Eric Salerno il sinistro antisemita, antisionista, antisraeliano
Se avete uno stomaco a prova di bomba potete provare ad ascoltare Salerno intervistato oggi su LA7
Emanuel Segre Amar
Il nucleare iraniano e il ruolo del Mossad: l'intervista ad Eric Salerno
14/04/2021
https://www.la7.it/atlantide/video/il-n ... 021-375362
Andrea Purgatori intervista Eric Salerno sulla storia e le azioni dei servizi segreti di Israele, il Mossad
Eric Salerno: "Israele"
Il nuovo libro di Eric Salerno: "Israele" a cura di Barbara Mella
Oggi vogliamo lanciare ai nostri lettori una sfida da trecentomila miliardi di dollari: leggete questo libro e trovateci UNA frase benevola nei confronti di Israele o degli israeliani, o UNA frase che contenga anche un solo frammento di verità.
http://www.informazionecorretta.com/mai ... 180&id=159
Gli israeliani, tanto per cominciare, sono maleducati e arroganti. E violenti: la violenza nelle scuole, per esempio, sembra non avere pari in nessun altro stato. E razzisti, beninteso: incredibile quanto piaccia, al nostro Salerno, rotolarsi in bocca la parola "razzisti" appioppata agli israeliani, non perdendo occasione per continuare a ripeterla. Razzisti - va da sé - nei confronti degli arabi, ma razzisti anche fra di loro, fra askenaziti e sefarditi; gli ortodossi sono sempre e solo "questa gente" o "quella gente": "Quella gente vestita di nero che ricorda tanto la gente vestita di nero di Teheran e quella dell'Afghanistan, che ha imposto alle donne di coprire testa e volto e tutto il resto in nome di non si capisce quale pudore". E Israele come stato? È in prima fila nel riciclaggio del denaro sporco (e qui Salerno dà anche il voto: zero in condotta), è nella classifica mondiale dei paesi a più alta corruzione nell'apparato dello stato, e molto altro ancora.
Ciò che più di tutto colpisce in questo libro, definito dalla nota di copertina "un intenso sguardo dall'interno", è l'estrema superficialità: un piatto quadro bidimensionale, un presente senza passato, una serie di eventi senza causa. Gli israeliani opprimono i palestinesi, i palestinesi soffrono, gli israeliani fanno la guerra, i palestinesi la subiscono, così, senza un perché. Il conflitto israelo-palestinese, pur essendo sempre presente, non è il protagonista del libro: protagonisti sono Israele e gli israeliani. E vediamo come Salerno interpreta la storia e la cronaca che coinvolgono Israele e gli israeliani.
Guerra dei sei giorni: "Dopo mesi di scontri minori nella regione, alle 7,45 del 5 giugno l'aviazione israeliana si levò in volo e attaccò l'Egitto distruggendo nel giro di poche ore l'intera forza aerea del più potente dei nemici dello Stato ebraico. Stessa sorte toccò agli aerei siriani e giordani mentre le truppe di terra israeliane sfondavano le difese arabe penetrando in Sinai, sul Golan siriano e in ciò che conosciamo oggi come Cisgiordania, ossia quella parte della Palestina allora amministrata dalla Giordania che comprendeva anche la parte orientale di Gerusalemme". Non si sa in che cosa consistessero questi "scontri minori", non si sa perché improvvisamente Israele decida di attaccare, la Cisgiordania con Gerusalemme est occupata e annessa illegalmente dalla Giordania viene blandamente definita "amministrata".
Massacro di Pesach: "A Netanya, una cittadina balneare sulla costa mediterranea poche decine di chilometri a nord di Tel Aviv, un kamikaze semina lutto e terrore. La sala da pranzo di un albergo. Famiglie riunite intorno ai tavoli. Un massacro. Ventotto morti, a conti fatti, decine di feriti. Sharon non aspetta altro": vorremmo parlare di cinismo, ma il termine è così assolutamente inadeguato che rinunciamo a qualificare l'atteggiamento del signor Salerno. Il quale si prodiga anche in citazioni di giornali israeliani e di testimonianze raccolte dalle sue attente orecchie. Per avere un'idea di come proceda, immaginiamo che qualcuno, per spiegare l'Italia a chi non la conosce, citi il manifesto per parlare del governo e Libero per illustrare l'opposizione, e riporti discorsi di Umberto Bossi per mostrare come si esprime il popolo italiano, e del sindaco di Treviso (quello che ha invitato i suoi concittadini a trattare gli extracomunitari come leprotti, sparandogli addosso) per chiarire come la pensa. Cita per esempio, fra tutti gli archeologi presenti in Israele, Ze'ev Herzog: " 'Gli israeliti non sono mai stati in Egitto, non hanno compiuto peregrinazioni nel deserto, non conquistarono questa terra con una campagna militare e non la trasferirono alle dodici tribù di Israele'. Le gesta dei patriarchi sono leggende e non vi sono tracce di un impero di Davide e Salomone, né delle fonti del credo nel Dio di Israele". Altre dichiarazioni riportate: "Gli ebrei sono tornati dopo duemila anni per rivendicare il diritto a una terra ormai abitata da altri e da trentacinque anni Israele sopprime un intero popolo, quello palestinese" (ed è un po' arduo capire come ci siano ancora palestinesi vivi, dopo trentacinque anni di "soppressione"); "E' una classe, quella degli arabi d'Israele, contro la quale vige, sottolinea il geografo, e non soltanto lui, ovviamente, una sorte di discriminazione e questa discriminazione, spiega, è sancita dalle leggi dello stato e messa in pratica dai suoi dirigenti". Ripesca anche Deir Yassin: "un massacro ammesso e cinicamente giustificato dai suoi autori". Peccato che studi recenti, anche di studiosi arabi, abbiano dimostrato che non ci fu alcun massacro, ma solo una violentissima battaglia, e che i morti siano stati circa un quinto di quelli riportati da Salerno, e quasi tutti combattenti. Peccato che proprio Salerno, che accusa Israele di trasformare in storia miti e leggende, peschi a piene mani fra tutti i miti e tutte le leggende in grado di demonizzare Israele. Al punto da ricordarci che se gli ebrei hanno avuto la Shoah, i palestinesi in compenso hanno avuto Sabra e Chatila. Cita naturalmente Benny Morris, salvo evitare accuratamente ogni riferimento alle sue prese di posizione più recenti. E ci racconta che Israele ha espropriato in gran quantità case e terre dei palestinesi approfittando della mancanza di documenti catastali; il fatto è che noi sappiamo che gli archivi del catasto ottomano erano estremamente accurati: e che cosa significherà dunque il fatto che proprio quei palestinesi che denunciano espropriazioni siano privi di documenti atti a comprovare i loro presunti diritti? Ma questo non è ancora tutto, e non è neanche il peggio. Salerno ci spiega anche le cause del fallimento di Camp David: è fallito per gli errori di Clinton, che aveva troppa fretta di far dimenticare lo scandalo Lewinsky, e per gli errori di Barak, che "ha la grinta del generale e non la finesse dello statista". E Arafat? No, lui niente. Lui, poverino, era solo, e gli israeliani "non intendevano concedergli altro spazio", qualunque cosa ciò significhi. E ancora. A proposito delle dicerie sul complotto sionista che sarebbe dietro agli attentati dell'11 settembre: "Troppi dubbi, troppe incertezze, troppe domande resteranno senza risposta nei mesi a venire". L'ebrea russa, residente in Israele da oltre trent'anni e che si identifica con Israele è "irritante", il ragazzo israeliano che lo invita a riflettere sul fatto che i palestinesi vogliono la distruzione di Israele è uno che "infila la testa sotto la sabbia per non dover più ragionare (...) Uno slogan dietro l'altro senza veramente capire o approfondire". A proposito dei profughi: " 'Non li abbiamo cacciati noi, se avessero voluto sarebbero potuti restare' è il ritornello tedioso e acritico della maggior parte degli israeliani", incurante del fatto che siano proprio i giornali arabi dell'epoca a documentare il fatto che sono stati gli arabi a indurli ad andarsene. E su Durban: israeliani e americani "sostengono che gli arabi vogliono delegittimare lo stato ebraico" - e qui sfioriamo veramente il ridicolo. E, a proposito di ridicolo, non mancano amenità come "Pesach, la cosiddetta pasqua degli ebrei" o "le cosiddette forze dell'ordine". E quest'altra chicca: "Il giorno dell'esplosione al Dolphinarium centinaia di ebrei sottolinearono rabbia e razzismo attaccando una moschea davanti al luogo dell'attentato": e poco male se si accontentasse di dirlo; il fatto è che questo episodio viene riportato per ben tre volte, in modo da dare al lettore l'impressione che le moschee assaltate siano tre. E che dire di questa perla? A Hebron vivono "cinquecento fanatici, compresi i poveri bambini": giusto per non essere razzisti!
Un libro, per concludere, di disinformazione pura, un collage di menzogne e stereotipi, frasi fatte e luoghi comuni, slogan e proclami. E infine, pur consapevoli del fatto che questo spazio non è dedicato alla critica letteraria, ci sia consentita un'ultima nota: se il signor Salerno volesse prendere qualche lezione di italiano, non gli farebbe niente male.
Le uccisioni del Mossad
Raid e omicidi mirati, la guerra segreta di Israele
14 novembre 2020
https://www.agi.it/estero/news/2020-11- ... -10286572/
AGI - La linea politica di Israele è sempre stata quella di non confermare, nè smentire i raid militari e gli omicidi mirati condotti dalle forze armate e dal Mossad per fermare i programmi nucleari dei suoi nemici e non solo. E così sarà - probabilmente - anche per l'uccisione lo scorso agosto a Teheran, per mano di due agenti israeliani, del numero due di Al Qaeda, Abu Muhammad al-Masri, secondo quanto ha scritto il New York Times. L'omicidio è stato già smentito dall'Iran.
Di seguito le principali operazioni segrete attribuite a Israele negli ultimi 40 anni.
OPERAZIONE BABILONIA
Il 7 giugno 1981, i cacciabombardieri israeliani percorsero 1.600 chilometri per bombardare il reattore nucleare iracheno a Osirak, a ovest di Baghdad. Morirono dieci soldati iracheni e uno scienziato francese. L'attacco suscitò una diffusa condanna internazionale, anche da parte degli Usa e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Nel 2007 la televisione israeliana ha trasmesso per la prima volta le immagini riprese dall'aviazione israeliana durante il raid. L'allora primo ministro, Menachem Begin, ha dichiarato che Osirak era sul punto di diventare operativo, il che avrebbe permesso all'Iraq di Saddam Hussein di produrre bombe atomiche.
LE UCCISIONI DEI FISICI IRANIANI
Nel gennaio 2010, Massoud Ali Mohammadi, un professore di fisica delle particelle all'Università di Teheran, è stato ucciso dall'esplosione di una motocicletta fuori dalla sua casa nella capitale. Il professore aveva anche lavorato per i Guardiani della rivoluzione, i pasdaran. I leader politici e i media ufficiali in Iran hanno subito accusato i servizi segreti israeliani e statunitensi, ritenuti anche responsabili del rapimento dello scienziato nucleare Shahram Amiri, scomparso nel maggio 2009.
Nel novembre 2010, due scienziati con ruoli chiave nel programma nucleare iraniano sono stati presi di mira a Teheran da due attacchi dinamitardi di cui l'Iran ha incolpato Israele e Stati Uniti. Uno degli scienziati, Majid Shahriari, è stato ucciso. Un anno dopo, il 12 novembre 2011, un'esplosione in un deposito di munizioni dei pasdaran nella periferia di Teheran ha ucciso almeno 36 persone tra cui il generale Hassan Moghadam, responsabile di programmi di armamento per l'Unità d'élite, in un'operazione che si ritiene sia stata condotta dal Mossad insieme alla Cia.
In Siria, Israele ha cercato di evitare il coinvolgimento diretto nella guerra civile scoppiata nel 2011, ma riconosce di aver compiuto decine di attacchi aerei per fermare l'avanzata del gruppo sciita libanese Hezbollah.
BLITZ DI UN COMMANDO A DUBAI
Nel gennaio 2010 un leader di Hamas, Mahmoud al-Mabhouh, viene assassinato in un hotel di Dubai. La sofisticata operazione è stata attribuita da un commando di 18 agenti del Mossad tra cui due donne, in gran parte con falsi passaporti di Paesi occidentali, che riuscirono a far perdere le loro tracce.
ATTACCO INFORMATICO
Sempre nel 2010 un potente virus informatico chiamato Stuxnet ha attaccato gli impianti nucleari iraniani nel tentativo di fermare il programma atomico del Paese. Stuxnet ha influenzato il funzionamento dei siti nucleari iraniani, infettando migliaia di computer e bloccando le centrifughe utilizzate per l'arricchimento dell'uranio. Anche in questo caso, Teheran ha accusato Israele e gli Stati Uniti.
OPERAZIONE FRUTTETO
All’alba del 6 settembre 2007 un raid delle forze aeree israeliane distrusse un reattore a grafite raffreddato a gas di Kibar, tra Raqqa e Deir Ezzor, in Siria che secondo gli 007 israeliani e la Cia era in grado di produrre il plutonio necessario per una bomba atomica. I caccia - quattro F-15 e quattro F-16 - entrarono nella notte nello spazio aereo siriano all’altezza di Tartus e si diressero in profondità nel deserto per colpire il sito con 17 tonnellate di bombe. Poi risalirono fino alla Turchia e con un lungo giro ritornarono alla base. L’ordine fu dato dall'allora premier israeliano, Ehud Olmert, dopo che gli Usa non avevano accettato di partecipare all'attacco. L'operazione è stata ufficialmente confermata dagli israeliani solo undici anni dopo, nel marzo 2018.
Gli omicidi mirati israeliani (in ebraico, סיכול ממוקד, ossia sikul memukad, vale a dire prevenzione mirata, in arabo: القتل المستهدف, al-qatl al-mustahdaf, in inglese targeted killings) indicano una pratica militare unilaterale del governo israeliano, pratica sviluppatasi durante il secondo dopoguerra e che Israele ha esercitato ampiamente, più di ogni altra democrazia occidentale e caso unico nel mondo contemporaneo pratica avvallata giuridicamente da una sentenza della Corte Suprema israeliana, secondo il giornalista investigativo israeliano Ronen Bergman.
https://it.wikipedia.org/wiki/Omicidi_mirati_israeliani
Gli omicidi mirati del Mossad: un'arma segreta per Israele
InsideOver
Lorenzo Vita
17 Agosto 2018
https://it.insideover.com/politica/omic ... raele.html
L’omicidio di Aziz Asbar, lo scienziato siriano ucciso con l’esplosione della sua macchina a Masyaf, ha da subito attratto l’attenzione dei media. E in molti, immediatamente, hanno puntato il dito contro Israele. Troppi gli indizi a favore della tesi per cui dietro l’uccisione di Asbar vi fosse il Mossad.
L’importanza dello scienziato siriano, così come l’importanza del centro di ricerca che dirigeva, già bombardato da Israele, sono stati individuati subito come motivi per credere che i servizi israeliani avessero agito nell’ombra per eliminare un avversario scomodo. Perché questo era Asbar, soprattutto per i suoi legami con il programma missilistico iraniano.
Israele, come sempre, non ha smentito le accuse rivolte nei suoi confronti. È una politica che lo Stato ebraico segue da tempo. Lo fa per evitare di dare certezze ai nemici, ma anche per dare all’esterno un’immagine di potenza. Gli altri Paesi e le altre agenzie di intelligence devono credere che il Mossad possa arrivare ovunque vogliono, per colpire qualunque nemico.
Perché la morte di Asbar è solo l’ultimo di una serie di episodi controversi di cui sono stati incolpati i servizi segreti di Israele. E, come ricorda Al Monitor, questa uccisione ha ricordato due omicidi di cui era stato accusato il Mossad: l’assassinio del capo di stato maggiore di Hezbollah Imad Mugniyah, avvenuto a Damasco nel febbraio 2008; e l’omicidio del generale siriano Mohammed Suleiman nella sua villa a Tartous, nell’agosto dello stesso anno.
L’uccisione di Mugniyah
L’uccisione di Mugniyah è considerata ancora oggi uno degli attacchi più audaci del Mossad. Noto come “l’uomo senza volto”, il leader di Hezbollah, considerato uno dei fondatori del movimento libanese, ha vissuto per decenni senza che il mondo ne conoscesse l’identità. Di lui si aveva soltanto una foto del 1985, dopodiché pochissimi hanno avuto modo di conoscere il suo volto.
Mugnyah dormiva ogni notte in un posto diverso, proprio perché sapeva che Israele e Stati Uniti lo avessero messo nel mirino. Una caccia senza interruzione terminata nel 2008, quando la sua automobile è esplosa nel centro di Damasco. Un assassinio complesso. Aver trovato il luogo in cui dormiva, individuato l’automobile e inserito un congegno esplosivo al suo interno (o secondo un’altra ipotesi un’autobomba vicino alla macchina del leader libanese), non furono azioni di un servizio qualsiasi. E proprio per questo tutti accusarono il Mossad.
I servizi israeliani negarono il coinvolgimento, ma il Dipartimento di Stato americano rilasciò una dichiarazione molto sibillina: “senza di lui, il mondo è un posto migliore”, questo fu il commento di Sean McCormack, allora portavoce del Dipartimento Usa.
L’omicidio di Suleiman
L’assassinio di Muhammad Suleiman, invece, ha colpito direttamente il governo di Damasco. Secondo i media, il generale siriano, uno dei più stretti collaboratori di Bashar al-Assad, è stato freddato da un cecchino con un colpo alle testa e uno al collo mentre cenava nella sua villa al mare, a Tartous.
Anche in questo caso, l’importanza dell’uomo ucciso, unita alla precisione dell’operazione, fecero immediatamente pensare al Mossad. Alcune fonti parlano di Suleiman come il principale consigliere per la sicurezza del presidente. Altre fonti ritengono fosse il collegamento delle forze armate siriane con Hezbollah. Poi, nel 2010, Wikileaks ha pubblicato un cablogramma della National security agency che definiva Suleiman il “consigliere presidenziale per l’approvvigionamento di armi e per le armi strategiche”.
Infine, un’indagine pubblicata da The Intercept, grazie alle confessioni di Edward Snowden, ha riferito che l’agenzia d’intelligence americana aveva intercettato le comunicazioni israeliane che confermavano che l’omicidio fosse opera dei servizi dello Stato ebraico. Lo si può leggere nei documenti pubblicati dallo stesso sito americano.Il motivo della morte era da ricercare nel fatto che Suleiman fosse uno dei personaggi di spicco del programma nucleare siriano.
E non a caso, un anno prima, Israele bombardò con un’operazione clandestina il reattore di Deir Ezzor. Proprio per questo motivo, in molti vedono la morte di Asbar come una perfetta ripetizione di quella morte, avvenuta 10 anni fa a Tartous.
L’omicidio di Mahmoud al-Mabhouh
Come scrivemmo su questa testata, di particolare importanza in questi ultimi anni è stato l’omicidio del Mahmoud al-Mabhouh, un alto funzionario di Hamas ucciso a Dubai. la sua morte, orchestrata direttamente da Parigi dai servizi segreti israeliani, è stata una delle operazioni più clamorose e forse anche meno riuscite da parte del Mossad.
La morte del dirigente palestinese, avvenuta per mano di sicari arrivati direttamente con un volo Air France dalla capitale francese a Dubai, è stata ripresa dalle telecamere di sicurezza del luogo dell’omicidio. In questo caso, la falla nel sistema è stata evidente. La polizia degli Emirati ha reso pubbliche le immagini dell’assassinio, di fatto facendo vedere a tutto il mondo un’operazione dei servizi israeliani.
La recente escalation di omicidi
A più di due anni dall’insediamento di Yossi Cohen come direttore del Mossad. E in questi due anni e mezzo, l’agenzia israeliana ha avuto un’impennata di questo tipo di operazioni. Dalla nomina di Choen per mano di Benjamin Netanyahu, il Mossad ha aumentato il numero degli omicidi mirati e sembra assolutamente intenzionata a non arretrare.
Una delle prime operazioni che si presume essere stata compiuta da Israele, è stata l’omicidio dell’ingegnere Mohamed Zoari. Fuggito dalla Tunisia, l’ingegnere, esperto di droni, si unì alle Brigate Ezzedin al-Qassam di Hamas. L’uomo venne freddato a Sfax da due assalitori che non lasciarono alcuna traccia, se non due passaporti bosniaci. Hamas incolpò subito il Mossad dell’omicidio. Israele, come sempre, non confermò né smentì, ma il ministro della Difesa Avigdor Lieberman commentò la smorte dell’esperto di droni di Hamas dicendo che “non avrebbe certo vinto il Nobel per la pace”.
A gennaio di quest’anno, un altro attentato sospetto. Questa volta, ad essere coinvolto nell’esplosione un altro nemico dello Stato di Israele: l’attivista di Hamas, Mohammed Hamdan. Come scrivemmo su questa testata, in quel caso l’attentato avvenne attraverso l’esplosione di una bomba al passaggio dell’automobile del dirigente palestinese nel centro di Sidone. L’uomo è sopravvissuto all’attentato. In molti pensarono che in realtà l’obiettivo non fosse lui, ma il fratello, Osama, uno dei più importanti funzionari di Hamas. Ma potrebbe essere anche stato un avvertimento per entrambi.
Ad aprile, un nuovo omicidio. A morire, questa volta, un ricercatore palestinese legato ad Hamas, Fadi Mohammad al-Batsh, ucciso a Kuala Lumpur, in Malesia, da due sicari in motocicletta. Secondo Al Monitor, il ricercatore stava lavorando al “Precision Project”, un presunto piano di creazione di un sistema balistico ideato da Hezbollah, Iran, Siria e Hamas.
L’Iran al centro delle attenzioni di Israele
Israele ha da molti anni un obiettivo: fare in modo che l’Iran non abbia più la capacità di possedere un’arma nucleare. Il programma nucleare iraniano è al centro dei pensieri di Netanyahu. E, come ha scritto la rivista americana Politico, il Mossad si era preso carico anche di un programma di eliminazione fisica di molti scienziati legati al programma atomico degli Ayatollah.
Adesso, significa semplicemente unire i puntini come un grande gioco di enigmistica. Tutti questi omicidi hanno effettivamente un denominatore comune. Tutti i morti erano persone che avrebbero sicuramente accresciuto le capacità militari degli avversari di Israele, nessuno escluso. Leader militari, ricercatori, ingegneri, chiunque era in grado di offrire un miglioramento sensibile alla potenza degli avversari dello Stato ebraico. E sono morti, tutti, in circostanze per cui si può credere che il Mossad abbia operato.
Chiaramente, come ogni operazione dei servizi che si rispetti, esse devono rimanere “anonime”. La firma non c’è su nessuna di queste uccisioni. Ma è interessante che questa escalation di omicidi sia in atto proprio quando Israele ha avuto l’ok degli Stati Uniti ad applicare il massimo livello di pressione sull’Iran così come il placet a una serie di azioni nei confronti di Hamas. Netanyahu e Cohen si sentono evidentemente molto più sicuri.
2700 "omicidi mirati". Solo il Mossad ha licenza di uccidere, gli altri sono "terroristi"
Alberto Negri
*Il Manifesto, 1 dicembre 2020. Ripubblichiamo su gentile concessione de l'Autore
https://www.lantidiplomatico.it/dettnew ... i/8_38495/
Medio Oriente. Immaginate se l’intelligence di qualunque altro Stato avessero condotto all’estero in questi decenni operazioni mortali del genere, cioè 2.700 omicidi mirati, come ha fatto Israele: probabilmente questo Paese non sarebbe più da un pezzo sulla mappa.
Pace e guerra sono in mano al Mossad. Per cui il Mossad ha una licenza di uccidere di cui non gode nessun servizio al mondo e può condurre la sua guerra all’Iran, come e quando vuole. E nessun Paese al mondo, se non Israele, gode di altrettanta impunità. Si chiama doppio standard: in fondo – questa è la sensazione – siamo tutti fuorilegge, tranne il Mossad. Le monarchie assolute del Golfo hanno mangiato la foglia: se vogliono continuare ad avere la protezione Usa e le armi americane questi stati ricchi ma impresentabili per i parametri democratici devono entrare nel Patto di Abramo e accettare la supervisione dello Stato ebraico. Che ormai si estende anche all’Onu: i grandi gruppi industrial-militari israeliani forniranno i sistemi di sicurezza e intelligence per la «difesa» della missione delle Nazioni Unite in Mali. E se Israele va bene all’Onu, va bene a tutti.
Mai, ovviamente, Israele è stato condannato o sottoposto a sanzioni per le sue attività letali. E mai in Occidente si levano parole di condanna come è avvenuto anche per l’uccisione dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh, stigmatizzata da Russia, Cina e pochi altri, certo non in Europa che al massimo «esprime preoccupazione» per le tensioni regionali. Israele non si tocca: è anche la prima lezione delle scuole di giornalismo nostrane. Per fortuna gli israeliani hanno anche una stampa eccellente quindi attingiamo da loro per prendere informazioni.
Il maggior esperto del Mossad, Ronen Bergman, inviato del quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth e autore di «Uccidi per primo», ritiene che i servizi israeliani abbia ucciso almeno 2700 persone in tutto il mondo: una cifra mai smentita da Tel Aviv. Immaginate se l’intelligence di qualunque altro Stato avessero condotto all’estero in questi decenni operazioni mortali del genere, cioè omicidi mirati, come ha fatto Israele: probabilmente questo Paese non sarebbe più da un pezzo sulla mappa.
I servizi dello Stato ebraico, in collaborazione con gli americani e l’opposizione clandestina dell’Mko finanziata da Usa e Israele, hanno fatto fuori almeno quattro-cinque scienziati iraniani nell’ultimo decennio. Nel 2010 Usa e Israele hanno attaccato con un virus informatico micidiale, denominato Stuxnet, l’impianto nucleare di Natanz mettendo fuori uso circa 500 turbine. Soltanto nel 2020 Israele ha danneggiato con varie esplosioni la centrale di Parchin, ancora una volta quella di Natanz e pure quella di Isfahan.
Sarebbe utile ricordare che con l’accordo sul nucleare del 2015 voluto anche da Obama e stracciato da Trump nel 2018, su pressione di Israele e delle monarchie del Golfo, gli impianti iraniani erano sottoposti a regolari ispezioni dell’Aiea. L’Iran ha firmato tra l’altro il Tnp, il Trattato di non proliferazione nucleare, mentre Israele che al contrario di Teheran ha l’atomica e un centinaio di testate nucleari, non ha mai aderito a nulla. Lo Stato fuorilegge sarebbe quello ebraico, non la repubblica islamica iraniana. Ma come si è detto vige il doppio standard: Israele fa quello che vuole, agli altri vengono imposte le sanzioni. E nessuno osa protestare: c’è una sorta di perenne sudditanza ai governi di Tel Aviv cui tutto è concesso.
L’assassinio di Mohsen Fakhrizadeh è stato un omicidio politico, non rispondeva a un pericolo immediato. Aveva il solo scopo di provocare una reazione degli ultraconservatori iraniani, mettere spalle al muro i moderati come il presidente Hassan Rohani, in vista anche delle presidenziali del 2021, e tenere alta la tensione quando manca un mese al primo anniversario dell’uccisione a Baghdad da parte degli americani del generale iraniano Qassem Soleimani.
Ma soprattutto è il messaggio che il premier Netanyahu d’accordo con Trump ha inviato a Biden, disponibile a riprendere un negoziato con l’Iran. Come sottolinea Thomas Friedman sul New York Times quello che Israele e le monarchie del Golfo temono davvero non è l’inesistente atomica di Teheran ma la precisione dei missili iraniani, forse gli stessi usati dagli Houthi yemeniti per colpire l’Aramco nel 2019. Per questo è nato il Patto di Abramo: Israele, sauditi ed emiratini vogliono evitare che Biden torni all’accordo sul nucleare prima di un’intesa sui missili.
Per questo il Mossad fa la sua guerra e la sua convincente e letale «diplomazia». Ormai è sempre più complicato distinguere tra un tempo di pace e un tempo di guerra. Siamo di fronte a conflitti che non finiscono mai, come dimostra l’uccisione dell’ultimo scienziato iraniano. Con un’unica costante: solo il Mossad ha licenza di uccidere, gli altri sono «terroristi» o fuorilegge. Ma chi decide la legge?