Bergoglio l'antisemita occulto e Gerusalemme

Re: Bergoglio l'antisemita occulto e Gerusalemme

Messaggioda Berto » gio apr 11, 2019 10:47 am

Mattarella come Bergoglio, mente e nega agli ebrei quello che è loro.



Mattarella, “Gerusalemme appartiene a Cristianesimo, Ebraismo e Islam …”
10 aprile 2019

http://www.italiaisraeletoday.it/mattar ... hMiomSpqdU

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Re Abdullah II di Giordania durante la visita ufficiale nel Regno Hascemita di Giordania ad Amman, 10 aprile 2019. ANSA/Francesco Ammendola - Ufficio Stampa e Comunicazione della Presidenza della Repubblica EDITORIAL USE ONLY NO SALES

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Re Abdullah II di Giordania durante la visita ufficiale nel Regno Hascemita

“L’aver affidato alla dinastia Hashemita il ruolo di Custode di Gerusalemme è stata una scelta saggia perché Gerusalemme é una città universale, che appartiene alle tre grandi religioni monoteiste, Cristianesimo, Ebraismo e Islam, e bisogna tenere conto di questa particolare specificità”. Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontrando ad Amman il re Abdullah II nella sua secondo giornata della visita in Giordania.

L’Italia, come tutta l’Unione europea – ha detto poi Mattarella nel suo colloquio con il sovrano giordano, sostiene la risoluzione “due popoli due Stati”, e in base a questa risoluzione “non saranno accettate mutazioni dei confini o territoriali unilaterali”, che non siano quindi concordate tra le parti.

Il presidente della Repubblica ha aggiunto che il “dialogo” è l’unica possibilità per risolvere i problemi in Medio Oriente e nel resto del mondo. “Abbiamo grande considerazione – ha detto Mattarella – per il Regno di Giordania che è un punto di riferimento fondamentale per la linea di dialogo che è l’unica chiave per risolvere i problemi in Medio oriente”.


Mattarella in Giordania: "Gerusalemme è delle tre religioni monoteiste. No a modifiche unilaterali dei confini"
Il capo dello Stato da Amman, dove ha incontrato re Abdullah II, pronuncia un discorso sul dialogo in Medio Oriente proprio mentre arriva la conferma della vittoria di Netanyahu in Israele
CONCETTO VECCHIO
10 aprile 2019

https://www.repubblica.it/politica/2019 ... -223717893

AMMAN. "L'Italia, come tutta l'Unione europea, sostiene la risoluzione "due popoli, due Stati", e pertanto "non saranno accettate mutazioni dei confini territoriali unilaterali", che non siano quindi concordate tra le parti.

Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un colloquio ad Amman con re Abdullah II. Il Capo dello Stato ha parlato dalla Giordania mentre arrivava la conferma della vittoria di Netanyahu in Israele, che soltanto pochi giorni fa aveva promesso: "In caso di vittoria annetteremo la Cisgiordania". Ed è a questa minaccia che il Capo dello Stato si riferiva. Per Mattarella è importante che il processo di pace comprenda anche i palestinesi, a cui augura di ritrovare l'unità interna.

Dall'incontro, avvenuto stamane al palazzo reale, dove Mattarella e la figlia Laura sono stati accolti dal re e dalla regina Rania, è filtrata anche la posizione della Giordania sul voto in Israele. Ad Amman si fa largo la convinzione che Netanyahu formerà un governo più a destra di quello uscente. "L'aver affidato alla dinastia hashemita il ruolo di custode di Gerusalemme è stata una scelta saggia perché Gerusalemme è una città universale, che è delle tre grandi religioni monoteiste, cristianesimo, ebraismo e islam, e bisogna tenere conto di questa particolare specificità", ha aggiunto il Presidente Mattarella.

Non è una visita formale. L'Italia considera la Giordania "un'architrave di saggezza" indispensabile nelle dinamiche mediorientali. Un cuscinetto in un'area di tensioni. In più si tratta di un Paese solidale, che ospita tre milioni di profughi, molti dei quali vorrebbero venire in Europa. Il ministro degli esteri Enzo Milanesi Moavero ha detto che "la questione della pace in Medio Oriente è una questione di sicurezza nazionale" per l'Italia. "La nostra collaborazione bilaterale è intensa e la dobbiamo accrescere ulteriormente in tutti i campi dalla sicurezza all'economia, alla cultura", ha aggiunto Mattarella.

In questa chiave vanno letti gli aiuti alla Giordania. "Sono lieto - ha annunciato Mattarella - che la cooperazione italiana abbia nei giorni scorsi definito ulteriori aiuti di 85 milioni per l'istruzione in Giordania". C'è poi un ulteriore contributo di due milioni per il campo di Zaatari: un progetto per la salute mentale dell'Oms e un laboratorio di sartoria per donne in difficoltà, gestito dall'associazione Un Women. Un milione, infine, per dei restauri di Petra. "Credo che la Giordania abbia diritto a un accrescimento della solidarietà della comunità internazionale e della Unione Europea per l'attività che sta svolgendo di grande valore umanitario" ha detto Mattarella.

Alberto Pento
Alla Giordania non fu affidata Gerusalemme. l'intera città, ma con la Risoluzione ONU 181 del 29/11 47 le fu affidata solo la custodia dei luoghi santi di Gerusalemme Est, onere che la Giordania non seppe onorevolmente mantenere poiché durante la sua custodia questi luoghi furono difatto seguestrati dai giordani-maomettani e palestinesi e agli ebrei furono vietati i loro luoghi santi compreso il Muro del Pianto.


Giulio Meotti

https://www.facebook.com/zio.Ferdinando ... 2903571514
Brutto intervento del nostro presidente Mattarella, il quale ha appena detto che Gerusalemme è "delle tre religioni monoteiste". Perché delle tre religioni Gerusalemme lo è soltanto dal 1967, mentre prima che Israele la unificasse in una guerra di autodifesa in cui il mondo islamico provò a buttarlo a mare gli ebrei nella Gerusalemme vecchia non potevano metterci piede. Mattarella lo ha detto dalla Giordania e dovrebbe sapere, e se non lo sa glielo ricordo io, che fu proprio la Giordania a ripulire Gerusalemme da ogni singolo ebreo. Dal 1948 al 1967, Gerusalemme divisa, non soltanto agli ebrei fu negato l’accesso a quel Muro occidentale che per duemila anni era stata l’unica traccia della millenaria presenza ebraica in quella terra. Non soltanto le tombe e le sinagoghe ebraiche furono distrutte, come il cimitero ebraico sul Monte degli Ulivi e la sinagoga Hurva. Per la prima volta in mille anni non rimase un solo ebreo o sinagoga nella Città vecchia. Gerusalemme divenne una città islamica, a proposito di “modifiche unilaterali dei confini”. Quindi, gentile presidente Mattarella, thanks but no thanks. Gerusalemme sta bene com’è, aperta a tutte le fedi ma sotto controllo israeliano.




???
Tutelare i Luoghi Santi di Gerusalemme, priorità per Amman
Christophe Lafontaine
20 giugno 2017

http://www.terrasanta.net/tsx/lang/it/p ... -Giordania

Nei giorni scorsi, durante due incontri pubblici ad Amman e a Parigi, re Abdallah di Giordania ha ribadito il suo impegno nel difendere i luoghi santi cristiani e musulmani di Gerusalemme.

Il re di Giordania, Abdallah II, continuerà a proteggere i santuari della Città Santa di Gerusalemme, musulmani e cristiani. Il sovrano ashemita ha ribadito che per lui si tratta di una priorità, che intende perseguire «lavorando in collaborazione con la comunità internazionale», come riferiscono i media giordani a margine di un incontro svoltosi domenica 18 giugno al palazzo reale di Amman, dove il monarca ha ricevuto una delegazione di dignitari religiosi – cristiani e musulmani – giunti da Gerusalemme.

Secondo i resoconti dei media, il re ha sottolineato la necessità di mantenere lo statuto giuridico e storico di Gerusalemme, rimarcando il rifiuto giordano verso ogni misura unilaterale che intenda modificare l’identità della città e dei suoi Luoghi Santi. Primo capo di Stato arabo ad essere ricevuto dal nuovo presidente francese Emmanuel Macron, re Abdallah era a Parigi ieri sera per una cena di lavoro con l’inquilino dell’Eliseo con il quale ha parlato della guerra in Siria e in Iraq, Paesi con i quali la Giordania confina. Macron ha colto l’occasione per dichiarare che Parigi e Amman condividono «un medesimo attaccamento al mantenimento dello status quo sui luoghi santi di

Va sottolineato che dal momento dell’annessione di Gerusalemme Est da parte di Israele, nella Guerra dei sei giorni del 1967, un accordo prevede che i visitatori non musulmani – ebrei o cristiani – abbiano il diritto di recarsi sulla Spianata delle Moschee, ma non di pregarvi. All’atto della firma del trattato di pace con re Hussein nel 1994 (gli Accordi Wadi Araba), lo Stato ebraico confermò le funzioni della fondazione che amministra i luoghi santi musulmani di Gerusalemme (Waqf) e riconobbe al Regno di Giordania il ruolo di garante dei luoghi santi musulmani nei futuri negoziati di pace israelo-palestinesi. Da parte sua, l’Autorità Nazionale Palestinese ha riconosciuto ufficialmente a re Abdallah il ruolo di protettore dei luoghi santi musulmani e cristiani di Gerusalemme con un accordo del 31 marzo 2013.

Della delegazione ricevuta domenica scorsa dal monarca ashemita – presente il principe Ghazi bin Muhammad, cugino del re e suo consigliere per gli affari religiosi – facevano parte anche mons. William Shomali, vicario per la Giordania del patriarcato latino di Gerusalemme e lo sceicco Abdul Azim Salhab, capo della fondazione dei beni religiosi (musulmani) di Gerusalemme. L’udienza ha anche permesso di ringraziare re Abdallah per il contributo personale che ha inviato per i restauri dell’edicola del Santo Sepolcro, terminati nel marzo scorso.

Durante l’incontro il sovrano ha ribadito che solo la nascita di uno Stato palestinese indipendente - e con capitale Gerusalemme Est – rispettando le “frontiere” del 1967 potrà veramente «garantire il superamento dei conflitti che tormentano l’area». Prima di concludere la riunione con l’iftar, la cena in comune con cui i musulmani rompono il digiuno diurno obbligatorio durante il mese di Ramadan, re Abdallah ha ricordato la necessità di lanciare dei negoziati di pace seri ed efficaci per conseguire l’obiettivo dei due Stati, fianco a fianco.

La stampa ha riportato che il monarca si è mostrato fiducioso rispetto all’impegno preso dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump di lavorare per la pace tra palestinesi e israeliani. In questo contesto «la Giordania farà quanto possibile per sostenere gli sforzi del presidente Trump per il raggiungimento di una pace duratura». Abdallah II ha salutato con soddisfazione la decisione di Trump di non trasferire l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. Cosa che, secondo il re, dimostra la sua serietà e il suo impegno per il raggiungimento di un accordo che metta fine al conflitto tra israeliani e palestinesi.


Gerusalemme santa e contesa
Paolo Pieraccini
maggio-giugno 2014
http://www.terrasanta.net/tsx/showPage. ... umber=6571

L’odierna questione di Gerusalemme nasce dalla mancata applicazione della risoluzione Onu 181 (29 novembre 1947), che oltre alla spartizione della Palestina contemplava l’internazionalizzazione territoriale della città (corpus separatum). Nel corso del conflitto arabo-israeliano che ne seguì, la parte occidentale fu occupata dallo Stato ebraico e quella orientale – compresa la città vecchia coi suoi Luoghi Santi – dalla Giordania. Gli accordi di armistizio dell’apri­le del 1949 consolidarono la spartizione di fatto, non riconosciuta dalla comunità internazionale. A niente valsero gli sforzi diplomatici della Santa Sede affinché in sede Onu fosse ribadito il principio dell’internazionalizzazione, unico strumento giuridico ritenuto in grado di tutelare gli interessi spirituali del cattolicesimo.

Nel corso della guerra dei Sei giorni (giugno 1967) Israele occupò anche la parte orientale della città realizzandone l’annessione, in virtù del significato storico e religioso che rivestiva per il popolo ebraico. I confini municipali vennero allargati a includere la maggior quantità di territorio, escludendo al contempo quanti più abitanti arabi possibile. Il controllo del Haram al-Sharif (la Spianata delle moschee, o Monte del Tempio per gli ebrei) venne però lasciato ai musulmani. L’Onu domandò a più riprese la revoca dei provvedimenti adottati per alterare lo status di Gerusalemme, sentendosi ogni volta rispondere che la città era stata il fulcro della fede e del nazionalismo ebraico per tremila anni. Era perciò inconcepibile dividerla di nuovo, anche perché l’amministrazione dei Luoghi Santi era stata lasciata alle rispettive comunità religiose.

Di fronte alla determinazione israeliana a mantenere questa sua conquista, alla disfatta degli eserciti arabi che rendeva improbabile un ritorno alla situazione precedente e al disinteresse della comunità internazionale e di gran parte delle Chiese cristiane per l’applicazione del corpus separatum,anche la Santa Sede si risolse ad abbandonare quella formula. Essa iniziò a domandare a chiunque si fosse trovato ad esercitare la sovranità su Gerusalemme di aderire «a uno statuto speciale internazionalmente garantito» per ciò che riguardava «la tutela dei massimi valori religiosi e culturali» della città, necessario per tutelarne il carattere unico e irripetibile. Le garanzie di carattere internazionale avrebbero dovuto essere applicate alla parte più antica, dov’erano concentrati i più importanti Luoghi Santi. Esse non avrebbero dovuto limitarsi alla semplice extraterritorialità dei santuari, ma avrebbero dovuto pre­servare e valorizzare l’identità e la sacralità di Gerusalemme in tutti i suoi aspetti.

Fallimento degli accordi di pace. La Santa Sede ha continuato a mantenere questa posizione fino ai nostri giorni. Nel frattempo la questione di Gerusalemme ha conosciuto notevoli sviluppi: il 13 settembre 1993 fu firmato un accordo quadro israelo-palestinese che procrastinava le decisioni sui problemi più difficili, tra i quali quello di Gerusalemme. Nel contesto di una sistemazione definitiva del conflitto però, per la prima volta Israele accettava di negoziare il futuro della città. Iniziarono a fiorire i progetti di risoluzione. Uno dei modelli più discussi fu quello della «sovranità congiunta», secondo il quale Gerusalemme dovrebbe rimanere unita, con ambedue gli Stati chiamati ad esercitarvi il potere. Essa sarebbe amministrata da un solo consiglio municipale, eletto da tutti i residenti e composto da israeliani e palestinesi. Un altro progetto molto dibattuto fu quello della «sovranità condivisa», basato su una divisione funzionale di Gerusalemme in due municipalità. Le varie aree della città – destinata a rimanere fisicamente unita – sarebbero divise in un numero di zone funzionali. In alcuni casi i due popoli condividerebbero il potere, mentre in altri governerebbero separatamente. Un ulteriore modello oggetto di dibattito fu quello della «sovranità distribuita», secondo il quale all’interno di una città unita si dovrebbe realizzare una divisione della sovranità tra i due popoli, sulla base di precise linee territoriali. Due distinte municipalità eserciterebbero il massimo livello di separazione dell’autorità ed avrebbero il completo controllo del rispettivo settore.

Dalla metà del 1996 il processo di pace conobbe gravi difficoltà. Solo dopo la vittoria alle elezioni israeliane del laburista Ehud Barak (17 maggio 1999) i colloqui ripresero spediti. A metà del 2000 Barak decise di abbandonare la formula gradualista stabilita nel 1993, per raggiungere subito un accordo definitivo su tutte le questioni. Le parti, riunite a Camp David (11-25 luglio), discussero tra l’altro una proposta israeliana per Gerusalemme: lo Stato ebraico avrebbe esercitato la sovranità sull’intera Gerusalemme est e i palestinesi avrebbero ottenuto l’«autonomia amministrativa» sui loro quartieri, oltre al diritto di «custodia» del Haram al-Sharif. Di fronte al rifiuto dei palestinesi, la delegazione statunitense propose loro completa sovranità sulle aree meno prossime alla città vecchia e sulla superficie del Haram al-Sharif. Nemmeno questa proposta fu accettata da Arafat, secondo il quale il mondo musulmano non avrebbe mai tollerato che fossero cedute a Israele porzioni di sovranità sul terzo luogo santo dell’Islam (allo Stato ebraico sarebbe stata concessa l’autorità sul sottosuolo di quel luogo sacro).

Nonostante la sanguinosa rivolta palestinese che ne seguì, il 23 dicembre il presidente statunitense Bill Clinton riuscì a portare di nuovo le parti al tavolo delle trattative. Egli formulò innovative proposte su Gerusalemme, nella speranza di ottenere la definitiva rinuncia di Arafat al ritorno dei profughi: piena sovranità palestinese su tutti i quartieri arabi e israeliana su quelli ebraici (il che significava l’annessione degli insediamenti costruiti illegalmente nella parte orientale a partire dal 1967). Nella città vecchia, Israele avrebbe ottenuto la sovranità sul quartiere ebraico e su parte di quello armeno. Sui Luoghi Santi delle due religioni Clinton formulò due proposte: una assegnava ai palestinesi la sovranità sulla superficie del Haram e agli israeliani sull’intero Muro Occidentale. La seconda limitava la sovranità israeliana al Muro del Pianto e prevedeva sovranità condivisa sul Haram e sullo spazio «sotto il monte e dietro il muro». In ambedue i casi sarebbe stata necessaria un’«approvazione congiunta» per intraprendere scavi archeologici.

I palestinesi avanzarono obiezioni all’insieme della proposta: innanzitutto l’inclusione nello Stato ebraico di ampie aree ancora non colonizzate attorno a Gerusalemme e Betlemme avrebbe distrutto la continuità territoriale dello Stato palestinese, impedendone lo sviluppo. Inoltre, il concetto clintoniano della «massima contiguità» tra i vari quartieri non poteva essere messo in pratica. Quelli palestinesi, infatti, rimanevano separati l’uno dall’altro – oltre che dal resto della Palestina – a causa della presenza degli innumerevoli insediamenti che circondavano la città, i quali contenevano ormai oltre duecentomila coloni.

Un ultimo tentativo di raggiungere un accordo fu effettuato a Taba nel gennaio successivo. Ancora una volta, lo scoglio più difficile si dimostrò quello dei Luoghi Santi. Gli israeliani presentarono allora l’interessante proposta del «bacino sacro»; un’area che racchiudeva i più importanti santuari delle tre religioni monoteistiche, da sottoporre a un regime internazionale o a una sovranità congiunta. Essa avrebbe dovuto includere la città vecchia, l’area archeologica a sud-ovest della spianata, l’Ophel, la valle del Cedron, il monte degli Ulivi con l’antico cimitero ebraico, il monte Sion e la cittadella di David. Il piano era eccellente sotto molti aspetti, non ultimo perché includeva molti importanti santuari cristiani situati fuori le mura, della cui salvaguardia le precedenti proposte di pacenon si erano mai interessate. Il 27 gennaio 2001 gli israeliani, a dieci giorni dalle elezioni politiche, ritennero necessario porre temporaneamente fine alle discussioni. Dopo la vittoria di Ariel Sharon, l’intifada aumentò ulteriormente di tono e i colloqui non furono ripresi. Nonostante ciò, la diplomazia occidentale, autorevoli personalità della società civile palestinese e israeliana e perfino alcuni stati arabi elaborarono nuovi progetti di pace. A fine febbraio 2002 il principe ereditario saudita Abdullah avanzò ufficialmente una nuova proposta (a tutt'oggi sul tappeto): tutti i Paesi arabi avrebbero allacciato relazioni diplomatiche con lo Stato d’Israele, qualora quest’ultimo si fosse ritirato entro i confini del giugno 1967e avesse accettato di condividere la sovranità su Gerusalemme.

L'iniziativa di Ginevra. Nel giugno 2002 il governo Sharon approvò il progetto di una barriera di sicurezza tra Stato ebraico e Cisgiordania, presentata come una necessità per difendere la popolazione israeliana contro il terrorismo palestinese. I mesi successivi furono caratterizzati da un circolo vizioso di azioni e controreazioni sempre più efferate. In questo contesto fu resa nota un’iniziativa di pace condotta da autorevoli personalità israeliane e palestinesi. Esse avevano continuato in segreto i negoziati per colmare le differenze rimaste a Taba, entrando nei dettagli di un accordo definitivo: Gerusalemme sarebbe divenuta capitale dei due Stati, con sovranità spartita attraverso l’assegnazione dei quartieri ebraici a Israele e di quelli musulmani e cristiani allo stato di Palestina. Le parti si sarebbero impegnate a garantire libertà di accesso e di culto ai Luoghi Santi, a rispettare il significato universale, storico, religioso, spirituale e culturale della città e le consuetudini tradizionali delle differenti denominazioni religiose. Un organismo inter-confessionale formato da rappresentanti delle tre religioni monoteistiche avrebbe promosso il dialogo e svolto funzioni consultive sulle questioni riguardanti il significato religioso della città. Le rispettive municipalità avrebbero formato una Commissione per il coordinamento e lo sviluppo di Gerusalemme (Ccsg) composta da palestinesi e israeliani, a cui sarebbero state affidate funzioni come il coordinamento delle infrastrutture e dei servizi e la promozione dello sviluppo economico della città.

Israele avrebbe potuto esercitare la sovranità su quasi tutti gli insediamenti costruiti a Gerusalemme est dopo il 1967. Anche le colonie situate fuori dai confini municipali sarebbero state annesse allo Stato ebraico, andando a costituire la cosiddetta «Grande Gerusalemme» ebraica. In cambio dell’annessione di questi insediamenti (il 2,5 per cento di territorio occupato nel 1967), ai palestinesi sarebbe stata ceduta una superficie equivalente di territorio israeliano. Per salvaguardare i beni culturali dichiarati Patrimonio dell’umanità in città vecchia, le parti avrebbero agito secondo le direttive dell’Unesco. A questo scopo, un Gruppo di attuazione e verifica (Gav) avrebbe avuto libero accesso ai siti, ai documenti e alle altre informazioni connesse all’adempimento di questa funzione. Il Gav avrebbe creato una Unità di polizia per la città vecchia, la cui funzione sarebbe stata addestrare, collegare, coordinare e assistere le forze di sicurezza palestinesi e israeliane destinate a svolgere le funzioni di polizia necessarie a «sciogliere possibili tensioni locali». Gli spostamenti all’interno della città vecchia sarebbero stati «liberi e senza impedimenti». I punti di accesso e di uscita sarebbero stati controllati dalle autorità dello Stato destinato a esercitarvi la sovranità, assistite da membri della polizia. I controlli agli ingressi dell’area avrebbero facilitato la libertà di movimento e assicurato la sicurezza all’interno dell’area.

Israele avrebbe esercitato la sovranità sul Muro del Pianto e sul quartiere ebraico e lo Stato di Palestina quella sul Haram al-Sharif e sugli altri tre quartieri (compreso quello armeno nella sua interezza). I palestinesi avrebbero riconosciuto la sacralità e il particolare significato religioso e culturale che l’Haram (o Monte del Tempio) rappresentava per il popolo ebraico. Ciò avrebbe comportato alcune limitazioni alla loro sovranità (in particolare, sarebbe stato possibile edificare o effettuare scavi solo previo consenso israeliano). Sarebbe stato conservato il diritto di accesso per tutti i fedeli e mantenuto il divieto di culto per ebrei e cristiani. La responsabilità per la sicurezza sarebbe spettata allo Stato di Palestina.

Gli sviluppi recenti. Questa proposta continua a costituire una delle più dettagliate e realistiche finora varate. Essa però non poté essere adottata, visto l’ulteriore intensificarsi della rivolta palestinese, l’ostilità degli Stati Uniti e lo scarso interesse mostrato dall’Onu e dall’Unione Europea, che non vollero discostarsi dal piano di pace graduale che avevano recentemente elaborato assieme a russi e americani. Infine, anche Arafat rifiutò di sostenerla, visto che l’iniziativa era stata rigettata dal governo Sharon e che la controparte era formata da esponenti della società civile israeliana privi di avallo governativo.

Nel 2008, in occasione della momentanea ripresa dei colloqui di pace, il primo ministro Ehud Olmert fece tesoro di molte delle proposte elaborate dall’amministrazione Clinton nel dicembre 2000 e di quelle maturate successivamente a Taba e a Ginevra: la città sarebbe stata spartita tra arabi ed ebrei e trasformata nella capitale dei due Stati, mentre il «bacino sacro» sarebbe stato affidato a un’amministrazione internazionale. Il successivo governo, guidato da Benjamin Netanyahu, non solo ha proseguito con scarsa convinzione i colloqui, ma ha ulteriormente accelerato la colonizzazione della parte est di Gerusalemme. Dal 1967, oltre un terzo dell’area orientale della città è stata espropriata per edificarvi insediamenti israeliani. Se l’attività di colonizzazione continuerà al ritmo attuale finirà per rendere impossibile qualsiasi compromesso. I mutamenti urbanistici e demografici saranno infatti molto difficili da rimettere in discussione. Ciò renderà impossibile applicare il principio clintoniano della sovranità israeliana sui quartieri ebraici e palestinese su quelli arabi, divenuto nel frattempo ancor più iniquo per questi ultimi.

A lungo termine, questa politica sembra poco conveniente per lo Stato ebraico. Oltre a esacerbare gli animi dei palestinesi, essa creerà attriti con la comunità internazionale, la quale continuerà a disconoscere la pretesa di Israele di trasformare l’intera città nella sua «capitale eterna». Considerando che Gerusalemme rimane il nodo più sensibile e difficile del conflitto, solo il riconoscimento delle aspirazioni politiche e religiose palestinesi renderà possibile un accordo di pace definitivo. In tal modo, tra l’altro, gran parte del territorio occupato a Gerusalemme tra il 1948 e il 1967 verrebbe riconosciuto dalla comunità internazionale quale capitale politica d’Israele, in quanto frutto di uno specifico trattato firmato con la controparte palestinese.

(* Ufficio storico della Custodia di Terra Santa)


METTIAMO I PUNTINI SULLE I

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 0061562298

Caro Mattarella, Gerusalemme è prima di tutto ebraica visto che, roccia su roccia del deserto, l'hanno costruita (XIII sec. a.C.) con le loro manine gli ebrei poi, solo poi, sono arrivati come conquistatori i Romani, poi è nato il Cristianesimo (1300 anni dopo) e poi, molto poi, sono arrivati come conquistatori e coloni gli Arabo-Islamici dalla Penisola Arabica (2000 anni dopo).

Secondo, Gerusalemme finché è stata ebraica/israeliana è sempre stata aperta a tutte le nuove religioni monoteiste fino all'occupazione illegale della Giordania nel '48 quando, occupata con la guerra contro il neo-stato ebraico, fu interdetta agli ebrei e in parte ai cristiani.

Terzo, grazie alla vittoria di Israele nella guerra del '67, quando fu attaccato da Rep. Araba Unità, Siria, Giordania, Iraq ed Egitto, Gerusalemme fu liberata dall'occupazione illegale Giordana e finalmente, dopo 18 anni, tutte e tre le religioni ebbero nuovamente la libertà di professarvici i propri credo.

Gerusalemme è in primis degli ebrei ma è anche diventata poi, per diversi e drammatici motivi, cristiana e musulmana.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Bergoglio l'antisemita occulto e Gerusalemme

Messaggioda Berto » dom feb 05, 2023 4:16 am

Quando terroristi armati muoiono in uno scontro a fuoco coi militari giunti ad arrestarli e fedeli ebrei vengono assassinati davanti a una sinagoga, non c’è nessuna “spirale” di violenza: ci sono vittime e carnefici.
Seth J. Frantzman, Israele. Net
30 gennaio 2023

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... hgmswe4s4l

La strage di ebrei israeliani avvenuta venerdì sera ha suscitato la consueta ondata di condanne unita all’usuale tendenza a disumanizzare le vittime dipingendole come parte di una fantomatica “spirale di violenza” o genericamente vittime di un “conflitto” che dura da decenni.
Quando, giovedì, Israele ha effettuato un’operazione anti-terrorismo a Jenin per debellare un comando armato che, una volta scoperto, ha ingaggiato un violento scontro a fuoco in cui sono morti nove palestinesi tanti mass-media hanno parlato di escalation da parte di Israele (perlopiù tacendo che il commando terrorista si apprestava a colpire). Poi, venerdì sera, quando un palestinese ha assassinato a sangue freddo sette fedeli ebrei all’uscita da una sinagoga, tanti mass-media hanno parlato di “spirale” della violenza, mettendo i due eventi sullo stesso piano.
Ma quale spirale? L’operazione a Jenin è stata condotta per impedire alla Jihad Islamica Palestinese di perpetrare un ennesimo attacco terroristico: si tratta di un gruppo implicato da anni in un crescente numero di scontri armati con Israele. Non è una spirale: è un conflitto a senso unico in cui la Jihad Islamica Palestinese, foraggiata dall’Iran, accumula armi illegali e sferra attacchi contro Israele da luoghi come Gaza e Jenin, mentre gli israeliani cercano di impedire al gruppo di espandersi e realizzare attentati. E come potrebbero non farlo? La spirale non c’entra nulla. Dall’altra parte, l’attentato a Gerusalemme è stato perpetrato da un “lupo solitario” esaltato e radicalizzato che si è accanito contro dei civili ebrei (come già accaduto tante volte in passato, ben prima dei morti a Jenin). Nessuna spirale. Sono due fatti distinti, uno a Jenin e uno a Gerusalemme.
Il cliché della “spirale di violenza” viene tirato fuori continuamente, senza nessuna reale considerazione dei fatti. È un cliché così banale da sembrare uno di quegli articoli a base di luoghi comuni scritti da un chatbot. Le vittime innocenti di attentati terroristici meritano qualcosa di meglio. Non sono parti nella sceneggiatura di una commedia, sono vite umane interrotte. L’”occupazione” o il “controllo israeliano” non sono una scusa né un’attenuante. I terroristi che prendono deliberatamente di mira i civili non sono combattenti contro una forza di “occupazione”, sono assassini che commettono crimini spietati.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Bergoglio l'antisemita occulto e Gerusalemme

Messaggioda Berto » dom feb 05, 2023 4:16 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Precedente

Torna a Ebraismo

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron