Celebrare gli ebrei morti e maltrattare i vivi, no grazie!

Celebrare gli ebrei morti e maltrattare i vivi, no grazie!

Messaggioda Berto » mer gen 29, 2020 11:15 am

Ricordare e celebrare gli ebrei morti e maltrattare quelli vivi, no grazie!

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Ricordare e celebrare gli ebrei morti e maltrattare quelli vivi uccidendoli di nuovo, no grazie!
Io preferisco amare e stare con gli ebrei vivi e la loro terra di Sion Israele
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Ricordare o negare gli ebrei morti e maltrattare quelli vivi

Messaggioda Berto » mer gen 29, 2020 11:16 am

No all'uso improprio strumentale e pretestuoso dell'Olocausto o Shoà


No all'uso improprio strumentale e pretestuoso dell'Olocausto o Shoà per demonizzare il sionismo, gli ebrei di Israele e il loro paese e stato israeliano paragonandoli ai nazisti hitleriani nei confronti dei palestinesi, quando in realtà avviene proprio il contrario e i cosidetti palestinesi in realtà sono solo nazi maomettani che voglio cacciare e sterminare gli ebrei e distruggere Israele.

No all'uso improprio strumentale e pretestuoso dell'Olocausto o Shoà per demonizzare l'Europa, le destre europee, i sovranisti, i civilizzazionisti e identitaristi che difendono i loro diritti umani naturali e universali, civili e politici.

No all'uso improprio strumentale e pretestuoso dell'Olocausto o Shoà con paragoni impossibili inappropriati per giustificare, sostenere e promuovere l'invasione scriteriata e indiscriminata dei clandestini (e dei presunti e non: poveri, oppressi, ultimi, rifugiati) dall'Asia, dall'Africa e da ogni dove.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Ricordare o negare gli ebrei morti e maltrattare quelli vivi

Messaggioda Berto » mer gen 29, 2020 11:18 am

In 40 a Gerusalemme più Macron
Commento di Deborah Fait
Informazione Corretta
26 gennaio 2020

http://www.informazionecorretta.com/mai ... d.facebook

Quei 40 presidenti, re e principi arrivati a Gerusalemme per portare il loro tributo alla Memoria della Shoah, non mi hanno provocato nessun tipo di commozione, anzi, direi di aver provato più che altro un leggero fastidio. Non voglio sminuire la buona volontà che forse qualcuno tra essi può aver provato ma non posso fare a meno di pensare che questi 40 sono gli stessi che poi strisciano e scodinzolano davanti a chi vuole polverizzare Israele. Sono gli stessi che coccolano Abu Mazen anche se dal suo partito Fatah è arrivata la proposta di ammazzare qualcuno per evitare le celebrazioni allo Yad vaShem. Lo stesso Fatah di Abu Mazen che ha rilasciato un video su Facebook in cui ricorda tutte le accuse agli ebrei scritte sul falso zarista "I protocolli dei savi di Sion". Itamar Marcus lo spiega bene in un suo articolo sul JP. https://www.jpost.com/Opinion/Palestini ... ity-614876 .

Abu Mazen, che Papa Francesco ama tanto e che il mondo vizia quasi quanto faceva con il suo predecessore, assassino seriale, Arafat, spiega personalmente e periodicamente, il motivo dell'odio antisemita dovuto, secondo il boss palestinese, esclusivamente al sordido comportamento degli ebrei nel mondo intero.
Ogni 27 gennaio io mi chiedo a cosa servono le commemorazioni internazionali se, passata quella data, dal giorno successivo, il mondo intero si scaglia contro Israele e dall'Europa gli ebrei continuano a scappare?
La Memoria è sacrosanta e non esiste ebreo che non la senta nel proprio Dna ma la Memoria deve essere accompagnata dalla presa di coscienza, dal riconoscimento di ciò che è e rappresenta Israele per gli ebrei e per il mondo intero. Non mi interessa che il mondo parli dei 6 milioni di ebrei ( che, guarda caso, ogni anno diventano meno ebrei, li chiamano vittime, la parola ebreo, come identità, è sempre più dimenticata), se poi, per il resto dell'anno, accetta che si parli di Israele come entità da eliminare con una seconda e definitiva Shoah. Non mi interessano quei 40 personaggi a Gerusalemme dal momento che nessuno tra loro riconosce la città come capitale dello stato ebraico. Quale siano i veri sentimenti nei confronti di Israele lo ha dimostrato Macron che, dall'alto della sua grandeur, ha dimenticato per un momento l'ipocrisia dei sorrisi e delle finte lacrime, e con un impeto pieno di rabbia, si è scagliato contro la sicurezza israeliana che aveva il compito di proteggerlo.
Altro che convegno mondiale sulla Shoah , altro che celebrazioni per i 75 anni dalla liberazione di Auschwitz, il presidente francese ha dato sfogo a tutta la sua ira nel momento in cui un agente della sicurezza israeliana è entrato all'interno della chiesa di Sant'Anna, considerata territorio francese. Credo che non avrebbe osato fare una simile sceneggiata in nessun altro paese al mondo. In Israele si, senza nessun rispetto. Il portavoce ha poi dichiarato che Macron si è scusato per la sua esplosione rabbiosa ma le sue scuse lasciano il tempo che trovano, può rimettersele in tasca e imparare l'educazione. Se fosse stato colpito durante quella visita cosa sarebbe accaduto? La guerra e non solo guerra diplomatica. L'accaduto ricorda quell'altro presidente francese, Jacques Chirac, che nel 1996, durante la visita alla città vecchia di Gerusalemme, si era messo a urlare contro i nostri soldati che lo scortavano "Andate via di qua, questo non è vostro territorio". Naturalmente, dopo quella sceneggiata, Chirac se ne è tornato a Parigi senza essere ricevuto dal Primo Ministro di Israele, Netanyahu. Come era accaduto con Chirac, così Macron si è conquistato in un sol colpo le simpatie di tutto il mondo arabo e la riconoscenza eterna degli arabi palestinesi per i quali ogni disconoscimento della sovranità israeliana su Gerusalemme è un regalo. Dalle notizie arrivate dalla Francia non sembra che l'arroganza di Emmanuel Macron sia stata molto apprezzata dagli ebrei francesi che vivono una situazione allarmante a causa dell'antisemitismo che ha raggiunto limiti assurdi e dell'assenza totale dello stato in almeno 150 distretti ove vige la sharia e dove la violenza è padrona. I numeri degli attacchi antisemiti in Francia fanno paura, già 55.000 ebrei sono scappati, chi in Israele chi in Canada, si sentono abbandonati e la Francia rischia di diventare judenrein.

Una Francia priva della cultura ebraica e della cultura cristiana, una Francia in balia dell'islam sarà l'inizio della fine per l'Europa intera.
Alain Finkielkraut ha dichiarato recentemente a Der Spiegel “È particolarmente preoccupante che l’estrema sinistra difenda l’Islam radicale e antisemita per due ragioni: ideologicamente, perché per loro i musulmani sono i nuovi ebrei; ma anche per ragioni tattiche, perché oggi ci sono molti più musulmani che ebrei in Francia. Quindi, anche l’islamismo di sinistra ha un futuro, e ne ho timore”. “L’antisemitismo non è una cosa del passato, ha anche un futuro”, ha concluso il filosofo. Del resto sarebbe da sciocchi pensare che il virus putrido dell'antisemitismo che ha ammorbato generazioni dopo generazioni nel corso di 2000 anni, sia finito con la Shoah. L'odio per gli ebrei si autoricicla, secolo dopo secolo, per questo motivo quei 40 a Gerusalemme mi hanno lasciata indifferente, Fino al momento in cui il mondo occidentale non avrà il coraggio di condannare con forza l'islam radicale, l'odio antisemita palestinese e la propaganda della sinistra collusa con il terrorismo pagato da Abu Mazen, non vedremo mai un miglioramento nei rapporti tra ebrei e il resto del mondo.
L'antisemitismo di stampo nazista è tipico dei palestinesi , quello che parla quotidianamente nelle moschee, nei programmi ufficiali della TV, quello che si esprime con simili parole: " Il nostro profeta ci ha insegnato che alla fine dei tempi i musulmani combatteranno contro gli ebrei, e gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero e la pietra o l’albero diranno: musulmano, servo di Allah, c’è un ebreo dietro di me, vieni e uccidilo. Oh Allah, contali e uccidili uno per uno e non lasciarne nemmeno uno”. Chiunque, in occidente, accetti simile linguaggio è complice dei nazisti palestinesi, Abu Mazen in testa, ed è complice degli assassini di ebrei, in Europa e in America.
In Italia hanno ricominciato a scrivere "qui vivono ebrei", tra l’altro sulla porta di una partigiana non ebrea. Questo odio è come il serpente che si morde la coda, si passa da demonizzazione di determinati individui, gli ebrei, alla demonizzazione dello stato di Israele e cosi avanti, odio gli ebrei quindi odio Israele e siccome odio Israele allora continuo ad odiare gli ebrei. Come finirà la cerimonia allo Yad vaShem? Semplice, una parte dei 40 seguirà il cuore e il portafoglio e andrà a Ramallah a stringere la mano di Abu Mazen. Allora a cosa è servito? Al solito "Onoriamo gli ebrei morti anche perché potrebbe rimorderci troppo la coscienza ma lasciamo che quelli vivi vengano ammazzati e che a Israele venga negato il diritto ad esistere, come desiderano i cari amici palestinesi". Poi, il 27 gennaio, tutti ad Auschwitz per piangere di nuovo.
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Ricordare o negare gli ebrei morti e maltrattare quelli vivi

Messaggioda Berto » mer gen 29, 2020 11:19 am

PER I VIVI E PER I MORTI
Niram Ferretti
27 gennaio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Oggi, il dovere di ricordare le vittime del più mostruoso genocidio pianificato del Novecento, il cui scopo ultimo, la Soluzione Finale, era la distruzione totale del popolo ebraico, impone una semplice riflessione.

Israele, lo Stato ebraico è lì, lì dove il popolo ebraico è sorto migliaia di anni fa, lì dove gli ebrei non hanno mai dimenticato di provenire. La terra di Israele, Eretz Israel. Una terra che è per ogni ebreo al mondo salvaguardia e protezione, casa, là dove altre case potrebbero essere in pericolo.

Questa casa, questo paese, è al centro, da settanta anni, di un tentativo persistente di distruggerlo, tentativo fallito nel 1948, nel 1967, nel 1973 e poi proseguito con il regno del sangue e del terrore delle due intifade.

Di Israele viene negata la legittimità, unico Stato al mondo che vanta questo primato, e ciò va tenuto bene a mente, fermamente, mentre si ricordano le vittime della Shoah, perchè anche a loro vene negata legittimità, legittimità di esistere, la stessa cosa che viene negata a Israele da chi vorrebbe che non esistesse.

Sono gli ebrei il problema, è il loro Stato. L'antisemitismo si è riciclato in antisionismo ed è assolutamente irrilevante che vi siano ebrei antisionisti, visceralmente contro Israele, perchè gli odiatori del proprio stesso popolo e della propria nazione ci sono sempre stati, ovunque.

Dunque, oggi, commemorando le vittime di questa tragedia immane ricordiamoci di provare a essere come Giano. Con il volto del compianto volgiamoci al passato, a tutte le vite ebraiche distrutte dal nazismo, mentre con il volto della speranza guardiamo al futuro, a Israele, a tutte le vite che custodisce e custodirà.



Gli ebrei morti e quelli vivi
9 settembre 2016

https://www.ilfoglio.it/esteri/2016/09/ ... vi-103849/

Durante una conferenza a Londra, il più grande storico dell’Olocausto, il novantenne Yehuda Bauer, ha messo la parola fine alle discussioni sulla natura del “Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni”, il movimento che da anni colpisce le ragioni e gli interessi di Israele. “Il Bds non vuole una migliore Israele, non vuole nessuna Israele”, ha detto Bauer in una intervista condotta dalla deputata laburista Tulip Siddiq. “Ora, naturalmente, amano gli ebrei. Soprattutto gli ebrei morti. Quelli che sono morti durante l’Olocausto sono meravigliosi, sono fantastici. Gli ebrei vivi sono un’altra cosa”. Bauer ha anche inequivocabilmente equiparato antisionismo e antisemitismo, descrivendo il primo come uno slogan vuoto. “Vogliono distruggere lo stato ebraico; lo vogliono distruggere perché è uno stato ebraico. Ciò significa che sei un antisemita”.

Ostracismo nei confronti degli accademici israeliani nelle università europee, bullismo verso gli studenti israeliani nei campus americani, fondi pensione scandinavi che si ritirano dal mercato israeliano, catene commerciali tedesche che smettono di vendere prodotti israeliani, chiese protestanti che rinverdiscono l’accusa di deicidio, municipi spagnoli che interrompono le forniture di prodotti dello stato ebraico, musicisti (l’ultimo è Brian Eno) che dichiarano di non volere niente a che fare con tutto ciò che è israeliano: è il volto dell’odio di cui parla Bauer. Se ne è appena avuto un esempio alla Syracuse University, dove è stata annullata una conferenza di un regista israeliano, Shimon Dotan. Complice la nostra vigilanza morale che veglia sugli ebrei morti ed espone i vivi alla violenza genocida.



“La Germania simpatizza per gli ebrei morti, non per i vivi”. Parla Broder
di Giulio Meotti
15 ottobre 2019

https://www.ilfoglio.it/esteri/2019/10/ ... er-280328/

Roma. “Nie wieder?”, titola lo Spiegel di questa settimana, mettendo in copertina una stella di Davide bucherellata. I colpi sono quelli contro la sinagoga di Halle da parte di un neonazista, Stephan Balliert, che ha lasciato a terra due morti fra i passanti e un bilancio che sarebbe stato molto più tragico se le porte della sinagoga non avessero retto all’assalto (era Kippur e la sinagoga era piena). Nie wieder significa mai più. Numeri impressionanti. “Nella sola Berlino, oltre mille incidenti antisemiti nel 2018, il 14 per cento in più rispetto all’anno precedente. Quasi 75 anni dopo la fine dell’Olocausto, gli ebrei che celebrano Kippur in sinagoga devono temere per la propria vita”. I rabbini sono attaccati a Berlino, Monaco e Amburgo. A Colonia, il rabbino non usa i mezzi pubblici per sicurezza. A Hemmingen, vicino Hannover, una anziana coppia di ebrei ha trovato lo zerbino bruciato e sulla porta la scritta “ebreo”. A Bamberg sul muro di un ponte: “Non comprare dagli ebrei”. In una column al vetriolo pubblicata da Welt, Politico e Business Insider, Mathias Döpfner, l’amministratore delegato del gigante dei media Axel Springer (possiede anche la Bild, il quotidiano più venduto), ha dato voce a tutto il pessimismo possibile. Döpfner attacca la segretaria della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer, che ha definito Halle come una “sveglia”. “Rappresenta simbolicamente una cultura politica perseguitata dagli eufemismi”, scrive Döpfner. “C’è una mancanza di volontà di chiamare le cose con il loro nome. Invece, si nasconde o minimizza. Le élite politiche e mediatiche dormono il sonno dei giusti e del politicamente corretto. Hanno paura di disturbare la pace?”. Altro che sveglia, secondo Döpfner è “il fallimento sistemico della società aperta”.

Eccoli i colpevoli secondo il magnate dei media: “Le politiche sui rifugiati, una forza di polizia troppo debole e mal equipaggiata, una pubblica amministrazione e un sistema giudiziario inattivi, un’élite politica che rifiuta di affrontare la realtà, dei media che troppo spesso descrivono come dovrebbero essere le cose invece della situazione così com’è”. Il finale è disarmante: “Non voglio vivere in un paese in cui le persone rimproverano i propri vicini per non riuscire a separare la spazzatura, ma guardano dall’altra parte quando i propri concittadini vengono assassinati a causa del colore della pelle o perché sono ebrei”. Nie wieder? non ha più molto significato.

Henryk M. Broder, columnist della Welt e intellettuale ebreo, è la coscienza tedesca sull’antisemitismo, almeno dal 1981, quando in un articolo per la Zeit si rivolse così ai tedeschi contemporanei: “Siete ancora i figli dei vostri genitori. Il vostro ebreo oggi è lo stato di Israele”. “Oggi dicono che l’antisemitismo è Auschwitz”, dice Broder al Foglio. “Quello che è successo alla sinagoga di Halle ricorda il 1938, ma quando si dice che l’antisemitismo è sinonimo di Auschwitz tutto quello che accade oggi perde di importanza. C’è un desiderio inconscio nella Germania di vedere l’Iran finire il lavoro, la prossima Shoah. E’ infantile essere sorpresi dall’antisemitismo, perché l’antisemitismo è parte del dna tedesco”. Sì, ma a Halle è stato un neonazista ad attentare per la prima volta mortalmente alla vita degli ebrei, mentre in Francia sono stati gli islamisti. “Non è vero che è la prima volta”, ci dice Broder. “Negli anni Sessanta e Settanta in Germania ci furono attacchi mortali contro gli ebrei lanciati dalla banda Baader-Meinhof e dall’intelligence libica. Destra, sinistra, islamismo, tutto si tiene qui, e le autorità tollerano slogan antiebraici, come ‘Hamas Hamas ebrei ebrei al gas’, e roghi di bandiere israeliane. Non pensavo che Halle sarebbe mai successo. Ma la società di oggi ha una grande simpatia per gli ebrei morti, mentre fatica a lottare per gli ebrei vivi”.
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Ricordare o negare gli ebrei morti e maltrattare quelli vivi

Messaggioda Berto » mer gen 29, 2020 11:20 am

RICORDARE LA SHOAH SIGNIFICA VIGILARE SULL'ANTISEMITISMO
di Ugo Volli
27 gennaio 2020

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 8329002845

Oggi è la Giornata della Memoria, il settantacinquesimo anniversario della caduta dei cancelli di Auschwitz. La ricorrenza è stata celebrata con grande solennità a Gerusalemme alla presenza di una sessantina di capi di stato e di governo, fra cui Putin, Macron, il presidente tedesco e il nostro Mattarella: una riunione che ha anche il senso di riconoscere che lo Stato di Israele è oggi la difesa sicura contro l’antisemitismo.

Ciò non significa affatto che la costituzione dello stato sia stata concessa come risarcimento della Shoah, come pretendono gli antisionisti: la decisione della Società delle Nazioni (l’Onu del tempo) che istituiva il mandato britannico allo scopo di “favorire l’insediamento ebraico” e di “costituire una sede nazionale (a national home) per il popolo ebraico” precede di una dozzina d’anni la presa del potere dei nazisti.

La ragione dell’insediamento ebraico in Terra di Israele risale ai tempi biblici e non è mai venuta meno da 35 secoli. L’esilio imposto dai romani a buona parte del popolo ha impedito però per un tempo lunghissimo agli ebrei di sottrarsi alle persecuzioni, non solo quelle naziste, ma anche quelle sanguinose dell’Europa cristiana, durate almeno mille anni, e a quelle altrettanto lunghe e dolorose del mondo musulmano.

Ricordare la Shoah, il grande massacro compiuto negli stati di tutta Europa su cittadini come gli altri solo perché ebrei, oggi per l’Europa vuol dire vigilare contro l’antisemitismo che rinasce e non solo nell’estrema destra, ma anche a sinistra e fra gli immigrati musulmani. Agli ebrei richiede di sapere che possono essere sicuri solo contando su se stessi e anche per questo hanno bisogno di uno stato loro che li difenda.

Thanks to Shalom


Gino Quarelo
L'esilio non fu imposto solo dai romani ma anche dagli invasori nazi maomettani arabi e non arabi che sostituirono i romani prima pagani e poi cristiani come invasori e oppressori.



Incredibile la quantità, ogni anno maggiore, di “eventi” o “commemorazioni” per il 27 gennaio. Non mi esprimo su ciò, ma vi propongo qui una lunga riflessione, molto colta come sempre, di Vittorio Robiati Bendaud, pubblicata su La Verità di ieri.
Emanuel Segre Amar
24 gennaio 2020

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 3676073390


La Giornata della memoria squalificata dal vittimismo
È diventata una «messa laica» contro il razzismo: così si oscura il riferimento agli ebrei. E intanto si dimentica il genocidio armeno vittorio robiati bendaudtale memoria. Questo abuso si è spesso ubriacato di retorica e di iperboli, più che di sensibilità, studio e riflessione. Di anno in anno, l'impianto liturgico si è fatto più imponente: una solenne «messa» laica, post cristiana. Alla confessione di peccato corrispondono i crimini d'odio, insidiosamente declinati più in maniera collettiva che afferente alle responsabilità individuali; alle letture bibliche si sostituiscono le testimonianze dei sopravvissuti o pagine dei loro sofferti ricordi; a omelie stantie si avvicendano trite lezioni di morale civile e politica; al crocifisso si sovrappongono gli ebrei, nuovamente figure cristiche e interessanti soltanto in quanto vittime.
Ed è così che il ricordo della Shoah sembra essere sottoposto anch' esso a un'ermeneutica non troppo dissimile da quella con cui la patristica strappò le Scritture ebraiche agli ebrei, generalizzandole e universalizzandole per una nuova società e per nuovi scopi, talora rivolgendole proprio contro gli stessi ebrei, quando cioè non ci si poteva agevolmente svincolare dal riferimento concreto e puntuale, particolare e peculiare, all'ebraismo e agli ebrei.
Se la Giornata della memoria è anzitutto, universalmente, il luogo per parlare di ogni forma di discriminazione e persecuzione, ossia l'espressione estrema del razzismo, il problema sarà allora addomesticare e contenere l'antisemitismo nel più generale razzismo. Ed è così che il riferimento agli ebrei insiste unicamente sul loro essere stati vittime, fossilizzandoli a quel ruolo drammatico e passivo, con un totale disinteresse sulle rinascite e sui conseguimenti successivi, personali e comunitari. Sulla vita dopo, nonostante. Non solo: man mano che questo processo di generalizzazione procede, inevitabilmente si moltiplica la tentazione di accostarvi ogni altra tragedia e violenza umana, sì che il riferimento storico specifico all'antisemitismo e agli ebrei o viene ridimensionato e sbiadito, oppure infastidisce, perché sembra tradire l'afflato universalizzante.
È doveroso rivendicare la portata universale di Auschwitz, con i suoi moniti all'intero genere umano. Per farlo è però, al contempo, imprescindibile precondizione e criterio regolatore comprenderne la primaria e specifica portata per gli ebrei e in relazione agli ebrei. I progressisti, molti in assoluta buona fede e con nobili intenti, taluni invece con sofisticata cattiva coscienza, hanno cercato di svellere questo nesso, che, se perduto, tradisce l'intera memoria della Shoah, falsificandola. Ed è esattamente così che è stato possibile usare tale preziosa memoria, appropriandosene alcuni, per delegittimare culturalmente e politicamente altri.
Questa è, a tutti gli effetti, una profanazione.

I «liturgisti» della memoria, comunque, nonostante il carattere «ecumenico» di molte cerimonie, non sono stati, sin dagli inizi, tuttavia così universali e inclusivi come vorrebbero apparire. Dove sono e dove sono state, infatti, le testimonianze presso le massime istituzioni della Repubblica dei Testimoni di Geova o degli omosessuali, vittime anch' essi? Chiaramente c'è un certo imbarazzo colpevole a mio avviso. Quando verranno sdoganate anche queste testimonianze, la colpevolezza si trasformerà in semplice ipocrisia. Ciò sottolineato, è indubbio che vi sia una distanza, da riconoscersi, tra la Shoah patita dagli ebrei, e le tremende persecuzioni di cui soffrirono, nell'imperversare della stessa barbarie nazifascista, altre comunità umane. Certamente, una riflessione attenta, onesta e puntuale sull'antisemitismo, come pure sul pregiudizio delegittimante e omicida contro gli omosessuali, romperebbe l'idea che tutto ciò sia facilmente riducibile a declinazioni diverse di un più ampio razzismo, dato che si tratta, occorre ripeterlo ancora una volta, di mali specifici, con origini, attitudini e declinazioni tra loro anche irriducibili.
Da anni mi tormenta un interrogativo: perché gli occidentali non hanno riconosciuto anche al genocidio armeno (patito pure da 800.000 cristiani assiri e da 400.000 greci del Ponto) questa cesura drammatica della Storia, tremendamente reale e con un enorme portato simbolico? Perché abbiamo teologie della Shoah -persino da parte cristiana- e nulla o quasi sul genocidio armeno? Perché la filosofia non se ne curò (e in ampia misura ancora non se ne cura), nonostante il pensiero politico, filosofico e teologico tedesco ben sapesse cosa stesse accadendo agli armeni e talora lo giustificasse, essendo peraltro i tedeschi i principali complici dei turchi nell'opera genocidaria?
Perché non contrastare con ogni mezzo politico ed economico un negazionismo di Stato, perpetrato durante e dopo (sino a oggi) l'opera genocidaria contro gli armeni, a fronte di un Paese che arretra di ora in ora rispetto al riconoscimento di diritti minimi irrinunciabili, quali quello di espressione e di stampa?Dopotutto, le deportazioni moderne di massa non sono state certo inventate dai nazisti con la Shoah. Le nazioni europee (Francia, Belgio, Inghilterra, Portogallo, Spagna e Olanda) si sono con successo peritate nel deportare con industriale efficacia dall'Africa almeno una dozzina di milioni di esseri umani, con spesso ampia complicità delle potenze musulmane: c'era là uno scopo economico. L'Inquisizione portoghese deportò via nave, per processarli e condannarli scenograficamente a Lisbona, decine di migliaia di marrani, criptoebrei e giudaizzanti da Rio de Janeiro e dal Brasile: fu totalmente antieconomico, ma vi era un fine dimostrativo e autocelebrativo. Le deportazioni in massa degli armeni e degli ebrei, invece, dovevano occultare (negazionismo intragenocidario) l'opera genocidaria ed eliminare, per la sola colpa di essere nati, ebrei e armeni, anche se questo significava distruggere la società ottomana o quelle europee e impoverirle, persino quando questo risultò totalmente antieconomico, con i rispettivi regimi allo strenuo. E, ancora, dopotutto, anche gli armeni, il più antico popolo cristiano, morto martire e non apostata, possono essere intesi da alcuni come una figura cristica. Infine, la parola «genocidio», subito giustamente applicata alla Shoah, fu coniata da un pensatore e giurista ebreo, Raphael Lemkin, che la inventò pensando agli armeni.Molti rispondono che quel che è successo agli ebrei è successo qui da noi, ecco perché. Ammesso (e non concesso) che questa risposta sia valida, si impone un'obiezione: perché mai, allora, andare sempre e in primo luogo ad Auschwitz, disertando istituzioni e scuole i principali luoghi della memoria italiana, confinando all'alterità oltreconfine la barbarie nazista? È raro che vi siano circuiti e treni della memoria, con un itinerario tutto italiano, che partano dai ghetti romano, veneziano o anconetano (i primi della Storia, proprio alla radice di questa drammatica storia) e che poi transitino per le Fosse Ardeatine e per Fossoli, per Borgo S. Dalmazzo, il Memoriale della Shoah di Milano, il Meis di Ferrara, il campo di Bolzano e la Risiera di S. Sabba, con il suo crematorio italiano. È più facile esorcizzare gran parte del male Oltralpe, e rende possibili narrazioni nazionali più confortanti. Ed è così che si può cercare di ridimensionare il tradimento atroce patito dagli ebrei italiani, tra i più entusiasti e fedeli fautori dell'Unità d'Italia, durante gli anni del nazifascismo. Così come è più facile tacere sui tradimenti successivi, inflitti ai superstiti: dalle odiose parole di Benedetto Croce alla trasformazione oscena e ignobile di un pur grande giurista, Gaetano Azzariti, da presidente del famigerato Tribunale della Razza a Presidente della Corte costituzionale della Repubblica italiana, in quota comunista, con silenzi decennali.La Giornata della memoria dovrebbe educarci al silenzio, all'interrogativo angoscioso e all'assunzione drammatica ed esigente della complessità dell'umano e delle sue tenebre intrinseche, e non agli slogan facili, come il pur doveroso e auspicabile «mai più».



La maledetta ipocrisia Essere filoebrei e antisionisti
di Fiamma Nirenstein
20 gennaio 2020

http://www.italiaisraeletoday.it/la-mal ... Ax7Yj1wV-4

Chi ha il diritto, il privilegio, di poter combattere l’antisemitismo che è riapparso, ripugnante, in tutto il mondo? Nei giorni prossimi a Gerusalemme si apre una conferenza mai vista prima, in cui da Netanyahu a Putin a Mattarella a Macron tutti si consulteranno su come battere questo fenomeno. Sembra ovvio, logico: la memoria della Shoah, lo stupore indignato di chi 70 anni dopo assiste a una crescita verticale di odio contro il popolo ebraico, l’aggressione contro le persone, i simboli, i luoghi di culto, contro la sua legittimità ad esistere, unisce.

In realtà l’unità su come combattere questa battaglia è un serissimo problema. Ogni guerra richiede un’analisi e quindi una strategia accurata, e qui invece esse sono tante e spesso inconciliabili. Da una parte infatti c’è una dimensione utopistica, quello che in inglese si chiama un wishful thinking essa vede la lotta tutta volta verso destra, il luogo essenziale, classico, dove l’antisemitismo deve essere storicamente collocato nel secolo scorso, l’era della Shoah.

Il nazifascismo è indubitabilmente l’autore e il responsabile del maggiore fra i genocidi, più di sei milioni di persone innocenti e fra di loro un milione e mezzo di bambini. È così, e forse ancora la destra responsabile non ha fatto sufficientemente ammenda, e anzi alcuni suoi gruppi insistono su quel ceppo ideologico e sono orridi e degni di ogni punizione.

Di certo, la parte suprematista bianca contemporanea ricorda la pretesa razzista che predicava la riduzione in schiavitù di chi non apparteneva al ceppo ariano bianco.

Contemporaneo a quel ceppo ce n’è un altro colossale a sua volta quello che nasce col comunismo, diventa prosecuzione capillare al tempo di Stalin, si trasforma a piacere in accuse di complicità coi crimini del capitalismo, dell’imperialismo e oggi, molto diffuso, si posa in forma rimodernata sull’odio contro Israele. Corbyn ne è l’ultimo portatore, in larga compagnia.

Poi c’è un terzo tipo di antisemitismo, quello citato da Matteo Salvini (in realtà ha parlato di tutti i tipi di antisemitismo condannandoli in massa senza nessuna remora): quello importato dalle migrazioni musulmane in Europa. In genere viene obliterato perché dispiace, ma è stato verificato senza remissione sin dal 2002 dalla commissione dell’Ue sul Razzismo che fu incaricata da Romano Prodi: i risultati però erano imbarazzanti e il Financial Times la riesumò da un cassetto.

Da allora sono state fatte centinaia di ricerche sull’argomento, e tutte dimostrano la stessa cosa: che gran parte dei musulmani immigrati sono antisemiti (lungi da noi farne un dato fisso): in Belgio secondo un’analisi dell’Adl del 2015 lo era il 68% contro il 21 (e non è poco) dei cittadini di altra origine, in Francia 49 a 17, in Germania 56 a 16, in Inghilterra 57 a 12. Altre analisi dicono che il loro antisemitismo è antisionismo, ma chi conosce il discorso pubblico sugli ebrei nell’islamismo, sa che i termini sono sovrapposti.

Inoltre gli attentati terroristici che hanno preso gli ebrei di mira in Europa sono stati compiuti da islamici che poi li hanno rivendicati in nome di un’ideologia jihadista, come Mohammed Merah quando ha ucciso a Tolosa tre bambini e il loro maestro che entravano a scuola, e così tutti gli altri. Merah ha detto che ammazzava i bambini ebrei come gli israeliani ammazzavano quelli palestinesi.

Per chi immagina che si possa essere filoebrei e antisionisti, ovvero negare al solo popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione, il consiglio è di attenersi alle famose tre D di Nathan Sharansky, per identificare la critica legittima e l’antisemitismo. Antisemitismo è «Delegittimare» lo Stato d’Israele con le menzogne che ormai a quintali gli si sono accumulati addosso (stato di apartheid, genocidio dei palestinesi, uso della Shoah), «Demonizzazione» (una fra le tante?, che l’esercito uccide i giovani palestinesi per impossessarsi dei loro organi e venderli) doppio standard (cioè, condannare i cosiddetti «Territori occupati» e ignorare quelli occupati da Turchia, Cina, Marocco e così via).

Nella polemica stranamente gran parte del mondo ebraico e dei suoi amici rinunciano all’evidente unicità dell’antisemitismo: si parla molto della sua intersezione con la cosiddetta «politica dell’odio». Cioè, chi combatte gli antisemiti deve essere parte del grande schieramento «intersezionale» contro l’oppressione, deve militare in parecchi altri campi, per i confini aperti, nel campo anticolonialista (ma è finito da tempo), femminista (non c’entra però), paladino delle teorie di gender (anche questo ha poco a che fare)… scivolando alla fine su terreni incerti, dove si incontra la violenza, il terrorismo, la cultura del politically correct che ti suggerisce di negare la unicità della persecuzione degli ebrei e forse alla fine anche quella della Shoah.

Chi scrive ha da sempre un forte impegno liberal nel campo del femminismo, dell’uguaglianza, dei diritti dei gay. Ma l’antisemitismo ha una sua dimensione unica, il popolo ebraico lo si accusa di tutto e del suo contrario, l’unico di cui si è scientificamente progettata l’eliminazione, l’unico che da millenni abbia subito persecuzioni e se ne sia rialzato grazie alla sua forza spirituale da cui nasce il pensiero moderno fino alla democrazia, l’unico che riponga il suo futuro in uno Stato democratico e capace di difendersi. Unico è il Popolo ebraico, e l’antisemitismo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Ricordare o negare gli ebrei morti e maltrattare quelli vivi

Messaggioda Berto » mer gen 29, 2020 11:22 am

No all'uso improprio strumentale e pretestuoso dell'Olocausto o Shoà

No all'uso improprio strumentale e pretestuoso dell'Olocausto o Shoà per demonizzare il sionismo, gli ebrei di Israele e il loro paese e stato israeliano paragonandoli ai nazisti hitleriani nei confronti dei palestinesi, quando in realtà avviene proprio il contrario e i cosidetti palestinesi in realtà sono solo nazi maomettani che voglio cacciare e sterminare gli ebrei e distruggere Israele.

No all'uso improprio strumentale e pretestuoso dell'Olocausto o Shoà per demonizzare l'Europa, le destre europee, i sovranisti, i civilizzazionisti e identitaristi che difendono i loro diritti umani naturali e universali, civili e politici.

No all'uso improprio strumentale e pretestuoso dell'Olocausto o Shoà con paragoni impossibili inappropriati per giustificare, sostenere e promuovere l'invasione scriteriata e indiscriminata dei clandestini (e dei presunti e non poveri, oppressi, ultimi, rifugiati) dall'Asia, dall'Africa e da ogni dove.



L'uso improprio e criminale o abuso dell'Olocausto per colpevolizzare e demonizzare l'Europa e gli europei
viewtopic.php?f=205&t=2888
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6124104303

Ebrei, clandestini, e zingari odierni, accostamenti impossibili
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2780


Il caso Segre ed i due antisemitismi
Arturo Diaconale
4 novembre 2019

http://www.opinione.it/editoriali/2019/ ... asinistra/

Sarà interessante vedere come la commissione istituita per analizzare e combattere i fenomeni di razzismo, antisemitismo, intolleranza, islamofobia, omofobia e quant’altro giudicherà la ricorrente contestazione della “Brigata Ebraica” ad opera dei gruppi dell’ultrasinistra durante le celebrazioni del 25 aprile. Le considererà una forma di antisemitismo da condannare senza dubbi e limitazione di sorta o le derubricherà a normali proteste di natura politica rivolte al popolo israeliano che dopo essere sopravvissuto allo sterminio nazista ha preteso di costruire e difendere la propria patria in Medio Oriente?

La vicenda del voto sulla commissione proposta da Liliana Segre su cui i senatori del centrodestra si sono astenuti (non per odio antiebraico ma per non avallare la paccottiglia di indicazioni politicamente corrette nascoste dalla sinistra sotto il velo della sacrosanta e perenne condanna dell’Olocausto), pone il problema del doppio antisemitismo esistente non solo in Italia ma nell’intera Europa. C’è quello di ispirazione nazista portato avanti in tutti i Paesi del Vecchio Continente da frange ristrette dell’estrema destra. Ma c’è anche e soprattutto quello di quella larga parte della sinistra e del mondo cattolico progressista che nasconde il proprio antisemitismo dietro la battaglia tutta ideologica contro l’Occidente capitalista che attraverso Israele, considerato non uno Stato con diritto di vivere ma una “entità sionista” destinata ad essere eliminata, viene accusato di avere colonizzato una parte della Palestina espellendone e perseguitando i suoi abitanti non ebrei.

L’antisemitismo dei primi, che si manifesta nei confronti degli ebrei morti e di quelli vivi che rimangono in Europa, è abietto ed inaccettabile. Ma quello dei secondi è forse addirittura più orrendo di quello di ispirazione neo-nazista. Perché si nasconde dietro la condanna formale dei campi di sterminio per perseguire l’obbiettivo di eliminare gli ebrei vivi israeliani e di cancellare dalla carta geografica del Medio Oriente l’“entità sionista” considerata al servizio del capitalismo occidentale colpevole di imperialismo, colonialismo e liberismo selvaggio.

Essere liberali significa avere ben chiaro che entrambe le forme di moderno antisemitismo vanno condannate con eguale determinazione. Chi condanna la prima ed assolve la seconda non ha nulla di liberale ma è solo un post-marxista ed un neo-catto-comunista carico di intolleranza politicamente corretta. Chi si definisce liberale e protesta contro l’astensione del centrodestra è solo affetto da tardiva sindrome di Stoccolma nei confronti della decadente egemonia culturale della sinistra.


Giorno Memoria: comunità ebraica Napoli non partecipa in polemica con de Magistris
27-01-2020
Giacomo Kahn

https://www.shalom.it/blog/news-in-ital ... 2G8_qD6EOY

La celebrazione della Giornata della Memoria a Napoli è stata segna da una ulteriore severa spaccatura tra la Comunita' ebraica cittadina e il sindaco. In via Luciana Pacifici, in uno dei due momenti di omaggio programmati dall'amministrazione retta da Luigi de Magistris, ai quali non hanno presenziato rappresentanti della Comunità ebraica, è stato proprio il primo cittadino a sottolineare quell'assenza, in tono che lui ha dichiarato non polemici, ma che di fatto lo sono. "Noi rispettiamo tutti ma oggi chi è assente ha torto - aggiunge però subito dopo -qui oggi c'è tutta la città antifascista e antinazista che si riconosce nei valori della Costituzione quali la libertà, l'uguaglianza, la giustizia e la fratellanza. Bisogna evitare di costruire il rancore al contrario. Se ci sono dei problemi personali non era questa la giornata per manifestarli. Qui c'è la Napoli che si è schierata".

Per capire le ragioni dell’assenza della Comunità ebraica partenopea bisogna risalire al novembre scorso, quando, in un rimpasto di giunta, il sindaco ha nominato assessore alla Cultura Eleonora De Majo, attivista dei centri sociali nota per esplicite posizioni antisemite e anti israeliane.

La De Majo ha più volte paragonato gli israeliani ai nazisti, accusandoli di razzismo; ha sostenuto che il "sionismo e' nazismo", paragonato l'ex premier israeliano Netanyahu a Hitler; ha definito il governo israeliano "un manipolo di assassini" e gli israeliani "porci, accecati dall'odio, negazionisti e traditori finanche della vostra stessa tragedia", riducendo il numero degli ebrei assassinati nella Shoa' a 4 milioni in alcuni suoi post.

Per questa ragione la Comunita' ebraica ha ritenuto incompatibile la propria presenza ad eventi organizzati da chi onora il ricordo degli ebrei ma offende e denigra gli ebrei vivi. La Comunità ebraica ha quindi organizzato un ricordo delle vittime dello sterminio nazista che si terrà il prossimo 30 gennaio, in due distinte cerimonie programmate in piazza Bovio e in via Luciana Pacifici dalle 10.45 alle 12 per ricordare Amedeo Procaccia, Iole Benedetti, Elda Procaccia, Loris e Luciana Pacifici, Sergio Oreste Molco, Milena Modigliani, Aldo e Paolo Procaccia, deportati nel campo di sterminio di Auschwitz il 30 gennaio 1944.


Gino Quarelo
A Napoli c'era tutta la città "antifascista e antinazista" ma demosinistra, social internazi comunista e antisemita nella sua moderna versione antisionista e antisraeliana che preferisce ricordare gli ebrei morti piuttrsto che celebrare gli ebrei vivi di Israele e quelli che nel Mondo sono discriminati, perseguitati e uccisi dai nazi maomettani.
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Ricordare o negare gli ebrei morti e maltrattare quelli vivi

Messaggioda Berto » mer gen 29, 2020 11:23 am

Non esiste antisemitismo peggiore di questo

Giorno della Memoria, il presidente del Consiglio comunale di Torino ricorda "i crimini israeliani contro i palestinesi": è polemica
Ricca, Lega: "Ci sono momenti in cui si può parlare di geopolitica e altri in cui ha più senso tacere"
di JACOPO RICCA
27 gennaio 2020

https://torino.repubblica.it/cronaca/20 ... fDw8EuU004

I "crimini di guerra contro i palestinesi" sono entrati nel discorso sulla Giornata della Memoria del presidente del Consiglio comunale di Torino, Francesco Sicari. E scoppia la polemica, con Fabrizio Ricca, capogruppo leghista in Sala Rossa e assessore regionale, che ribatte: "Sicari avrebbe fatto meglio a tacere".

Prendendo la parola in Sala Rossa durante le celebrazioni dell'anniversario della liberazione di Auschwitz l'esponente 5Stelle e presidente del Consiglio comunale ha ricordato, senza citarlo, il comportamento dello Stato di Israele nei confronti dei palestinesi: "La procuratrice capo della Corte penale internazionale dell'Aja, Fatou Bensouda, ha annunciato di avere aperto un'inchiesta per crimini di guerra nei territori palestinesi. Ha scritto: 'Sono convinta che vi sia una base ragionevole per avviare un'indagine sulla situazione in Palestina ai sensi dell'articolo 53-1 dello Statuto. In sintesi, sono convinta che crimini di guerra sono stati o vengono commessi in Cisgiordania, in particolare a Gerusalemme est, e nella Striscia di Gaza' ".

Parole forti in un contesto come quello delle commemorazioni della Shoah, che però sono state affiancate dal riferimento al pericolo antisemitismo: "Circa 1 europeo su 4, il 25% della popolazione - ha detto Sicari - nutre 'forti attitudini negative' verso gli ebrei. Lo rivela una indagine sull'antisemitismo svolta in Europa, Canada, Sud Africa, Argentina e Brasile tra aprile e giugno del 2019 su commissione della Anti-Defamation League, organizzazione ebraica internazionale. In Europa, a ovest ci sono pochi cambiamenti, ma al centro e all'est c'è, rispetto al 2015, un forte aumento di pregiudizi antiebraici: Polonia (+11%), Ucraina (+14%), Russia (+8%). Anche in Ungheria la percentuale cresce. Ma scende in maniera significativa in Italia ed Austria" ha aggiunto Sicari. "

"Entrambi i testi - conclude il presidente del Consiglio comunale di Torino - hanno fatto crescere in me paure e timori. Nel primo scritto, emerge la forte preoccupazione rispetto alla continua crescita dell'antisemitismo in alcune aree d’Europa, situazione che potrebbe, nuovamente, mettere in pericolo la vita di esseri umani. Nel secondo brano, invece, la preoccupazione che scaturisce é differente, anche se molto simile, o forse la naturale conseguenza della prima: per l'esattezza, la possibilità che vengano accertati crimini di guerra, atti sempre e comunque a scapito di vite umane".

Parole che hanno fatto insorgere il leghista Ricca: “Francamente ritengo inopportune le parole proferite dal presidente del Consiglio comunale di Torino che, nel corso degli interventi sul Giorno della Memoria, ha deciso di attaccare lo Stato di Israele parlando non della persecuzione degli ebrei ma di presunti ‘crimini di guerra’ commessi da Israele stesso - dice il capogruppo dela Lega - Ci sono luoghi in cui si può parlare di geopolitica e luoghi e momenti in cui ha più senso tacere invece che attaccate uno Stato democratico che ha dato rifugio a tantissime vittime degli orrori che dovevamo ricordare oggi”.



GIORNATA DELLA MEMORIA A TORINO: IN CONSIGLIO COMUNALE SI PARLA DI "CRIMINI DI GUERRA ISRAELIANI CONTRO I PALESTINESI"

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... __tn__=K-R

Che il pregiudizio antisraeliano ed antiebraico sia insito anche in alcune amministrazioni comunali è ormai cosa nota, ma le modalità di espressione del proprio pregiudizio antisraeliano non finiranno mai di stupirci: prova ne sia quanto accaduto ieri, 27 Gennaio, a Torino, quando durante le celebrazioni per la Giornata della Memoria per ricordare la Shoah il presidente del Consiglio comunale Francesco Sicari ha pensato bene di citare i presunti «crimini di guerra nei territori palestinesi» lasciando perplessi molti esponenti politici in Sala Rossa.

Non tutti si sarebbero aspettati un passaggio sulla questione medio orientale nella giornata dedicata alla Shoah. «Francamente - ha commentato l’assessore regionale Fabrizio Ricca - ritengo inopportune le parole proferite da Sicari che in un giorno di commemorazione come questo ha deciso di attaccare lo Stato di Israele parlando non della persecuzione degli ebrei ma di presunti ‘crimini di guerra’ commessi da Israele stesso».

L’esponente MoVimento 5 Stelle ha prima posto l’accento sulla «continua crescita dell’antisemitismo» in Europa e solo in seguito ha auspicato la possibilità di accertare i «crimini di guerra nei territori palestinesi», ricordando altresì che la procuratrice capo della Corte penale internazionale Fatou Bensouda «ha annunciato di avere aperto un’inchiesta sulla questione, convinta che crimini di guerra siano stati o vengano commessi in Cisgiordania, in particolare a Gerusalemme est, e nella Striscia di Gaza».

Il problema, però, al di là delle facili strumentalizzazioni, sta proprio nella fonte cui attinge Sicari. La Corte Penale Internazionale, infatti, non ha ancora aperto neanche un’inchiesta, ma è in una fase preliminare in cui sta valutando la propria competenza ad aprire le indagini. Molti sono i dubbi sulla correttezza formale di una ipotetica indagine.

Sulla questione è intervenuto anche il Prof. Ugo Volli: «Sul piano sostanziale è chiaro che nelle operazioni a Gaza e in Cisgiordania, Israele esercita la propria autodifesa contro un terrorismo particolarmente efferato e non contrastato dalle organizzazioni politiche che gestiscono quel territorio e anzi ne sono promotrici e finanziatrici».

Tanto basta per capire quanto la questione sia complessa e quanto le parole di Sicari oggi risultino inopportune soprattutto nel giorno in cui dovrebbe essere chiaro che per commemorare lo sterminio degli ebrei di ieri vanno difesi quelli di oggi. A partire da quello stato, Israele, governato da un sistema democratico, peraltro unico in quella parte del mondo. E questo senza sottrarsi a una discussione sulla questione mediorientale, da affrontare però non raccattando qua e là in rete qualche informazione alla rinfusa.
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Ricordare o negare gli ebrei morti e maltrattare quelli vivi

Messaggioda Berto » mer gen 29, 2020 11:24 am

L'uso strumentale della Shoà da parte dei mussulmani o nazi maomettani, in linea con i demosinistri social internazi comunisti


Se gli islamici fossero sinceri nella denuncia dell’Olocausto degli ebrei perpetrato da Hitler, dovrebbero denunciare anche la strage degli ebrei perpetrata da Maometto
Magdi Cristiano Allam
28 gennaio 2020
https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... =3&theater

Buongiorno amici. Quest’anno il Giorno della Memoria, il 27 gennaio in cui si commemora la Shoah, l’Olocausto di 6 milioni di ebrei nei campi di sterminio nazisti, ha coinciso con il 75esimo anniversario della liberazione del campo di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa sovietica.
Probabilmente l’evento più significativo delle celebrazioni è stata la visita al campo di Auschwitz del Segretario Generale della Lega Musulmana Mondiale, Muhammad bin Abdul Karim Al-Issa, giovedì scorso 23 gennaio, a capo di una delegazione di 62 esponenti islamici, tra cui 25 autorità religiose, provenienti da 28 Stati. La Lega Musulmana Mondiale ha sede alla Mecca, il principale luogo di culto sacro dell’islam, ed è l’istituzione con cui l’Arabia Saudita promuove l’islamizzazione del mondo intero, affidandone la gestione ad un proprio cittadino. C’è una foto che immortala la storica visita di Al-Issa all’ingresso di Auschwitz con alle spalle la scritta “Arbeit Macht Frei”, Il lavoro rende liberi. Al suo fianco c’è David Harris, Presidente dell’American Jewish Committee, la più antica associazione ebraica americana impegnata nella difesa degli ebrei e di Israele, che ha promosso l’evento. Si tratta della prima volta in assoluto che una personalità islamica e una delegazione islamica di tale livello rendono omaggio al luogo simbolo della Shoah. Le autorità islamiche hanno pregato, prostrandosi in direzione della Mecca, con alle spalle il monumento commemorativo dell’Olocausto degli ebrei. In un intervento Al-Issa ha detto: “Essere qui, tra i figli dei sopravvissuti dell’Olocausto e membri delle comunità ebraiche e islamiche, è sia un dovere sacro che un profondo onore”.

È del tutto evidente che l’iniziativa di Al-Issa fa parte di una più ampia strategia dell’Arabia Saudita volta sia ad accelerare lo sviluppo del Regno nell’era del post-petrolio, affidandosi agli Stati Uniti e all’Occidente, sia ad allacciare dei rapporti con Israele per consolidare un fronte militare contro l’Iran, il suo principale nemico nell’area del Golfo e in Medio Oriente.
Ma resta il fatto fondamentale e dirompente di una iniziativa che, su un piano più specificatamente religioso, sembra prendere le distanze da ciò che Allah prescrive nel Corano e da ciò che Maometto ha detto e ha fatto contro gli ebrei.

Il Corano è un testo che legittima la condanna a morte degli ebrei e dei cristiani:
«Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo e siano soggiogati». (9,29)
«Dicono i giudei: “Esdra è figlio di Allah”; e i nazareni dicono: “Il Messia è figlio di Allah”. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah (…)” (9, 30)
«O voi che credete, non sceglietevi per alleati i giudei e i nazareni, essi sono alleati gli uni degli altri. E chi li sceglie come alleati è uno di loro. In verità Allah non guida un popolo di ingiusti”. (5, 51)
Durante le cinque preghiere quotidiane obbligatorie, i musulmani ripetono per diciassette volte al giorno la “Fatiha”, la Sura Aprente del Corano, in cui condannano di miscredenza e come nemici dell’islam sia gli ebrei, indicati come “coloro che sono incorsi nella tua ira”, sia i cristiani indicati come “coloro che vagano nell’errore”.
Così come Maometto è stato personalmente l’artefice della strage della tribù ebraica dei Banu Qurayza nel 627 a Medina. Tra i 600 e i 900 ebrei maschi adulti furono decapitati e Maometto decapitò personalmente i capi della tribù ebraica dei Banu Qurayza. Le donne e i bambini furono rapiti, venduti e sfruttati come schiavi sessuali. Maometto definì gli ebrei “scimmie” e “maiali”.

Cari amici, mi chiedo se sia concepibile che la visita di Al-Issa ad Auschwitz, in aggiunta a significare la mano tesa ad Israele e agli ebrei di oggi, possa significare una presa di distanza dalla realtà profondamente antiebraica del Corano e di Maometto. Ebbene dobbiamo escludere categoricamente che un musulmano possa rinnegare il Corano e Maometto, a maggior ragione non lo potrebbero rinnegare i sauditi, il cui Re si considera orgogliosamente “Custode dei due principali luoghi di culto sacri dell’islam”, le Grandi Moschee della Mecca e di Medina.
Ecco perché si deve concludere che i sauditi e gli islamici a loro legati stanno mentendo. Non dimentichiamo che mentire ai “miscredenti”, intesi come tutti i non musulmani, è legittimato da Allah nel Corano ed è stato praticato da Maometto. Nel versetto 16,106 si legittima la “takiyya”, la dissimulazione: «Quanto a chi rinnega Allah dopo aver creduto - eccetto colui che ne sia costretto, mantenendo serenamente la fede in cuore - e a chi si lascia entrare in petto la miscredenza; su di loro è la collera di Allah e avranno un castigo terribile». Allah arriva al punto di legittimare al musulmano di rinnegare Allah stesso “se è costretto” per sconfiggere i miscredenti e far vincere la causa dell’islam.
Se gli islamici fossero sinceri nella loro denuncia dell’Olocausto degli ebrei perpetrato da Hitler, dovrebbero denunciare anche la strage degli ebrei perpetrata da Maometto. Ma non lo faranno mai perché significherebbe rinnegare l’islam.



Gino Quarelo
Magdi Allam, grazie mille e più mille per questo pezzo sintetico ed esemplare che ci riempie di ragionevoli e sensati argomenti contro il nazismo maomettano che è il male assoluto come quello hitleriano se non di più.
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Ricordare o negare gli ebrei morti e maltrattare quelli vivi

Messaggioda Berto » mer gen 29, 2020 11:25 am

Le lacrime di coccodrillo di chi in Europa piange gli ebrei morti della Shoà sterminati dai nazisti hitleriani ma che è ferocemente contro gli ebrei vivi di Israele perseguitati dai nazi maoemettani che li vorrebbero sterminare e che sono sempre solidali con i nazi maomettani contrari ad ogni piano di pace in Medioriente che hanno come unico fine della loro infernale guerra politico-religiosa la cacciata e lo sterminio degli ebrei e la distruzione di Israele.


Presentato a Washington il piano di pace dell’amministrazione Trump
Israele.net
(Da: Jerusalem Post, Times of Israel, 28.2.20)

https://www.israele.net/presentato-a-wa ... ithdoWI4pk

Due stati, capitale a Gerusalemme indivisa, insediamenti e confini di sicurezza per Israele, 50 miliardi di investimenti per i palestinesi

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha presentato martedì alla Casa Bianca, insieme al primo ministro Benjamin Netanyahu, la sua attesa proposta per un accordo di pace.

“Non siamo qui per dare lezioni, non siamo qui per dire agli altri come vivere, cosa fare, chi essere o come pregare. Siamo qui per offrire un partenariato basato su interessi e valori condivisi, per perseguire un futuro migliore per tutti noi”, ha detto Trump illustrando un piano che la Casa Bianca definisce “il più serio, realistico e dettagliato mai presentato, un piano che potrebbe rendere israeliani, palestinesi e la regione più sicuri e più prosperi”.

Il piano di pace darebbe a Israele il pieno controllo degli insediamenti e ne fisserebbe la capitale a Gerusalemme indivisa. Il piano prevede inoltre uno stato palestinese con la capitale nei quartieri est di Gerusalemme est.

Trump ha detto che, per la prima volta nella storia, il piano si basa su un’intesa con Israele riguardo a una mappa che stabilisca i confini per una soluzione a due stati. Durante la presentazione, Trump ha detto che la mappa illustra i “sacrifici territoriali che Israele è disposto a fare per la pace”. Trump ha aggiunto che il piano “più che raddoppia l’attuale territorio palestinese” e che “nessun palestinese né israeliano verrà sradicato dalla propria casa”. Ha poi spiegato che, sebbene sia previsto che Israele mantenga il controllo di Gerusalemme, sul Monte del Tempio rimarrà in vigore lo status quo e Israele collaborerà con la Giordania per garantire che tutti i musulmani, e “i fedeli di ogni fede”, che vogliono pregare sul Monte del Tempio/Haram al-Sharif possano farlo (oggi ebrei e cristiani possono visitare il Monte del Tempio, ma solo i musulmani vi possono pregare).

Trump ha affermato che, se i palestinesi decideranno di accettare il piano, nel nuovo stato palestinese verranno riversati circa 50 miliardi di dollari. “Ci sono molti paesi pronti a partecipare – ha detto Trump – Il tasso di povertà palestinese verrà dimezzato e il loro Pil raddoppiato o triplicato”. E ha aggiunto: “Il popolo palestinese ha diritto a una vita migliore, ad avere pace e prosperità e la possibilità di sviluppare il suo straordinario potenziale”.

Una delle “mappe concettuali” allegate al Piano Trump (clicca per ingrandire)

Il piano – che secondo Trump gode del sostegno sia di Netanyahu che del leader dell’opposizione israeliana Benny Gantz (un fatto che dimostra che “la pace trascende le differenze politiche in Israele”, ha detto il presidente Usa) – richiede che i palestinesi di riconoscano Israele come stato ebraico e accettino di risolvere al di fuori di Israele il problema dei profughi. “Se sono sinceramente disposti a fare la pace con lo stato ebraico – ha commentato Netanyahu – Israele sarà pronto a negoziare la pace sin da subito”. “Chiediamo ai palestinesi di rispondere alle sfide della convivenza pacifica” ha detto Trump: il che include leggi che garantiscano i diritti umani e la cessazione delle attività ostili di Hamas, Jihad Islamica e altri gruppi terroristici nonché della pratica di premiare economicamente i terroristi. Rivolgendo un appello al presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen, Trump ha detto che, se i palestinesi siederanno al tavolo negoziale, “noi saremo con voi in ogni fase del processo”. Il piano, ha detto Trump, “potrebbe essere l’ultima opportunità” per i palestinesi di ottenere uno stato indipendente. E ha continuato: “È giunto il momento che il mondo musulmano corregga l’errore commesso nel 1948 quando scelse di attaccare invece di riconoscere il nuovo stato d’Israele”.

Trump ha sottolineato che il passaggio alla soluzione a due stati non presenterà “nessun incremento dei rischi per la sicurezza di Israele: la pace richiede compromessi, ma non chiederemo mai a Israele di scendere a compromessi sulla sua sicurezza”.

Netanyahu nel suo discorso ha dichiarato di aver accettato di negoziare la pace con i palestinesi sulla base del piano di pace di Trump. Tra le varie ragioni a favore, il primo ministro israeliano ha sottolineato il fatto che questo piano “anziché sostenere solo a chiacchiere la sicurezza di Israele, riconosce che Israele deve esercitare la sua sovranità in luoghi che gli consentano di difendersi da sé. Per troppo tempo – ha aggiunto Netanyahu – il cuore stesso della Terra d’Israele è stato scandalosamente etichettato come territorio illegalmente occupato. Oggi, il presidente degli Stati Uniti smonta questa menzogna riconoscendo la sovranità di Israele su tutte le comunità ebraiche in Giudea e Samaria”.

Israele ha comunque convenuto che per quattro anni manterrà lo status quo in tutte le aree che il piano non designa come israeliane per dare la possibilità al negoziato di decollare. Allo stesso tempo, secondo il piano, Israele potrà applicare immediatamente la sovranità sulla strategica Valle del Giordano e su altre aree che il piano riconosce come israeliane.

Il testo della proposta Trump include anche un riferimento alla possibilità di scambi di territori che vedrebbero le città arabe israeliane nel cosiddetto “Triangolo”, a sud-est di Haifa, passare sotto controllo palestinese (una possibilità da tempo respinta dai rappresentati degli arabi israeliani). “Queste comunità – si legge nel piano – che in gran parte si identificano come palestinesi, erano originariamente destinate a passare sotto il controllo della Giordania durante i negoziati sulla Linea d’Armistizio del 1949, ma alla fine furono trattenute da Israele per ragioni militari che da allora si sono attenuate”. Pertanto il piano “contempla la possibilità che, con l’accordo delle parti, i confini di Israele vengano ridisegnati in modo tale che le comunità arabe del Triangolo diventino parte dello stato di Palestina”.

Circa il problema dei profughi palestinesi, il piano degli Stati Uniti esclude il cosiddetto “diritto al ritorno” affermando che “le proposte che prevedono che Israele accetti di accogliere i profughi palestinesi, o che promettono decine di miliardi di risarcimenti, non sono mai state realistiche”. Sottolineando che i profughi “sono stati trattati come pedine sull’ampia scacchiera del Medio Oriente”, il piano offre tre opzioni: assorbimento nello stato della Palestina, integrazione negli attuali paesi ospitanti (previo loro consenso), accettazione di 5.000 profughi all’anno per un massimo di 10 anni (50.000 in tutto) in singoli paesi membri dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica che accettassero di partecipare.


Annuncio. La pace di Trump per il Medio Oriente. I palestinesi dicono no
martedì 28 gennaio 2020

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/tr ... -palestina

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha presentato l'atteso piano di pace per il Medio Oriente sul quale sta lavorando da tre anni la sua amministrazione, in primis il genero Jared Kushner. Conta 80 pagine ed è "il più dettagliato" mai presentato finora, ha spiegato nella conferenza stampa, con accanto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. "Voglio - ha sottolineato Trump - che sia un grande accordo per i palestinesi, deve esserlo, è un'opportunità storica perché raggiungano un loro Stato, questa potrebbe essere l'ultima opportunità per loro".

Il piano prevede due Stati. Gerusalemme resta la capitale indivisa di Israele, ma la capitale della Palestina sarà Gerusalemme Est. Una prospettiva non scevra di ambiguità. Si tratta, ha insistito Trump, di "una soluzione realistica a due Stati", che includa un territorio "contiguo" per i palestinesi se rinunciano al terrorismo. "Questa mappa raddoppierà il territorio dei palestinesi, con un capitale a Gerusalemme Est, dove gli Usa apriranno orgogliosamente un'ambasciata". Trump ha aggiunto che "nessun palestinese sarà sradicato dalle sue case" ma che "ci saranno due capitali per due Stati". Gerusalemme è definita come "città aperta, che accoglie tutte le religioni". Lo Stato palestinese darà "demilitarizzato". La sicurezza dei confini sarà affidata a Israele, con i palestinesi che avranno forze di polizia per la gestione interna.

Ci saranno investimenti per 50 miliardi di dollari a favore dei palestinesi, progetto che occupa ben 30 delle 80 pagine del piano. "Basta finanziamenti al terrore, bisogna bloccare Hamas": questo l'appello rivolto ai palestinesi dal presidente Usa. "La gente in Medio Oriente, soprattutto i giovani, sono pronti per un futuro migliore".

Il piano di pace chiede 4 anni di congelamento degli insediamenti israeliani per dare tempo ai negoziati, raddoppiando i Territori palestinesi, e prevede la sovranità di Israele sulla Valle del Giordano e sulle colonie ebraiche in Cisgiordania, che l'Onu considera da 40 anni una violazione delle leggi internazionali. Netanyahu domenica chiederà al governo di votare l'annessione della Valle del Giordano e delle colonie ebraiche in Cisgiordania. È prevista la costruzione di un tunnel per collegare Cisgiordania e Gaza.

La sfida è quella della "coesistenza pacifica", ha sottolineato Trump, esortando i palestinesi a coglierla in vista di uno Stato indipendente: "Meritano una vita migliore" e questo piano è "vantaggioso per entrambi". Per averlo, però, dovranno sottostare a una serie di condizioni, tra le quali "porre fine alle attività maligne di Hamas e della Jihad Islamica, all'incitamento alla violenza contro Israele, e mettere fine in maniera permanente ai finanziamenti al terrorismo". "Non chiederemo mai a Israele di scendere a compromessi sulla sua sicurezza", ha scandito il presidente americano.

A delineare ancora meglio il quadro ci ha pensato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, presente alla Casa Bianca con la moglie Sarah, insieme a decine di ospiti, tra cui Jared Kushner e Ivanka Trump ma anche gli ambasciatori di Oman, Bahrein ed Emirati arabi uniti (questi ultimi hanno ignorato l'appello della dirigenza palestinese a non presentarsi in segno di protesta contro il progetto dell'amministrazione Usa).

Le risposte immediate non sembrano positive: la Lega araba terrà una riunione d'emergenza sabato, alla quale prenderà parte anche il presidente palestinese Abu Mazen.

Compatto per il no il fronte palestinese
Paradossalmente uno dei primi effetti è stato il compattamento del fronte palestinese, da Hamas all'Anp e alla Jihad, come non accadeva da anni. La leadership palestinese aveva interrotto i rapporti con Washington due anni fa, quando Trump riconobbe Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico. Da allora gli Usa hanno interrotto ogni finanziamento ai palestinesi. Il piano di pace "non passerà", ha affermato il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, al termine di un incontro con tutte le fazioni palestinesi, compreso il movimento islamista Hamas, che hanno tutte promesso di "resistere in tutti i modi". "Gerusalemme non è in vendita", ha scandito Abu Mazen.

Per Hamas il piano di Trump "è aggressivo e provocherà molta ira"; sono le parole del portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri secondo cui la parte del Piano che riguarda Gerusalemme "non ha senso". "Gerusalemme - ha proseguito - sarà sempre una terra per i palestinesi. I palestinesi fronteggeranno questo Piano e Gerusalemme resterà sempre terra palestinese".

Anche i coloni si schierano contro

Sull'altro fronte, anche il leader dei coloni israeliani si è schierato contro, sostenendo che la creazione di uno Stato palestinese è una minaccia per l'esistenza di Israele. "Non possiamo acconsentire a un piano che includa la formazione di uno Stato palestinese che costituirà una minaccia per lo Stato d'Israele e una minaccia più grande nel futuro", ha affermato David Alhayani, leader dello Yesha Council, esortando il premier Benjamin Netanyahu a respingere il piano. "Sono pronto a rinunciare alla sovranità sulla Valle del Giordano in cambio della promessa di non ci sarà uno Stato palestinese. Dobbiamo fermare questo adesso", ha aggiunto.

L'Esercito si mobilita nella Valle del Giordano

L'Esercito israeliano intanto ha rafforzato la sua presenza nella Valle del Giordano, zona strategica della Cisgiordania occupata, poche prima dell'annuncio del piano per la pace in Medio Oriente. "A seguito di una valutazione della situazione da parte delle Forze armate israeliane, è stato deciso di schierare rinforzi nella Valle del Giordano con truppe di fanteria", ha dichiarato l'Esercito in una nota.

L'Iran: è il tradimento del secolo

Il piano di Trump è "destinato al fallimento". Così l'Iran boccia senza appello la proposta del presidente americano. "Il vergognoso piano americano imposto ai palestinesi è il tradimento del secolo ed è destinato al fallimento", afferma il ministero degli Esteri in un comunicato. Sulla stessa linea gli alleati sciiti libanesi di Teheran, Hezbollah, secondo cui il piano Trump è "un tentativo di eliminare i diritti del popolo palestinese".



IMAM PALLAVICINI
29 gennaio 2020

https://www.shalom.it/blog/mondo/imam-p ... UiJwf2EibY

È ''lodevole il fatto che gli Stati Uniti cerchino di mettere le parti'' coinvolte nel conflitto israelo-palestinese ''attorno a un tavolo per il dialogo'' e che il presidente americano Donald Trump voglia ''onorare i palestinesi concedendo una opportunità per la pace nella regione''. Così l'imam Yahya Pallavicini, presidente della Comunità religiosa islamica d'Italia (Coreis), ha commentato con Aki - Adnkronos International il piano presentato ieri da Trump per il Medioriente. ''Non sarà facile'', prosegue Pallavicini, sottolineando come ''c'è molto lavoro da fare sia da parte palestinese, sia da parte israeliana''. In particolare, ha detto, ''la parte palestinese deve riorganizzare la sua amministrazione'' e ''deve prescindere totalmente da Hamas''. Il movimento islamico palestinese, che dal 2006 controlla la Striscia di Gaza, ''non può partecipare ai negoziati per la sua ideologia armata'', ha aggiunto Pallavicini, mettendo in luce come quella illustrata da Trump sia ''una pista diplomatica netta e interessante che va considerata''. ''Noi speriamo nel dialogo e nelle azioni diplomatiche'', ha aggiunto, sottolineando l'importanza che vengano riconosciuti ''i diritti dei palestinesi'' e che ''i negoziati portino alla cessazione del terrorismo e della guerriglia''. Importante, ha detto Pallavicini, il fatto che il piano preveda ''la creazione di due Stati''. È necessario, ha quindi sottolineato, che ''entrambe le parti lavorino con lungimiranza per la pace''. E che colgano quella che l'imam ha definito come ''un'azione diplomatica che non ci si aspettava da Trump, considerati i suoi slogan, la sua politica sovranista e il disinteresse che aveva manifestato per il Medioriente''. (Brt/Adnkronos)
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Ricordare o negare gli ebrei morti e maltrattare quelli vivi

Messaggioda Berto » sab mag 30, 2020 7:31 am

Che questo prete assomigli a quest'altro di Messina?

Il prete infame antisemita nella versione antisionista/antisraeliana


MESSINA: "QUI ABITA UN GIUDEO, GESU' DI BETLEMME". LA PROVOCAZIONE DI PADRE SCALIA CONTRO LA SCRITTA ANTISEMITA COMPARSA A MONDOVI'
26 gennaio 2020
Di Enrico Di Giacomo

http://www.stampalibera.it/2020/01/26/m ... G9wGQhWEfM

“Qui abita un Giudeo, Gesù di Betlemme di Giudea“. E a seguire le parole “Juden hier“, qui abita un ebreo appunto, e una stella di David come quelle usate dai nazisti per identificare gli ebrei.

E’ con questo manifesto esposto davanti alla Chiesa di S. Maria della Scala PP. Gesuiti che il gesuita Padre Felice Scalia, ha voluto esprimere il profondo sdegno e denunciare la gravità del gesto per la vergognosa scritta antisemita comparsa due giorni fa a Mondovì, in provincia di Cuneo. Sulla porta dell’abitazione di Lidia Beccaria Rolfi, morta nel 1996, staffetta partigiana, deportata a Ravensbruck come politica, ma testimone dell’Olocausto, qualcuno ha pensato di vergare le parole “Juden hier”, qui abita un ebreo, e una stella di David.

Una frase che riecheggia quelle usate dai nazisti durante i rastrellamenti, in Italia quanto in Germania, per deportare gli ebrei.

“Noi cattolici, o comunque occidentali, che abbiamo perseguitato gli ebrei – precisa padre Scalia – abbiamo dimenticato che nelle chiese abita un Ebreo, che noi dobbiamo molto agli ebrei: dobbiamo la Legge e Gesù stesso di “razza” e religione ebraica. Ciò che i per trascurati cristiano-fascisti è un insulto, per i cristiani dovrebbe essere un merito, una ricchezza. Per protestare contro questa falsificazione della verità, in ogni chiesa si dovrebbe scrivere “Qui abita un Ebreo”. Oppure: “Qui, un ebreo e amici degli degli ebrei, nostri Padri nella fede.”

“Hitler, Mussolini ed i loro seguaci non sono antiebraici ma semplicemente razzisti, affamati di potere e dunque di menzogne. Con questo – conclude il gesuita – non confondo il popolo ebraico con i suoi attuali capi politici. Tanti di quelli sono stati sionisti e dunque, alla fine, razzisti”.

CHI È PADRE FELICE SCALIA

Padre Felice Scalia è gesuita dal 1947. Laureato in filosofia, teologia e scienze dell’educazione, ha insegnato alla facoltà teologica dell’Italia Meridionale e poi all’Istituto Superiore di Scienze Umane e Religiose di Messina. Collabora con Presbyteri, Horeb, Rivista del clero, Vita consacrata, Spirito e Vita e Vita Pastorale.

Ha pubblicato, tra gli altri, Il Cristo degli uomini liberi, edizioni La Meridiana, Molfetta 2010, Teologia scomoda. Il caso Sobrino, edizioni La Meridiana, Molfetta 2008, Alternativi e poveri. La vita consacrata nel postmoderno, Paoline Editoriale Libri, 2006, Eucaristia. Tenerezza e sogno di Dio, Paoline Editoriale Libri, 2002 (con Giuseppe Agostino e Giorgio Campanini), Le relazioni nella Chiesa. Per una comunità «a più voci», Ancora, 1998.




Il prete infame antisemita nella versione antisionista/antisraeliana:

Prima scrive:
MESSINA: "QUI ABITA UN GIUDEO, GESU' DI BETLEMME". LA PROVOCAZIONE DI PADRE SCALIA CONTRO LA SCRITTA ANTISEMITA COMPARSA A MONDOVI'

Poi scrive:
“Hitler, Mussolini ed i loro seguaci non sono antiebraici ma semplicemente razzisti, affamati di potere e dunque di menzogne. Con questo – conclude il gesuita – non confondo il popolo ebraico con i suoi attuali capi politici. Tanti di quelli sono stati sionisti e dunque, alla fine, razzisti”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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