L'ONU int-nazicomunista, nazislamico antisemita-antisionista

Re: L'ONU int-nazicomunista, nazislamico antisemita-antision

Messaggioda Berto » dom ago 13, 2023 6:41 pm

La vergogna dell'Italia che vota contro Israele all'ONU

Federazione delle Associazioni Italia-Israele
Una votazione assurda
Bruno Gazzo
Presidente Nazionale Federazione delle Associazioni Italia-Israele
12 Agosto 2023

http://www.linformale.eu/una-votazione- ... E3Ltpe5r5Y

Stupore e delusione della Federazione delle Associazioni Italia Israele per il voto favorevole dell’Italia a una risoluzione ONU che condanna solo Israele per supposta violazione dei diritti delle donne palestinesi.
La Federazione delle Associazioni Italia-Israele esprime il proprio profondo stupore e delusione di fronte alla notizia che il rappresentante italiano Ambasciatore Maurizio Massari ha votato a favore di una risoluzione patrocinata da Cuba, Siria, Corea del Nord, Venezuela e altri Paesi e adottata il 26 luglio dal Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) con 37 voti favorevoli, 6 contrari e 4 astenuti, in cui lo Stato ebraico è stato accusato di essere un “grande ostacolo” per le donne palestinesi “per quanto riguarda il rispetto dei loro diritti e il loro progresso, l’autosufficienza e integrazione nello sviluppo della loro società”.
Il Consiglio ha dichiarato che le donne e le ragazze sono colpite dalla “continua violazione sistematica dei diritti umani del popolo palestinese da parte di Israele”.
Nonostante i riferimenti globali della risoluzione alla violenza contro le donne “in tutte le sue diverse forme e manifestazioni in tutto il mondo” e alla necessità di eliminare la violenza contro le donne in “tutte le regioni del mondo”, Israele è stato l’unico paese al mondo oggetto di condanna.
Secondo il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum, i peggiori violatori dei diritti delle donne al mondo includono la Repubblica islamica dell’Iran, il Pakistan, la Repubblica Democratica del Congo, il Mali, l’Algeria, il Qatar, l’Afghanistan, l’Arabia Saudita e l’Egitto. Nessuno è stato condannato dal Consiglio ECOSOC. Solo Israele.
Questa decisione italiana all’ONU ci stupisce perché apparentemente sembra in netto contrasto con la linea diplomatica adottata ultimamente dal nostro Governo, che anche recentemente ha confermato la solidità dei suoi rapporti di amicizia e collaborazione con Israele, e lascia oggettivamente sconcertati se si pensa che l’Italia si è di fatto allineata nel voto a paesi quali l’Afghanistan, la Libia, lo Zimbabwe, la Corea del Nord ed altri ancora, nei quali i diritti delle donne vengono calpestati quotidianamente, e in maniera plateale.
La Federazione delle Associazioni Italia-Israele auspica pertanto che in futuro simili decisioni vengano meglio ponderate ed assunte con la necessaria, limpida obiettività che argomenti tanto delicati necessitano.



MAURIZIO MASSARI (ambasciatore italiano all'ONU)
(Twitter account qui)

https://italyun.esteri.it/it/chi-siamo/ ... ermanente/

Ambasciatore, diplomatico di carriera con oltre trent’anni di esperienza, Maurizio Massari è il Rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite a New York. Nel luglio 2022, assume la carica di Vice Presidente del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) con mandato fino al luglio 2023. Nel gennaio 2023 è eletto per acclamazione Vice Presidente del Consiglio Esecutivo di UN Women (maggiore agenzia ONU per i diritti delle donne) con incarico annuale. Dal 2021 è “International Gender Champion“. In precedenza ha ricoperto l’incarico di Rappresentante Permanente presso l’Unione Europea (giugno 2016 – maggio 2021), e di Inviato Speciale del Ministro degli Affari Esteri per il Mediterraneo e il Medio Oriente (2012-2013).

ESPERIENZE PROFESSIONALI
Servizio presso il corpo Diplomatico italiano dal 1985;
Promosso al grado di Ambasciatore il 20 gennaio 2015.



All’estero:

Bruxelles (giugno 2016 – maggio 2021) Rappresentante Permanente d’Italia presso l’Unione Europea;
Il Cairo (febbraio 2013) Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario d’Italia in Egitto;
Belgrado (gennaio 2003) Ambasciatore, Capo Missione OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa) in Serbia e Montenegro;
Washington (luglio 1998 – giugno 2001) Primo Consigliere politico all’Ambasciata d’Italia, responsabile in particolare per le politiche statunitensi nei confronti della Russia e della ex Unione Sovietica, l’Europa Centrale e Occidentale e i Balcani Occidentali. Responsabile per i rapporti dell’Ambasciata con i think tank e le Università americane;
Londra (luglio 1990 – giugno 1994) Vice Responsabile della sezione economico-commerciale all’Ambasciata d’Italia, incaricato degli affari economici bilaterali e multilaterali e delle politiche UE;
Mosca (novembre 1986 – luglio 1990) Responsabile della sezione stampa e politica interna sovietica all’Ambasciata italiana, incaricato della stampa russa e occidentale e dell’attività di reporting al Governo italiano degli sviluppi politici russi e sovietici.



Incarichi presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale:
(gennaio 2012 – febbraio 2013) Inviato Speciale del Ministro degli Esteri per il Mediterraneo e il Medio Oriente;
(2009 – gennaio 2012) Capo del Servizio Stampa e Portavoce del Ministro;
(2007 – 2008) Capo dell’Unità di Analisi e Programmazione, e co-presidente del Gruppo Riflessione Strategica con Marta Dassù, con cui è co-autore del “Rapporto Italia 2020. Le scelte di politica estera”;
(giugno 2001 – dicembre 2002) Capo dell’Ufficio Balcani Occidentali, responsabile per la politica estera italiana verso i Paesi della Ex Jugoslavia e Albania;
(giugno 1996 – agosto 1997) Vice Coordinatore Affari UE nella Direzione Generale Affari Economici. Membro della delegazione speciale italiana alla Conferenza Intergovernativa per il trattato di Amsterdam;
(giugno 1994 – giugno 1996) Capo di Gabinetto del Vice Ministro degli Affari Esteri;
(febbraio 1985 – novembre 1986) Vice Capo della sezione, alla Direzione Generale Affari Economici, responsabile per le relazioni economiche bilaterali con l’Europa Occidentale, il Canada e gli Stati Uniti.



STUDI

Master’s Degree in “International Public Policy” (2001) alla Johns Hopkins University in Washington D.C. Un estratto della tesi di laurea è pubblicato sull’International Spectator con il titolo “US Foreign Policy Decision‐Making during the Clinton Administration”;
Fellowship’s Certificate (1998) presso il “Weatherhead Center for International Affairs” della Harvard University, Cambridge, MA;
Laurea in Scienze Politiche presso l’Università “L’Orientale” di Napoli (1982), con specializzazione in Affari dell’Europa Orientale.

PUBBLICAZIONI

È autore di libri in italiano sulle riforme politiche sotto Gorbachev (La Grande Svolta: Le Riforme Politiche in Unione Sovietica 1986-1990) e sulla Russia del post-comunismo (Russia: Democrazia europea o potenza globale, 2009);
Saggi e articoli, in italiano e in inglese, sulla politica estera russa e sugli sviluppi di politica interna; sulla politica estera UE e USA e sui Balcani Occidentali;
È stato invitato a partecipare a numerosi seminari, lezioni ed eventi di dibattito presso conferenze internazionali e da istituti di ricerca e Università in Italia, Europa e USA.


LINGUE
Parla fluentemente italiano, inglese e francese; ha una buona conoscenza del russo e una conoscenza base del tedesco.


Alberto Pento
Questo Massari è un ignorante antisemita e va licenziato in troco per indegnità.



È stato nominato dal precedente governo
Rappresentante permanente presso la missione italiana alle Nazioni Unite, prima di approdare all’Onu è stato a Mosca, Londra, Washington e Il Cairo
Maurizio Massari ambasciatore «napoletano» all’Onu
Vincenzo Pascale
Mezzogiorno, 28 novembre 2021
https://corrieredelmezzogiorno.corriere ... af1e.shtml

Maurizio Massari, è il nuovo rappresentante permanente (ambasciatore) presso la Missione Italiana alle Nazioni Unite. Napoletano, studi all’Istituto Orientale, ed una straordinaria carriera diplomatica che lo ha portato prima del mandato a New York a ricoprire incarichi in importanti sedi diplomatiche.

Ambasciatore ci parli del suo percorso di studi all’Orientale, con la laurea in Scienze Politiche, e dei suoi docenti. Poi il concorso in diplomazia. Cosa la spinse alla carriera diplomatica?
«A differenza di diversi miei colleghi, non sono nato con l’idea di fare il diplomatico. Nessuno nella mia famiglia si è mai occupato di questioni internazionali. La mia entrata in carriera è la storia di un ragazzo proveniente da una famiglia normale, non ricca, classe media, che dopo laureato deve cercarsi un lavoro e in fretta. Decisi in un primo momento, appena dopo laureato, di tentare due concorsi, uno in Banca d’Italia e l’altro in diplomazia. Poiché la preparazione per quest’ultimo richiedeva un impegno a tempo pieno per un anno, abbandonai l’idea della Banca e mi dedicai al concorso per il ministero degli Esteri che vinsi al primo tentativo. Il destino….»

Primo incarico, primo segretario a Mosca. Come valuta quegli anni per la sua formazione diplomatica?
«L’esperienza di Mosca (1986-90) fu assolutamente unica. Ho vissuto in diretta una fase irripetibile che ha cambiato il corso della storia. Avevo la fortuna di conoscere la lingua e il paese avendo studiato il russo all’università ed essendomi laureato con una tesi sulla società sovietica ai tempi di Brezhnev. Anche dopo aver lasciato Mosca, ho continuato a seguire da vicino le vicende russe e scritto diversi saggi. È finita l’Urss ma la Russia resta un paese-civiltà di assoluta importanza nel sistema internazionale».

Poi Londra, Washington, Il Cairo, poi Bruxelles. Sempre incarichi di grande prestigio e responsabilità. Se possibile tracciare qualche distinguo: quale incarico lo ha impegnato di più? Perche’?
«Gli incarichi più impegnativi sono senz’altro quelli del Cairo e a Bruxelles. L’Egitto è un Paese chiave per la stabilità del Nord Africa e Medio Oriente. Sono restato tre anni e partito dopo il caso Regeni. L’Ue è la posizione diplomatica di gran lunga più importante per gli interessi nazionali dell’Italia. Ho trascorso lì cinque anni intensi, dalla Brexit al Covid, con il grande successo del negoziato sul Recovery Fund».

Lei ed il suo team alla missione Italiana all’Onu siete molto presenti sui social media e con notevole efficacia. È questa una nuova strategia diplomatica italiana per far conoscere lo straordinario lavoro del nostro corpo diplomatico? Come misurate il successo della vostra presenza sui social?
«Qui alle Nazioni Unite, comunicare è essenziale: quasi tutte le 193 Missioni Permanenti di Paesi Membri dell’Organizzazione hanno un account Twitter. I leader dell’Onu, su tutti il Segretario Generale Onu Guterres, sono anch’essi molto attivi. Il profilo Twitter della nostra Missione è poi fra quelli più seguiti in assoluto della rete Farnesina nel mondo. Ma il nostro successo non si misura tanto sui numeri, quanto sulla qualità dei contenuti e soprattutto sulla loro utilità. Fra le nostre iniziative di comunicazione più apprezzate, vi sono quelle in lingua italiana per far conoscere l’attività dell’Onu al nostro pubblico in Italia. Penso, ad esempio, al nuovo Podcast “Voci dal Palazzo di Vetro” , un’ idea che ho lanciato fin dall’inizio del mio mandato a New York. Dobbiamo - e vogliamo - spiegare agli italiani chi siamo, cosa facciamo e perchè è importante che l’Italia continui a investire nel multilateralismo. Ma un’ampia porzione di quello che comunichiamo si rivolge anche al mondo Onu. Quest’anno, la nostra Presidenza del G20 (con la missione del Segretario Guterres a Roma e i suoi incontri con il Presidente Mattarella, il Presidente del Consiglio Draghi e il Presidente della Camera Fico), e gli appuntamenti che abbiamo ospitato a Milano in preparazione della Cop 26 (fra cui l’evento giovani Youth 4 Climate : Driving Ambition), hanno avuto un impatto forse senza precedenti sui social media, offrendo un’eccellente vetrina per il nostro Paese di fronte agli occhi del mondo».

L’Italia all’Onu è una potenza diplomatica. Da cosa deriva questa straordinaria considerazione che i diplomatici di tutto il mondo hanno per il nostro Paese?
«La nostra Missione a New York è fra gli Uffici più grandi della diplomazia italiana nel mondo. L’eccellente considerazione di cui godiamo è frutto di una credibilità costruita nel tempo, quale Paese a vocazione multilateralista. Storicamente l’Italia ha influenzato e inciso nei processi di elaborazione delle Risoluzioni dell’Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza che hanno dato vita a grandi innovazioni sul piano delle norme internazionali. Ricordo ad esempio le campagne per la moratoria universale della pena di morte, quelle per l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne e delle bambine (anche attraverso la lotta a pratiche quali le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati), le battaglie contro ogni forma di discriminazione religiosa e in favore della libertà di opinione. Da ultimo, ha avuto un grande impatto l’evento da noi organizzato sul diritto all’istruzione delle bambine e donne afgane, presieduto dal ministro Di Maio a margine dell’Assemblea Generale Onu lo scorso settembre. Siamo i settimi contributori al bilancio regolare Onu e il primo fornitore di truppe tra i Paesi occidentali alle operazioni di pace. Non tutti sanno poi che il nostro Paese ospita il terzo maggior polo dell’Onu dopo New York e Ginevra: dal Polo Romano dell’Alimentazione con la FAO, l’IFAD e il PAM, alla Base di Pronto Intervento Umanitario di Brindisi, al Polo Torinese, dove opera lo Staff College, centro di training dell’intero sistema Onu. Tornando al presente, troviamo anche un movente in più per credere nelle Nazioni Unite. Il multilateralismo - è sotto gli occhi di tutti - è tornato alla ribalta quale unica strategia per “ricostruire meglio” nel post-pandemia. Esso non è fatto di slogan ma di responsabilità concrete: penso ad esempio al convinto contributo italiano al meccanismo COVAX, o ancora all’annuncio nei giorni scorsi che l’Italia triplicherà i suoi finanziamenti per contrastare il cambiamento climatico (fino a quota 1,4 miliardi di dollari all’anno per i prossimi 5 anni). Per questo l’architettura multilaterale vede – e deve continuare a vedere – al suo centro l’Organizzazione delle Nazioni Unite. L’Italia ne è convinta».

L’Italia nel gennaio del 2022 ritorna nell’ECOSOC. Un importantissimo organo dell’Onu. Ci può parlare del ruolo dell’Italia e degli approcci per arrivare al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile?
«La rielezione in ECOSOC, è stata un indiscusso successo diplomatico. Saremo nuovamente rappresentati nell’organismo apicale e centro nevralgico del sistema Onu per lo sviluppo sostenibile, con competenza sulle questioni di carattere economico, sociale ed ambientale (ovvero le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile). I 175 Stati che hanno votato per la nostra rielezione, lo hanno fatto riconoscendo la nostra azione di lungo corso a sostegno della crescita economica, dello sviluppo sostenibile ed in ambito sociale, soprattutto in un anno cruciale come questo in cui l’Italia - con la sua Presidenza del G20, il partenariato con il Regno Unito nella preparazione della COP26 e quello con l’ONU per il Food Systems Summit - è fra i protagonisti del progetto mondiale per ridisegnare le regole del post-pandemia e costruire società più resilienti. Qui lo ribadisco: non si tratta di esercizi retorici. Si tratta di iniziative concrete, che rendono credibile l’azione del nostro Paese sul piano multilaterale. Per portare esperienze recenti, è sotto la Presidenza italiana che i leader del G20 si sono impegnati per la prima volta a raggiungere l’obiettivo-chiave dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. L’evento “Youth For Climate” che abbiamo organizzato a Milano in settembre, e che ha riunito oltre 400 giovani leader ambientali da tutto il mondo, e’ stato gia’ riconosciuto quale “best practice” da ripetere ogni anno in futuro. Ma potrei citare anche la primissima Conferenza Ministeriale organizzata in ambito G20 sull’empowerment delle donne, o all’impegno di 45 miliardi di dollari da parte dei leader del G20, come primo passo per raggiungere 100 miliardi di contributi in favore dei Paesi piu’ bisognosi. Sono tutti risultati concreti ottenuti grazie all’impulso dato dall’Italia nei piu’ importanti tavoli decisionali a livello multilaterale. Nel contesto del prossimo mandato all’ECOSOC, proseguiremo in questo impegno. L’imperativo sara’ contribuire attivamente, in raccordo con i partner UE, agli sforzi delle Nazioni Unite e dei suoi membri verso l’attuazione dell’Agenda 2030. Intendiamo farlo secondo un approccio “multi-attore”, e quindi inclusivo di tutte le parti che hanno interessi in gioco sul futuro del pianeta - su tutti, i giovani, che non sono solo il nostro futuro, ma sono gia’ il nostro presente».

Lei alcuni giorni fa ha postato una foto di Napoli sui social. Come ha trovato la città al suo ritorno? Vi ritorna spesso? Ci può offrire qualche riflessione sul futuro di Napoli e del Mezzogiorno?
«Ritorno poco a Napoli per mancanza di tempo e mi dispiace. Quando metto piede, mi sembra sempre tuttavia come se non fossi mai partito. È la mia città, la amo ed amo la sua gente, la sua vivacità, generosità e ironia. E’ una città di grande ricchezza culturale e attrazione, con un potenziale enorme di sviluppo. Spero venga colto ed ulteriormente valorizzato».


Alberto Pento
Amico di Di Maio e filo russo ... ! Il peggio del peggio.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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