Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

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Messaggioda Berto » gio lug 04, 2019 8:35 pm

Ue, sempre peggio per Israele Dopo la Mogherini l’incubo Borrell
4 luglio 2019
Eduardo Palumbo

http://www.italiaisraeletoday.it/ue-sem ... _E3MGjFA6I

Sono molti, inutile nasconderlo, quelli che hanno salutato con piacere l’addio di Federica Mogherini, il ministro degli esteri col velo dell’Unione europea, la grande fautrice dell’accordo nucleare con l’Iran, l’unica politica occidentale che è andata ad onorare l’insediamento del parlamento iraniano, insomma del regime degli ayatollah.

Erano molti quelli che speravano che col nuovo governo europeo, ma, soprattutto, col nuovo Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, potesse esserci un nuovo indirizzo per la politica in Medio Oriente, nuovi e più significativi rapporti con Israele, una maggiore assonanza con gli Stati Uniti. Ed invece… La nomina dello spagnolo Josep Borrell ha lasciato tutti delusi, “dalla padella alla brace…” come recita un antico detto popolare.

Già perché Borrell, un veterano del Partito Socialista Spagnolo (PSOE), sembra essere in assoluta continuità con la Mogherini, tanto che l’anno scorso, ha affermato come ministro degli esteri che la Spagna è pronta, anche da sola, a riconoscere lo Stato della Palestina. Anche, disse allora, prendendo le distanze dall’Unione europea… Figuriamoci ora che ha il compito di guidare la politica estera della Ue, quali saranno i suoi progetti

Borrell molti anni fa ha svolto volontariato in un kibbutz in Israele e ha anche incontrato la sua prima moglie in Israele, ma è ben noto per le sue critiche nei confronti dello stato ebraico. Così come sono note anche le sue simpatie per l’Iran. In un tweet per celebrare il 40 ° anniversario della rivoluzione islamica, ha scritto: “Il tasso di alfabetizzazione è aumentato dal 35 all’84 percento. La partecipazione delle donne alla forza lavoro è salita dal 5 al 47 percento. L’Iran è un paese chiave in Medio Oriente. È coinvolto in guerre in Siria e Yemen ed è in concorrenza con l’Arabia Saudita. Quaranta anni dopo il Vietnam, l’Iran è ancora un’ossessione per gli Stati Uniti. L’Iran può sopravvivere alle sanzioni se Trump non viene rieletto, altrimenti il regime rinnoverà il suo programma nucleare e raddoppierà l’aggressione nella regione “.

Ma non è tutto. In una recente intervista, interrogato sulle richieste iraniane per la distruzione di Israele rispose. “L’Iran vuole spazzare via Israele: finchè non c’è nulla di nuovo, dobbiamo conviverci.”
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Messaggioda Berto » mer ago 07, 2019 8:40 pm

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 06/08/2019, a pag.2, con il titolo "La bella e le bestie. Miss Iraq difende Israele.
Vogliono toglierle la cittadinanza" il commento di Giulio Meotti.

Giulio Meotti

http://www.informazionecorretta.com/mai ... I.facebook

Roma. Anche ora che vive in California, Sarah Idan riceve minacce di morte per quel selfie. “Peace and Love from Miss Iraq and Miss Israel”.
La frase, lanciata su Instagram al fianco della collega israeliana Adar Gandelsman, fece il giro del mondo e dei siti islamisti.
Nonostante le continue minacce di morte e di stupro, anche di Hamas, Idan, che è la prima Miss Iraq a partecipare a Miss Universo in mezzo secolo, afferma di essere ancora in contatto con Miss Israele. Lavora con una organizzazione di Los Angeles, Humanity Forward. La sua famiglia è fuggita dall’Iraq tre giorni dopo il controverso scatto (ora i suoi vivono in un paese mediorientale). Nei giorni scorsi, l’ex Miss Iraq ha denunciato un provvedimento avviato al Parlamento di Baghdad volto a toglierle anche la cittadinanza irachena. La sua nuova “colpa” è di avere parlato al Consiglio dei diritti umani di Ginevra in difesa di Israele, che proprio in quel consiglio è da anni il principale imputato e capro espiatorio. “L’Iraq ha negato quello che avevo detto all’Onu, e cioè che non ho la libertà di parlare di Israele, e ora mi stanno togliendo la cittadinanza. È crudele. Sono senza parole…”. Idan ha poi pubblicato articoli dei media iracheni, dove si sostiene “la cancellazione della cittadinanza di Miss Iraq e il divieto al suo ingresso e il ritorno in Iraq a causa delle sue dichiarazioni relative a Israele”. “L’Iraq vuole farmi quello che fece agli ebrei iracheni ai tempi del pogrom ‘Farhud’ – ha detto ancora Idan – Privarmi della mia cittadinanza e non permettermi di tornare”.
Il direttore della ong UN Watch che l’aveva ospitata a Ginevra, Hillel Neuer, ha così scritto al Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres: “Con la presente denuncio il deputato iracheno Ali al Ghanmi per avere minacciato di rimuovere la cittadinanza di Sarah Idan come forma di ritorsione per la sua testimonianza al Consiglio Onu per i diritti umani: il che costituisce una rappresaglia illegale per avere collaborato con l’Onu, in aperta violazione della Risoluzione 72/247 dell’Assemblea generale e della Risoluzione 36/21 del Consiglio Onu per i diritti umani. Vi esortiamo a intervenire immediatamente presso l’ambasciatore iracheno all’Onu, Bahr Aluloom, per chiedere la cessazione dell’intimidazione di un testimone per via della testimonianza che ha reso davanti all’Onu, come espressamente affermato dallo stesso parlamentare al Ghanmi, membro della commissione Sicurezza e Difesa dell’Iraq”. All’Onu, Sarah Idan aveva accusato i leader arabi di essere prevenuti contro Israele, spiegando che il loro atteggiamento va oltre la motivazione politica.
“È profondamente radicato nel sistema di credenze insegnato nei paesi musulmani, che sono antisemiti”, ha detto Idan. “Purtroppo l’odio e l’intolleranza sono rafforzati dai media distorti”. Le due Miss si sono riunite di recente anche per una raccolta fondi a sostegno di United Hatzalah of Israel, la Uber della medicina d’emergenza israeliana, che addestra, equipaggia e distribuisce cinquemila volontari per le emergenze mediche attraverso una app per smartphone. Quando il 911 di Israele riceve una chiamata, un’app invia il volontario più vicino e più adatto prima che arrivi un’ambulanza, riducendo il tempo di risposta in media a novanta secondi. I volontari indossano giubbotti arancioni e portano borse mediche. I volontari sono ebrei, musulmani, cristiani e drusi. “Sto lavorando per ricostruire la relazione tra ebrei e musulmani”, dice Idan. In una regione in cui gli atleti israeliani sono spesso ostracizzati – niente inno o bandiera israeliana alle competizioni sportive – Miss Iraq ha mostrato una strada diversa. Una che non piace ai regimi islamisti.
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Messaggioda Berto » mar ago 20, 2019 7:02 pm

Antisemitismo, Onu accusa Anp per libri scolastici e media
18 Agosto 2019

https://www.progettodreyfus.com/antisem ... i25HjlSor0

Ha fatto gridare al clamoroso, anche se dovrebbe essere la normalità, la presa di pozione sull’antisemitismo tenuta dall’Onu contro l’Anp.

Nello specifico è stata la Commissione per l’eliminazione delle discriminazioni razziali delle Nazioni Unite, a chiedere all’Autorità nazionale palestinese di eliminare tutti i riferimenti dell’odio antiebraico presenti nei libri scolastici e nei comunicati ufficiali.

Nel corso della riunione, le Nazioni Unite hanno incalzato i rappresentanti della delegazione palestinese con una serie di domande sui provvedimenti da prendere per proteggere i membri della comunità ebraico-israeliana e come togliere qualsiasi riferimento all’odio antisemita dalla società palestinese.

Ma non solo, perché le domande sono state rivolte anche in materia di minoranze (drusi e circassiani), di discriminazione nei confronti delle donne e leggi sulla proprietà.

Chinsung Chung, membro della Commissione, è stato uno dei più attivi nel porre domande:

“Molte relazioni di Organizzazioni non governative hanno evidenziato pregiudizi e incitamento all’odio antisemita e anti-israeliano che emergono in particolare nei media palestinesi e nei discorsi dei suoi funzionari statali. Può l’Autorità palestinese fornire una spiegazione a questo proposito?”

Va ricordato che le Nazioni Unite non riconoscono lo Stato palestinese come membro, ma danno la possibilità all’Autorità palestinese di firmare trattati e convenzioni, come quello sulla discriminazione razziale.

Sì, discriminazione razziale. Ironia della sorte proprio uno dei capi di accusa che l’Onu ha rivolto all’Autorità nazionale palestinese.

Le Nazioni Unite sembrano aver aperto gli occhi in materia di antisemitismo. Ma tutto questo non dovrebbe far gridare al clamoroso, ma dovrebbe essere la normalità.

Perché l’Anp non vuol fare nulla per migliorare le condizioni di vita del popolo palestinese, ma solo dargli un nemico da combattere, mostrandolo come colpevole di tutto: Israele.
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Messaggioda Berto » lun ago 26, 2019 8:18 am

L'ultimo espediente dell'industria che denigra Israele
Andrew Ash. vive nel Regno Unito
25 agosto 2019

https://it.gatestoneinstitute.org/14776 ... kYD2WoHRz8

La deputata statunitense Rashida Tlaib (a sinistra nella foto) aveva chiesto di recarsi in "Palestina", un paese che finora non esiste, in un viaggio organizzato e co-finanziato da un'organizzazione palestinese no-profit, Miftah, che è stata descritta nelle pagine del Washington Examiner come "un gruppo particolarmente antisemita che elogia i terroristi palestinesi e afferma che gli ebrei usavano il sangue dei cristiani durante la Pasqua ebraica". (Foto di Adam Bettcher/Getty Images)

La deputata democratica del Congresso statunitense Rashida Tlaib (eletta in Michigan) ha deciso di rinunciare al viaggio in Israele che avrebbe dovuto fare con la sua collega, membro della "squadra", Ilhan Omar, dopo che entrambe erano state invitate a partecipare a un viaggio ufficiale del Congresso, ma avevano declinato l'invito.

Anche se alla Tlaib e alla sua altrettanto esplicita collega Omar era stato inizialmente negato l'ingresso in Israele a causa delle loro opinioni radicali che promuovono la distruzione dello Stato ebraico con la campagna per il boicottaggio, entrambe non potevano immaginare che sarebbero state boicottate. Alla Tlaib è stato alla fine concesso il permesso per "motivi umanitari", dopo un toccante appello al ministro dell'Interno israeliano Aryeh Deri, in cui la congressista ha esposto le ragioni per voler visitare la nonna palestinese, residente in Cisgiordania.

Ma poi la Tlaib ha fatto marcia indietro e ha deciso di rinunciare al suo viaggio.

Sua nonna, ha twittato la deputata americana, non vorrebbe che lei le facesse visita alle condizioni che aveva già concordato, ossia astenendosi dal cogliere l'opportunità di trasformare il suo viaggio in Israele in una piattaforma politica. "Mettermi a tacere e trattarmi come una criminale non è ciò che lei vuole per me", ha scritto amorevolmente la Tlaib.

La nonna della signora Tlaib ha 90 anni, pertanto, questa potrebbe essere l'ultima occasione per incontrarsi di nuovo. Ma per la congressista pare che questa opportunità persa sia semplicemente un danno collaterale quando si tratta dei progressi del programma politico anti-Israele. Dover mostrare un po' di moderazione per un giorno o due è, a quanto pare, un affronto alla sua coscienza.

Considerando che la Tlaib e la Omar appena due settimane prima avevano rifiutato di partecipare a un viaggio programmato in Israele, insieme ad altri neo-eletti al Congresso, l'intero episodio sembra più una cortina di fumo per nascondere la motivazione principale: sobillare.

Rashida Tlaib aveva chiesto di recarsi in "Palestina", un paese che finora non esiste, in un viaggio organizzato e co-finanziato da un'organizzazione palestinese no-profit, Miftah, guidata da Hanan Ashrawi, nemica di lunga data di Israele. Nelle pagine del Washington Examiner, Becket Adams ha descritto Miftah come "un gruppo particolarmente antisemita che elogia i terroristi palestinesi e afferma che gli ebrei usavano il sangue dei cristiani durante la Pasqua ebraica. L'organizzazione pubblica anche materiale neonazista e invoca la distruzione di Israele".

Miftah ha inoltre definito le attentatrici suicide delle eroine. Ci vuole un gran bell'impegno per essere "particolarmente antisemita".

Quindi, per Israele, sembra chiaro fin dall'inizio che ogni decisione è stata manipolata per essere una battaglia persa. Dove sono le critiche della Tlaib alla Cina per aver occupato il Tibet, o alla Turchia per l'occupazione di Cipro Nord, o al Pakistan per aver occupato il Kashmir, o ancora all'Inghilterra per aver negato l'ingresso allo stimato studioso Robert Spencer mentre i predicatori d'odio sono i benvenuti?

Il comportamento eloquente della Tlibi rivela molto probabilmente la reale motivazione sottesa alla visita proposta, che ora sembra più avere a che fare con un'apparente propensione a colpire Israele e a inseguire le luci della ribalta, anziché essere mossa dal desiderio di recarsi dalla nonna. Quella che sembrava essere una prospettiva allettante di andare in Israele e di fomentare la situazione davanti alle telecamere evidentemente è diventata meno interessante dopo aver promesso di comportarsi bene. Ma un viaggio che non può combinarsi con qualche copertura controversa evidentemente non ha senso.

La Tlaib è famosa, nel tentativo di esprimere le sue preoccupazioni politiche, per dare spettacolo. Nel 2016, a un comizio a Detroit dell'allora candidato presidenziale Donald Trump, la "protesta" della Tlaib degenerò presto in disordini. In un video in cui la donna oppone resistenza agli agenti dei servizi segreti e alle guardie del corpo di Trump, la si sente urlare: "Siete tutti pazzi!" – prima di essere scortata fuori dall'auditorium.

Nel 2018, mentre era ancora candidata al Congresso, partecipò a una presunta manifestazione "pacifica" di protesta davanti un ristorante McDonald's, a Detroit. Ancora una volta, la Tlaib venne allontanata con la forza – e in quell'occasione arrestata – mentre protestava per un salario minimo di 15 dollari l'ora.

Quando non è impegnata a essere fisicamente rimossa da un luogo, la Tlaib trova patriottico inveire contro gli agenti della polizia del Campidoglio nell'espletamento delle funzioni loro assegnate dal Congresso: arrestare i manifestanti che ostentano un simile disprezzo per la legge e per l'ordine.

"Non mi sono mai sentita più palestinese di quanto mi sia sentita al Congresso", ha dichiarato con aria di sfida alla Michigan Coalition for Human Rights, nell'aprile scorso. Il che sembra un po' assurdo, se detto dalla stessa donna che ha twittato che i senatori che hanno appoggiato un disegno di legge pro-Israele "dimenticano quale paese rappresentano".

La disparità di criteri contenuti nelle sue frecciate, purtroppo, diminuiscono ogni credibilità che lei avrebbe potuto avere nell'essere una donna palestinese che lotta per i diritti della patria di sua nonna. Il suo comportamento contribuisce a sminuire la gravità delle questioni che afferma di rappresentare. Sembra semplicemente indifferente a qualsiasi tipo di protesta che non comporta espulsioni chiassose o arresti, o in cui non può ricevere attenzione o essere considerata una vittima. È difficile non chiedersi cosa stia facendo per il suo elettorato. Il desiderio di colpire Israele è davvero ciò che tiene svegli la notte i buoni elettori del Michigan? L'antisemitismo è ora il nuovo volto accettato del Partito democratico? Non sorprende che la sua visita proposta possa aver destato qualche preoccupazione in Israele.

Come M. Zuhdi Jasser, autore e fondatore e presidente del Forum islamico americano per la democrazia, ha affermato in merito all'episodio:

"Ve lo devo dire, è necessario innanzitutto capire che cos'è il movimento BDS [per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni]. È un movimento antisemita sostanzialmente genocida che vuole la fine di Israele. Pertanto sia chiaro, questi non sono moderati che si recano in Israele. Israele, secondo la propria legge del 2017 ha il diritto di vietare l'ingresso nel paese agli attivisti, soprattutto a quelli che vogliono vederlo cancellato dalla carta geografica."

Le ultime idee che affiorano dall'industria della denigrazione di Israele sono quelle espresse da "una decina di democratici" della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti che intendono stigmatizzare l'ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Ron Dermer, e l'ambasciatore americano in Israele, David Friedman, per una "profonda mancanza di affidabilità e di fiducia". L'agenzia di stampa McClatchy ha rivelato, citando una fonte del Congresso, che i Democratici stanno "valutando tutte le opzioni".

In un tweet, la Tlaib ha poi proposto di boicottare un programma televisivo di Bill Maher, che ha avuto la sfortuna di osservare in merito al BDS: "È una stronz*** – un test di purezza da parte di persone che vogliono sembrare sveglie, ma di fatto hanno dormito durante la lezione di storia". E ha continuato dicendo:

"È basato sull'idea – un'idea peraltro molto superficiale – che gli ebrei in Israele sono per la maggior parte bianchi e i palestinesi più scuri, e pertanto questi ultimi devono essere considerati innocenti e giusti, mentre gli ebrei hanno torto.

"Come se l'occupazione fosse venuta fuori dal nulla e che questa gente totalmente pacifica si fosse ritrovata occupata. (...) Immemore delle intifada, degli attentati suicidi, dei razzi e delle numerose guerre.

"Permettetemi di leggere Omar Barghouti, uno dei cofondatori del movimento (...) La sua citazione: 'Nessun palestinese raziocinante (...) accetterà mai uno Stato ebraico in Palestina'. Ecco da dove viene questo movimento, qualcuno che non vuole nemmeno uno Stato ebraico. In qualche modo, questa tesi non viene mai presentata dai media americani. È molto strano".

Il deputato democratico statunitense Ted Lieu (eletto in California), non volendo evidentemente essere escluso, si è unito al coro accusando l'ambasciatore americano in Israele, David Friedman, di "fedeltà a una potenza straniera" – ma non ha accusato la congressista Tlaib di fedeltà alla "Palestina".

Nel corso di una conferenza stampa strappalacrime, tutte le verità scomode sono state distorte o omesse, a cominciare dal loro itinerario di viaggio pianificato; per non parlare poi del motivo per cui Israele si è sentito obbligato a costruire una barriera di sicurezza e se la decisione di erigerla avesse qualcosa a che fare con gli innumerevoli attacchi terroristici palestinese in cui "sono rimaste uccise più di 900 persone" e "migliaia sono rimaste ferite"; come pure, se tale barriera funziona davvero. Secondo il governatore del Wisconsin, Scott Walker, Israele "ha ridotto del 90 per cento le azioni terroristiche in quel paese, riduzione attribuita a un'efficace barriera di sicurezza. (...) Se Israele può agire così efficacemente, non c'è motivo per cui l'America non possa farlo".

Tra le altre favolette raccontate alla conferenza stampa, spiccano tra le varie calunnie, i tentativi di paragonare Israele al Sudafrica dell'apartheid, quando di fatto gli arabi in linea di massima vengono trattati allo stesso modo degli ebrei; sono giudici della Corte Suprema e membri del parlamento, hanno partiti politici e sono ammessi a svolgere qualsiasi professione. La congressista Omar ha inoltre definito "disumani" i checkpoint, quando invece essi servono solo a fermare gli attacchi terroristici palestinesi. Ovviamente, durante la conferenza stampa non è stata fatta alcuna menzione del fatto che l'Autorità palestinese, sotto il suo leader Mahmoud Abbas, il quale sta per giungere al quattordicesimo anno del suo mandato quadriennale, ha "vietato a un gruppo palestinese che si batte per i diritti LGBT di organizzare qualsiasi attività in Cisgiordania e ha minacciato di arrestare gli attivisti, affermando che tali attività sono contrarie ai 'valori della società palestinese'". Al contrario, Israele organizza ogni anno una delle più importanti Gay Pride Parade al mondo.

Risvolti come questi di un invito che la stessa Tlaib aveva richiesto – "Questa potrebbe essere l'ultima occasione che ho di vederla [la nonna]. Rispetterò qualsiasi restrizione e durante la mia visita non promuoverò il boicottaggio di Israele" – dimostrano che la preoccupazione di Israele era giusta.
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Messaggioda Berto » dom set 01, 2019 9:48 am

Ebrei: persecuzioni antiche e moderne
Commento di Deborah Fait
31 agosto 2019

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 40EhU-yvkI

L'imam di Nablus, Muhammad Nour Malhas, ha tenuto il suo sermone del venerdì e, siccome, secondo alcuni, l'islam è una religione di pace d'amore ha detto: "Chi avrà relazioni con Israele sarà escluso dal massacro degli ebrei nel Giorno del Giudizio". Sì, parole di un esaltato fanatico che trasuda odio ma sono solo le ultime di una lunga serie di maledizioni islamiche contro gli ebrei e di lavaggio del cervello di chiunque le ascolti nel mondo arabo come in occidente. In America del nord e del sud come in Europa non si contano più gli attacchi agli ebrei, neonazisti e musulmani si spartiscono lo scettro di chi li perseguita di più e meglio, cioè con più violenza. Il BDS e tutte le organizzazioni propalestinesi spargono incessantemente benzina sul fuoco col risultato che ogni cittadino ebreo è in pericolo e che ogni cittadino israeliano è un obiettivo da ammazzare.

Nelle ultime due settimane sono stati uccisi due ragazzi, quasi bambini, il primo Dvir, era un ragazzo che credeva nella pace e lo hanno accoltellato. La seconda Rina, quindicenne, stava facendo allegramente il bagno con la sua famiglia. Li hanno fatti esplodere con una bomba. Vorrei però parlare di questi benedetti arabi palestinesi che ci stanno rovinando la vita da un secolo con la scusa che sono rifugiati scacciati da Israele. A causa di questa fake news il mondo intero ci sta tormentando e boicottando da anni.

Vediamo chi è il rifugiato secondo la Convenzione di Ginevra, legge 722:
"Il rifugiato è persona che nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato. Il rifugiato è colui che ha lasciato il proprio Paese, per il ragionevole timore di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità e appartenenza politica e ha chiesto asilo e trovato rifugio in uno Stato straniero, mentre il profugo è colui che per diverse ragioni (guerra, povertà, fame, calamità naturali, ecc.) ha lasciato il proprio Paese ma non è nelle condizioni di chiedere la protezione internazionale".

E' ovvio che i gli arabi palestinesi non rientrano in questa legge. Non sono rifugiati e non sono profughi, nessuno li ha cacciati, sono gente che è andata via da Israele appena nato perché obbligati a farlo dai paesi arabi e perché spaventati dalla guerra che 5 eserciti arabi avevano dichiarato a Israele. Non se ne sono andati per colpa di Israele, per discriminazione o altro, e non se ne sono andati dal loro paese poiché fino al 1948 vivevano, insieme agli ebrei, nel Mandato britannico della Palestina che non era una nazione né uno stato. Gli ebrei hanno difeso il proprio paese dalla guerra, gli arabi, se si fossero sentiti così attaccati alla terra, avrebbero dovuto aiutarli invece, in parte, sono scappati. Il loro miserabile obiettivo era distruggere Israele e poi tornare. Peggio per loro. Israele non è stato distrutto e loro sono stati schiavizzati e rinchiusi in campi dai loro stessi fratelli arabi.

Ma la cosa importante è ricordare che gli arabi hanno perseguitato gli ebrei per 1400 anni, dall'epoca di Maometto fino ad oggi e continueranno chissà per quanto tempo ancora se pensiamo all'educazione all'odio che riceve ogni generazione islamica. I pogrom si sono poi susseguiti, all'epoca le notizie andavano a dorso di mulo e non via internet, mentre i pogrom si verificavano in Europa. Credo sia importante ricordare i tantissimi pogrom avvenuti nel mondo arabo. Da notare che quanto segue è tutto avvenuto prima della fondazione dello stato di Israele ed è solo un elenco parziale:
Cronologia delle principali persecuzioni subite dagli ebrei nei paesi arabi

:
624- tribù ebraiche vengono sterminate da Maometto
628- gli ebrei di Khaibar (Arabia Saudita) devono versare tributi altissimi e ogni ebreo che compie 15 anni deve pagarlo.
700- intere comunità ebraiche vengono massacrate dal re Idris I del Marocco. 845- vengono promulgati in Iraq decreti per la distruzione delle sinagoghe.
845-861- El Mutawakil ordina che gli ebrei portino un abito giallo, una corda al posto della cintura e delle pezze colorate sul petto e sulla schiena.
900- col Patto di Omar gli ebrei vengono spregiativamente chiamati dhimmi. In base a tale Patto era proibito agli ebrei di costruire case più alte di quelle dei musulmani, salire a cavallo o su un mulo, bere vino, pregare a voce alta, pregare per i propri morti o seppellirli in modo da offendere i sentimenti dei musulmani. Dovevano portare abiti atti a distinguerli dai musulmani. Nasce qui e non in Europa il segno distintivo degli ebrei, e l'obbligo di portare pezze sugli abiti si diffonderà in tutti i paesi arabi

Risultati immagini per pogrom hebron

1004- Il Cairo: gli ebrei sono costretti a portare legato al collo un piccolo vitello di legno e in seguito palle di legno del peso di tre chili.
1006- Granada: massacro di ebrei.
1033- Fez, Marocco: proclamata la caccia all'ebreo. 6000 ebrei massacrati.
1147-1212- persecuzioni e massacri in tutto il nord Africa.
1293- Egitto e Siria: distruzione delle sinagoghe.
1301- i Mammelucchi costringono gli ebrei a portare un turbante giallo.
1344- Distruzione delle sinagoghe in Iraq. 6 giugno 1391, pogrom di Siviglia (ndb) 1400- Pogrom in Marocco in seguito al quale si contano a Fez solo undici ebrei sopravvissuti.
1428- vengono creati i ghetti (mellaha) in Marocco.
1535- Gli ebrei della Tunisia vengono espulsi o massacrati.
1650- Anche in Tunisia vengono creati i ghetti, qui si chiamano hara (in arabo significa merda )
1676- distruzione delle sinagoghe nello Yemen.
1776- vengono sterminati gli ebrei di Basra, Iraq.
1785- massacri di ebrei in Libia.
1790-92- distruzione delle comunità ebraiche in Marocco.
1805-15-30- Sterminio degli ebrei di Algeri.
1840- persecuzioni e massacri a Damasco.
1864-1880- continui pogrom a Marrakesh
1869- massacri di ebrei a Tunisi.
1897- massacri di ebrei a Mostganem, Algeria.
1912- pogrom a Fez.
1929- massacro della comunità ebraica a Hebron e distrutta la sinagoga.
1934-il governo iracheno vieta agli ebrei lo studio dell'ebraico.
1936- In Iraq gli ebrei vengono esclusi dagli uffici pubblici e pogrom a Bagdad. 1938-44- Persecuzioni a Damasco; gli assassini diventano cronici.
1941- in concomitanza con la festa di Shavuot pogrom a Bagdad. E poi pogrom a Tripoli, ad Aleppo, ad Aden, al Cairo, ad Alessandria, a Damasco ecc. ecc.
(da una ricerca di Deborah Fait) A conferma di quanto scrivo ecco un bellissimo articolo di Paolo Mieli pubblicato dal Corriere della Sera nel novembre del 2018 e che consiglio caldamente di leggere: https://www.corriere.it/cultura/18_nove ... FTMOc4lczg .
Nel XVI secolo un frate francescano Francesco Suriano descriveva in questo modo la vita degli ebrei a Gerusalemme: "Questi cani, gli ebrei, sono calpestati, picchiati e tormentati come meritano. Vivono in una condizione di sottomissione che le parole non possono descrivere. È una cosa istruttiva vedere che a Gerusalemme Dio li punisce più che in ogni altra parte del mondo. Ho visto questo luogo per lungo tempo". Spesso sento o leggo di qualche imbecille che afferma " Se vi odiano così tanto e da tanto tempo, un motivo ci sarà".

Certo che c'è ma dovrebbero chiederlo ai musulmani e alla Chiesa, maestri di persecuzioni che culminarono in Europa con la Shoà e che continuano, pur avendo ammazzato 6 milioni di noi, in nome della "liberazione della Palestina" nazione mai esistita nella storia e in nome dei palestinesi, popolo che ovviamente non è mai esistito nella storia.
È molto istruttivo e interessante leggere le interviste a Mordechai Nisan e a Eli E.Hertz sull'idea di Palestina tra geografia e narrativa http://www.informazionecorretta.com/dos ... ?l=it&d=17 .
Zuhayr Muhsin, leader arabo-palestinese, nel 1977 fece questa dichiarazione " Il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno stato palestinese è solamente un mezzo per continuare la nostra lotta per l'unità araba contro Israele.
Non c'è differenza tra giordani, palestinesi, siriani e libanesi.
Oggi parliamo dell'esistenza di un popolo palestinese per ragioni politiche e strategiche poiché gli interessi nazionali arabi richiedono che venga assunta l'esistenza di un distinto "popolo palestinese" da opporre al sionismo.
Per ragioni strategiche la Giordania, che è uno Stato sovrano con confini ben definiti, non può vantare diritti su Haifa e Jaffa mentre io, come palestinese, posso senz'altro vantare diritti su Haifa, Jaffa, Beersheva e Gerusalemme.
Comunque nel momento in cui i nostri diritti saranno riconosciuti non attenderemo nemmeno un minuto per unire la Palestina alla Giordania".

Eccoli qua i grandi patrioti palestinesi! Un popolo inventato al quale non potrebbe fregar di meno della terra che loro stessi distruggono e violentano, che esistono solo per poter distruggere Israele che qui, in questa terra, esiste da 4000 anni. Una terra che ama e che cura, un terra che difende eroicamente senza lamentarsi, anzi, qualsiasi israeliano a chi lo interroga sulla situazione risponde invariabilmente "i'iè beseder" andrà tutto bene".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » ven set 06, 2019 7:47 am

Accontentarsi di scuse tardive? Chi è Lorenzo Fioramonti, grillino nuovo Ministro dell'Istruzione e sostenitore del boicottaggio contro Israele
Analisi di Stefano Piazza
05.09.2019
Informazione Corretta


http://www.informazionecorretta.com/mai ... G_0EJY01-8

Le posizioni di Lorenzo Fioramonti su BDS, di cui il nuovo ministro è un sostenitore, non stupiscono data la sua appartenenza al Movimento 5 stelle. L'ebraismo italiano in passato è già intervenuto per chiedere chiarimenti a Fioramonti. Oggi, vista anche la nomina di Fioramonti a Ministro dell'Istruzione e dell'Università, non possiamo più accontentarci di scuse tardive. Inaccettabili.

Ecco l'articolo di Stefano Piazza:

Il surreale voto della piattaforma “Rousseau” ha dato il via libera al nuovo governo presieduto da Giuseppe Conte. Nel “Conte bis” ci sono ventuno ministri, dieci del MoVimento 5Stelle , nove del Partito democratico e uno di Leu che ha ottenuto in cambio dei preziosi voti al Senato, il Ministero della Salute. Luciana Lamorgese ex prefetto di Milano, è la figura tecnica che dovrà normalizzare il Viminale del dopo Matteo Salvini. Il Partito democratico non si è opposto alla nomina del pentastellato Lorenzo Fioramonti quale nuovo Ministro dell’Istruzione. Luigi Di Maio nuovo Ministro degli Esteri (non è uno scherzo), descrisse Fiorenzo Fioramonti così; “è un’eccellenza italiana di grande competenza”.

E veniamo quindi all’eccellenza italiana; Sulle piattaforme del MoVimento Lorenzo Fioramonti viene descritto come “professore di Economia politica all’università sudafricana di Pretoria, nonché autore di un piano di rilancio economico di quel paese”. Leggendo i suoi scritti ad esempio “Gross Domestic Problem: le politiche dietro il più potente numero del mondo” emerge che questa “eccellenza italiana di grande competenza”, non è altro che uno dei tanti teorici della decrescita e del sottosviluppo che alimentano i siti web complottisti dove si sono formate menti eccelse come quella di Manlio Di Stefano ex Sottosegretario agli Esteri, oppure il Senatore Elio Lannutti uniti anche dal disprezzo per lo Stato di Israele.

Lasciamo per il momento questi due “maître à penser” per tornare all’eccellenza italiana” ed in particolare a quando Fioramonti nel 2016 abbandono’ un convegno sulla gestione idrica sudafricana per aderire al “boicottaggio accademico internazionale contro gli ufficiali israeliani”. Ma perché questa eccellenza italiana se ne ando’ dal convegno ? In sala era presente Arthur Lenk ambasciatore israeliano a Pretoria, un fatto che un’ eccellenza come Fioramonti, non poteva proprio tollerare. Vero o falso ? Il “Centre for the Study of Governance Innovation (GovInn) dell’università di Pretoria, all’epoca diretto da Lorenzo Fioramonti pubblicò sul proprio sito web le motivazioni per cui l’eccellenza italiana si ritirò dal convegno, con il dichiarato intento di boicottare Israele.
Il nuovo Ministro dell’Istruzione non si nascose tanto che su Twitter rivendicò il suo gesto “taggando” il “BDS South Africa”. Poi prima di innestare una penosa retromarcia, confermo’ il suo pensiero in un’intervista pubblicata su “Daily Vox” facilmente reperibile sul web http://www.thedailyvox.co.za/prominent- ... conference dove disse che “Il boicottaggio a Israele è la chiave per aiutare la causa di una pace equa e sostenibile in Medio Oriente". Poi piu’ Lorenzo Fioramonti saliva nelle gerarchie grulline e piu’ lui e il suo mentore Di Maio, tentarono di negare i fatti arrivando a parlare di “strumentalizzazione senza precedenti di un episodio” oppure sostenendo all’ANSA che “ la notizia non è vera”.
La nomina di un personaggio come Lorenzo Fioramonti a Ministro dell’Istruzione non è altro che l’ennesimo errore politico del Partito Democratico che pur di sfruttare l’occasione di tornare al potere senza passare dalle elezioni e non essendo riuscito a batterli, ha deciso di abbracciare i 5stelle e la loro “eccellenza italiana di grande competenza”.




Complottisti contro Israele. È l'esecutivo più antisemita
Fioramonti non può non imbarazzare i democratici
di Fiamma Nirenstein
5 settembre 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8819070401

Ora, la mia domanda è molto semplice: potrà il Partito democratico evitare di essere parte di un governo antisemita e anche promotore dell'appeasement con l'Iran, l'unico Paese del mondo che ripete senza tregua che il suo scopo è distruggere un altro Stato membro dell'Onu, appunto Israele? I leader democratici da Renzi in poi non hanno questo vizio, anzi, hanno dimostrato simpatia per Israele, che difende la democrazia nonostante sia martoriato dal terrorismo palestinese e minacciato di morte. Non così però per il suo partner, il M5s, che pratica la forma più corrente di antisemitismo: l'odio contro Israele, secondo la definizione internazionale (Ihra, Working Definition of Antisemitism) ormai adottata da 31 Stati.
L'antisemitismo è un buon concime populista. I gilet gialli in Francia ne hanno fatto una bandiera e hanno assalito fisicamente il filosofo ebreo Alain Finkelkraut. L'odio antiebraico è una loro bandiera. Ma il 5 febbraio scorso, il neoministro degli Esteri Di Maio li ha incontrati. Perché il populismo confonde, secondo la migliore tradizione fascista e comunista, l'odio per gli ebrei con quello per i padroni, gli sfruttatori, la burocrazia, l'élite ladra... In Inghilterra Corbyn, altro esempio di antisemitismo populista, si è dichiarato caro amico del movimento terrorista Hamas. Corbyn è un antisemita attivo, nega la Shoah, finanzia il negazionismo; e l'incitamento antisraeliano è moneta corrente nel suo onorevole partito.
Il M5s è impregnato di ignoranza e luoghi comuni sul Medio Oriente: durante la sua visita in Israele nel 2016 con Manlio Di Stefano e Ornella Bertorotta, Di Maio mise in scena un'accanita insistenza per visitare Gaza, come ignorando che da là provengono missili e attacchi terroristi. Parve davvero che Hamas e gli jihadisti fossero l'unico vero oggetto amichevole della sua visita. E concluse dicendo che lui avrebbe certamente riconosciuto lo Stato di Palestina. Forse il M5s non ha spinto per farlo perché Matteo Salvini ha fatto barriera. Vedremo i dem.
Oggi va ricordato che il neoministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti, professore di Economia politica all'Università di Pretoria, che secondo Stefano Piazza di Informazione corretta è «uno dei tanti teorici che alimentano i siti web complottisti dove si sono formati anche l'ex sottosegretario Manlio Di Stefano e il senatore Elio Lannutti» abbandonò un convegno in Sud Africa perché era presente l'ambasciatore d'Israele. Poi cercò di rimangiarsi il gesto, ma scrisse anche che «il boicottaggio a Israele è la chiave per aiutare la causa di una pace equa e sostenibile in Medio Oriente». Come può il Pd sopportare che quest'individuo stia all'Istruzione?
Il M5s sciorina di continuo la sua ignorante e razzista visione di Israele: capitalista, imperialista, oppressore... Le parole dei leader e dei militanti grillini sono tutte simili: criminalizzazione di Israele, simpatia per i Palestinesi, per i terroristi, per il boicottaggio. Si chiama antisemitismo. Ora, Zingaretti come pensa di affrontare questo problema?
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Messaggioda Berto » ven set 06, 2019 6:56 pm

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/09/2019, a pag. 34, con il titolo "Palestina chiama Europa", l'intervento di Saeb Erekat, presentato come "segretario generale e capo negoziatore dell’Olp".

Traduzione di Fabio Galimberti

http://www.informazionecorretta.com/mai ... w.facebook

Saeb Erekat, come vuole il copione dei rappresentanti della "moderata" Anp di Ramallah, demonizza e criminalizza lo Stato di Israele, ritenuto responsabile di violenze di ogni genere contro i "poveri palestinesi". Come se non bastasse, Erekat invita esplicitamente l'Europa ad aderire in blocco al boicottaggio di Israele mosso da BDS, un movimento che vuole isolare lo Stato ebraico in stile nazista. Le parole di Erekat, anche se estreme, non stupiscono: è questa la linea dell'Anp di Abu Mazen. Quello che è grave è che Repubblica pubblichi senza introduzione il suo commento che trasuda odio da ogni riga. È inoltre ironico che Erekat venga presentato come "capo negoziatore dell'Olp", visto che gli arabi palestinesi - Abu Mazen e Erekat in testa - rifiutano da anni ogni negoziato e qualsiasi dialogo. Sempre più estrema la linea in politica estera del quotidiano diretto da Carlo Verdelli, proprietà famiglia De Benedetti.

Ecco l'articolo:

Alla fine del mese l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ricomincerà i suoi lavori: considerando che la pace e la sicurezza del mondo sono il principale scopo di questa organizzazione, non potrà essere una seduta come le altre, di fronte a quello che sta succedendo in Palestina. Le politiche di annessione di Israele, incoraggiate e coordinate dagli sforzi dell’amministrazione Trump per normalizzare i crimini e le violazioni dello Stato ebraico, minacciano di stabilire nuovi precedenti che dissolveranno interamente il concetto di costruzione della pace. Ma il mondo ha ancora tempo per prendere iniziative decise per salvare le prospettive di una pace giusta e duratura. Se avete dubbi su quello che dico, guardate il discorso di Jason Greenblatt, inviato di Trump e nuovo volto della diplomazia statunitense, al Consiglio di sicurezza dell’Onu lo scorso luglio. Le sue parole erano chiare: il diritto internazionale è irrilevante, la legittimazione internazionale inutile e le risoluzioni dell’Onu obsolete. Le sue parole hanno innescato una reazione forte da parte dei rappresentanti europei nel Consiglio, che hanno evidenziato la gravità di questa affermazione. Non è soltanto un esercizio retorico: l’amministrazione Trump ha tradotto il suo profondo disprezzo per il sistema internazionale in azioni concrete. Il riconoscimento della sovranità israeliana su Gerusalemme e le alture del Golan ha stabilito un precedente molto pericoloso di acquisizione di territori attraverso l’uso della forza. Perfino questo pilastro elementare del diritto umanitario internazionale, una lezione appresa dopo guerre combattute proprio per la conquista di territori e sfociate in milioni di morti, poteva essere manipolato ulteriormente. La domanda è: che cosa si sta facendo per affrontare questa situazione?

L’Unione Europea e i suoi Stati membri hanno riaffermato i principi di riferimento per il buon esito di un processo di pace, e questi principi includono le risoluzioni dell’Onu relative al conflitto israelo-palestinese e la soluzione di due Stati nei confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale della Palestina, e anche una soluzione definitiva, basata sul diritto internazionale, a tutte le questioni sul tappeto. Questa è anche la posizione ufficiale della Palestina, che rappresenta un’adesione da parte palestinese ai principi internazionali. Ma l’intransigenza israeliana, fondata su una cultura dell’impunità, consente a chi sostiene un regime di apartheid in Palestina di prevalere. Siamo a conoscenza delle comunicazioni pubbliche e private inviate all’amministrazione Trump da varie parti interessate sull’importanza dei principi internazionalmente riconosciuti. Ma non è stato sufficiente a fermare la follia che sta avvenendo sul terreno, con prospettive di una nuova esplosione di violenza. Bisogna prevenire questo scenario. Voglio essere chiaro: fintanto che l’Europa, il maggiore partner commerciale di Israele, continuerà a consentire gli scambi commerciali con gli insediamenti israeliani e la cooperazione fra aziende europee e aziende che hanno sede nelle colonie, Israele non sarà incentivata a fermarsi. I Paesi europei non hanno più scuse per compiere questo passo e assumersi, in parte, le loro responsabilità. E non ci sono più scuse neanche per non mettere al bando i prodotti degli insediamenti e non adottare misure legali e amministrative per impedire il finanziamento delle attività imprenditoriali delle colonie israeliane illegali da parte di aziende che versano soldi a presunte «associazioni di beneficenza». Le aziende europee che lavorano con le aziende degli insediamenti coloniali israeliani non devono essere protette, ma esortate a smettere di essere complici di crimini di guerra. Negli ultimi tre anni stiamo portando avanti una battaglia diplomatica senza precedenti, ma qui non si parla solo di Palestina. Il presidente Abbas ha presentato la nostra visione della pace al Consiglio di sicurezza, dove abbiamo chiesto un impegno multilaterale. Se falliremo, i principi fondamentali del sistema internazionale falliranno con noi. Ma fallire non è un’opzione. Alcuni si chiedono ancora quando si decideranno ad agire. La nostra speranza è che non sia troppo tardi.
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Messaggioda Berto » ven ott 04, 2019 6:25 am

Amare gli ebrei e odiare Israele
Moked
Valentino Baldacci
3 ottobre 2019

http://moked.it/blog/2019/10/03/amare-g ... rHHf9w-UxM

Non è infrequente il caso, specialmente tra gli intellettuali, di persone che esprimono nei confronti degli ebrei, in quanto perseguitati, sentimenti di calda solidarietà, salvo poi rovesciare questi sentimenti quando gli stessi ebrei – realizzando un programma formulato ben prima della Shoah ma che dal genocidio nazista ha ricevuto un ulteriore impulso – fondano uno Stato che ha le caratteristiche di ogni altro Stato, prima di tutte quella di difendere se stesso e i propri cittadini dai nemici esterni e interni, soprattutto quando il programma dichiarato di questi nemici è la distruzione dello Stato stesso.
È questo atteggiamento che emerge dall’ultimo libro di Sergio Luzzatto (“Un popolo come gli altri. Gli ebrei, l’eccezione, la storia”, Roma, 2019), una raccolta di note e recensioni che vanno dal 2005 al 2019, pubblicate su vari quotidiani, e articolata in quattro parti. È soprattutto nell’ultima parte che questo atteggiamento di radicale negatività nei confronti dello Stato d’Israele si manifesta pienamente, ma una lettura attenta permette di rintracciarlo anche quando l’argomento dei libri recensiti è di tutt’altro genere e quindi anche nelle prime tre parti dedicate a scritti che ruotano intorno alla secolare persecuzione degli ebrei, dal Medioevo fino alla Shoah. Quando recensisce volumi che trattano delle persecuzioni degli ebrei Luzzatto ha non solo accenti di autentica partecipazione ma, da storico di valore quale egli è, fornisce al lettore originali strumenti di lettura e di interpretazione. Tutto cambia quando passa a parlare di Israele: allora il registro muta radicalmente e vengono presentati, acriticamente e apoditticamente, i più logori luoghi comuni elaborati dalla propaganda antiisraeliana nel corso di settanta anni.
Per mettere in evidenza l’atteggiamento di Luzzatto non posso fare altro che seguire la sua stessa esposizione, nell’ordine da lui scelto, trascurando la successione cronologica degli articoli. Si può cominciare dalla lunga recensione dell’opera di Jonathan Littell “Le benevole” che ha per titolo “Umiliati che offendono”, dove, verso la fine, in maniera del tutto incongrua rispetto a quanto scritto in precedenza, si fa riferimento alla “eventualità che gli ebrei scampati al genocidio possano trasformarsi essi stessi nei carnefici di qualcun altro (in israeliani che massacrano palestinesi, ad esempio)”. Questa è un’affermazione paradigmatica dello stile di Luzzatto: si butta là una frase estremamente pesante, un giudizio senza appello, senza una spiegazione, una contestualizzazione: dove, quando, in che modo gli israeliani massacrano i palestinesi? Luzzatto non lo dice e questo non è accettabile da uno storico del suo valore: si limita a buttar là un luogo comune della propaganda antiisraeliana anche quando il contesto non lo richiede; e infatti lo stesso Luzzatto è costretto a scrivere che “non che ciò sia scritto nero su bianco nel libro di Littell”; ma, secondo lui, lo si ricava dalla affermazione di un protagonista del libro che sostiene che gli ebrei stanno ridiventando guerrieri, citando casi di rivolta contro gli aguzzini nazisti. Ecco, questo è uno dei noccioli del pensiero di Luzzatto: gli ebrei devono restare perseguitati, quando si ribellano “diventano anche loro degli assassini”.
Basterebbe questo primo riferimento per comprendere la tesi di fondo di Luzzatto, ma conviene seguirlo puntualmente nel resto delle sue recensioni. Scrivendo del libro di Norman Finkelstein “L’industria dell’Olocausto” (la recensione ha per titolo “La soluzione immorale”), senza nemmeno entrare nel controverso tema già adombrato nel titolo del libro, va sottolineata l’affermazione di Luzzatto che “statisti come Ariel Sharon hanno potuto mascherarsi dietro la Conferenza di Monaco del 1938 o quella del Wansee del 1942 per far scorrere a fiumi il sangue innocente dei massacri di Sabra e Chatila e quello di Jenin”. Colpisce la volgarità propagandistica di questa affermazione che vuole insinuare una diretta responsabilità israeliana nell’episodio di Sabra e Chatila, compiuto da milizie cristiano-maronite, senza d’altra parte ricordare che fu la stessa magistratura israeliana a intervenire per sanzionare la responsabilità di Sharon nel mancato intervento delle truppe israeliane.
La stessa linea e lo stesso linguaggio vengono usati da Luzzatto recensendo il libro di Idith Zertal “Israele e la Shoah” (il titolo dell’articolo è “Il trasloco della Shoah”). Anche in questo caso, senza entrare nel merito dell’opera che ripete la tesi dello sfruttamento della Shoah da parte dello Stato di Israele, merita sottolineare che ciò che Luzzatto rifiuta è che Ben Gurion e gli altri dirigenti dello Stato d’Israele volessero mettere in evidenza il coraggio di coloro che si erano ribellati ai nazisti.
Questa linea prosegue con la recensione del romanzo di Giaime Alonge “Il sentimento del ferro” (titolo dell’articolo è “La corazza di Israele”), dove viene inserita l’affermazione sulla “beffa giocata dalla Storia agli ebrei, vittime del loro proprio militarismo dopo aver pagato il più alto dei prezzi al militarismo teutonico”.
Anche a proposito di una polemica tra il giornalista di “Repubblica” Sandro Viola e il presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Amos Luzzatto in merito al ritiro degli israeliani da Gaza deciso da Ariel Sharon (“Lontano da Gerusalemme”), merita di sottolineare il linguaggio usato da Sergio Luzzatto quando parla di “qualche migliaia di integralisti armati fino ai denti che hanno scelto di vivere blindati tra un milione e mezzo di miserevoli palestinesi”.
Naturalmente la diffamazione dell’esercito israeliano è uno degli esercizi nei quali Luzzatto dà il meglio (o il peggio) di sé. Dopo aver definito Tsahal “strumento d’oppressione” (“Grossman e il dolore”), si scatena in occasione della trattativa per la liberazione del soldato Gilad Shalit (“La strage degli innocenti”). L’invettiva di Luzzatto non ha limiti: “Non è morale un esercito che maramaldeggia da decenni sopra un avversario privo di un singolo aereo o di un singolo tank. Non è morale un esercito che saluta come brillanti operazioni militari dove si uccide cento a uno. Soprattutto, non è morale un esercito che accetta a cuor leggero di annientare i bambini e gli adolescenti”. A Luzzatto non viene in mente che quella che viene combattuta è una guerra asimmetrica, dove non sono due eserciti ad affrontarsi in campo aperto, ma dove un avversario spietato utilizza le armi del terrorismo per colpire, lui sì, civili inermi.
Non poteva mancare, in conclusione, il riferimento a un documento di ex militari e riservisti che criticava il comportamento dell’esercito israeliano nei territori (“Rompere il silenzio”). Non viene in mente a Luzzatto che, al di là degli episodi denunciati che devono certamente essere criticati, il fatto stesso che militari ancora sottoposti alla disciplina dell’esercito possano liberamente esprimere il loro pensiero costituisce proprio la prova di quella moralità di Tsahal di cui Luzzatto si fa beffe.
Ma questa nota è fin troppa lunga: poteva bastare, per comprendere la posizione di Luzzatto, una sola citazione, quella nella quale, sempre nell’ultimo articolo citato, si sostiene che Israele si sta trasformando in “un indicibile Stato-canaglia”. Di fronte a un odio così viscerale, le armi della ragione sono spuntate.

Sergio Luzzatto (Genova, 2 settembre 1963) è uno storico e accademico italiano.
https://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Luzzatto
Sergio Luzzatto insegna Storia moderna all'Università di Torino. Si è laureato presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, ha compiuto gli studi dottorali alla Scuola Superiore di Studi Storici di San Marino ed ha ottenuto un PhD dell'École des hautes études en sciences sociales di Parigi. È stato anche docente presso l'Università di Genova e l'Università di Macerata e professore invitato al Graduate Institute of International and Development Studies di Ginevra e all'École normale supérieure di Parigi. Studioso della Rivoluzione francese, si è occupato anche di storia italiana fra Otto e Novecento, concentrandosi in particolare sulla questione del revisionismo in materia di lotta partigiana, ed è autore di una monografia, non celebrativa, su Padre Pio, intitolata Padre Pio. Miracoli e politica nell'Italia del Novecento, che gli è valsa una causa in tribunale per « mancato rispetto delle testimonianze raccolte, in Vaticano, dalla Congregazione per le cause dei santi » [1], ma la cui traduzione per gli USA gli ha fatto ottenere il Cundill Prize nel 2011. Altre sue opere sono state tradotte in francese, tedesco, giapponese.
Dal 2002 al 2004 ha condotto il programma televisivo di approfondimento storico Altra Storia, che andava in onda il sabato sera molto tardi su La7.
Il 6 febbraio 2007 ha recensito sul Corriere della Sera il saggio di Ariel Toaff Pasque di Sangue ed è « rimasto quindi coinvolto, durante i giorni seguenti, nella feroce polemica scatenata contro Ariel Toaff sia da una sedicente intellighenzia ebraica legata all'Unione delle comunità israelitiche italiane, sia dai nostri colleghi italiani o stranieri, dalla corporazione universitaria degli storici. ».
Il suo saggio Bonbon Robespierre ha vinto nel 2010 la tredicesima edizione del premio letterario città di Bari nella sezione saggistica.
Il 16 aprile 2013, nel giorno dell'uscita del suo libro Partigia in libreria, « il gruppo editoriale l'Espresso - La Repubblica ha lanciato contro il volume una campagna di discredito paragonabile a quella che aveva riservato anni prima a Pasque di sangue di Toaff. »
Dopo avere scritto a lungo per il Corriere della Sera, da diversi anni collabora al supplemento domenicale del Sole 24 Ore.
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Messaggioda Berto » ven ott 04, 2019 6:26 am

???

Gli ebrei sono tutti buoni e innocenti. Hanno sempre sofferto e non hanno mai fatto del male a nessuno. I cattivi sono gli altri.
Giorgio Lunardi


https://www.altreinfo.org/manipolazione ... y_B8E4KIMo


Abu Mazen ha detto che la Shoah è stata causata da alcuni “comportamenti sociali” sbagliati degli ebrei, come “l’usura, le banche e cose del genere”. In pratica, il presidente palestinese ha sostenuto che gli ebrei abbiano in qualche modo attirato l’odio delle altre popolazioni del pianeta Terra coi loro comportamenti inopportuni e che i motivi religiosi non siano stati la causa delle persecuzioni subite negli ultimi quattromila anni ovunque nel mondo.

Abu Mazen ha, inoltre, espresso alcune perplessità sull’esistenza stessa della Shoah.

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/e ... azen-shoah
La notizia che ha scosso il mondo

La notizia, se possiamo chiamarla così, ha fatto il giro del pianeta. Il semita, Abu Mazen, è stato accusato di antisemitismo dall’ebreo ashkenazita Bibi Netanyahu che grazie ai tre millilitri di sangue semita che scorre nelle sue vene, si ritiene erede ed esclusivo proprietario delle terre in cui i palestinesi vivono dalla notte dei tempi. In ogni caso, al di là delle simpatie personali e della solidarietà che merita, è chiaro che Abu Mazen sta sbagliando.

Ha ragione Bibi. Gli ebrei sono tutti buoni. I cattivi sono gli altri sei miliardi e mezzo di terrestri, tutti razzisti e pieni di pregiudizi verso il popolo eletto.

Abu Mazen in realtà voleva dire anche altre cose, ma alcuni dei suoi collaboratori gli hanno chiesto in nome di Allah di star zitto, giusto in tempo per evitare un missile intelligente a lui destinato prima di concludere il suo discorso. Altri collaboratori gli hanno anche fatto notare che nei dintorni erano stati avvistati dei droni, pronti all’attacco, sempre alle spalle, come consuetudine del glorioso esercito di Tsahal. Per fortuna Abu Mazen si è fermato in tempo, ha stracciato il resto del discorso e lo ha nascosto sotto il tappeto. Per ora la sua vita, quella della moglie, dei suoi tre figli e dei dieci nipotini è salva. Oggi gli è andata bene, domani si vedrà.

Il discorso di Abu Mazen

Ecco, noi siamo andati a raccogliere da sotto il tappeto il discorso stracciato in fretta e furia da Abu Mazen e lo abbiamo ricostruito pezzo per pezzo, come un puzzle. Riportiamo quindi in esclusiva mondiale le parole che il presidente palestinese avrebbe voluto leggere in pubblico, ma che non ha fatto per evitare di saltare in aria insieme a tutti quelli che lo circondavano.

Eccolo, ve lo riportiamo per intero, senza alcuna censura.

“Cari amici palestinesi.

Gli ebrei hanno finanziato per centinaia di anni tutte le guerre combattute in Occidente. Non soltanto i vincitori, ma anche i vinti, guadagnando cifre folli da entrambe le parti. Io vi chiedo, come può essere amato un popolo che si arricchisce immensamente grazie alle guerre? Un popolo che prospera grazie alle guerre e che addirittura le scatena senza mai combatterle?

Nei primi anni trenta, Berlino era considerata la capitale mondiale della perversione. E di chi erano tutte queste fiorenti attività economiche basate sul sesso tra bambini e adulti, maschi e maschi, femmine e femmine, donne e cavalli e chi più ne ha ha più ne metta? Degli ebrei naturalmente. Vi chiedo allora, come potevano i tedeschi amare gente che si arricchiva grazie alla perversione, alla pedofilia e alla pornografia?

Nell’ottocento una sola famiglia di ebrei, i Sassoon, riuscì a mettere in ginocchio un paese delle dimensioni della Cina, inondandolo di oppio e gettando nel vizio i suoi giovani. Il ricavato veniva usato per comprare il Tè che poi veniva rivenduto agli inglesi, i quali non ebbero dubbi a scatenare due guerre per mantenere in piedi questi loschi affari dei Sassoon, nominandoli pure baronetti. I cinesi non hanno mai perseguitato gli ebrei, ma come possono amare un popolo che ha dato questa prova di sé?

E la crisi del ventinove, vogliamo parlare anche di questo? I principali responsabili di quella crisi planetaria furono gli ebrei e le loro banche predatorie. E’ inutile che i libri di storia nascondano la verità e i nomi dei responsabili. Per i banchieri ebrei venne coniato negli anni trenta il termine Banksters, tuttora in uso. Quanti milioni di onesti lavoratori morirono in povertà? Come può il mondo amare e rispettare un popolo che si arricchisce mentre gli altri muoiono?

Vogliamo dimenticare chi ha mandato a morire decine di milioni di cristiani nei Gulag? Ce lo ricorda Aleksandr Solgenitsin nel suo libro storico “Due secoli insieme”. Come possono i russi perdonare e amare chi ha mandato a morire così tante persone, senza alcun motivo se non l’odio?

Vogliamo ricordare anche l’Holodomor, il vigliacco genocidio dei contadini ucraini consumato negli anni trenta? Quattro milioni di ucraini morti di fame per mancanza di cibo. E chi erano gli aguzzini, quelli che controllavano che i contadini cedessero tutto il grano, quelli che uccidevano senza alcuna pietà i renitenti che cercavano di nutrire i loro figli affamati? Erano ebrei. Come possono gli ucraini amare questo popolo, sapendolo capace di tante atrocità?

E il commercio degli schiavi africani nella famigerata Tratta Atlantica, gestito, finanziato e controllato dagli ebrei? Vogliamo parlare anche di questo? Oggi gli afroamericani pensano che gli ebrei siano loro amici, visto che incentivano e finanziano le sommosse contro i bianchi e riempiono di slogan antirazzisti le loro televisioni e giornali. E anche gli africani pensano che gli ebrei siano loro amici, perché George Soros li vuole portare tutti in Europa. Ma o prima o poi anche loro capiranno come stanno davvero le cose. E quando capiranno di essere stati strumentalizzati e manipolati, vi chiedo ancora, come potranno i neri amare gli ebrei?

Cosa dire poi del criminale Piano Morgenthau che fece in Germania nove milioni di morti a guerra finita? Morgenthau era ebreo ed era un uomo senza cuore. Ed erano ebrei anche coloro che vigilavano attentamente perché quel massacro fosse compiuto. La cosa davvero buffa è che mentre i tedeschi morivano di fame e stenti, il Tribunale di Norimberga processava e condannava a morte i gerarchi nazisti per crimini contro l’umanità. Il massimo dei controsensi. Come possono gli europei amare un popolo così spietato?

Un posto d’onore meriterebbe il genocidio armeno, compiuto da un branco di esaltati Dunmeh, cripto-ebrei seguaci di Sabbatai Zevi, provenienti da Salonicco. Come possono gli armeni amare e perdonare gli ebrei?

C’è altro da ricordare? Si, cari amici, ci sarebbe ancora molto altro. Gli ebrei, con la loro finanza predatoria, hanno impedito all’economia mondiale di svilupparsi in modo equilibrato, generando guerre e contrapposizioni ovunque, al di là di ogni ragionevolezza. Anche oggi lo fanno, tramite quell’automa senza cervello proprio, da loro controllato, che si chiama Stati Uniti d’America.

Il genocidio del popolo palestinese è solo un granellino di sabbia in mezzo ai mille genocidi e misfatti commessi dagli ebrei. Quei palestinesi disarmati, uccisi dai soldati israeliani a sangue freddo, non valgono nulla. Sono soltanto uno spettacolo per la CNN, del tutto simile a quello del tiro al piattello alle Olimpiadi.

Cari amici, vi chiedo ancora una volta, tutti temono gli ebrei, ma c’è davvero qualcuno che li ama?”

Le reazioni della società civile ebraica

Per fortuna Abu Mazen non ha letto tutto il discorso che aveva preparato. Se l’avesse fatto, chissà cosa sarebbe successo con tutti quei missili e droni già pronti alle sue spalle. Non ha detto molto, ma quel poco che ha avuto il coraggio di dire ha scatenato le ire di tutta la stampa occidentale. E’ stato aspramente criticato dai più autorevoli giornali, tra cui il New York Jewish Time, il Washington Jewish Post, La Stampa Ebraica, La Repubblica d’Israele, Liberation Juif, ne hanno parlato tutte le televisioni del mondo ed anche i più grandi giornalisti esistenti, tra cui Roberto, Yoram, Yoshua, Gad e tanti altri.

Da tutte le galassie sono arrivate proteste a nome della comunità ebraica. Hollywoosrael ha annunciato 350 nuovi film sulla Shoah e l’Associazione Editori Planetaria Ebraica ha già detto di aver approvato 970 nuovi libri e progetti editoriali basati su storie vere, documentate da ben 2 testimonianze orali emerse recentemente sulla Shoah. Intanto centomila ebrei di Andromeda hanno manifestato l’intenzione di richiedere nuovi risarcimenti alla Germania in quanto hanno perso fiducia nel prossimo a causa dei nazisti e non dormono più la notte.

Yahwue ha confermato ancora una volta che il popolo di Israele è il popolo eletto ed ha ricordato ad Abu Mazen che, solo per aver fatto insinuazioni sul comportamento sociale degli ebrei e sulla veridicità dell’olocausto, rischia 6 anni di galera durante questa vita e altri 35 mila anni dopo la sua morte.

Ripetiamo, a scanso di equivoci, noi non la pensiamo come Abu Mazen. Crediamo sinceramente che gli ebrei siano il popolo più amato del pianeta. Non abbiamo dubbi sulla Shoah e riteniamo che il presidente palestinese sbagli. Gli ebrei non hanno colpe. Nessuna. Zero. Sono perfetti in tutto.

I cattivi sono sempre gli altri.

di Giorgio Lunardi

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Re: Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristi

Messaggioda Berto » ven nov 22, 2019 8:57 am

Volli, Volli, fortissimamente Volli “La minaccia vera sono gli islamisti”
19 novembre 2019
Gabriele Carrer

http://www.italiaisraeletoday.it/volli- ... IzU87dfK08

Nel Regno Unito 24 intellettuali guidati da John Le Carré hanno annunciato che alle elezioni generali del 12 dicembre non voteranno per Jeremy Corbyn accusandolo di non aver voluto o saputo frenare le tendenze antisemite all’interno del suo Partito laburista. In Francia l’intervista di sabato del Corriere della Sera al filosofo Alain Finkielkraut, che ha parlato di un antisemitismo di sinistra, che «oggi per ragioni elettorali ha scelto il partito dell’islam politico», ha riacceso il dibattito. E in Italia? Ne abbiamo parlato con Ugo Volli, professore ordinario di semiotica del testo all’università di Torino ed ex presidente della sinagoga riformata Lev Chadash di Milano. Dice Volli: «Esistono, nel nostro Paese e in Europa, alcuni isolati ed esagitati neofascisti e neonazisti che fanno cose inaccettabili, dal profanare i cimiteri alla minaccia di compiere stragi. Ma sono pochissimi, residuali e poco organizzati. Folcloristici quando fanno cose un po’ nostalgiche come a Predappio. Ma è evidente che non esiste un pericolo per la democrazia».

Neppure per le comunità ebraiche?

«Le comunità ebraiche in Europa sono minacciate principalmente dagli islamisti, che rappresentano una minaccia per motivi sia religiosi sia politici, con l’antisemitismo che si sovrappone all’odio per Israele. La polizia e l’esercito davanti alle sinagoghe ci difendono essenzialmente da questa minaccia.


Che cosa si nasconde dietro a questo allarme fascismo?

«Una speculazione politica da parte di forze che hanno perso capacità di attrazione, non solo in Italia ma in buona parte d’Europa. Molti di loro sono sinceramente preoccupati dai neofascisti. Ma questa paura deriva dalla scarsa comprensione di che cosa sia il fascismo. È il vecchio vizio della sinistra: gli avversari politici sono sempre tutti sbagliati, criminali, ubriachi, donnaioli, mostri e di conseguenza anche fascisti. Ma il fatto che siano sinceri non rende il tutto meno preoccupante. Da qui, il tentativo di creare allarmi sperando di allargare l’elettorato. Ma ci sono due problemi. Il primo: queste grida “al lupo, al lupo” non impressionano nessuno. ll secondo: la sinistra non sa più rispondere su questioni molto concrete come il modo di vivere e l’identità nazionale, per esempio».


È delegittimazione o anche una forma di censura?

«Alla vecchia egemonia della sinistra in Occidente corrisponde un’egemonia che continuano ad avere sulla grande stampa. Ma questa è in grave crisi negli ultimi anni. E così nasce l’idea che la sinistra non venga capita perché il popolo segue altre idee in Rete che subito vengono bollate come fake news. Da qui il tentativo di censurare, di impedire che altre idee circolino sulla Rete».

Hanno perso il controllo del mezzo e cercano di controllare il messaggio?

«C’è un recente libro di Christian Rocca intitolato Chiudete Internet (Marsilio). È solo un esempio della tendenza a pensare che sia stato un grave errore far nascere questa cosa diffusissima che è Internet per via delle cose che circolano su quel mezzo. E poiché non piacciono, vengono definiti discorsi di odio, senza qualunque criterio oggettivo. Anche perché se ci fosse un criterio oggettivo i primi discorsi di odio da proibire sarebbero quelli di Vauro, che ha appena pubblicato Sette modi per uccidere Salvini oppure di questo cuoco, Rubio, che si chiama chef».

Vauro Senesi

E la Commissione Segre come si inserisce in questo contesto?

«Questa commissione, che porta un po’ impropriamente il nome della senatrice Liliana Segre, va esattamente nella direzione di creare le basi per rendere possibile la censura. La senatrice è stata usata per proporre un’agenda che mi ricorda quello che Bertolt Brecht proponeva in maniera ironica nel 1953 ai comunisti della Germania Est dopo gli scioperi operai, cioè sciogliere il popolo. Oggi c’è il tentativo di non fare votare, di impedire la libertà di espressione sulla Rete e molto altro perché c’è una profonda diffidenza e un forte disprezzo nei confronti dell’elettorato. E si tratta di un’involuzione pazzesca per i partiti che si proclamano progressisti e al fianco dei più deboli».

Non la stupisce la totale assenza dal dibattito pubblico della minaccia islamista?

«Nelle perversioni mentali della sinistra c’è l’idea che, perso il mondo operaio anticapitalista che oggi vota per altri, si debbano trovare alleati contro l’Occidente. E gli islamici sono gli alleati perfetti. Che poi se la prendano in particolare con gli ebrei e con Israele va anche bene, visto che corrisponde a un profilo di antisemitismo che sta riemergendo a sinistra».
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