Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

Messaggioda Berto » ven apr 16, 2021 1:43 am

Eric Salerno il sinistro antisemita, antisionista, antisraeliano

Se avete uno stomaco a prova di bomba potete provare ad ascoltare Salerno intervistato oggi su LA7
Emanuel Segre Amar


Il nucleare iraniano e il ruolo del Mossad: l'intervista ad Eric Salerno
14/04/2021
https://www.la7.it/atlantide/video/il-n ... 021-375362
Andrea Purgatori intervista Eric Salerno sulla storia e le azioni dei servizi segreti di Israele, il Mossad




Eric Salerno: "Israele"
Il nuovo libro di Eric Salerno: "Israele" a cura di Barbara Mella
Oggi vogliamo lanciare ai nostri lettori una sfida da trecentomila miliardi di dollari: leggete questo libro e trovateci UNA frase benevola nei confronti di Israele o degli israeliani, o UNA frase che contenga anche un solo frammento di verità.

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 180&id=159

Gli israeliani, tanto per cominciare, sono maleducati e arroganti. E violenti: la violenza nelle scuole, per esempio, sembra non avere pari in nessun altro stato. E razzisti, beninteso: incredibile quanto piaccia, al nostro Salerno, rotolarsi in bocca la parola "razzisti" appioppata agli israeliani, non perdendo occasione per continuare a ripeterla. Razzisti - va da sé - nei confronti degli arabi, ma razzisti anche fra di loro, fra askenaziti e sefarditi; gli ortodossi sono sempre e solo "questa gente" o "quella gente": "Quella gente vestita di nero che ricorda tanto la gente vestita di nero di Teheran e quella dell'Afghanistan, che ha imposto alle donne di coprire testa e volto e tutto il resto in nome di non si capisce quale pudore". E Israele come stato? È in prima fila nel riciclaggio del denaro sporco (e qui Salerno dà anche il voto: zero in condotta), è nella classifica mondiale dei paesi a più alta corruzione nell'apparato dello stato, e molto altro ancora.

Ciò che più di tutto colpisce in questo libro, definito dalla nota di copertina "un intenso sguardo dall'interno", è l'estrema superficialità: un piatto quadro bidimensionale, un presente senza passato, una serie di eventi senza causa. Gli israeliani opprimono i palestinesi, i palestinesi soffrono, gli israeliani fanno la guerra, i palestinesi la subiscono, così, senza un perché. Il conflitto israelo-palestinese, pur essendo sempre presente, non è il protagonista del libro: protagonisti sono Israele e gli israeliani. E vediamo come Salerno interpreta la storia e la cronaca che coinvolgono Israele e gli israeliani.

Guerra dei sei giorni: "Dopo mesi di scontri minori nella regione, alle 7,45 del 5 giugno l'aviazione israeliana si levò in volo e attaccò l'Egitto distruggendo nel giro di poche ore l'intera forza aerea del più potente dei nemici dello Stato ebraico. Stessa sorte toccò agli aerei siriani e giordani mentre le truppe di terra israeliane sfondavano le difese arabe penetrando in Sinai, sul Golan siriano e in ciò che conosciamo oggi come Cisgiordania, ossia quella parte della Palestina allora amministrata dalla Giordania che comprendeva anche la parte orientale di Gerusalemme". Non si sa in che cosa consistessero questi "scontri minori", non si sa perché improvvisamente Israele decida di attaccare, la Cisgiordania con Gerusalemme est occupata e annessa illegalmente dalla Giordania viene blandamente definita "amministrata".

Massacro di Pesach: "A Netanya, una cittadina balneare sulla costa mediterranea poche decine di chilometri a nord di Tel Aviv, un kamikaze semina lutto e terrore. La sala da pranzo di un albergo. Famiglie riunite intorno ai tavoli. Un massacro. Ventotto morti, a conti fatti, decine di feriti. Sharon non aspetta altro": vorremmo parlare di cinismo, ma il termine è così assolutamente inadeguato che rinunciamo a qualificare l'atteggiamento del signor Salerno. Il quale si prodiga anche in citazioni di giornali israeliani e di testimonianze raccolte dalle sue attente orecchie. Per avere un'idea di come proceda, immaginiamo che qualcuno, per spiegare l'Italia a chi non la conosce, citi il manifesto per parlare del governo e Libero per illustrare l'opposizione, e riporti discorsi di Umberto Bossi per mostrare come si esprime il popolo italiano, e del sindaco di Treviso (quello che ha invitato i suoi concittadini a trattare gli extracomunitari come leprotti, sparandogli addosso) per chiarire come la pensa. Cita per esempio, fra tutti gli archeologi presenti in Israele, Ze'ev Herzog: " 'Gli israeliti non sono mai stati in Egitto, non hanno compiuto peregrinazioni nel deserto, non conquistarono questa terra con una campagna militare e non la trasferirono alle dodici tribù di Israele'. Le gesta dei patriarchi sono leggende e non vi sono tracce di un impero di Davide e Salomone, né delle fonti del credo nel Dio di Israele". Altre dichiarazioni riportate: "Gli ebrei sono tornati dopo duemila anni per rivendicare il diritto a una terra ormai abitata da altri e da trentacinque anni Israele sopprime un intero popolo, quello palestinese" (ed è un po' arduo capire come ci siano ancora palestinesi vivi, dopo trentacinque anni di "soppressione"); "E' una classe, quella degli arabi d'Israele, contro la quale vige, sottolinea il geografo, e non soltanto lui, ovviamente, una sorte di discriminazione e questa discriminazione, spiega, è sancita dalle leggi dello stato e messa in pratica dai suoi dirigenti". Ripesca anche Deir Yassin: "un massacro ammesso e cinicamente giustificato dai suoi autori". Peccato che studi recenti, anche di studiosi arabi, abbiano dimostrato che non ci fu alcun massacro, ma solo una violentissima battaglia, e che i morti siano stati circa un quinto di quelli riportati da Salerno, e quasi tutti combattenti. Peccato che proprio Salerno, che accusa Israele di trasformare in storia miti e leggende, peschi a piene mani fra tutti i miti e tutte le leggende in grado di demonizzare Israele. Al punto da ricordarci che se gli ebrei hanno avuto la Shoah, i palestinesi in compenso hanno avuto Sabra e Chatila. Cita naturalmente Benny Morris, salvo evitare accuratamente ogni riferimento alle sue prese di posizione più recenti. E ci racconta che Israele ha espropriato in gran quantità case e terre dei palestinesi approfittando della mancanza di documenti catastali; il fatto è che noi sappiamo che gli archivi del catasto ottomano erano estremamente accurati: e che cosa significherà dunque il fatto che proprio quei palestinesi che denunciano espropriazioni siano privi di documenti atti a comprovare i loro presunti diritti? Ma questo non è ancora tutto, e non è neanche il peggio. Salerno ci spiega anche le cause del fallimento di Camp David: è fallito per gli errori di Clinton, che aveva troppa fretta di far dimenticare lo scandalo Lewinsky, e per gli errori di Barak, che "ha la grinta del generale e non la finesse dello statista". E Arafat? No, lui niente. Lui, poverino, era solo, e gli israeliani "non intendevano concedergli altro spazio", qualunque cosa ciò significhi. E ancora. A proposito delle dicerie sul complotto sionista che sarebbe dietro agli attentati dell'11 settembre: "Troppi dubbi, troppe incertezze, troppe domande resteranno senza risposta nei mesi a venire". L'ebrea russa, residente in Israele da oltre trent'anni e che si identifica con Israele è "irritante", il ragazzo israeliano che lo invita a riflettere sul fatto che i palestinesi vogliono la distruzione di Israele è uno che "infila la testa sotto la sabbia per non dover più ragionare (...) Uno slogan dietro l'altro senza veramente capire o approfondire". A proposito dei profughi: " 'Non li abbiamo cacciati noi, se avessero voluto sarebbero potuti restare' è il ritornello tedioso e acritico della maggior parte degli israeliani", incurante del fatto che siano proprio i giornali arabi dell'epoca a documentare il fatto che sono stati gli arabi a indurli ad andarsene. E su Durban: israeliani e americani "sostengono che gli arabi vogliono delegittimare lo stato ebraico" - e qui sfioriamo veramente il ridicolo. E, a proposito di ridicolo, non mancano amenità come "Pesach, la cosiddetta pasqua degli ebrei" o "le cosiddette forze dell'ordine". E quest'altra chicca: "Il giorno dell'esplosione al Dolphinarium centinaia di ebrei sottolinearono rabbia e razzismo attaccando una moschea davanti al luogo dell'attentato": e poco male se si accontentasse di dirlo; il fatto è che questo episodio viene riportato per ben tre volte, in modo da dare al lettore l'impressione che le moschee assaltate siano tre. E che dire di questa perla? A Hebron vivono "cinquecento fanatici, compresi i poveri bambini": giusto per non essere razzisti!

Un libro, per concludere, di disinformazione pura, un collage di menzogne e stereotipi, frasi fatte e luoghi comuni, slogan e proclami. E infine, pur consapevoli del fatto che questo spazio non è dedicato alla critica letteraria, ci sia consentita un'ultima nota: se il signor Salerno volesse prendere qualche lezione di italiano, non gli farebbe niente male.



Le uccisioni del Mossad

Raid e omicidi mirati, la guerra segreta di Israele
14 novembre 2020

https://www.agi.it/estero/news/2020-11- ... -10286572/

AGI - La linea politica di Israele è sempre stata quella di non confermare, nè smentire i raid militari e gli omicidi mirati condotti dalle forze armate e dal Mossad per fermare i programmi nucleari dei suoi nemici e non solo. E così sarà - probabilmente - anche per l'uccisione lo scorso agosto a Teheran, per mano di due agenti israeliani, del numero due di Al Qaeda, Abu Muhammad al-Masri, secondo quanto ha scritto il New York Times. L'omicidio è stato già smentito dall'Iran.
Di seguito le principali operazioni segrete attribuite a Israele negli ultimi 40 anni.

OPERAZIONE BABILONIA

Il 7 giugno 1981, i cacciabombardieri israeliani percorsero 1.600 chilometri per bombardare il reattore nucleare iracheno a Osirak, a ovest di Baghdad. Morirono dieci soldati iracheni e uno scienziato francese. L'attacco suscitò una diffusa condanna internazionale, anche da parte degli Usa e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Nel 2007 la televisione israeliana ha trasmesso per la prima volta le immagini riprese dall'aviazione israeliana durante il raid. L'allora primo ministro, Menachem Begin, ha dichiarato che Osirak era sul punto di diventare operativo, il che avrebbe permesso all'Iraq di Saddam Hussein di produrre bombe atomiche.

LE UCCISIONI DEI FISICI IRANIANI

Nel gennaio 2010, Massoud Ali Mohammadi, un professore di fisica delle particelle all'Università di Teheran, è stato ucciso dall'esplosione di una motocicletta fuori dalla sua casa nella capitale. Il professore aveva anche lavorato per i Guardiani della rivoluzione, i pasdaran. I leader politici e i media ufficiali in Iran hanno subito accusato i servizi segreti israeliani e statunitensi, ritenuti anche responsabili del rapimento dello scienziato nucleare Shahram Amiri, scomparso nel maggio 2009.

Nel novembre 2010, due scienziati con ruoli chiave nel programma nucleare iraniano sono stati presi di mira a Teheran da due attacchi dinamitardi di cui l'Iran ha incolpato Israele e Stati Uniti. Uno degli scienziati, Majid Shahriari, è stato ucciso. Un anno dopo, il 12 novembre 2011, un'esplosione in un deposito di munizioni dei pasdaran nella periferia di Teheran ha ucciso almeno 36 persone tra cui il generale Hassan Moghadam, responsabile di programmi di armamento per l'Unità d'élite, in un'operazione che si ritiene sia stata condotta dal Mossad insieme alla Cia.

In Siria, Israele ha cercato di evitare il coinvolgimento diretto nella guerra civile scoppiata nel 2011, ma riconosce di aver compiuto decine di attacchi aerei per fermare l'avanzata del gruppo sciita libanese Hezbollah.

BLITZ DI UN COMMANDO A DUBAI

Nel gennaio 2010 un leader di Hamas, Mahmoud al-Mabhouh, viene assassinato in un hotel di Dubai. La sofisticata operazione è stata attribuita da un commando di 18 agenti del Mossad tra cui due donne, in gran parte con falsi passaporti di Paesi occidentali, che riuscirono a far perdere le loro tracce.

ATTACCO INFORMATICO

Sempre nel 2010 un potente virus informatico chiamato Stuxnet ha attaccato gli impianti nucleari iraniani nel tentativo di fermare il programma atomico del Paese. Stuxnet ha influenzato il funzionamento dei siti nucleari iraniani, infettando migliaia di computer e bloccando le centrifughe utilizzate per l'arricchimento dell'uranio. Anche in questo caso, Teheran ha accusato Israele e gli Stati Uniti.

OPERAZIONE FRUTTETO

All’alba del 6 settembre 2007 un raid delle forze aeree israeliane distrusse un reattore a grafite raffreddato a gas di Kibar, tra Raqqa e Deir Ezzor, in Siria che secondo gli 007 israeliani e la Cia era in grado di produrre il plutonio necessario per una bomba atomica. I caccia - quattro F-15 e quattro F-16 - entrarono nella notte nello spazio aereo siriano all’altezza di Tartus e si diressero in profondità nel deserto per colpire il sito con 17 tonnellate di bombe. Poi risalirono fino alla Turchia e con un lungo giro ritornarono alla base. L’ordine fu dato dall'allora premier israeliano, Ehud Olmert, dopo che gli Usa non avevano accettato di partecipare all'attacco. L'operazione è stata ufficialmente confermata dagli israeliani solo undici anni dopo, nel marzo 2018.


Gli omicidi mirati israeliani (in ebraico, סיכול ממוקד, ossia sikul memukad, vale a dire prevenzione mirata, in arabo: القتل المستهدف‎, al-qatl al-mustahdaf, in inglese targeted killings) indicano una pratica militare unilaterale del governo israeliano, pratica sviluppatasi durante il secondo dopoguerra e che Israele ha esercitato ampiamente, più di ogni altra democrazia occidentale e caso unico nel mondo contemporaneo pratica avvallata giuridicamente da una sentenza della Corte Suprema israeliana, secondo il giornalista investigativo israeliano Ronen Bergman.
https://it.wikipedia.org/wiki/Omicidi_mirati_israeliani



Gli omicidi mirati del Mossad: un'arma segreta per Israele
InsideOver
Lorenzo Vita
17 Agosto 2018

https://it.insideover.com/politica/omic ... raele.html

L’omicidio di Aziz Asbar, lo scienziato siriano ucciso con l’esplosione della sua macchina a Masyaf, ha da subito attratto l’attenzione dei media. E in molti, immediatamente, hanno puntato il dito contro Israele. Troppi gli indizi a favore della tesi per cui dietro l’uccisione di Asbar vi fosse il Mossad.

L’importanza dello scienziato siriano, così come l’importanza del centro di ricerca che dirigeva, già bombardato da Israele, sono stati individuati subito come motivi per credere che i servizi israeliani avessero agito nell’ombra per eliminare un avversario scomodo. Perché questo era Asbar, soprattutto per i suoi legami con il programma missilistico iraniano.

Israele, come sempre, non ha smentito le accuse rivolte nei suoi confronti. È una politica che lo Stato ebraico segue da tempo. Lo fa per evitare di dare certezze ai nemici, ma anche per dare all’esterno un’immagine di potenza. Gli altri Paesi e le altre agenzie di intelligence devono credere che il Mossad possa arrivare ovunque vogliono, per colpire qualunque nemico.

Perché la morte di Asbar è solo l’ultimo di una serie di episodi controversi di cui sono stati incolpati i servizi segreti di Israele. E, come ricorda Al Monitor, questa uccisione ha ricordato due omicidi di cui era stato accusato il Mossad: l’assassinio del capo di stato maggiore di Hezbollah Imad Mugniyah, avvenuto a Damasco nel febbraio 2008; e l’omicidio del generale siriano Mohammed Suleiman nella sua villa a Tartous, nell’agosto dello stesso anno.


L’uccisione di Mugniyah

L’uccisione di Mugniyah è considerata ancora oggi uno degli attacchi più audaci del Mossad. Noto come “l’uomo senza volto”, il leader di Hezbollah, considerato uno dei fondatori del movimento libanese, ha vissuto per decenni senza che il mondo ne conoscesse l’identità. Di lui si aveva soltanto una foto del 1985, dopodiché pochissimi hanno avuto modo di conoscere il suo volto.

Mugnyah dormiva ogni notte in un posto diverso, proprio perché sapeva che Israele e Stati Uniti lo avessero messo nel mirino. Una caccia senza interruzione terminata nel 2008, quando la sua automobile è esplosa nel centro di Damasco. Un assassinio complesso. Aver trovato il luogo in cui dormiva, individuato l’automobile e inserito un congegno esplosivo al suo interno (o secondo un’altra ipotesi un’autobomba vicino alla macchina del leader libanese), non furono azioni di un servizio qualsiasi. E proprio per questo tutti accusarono il Mossad.

I servizi israeliani negarono il coinvolgimento, ma il Dipartimento di Stato americano rilasciò una dichiarazione molto sibillina: “senza di lui, il mondo è un posto migliore”, questo fu il commento di Sean McCormack, allora portavoce del Dipartimento Usa.


L’omicidio di Suleiman

L’assassinio di Muhammad Suleiman, invece, ha colpito direttamente il governo di Damasco. Secondo i media, il generale siriano, uno dei più stretti collaboratori di Bashar al-Assad, è stato freddato da un cecchino con un colpo alle testa e uno al collo mentre cenava nella sua villa al mare, a Tartous.

Anche in questo caso, l’importanza dell’uomo ucciso, unita alla precisione dell’operazione, fecero immediatamente pensare al Mossad. Alcune fonti parlano di Suleiman come il principale consigliere per la sicurezza del presidente. Altre fonti ritengono fosse il collegamento delle forze armate siriane con Hezbollah. Poi, nel 2010, Wikileaks ha pubblicato un cablogramma della National security agency che definiva Suleiman il “consigliere presidenziale per l’approvvigionamento di armi e per le armi strategiche”.

Infine, un’indagine pubblicata da The Intercept, grazie alle confessioni di Edward Snowden, ha riferito che l’agenzia d’intelligence americana aveva intercettato le comunicazioni israeliane che confermavano che l’omicidio fosse opera dei servizi dello Stato ebraico. Lo si può leggere nei documenti pubblicati dallo stesso sito americano.Il motivo della morte era da ricercare nel fatto che Suleiman fosse uno dei personaggi di spicco del programma nucleare siriano.

E non a caso, un anno prima, Israele bombardò con un’operazione clandestina il reattore di Deir Ezzor. Proprio per questo motivo, in molti vedono la morte di Asbar come una perfetta ripetizione di quella morte, avvenuta 10 anni fa a Tartous.


L’omicidio di Mahmoud al-Mabhouh

Come scrivemmo su questa testata, di particolare importanza in questi ultimi anni è stato l’omicidio del Mahmoud al-Mabhouh, un alto funzionario di Hamas ucciso a Dubai. la sua morte, orchestrata direttamente da Parigi dai servizi segreti israeliani, è stata una delle operazioni più clamorose e forse anche meno riuscite da parte del Mossad.

La morte del dirigente palestinese, avvenuta per mano di sicari arrivati direttamente con un volo Air France dalla capitale francese a Dubai, è stata ripresa dalle telecamere di sicurezza del luogo dell’omicidio. In questo caso, la falla nel sistema è stata evidente. La polizia degli Emirati ha reso pubbliche le immagini dell’assassinio, di fatto facendo vedere a tutto il mondo un’operazione dei servizi israeliani.


La recente escalation di omicidi

A più di due anni dall’insediamento di Yossi Cohen come direttore del Mossad. E in questi due anni e mezzo, l’agenzia israeliana ha avuto un’impennata di questo tipo di operazioni. Dalla nomina di Choen per mano di Benjamin Netanyahu, il Mossad ha aumentato il numero degli omicidi mirati e sembra assolutamente intenzionata a non arretrare.

Una delle prime operazioni che si presume essere stata compiuta da Israele, è stata l’omicidio dell’ingegnere Mohamed Zoari. Fuggito dalla Tunisia, l’ingegnere, esperto di droni, si unì alle Brigate Ezzedin al-Qassam di Hamas. L’uomo venne freddato a Sfax da due assalitori che non lasciarono alcuna traccia, se non due passaporti bosniaci. Hamas incolpò subito il Mossad dell’omicidio. Israele, come sempre, non confermò né smentì, ma il ministro della Difesa Avigdor Lieberman commentò la smorte dell’esperto di droni di Hamas dicendo che “non avrebbe certo vinto il Nobel per la pace”.

A gennaio di quest’anno, un altro attentato sospetto. Questa volta, ad essere coinvolto nell’esplosione un altro nemico dello Stato di Israele: l’attivista di Hamas, Mohammed Hamdan. Come scrivemmo su questa testata, in quel caso l’attentato avvenne attraverso l’esplosione di una bomba al passaggio dell’automobile del dirigente palestinese nel centro di Sidone. L’uomo è sopravvissuto all’attentato. In molti pensarono che in realtà l’obiettivo non fosse lui, ma il fratello, Osama, uno dei più importanti funzionari di Hamas. Ma potrebbe essere anche stato un avvertimento per entrambi.

Ad aprile, un nuovo omicidio. A morire, questa volta, un ricercatore palestinese legato ad Hamas, Fadi Mohammad al-Batsh, ucciso a Kuala Lumpur, in Malesia, da due sicari in motocicletta. Secondo Al Monitor, il ricercatore stava lavorando al “Precision Project”, un presunto piano di creazione di un sistema balistico ideato da Hezbollah, Iran, Siria e Hamas.


L’Iran al centro delle attenzioni di Israele

Israele ha da molti anni un obiettivo: fare in modo che l’Iran non abbia più la capacità di possedere un’arma nucleare. Il programma nucleare iraniano è al centro dei pensieri di Netanyahu. E, come ha scritto la rivista americana Politico, il Mossad si era preso carico anche di un programma di eliminazione fisica di molti scienziati legati al programma atomico degli Ayatollah.

Adesso, significa semplicemente unire i puntini come un grande gioco di enigmistica. Tutti questi omicidi hanno effettivamente un denominatore comune. Tutti i morti erano persone che avrebbero sicuramente accresciuto le capacità militari degli avversari di Israele, nessuno escluso. Leader militari, ricercatori, ingegneri, chiunque era in grado di offrire un miglioramento sensibile alla potenza degli avversari dello Stato ebraico. E sono morti, tutti, in circostanze per cui si può credere che il Mossad abbia operato.

Chiaramente, come ogni operazione dei servizi che si rispetti, esse devono rimanere “anonime”. La firma non c’è su nessuna di queste uccisioni. Ma è interessante che questa escalation di omicidi sia in atto proprio quando Israele ha avuto l’ok degli Stati Uniti ad applicare il massimo livello di pressione sull’Iran così come il placet a una serie di azioni nei confronti di Hamas. Netanyahu e Cohen si sentono evidentemente molto più sicuri.


2700 "omicidi mirati". Solo il Mossad ha licenza di uccidere, gli altri sono "terroristi"
Alberto Negri
*Il Manifesto, 1 dicembre 2020. Ripubblichiamo su gentile concessione de l'Autore

https://www.lantidiplomatico.it/dettnew ... i/8_38495/

Medio Oriente. Immaginate se l’intelligence di qualunque altro Stato avessero condotto all’estero in questi decenni operazioni mortali del genere, cioè 2.700 omicidi mirati, come ha fatto Israele: probabilmente questo Paese non sarebbe più da un pezzo sulla mappa.

Pace e guerra sono in mano al Mossad. Per cui il Mossad ha una licenza di uccidere di cui non gode nessun servizio al mondo e può condurre la sua guerra all’Iran, come e quando vuole. E nessun Paese al mondo, se non Israele, gode di altrettanta impunità. Si chiama doppio standard: in fondo – questa è la sensazione – siamo tutti fuorilegge, tranne il Mossad. Le monarchie assolute del Golfo hanno mangiato la foglia: se vogliono continuare ad avere la protezione Usa e le armi americane questi stati ricchi ma impresentabili per i parametri democratici devono entrare nel Patto di Abramo e accettare la supervisione dello Stato ebraico. Che ormai si estende anche all’Onu: i grandi gruppi industrial-militari israeliani forniranno i sistemi di sicurezza e intelligence per la «difesa» della missione delle Nazioni Unite in Mali. E se Israele va bene all’Onu, va bene a tutti.

Mai, ovviamente, Israele è stato condannato o sottoposto a sanzioni per le sue attività letali. E mai in Occidente si levano parole di condanna come è avvenuto anche per l’uccisione dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh, stigmatizzata da Russia, Cina e pochi altri, certo non in Europa che al massimo «esprime preoccupazione» per le tensioni regionali. Israele non si tocca: è anche la prima lezione delle scuole di giornalismo nostrane. Per fortuna gli israeliani hanno anche una stampa eccellente quindi attingiamo da loro per prendere informazioni.

Il maggior esperto del Mossad, Ronen Bergman, inviato del quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth e autore di «Uccidi per primo», ritiene che i servizi israeliani abbia ucciso almeno 2700 persone in tutto il mondo: una cifra mai smentita da Tel Aviv. Immaginate se l’intelligence di qualunque altro Stato avessero condotto all’estero in questi decenni operazioni mortali del genere, cioè omicidi mirati, come ha fatto Israele: probabilmente questo Paese non sarebbe più da un pezzo sulla mappa.

I servizi dello Stato ebraico, in collaborazione con gli americani e l’opposizione clandestina dell’Mko finanziata da Usa e Israele, hanno fatto fuori almeno quattro-cinque scienziati iraniani nell’ultimo decennio. Nel 2010 Usa e Israele hanno attaccato con un virus informatico micidiale, denominato Stuxnet, l’impianto nucleare di Natanz mettendo fuori uso circa 500 turbine. Soltanto nel 2020 Israele ha danneggiato con varie esplosioni la centrale di Parchin, ancora una volta quella di Natanz e pure quella di Isfahan.

Sarebbe utile ricordare che con l’accordo sul nucleare del 2015 voluto anche da Obama e stracciato da Trump nel 2018, su pressione di Israele e delle monarchie del Golfo, gli impianti iraniani erano sottoposti a regolari ispezioni dell’Aiea. L’Iran ha firmato tra l’altro il Tnp, il Trattato di non proliferazione nucleare, mentre Israele che al contrario di Teheran ha l’atomica e un centinaio di testate nucleari, non ha mai aderito a nulla. Lo Stato fuorilegge sarebbe quello ebraico, non la repubblica islamica iraniana. Ma come si è detto vige il doppio standard: Israele fa quello che vuole, agli altri vengono imposte le sanzioni. E nessuno osa protestare: c’è una sorta di perenne sudditanza ai governi di Tel Aviv cui tutto è concesso.

L’assassinio di Mohsen Fakhrizadeh è stato un omicidio politico, non rispondeva a un pericolo immediato. Aveva il solo scopo di provocare una reazione degli ultraconservatori iraniani, mettere spalle al muro i moderati come il presidente Hassan Rohani, in vista anche delle presidenziali del 2021, e tenere alta la tensione quando manca un mese al primo anniversario dell’uccisione a Baghdad da parte degli americani del generale iraniano Qassem Soleimani.

Ma soprattutto è il messaggio che il premier Netanyahu d’accordo con Trump ha inviato a Biden, disponibile a riprendere un negoziato con l’Iran. Come sottolinea Thomas Friedman sul New York Times quello che Israele e le monarchie del Golfo temono davvero non è l’inesistente atomica di Teheran ma la precisione dei missili iraniani, forse gli stessi usati dagli Houthi yemeniti per colpire l’Aramco nel 2019. Per questo è nato il Patto di Abramo: Israele, sauditi ed emiratini vogliono evitare che Biden torni all’accordo sul nucleare prima di un’intesa sui missili.

Per questo il Mossad fa la sua guerra e la sua convincente e letale «diplomazia». Ormai è sempre più complicato distinguere tra un tempo di pace e un tempo di guerra. Siamo di fronte a conflitti che non finiscono mai, come dimostra l’uccisione dell’ultimo scienziato iraniano. Con un’unica costante: solo il Mossad ha licenza di uccidere, gli altri sono «terroristi» o fuorilegge. Ma chi decide la legge?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

Messaggioda Berto » ven apr 16, 2021 6:48 am

Dalla parte di Israele e dei suoi ebrei.
Il sacrosanto diritto dovere di Israele di difendersi e di proteggere i suoi cittadini e il suo Popolo ebraico.
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Messaggioda Berto » ven apr 16, 2021 7:32 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » ven apr 16, 2021 7:34 am

Fantastoria e propaganda: La nascita di un popolo
15 aprile 2021

http://www.linformale.eu/fantastoria-e- ... un-popolo/


In risposta alla dichiarazione IHRA, recentemente è stato pubblicato un documento, la Jerusalem Declaration on Antisemitism, sottoscritto da duecento studiosi internazionali che si occupano di antisemitismo, della Shoah e delle vicende mediorientali. Perché la necessità di questo documento? Viene spiegato nello stesso preambolo.

“La definizione IHRA include 11 “esempi” di antisemitismo, 7 dei quali incentrati sullo Stato di Israele. Anche se questo pone un’enfasi indebita su un campo, c’è un bisogno ampiamente sentito di chiarezza sui limiti del discorso e dell’azione politica legittima riguardante il sionismo, Israele e la Palestina. Il nostro obiettivo è duplice: (1) rafforzare la lotta contro l’antisemitismo chiarendo cos’è e come si manifesta, (2) proteggere uno spazio per un dibattito aperto sull’annosa questione del futuro di Israele / Palestina. Non condividiamo tutti le stesse opinioni politiche e non stiamo cercando di promuovere un’agenda politica di parte. Determinare che una visione o un’azione controversa non sia antisemita non implica né che la sosteniamo né che non lo facciamo”

Dunque il problema è Israele. La JDA recepisce quelli che l’IHRA considera forme di antisemitismo mascherate da critiche rivolte a Israele. Ovvero:

Applicare i simboli, le immagini e gli stereotipi negativi dell’antisemitismo classico (vedi linee guida 2 e 3) allo Stato di Israele.

Ritenere gli ebrei collettivamente responsabili della condotta di Israele o trattare gli ebrei, semplicemente perché sono ebrei, come agenti di Israele.

Richiedere alle persone, in quanto ebree, di condannare pubblicamente Israele o il sionismo (ad esempio, in una riunione politica).

Supporre che gli ebrei non israeliani, semplicemente perché sono ebrei, siano necessariamente più fedeli a Israele che ai loro paesi.

Negare il diritto degli ebrei nello Stato di Israele di esistere e prosperare, collettivamente e individualmente, come ebrei, in conformità con il principio di uguaglianza.

Fin qui non ci sarebbero problemi. I problemi sorgono successivamente, quando i redattori del documento offrono le proprie glosse come esempi legittimi di critica a Israele. Vediamoli singolarmente.

Sostenere la richiesta palestinese di giustizia e la piena concessione dei loro diritti politici, nazionali, civili e umani, come incapsulato nel diritto internazionale.

La frase è generica e fumosa. Cosa significa “sostenere la richiesta palestinese di giustizia”?

Secondo l’OLP la giustizia per i palestinesi è rappresentata dalla scomparsa di Israele come Stato ebraico, idea condivisa da Hamas. Secondo l’Aautorità Palestinese, la giustizia per i palestinesi consisterebbe in uno Stato palestinese che comprendesse l’intera Cisgiordania e il ritorno in Israele di circa sei milioni di cosiddetti profughi, moltiplicatesi per discendenza nei decenni, sotto l’egida dell’UNRWA. Va sottolineato che le mappe della Palestina pubblicate nei libri di testo studiati nelle scuole che dipendono dall’Autorità Palestinese, mostrano una regione in cui Israele è assente.

Cosa significa, altresì “piena concessione dei loro diritti, politici, nazionali, civili e umani”? Se ci si riferisce ai cittadini arabi che vivono in Israele, questa serie di diritti e loro già concessa. L’unica discriminate è che agli arabi-israeliani non è richiesto di servire nell’esercito, con l’eccezione dei Drusi. Se ci si riferisce agli arabi dimoranti in Cisgiordania, il loro statuto, per quanto riguarda l’Area A, B, e C, è regolato dagli Accordi di Oslo del 1993-1995, i quali prevedono tutele separate. La maggioranza dei cittadini arabi dimoranti in Cisgiordania sono sotto il controllo diretto dell’Autorità Palestinese. Non esiste nessuna norma di diritto internazionale che accolga una richiesta palestinese relativa ai loro “diritti politici, nazionali, civili e umani”.

Criticare o opporsi al sionismo come forma di nazionalismo, o sostenere una varietà di accordi costituzionali per ebrei e palestinesi nell’area tra il fiume Giordano e il Mediterraneo. Non è antisemita sostenere accordi che garantiscano la piena uguaglianza a tutti gli abitanti “tra il fiume e il mare”, sia in due stati, uno stato binazionale, uno stato democratico unitario, uno stato federale, o in qualsiasi forma.

Il sionismo nasce nell’alveo dei movimenti di emancipazione della fine dell’Ottocento, allo scopo di offrire a un popolo una terra dove dimorare. Perchè il sionismo dovrebbe essere più criticabile di qualsiasi forma di identità geografica di un popolo? E’ evidente che qui non si vuole colpire il sionismo in quanto tale, ma la stessa idea di Stato nazione, e di identità nazionale, vista, nell’ottica dell’universalismo progressista, come una realtà superata dalla storia. Si tratta di una posizione prettamente ideologica e politica.

Dello stesso conio astratto e magniloquente sono formule come “piena eguaglianza”, “stato democratico unitario”, “stato federale”. Come concliare queste forme vuote con le istanze suprematiste islamiche contenute nello Statuto di Hamas, o con la costante indisponibilità dell’Autorità Palestinese, e prima di essa dell’OLP a qualsiasi forma di compromesso con Israele?

Ma è altrove che casca l’asino sulla natura eminentemente ideologica di questo documento, che tenta goffamente di mascherare con una falsa equidistanza. Vediamo dove. Non sarebbe antisemita, La critica basata sui fatti nei confronti di Israele come Stato. Ciò include le sue istituzioni e i suoi principi fondanti. Include anche le sue politiche e pratiche, nazionali e internazionali, come la condotta di Israele in Cisgiordania e Gaza, il ruolo che Israele gioca nella regione o qualsiasi altro modo in cui, come Stato, influenza gli eventi nel mondo. Non è antisemita sottolineare la discriminazione razziale sistematica. In generale, le stesse norme di dibattito che si applicano ad altri stati e ad altri conflitti sull’autodeterminazione nazionale si applicano nel caso di Israele e Palestina. Quindi, anche se controverso, non è antisemita, di per sé, confrontare Israele con altri casi storici, incluso il colonialismo dei coloni o l’apartheid.

No non è antisemita criticare uno Stato per la “discriminazione razziale sistematica”, e non lo è nemmeno paragonarlo al colonialismo e a Stati dove si è praticato l’apartheid. Significa semplicemente sposare una ben precisa linea pregiudizialmente avversa, basata sulla propaganda e sulla menzogna, in base a cui Israele sarebbe accostabile al Sud Africa di de Klerk, o sarebbe l’ultimo avamposto del colonialismo europeo. E’ la ben nota linea filo-araba della sinistra nella sua declinazione massimalista.

Ma la vera gemma di questo documento che si propone come integrativo A quello dell’IHRA ritenuto troppo filo-israeliano, è la seguente:

Il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni sono forme comuni e non violente di protesta politica contro gli Stati. Nel caso israeliano non sono, di per sé, antisemiti.

Il BDS ha la sua matrice nella Risoluzione 3379 del 1975 che equiparava il sionismo al razzismo e che si propaga poi negli anni Ottanta e Novanta nella guerra diplomatica contro Israele allo scopo di criminalizzarlo e di isolarlo. Le istanze esplicite del BDS sono, 1) porre termine alla colonizzazione di tutte le terre arabe, smantellare il cosiddetto “muro”, ovvero la barriera di protezione fatta costruire da Israele a salvaguardia della propria sicurezza durante la Seconda Intifada, e permettere il ritorno dei cossidetti profughi, ovvero i circa sei milioni di profughi artfatti creati dall’UNRWA, che, se effettivamente affluissero in Israele, metterebbero fine, demograficamente, alla sua identità di Stato ebraico.

Appare quindi del tutto falso e risibile quanto scritto nel preambolo della JDA,“Non condividiamo tutti le stesse opinioni politiche e non stiamo cercando di promuovere un’agenda politica di parte”. E’ vero esattamente il contrario. Si tratta chiaramente di un documento con un netto orientamento ideologico e una ben precisa agenda politica, il quale recepisce in toto la narrativa mainstream avversa a Israele, ravvisando in esso uno Stato nel quale si praticherebbe la discriminazione razziale e si violerebbero i diritti fondamentali dei cittadini arabi, e che, in quanto tale rende legittime le azioni di boicottaggio come quella intrapresa dal BDS.
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Messaggioda Berto » ven apr 16, 2021 7:34 am

Al-Zahar: “Coloro che bruciarono gli ebrei non erano criminali: li uccisero perché gli ebrei li sfruttavano a proprio vantaggio”
Ancora qualche dubbio sull’antisemitismo di Hamas?

16 aprile 2021

https://www.israele.net/ancora-qualche- ... o-di-hamas

Parlando sull’emittente irachena Al-Etejah TV lo scorso 10 aprile in risposta a un evento commemorativo della Shoà tenutosi negli Emirati Arabi Uniti, l’alto esponente di Hamas Mahmoud Al-Zahar ha esortato i regimi “neo-arabo-sionisti” a chiedersi perché è avvenuto l’Olocausto e capire che coloro che “bruciarono gli ebrei” lo fecero perché gli ebrei in quei paesi avevano preso il controllo dell’economia e della politica e sfruttavano le risorse di quei popoli a proprio vantaggio. In questo senso, ha aggiunto l’esponente palestinese, la Shoà non è stato un evento straordinario giacché tutti i paesi europei hanno ucciso e deportato gli ebrei, e lo hanno fatto perché gli ebrei diffondevano la corruzione, controllavano il denaro e collaboravano con i nemici in tempo di guerra.

Mahmoud Al-Zahar: “I regimi [arabi] che sottoscrivono il neo-arabo-sionismo emerso dopo il sionismo cristiano ed ebraico… Come mai non si chiedono perché è avvenuto l’Olocausto? È stato perché coloro che bruciarono [gli ebrei] erano criminali, o perché gli ebrei in quei paesi si erano impadroniti dell’economia e della politica e sfruttavano le risorse di quei popoli a proprio vantaggio? Come prova storica, guardate quanti paesi hanno espulso gli ebrei. Ogni singolo paese in Europa ha espulso gli ebrei, perché diffondevano la corruzione in quei paesi, controllavano i loro soldi, sfruttavano le loro economie a proprio vantaggio e collaboravano col nemico in tempo di guerra. Pertanto, la popolazione locale li odiava e li deportava. Quindi l’Olocausto non fu un caso straordinario, giacché ogni singolo paese in Europa deportò gli ebrei e uccise gli ebrei. La prova di ciò è quello che accadde alla vigilia della seconda guerra mondiale”.

(Da: memri.org, 10.4.21)
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Messaggioda Berto » dom apr 18, 2021 7:25 am

SUD AFRICA: DERUBANO UNA SINAGOGA E LEGANO IL RABBINO CON UN TALLIT
16 aprile 2021

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 5028351830

Sconvolgente episodio di antisemitismo a Johannesburg, in Sud Africa. Ieri mattina due ladri armati sono entrati in una sinagoga, hanno legato il rabbino e due studenti con un tallit, la mantella tradizionale per le preghiere, che era stato tagliato in diverse parti, per consentire loro di rubare indisturbati un’auto, del denaro e alcuni computer. La struttura era costantemente pattugliata da un servizio di sorveglianza privata che inspiegabilmente non ha evitato l’aggressione e il furto. Più tardi il cuoco della struttura ha ritrovato le tre vittime legate lanciando l’allarme. Due giorni prima un componente della medesima comunità ebraica era stato ucciso poco lontano dal luogo di culto ebraico.


Gino Quarelo
Sicuramente non è opera di sudafricani bianchi razzisti e nazisti.
Questa è la "civile Africa" dei neri e dei maomettani. Succederà anche nell'Italia dei porti aperti e dell'invasione degli africani e dei maomettani. Anche gli ebrei italiani dovranno andare in Israele se vorranno continuare a sperare di vivere.
Grande è la responsabilità degli ebrei di sinistra atei e credenti dell'Italia.


Rossella Tuveri
Gino Quarelo
Mi scusi, ma non capisco perché gli ebrei italiani di sinistra dovrebbero essere responsabili dell'aggressione di un rabbino in Sud Africa

Gino Quarelo
Il mio commento non si riferisce tanto al caso del Sudafrica ma a quanto in parte già accade e potrà accadere con maggior frequenza e intensità in Europa e negli USA a seguito della politica sinistra che giustifica e promuove l'invasione indiscriminata e scriteriata dal terzo mondo e in particolare dall'Africa e dei nazi maomettani africani e asiatici.
Gli ebrei di sinistra sono, per la loro quota parte, responsabili dell'antisemitismo e all'antisionismo/antisraelismo che si accompagna al Politicamente Corretto, al suprematismo social comunista, al suprematismo razzista nero dei BLM e degli Antifa e a quello nazi maomettano che è il peggiore di tutti.
Inoltre il Politicamente Corretto sinistrato che viola e nega i diritti umani, civili e politici degli uomini bianchi euro americani nel loro continente europeo (naturalmente e storicamente bianco come l'Africa è naturalmente e storicamente nera) e nel nord america ove una parte dei bianchi europei è emigrata negli ultimi 5 secoli, demonizzandoli come razza umana, come cultura millenaria, come storia e come politica naturalmente nazionalista a tutela dei loro paesi europei, contribuisce ad alimentare l'antisemitismo e l'antisraelismo delle destre non nazionaliste in senso umanamente naturale ma di quelle estreme e naziste dall'alto contenuto antisemita di derivazione cristiana e social comunista.

Rossella Tuveri
Gino Quarelo
La ringrazio per la sua risposta.
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Messaggioda Berto » mar apr 27, 2021 8:05 pm

Human Rights Watch megafono anti-israeliano
Niram Ferretti
27 Aprile 2021

http://www.linformale.eu/human-rights-w ... sraeliano/

Human Rights Watch licenzia il suo nuovo rapporto su Israele, e come ci si aspetterebbe da una organizzazione umanitaria seria, informata, e soprattutto neutrale, lo dipinge come uno Stato criminale.

Si tratta del solito canovaccio nero, nerissimo, dal quale emerge un paese dedito al razzismo, che opprime gli arabi-palestinesi e pratica, ovviamente, l’apartheid.

Da Beirut, sul Secolo XIX, Giordano Stabile non risparmia i dettagli di questo scempio in cui primeggiano i “crimini contro l’umanità”, l’apartheid appunto e la persecuzione. No, non è il Terzo Reich, ma gli si avvicina. Manca l’accusa di genocidio. Però, a compensare, ci sono perle che scintillano levigate.

Tra di esse, “le restrizioni di movimento a Gaza”. Gli abitanti di Gaza, enclave islamista governata da Hamas con polso di ferro dal 2007, e da cui, negli anni, sono partiti migliaia di razzi contro Israele, non sono liberi di andare oltre la linea di confine…

Vi sarebbe anche “la confisca di oltre un terzo del territorio della West Bank”, come se gli Accordi di Oslo del 1993-1995 non avessero stabilito chiaramente le ripartizioni, lasciando a Israele il controllo completo sull’Area C, destinando l’Area A interamente all’Autorità Palestinese e l’Area B a una ripartizione mista.

Naturalmente, “i diritti civili di base”, verrebbero negati da Israele a “milioni di palestinesi, specialmente nei Territori”, così ci informa l’amanuense Stabile. Peccato che la maggioranza dei palestinesi (2,747,000) a cui sarebbero sarebbero sottratti “i diritti civili di base”, vivano sotto tutela dell’Autorità Palestinese, essendo circa 300,000 (stima massima) quelli sotto diretta tutela israeliana nell’Area C, insieme ai residenti ebrei. Il loro status giuridico è evidentemente diverso da quello dei residenti ebrei, in un’Area, quella C, che l’unico documento di qualche cogenza sul piano del diritto internazionale, il Mandato Britannico per la Palestina del 1923, assegnava, insieme al resto della Cisgiordania, agli ebrei. I residenti ebrei godono di cittadinanza israeliana mentre, sulla base degli Accordi di Oslo, i residenti palestinesi che dovrebbero essere inglobati in un futuro Stato palestinese secondo le disposizioni di Oslo, non la possiedono. Tutto questo è terribilmente scandaloso, ma bisognerebbe chiedere ad Abu Mazen, essendo Arafat indisponibile, come mai dalla morte del suo mentore egli ha fatto tutto quanto era in suo potere per evitare di fare della sua gente dei cittadini di uno Stato autonomo.

A raffozare gli obbrobri descritti non può mancare, “il trasferimento forzato di migliaia di palestinesi dalle loro case”, una affermazione che evoca il trattamento riservato dai nazisti agli ebrei durante la Seconda guerra mondiale, senza specificare che laddove i palestinesi sono stati costretti ad abbandonare specifici edifici nel corso degli anni, si trattava di edifici abusivi, dopo sentenze emesse dalla Corte Suprema. Lo stesso è accaduto, con minore frequenza, ma solo perchè il ritmo dell’abusivismo è inferiore, con gli outposts ebraici.

Al di là di tutto ciò, delle palesi e grottesche falsità riportate, c’è una domanda fondamentale da porsi, chi è che ha redatto questo documento di 213 pagine, un’appendice al grande romanzo criminale su Israele? Si tratta di Omar Shakir, il quale, come ricorda Ben-Dror Yemini in un suo articolo di oggi, ha passato “più di un decennio a fare campagna contro il diritto all’esistenza di Israele”. Sostenitore del BDS, Shakir ha dovuto lasciare il paese nel 2019 dopo una sentenza della Suprema Corte, a causa della sua intensa attività a favore del BDS. Ma questo, Stabile non ce lo dice, preferisce citare lo storico arabo israeliano Sami Abou Shahadeh secondo cui ciò di cui bisogna veramente preoccuparsi sono “i fanatci kahanisti, aizzati dai parlamentari Itmar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, alleati di Netanyahu e di giovani estremisti che gridano ‘morte agli arabi'”. C’è da augurarsi che a Stabile, dopo questo pezzo, venga assegnato un ruolo all’interno di HRW.

Che Omar Shakir sia stato scelto da HRW per stilare il rapporto su Israele non deve meravigliare. Sarah Whitson, responsabile della divisione mediorientale della ONG è arrivata ad occupare la sua posizione dopo avere fatto parte dell‘Arab American Anti–Discrimination Commitee, tra i principali gruppi di patrocinio arabo negli Stati Uniti. Grande ammiratrice di Norman Finkelstein, uno dei più ossessivi e screditati odiatori di Israele, la Whitson lo portò, anni fa alla ONG per tenervi un discorso.

Uno dei suoi più stretti collaboratori è Joe Stork, editore per venticinque anni del Middle East Report, pubblicazione di estrema sinistra che, nel 1972, espresse il proprio sostegno ai massacri di Monaco. Nel 1976, Stork fu tra gli spettatori di una conferenza antisionista tenutasi in Iraq sotto il patrocinio di Saddam Hussein. Un altro membro dello staff della Whitson, Lucy Mair, è stata collaboratrice di Electronic Intifada. Può bastare?

Questa deriva ideologica, patologicamente anti-israeliana, è assai lontana dalle origini della ONG fondata da Robert L. Bernstein. D’altronde, fu lui stesso, nel 2009, a seguito della Seconda guerra del Libano, a scrivere che HRW aveva perso la sua giusta prospettiva nei confronti di Israele.

In realtà, e questo ennesimo documento, ne è la dimostrazione, non si tratta di avere perso la propria giusta prospettiva, si tratta di essere diventata il megafano della più agguerrita e consunta propaganda contro lo Stato ebraico.
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Messaggioda Berto » sab giu 12, 2021 6:28 am

Gli ebrei scappano dal multiculturalismo svedese
A Malmö un terzo della popolazione immigrata e 176 nazionalità, ma in dieci anni non ci saranno più ebrei. All'asilo, i pochi bambini rimasti giocano dietro vetri antiproiettile. Benvenuti in Eurabia

Giulio Meotti
19 maggio 2021

https://meotti.substack.com/p/gli-ebrei ... lturalismo

“Gli ebrei lasciano la terza città più grande della Svezia”, scrive il quotidiano svedese Nyheter Idag. La congregazione ebraica di Malmö fu fondata nel 1871 e ora così tanti ebrei vogliano lasciare la città che “non ci sarà una popolazione ebraica a Malmö entro dieci anni”. Tutti i bambini ebrei di Malmö, spiega il giornale, sono stati esposti all'antisemitismo. “Ma l'odio per gli ebrei arrivato con i migranti dal Medio Oriente e dal Nord Africa è giustificato da molti politici svedesi come ‘critica di Israele’ o legittimato da alcuni dei principali politici socialdemocratici della città. Coloro che hanno ricevuto rifugio in Svezia non hanno alcun diritto di esercitare minacce e violenza contro chiunque nel nostro paese. Ma è qui che diventa politicamente difficile. Diventa difficile nella logica politicamente corretta svedese quando una minoranza molesta un'altra minoranza. Era facile quando la critica riguardava i nazisti, si complica quando l’antisemitismo della sinistra e del Medio Oriente diventa evidente”.

La Svezia era stata nel XX secolo uno dei luoghi più accoglienti per gli ebrei in Europa (da lì viene anche l’eroe della Shoah Raoul Wallenberg) e proprio Malmö fu la città-rifugio per i molti che riuscirono a fuggire alla deportazione nazista. La scrittrice svedese Paulina Neuding ha parlato a una conferenza dell'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati: “Vivo a Mälmo. Un tempo era un rifugio sicuro per gli ebrei, ma oggi ne rimangono solo 200 e vengono molestati”.

Quando arrivò per la prima volta in Svezia dopo il suo salvataggio da un campo di concentramento nazista, Judith Popinski aveva ricostruito la sua vita a Malmö e per i successivi sessant’anni ha vissuto felicemente nella sua patria d’adozione. Nel 2009 una cappella della sua comunità ebraica di 700 abitanti venne data alle fiamme. «Non avrei mai pensato di rivedere questo odio nella mia vita, non in Svezia”, ha detto la signora Popinski al Telegraph. “Questo nuovo odio viene dagli immigrati musulmani, il popolo ebraico adesso ha paura”.

La sede della comunità ebraica di Malmö è una fortezza

L’edificio al Kamrergatan 11 di Malmö oggi è una fortezza. La facciata è rivestita con lastre di metallo. Le finestre sono piccole come feritoie, le telecamere puntano sull’ingresso. Premendo il pulsante si attiva l’intercom: “Benvenuto nella comunità ebraica di Malmö”. Blocchi stradali sono stati eretti attorno alla congregazione e alla sinagoga. Lo scopo è impedire ai veicoli di avvicinarsi troppo. La scuola materna all’apparenza è normalissima. Ma i bambini giocano dietro un vetro antiproiettile e le loro uscite richiedono protocolli di sicurezza.

La sinagoga ortodossa di Malmö, la più antica della Scandinavia, è diventata un bunker. Da anni gli ebrei della terza città più grande del paese sono spaventati. Improvvisamente, vent’anni fa, hanno sentito urlare yahoud, ebreo in arabo. Con 176 nazionalità, Malmö è la quarta città più multietnica del mondo dopo Londra, New York e Washington. Ma non sembra esserci posto per una piccola minoranza: gli ebrei. Un terzo degli abitanti di Malmö ha un’origine straniera e la percentuale è in costante aumento. Negli anni ’70, la comunità ebraica contava oltre duemila membri: oggi ne sono rimasti meno di quattrocento.

Prima dell’attentato a Copenaghen del 2015, all’asilo nido ebraico di Malmö c’erano 23 bambini: oggi ne sono rimasti 5. C’è chi dice che la sinagoga in città verrà presto trasformata in un museo, visto che dal 2010 a oggi ha perso un terzo dei fedeli. La comunità ebraica di Malmö potrebbe dunque dissolversi entro il 2029, a meno che le circostanze non cambino. Contava 2.500 ebrei negli anni ’70, 842 nel 1999, 610 nel 2009, 387 nel 2019, 200 oggi… In dieci anni non ci saranno più ebrei. “La congregazione ebraica sparirà presto”, si legge in una nota comunitaria.

Il Wall Street Journal lo ha sintetizzato così: “Eurabia è in Svezia”. Il multiculturalismo è stato la fine della tolleranza e della convivenza.



“I Fratelli Musulmani mi insegnarono a credere che gli ebrei discendono da maiali e scimmie”
Giulio Meotti
25 maggio 2021

https://meotti.substack.com/p/i-fratell ... Apgoh3AuVk

Nel luglio 2005, Mohammed Bouyeri venne processato per l'omicidio del regista Theo van Gogh. Un anno prima, in pieno giorno in una strada di Amsterdam, gli aveva sparato otto volte prima di tentare di decapitarlo e conficcargli un coltello al petto. Il “crimine” di Theo, per il quale Bouyeri gli aveva inflitto una condanna a morte, era semplice: aveva scelto di dirigere un film, “Sottomissione”, che parlava del maltrattamento delle donne sotto l'Islam. “Ho scritto la sceneggiatura di quel film e Bouyeri ha appuntato un biglietto al petto di Theo dichiarando che sarei stata la prossima” scrive Ayaan Hirsi Ali su Unherd.

“Durante il processo, Bouyeri ha detto molto poco” racconta Ayaan Hirsi Ali. “Ma quello che ha detto ha raggelato tutti i presenti. Ha dichiarato di non essere dispiaciuto per l'omicidio di Theo e che lo avrebbe fatto di nuovo. Bouyeri era un assassino spietato, radicalizzato per credere a una narrativa secondo cui chiunque denigrasse l'Islam o il Profeta doveva morire. Durante la scorsa settimana, ho ripetutamente ripensato a quel processo e alla fede incrollabile di Bouyeri nella sua visione islamista del mondo. Perché mi sembra che, sedici anni dopo, il suo bisogno di plasmare il mondo all'interno di una narrazione abbia trovato un nuovo improbabile seguito qui in Occidente”.

Ayaan Hirsi Ali dice che lo si vede da questa planetaria ondata di antisemitismo seguita a Gaza. “Ho incontrato per la prima volta questi insegnamenti da bambina in Africa; da adolescente sono entrata a far parte dei Fratelli Musulmani, dove mi è stato insegnato a credere che gli ebrei non fossero nemmeno umani, ma discendenti di maiali e scimmie. Oggi, tuttavia, l'antisemitismo non è più limitato ai margini della società, ma ha iniziato a penetrare nel mainstream. I social media lo hanno trasformato in un contagio. Prendiamo la top model Bella Hadid, che ha quattro volte più follower su Instagram di quanti siano gli ebrei in tutto il mondo. Si è unita a una protesta a Brooklyn, cantando: ‘Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera’, uno slogan antisemita coniato dall’Olp per chiedere l'eliminazione di Israele”.

Ovunque si è sentito “Khaybar, Khaybar, oh ebrei, tornerà l'esercito di Maometto”. Lo stesso slogan che denunciai a Milano quattro anni fa. “Oggi è un grido di battaglia usato dai musulmani quando attaccano ebrei e israeliani; solo nell'ultimo mese è stato utilizzato non solo a Istanbul, Casablanca, Kuwait City, Doha e Karachi, ma anche nell'Europa occidentale a Utrecht, Varsavia, Vienna, Roma, Munster, Londra, Bruxelles, Berlino e Amsterdam. Un ebreo, Joseph Borgen, è stato aggredito da un gruppo di attivisti filo-palestinesi a Times Square, a New York. Lo hanno picchiato e spiegato che ‘Hamas vi ucciderà tutti’. Sorprendentemente, una foto di uno degli uomini accusati di aver aggredito Borgen, Waseem Awawdeh, è apparso in una foto Instagram pubblicata da Bella Hadid durante una protesta pro-palestinese. Tuttavia, ciò che ho trovato più inquietante è stato il modo in cui i commenti di Awawdeh dopo l'attacco rispecchiavano quelli di Mohammed Bouyeri dopo aver ucciso Theo van Gogh. Proprio come Bouyeri si rifiutò di chiedere scusa, Awawdeh ha proclamato dalla sua cella in prigione: ‘Se potessi farlo di nuovo, lo rifarei’. È stato diffuso un video, che mostra Awawdeh uscire di prigione su cauzione, i suoi amici lo accolgono, lo prendono sulle spalle e proclamano che è un ‘eroe’. E qui sta il problema: quando atti odiosi come quelli di Awawdeh possono essere rappresentati come eroismo, improvvisamente vedi quanto sia facile che le false narrazioni si trasformino in fantasie mortali”.
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Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

Messaggioda Berto » sab giu 12, 2021 6:28 am

I terroristi nazi maomettani palestinesi di Gaza stanno bombardando Israele che si difende
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2779
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674


"Israele come i talebani". Scoppia la bufera sulla deputata dem Ilhan Omar
Gerry Freda
10 Giugno 2021

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/is ... 53476.html

Ilhan Omar, prima parlamentare americana "velata", ha finora fatto più volte discutere per le sue invettive contro Israele e pro-Palestina
"Israele come i talebani". Scoppia la bufera sulla deputata dem Ilhan Omar

La deputata americana democratica Ilhan Omar, di religione islamica nonché prima esponente del Congresso "velata", è finita ultimamente nella bufera per un suo tweet in cui "paragona Israele ai Talebani". Le parole in questione sono state pubblicate lunedì sul web dalla parlamentare di origini somale e da lei presentate come l'oggetto di un suo colloquio avuto in precedenza con Antony Blinken, il capo della diplomazia Usa.

Nel tweet in questione, la deputata del Minnesota, già nota per le sue invettive contro lo Stato ebraico e in difesa dei diritti dei palestinesi, aveva tuonato: "Dobbiamo avere lo stesso livello di responsabilità e giustizia per tutte le vittime di crimini contro l’umanità. Abbiamo visto atrocità impensabili commesse da Stati Uniti, Hamas, Israele, Afghanistan e Talebani. Ho chiesto al Segretario Blinken dove le persone dovrebbero andare per la giustizia".

We must have the same level of accountability and justice for all victims of crimes against humanity.

We have seen unthinkable atrocities committed by the U.S., Hamas, Israel, Afghanistan, and the Taliban.

I asked @SecBlinken where people are supposed to go for justice. pic.twitter.com/tUtxW5cIow
— Rep. Ilhan Omar (@Ilhan) June 7, 2021

La Omar aveva poi diffuso un video in cui ricostruiva la sua conversazione con Blinken, dichiarando di avere chiesto allora a quest'ultimo "quali meccanismi sono in atto negli Stati Uniti per le vittime di presunti crimini contro l’umanità in Israele, Palestina e Afghanistan".

Dopo avere di fatto equiparato Israele, Hamas e Talebani, la parlamentare del Minnesota aveva denunciato: "Se i tribunali nazionali non possono o non vogliono perseguire la giustizia, e ci opponiamo alla Corte penale internazionale, dove pensiamo che le vittime di questi presunti crimini dovrebbero andare per ottenere giustizia?".

Il paragone tra lo Stato ebraico e i fondamentalisti islamici afghani ha subito infiammato il web, con forti critiche lanciate contro la deputata democratica. Più volte in passato, gli avversari politici repubblicani della Omar hanno tentato di farla dimettere da ogni incarico parlamentare proprio a causa delle sue posizioni estremiste e anti-Israeliane. Ad esempio, qualche settimana fa, durante il conflitto nella Striscia di Gaza, la dem aveva pubblicato su Internet il seguente messaggio: "Gli attacchi aerei israeliani, che uccidono civili a Gaza, sono un atto di terrorismo. Molti ti diranno che Israele ha il diritto di difendersi, alla sicurezza e alla protezione, ma tacciono sul fatto che anche i palestinesi abbiano quegli stessi diritti". Nel 2002, inoltre, la futura deputata aveva diffuso in rete un post ancora più incendiario: "Israele ha ipnotizzato il mondo. Allah risveglia la gente e aiutarli a vedere le cattive azioni di Israele".


QUANDO UN IMPORTANTE QUOTIDIANO FRANCESE SI FA PORTAVOCE DELLA DISTRUZIONE DI ISRAELE
Michelle Mazel
Informazione Corretta
Progetto Dreyfus
13 giugno 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

Chi non ha sentito nelle manifestazioni anti-israeliane il grido di battaglia di tutti coloro che negano ogni legittimità allo Stato ebraico: “Dal fiume al mare la Palestina sarà libera.” Il fiume è ovviamente il Giordano e il mare è il Mediterraneo. In parole povere, un appello alla distruzione di Israele.
Ed è a questo appello che Le Monde dedica lunghe argomentazioni nel numero del 4 giugno. Il titolo la dice lunga senza ipocrisia: In Palestina, un'ondata di rabbia “dal fiume al mare”. Avete letto bene: in Palestina. Tuttavia, a ben guardare, i personaggi e gli eventi citati in questo articolo si trovano non “in Palestina” ma all'interno di un Paese che esiste realmente: è Israele, uno Stato riconosciuto dalla comunità internazionale.
Ma veniamo all'”ondata di rabbia.” Si tratta di “giovani”, spiega il quotidiano, questo mirabile termine che copre un'ampia fascia di età, che va dall'adolescenza ai trent'anni. Cosa suscita più simpatia di questa gioventù che lotta per il proprio futuro? Sirine, la pasionaria più eloquente vive ad Haifa, la grande città portuale che si trova interamente all'interno dei confini riconosciuti nel 1948. Questa giovane donna di 26 anni non usa mezzi termini e non esita ad amplificare e sviluppare lo slogan: per lei “La Palestina è araba dal fiume al mare" e non c'è posto per gli ebrei. Le Monde non coglie questa piccola zaffata di apartheid e non si chiede quale sarebbe stato il destino degli ebrei che vivevano “in Palestina.”
Va notato che la sua posizione è identica a quella dei leader di Hamas, per i quali, come ha appena dichiarato Mahmoud Al-Zahar al microfono del canale Sky Newsi, lo Stato di Israele è illeggitimo. Non solo si rifiutano di riconoscerlo, ma la sua distruzione è anche il loro obiettivo primario. Le Monde si sofferma a lungo sui soprusi di cui sarebbero vittime i palestinesi, compreso “il divieto di accesso ai luoghi santi.” Si riferisce senza dubbio alle restrizioni imposte in seguito ai disordini sulla “Spianata delle Moschee.”
Ma la cosa più grave in questo testo di propaganda è che in nessun momento Il quotidiano cerca di precisare o di ristabilire i fatti. Le Monde, che in precedenza aveva dedicato lunghi ragionamenti sul fatto che Gerusalemme era la terza città santa dell'Islam, dopo La Mecca e Medina, ha probabilmente dimenticato che all’inizio era stata la prima città santa degli ebrei. Una santità dovuta al sacrificio di Abramo e al Tempio di Salomone che la Bibbia raccontava già più di un millennio prima della comparsa dell'Islam.
Il califfo Omar che entrò a Gerusalemme nel 638, costruì la Cupola della Roccia sul luogo dove, secondo la tradizione, sorgeva il Tempio. Oggi sono gli ebrei che vedono fortemente limitato il loro accesso al Monte del Tempio per evitare scontri con i fanatici musulmani che vedono la loro presenza come una profanazione. Il Primo Ministro dell'Autorità palestinese Mohammad Shtayyeh non ha appena dichiarato al canale qatariota Al Jazeera che non c'erano prove dell'esistenza del Tempio a Gerusalemme? Un'affermazione che la stampa cristiana non ha ritenuto opportuno evidenziare. Ma se il Tempio non c'era, cosa era venuto a fare a Gerusalemme Gesù di Nazaret?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

Messaggioda Berto » ven nov 12, 2021 9:52 pm

E FINIAMOLA DI CHIAMARLI "PROGRESSISTI"
Franco Londei

https://www.facebook.com/marco.dicori/p ... 8011752967

Quando paragoni l’omicidio di Jamal Khashoggi ad una legittima operazione di autodifesa israeliana, non sei progressista, sei una idiota.
Quando paragoni la violenta repressione del governo colombiano sui manifestanti ad una legittima operazione israeliana su un obiettivo militare, non sei progressista, sei una idiota.
Quando affermi che l’esercito israeliano “bombarda i civili” non solo non sai quello che dici, non solo trascuri il fatto che è Hamas ad usare i civili come scudi umani, ma pensi di essere una progressista quando invece sei una idiota.
La deputata americana Alexandria Ocasio-Cortez, universalmente definita progressista solo perché appartenente al Partito Democratico, ha presentato un emendamento per bloccare il trasferimento di 735 milioni di dollari a Israele destinati per l’acquisto di kit che trasformano bombe non guidate in missili guidati GPS.
La deputata “progressista” ha affermato di aver presentato sette emendamenti per bloccare gli aiuti americani a coloro che abbiano commesso “gravi violazioni dei diritti umani, genocidi o crimini di guerra riconosciuti a livello internazionale”. E tra questi non ha potuto fare a meno di infilarci l’unica democrazia in Medio Oriente, Israele.
Dice bene l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Gilad Erdan, quando afferma che si aspetterebbe che “un membro del Congresso capisse che Israele sta difendendo i suoi cittadini contro Hamas, un’organizzazione terroristica” aggiungendo che l’emendamento della cosiddetta deputata progressista “legittima ulteriormente i loro attacchi atroci contro civili innocenti, così come le bugie antisemite”.
La “deputata progressista” Alexandria Ocasio-Cortez insieme ad altre “progressiste” come Rashida Tlaib, Ilhan Omar, e Ayanna Pressley, forma quella che i media americani chiamano “the squad”, la squadra progressista a cui piacciono più i terroristi che le democrazie.
E sinceramente sarebbe arrivato il momento di smetterla di accostare il termine “progressista” a queste persone. Il progressismo è una cosa seria, portata avanti da persone serie non ma macchiette come queste qui.
Il progressismo è una cosa bellissima perché mira a migliorare la società, non a giustificare i terroristi islamici. Il progressismo è sviluppo, non regresso.
Queste persone cosiddette “progressiste” mirano invece unicamente a giustificare il terrorismo contro Israele confondendolo volontariamente con una forma di resistenza che in questo caso non esiste.
Hamas non è un gruppo resistente, Hamas è un gruppo terrorista che ha come obiettivo statutario la distruzione di Israele. Giustificare Hamas non è progressista, giustificare Hamas è terrorista.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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