passeggeri della funivia precipitata) il piccolo era stato affidato dal Tribunale di Torino alla zia paterna, Aya Biran, che vive in provincia di Pavia con il marito, Or Nirko, e due figlie che frequentano le stesse scuole di Eitan. Cosa su cui non erano d'accordo i genitori di Tal Peleg, la mamma del piccolo. Per questo, secondo la ricostruzione dei fatti, il nonno Shmuel Peleg, l'11 settembre scorso aveva portato con sé il bimbo in Israele, quando avrebbe dovuto riconsegnarlo alla zia paterna dopo un periodo passato con lui, una decisione non comunicata alla donna che poi ha denunciato Shmuel Peleg, per sottrazione di minori e la Procura di Pavia ha aperto un fascicolo di indagine per sequestro di persona.

La zia materna ha chiesto di adottare Eitan

I parenti materni di Eitan hanno denunciato nel corso del dibattimento presso il Tribunale della Famiglia di Tel Aviv di non aver avuto il tempo materiale, dopo la tragedia, di intraprendere l'iter di affidamento del nipote; ora la zia materna Gali Peleg ha chiesto di poter adottare Eitan. La forte conflittualità tra le due famiglie si è però attenuata in occasione del processo, tanto che sono ripresi i contatti e le visite anche della zia paterna Aya al bimbo, durante queste settimane per consentire a Eitan di vivere in modo meno traumatico questa esperienza.
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Re: Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » ven ott 15, 2021 8:45 pm

Eitan: nonna Peleg denuncia in Israele Aya Biran Nirko
Agenzia ANSA
15 ottobre 2021

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronac ... 6b53b.html

Etty Peleg Cohen, nonna materna di Eitan, ha denunciato alla polizia di Tel Aviv Aya Biran Nirko, zia paterna del piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e sua affidataria. Lo ha riferito la tv N12 secondo cui la denuncia si riferisce all' "uso illegale di cellulari ritrovati nell'abitazione dei genitori" di Eitan morti sul Mottarone e anche "al furto di gioielli, Ipad, macchine fotografiche e all'uso illegale" dei contenuti del computer nella causa in corso in Israele.

Nella denuncia - secondo la stessa fonte - si afferma anche che "la famiglia Biran Nirko ha attivato una raccolta di fondi in rete destinati presumibilmente al benessere e al trattamento psicologico di Eitan, ma che sarebbero stati utilizzati" per le spese legali.

L'emittente ha ripreso una dichiarazione della donna all'uscita dal posto di polizia di Tel Aviv.

"Sono la nonna di Eitan - ha detto nel servizio - e faccio di tutto per proteggerlo. Spero che riusciremo a tenerlo qui in Israele e che il bambino viva nella sua patria e con il suo popolo". N12 ha riportato anche una reazione degli avvocati di Aya Biran Nirko secondo cui la "denuncia è infondata. Quando una persona è sconvolta non bisogna giudicarla".

Intanto, il giudice del Tribunale della famiglia di Tel Aviv si appresta ad emettere la sentenza sulla causa intentata dalla stessa Aya, in base alla convenzione dell'Aia, per il rientro immediato in Italia di Eitan. La decisione è attesa nei prossimi giorni.
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Re: Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » ven ott 22, 2021 2:23 pm

Eitan, i nonni contro la zia paterna e tutrice: «Nominata in venti minuti senza neanche un interprete»
I giudici chiedono il silenzio stampa per tutelare il minore
Eitan, udienza rinviata, i giudici chiedono silenzio stampa. I nonni fanno sapere che sono «qui per la verità»
Venerdì 22 Ottobre 2021, 14:15

https://www.ilmessaggero.it/italia/eita ... 74126.html

Continua la disputa tra i nonni materni di Eitan e la zia paterna nominata sua tutrice legale. È stata rinviata al prossimo primo dicembre l'udienza davanti al Tribunale per i minorenni di Milano dove oggi è iniziata la discussione sul caso di Eitan, il bimbo di 6 anni sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone e al centro di una contesa tra i nonni materni e la zia paterna nominata tutrice legale del piccolo. In queste settimane le parti potranno, a quanto si è saputo, depositare documenti. I giudici hanno invitato le parti al silenzio stampa.

L'udienza di oggi si è svolta a porte chiuse davanti ai giudici Maria Stella Cogliandolo e Paola Ortolan e due esperti. E alla presenza dei legali civilisti dei nonni materni e della zia paterna che stanno discutendo sulle loro posizioni.

I giudici all'inizio dell'udienza, a quanto si è appreso, hanno invitato le due parti a mantenere il silenzio stampa fino alla fine del procedimento in corso davanti al Tribunale per i minorenni e questo soprattutto a tutela del minore. Al centro dell'udienza di oggi c'è il reclamo dei nonni materni contro l'ordinanza del 9 agosto del Tribunale di Pavia che aveva deciso in sostanza la conferma della decisione del Tribunale di Torino sulla nomina della zia paterna Aya come tutrice legale.

Anche a Tel Aviv, nel procedimento attivato sulla base della Convenzione dell'Aja sulla sottrazione internazionale di minori, il Tribunale ha invitato i legali e i due rami familiari al silenzio stampa. Il Tribunale israeliano dovrà decidere nei prossimi giorni se Eitan deve o meno tornare in Italia, come chiede la zia paterna. I legali italiani, a quanto si è saputo, si attendono una decisione entro il 26 ottobre. Provvedimento che poi potrà essere comunque oggetto di appello.

«Siamo qui per evidenziare la verità in questo procedimento». Lo ha detto l'avvocato Sara Carsaniga, legale dei nonni materni di Eitan. «Solleveremo una serie di questioni e problematiche», ha aggiunto l'avvocato. Eitan è stato portato in Israele dal nonno materno Shmuel, accusato del rapimento, e si attende in questi giorni una decisione del Tribunale di Tel Aviv che dovrà stabilire se Eitan deve tornare in Italia in base alla Convenzione dell'Aja sulla sottrazione dei minori, come chiesto dalla zia paterna.

Oggi in discussione è il reclamo presentato dai nonni materni (Shmuel ha chiesto di essere nominato tutore) contro la nomina della zia come tutrice legale del minore.

Nomina che venne decisa dal Tribunale di Torino - dopo la tragedia nella quale il piccolo ha perso madre, padre, fratellino e bisnonni - e i cui atti passarono per competenza territoriale al Tribunale di Pavia, che respinse un primo ricorso. I nonni materni chiedono in pratica l'annullamento di quella nomina. La decisione del Tribunale milanese non è arrivata al termine dell'udienza. I legali dei Peleg nell'impugnazione evidenziano una serie di irregolarità nel procedimento, dai tempi alle modalità, che ha portato il giudice di Torino a nominare in 20 minuti, sostengono, la zia come tutrice e senza nemmeno la presenza di un interprete. E contestano anche la gestione che la zia ha avuto del piccolo, perché in quanto tutrice, e non affidataria, non poteva portarlo a casa a vivere con lei. Da questa serie di contestazioni, oltre all'udienza di oggi a Milano, è scaturita, tra l'altro, un'altra udienza a Pavia, fissata per il 9 novembre. E una terza ancora (fissata sempre a Pavia ) il 16 novembre e relativa ad alcuni decreti che avrebbero escluso i Peleg dal procedimento, senza la possibilità di ricevere la notifica di alcuni atti. Per i Peleg, infine, dovrebbe essere una persona terza a gestire il patrimonio per il minore.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » lun ott 25, 2021 6:08 pm

Eitan, sentenza: il piccolo deve rientrare in Italia
Eitan Biran, il piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, deve tornare in Italia dove c'è la sua residenza abituale.
25 ottobre 2021
https://www.ansa.it/sito/notizie/cronac ... 70742.html

Lo ha stabilito la giudice del Tribunale della famiglia di Tel Aviv.

Lo si apprende da fonti legali. "Il Tribunale non ha accolto la tesi del nonno che Israele è il luogo normale di vita del minore nè la tesi che abbia due luoghi di abitazione", così scrive la giudice Iris Ilutovich Segal nella sentenza in cui impone il rientro in Italia accogliendo il ricorso di Aya Biran, zia paterna del piccolo e affidataria legale. Il bambino era stato portato in aereo, senza permesso, in Israele dal nonno materno Shmuel Peleg lo scorso settembre dopo essere stato prelevato a casa a Pavia della zia Aya Biran. Il nonno per questo è indagato in Italia per sequestro di persona. Subito dopo Aya Biran si è rivolta al Tribunale della famiglia di Tel Aviv per il "rientro immediato" in Italia in base alla Convenzione dell'Aja. La sentenza della giudice è giunta a circa due settimane dalla fine delle udienze in Tribunale a Tel Aviv.

"La famiglia è determinata a continuare la battaglia in ogni modo possibile nell'interesse di Eitan, il suo benessere e il diritto a crescere in Israele come i suoi genitori si augurano". Lo dice la famiglia Peleg, il cui portavoce Gadi Solomon ha annunciato ricorso contro la sentenza. "Questa - ha aggiunto la famiglia -riguarda solo il suo allontanamento dall'Italia, il suo arrivo in Israele e non il bene e il futuro del minore". Purtroppo - ha proseguito la famiglia Peleg - le possibilità e le soluzioni che sono state evocate riguardo i contatti fra il minorenne con le 2 famiglie, non sono state esplorate in maniera adeguata, fino in fondo".

Per i prossimi sette giorni da oggi - tempo necessario per l'eventuale ricorso da parte del nonno materno Shmuel Peleg alla Corte Distrettuale di Tel Aviv - il piccolo Eitan non potrà lasciare Israele. Lo si apprende da fonti legali. Trascorso questo tempo, ma solo in mancanza di eventuali provvedimenti contrari, il bambino potrà far rientro in Italia in base alla sentenza di oggi della giudice del Tribunale della Famiglia di Tel Aviv.

La giudice Iris Ilutovich Segal ha imposto che il nonno materno del bambino, Shmuel Peleg, paghi le spese processuali pari a 70 mila shekel (oltre 18mila euro). Nella sentenza inoltre si spiega che "non è stato accolta la tesi del nonno secondo cui la zia non aveva il diritto di tutela". "Con l'arrivo in Israele il nonno - ha proseguito la giudice - ha allontanato il minore dal luogo normale di vita. Un allontanamento contrario al significato della Convenzione e che, così facendo, ha infranto i diritti di custodia della zia sul minore stesso".

"Pur accogliendo con soddisfazione la sentenza della giudice Ilutovich crediamo che in questo caso non ci siano nè vincitori nè vinti. C'è solo Eitan e tutto quello che chiediamo è che torni presto a casa sua, ai suoi amici a scuola, alla sua famiglia, in particolare per la terapia e gli schemi educativi di cui ha bisogno". Questo il commento dei legali della famiglia di Aya Biran - gli avvocati Shmuel Moran e Avi Himi - subito dopo la sentenza della giudice che ha deciso in base alla Convenzione dell'Aia di far tornare il bambino in Italia. Ha espresso "grande gioia" la zia paterna Aya Biran, per la decisione del Tribunale di Tel Aviv. Lo si è appreso da fonti legali.

"Io e la collega Grazia Cesaro siamo contenti per la decisione favorevole del Tribunale di Tel Aviv e del fatto che i principi e lo spirito della Convenzione dell'Aja abbiano trovato applicazione". Lo ha spiegato il legale civilista Cristina Pagni, che rappresenta in Italia, con la collega Cesaro (sul fronte penale c'è l'avvocato Armando Simbari) Aya Biran. "Aspettiamo di capire quando sarà possibile il rientro del bimbo in Italia, lo sapremo forse in serata", ha chiarito il legale e ciò anche in relazione al fatto che i nonni materni avranno possibilità di impugnare la sentenza del giudice israeliano.

"In base alla Convenzione dell'Aja le decisioni che vengono prese devono essere immediatamente esecutive e quindi il rientro del minore dovrebbe essere rapido, in tempi brevi, anche se la controparte ha la possibilità di impugnare la decisione". Lo ha spiegato il procuratore dei minori di Milano Ciro Cascone in merito alla sentenza del Tribunale israeliano sul caso di Eitan, chiarendo comunque che "io non posso sapere se nella legislazione israeliana ci siano specifiche previsioni sul punto", ossia sul tema dell'immediata esecutività della sentenza anche in caso di impugnazione della stessa. "È la decisione che mi aspettavo", ha aggiunto Cascone, il quale ha chiarito che in casi analoghi di decisioni prese in Italia sulla base della Convenzione dell'Aja i provvedimenti sono immediatamente esecutivi anche se c'è possibilità di impugnazione di fronte alla Cassazione. "La sentenza ad ogni modo va in esecuzione subito", ha proseguito.



Caso Eitan Biran, il presidente del tribunale dei minori: "Ritorno in Italia subito esecutivo in base alla Convenzione dell'Aja
25 ottobre 2021

https://milano.repubblica.it/cronaca/20 ... 323733324/

"In base alla Convenzione dell'Aja le decisioni che vengono prese devono essere immediatamente esecutive e quindi il rientro del minore dovrebbe essere rapido, in tempi brevi, anche se la controparte ha la possibilità di impugnare la decisione". Lo ha spiegato il procuratore dei minori di Milano Ciro Cascone in merito alla sentenza del Tribunale israeliano sul caso di Eitan, chiarendo comunque che "io non posso sapere se nella legislazione israeliana ci siano specifiche previsioni sul punto", ossia sul tema dell'immediata esecutività della sentenza anche in caso di impugnazione della stessa.

"E' la decisione che mi aspettavo", ha aggiunto Cascone, il quale ha chiarito che in casi analoghi di decisioni prese in Italia sulla base della Convenzione dell'Aja i provvedimenti sono immediatamente esecutivi anche se c'è possibilità di impugnazione di fronte alla Cassazione. "La sentenza ad ogni modo va in esecuzione subito", ha proseguito. Davanti al tribunale dei minori di Milano proprio nei giorni scorsi si è aperto il procedimento collegato a quello di Tel Aviv, ovvero la discussione sul ricorso fatto dai nonni materni contro la scelta della zia paterna come tutrice del piccolo unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone.

A giudicare "una senteza giusta" quella emessa dal tribunale della Famiglia di Tel Aviv è Milo Hasbani, presidente della Comuità ebraica di Milano: "Rispecchia anche le decisioni del giudice italiano", dice all'Adnkronos. "Non avevo dubbi che la giustizia israeliana avrebbe emesso una sentenza di questo tipo". Ora per Hasbani ricucire lo strappo fra le famiglie, come chiesto dal tribunale di Tel Aviv, "è assolutamente necessario per il bene del bambino. Come comunità ebraica da maggio ci siamo sempre messi a disposizione di entrambe le famiglie, senza distinzioni. Abbiamo sempre parlato con tutte e due le famiglie. Bisogna riprendere i rapporti anche per il bene del ragazzo".

Secondo il presidente della Comunità ebraica di Milano il ricorso annunciato dalla famiglia paterna che ha portato Eitan in Israele "potrebbe complicare le cose e i rapporti. Dobbiamo solo sperare che il tempo faccia il suo percorso e che si trovi un modo per portare avanti i rapporti". E perché anche la famiglia paterna possa continuare a vedere il bambino "bisogna risolvere i problemi" fra le due famiglie. E la Comunità ebraica di Milano è pronta a fare da ponte fra le parti. "Non ce l'hanno mai chiesto - spiega Hasbani - ma se lo facessero, la Comunità ebraica è sempre disponibile tramite il rabbinato e la presidente. Quello che possiamo fare per trovare una soluzione senz'altro si farà".



Eitan, la scia di veleni dopo la sentenza. La zia rompe il patto coi nonni: «Resta con me, di loro non mi fido»
26 ottobre 2021

https://www.open.online/2021/10/26/isra ... emporanea/

Dopo la contestazione della famiglia Peleg al tribunale di Tel Aviv per denunciare il mancato rispetto dell’accordo con i Biran sui giorni di affido temporaneo del piccolo Eitan, la zia paterna del bambino risponde alle accuse lanciate dai nonni materni. All’indomani della sentenza del tribunale della famiglia israeliano che ha stabilito l’affidamento alla zia Aya Biran, i nonni materni hanno accusato Biran di non aver portato il bambino da loro come previsto dal patto del mese scorso. E la zia paterna di Eitan, confermando di non aver riportato il bimbo ieri sera ai nonni materni, ha giustificato tale decisione perché, come riferito dai suoi legali, «nella sentenza con cui ieri la giudice ha deciso che il bimbo dovrà tornare in Italia, sulla base della Convenzione dell’Aja, questo aspetto non è stato normato». L’avvocato di Biran, secondo quanto riferito dall’Ansa, avrebbe spiegato al Tribunale che il bambino «è al sicuro con lei» e che la donna «non si fida dei Peleg», già indagati dalla procura di Pavia per il rapimento del bambino. Per questa ragione, dunque, la zia Aya Biran sta tenendo il piccolo Eitan con sé. La zia paterna, inoltre, al momento non può rientrare in Italia con il bambino perché deve attendere una settimana dal verdetto di ieri, 25 ottobre, in cui le è stato affidato il bambino. Nell’arco di questi sette giorni, la famiglia Peleg può presentare ricorso contro il verdetto del tribunale israeliano, chiedendo anche la sospensione dell’esecutività della decisione.

L’accordo temporaneo sull’alternanza della custodia del bambino

All’inizio dello scontro in tribunale a Tel Aviv, infatti, le due famiglie si erano accordate temporaneamente per ospitare Eitan per tre giorni ciascuno, in attesa della sentenza. L’avvocato di Shmuel Peleg, il nonno di Eitan, ha detto che «ieri Aya Biran avrebbe dovuto consegnare Eitan alla casa di suo nonno Shmuel, così come era stato concordato fra parti e convalidato dal Tribunale e la sua decisione di impedire alla famiglia Peleg di vedere il nipote Eitan è la dimostrazione totale di tutto quanto su cui la famiglia Peleg metteva in guardia e temeva». Il legale, a nome della famiglia materna, contesta la sentenza del Tribunale, ritenuta «una convalida ufficiale che può impedire alla famiglia di sua madre, la famiglia Peleg, di essere parte della vita» del bambino. I nonni materni del bambino puntano il dito contro la zia paterna che, secondo quanto riferito dal loro legale, «da un lato sventola convenzioni e leggi, Aya calpesta brutalmente l’accordo da lei firmato, ed impedisce alla famiglia Peleg di trascorrere momenti di grazia con il loro amato nipote».



Eitan, la zia Aya Biran: «Non mi fido dei Peleg, il bambino resta con me»
26 ottobre 2021

https://www.corriere.it/cronache/21_ott ... 6f72.shtml

Ieri il tribunale ha stabilito che Eitan deve rientrare in Italia, dalla zia paterna che ne è anche la tutrice legale. Da allora, Aya Biran non fa vedere il bambino ai nonni: è l’ultimo risvolto della battaglia per l’affidamento dell’unico superstite dell’incidente del Mottarone

Eitan, il bambino sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, è ancora con la zia paterna Aya Biran: non è tornato a casa dei nonni materni. Lo ha fatto sapere la stessa Biran al Tribunale israeliano che ieri ha deciso che il bambino, 6 anni, dovrà tornare in Italia. La sentenza si basa su quanto stabilito dalla Convenzione dell’Aja.

A quanto riferiscono alle agenzie di stampa fonti legali, Biran —riconosciuta come tutrice di Eitan dalla giustizia italiana — avrebbe deciso di non riportare il bambino dai nonni paterni Schmuel Peleg e Esther Cohen perché non si fida della famiglia Peleg. Il nonno di Eitan è indagato in Italia per sequestro di persona: a settembre, ha portato il bambino via da Travacò Siccomario, in provincia di Pavia, a bordo di un volo privato, sottraendolo alla zia.

Stando a quanto denunciato dai Peleg al Tribunale israeliano, sulla base della intesa temporanea tra le famiglie raggiunta nelle scorse settimane, la zia ieri sera avrebbe dovuto riportare il piccolo al nonno.

Per il momento, Biran non può tornare in Italia con Eitan: deve attendere il termine (7 giorni al massimo da ieri) entro il quale il nonno del bambino può presentare ricorso contro il verdetto, con la possibilità, tra l’altro, di chiedere in prima battuta la sospensione dell’esecutività della decisione.

Dopo la sentenza , Esther “Etty” Cohen aveva rilasciato delle dure dichiarazioni alla tv israeliana definendo la decisione del tribunale «un disastro nazionale». «Lo Stato di Israele», ha dichiarato, «ha deciso di portarmi via mio nipote, che è l’ultima parte rimasta di mia figlia». Secondo la donna, si sarebbe trattato di «una scelta dettata da considerazioni politiche per i rapporti con l’Italia»: «Perché non hanno chiesto a lui dove vuole vivere? Combatterò fino all’ultima goccia di sangue per il suo diritto a crescere qui come avrebbero voluto i genitori», ha aggiunto.



La disperazione della nonna dell’unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone dopo la sentenza che prevede il rientro del bambino in Italia: «Lo Stato di Israele ha deciso di portarmi via mio nipote»
Eitan, la nonna: «È un disastro nazionale, siamo una famiglia in lutto»

Davide Frattini
26 ottobre 2021

https://www.corriere.it/esteri/21_ottob ... 6f72.shtml

TEL AVIV Sono le origini della nonna Etty ad aver garantito la cittadinanza italiana al piccolo Eitan, gli antenati passati da Livorno prima di andare in Nord Africa e da lì immigrare in Israele. «Sono contenta di quel doppio passaporto per la mia famiglia, ma sono ebrea e israeliana, voglio che mio nipote cresca qui secondo le tradizioni del suo popolo».

Lo ha ripetuto nelle interviste, lo ha urlato fuori dall’aula del tribunale, ancora più agitata, agguerrita e determinata dell’ex marito Shmuel che pure è stato il parente coinvolto nelle udienze. Lui, una condanna in passato per maltrattamenti contro Etty, ha raccontato di essere «un uomo che non ha più nulla da perdere», come se fosse inevitabile che gli toccasse quella missione per portare via dall’Italia il bambino di sei anni, metterlo su un aereo privato all’aeroporto di Lugano e arrivare con lui nell’appartamento di Petah Tikva, quartiere Oasi del giardino, più palazzoni bianchi e cemento che piante.

Una missione da «salvatore» come si è autodefinito — «da grande Eitan mi ringrazierà» — per cui è indagato dalla Procura di Pavia ed è stato interrogato dalla polizia israeliana. «La sentenza è un disastro nazionale» ha attaccato Etty che è apparsa ai telegiornali con «un appello al popolo». «Lo Stato di Israele ha deciso di portarmi via mio nipote, che è l’ultima parte rimasta di mia figlia, una scelta dettata da considerazioni politiche per i rapporti con l’Italia. La giudice non ha affrontato la questione del futuro e del benessere di Eitan. Perché non hanno chiesto a lui dove vuole vivere? Combatterò fino all’ultima goccia di sangue per il suo diritto a crescere qui come avrebbero voluto i genitori».

È attorno a questo desiderio di Tal e Amit, la madre e il padre di Eitan morti sul Mottarone, che gli strateghi assunti dai Peleg hanno costruito la comunicazione: «Avevo già acquistato un’auto per quando sarebbero ritornati. Adesso è ferma nel parcheggio» ha raccontato Etty. La questione è stata portata anche davanti alla giudice Iris Ilotovich Segal, al punto che durante la prima udienza la nonna si è precipitata in tribunale e ha inveito contro Avi Himi, uno dei legali dei Biran: «Siamo una famiglia in lutto, abbiamo perso tre generazioni e adesso state distruggendo anche l’immagine di mia figlia».

Come a dire a lui e agli altri avvocati che seguono il lato paterno: state uccidendo Tal una seconda volta. Forse perché hanno cercato di dimostrare con i documenti e le testimonianze che la coppia non voleva tornare e che erano stati loro due a iscrivere Eitan in una scuola cattolica e non — come hanno sostenuto i Peleg — la zia Aya dopo la strage sulla cabinovia. È stata sempre Etty a presentarsi dieci giorni fa in un comando della polizia a Tel Aviv per accusare Aya di aver rubato gioielli, iPad, macchine fotografiche dall’appartamento di Tal e Amit. La denuncia è stata un ulteriore tentativo di impedire a quella che è la tutrice legale del bambino di tornare in Italia con lui.



Caso Eitan Biran, ancora battaglia tra famiglie. I nonni: "La zia non ce lo vuole più far vedere"
Sharon Nizza
26 ottobre 2021

https://www.repubblica.it/cronaca/2021/ ... 323855791/

TEL AVIV - Dopo la sentenza di primo grado emessa ieri dal Tribunale della famiglia di Tel Aviv, disponendo il rientro di Eitan Biran in Italia, non si placa la tensione tra i due rami famigliari che si contendono il piccolo superstite della tragedia del Mottarone.

In attesa dell'avvio del processo di appello presso la corte distrettuale di Tel Aviv - il ricorso della famiglia materna è in lavorazione e dovrà essere presentato entro una settimana - la corte ha sospeso l'esecutività immediata della sentenza e la diatriba in queste ore verte sulla custodia del bambino durante il proseguo delle pratiche legali in Israele.

Ieri dopo la sentenza, Aya Biran, zia paterna e tutrice legale di Eitan, non ha riconsegnato ai Peleg il piccolo, in violazione degli accordi stabiliti dalla corte di Tel Aviv il 23 settembre, secondo cui il bambino, durante le procedure legali in Israele, è affidato alla custodia congiunta dei due rami famigliari (tre giorni a testa). Questo perché, fanno sapere fonti vicine ai Biran, gli avvocati di Aya hanno presentato alla giudice Iris Ilotovitch-Segal - che ieri si è pronunciata sul caso accogliendo il ricorso della zia - la richiesta di limitare gli incontri del piccolo con la famiglia materna, condizionandoli alla supervisione dei servizi sociali.

Nella loro interpretazione, la sentenza di ieri fa decadere gli accordi presi in fase di dibattimento preliminare e quindi la giudice è chiamata a pronunciarsi nuovamente in merito. "La sentenza è stata molto chiara: si tratta di rapimento", dice a Repubblica una fonte legale coinvolta nel procedimento, che sostiene che l'intervento dei servizi sociali "sia del tutto naturale" nelle circostanze attuali. "Chi può garantire che non ci sarà un secondo rapimento?".

La famiglia Peleg di contro è furiosa per la violazione dell'accordo, che vedono come dimostrazione della volontà dei Biran di "sradicare" Eitan dal suo contesto famigliare israeliano, come già lamentavano nel corso della battaglia legale - dove pure negli ultimi mesi erano soggetti a visite contingentate per volontà del tribunale di Pavia.

"La decisione di Aya Nirko Biran di impedire alla famiglia Peleg di vedere il nipote è la prova assoluta di ciò che la famiglia Peleg ha sempre sostenuto", afferma in una nota Gadi Solomon, portavoce della famiglia materna. "Ovvero che Aya non è mossa dall'interesse superiore del bambino, infrangendo clamorosamente l'accordo che ha firmato e precludendo alla famiglia Peleg di stare con il loro amato nipote".

Per Aya, continua Solomon, "la decisione di ieri del tribunale rappresenta un sigillo ufficiale per impedire alla famiglia Peleg di far parte della vita di Eitan: chi aveva ancora bisogno di una prova per ciò che accadrà da oggi, l'ha ricevuta ora in tutta la sua dolorosa potenza". Anche i legali dei Peleg si sono rivolti alla giudice per contestare la violazione dell'accordo, nella speranza, si legge nella nota, "che ora si capisca quanto la decisione di ieri in una notte si è trasformata in un'arma micidiale nelle mani di Aya Nirko".

La decisione della giudice Ilotovitch-Segal è prevista nelle prossime ore e potrebbe fornire un ulteriore elemento di escalation nella tragica vicenda, che si dimostra essere sempre più lontana da una "conciliazione tra le parti per adempiere all'eredità spirituale dei genitori defunti" come auspicato ieri dalla giudice nel paragrafo conclusivo della sentenza.

Nel frattempo, la sentenza di primo grado ha fatto scattare l'acceleratore all'indagine penale per rapimento di minore in corso in Israele a carico di Shmuel Peleg, che l'11 settembre ha prelevato Eitan dalla casa della zia paterna a insaputa della zia, conducendolo in Israele con un volo privato tramite Lugano. Questo giovedì Peleg verrà nuovamente interrogato dalla polizia e gli inquirenti intendono consegnare le proprie raccomandazioni alla procura la settimana prossima.



Eitan, il nonno e i tanti motivi di uno sbaglio
Fiamma Nirenstein
27 ottobre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 84813.html

Non ho nessuna intenzione di sostenere che Shmuel Peleg abbia ragione, e nemmeno la moglie Esther, anche se il loro strazio è così sincero ed evidente. Le loro ragioni di genitori, figli e nonni deprivati di tre generazioni di affetti, cui ora viene strappato anche l'ultimo virgulto, spezzano il cuore ma non giustificano il rapimento. La legge è chiara: non si può ottenere la custodia di un bambino rapendolo e il tribunale israeliano ha fatto bene ad agire secondo la legge. Così del resto fa abitualmente: Israele è un Paese ubbidiente alla legge internazionale, al contrario di quello che si vocifera. Spiegare però non vuol dire giustificare; è giusto comunque cercare di capire perché Peleg abbia violato le norme in modo, alla fine, masochistico. Per farlo si può avventurarsi cautamente senza conoscere il soggetto, fra le possibili colonne psicologiche di una persona come lui, sempre tenendo ferma l'idea che il suo gesto forzoso è frutto di un tratto particolare.

E tuttavia, pensiamo. Israele non è un Paese qualunque; non è come se Eitan fosse stato trasportato che so, dalla Danimarca all'Olanda. Ci sono voluti secoli, decine di migliaia di morti, guerre senza fine, fame incommensurabile, lavoro miracoloso, rischi e audacie inimmaginabili per farne un Paese dove il popolo ebraico finalmente «torna». Questa è la parola chiave. Ci si torna anche quando non ci è mai stati, è il Paese del ritorno del popolo ebraico, religioso o laico, dall'esilio. Per Peleg è del tutto logico, anche contro il senso comune, che Eitan «torni» a casa; e «casa» è per lui in Israele, qui è la sua naturale radice secondo la logica di un uomo della sua generazione, la sua vita. Esther, la moglie, ha anche spiegato che qui il bimbo ha una famiglia molto vasta e adorante con cui è stato sempre in contatto, dove la figlia voleva tornare, e che, secondo lei, nel suo abbraccio di Shabbat, di ogni festa comandata, è l'indispensabile cemento per guarigione di Eitan dal dolore. «Famiglia» è una parola chiave in Israele.

La terza parola chiave per capire (non per giustificare) è «conversione»: non necessariamente e non soltanto conversione religiosa, ma ogni cancellazione forzosa, ambientale, dovuta a assimilazione o a educazione, o a forzatura, dell'identità di un ebreo. Questo è insopportabile per chi appartiene a un popolo che si è tentato di cancellare tante volte, di convertire, di assimilare, di considerare superato, archeologico, destinato a sparire. Magari in Italia Eitan riceverà un'educazione ebraica nel senso del popolo ebraico... Ma è ovvio, per il nonno, che il suo nido naturale sia Israele, che esiste per questo: gli ebrei sono stati minacciati di scomparsa totale molte volte, in molti esilii, e restare un popolo unito è stata la grande sfida fino nella Shoah. Cristiani, musulmani e anche Napoleone hanno immaginato che fosse indispensabile per gli ebrei cambiare strada. Ma un ebreo anche se non è religioso resta fedele al suo popolo. È un istinto indispensabile alla sopravvivenza. Infine il gesto pazzoide dell'aereo privato: per carità, nessuna giustificazione. Ma si chiama sfida estrema. Israele a fronte di avventure fatali si è avventurato spesso in gesti in cui l'audacia sfida il senso di realtà, tipo l'operazione segreta che ha riportato gli ebrei etiopi in Israele. Niente in comune, sia chiaro, ma spero così di spiegare una mentalità di sopravvivenza. Peleg ha sbagliato, ma non è stato solo: i giudici italiani, la zia, tutti hanno tirato la corda sin dall'inizio nell'affidare, nel pretendere, nello strapparsi una creatura che ha bisogno solo di un amore che metta tutti d'accordo. La storia biblica di re Salomone insegna. Le due famiglie si devono avvicinare, per Eitan.




Caso Eitan: il giudice dispone sorveglianza negli incontri con la famiglia del nonno Peleg
28 ottobre 2021

https://www.rainews.it/dl/rainews/artic ... 0abf3.html

27 ottobre 2021Oggi il Tribunale israeliano "su istanza della tutrice" di Eitan, la zia paterna Aya, "ha accolto le sue preoccupazioni ordinando che venga negoziato un nuovo accordo che preveda la sorveglianza di terza parte per le visite di Eitan alla famiglia Peleg", ossia quella dei nonni materni.

Lo hanno chiarito all'Ansa i legali italiani di Aya, gli avvocati Grazia Cesaro e Cristina Pagni, in relazione "alle accuse rivolte alla zia paterna, apparse ieri sulla stampa, di non rispettare gli accordi di alternanza nella custodia del minore".

Le dichiarazioni giungono dopo la sentenza di due giorni fa che ha dato ragione alla zia riconoscendo la sottrazione del minore.

"Rispetto alle accuse rivolte alla zia paterna, apparse ieri sulla stampa, di non rispettare gli accordi di alternanza nella custodia del minore - scrivono i legali di Aya - precisiamo che in data 27 ottobre 2021, il tribunale in Israele, su istanza della tutrice, ha accolto le sue preoccupazioni ordinando che venga negoziato un nuovo accordo che preveda la sorveglianza di terza parte per le visite di Eitan alla famiglia Peleg". Gli accordi precedenti, spiegano ancora, "sono stati dunque caducati da tale decisione del tribunale e la zia si sta attenendo alle indicazioni dell'autorità giudiziaria israeliana, che ritiene evidentemente necessaria una supervisione di terzi nel caso di contatti tra Eitan e la famiglia Peleg".

Stando a quanto denunciato ieri dai Peleg al Tribunale israeliano, sulla base della intesa temporanea tra le famiglie raggiunta nelle scorse settimane, prima della sentenza di lunedì, e che prevedeva una permanenza alterna del bambino di tre giorni tra Aya e il nonno Shmuel Peleg, la zia avrebbe dovuto riportare il piccolo al nonno e invece non lo ha più fatto. Secondo quanto riferito da fonti legali della famiglia Peleg, la zia non ha più risposto al telefono e non ha piùri portato il minore ai Peleg anche se erano stati emessi dei solleciti. La stessa Aya, però, si è rivolta al Tribunale per chiarire di aver scelto di tenere con sé il nipote, dopo la sentenza, perché non si fida più dei Peleg, dopo che il piccolo è stato portato via dal nonno da Pavia l'11 settembre, e soprattutto in assenza di controlli nel corso degli incontri. Oggi i legali della tutrice hanno spiegato che, su disposizione del giudice, potranno esserci incontri tra il bimbo e la famiglia Peleg ma con una supervisione esterna. La zia, ad ogni modo, per ora non potrà tornare in Italia col bimbo, perché deve attendere il termine (7 giorni al massimo da lunedì) entro il quale il nonno può presentare ricorso contro il verdetto, con la possibilità, tra l'altro, di chiedere in prima battuta la sospensione dell'esecutività della decisione.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » mer ott 27, 2021 9:47 pm

Eitan dovrebbe vivere e crescere nella terra dove sono nati e cresciuti e dove sono sepelliti i suoi genitori, ossia Israele e non Italia dove sono stati uccisi.



Eitan: legale Peleg, prossima settimana ricorso sulla sentenza
28 ottobre 2021

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 08d9b.html

I legali di Shmuel Peleg, nonno materno di Eitan Biran, presenteranno la prossima settimana ricorso contro la sentenza della giudice del Tribunale della Famiglia di Tel Aviv che ha riconosciuto le ragioni di Aya Biran Nirko - zia del piccolo - in base alla Convenzione dell'Aja sulla sottrazione dei minori.

Lo ha detto l'avvocato di Peleg Ronen Dlayahu in una intervista alla radio pubblica Kan.

"Il ricorso - ha spiegato - dovrebbe essere presentato la settimana prossima perchè i tempi sono stretti secondo la convenzione dell'Aja".

Dlayahu ha poi criticato il dibattimento presieduto dalla giudice Iris Ilotovich Segal in quanto "si è concentrato solo sulla questione se (Eitan, ndr) sia stato prelevato in maniera illegittima, ma non ha discusso del bene del bambino".

Anche nell'ambito della convenzione dell'Aja ci sono argomentazioni importanti riguardo la protezione (paragrafo 13b), ossia quale danno potrebbe verificarsi se fosse riportato indietro". Inoltre, a suo giudizio, "si tratta di un caso molto particolare sia in Israele sia nel mondo in cui a contendersi un minorenne non sono i genitori, ma membri della famiglia allargata". Riferendosi alla necessità che Eitan trovi "pace e la tranquillità", l'avvocato ha detto che Peleg sta cercando "soluzioni" ma "che per danzare il tango bisogna essere in due" alludendo così alla famiglia di Aya Biran. Quindi ha sottolineato di dissentire dalla sentenza della giudice Ilotovich Segal che ha ritenuto non provata la volontà dei genitori di Eitan di voler rientrare in Israele. "Dalle prove prodotte - ha notato - avevano un'intenzione inequivocabile di tornare nel Paese. La volontà, l'intenzione dei genitori era molto significativa: vedevano questo posto come il centro della loro vita".



Alberto Pento

La corte d'appello israeliana, chiamata a decidere sul caso Eitan, secondo me, nell'interesse superiore dei diritti umani, civili e politici del bambino come essere umano di nazionalità ebraica e di cittadinanza israeliana, dovrebbe dichiarare:
1)
inapplicabile la Convenzione dell'Aia per "difetto di competenza ... " (sia per mancanza di formulazione adeguata della convenzione stessa sia perché sono sopraggiunte nuove circostanze che la rendono superata) e decaduta la sentenza di affidamento del giudice minorile italiano per difetto di giurisdizione in quanto è finita l'emergenza che giustificava e motivava il relativo affidamento temporaneo alla zia in Italia
2)
e che il bambino in quanto essere umano di nazionalità ebraica e di cittadinanza israeliana e non italiana deve rimanere provvisoriamente in Israele che è il paese naturale suo e dei suoi genitori, in attesa che il giurisdizionalmente competente tribunale dei minori israeliano decida sul suo affidamento e solo nel caso in cui Eitan venisse affidato alla zia paterna residente in Italia dovrebbe ritornare in Italia con questa.

Nota: La Convenzione dell'Aia va applicata solo in subordine all'interesse complessivo del bambino e della sua famiglia allargata (interesse affettivo e diritti umani sociali, civili e politici) e non va subordinata a un presunto prioritario diritto d'autorità del tribunale italiano che non è in alcun modo l'istituzione giuridica statuale competente a valutare e giudicare il caso di Eitan.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » mer nov 03, 2021 7:50 am

Eitan senza pace, altro ricorso dei nonni: "Non torni in Italia"
Il tribunale di Tel Aviv aveva stabilito che il piccolo facesse rientro a Pavia con la zia

Patricia Tagliaferri
2 Novembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1635874058

Era evidente che non si sarebbero arresi. E nell'ultimo giorno utile per farlo, hanno presentato il ricorso alla Corte distrettuale contro la decisione del Tribunale di Tel Aviv di rimandare il Italia il piccolo Eitan, con la zia paterna. Come prevedibile la famiglia della mamma del bambino di sei anni sopravvissuto alla tragedia del Mottarone si vuole giocare tutte le carte a disposizione per tenere in Israele Eitan e farlo crescere secondo la cultura ebraica.

Un passaggio scontato dopo che il nonno materno, Shmuel Peleg, a settembre aveva di fatto sequestrato il nipotino - che nell'incidente dello scorso maggio ha perso i genitori, il fratellino e i bisnonni - prelevandolo in Italia con un jet privato partito poi da Lugano per strapparlo alla zia paterna che è anche la tutrice legale, Aya Biran. Ma il primo round della battaglia legale tra i due rami della famiglia si era concluso a favore della zia, che era pronta a riportare Eitan a Pavia, dove era iscritto in prima elementare nella stessa scuola frequentata dai cugini. Secondo la famiglia Peleg, raccontano i media israeliani, il bambino «esprime il chiaro desiderio di rimanere con la famiglia materna, ma la sua voce non viene ascoltata». I Peleg, inoltre, accusano la zia - volata in Israele per riprendersi Eitan e non ancora ripartita in vista proprio del ricorso - di non fargli vedere il bambino. E per questo nei giorni scorsi il giudice l'aveva richiamata. Nella richiesta di appello i Peleg sostengono che la sentenza della Corte di Tel Aviv si basi sul falso assunto che il Tribunale italiano abbia deciso in via definitiva di affidare la custodia del piccolo alla zia paterna, mentre si tratta di una custodia temporanea. Per il portavoce della famiglia, Gadi Solomon, nel ricorso si denuncia anche che i giudici non abbiano tenuto conto «delle circostanze eccezionali di fronte alle quali si trovavano» e avrebbero ignorato «le azioni unilaterali» della zia Aya, che per ottenere la tutela di Eitan dopo la tragedia avrebbe agito «con astuzia alle spalle della famiglia Peleg mentre era in lutto». Inoltre non sarebbero state vagliate tutte le prove necessarie a stabilire il miglior interesse del bambino. Per Shmuel Peleg, che ha portato a Tel Aviv il piccolo e per questo ora è indagato a Pavia per sequestro aggravato di persona, la vera casa di Eitan è in Israele, dove a suo dire i genitori volevano riportarlo. Per la zia invece Eitan deve tornare in Italia, dove ha sempre vissuto e dove la mamma e il papà lo avevano iscritto in una scuola cattolica.

«Ci auguriamo che il Tribunale di Tel Aviv respinga il ricorso e Eitan torni il più rapidamente possibile alla sua famiglia, alla sua scuola e alle strutture terapeutiche a cui è stato sottratto», il commento di Shmuel Moran, Avi Himi e Alon Amiran, i legali della zia italiana. «La sentenza del Tribunale della famiglia - sottolineano - parla da sé ed è completa, ben fondata, approfondita e accademica». Nel decidere i giudici hanno dovuto tenere conto della Convenzione dell'Aja, l'accordo internazionale firmato sia da Israele che dall'Italia sul contrasto alla sottrazione di minori, secondo il quale è considerato un illecito portare un minore in un altro Paese, senza il consenso di chi la responsabilità genitoriale.


Alberto Pento
I nonni hanno ragione Eitan è un essere umano di etnia ebraica e di nazionalità e cittadinanza israeliana come i suoi genitori. Eitan ha il diritto di crescere nel suo paese che è Israele e non l'Italia e di riceverne lo spirito e la cultura. In Italia crescerebbe meno ebreo e meno israeliano e questo non è giusto né verso di lui né verso i suoi genitori (uccisi in Italia) né verso la sua famiglia parentale né verso gli ebrei di Israele né verso lo stato israeliano.
In Italia non si tolgono i figli alle famiglie degli zingari che li maltrattano e che li crescono come mendicanti, ladri e delinquenti (a volte anche assassini), però si vorrebbe toglierli agli ebrei di Israele e alla nazione israeliana che li crescerebbero come ebrei e israeliani in un paese e in una cultura che sono tra le più umane e civili della terra.
Israele difenda i suoi figli!





Bruzzone consulente dei nonni di Eitan: "La zia impedisce le visite"
2 novembre 2021

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronac ... fd0c3.html

Roberta Bruzzone, la psicologa forense e criminologa, è stata nominata come consulente dai nonni di Eitan, il bimbo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e al centro di una contesa tra i due rami familiari.

Bruzzone, indicata come consulente dai Peleg, assistiti in Italia dai legali Sara Carsaniga e Paolo Sevesi, ha spiegato all'ANSA che Aya, la zia paterna e tutrice del piccolo, "sta ancora oggi impedendo le visite dei nonni materni con Eitan", mentre "in questo momento di incertezza, fintanto almeno che un tribunale non prenderà decisioni sull'affido, è fondamentale che Eitan possa frequentare entrambi i rami familiari".

"L'allargamento all'intero nucleo familiare - ha chiarito Roberta Bruzzone - costituisce un importante e prezioso aumento delle risorse disponibili per il minore in un momento di gravissima criticità e deve essere garantito per scongiurare il rischio che il nucleo identitario si disorganizzi arrivando a generare disordini di natura personologica".


Ieri i legali israeliani del nonno Shmuel Peleg hanno presentato ricorso alla Corte distrettuale di Tel Aviv contro la sentenza del Tribunale della Famiglia che la settimana scorsa ha accolto, sulla base della Convenzione dell'Aja sulla sottrazione dei minori, le ragioni della zia Aya Biran, tutrice legale per decisione del Tribunale di Torino confermata da quello di Pavia.
Nei giorni scorsi, però, a più riprese la famiglia Peleg ha lamentato il fatto che la zia, dopo il verdetto, non ha più rispettato l'intesa temporanea tra le famiglie raggiunta nelle scorse settimane e che prevedeva una permanenza alterna del bambino di tre giorni tra Aya e il nonno. La zia, in pratica, avrebbe dovuto riportare il piccolo al nonno e invece non lo ha più fatto.
I legali italiani della zia, gli avvocati Grazia Cesaro e Cristina Pagni, hanno spiegato, sempre nei nei giorni scorsi, che il Tribunale israeliano "su istanza della tutrice" ha "accolto le sue preoccupazioni ordinando che venga negoziato un nuovo accordo che preveda la sorveglianza di terza parte per le visite di Eitan alla famiglia Peleg".
Nel frattempo, il bimbo resta per ora in Israele in attesa che arrivi una decisione sul ricorso presentato dal nonno, che è indagato a Pavia per sequestro di persona, assieme alla nonna Esther Cohen e ad un autista, per aver portato il piccolo a Tel Aviv con un volo privato dalla Svizzera. Infine, davanti al Tribunale per i minorenni di Milano è in corso un procedimento dopo il reclamo presentato dai nonni contro la nomina di Aya come tutrice.
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Re: Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » mer nov 10, 2021 8:12 am

Eitan, i nonni materni chiedono che la zia venga rimossa come tutrice
Agenzia ANSA
9 settembre 2021

https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2 ... 6b41f.html

Continua la contesa tra le due famiglie del piccolo, unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone. Chiesto al Tribunale di Pavia la nomina di un avvocato 'terzo'

I legali dei nonni materni di Eitan, il piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e al centro di una contesa tra due rami familiari, hanno chiesto al Tribunale di Pavia che la zia paterna Aya venga rimossa dall'incarico di tutrice con immediata sospensione e che venga nominato pro-tutore un avvocato 'terzo'.

Lo si è appreso in merito all'udienza che si è tenuta oggi scaturita dal reclamo contro la nomina che ha originato anche un procedimento davanti al Tribunale per i minorenni di Milano.

I legali dei nonni hanno anche chiesto che gli atti sulla nomina della zia siano inviati alla Procura di Torino per profili di falsità.



Eitan, i nonni materni ai giudici: "Revocate la nomina di tutrice alla zia paterna"

11 novembre 2021

https://www.ilgiorno.it/pavia/cronaca/e ... -1.7015760

Un nuovo capitolo nella drammatica vicenda di Eitan Biran, il bambino di origine israeliana unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone dove ha perso i genitori, il fratellino e i bisnonni materni. Il piccolo è ora conteso dai parenti paterni che vivono in Italia, a Travacò Sicomario, nel Pavese, e quelli materni che abitano in Israele , dove tuttora si trova Eitan dopo essere stato di fatto sequestrato dal nonno materno Schumel Peleg. Lui e la nonna Ester Cohen, indagati per il rapimento del nipote di 6 anni, hanno chiesto ora al Tribunale di Pavia che la zia paterna Aya Biran-Nirko venga rimossa dall'incarico di tutrice con immediata sospensione e che venga nominato pro-tutore un avvocato terzo. Lo si è appreso in merito all'udienza che si è tenuta oggi scaturita dal reclamo contro la nomina che ha originato anche un procedimento davanti al Tribunale per i minorenni di Milano. I legali dei nonni hanno anche chiesto che gli atti sulla nomina della zia siano inviati alla Procura di Torino per profili di falsità.

Non solo, giovedì 11 novembere a Tel Aviv sarà discusso il ricorso presentato lo scorso primo novembre sempre da Peleg contro la sentenza del giudice del tribunale israeliano per le questioni familiari che, nell'ambito della Convenzione dell'Aja sulla sottrazione dei minori, aveva dato ragione alla zia paterna Aya affidataria della tutela del bambino. Fino alla discussione dell'appello Eitan tuttavia non potrà tornare in Italia visto che il ricorso blocca la decisione favorevole al rientro a Pavia. Attualmente Eitan si trova in Israele con la stessa zia paterna
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Re: Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » mer nov 10, 2021 8:24 pm

Eitan: mandato cattura internazionale per nonno Peleg che presenta ricorso a Milano
Agenzia ANSA
10 novembre 2021

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronac ... 9a872.html

I legali del nonno materno di Eitan, Shmuel Peleg, rappresentato sul fronte penale in Italia dall'avvocato Paolo Sevesi, hanno già depositato ricorso al Tribunale del Riesame di Milano contro l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Pavia con conseguente mandato d'arresto internazionale e richiesta di estradizione, a carico dell'uomo accusato del rapimento del nipote.

Il ricorso è stato depositato oggi con riserva di motivazioni, anche perché i legali non hanno ancora avuto accesso agli atti e all'ordinanza.

La procura di Pavia ha chiesto due mandati di cattura internazionali nei confronti del nonno materno del piccolo Eitan, Shmuel Peleg, e dell'uomo di 50 anni, G.

A. B., israeliano, che era alla guida della macchina con cui il bambino fu portato a Lugano per essere imbarcato su un aereo privato con destinazione Tel Aviv. La Procura generale di Milano, l'ha già trasmessa al ministero della Giustizia con "richiesta di estradizione" da Israele verso l'Italia del nonno materno del piccolo e dell'autista. L'esito della 'partita' sul mandato d'arresto internazionale non sarà però immediato: alla Procura generale di Milano dovrà essere comunicato, come primo passo, se il Ministero della Giustizia, che non ha termini, inoltrerà o meno una richiesta di estradizione alle autorità israeliane, dopo aver studiato quale sia la convenzione internazionale attiva tra i due Paesi. Dopo di che si aprirà un dialogo tra i ministeri dei due Stati e Israele dovrà far sapere se intende consegnare gli indagati.

Intanto sostanza, nell'udienza di ieri davanti al Tribunale di Pavia i legali del nonno materno, che è accusato dai pm pavesi del sequestro del bimbo portato a Tel Aviv lo scorso 11 settembre, hanno chiesto ai giudici un provvedimento d'urgenza che porti all'immediata sospensione della nomina di Aya come tutrice legale, che venne decisa dal Tribunale di Torino e poi confermata da un giudice a Pavia ai primi di agosto. Chiedono, dunque, che la zia venga rimossa dall'incarico e che questo sia affidato ad un pro-tutore già indicato, ossia un avvocato 'terzo' rispetto ai due rami familiari.I giudici si sono riservati di decidere e lo faranno nei prossimi giorni. Gli stessi legali, che rappresentano anche Esther, nonna materna, hanno chiesto, inoltre, che il fascicolo di Torino relativo alla nomina di Aya venga inviato ai pm torinesi per accertare eventuali profili di falsità contestando, in particolare, stando ad indiscrezioni, un documento di un medico, che diede il via alla procedura, e lamentando che quella nomina sarebbe stata pilotata e decisa in brevissimo tempo senza coinvolgere i nonni, i quali non capivano nemmeno la lingua italiana.

Dovrebbe essere depositata a breve, tra l'altro, una cosiddetta querela di falso in sede civile. Nel frattempo, davanti al Tribunale per i minorenni di Milano è fissata per il primo dicembre l'udienza del procedimento, già iniziato nelle scorse settimane, sul reclamo dei nonni materni contro le decisioni dei Tribunali di Torino e Pavia. In ipotesi il Tribunale pavese, che ieri si è riservato, potrebbe anche decidere di rimettere tutte le questioni poste per competenza a Milano, dove è già in corso l'altro procedimento. In Italia il nonno Shmuel è rappresentato sul fronte civile dal legale Sara Carsaniga e su quello penale dall'avvocato Paolo Sevesi. La zia Aya, invece, dagli avvocati Cristina Pagni e Grazia Cesaro in sede civile e dal legale Armando Simbari nel penale. Intanto, per giovedì è fissata davanti alla Corte distrettuale di Tel Aviv la discussione sul ricorso presentato del nonno contro la sentenza della giudice Iris Ilotovic-Segal che, nell'ambito della Convenzione dell'Aja sulla sottrazione internazionale di minori, aveva dato ragione alla zia. Fino alla decisione di secondo grado, però, il bimbo non può tornare in Italia dato che il ricorso blocca la decisione favorevole al rientro a Pavia. Attualmente il piccolo si trova con la zia paterna in Israele.

"Aspettiamo di vedere cosa succederà a livello internazionale, ossia la risposta delle autorità israeliane sul mandato d'arresto internazionale e poi procederemo con la chiusura indagini e con la richiesta di processo", ha detto all'ANSA il procuratore facente funzioni della Procura di Pavia Mario Venditti a proposito dei mandati di cattura internazionali nei confronti del nonno materno del piccolo Eitan, Shmuel Peleg, e dell'autista. Il procuratore ha precisato che l'ordinanza di custodia cautelare che attiva il mandato d'arresto dovrebbe essere già stata "trasmessa" dalla Procura generale di Milano al ministero della Giustizia

Con Israele si applica la convenzione europea di estradizione del 1957 di Parigi. Israele, però, ha apposto una riserva alla Convenzione, in base alla quale non estrada i propri cittadini. E' quanto si apprende da fonti di via Arenula, in relazione al caso Eitan.

Per i pm di Pavia Shmuel Peleg potrebbe rapire ancora Eitan, il piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e al centro di una contesa tra due rami familiari, se rimanesse in libertà. Il pericolo di reiterazione del reato è contestato nell'ordinanza emessa dal gip di Pavia, su richiesta della Procura, e che ha portato al mandato d'arresto internazionale a carico del nonno materno e di un autista. Contestato anche il pericolo di inquinamento probatorio, mentre dai primi accertamenti risulta che l'autista israeliano Gabriel Abutbul Alon lavorava per una agenzia di contractor con sede negli Usa."A ulteriore conferma della pianificazione del sequestro, vi sono inoltre i numerosi viaggi in Svizzera effettuati nelle giornate immediatamente precedenti l'11 settembre", giorno del rapimento, e accertati "grazie all'analisi del traffico telefonico, dove sia il Peleg", nonno materno di Eitan, "sia l'Alon Abutbul", autista "verosimilmente appartenente alla compagnia militare privata denominata 'Blackwater'", avevano "definito le fasi finali del progetto criminoso". Lo scrive la Procura di Pavia a proposito dei mandati di cattura internazionale emessi nel caso del sequestro del bambino. La Procura spiega anche che "la condotta degli ex coniugi Peleg", ossia il nonno Shmuel e la nonna Esther (anche lei indagata ma non destinataria del mandato d'arresto) "è stata contrassegnata anche da alcuni tentativi di corruzione al fine di agevolare il loro intento criminoso, come testimoniato da una cittadina israeliana, ormai da parecchi anni residente in Italia, la quale nel mese di luglio scorso era stata contattata telefonicamente per conto della Esther Athen Cohen", ossia la nonna materna, "con la proposta di aiutare la donna a portare il bambino in Israele in cambio di una cospicua ricompensa in denaro". "Si è accertato, in particolare, come Shmuel Peleg e la ex moglie Esther Athen Cohen, nonni materni del piccolo Eitan" avessero "maturato nel tempo un sentimento di ostilità nei confronti della zia paterna tutrice del minore Aya Biran Nirko, in quanto contrariati dalla decisione assunta dal Giudice Tutelare di affidare a quest'ultima il nipote". "Proprio in questa profonda convinzione che il nipote dovesse essere affidato alla famiglia materna e trasferito definitivamente nel suo paese di origine in Israele - spiega la Procura - trova origine il disegno criminoso messo in atto con lucida premeditazione e meticolosa organizzazione dagli indagati". E sempre "in tale ricostruzione si inserisce il coinvolgimento del connazionale" Gabriel Alon Abutbul, l'autista, "verosimilmente appartenente alla compagnia militare privata denominata 'Blackwater' e 'assunto' dai nonni materni per assisterli ed aiutarli nel loro progetto di trasferimento del piccolo Eitan in Israele".



Eitan Biran, mandato d’arresto internazionale per il nonno Shmuel Peleg e l’autista
Giuseppe Guastella
10 novembre 2021

https://milano.corriere.it/notizie/lomb ... d145.shtml

Mandato di cattura internazionale per Shmuel Peleg, 63 anni, e per Gabriel Abutubul Alon, un 50 enne legato ad un’agenzia di contractor Usa: in appena due mesi di indagini della Polizia, la Procura di Pavia accusa i due israeliani del «piano strategico premeditato» con il quale hanno rapito nel Pavese per portarlo con loro in Israele Eitan Biran, il nipotino di Peleg, unico sopravvissuto della tragedia della Funivia del Mottarone.

L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Pavia Pasquale Villani sta viaggiando sui canali interazionali verso Israele, dove un giudice ha già restituito Eitan alla zia paterna Aya Biran, e Cipro, dove risiede Alon. Le carte riportano le lunghe e complesse indagini dirette dal procuratore facente funzioni di Pavia Mario Venditti che svelano i particolari di un’azione portata a termine con tecniche paramilitari e di intelligence, ma anche, è il forte sospetto, grazie a complicità determinanti.

Il Mottarone, le famiglie, i tribunali

L’11 settembre scorso, Shmuel Peleg, 63 anni, tenente colonnello in pensione dell’esercito israeliano, consulente di una società di telecomunicazioni, alle 11,30 preleva Eitan dalla casa di Travacò Siccomario (Pavia) in cui vive con la famiglia della zia Aya, alla quale era stato affidato dal giudice tutelare Michela Finucci dopo l’incidente in cui il 23 maggio ha perso il padre, la madre Tal (figlia di Peleg), il fratellino di 2 anni e due bisnonni. È uno degli incontri autorizzati per consentirgli di riprendere, per quanto possibile, una vita normale circondato dall’amore di chi gli vuole bene. Ma dall’incidente del Mottarone, in cui morirono 14 persone, la famiglia si è spaccata tra i parenti della madre, i Peleg, che vorrebbero che Eitan, che da quando ha due mesi vive in Italia, venga tolto alla zia ed affidato a loro per tornare in Israele, e quelli del padre, Aya Biran e il marito, ai quali il piccolo è stato affidato affinché continui a crescere con le due cuginette. La contrapposizione si è incattivita nelle udienze a Pavia (è proseguita anche a Tel Aviv dopo il rapimento) al punto che il giudice ad agosto aveva vietato che Eitan potesse essere portato fuori dall’Italia senza il consenso di Aya obbligando il nonno a riconsegnare il passaporto israeliano del nipote (ha doppia nazionalità).

Da Pavia alla Svizzera

Alle 11,26 Peleg fa salire Eitan su una Golf che ha noleggiato il giorno prima alla Malpensa in cui si trova anche Alon. Un personaggio già identificato ad agosto in un’udienza di fronte al giudice Fenucci. Si era prima presentato come «legale israeliano» tra gli avvocati di Peleg e della ex moglie Esther Cohen (indagata per sequestro), ma quando il giudice gli aveva chiesto il tesserino «il balzano avventore, traccheggiava per poi definirsi con formula più vaga come il “consulente legale di una società di Tel Aviv”», annota il gip. Fu cacciato dall’aula. La polizia ha accertato che è stato più volte in Italia negli ultimi mesi con Peleg e la sua ex moglie. Usa l’indirizzo mail gabriel@balckwater.army, dominio che fino al 2011 era il nome di «Academi», compagnia militare privata Usa impiegata in Iraq ed Afghanistan.

I movimenti al confine italo-svizzero

Gli investigatori della Squadra mobile diretta da Giovanni Calagna hanno ricostruito i movimenti della Golf da Travacò Siccomario fino al confine italo-svizzero di Chiasso, superato senza subire controlli anche perché, come si legge nelle carte, per un problema tecnico il divieto di espatrio, nonostante risultasse il contrario, non era stato inserito nelle reti di allerta Shenghen, cui la Svizzera aderisce. Nessun approfondimento neanche quando l’auto viene fermata alle 14,10 dalla Polizia cantonale elvetica nei pressi dell’aeroporto Lugano-Agno.

Gli agenti identificano i passeggeri e li fanno proseguire «in maniera del tutto inopinata», sottolinea il gip, anche se risulta una denuncia di smarrimento del passaporto israeliano di Eitan, bimbo che è in compagnia di due adulti che non risultano suoi parenti. Via libera anche in aeroporto. I tre si imbarcano su un Cessna 680 della società tedesca Aronwest proveniente da Hannover, noleggiato per 42 mila euro che alle 15 decolla per Tel Aviv dove arriva circa tre ore dopo. Eitan, ormai solo, ha tentato con coraggio di «abbarbicarsi — scrive il gip Villani — a quel che rimaneva del suo mondo: la zia tutrice, lo zio, i cuginetti, i piccoli amici di Travacò. È in questo contesto, che Peleg, col determinante apporto di Alon, lo rapisce strappandolo alle relazioni più care e prossime e rassicuranti».

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Il portavoce del nonno di Eitan: “Il mandato di cattura non avrà nessun effetto sul processo in Israele”
Giorgia Venturini
10 novembre 2021

https://www.fanpage.it/milano/il-portav ... n-israele/

“Il mandato di cattura internazionale non ha nessun effetto sul processo in Israele che deciderà sull’eventuale ritorno in Italia di Eitan”. Lo ha precisato a Fanpage.it Gadi Solomon, il portavoce israeliano del nonno di Eitan. Proprio questa mattina l’uomo, Shmuel Peleg, è stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il rapimento del nipote avvenuto lo scorso 11 settembre. Tutto questo alla vigilia dell’udienza in Appello di domani in Israele.

Il mandato di cattura internazionale emesso oggi dalla Procura di Pavia nei confronti del nonno di Eitan Shmuel Peleg "non avrà alcun effetto sul processo in Israele" che decide sul rientro o meno in Italia del piccolo. Lo annuncia a Fanpage.it il portavoce israeliano di Peleg Gadi Salomon poche ore dopo l'ordinanza di custodia cautelare in carcere e il successivo ricorso presentato al tribunale del Riesame dai legali di Peleg in Italia. La Procura di Pavia ha concluso le indagini relative al rapimento del piccolo, unico sopravvissuto della strage del Mottarone: lo scorso 11 settembre il nonno con la scusa di trascorrere qualche ora con il nipote lo ha allontanato dalla famiglia paterna, affidataria del piccolo, e lo ha fatto salire a bordo di un aereo privato con direzione Israele.


Potrà decidere domani il giudice sul ritorno in Italia di Eitan

Domani invece sempre in Israele si ritornerà in Tribunale per decidere se Eitan tornerà in Italia oppure no. Per il portavoce "le udienze in Israele vanno avanti a prescindere da quello che accade in Italia. La giustizia italiana non potrà decidere sul ritorno in Italia di Eitan". Precisa poi che domani il giudice della corte d'Appello israeliana potrà dire qualsiasi cosa: questo vuol dire che potrà già esprimersi anche sull'eventuale rimpatrio, già deciso in primo grado. Così come magari saranno necessari altri incontri per confermare o meno la prima decisione di Israele sul futuro di Eitan. In primo grado, infatti, il giudice di Tel Aviv aveva già deciso per il ritorno del bimbo a Pavia, dove abita la zia paterna Aya Biran Nirkom, unica tutrice legale di Eitan. La decisione era stata presa su quanto stabilito in materia di rapimento di minori dalla Convenzione dell'Aja, accordo firmato anche da Italia e Israele. Qualche giorno dopo la famiglia materna ha depositato il suo ricorso e domani così si ritornerà in aula.

Il "piano criminoso" del nonno secondo la Procura di Pavia

Si stanno seguendo dunque due filoni sul caso: quello italiano sul rapimento, nell'ambito del quale è stato deciso l'arresto del nonno e del suo complice, e quello israeliano per decidere sul ritorno di Eitan a Pavia dalla famiglia paterna, a cui il bimbo è stato affidato dopo la strage del Mottarone in cui morirono i suoi genitori, il fratellino e i bisnonni materni. Secondo la Procura italiana Shmuel Peleg ha agito seguendo un "progetto criminoso": insieme al suo complice Gabriel Alon Abutbu, ossia chi ha accompagnato nonno e nipote fino all'aeroporto di Lugano, ha pianificato tutto contando sui presunti trascorsi militari di entrambi. Si sono serviti di auto noleggiate e di utenze telefoniche estere che hanno permesso loro così di muoversi in modo "ombroso" sul territorio italiano. A conferma della scrupolosità adottata dagli indagati – come si legge nella nota della Procura – ci sono i numerosi viaggi in Svizzera effettuati nei giorni precedenti il rapimento e verificati "grazie all’analisi del traffico telefonico", in cui si sente "sia Peleg che Alon definire le fasi finali del progetto criminoso".

Il piano è stato realizzato anche mettendo in campo alcuni tentativi di corruzione "come testimoniato da una cittadina israeliana, ormai da parecchi anni residente in Italia, la quale – spiega nella nota la Procura – nel mese di luglio scorso era stata contattata telefonicamente per conto di Esther Athen Cohen, l'ex moglie del nonno materno, con la proposta di aiutare la donna a portare il bambino in Israele in cambio di una cospicua ricompensa in denaro". Ora il nonno e il complice dovranno difendersi dall'accusa di sequestro di persona, sottrazione e trattenimento di minori all'estero, oltre che di inosservanza dolosa di provvedimento del minore e della zia paterna Aya Biran Nirkom, unica tutrice legale di Eitan.




I dementi antisemiti del Giornale

Un mandato di cattura internazionale raggiungerà Shmuel Peleg in Israele e Gabriel Abutubul Alon a Cipro
Intelligence parallela": perché vogliono arrestare il nonno di Eitan
Garau Federico
10 Novembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1636575760


Dopo due mesi di indagini la procura della repubblica di Pavia ha emesso un mandato di cattura internazionale ai danni degli israeliani Shmuel Peleg e Gabriel Abutubul Alon. Il primo, nonno di Eitan Biran, il bimbo unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone, ed il secondo, legato ad un'agenzia di contractor statunitense, sono accusati di aver messo in atto un"piano strategico premeditato" con lo scopo di sottrarre il piccolo agli zii paterni e portarlo in Israele.

Il gip di Pavia Pasquale Villani, come riferito da Agi, accusa Shmel Peleg di"mancanza di discernimento e di pietà" nei confronti del nipotino, trattato alla stregua di "un oggetto da trasbordare". A causa del profondo trauma seguito all'incidente, Eitan era invece "una persona in condizioni di indicibile fragilità". Il gip sottolinea anche il fatto che"il contegno di Shmuel Peleg così furentemente ostile" nei riguardi della zia paterna del bimbo Aya Biran, farebbe altresì "temere iniziative di attentato alla stessa incolumità personale della tutrice". La determinazione dell'uomo sarebbe così forte da far propendere verso la probabilità che egli possa, come già fatto in passato, "ricorrere a ogni sorta di illecito anche di natura penale pur di perseguire le mire apertamente dichiarate".

Il giudice ha deciso su Eitan: "Deve tornare subito in Italia"

Nel ripercorrere le tappe del rapimento di Eitan, dalle carte del tribunale di Pavia emerge con chiarezza che siano state utilizzate da Shmel Peleg delle "tecniche di intelligence parlallela", anche grazie alla complicità di Gabriel Abutubul Alon, il quale si trovava al volante dell'auto sulla quale il bimbo fu caricato per raggiungere l'aeroporto di Lugano. Il gip parla di intelligence nel momento in cui si riferisce a quanto fatto dal nonno nel momento in cui "riesce a far superare al bambino il controllo al posto di frontiera aerea di Lugano a dispetto del fatto che sul passaporto israeliano del minore pendesse, visibile sugli archivi telematici in uso alle forze di polizia di diversi Paesi, una denuncia di smarrrimento del documento presenatata dalla zia Aya e che dovesse essere stato già inserito - per quanto tale circostanza non venisse attestata dall'autorità di controllo elvetica - il divieto di espatrio se non accompagnato dal tutore, disposto dalla magistratura italiana".

Un piano ben studiato, con cui Shmel Peleg ha strappato il nipotino"alle sue relazioni più care e prossime e rassicuranti", precisa ancora il gip di Pavia Pasquale Villani, sottraendolo all'affetto ed alle cure degli zii paterni e delle loro figlie. Un affetto ritenuto fondamentale per superare il terribile choc. Eitan, infatti, "tentava di rimettersi in piedi certamente mediante le cure sanitarie e psicologiche ma, soprattutto, attraverso il coraggioso abbarbicarsi a quel che rimaneva del suo mondo: la zia tutrice, i cuginetti ed i piccoli amici di Travacò", si legge ancora nel provvedimento.




Alberto Pento
Non esiste più alcuna emergenza per Eitan e quindi il suo affidamento alla zia che vive in Italia è sostanzialmente decaduto e del tutto insensato. A decidere sull'affido del bimbo ebreo israeliano dev'essere solo un tribunale israeliano.
Israele non dare i tuoi figli e i tuoi cittadini ebrei all'Italia, difendili e tienili nella loro terra che è Israele e non certo l'Italia.
Israele dove sicuramente staranno cento volte meglio, paese che è la loro madre patria.





Caso Eitan, il console italiano all’udienza in Israele. Il legale del nonno: “Il bimbo mai stato visitato”
Francesco Loiacono
11 novembre 2021

https://www.fanpage.it/milano/caso-eita ... -visitato/


All’udienza d’appello sul caso di Eitan Biran, l’unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone, parteciperà come uditore anche il console italiano in Israele. Il legale del nonno di Eitan, contro cui ieri è stato emesso un mandato d’arresto internazionale, denuncia: “Eitan non è stato mai visitato in Israele”.

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È il giorno dell'udienza d'appello in Israele sul caso Eitan Biran, il bimbo unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone che è conteso tra i rami materno e paterno della sua famiglia. Anche il console italiano in Israele, Emanuele Oldani, sarà presente come uditore nell'aula di tribunale a Tel Aviv, dove i giudici dovranno discutere del ricorso presentato dal nonno del bimbo, Shmuel Peleg, contro la prima sentenza che aveva dato ragione ad Aya Biran, zia paterna del bimbo, diponendo che Eitan tornasse da lei in Italia. "L'Italia è anche una parte della Convenzione dell'Aja e paese dal quale è stato rapito Eitan", ha spiegato la famiglia paterna del bimbo, aggiungendo che è stato lo stesso tribunale a chiedere la presenza del console italiano.

Ieri il mandato di arresto internazionale per il nonno di Eitan

L'udienza odierna arriva all'indomani del mandato di arresto internazionale emesso dalla giustizia italiana nei confronti del nonno di Eitan e del suo complice, il cittadino israeliano Gabriel Alon Abutbul, accusati del rapimento del piccolo Eitan. "A nessuno fa piacere ricevere un mandato del genere. Comunque affronterà la questione", ha detto oggi Ronen Dlayahu avvocato di Shmuel Peleg, in un'intervista all'emittente "Radio 103". Già ieri, comunque, in merito al mandato l'avvocato che assiste Peleg in Italia, Paolo Sevesi, ha depositato il ricorso al Tribunale del Riesame di Milano.

Il legale del nonno: Eitan non è stato esaminato da nessun esperto

In merito all'udienza odierna, invece, l'avvocato di Shmuel Peleg ha spiegato che i punti che saranno discussi nel ricorso sono la residenza abituale di Eitan e quale decisione possa essere la migliore per il suo bene. Sulla residenza, l'avvocato Dlayahu ha contestato che quella di Eitan sia in Italia. Inoltre il legale ha affermato che è intenzione del ricorso stabilire se il ritorno di Eitan in Italia possa comportargli "un danno superiore al vantaggio", aggiungendo che "fino ad oggi questo bambino non è stato esaminato da nessun esperto" in Israele.



Eitan. Conclusa a Tel Aviv udienza appello, sentenza a giorni. In aula console italiano
11 novembre 2021

https://www.rainews.it/dl/rainews/artic ... f1a4f.html

È finita al Tribunale di Tel Aviv la seduta di appello sul ricorso presentato da Shmuel Peleg, nonno materno di Eitan Biran, contro la prima decisione della Corte favorevole a Aya Biran, zia paterna del piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e affidataria della sua tutela. La sentenza dovrebbe essere annunciata nei prossimi giorni, secondo i legali. "È stata un'udienza molto significativa - ha detto Ronen Dlayahu, avvocato di Peleg - I giudici hanno esaminato i documenti, soppesato i punti ed io spero che sia emesso un verdetto che serva all'interesse del minore per gli anni a venire".

In aula -come 'uditore' (affiancato da un traduttore) - era presente il console italiano in Israele Emanuele Oldani. La decisione - ha fatto sapere la famiglia Biran - è stata presa dal tribunale in quanto "l'Italia è anche una parte della Convenzione dell'Aja paese dal quale è stato rapito Eitan".

Shmuel Peleg intanto fa sapere il suo legale Ronen Daliahu affronterà la questione del mandato di arresto internazionale spiccato contro di lui dalla procura di Pavia. "A nessuno piace avere un mandato d'arresto contro di sè ma lo affronterà", ha affermato in un'intervista a Radio 103. Peleg è accusato di aver rapito il bimbo, portandolo di nascosto in Israele all'inizio di settembre durante una visita accordatagli da Aya Biran, la zia paterna nominata come tutore dopo la morte dei genitori di Eitan.

Contro la richiesta di arresto, i legali del nonno, gli avvocati Paolo Sevesi e Sara Carsaniga, hanno presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Milano. L'eventuale esecuzione, tuttavia, potrebbe richiedere del tempo. L'ordinanza è stata vagliata dalla Procura generale di Milano, che ha trasmesso la richiesta di estradizione al ministero della Giustizia, che a sua volta inoltrerà "per vie diplomatiche" al ministero della Giustizia israeliano. Difficile prevedere se Israele, in base alle convenzioni internazionali firmate con l'Unione Europea come membro esterno, deciderà o meno di estradare Peleg.

Mandato di arresto anche per il complice di nonno Peleg, che lavora per la società di sicurezza privata BlackWater. Sono accusati, in concorso con la nonna materna Esther Cohen, dei reati di sequestro di persona, sottrazione e trattenimento di minore all'estero e di non aver osservato il provvedimento del giudice tutelare di Pavia, che confermava la zia paterna Aya Biran tutrice legale del piccolo.

Legali italiani: "Peleg non ha avuto alcuni documenti"
I nonni materni di Eitan, nell'ambito del procedimento del Tribunale di Torino che a fine maggio ha portato alla nomina della zia Aya Biran come tutrice, non hanno avuto nella loro "disponibilità" alcuni "documenti", tra cui la "informativa delle autorità sanitarie all'autorità giudiziaria torinese", che ha dato il via alla procedura. Lo si legge nel verbale di udienza di due giorni fa, davanti ai giudici di Pavia, nel corso della quale, in sostanza, gli avvocati dei Peleg hanno contestato la presunta "falsità" di un verbale del procedimento torinese "con riferimento alla fase introduttiva" che ha portato alla nomina della tutrice.

Legale Peleg, "bambino non esaminato da nessun esperto"
Eitan "fino ad oggi non é stato esaminato da nessun esperto" in Israele sottolinea ancora Ronen Dlayahu. "La questione adesso è stabilire" se riportando Eitan in Italia "non si provochi - ha detto - in lui un danno superiore al vantaggio. Anche su questo punto abbiamo fatto ricorso. Secondo la difesa, ne riceverebbe un danno. Ma fino ad oggi questo bambino non é stato esaminato da nessun esperto". Il legale ha poi contestato che la residenza di Eitan sia in Italia.



Gli antisemiti della Stampa
Caso Eitan, “Il nonno non ha avuto pietà”. È guerra legale
Il giudice: rapimento da intelligence, potrebbe rifarlo. Peleg ricorre: «In Israele non è prevista estradizione»
Fabiana Magrì
11 novembre 2021

https://www.lastampa.it/cronaca/2021/11 ... 1.40906998

Ha preso velocità la valanga di cause, appelli, indagini, mandati di cattura e ricorsi che, a partire dalla tragedia del Mottarone, ha travolto l’unico sopravvissuto, il piccolo Eitan Biran, e i due rami della sua famiglia. Un mandato d’arresto internazionale, spiccato dalla Procura di Pavia, pende da ieri su Shmuel Peleg, per il rapimento del nipotino, dall’Italia in Israele attraverso la Svizzera, lo scorso 11 settembre. Nell’accogliere la richiesta di custodia in carcere per Peleg - ma anche quella per un complice, Gabriel Allon Abutul, che l’avrebbe aiutato a studiare e a mettere in atto il dettagliato piano per portar via dall’Italia Eitan e sottrarlo alla tutela legale della zia paterna Aya Biran - il gip Pasquale Villani ha sottolineato come il nonno non abbia avuto «pietà» per quel bambino, orfano di padre, madre, fratello e bisnonni.

Ma l’esecuzione della cattura non sarà immediata. Anzi, non potrà essere eseguita a meno che lo stato ebraico non accolga la richiesta, inoltrata dal procuratore generale di Milano, di estradare il suo cittadino. Eventualità non scontata poiché, secondo fonti legali locali, anche se in Israele si applica la convenzione europea di estradizione del 1957 di Parigi, questa si applica solo per alcuni crimini. Inoltre i legali italiani di Peleg hanno già presentato ricorso al Riesame di Milano, contro il provvedimento dei magistrati di Pavia.

Il provvedimento di cattura si sarebbe reso urgente, secondo fonti vicine alla famiglia Biran, per il timore che il nonno materno possa ripetere il gesto di rapire il nipote, in Israele. Dove proprio oggi si discute, alla Corte distrettuale di Tel Aviv, l’appello presentato dai Peleg contro la sentenza della giudice Iris Ilotovic-Segal che, sulla base della Convenzione dell'Aja sulla sottrazione internazionale di minori, si è espressa a favore della zia Aya Biran, già nominata tutrice legale di Eitan nei tribunali italiani. Nomina che, nel rimbalzo dei ricorsi, è stata contestata dai nonni materni in sede legale in Italia. L’udienza, alla presenza delle parti, inizia e si conclude oggi stesso. Non saranno ammesse testimonianze esterne ma il Console italiano Emanuele Oldani sarà presente in aula, come uditore. Secondo fonti legali locali, la corte ne ha accolto la richiesta, nonostante il parere opposto dei Peleg, in quanto l’Italia è parte in causa nella Convenzione dell’Aja, essendo il paese da cui Eitan è stato sottratto. Eitan è tornato a vivere ormai stabilmente con la zia paterna Aya, lo zio Or Nirko e le cuginette. La famiglia sta cercando di ricreare per il bambino un’atmosfera di normalità, in una casa con giardino, in un paesino in collina, tra i vigneti lungo la costa mediterranea, a metà strada tra Tel Aviv e Haifa. Il portavoce dei Peleg, che non ha commentato il mandato di cattura, ha confermato che Shmuel Peleg ha incontrato il nipotino con i servizi sociali, per qualche ora.



Tribunale di Tel Aviv respinge il ricorso del nonno, ma per ora Eitan non torna in Italia
11 novembre 2021

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... e9682.html

Il tribunale distrettuale di Tel Aviv ha respinto il ricorso presentato dai legali di Shmuel Peleg contro la sentenza di primo grado favorevole ad Aya Biran, zia paterna del piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone.

Lo si apprende dai legali della famiglia Biran.

"Eitan Biran - si legge nella sentenza, diffusa dai Biran - è stato rapito dall'Italia verso Israele e deve ritornare al suo abituale luogo di residenza in Italia".

Gli avvocati della famiglia Biran Shmuel Moran ed Avi Chimi hanno detto di aver accolto con compiacimento la sentenza della corte distrettuale "e speriamo - hanno aggiunto - che questo sia l'ultimo passaggio prima che Eitan torni alla sua famiglia e alla sua casa in Italia". Da parte della famiglia Peleg si esprime rammarico per la sentenza. "Eitan - ha detto il portavoce della famiglia Gadi Solomon - è un bambino israeliano ed ebreo i cui parenti avrebbero voluto che crescesse e fosse educato in Israele". Gli avvocati della famiglia Peleg stanno studiando la possibilità di ricorrere alla Corte Suprema.

Eitan per il momento non tornerà in Italia. La sentenza del tribunale distrettuale di Tel Aviv che ha respinto il ricorso presentato da Shmuel Peleg, nonno materno del bambino, secondo quanto reso noto dai legali della famiglia Biran sospende infatti la propria esecutività in vista di un possibile ricorso alla Corte Suprema da parte dei Peleg. È la stessa prassi accaduta dopo la sentenza di primo grado che ha dato ragione ad Aya Biran.


Eitan Biran deve ritornare in Italia entro 15 giorni
Davide Frattini
11 novembre 2021

https://www.corriere.it/esteri/21_novem ... 4419.shtml

TEL AVIV – Dalla mattina alla sera. Tanto è bastato ai giudici della corte di appello per confermare la prima sentenza: Eitan Biran deve ritornare in Italia entro 15 giorni. Il tribunale a Tel Aviv ha respinto il ricorso del nonno materno Shmuel Peleg e ha stabilito ancora una volta che il luogo di vita principale per il bambino di sei anni (l’unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone) «è stato rapito dal suo luogo abituale di residenza»: ordina che debba rientrare in provincia di Pavia «entro quindici giorni».
lI genitori di Tal, la madre scomparsa nella tragedia sul Mottarone, possono contestare davanti al tribunale italiano, come hanno già deciso di fare, la decisione di affidarlo alla zia paterna Aya Biran. I legali israeliani dei Peleg – Shmuel e l’ex moglie Eshter – stanno ancora valutando la sentenza pubblicata nella notte per decidere se andare alla Corte Suprema, hanno sette giorni per presentare l’appello.
I giudici del tribunale distrettuale riconoscono «tutto il dolore dei due nonni», ma ribadiscono che il minore è stato allontanato illegalmente. Alla zia Aya – sorella di Amit anche lui scomparso il 23 maggio – chiedono di fare il possibile perché i parenti dell’altra famiglia non perdano i contatti con il bambino e di garantire la possibilità che possano vederlo a Travacò Siccomario dove vive e dove si erano trasferiti da Israele anche i suoi genitori.
Nel ricorso gli avvocati di Shmuel e Esther contestavano anche il comportamento di Aya che dopo la prima sentenza non aveva permesso loro di vedere Eitan senza supervisione. «Non ci fidiamo più» , avevano replicato i suoi legali. Erano stati loro a presentare a Tel Aviv la petizione per violazione della Convenzione de L’Aja e di quello che prevede sul sequestro di minori.
L’11 settembre il nonno aveva incontrato il piccolo a casa della zia in Italia ed erano usciti per un giro. Che si è rivelato lungo. Aiutato da un altro israeliano – per entrambi la procura di Pavia ha emesso un mandato di cattura internazionale – lo aveva portato in auto a Lugano e dalla Svizzera erano decollati su un jet privato verso Tel Aviv.
Da allora Eitan è in Israele, ha passato i giorni in attesa della prima sentenza in condivisione tra le due famiglie, adesso è con Aya. I giudici d’appello hanno fissato il termine dei quindici giorni e allo stesso tempo sospeso l’esecutività della sentenza per una settimana in attesa dell’eventuale passaggio all’Alta Corte.
I Peleg ripetono che «Eitan è un bambino ebreo e deve crescere in Israele secondo la tradizione del suo popolo». I nonni paterni hanno accusato Aya di averlo iscritto in una scuola cattolica anche se – confermano gli amici di Amit e Tal – erano stati il padre e la madre ha scegliere l’istituto prima della tragedia sulla funivia del Mottarone.
Esther ha rilasciato interviste alle televisioni locali, ha detto di sentirsi tradita dallo Stato israeliano dopo la prima sentenza, ha accusato l’Italia di averle ucciso la figlia e di volerle sottrarre il nipote.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Eitan è un ebreo cittadino israeliano e non italiano

Messaggioda Berto » sab nov 13, 2021 9:55 pm

Eitan deve tornare anche per la "nostalgia" che la mamma aveva per l'Italia
13 novembre 2021

https://www.agi.it/cronaca/news/2021-11 ... -14533230/

AGI - Eitan deve tornare in Italia anche per la "nostalgia" che sua mamma manifestava per il nostro Paese quando ne era lontana. C'è anche questo aspetto 'sentimentale' nelle motivazioni alla sentenza con cui i giudici d'appello di Tel Aviv hanno respinto il ricorso dei nonni del piccolo che vorrebbero trattenerlo in Israele dove lo hanno portato dopo averlo "sequestrato" alla zia tutrice Aya.


Il post della mamma su Facebook

"La mamma di Eitan ha postato su Facebook un post in cui esprimeva la sua nostalgia per l'Italia e il suo desiderio di tornarci, quando le frontiere erano chiuse per il Covid e lei si trovava In Israele per visitare dei parenti con queste parole: `La cosa peggiore è che non sappiamo quando potremo tornare´" ricordano i giudici. Che l'Italia fosse il cuore dei suoi affetti i giudici di Tel Aviv sembrano molto convinti.

"Non si può dire che Eitan abbia una doppia residenza, come sostengono i legali del ricorrente. Al contrario, un esame approfondito delle intenzioni dei genitori sulla base delle prove presentate fa pendere la bilancio verso l'Italia. Dagli atti della causa emerge che l'intenzione dei genitori non era quella di tornare in Israele ma di rimanere in Italia per un periodo indefinito. Eitan è stato istruito in scuole italiane, conosce e parla l'italiano, i parenti dalla parte del padre vivono stabilmente in Italia, ha stretto legami con gli amichetti della sua età".

Nel corso degli anni "è venuto in Israele solo solo per delle viste ai familiari, ma non ha mai frequentato una scuola israliana e i nonno materni sono venuti a trovarlo in Israele, altro indizio che non è questo il suo luogo di residenza ma è l'Italia». Tra le altre cose, «la madre si è rivolta a gennaio del 2021 all'Univesita' di Bergamo per avere informazioni su un master".


Troppo fragile per chiedere a lui dove vorrebbe stare

Non è possbile chiedere al piccolo superstite del Mottarone dove e con chi voglia stare. Troppo fragile. Un'eventuale audizione di Eitan "potrebbe danneggiarlo". "Le questioni giudiziarie sono importanti ma l'audizione di un minore dipende dall'età, dalla maturità, dalla capacità di formulare una posizione indipendente".

L'età in cui sono stati sentiti dei minori, spiegano i magistrati, è "tra i nove ei 13 anni e mezzo mentre di fronte a noi c'è un minore di sei anni che è rimasto gravemente ferito in un incidente e si è trovato coinvolto in una feroce lotta tra due rami della sua famiglia dopo essere stato portato via dal suo luogo di residenza abituale mentre riceveva le cure mediche".

Ma non è detto che crescerà in Italia

In ogni caso, sul futuro di Eitan dovranno esprimersi anche i giudici italiani. Lo scrivono i magistrati di Tel Aviv nella sentenza in cui confermano che il bambino debba tornare in Italia. Almeno per ora e almeno in base alla Convenzione dell'Aya che Shmuhel Peleg "ha violato" sottraendolo alla zia tutrice.

Un domani però non è escluso che possa vivere e crescere in Israele. "Non c'è dubbio che il rientro del minore in Italia comporterà la separazione dai nonni - scrivono i giudici -. Si tratta comunque di una situazione temporanea perché delle loro pretese terrà conto il tribunale in Italia che discuterà la questione della tutela e dell'affidamento al di fuori della Convenzione dell'Aya e di dove crescerà e vivrà stabilmente".



Alberto Pento
Certo certo, nostalgia per l'Italia durante il periodo passato in Israele per il covid, finito il quale è tornata in Italia dove ha trovato la morte assieme al marito padre di Eitan a causa di alcuni italiani senza nessun rispetto per il prossimo.
Se non fosse mai tornata in Italia, lei e suo marito sarebbero ancora vivi ed Eitan avrebbe ancora i suoi genitori e il suo fratellino.
E non è certo il tribunale italiano che ha la giurisdizione umana, civile e politica per decidere a chi affidare definitivamente Eitan che è un ebreo di cittadinanza e nazionalità israeliana e non è certo un italiano anche se risiedeva provvisoriamente in Italia con i gentitori.
I genitori di Eitan e il suo fratellino come i bisnonni materni sono sepolti in Israele la loro terra, la loro madre patria, il loro paese, la loro nazione, il loro stato, non avevano mai fatto testamento di voler essere sepolti in Italia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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