Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

Messaggioda Berto » mar nov 26, 2019 10:21 pm

IL PARTITO EUROPEO PIÙ ANTISIONISTA
Niram Ferretti
26 novembre 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Oggi, nel 2019, in Europa esiste un partito ferocemente antisionista e con una percentuale preoccupantemente alta di antisemitismo al proprio interno. Stiamo parlando del partito labour di Jeremy Corbyn, il quale ha imposto all'ex partito di Tony Blair una estrema deriva a sinistra.

Jeremy Corbyn è oggi l'Oswald Mosley della sinistra, un pericoloso talebano, circondato da un direttivo di estremisti.

Fa impressione che nel cuore dell'Europa, come alternativa al governo conservatore, vi sia una formazione politica che potrebbe governare il paese e per la quale Hamas, Hezbollah e l'Iran sono entità a cui guardare con benevolenza, mentre Israele viene dipinto come uno stato criminale in ossequio alla propaganda sovietica degli anni '60 e '70.

Fa impressione pensare che il 40% degli ebrei inglesi abbia dichiarato che nel caso in cui Corbyn dovesse vincere e diventare Primo Ministro, lascerebbero il paese.

Ma il problema vero, sono, ci dicono gli antifascisti in servizio effettivo permanente, i partiti di destra come l'AfD in Germania, la Lega in Italia, Fidesz in Ungheria, partiti che hanno tutti per bocca dei loro leader manifestato chiaramente il loro appoggio a Israele, con atti e parole.

Jeremy Corbyn non è mai stato ricevuto in Israele da quando è diventato segretario del partito nel 2015. E non è mai stato invitato per fondati motivi.

Il 12 dicembre prossimo la Gran Bretagna andrà al voto. Se Corbyn dovesse diventare primo ministro, la Gran Bretagna avrebbe per la prima volta dal dopoguerra un leader nemico giurato di Israele.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristi

Messaggioda Berto » mar nov 26, 2019 10:21 pm

Gli ebrei e Israele: un legame indissolubile che gli antisemiti odiano
Ugo Volli
26 novembre 2019

https://www.progettodreyfus.com/ebrei-i ... ngbaS7S_vs

Un piccolo episodio accaduto a Toronto, in Canada mi aiuta a fare una cosa che desideravo da tempo, cioè rilanciare un articolo importante pubblicato su Progetto Dreyfus da Alex Zarfati, che non ha avuto tutta l’eco che meritava. Zarfati difende l’autonomia degli ebrei italiani dalla speculazione massiccia che negli ultimi tempi si è abbattuta su di loro, da sinistra come da destra, prendendo come pretesto la faccia pulita e la storia tragica della senatrice Segre. Sono d’accordo con Zarfati quasi su tutto e invito i miei lettori a leggere il suo contributo. Ma c’è un punto su cui mi sento di offrire una riflessione ulteriore, un punto importante, che è il rapporto degli ebrei con Israele.

Per spiegare la mia posizione parto da un piccolo episodio che non ha attirato l’attenzione di quasi nessuno in Italia. Toronto è la più grande città del Canada, ha 2,7 milioni di abitanti e di essi circa 200 mila sono ebrei, con un peso economico e culturale importante sulla città. La settimana scorsa è accaduto questo: il comitato rappresentativo dell’unione degli studenti dell’università di Toronto si è opposto a una richiesta di rendere disponibile cibo kasher nelle mense dell’università, argomentando che il cibo kasher è “pro-Israele”. Il cibo kasher, per chi non lo sapesse, è quello che risponde ai requisiti religiosi stabiliti nel Pentateuco: certi animali e non altri sono kasher (per esempio bovini e ovini non maiali, cani, gatti, conigli), certe parti non sono kasher (per esempio non la zona intorno al nervo sciatico e il grasso dei reni), certe preparazioni lo sono e altre no (per esempio non la mescolanza di cibi derivanti dalla carne e latte e latticini), ecc. Non è questo il luogo per dettagliare, né per spiegare le ragioni religiose, antropologiche, sanitarie di queste scelte, che risalgono a tre millenni fa e non hanno nulla a che fare con lo stato di Israele. L’osservanza di queste norme alimentari, fra le altre cose, è stata una delle caratteristiche tenute ferme da tutte le comunità ebraiche nei secoli nei continenti. L’opposizione degli studenti di Toronto a questa normativa non può aver nulla di specificamente politico, perché la politica non c’entra, dice semplicemente che essere ebrei nella loro università non va bene, perché gli ebrei sono strutturalmente filo-israeliani. Ma essere contro gli ebrei è antisemitismo aperto, cioè una posizione che in Canada come da noi non si può civilmente sostenere, e quindi alla fine l’unione degli studenti ha rinunciato alla sua posizione e ha chiesto scusa.

In una dialettica simile si è avvolto molto spesso Jeremy Corbyn e il suo partita laburista (e molti altri a sinistra, anche in Italia): accusato di essere contro gli ebrei perché appoggiano Israele, Corbyn deve aver trovato nelle accuse in sostanza la dimostrazione delle sue ragioni: gli ebrei non sono solo pro-Israele, ma anche contrari a lui e al suo partito, quindi sono dei nemici, anche se questo non si può dire per non confermare le accuse. Il risultato è stato una serie di mosse tutte sbagliate: smentite, rifiuto delle accuse, protezione degli antisemiti espliciti nel suo partito e poi distacco da loro quando smascherati, tentativo di trovare appoggio in qualche ambiente ebraico, anche del tutto antimoderno e reazionario come i Naturei Karta.

Zarfati in un passaggio del suo articolo si oppone giustamente a questa dinamica malata, ma aggiunge a un certo punto: “Noi ebrei non vogliamo più che la nostra religione – l’ebraismo – sia confusa con una nazionalità – quella israeliana.” Questo è vero fino a un certo punto, perché l’ebraismo, dai tempi biblici a oggi, non è mai stato solo una religione (né nel senso ristretto di una fede, né in quello più allargato e corretto in questo caso di una “forma di vita” che implica costumi alimentari e familiari, feste, liturgie, rapporti commerciali, lingua e tante altre cose ancora). Quello ebraico è definito dalle Scritture “popolo”, in quanto popolo riceve il dono della Torah al Monte Sinai, e in quanto popolo condivide un destino storico comune per gli ultimi 35 secoli almeno. Il suo essere modo di essere popolo, come è raccontato per esempio nel libro dell’Esodo, è stato il modello per la definizione moderna di nazione.
Questo è un dato di fatto per gli studiosi che hanno studiato l’idea di nazione e quelle di rivoluzione come Antony D. Smith (“La nazione. Storia di un’idea”, Rubettino), Michael Walzer (“Esodo e rivoluzione”, Feltrinelli) e da ultimo il bellissimo libro di Yoram Hazony (“Le virtù del nazionalismo”, Guerini), appena uscito, che consiglio a tutti caldamente di leggere. Insomma gli ebrei non sono stati la prima nazione, ma i primi che nella loro cultura hanno identificato l’idea dell’indipendenza nazionale come libertà dai grandi imperi del tempo (Egitto, Persia, Assiri, babilonesi).

Ma al di là di questi dati storico-culturali, resta un fatto fondamentale: il popolo ebraico fa corpo anche quando è disperso in mezzo ad altri popoli, ed è una conseguenza importante quel che il Talmud dice: tutti gli ebrei sono responsabili gli uni per gli altri. Può piacere o meno, ma quando qualcuno ci interpella rispetto a come è e cosa fa Israele, la risposta giusta non è “io non c’entro, abbiamo solo una religione in comune”, ma spiegare come gli immensi progressi dello stato di Israele ci inorgogliscano e le sua necessità di difendersi contro un assedio che in una forma o nell’altra dura da un secolo, prima ancora della fondazione dello Stato, ci trovi partecipi, simpatetici, sostenitori. Perché la maggioranza del popolo ebraico ha fatto negli ultimi cent’anni la scelta collettiva di tornare alla terra dei padri dopo l’esilio che ci era stato imposto e questo riguarda tutti, anche quelli che non concordassero con qualche scelta del parlamento e del governo israeliano. Perché tutti abbiamo parenti, amici, simboli culturali e religiosi in comune, perché è in Israele che si parla la millenaria lingua degli ebrei, perché il contributo culturale, artistico, scientifico, economico, tecnologico, religioso che gli ebrei hanno sempre dato all’umanità ormai si è reimpiantato in Israele e si svolge soprattutto lì. Questo naturalmente non vuol dire non amare l’Italia o non essere buoni cittadini italiani. Proprio il nostro essere ebrei, l’appartenenza a una nazione antica che ha dato tanto alla cultura europea e mondiale che molti parlano delle radici “giudaiche” (cioè ebraiche) dell’Occidente, ci permette, anzi ci obbliga a essere buoni cittadini italiani, come si è visto nel Risorgimento e nella Resistenza, nella letteratura (da Svevo a Moravia, per fare solo due nomi), nell’arte (nomino solo Modigliani), nell’economia e nella scienza, nella politica e nell’industria.

Sono sicuro che Alex Zarfati condivide quel che ho scritto, come la grande maggioranza degli ebrei italiani che amano Israele e anche l’Italia, l’Italia e anche Israele. Mi sembrava però importante riprendere il suo pensiero e provare a svilupparlo, perché su questi temi marciano tutti gli antisemiti, in primo luogo quelli che per ipocrisia si definiscono antisionisti.



A Israele negato il diritto ad esistere. Un convegno per dire la verità
26-11-2018
Luca Spizzichino


https://www.shalom.it/blog/news-in-ital ... N4bHIHodXI

Questa mattina, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, si è tenuto il convegno “Il coraggio della verità” organizzato dal Maccabi World Union, con il patrocinio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Roma, e dal Maccabi Italia e al quale hanno partecipato anche l'ambasciatore israeliano in Italia Ofer Sachs e il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. “Vogliamo denunciare - come ha detto in apertura la moderatrice Barbara Pontecorvo – la rappresentazione mistificata di Israele". Ma soprattutto, ha ammonito il sottosegretario agli Esteri Guglielmo Picchi, la "discriminazione a cui è sottoposto Israele, vittima di un doppio standard inaccettabile".

Il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani, in un messaggio ha insistito sul fatto che i rapporti tra i popoli europei e Israele "si fondano su stretti legami economici, scientifici, intellettuali, ma soprattutto umani. Combattere stereotipi, pregiudizi e false informazioni sullo Stato di Israele, sulla storia e sulla cultura ebraica è un modo di rafforzare questi legami".

Diversi i senatori presenti tra cui Lucio Malan, che ha spiegato che “troppe volte viene usato un doppio standard nei confronti dello stato israeliano. Quale equidistanza è possibile - ha chiesto il senatore - tra chi fa terrorismo e chi, come Israele, si difende da quel terrorismo ed è minacciato ogni giorno di distruzione da un altro Stato, come l'Iran?". Il senatore Zanda ha ricordato “che la verità, quella spiegata in questo convegno, si trova nel diritto dello Stato d'Israele di difendere la propria esistenza”.

Il Presidente UCEI Noemi Di Segni ha ricordato la necessità che lo Stato italiano adotti la definizione di antisemitismo dell'IHRA (dall'International Holocaust Remembrance Alliance), poiché “l'anti israelianismo impatta su tutte le comunità ebraiche italiane trasformandosi in antisemitismo”. Sulla stessa linea anche la Presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, ricordando che “antisionismo e antisemitismo sono la stessa cosa”, ribadendo che “difendere Israele è un dovere morale dell'Occidente, poiché lo Stato d'Israele è portatore di quei principi su cui i paesi occidentali si fondano”.

Rav Carlos Tapiero, direttore generale del Maccabi World Union, ha spiegato come sia ovvio diritto dello stato di Israele di esistere. Sia da un punto di vista del diritto storico, ricordando che il popolo ebraico sin dall'antichità è stato l'unico popolo che ha creato nella terra d'Israele tutte le istituzioni necessarie per un'entità nazionale indipendente; sia da un punto di vista prettamente legale, citando la Dichiarazione Balfour e la risoluzione del ‘47 delle Nazioni Unite. “Criticare le politiche dello Stato d'Israele come qualsiasi altro paese, è legittimo, ma criticare o addirittura negare l'esistenza dello Stato d'Israele è antisemitismo”, ha concluso Rav Tapiero.

Il secondo ospite ad intervenire è stato il ricercatore e editorialista della testata giornalistica israeliana Yedihot Hachronot, e autore del Best seller “Industry of Lies”, Ben-Dror Yemini, che da sempre si è prodigato a cercare la verità su moltissimi fatti riguardanti il conflitto israelo-palestinese. Per anni moltissime sono state le “fake news” su Israele, demonizzandolo e portando una visione distorta della realtà. Dalle false motivazioni di Al Qaeda che portarono all'attentato delle Torri Gemelle, fino alla bugia secondo il quale la città di Tel Aviv sia priva di arabi, ha fatto anche conoscere ai presenti la figura di Ahed Yemini, “la più grande e famosa attrice di Pallywood”, per la bravura nel realizzare i video menzogna che fanno il giro del mondo.

Ultimo intervento quello del professor Eli Avraham dell’Università di Haifa, sull'ormai noto movimento BDS, puntando i riflettori sui subdoli metodi con il quale viene delegittimato, boicottato e demonizzato Israele, spiegando quale sia la strategia migliore per arginare questo fenomeno.
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Messaggioda Berto » gio nov 28, 2019 3:39 am

Indignatevi pure per l'Israelofobia in doppiopetto
27 novembre 2019
Fiamma Nirestein

http://www.fiammanirenstein.com/articol ... w8-GtF4FFs

Apprezzo il tentativo del mio antichissimo caro amico Ernesto Galli della Loggia di fornire ai lettori del Corriere della Sera una approfondita lettura dell'antisemitismo contemporaneo, delle sue ragioni, delle sue caratteristiche. Proprio per questo temo di dover sostenere che il pezzo ha alcune caratteristiche inadatte a questo scopo. L'articolo di Ernesto vuole presentarsi con un distacco storico e morale che invece di chiarire complica, invece di aiutare a combattere l'antisemitismo invita a considerarlo un fenomeno che per quanto profondo viene soprattutto sventolato da gruppi sociali e culturali che hanno interesse a farsene bandiera contro le loro falle. Devo dire che condivido con lui il fastidio per l'uso strumentale che "personaggi politici non ebrei fanno spesso e volentieri dell'ebraismo, quando per attestare il proprio impeccabile status etico ideologico si affrettano a cogliere strumentalmente la minima occasione per manifestare a gran voce la propria vicinanza solidarietà amicizia stima...". Ecco, ha detto benissimo: ma faccia attenzione. Non ha mai notato che gli stessi, e non solo politici, ma anche intellettuali, lettori di tutte le belle collane Adelphi, adoratori di Woody Allen, si guardano bene dall'intervenire quando si dichiara che Israele è uno Stato di apartheid, autore di genocidi, violento usurpatore di terre arabe? Molti autori fra cui Robert Wistrich (e modestamente anche io) hanno spiegato come ogni analisi che prescinda da questo punto è irrilevante.

Israele è l'hic Rhodus dell'antisemitismo contemporaneo. Le cifre degli antisemiti certificati sono spaventose, come il numero ormai dei morti e feriti: il fenomeno non è minore. Ernesto non capisce che il suo ragionamento, molto interessante, sulla crisi dell'Europa, ha il suo completamento solo quando lo si legge nella sua terza parte, quella in cui i "sionisti" secondo la dottrine comunista, neonazista, islamista, diventano la testa dell'idra che in questo millennio l'antisemitismo indossa. Esse vengono sposate in nome dell'odio europeo contro lo Stato nazione e contro la guerra, anche quando è di difesa. Ma è il solito antisemitismo, ed è vero come dice Galli che essendo l'ebraismo l'alpha e l'omega della storia del Vecchio Continente è il nevrotico simbolo della nascita e della crisi dell'Europa. Ma c'è un'altro episodio, imprescindibile per spiegare l'odio antiebraico, e Galli vi accenna soltanto: quello per cui Israele ce l'ha fatta, per cui dalle ceneri può rinascere la vita e proprio per lo sforzo ebraico e di valori invisi all'Europa stessa, come lo Stato nazione e la difesa militare. Che vergogna per l'Europa: la Shoah ha segnato l'omega della sua europea, e l'unico vero segnale che ancora i suoi valori di libertà, di democrazia, di autodeterminazione sono vivi e vegeti, è Israele. Qui si innesta la ossessione letale, l'odio più antico che ha tante origini e tante storie diverse. E se non si capisce la centralità dell'antisemitismo, ovvero che il disegno di Hitler di sterminare gli ebrei non è collaterale al programma di rendere il mondo schiavo ma si basa su di esso, se non ci si rende conto che il comunismo da dopo il '48 e per molti anni intorno al ‘67 non ha potuto sopportare che gli ebrei contestassero con l'esistenza di Israele la sua egemonia, non si capisce l'antisemitismo contemporaneo. Esso è centrale e reale, non simbolico. Galli della Loggia fa un accenno all'imbarazzo, al fastidio europeo di fronte alle scelte che Israele impone. E non trova una parola per dire che la malattia è proprio questa: che l'UE si senta imbarazzato e impedito nel mettersi a fianco di un popolo che è sopravvissuto al millenario lavorio per eliminarlo, (non mi addentro nei mille esempi che si possono fare) e perchè oggi lo segua nella tomba. Galli parla della crisi dell'Europa, capisce bene che tutti i movimenti di sinistra e di destra che giocano sui sensi di colpa la scaricano sugli ebrei per mondarsi, ma non capisce un fenomeno molto chiaro quando si studiano i movimenti americani e il loro molto propagandato "intersectionalism", ovvero, l'intreccio di interessi che unisce tutti gli oppressi contro gli oppressori. L'antisemitismo è un grandioso veicolo di unione politica. Non vede Galli la marea che monta contro gli ebrei, ovvero contro i sionisti, sulla base di questa nuova tendenza internazionale?

Infine. Galli parla di "simboli" , valore simbolico, incessanti richiesta di risarcimento simbolico... ma stiamo parlando di una storia vera. L'ebraismo è uscito da tempo dalla valle dei simboli, e lo ha fatto dotandosi di una magnifica realtà che ha un reddito pro capite di 40mila dollari, conquiste tecnologiche e scientifiche senza pari, una incredibile capacità di resistere alla pressione di un nemico feroce e antisemita, nel senso non solo fisico ma della delegittimazione, della demonizzazione, nella diffamazione dello Stato del Popolo Ebraico. Questa è la faccia dell'antisemitismo nostrano, e onestamente la schiera dei politici e degli intellettuali che fanno profferte di filosemitismo senza notare che esso è diventato israelofobia, è poco interessante. Chiacchiera. Galli, che odia le chiacchiere lo sa benissimo e sa che l'Europa ha con l'antisemitismo un conto non simbolico ma reale. Ce n'è da fare: condannare l'Iran, abolire il labeling, accettare la definizione internazionale di antisemitismo, IHRA (l'International Holocaust Remembrance Alliance)... Avanti.
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Messaggioda Berto » lun dic 02, 2019 8:08 am

Il presidente dei rabbini europei “Ora i problemi d’antisemitismo vengolo soprattutto da sinistra”
2 dicembre 2019
Yoni Kempinski
Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini europei (CER) e Yoni Kempinski

http://www.italiaisraeletoday.it/il-pre ... DxBmzEKFfo

“Siamo davanti ad un fenomeno completamente nuovo – ha detto il rabbino Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini europei (CER) – Negli ultimi anni nessun ebreo è stato ucciso dai neonazisti in Europa. Questa è la verità ed è il dato da cui ripartire. Oggi i maggiori problemi li abbiamo dalle sinistre, questa è la grande novità sul fronte dell’antisemitismo“

E che cosa si pu fare davanti a questa nuova realtà?

“Oggi abbiamo degli attacchi alla libertà religiosa, contro la shechita (macellazione rituale) e la bris milah (circoncisione). Sono molti i fronti aperti. stiamo combattendo. Stiamo combattendo ma a non è una lotta facile. La cosa principale è ottenere supporto dalle nostre comunità e dai nostri alleati. Noi ebrei abbiamo vissuto in Europa per oltre mille anni e nessuno ha detto una parola su bris milah . Ora non è più così.”

Ma che cosa è successo per questo cambio di scenario?

“La causa è l’immigrazione di milioni e milioni di persone dal Medio Oriente. È molto semplice.”

Ma è così grave?

“Si ora è diventato un vero gigantesco problema. Se non facciamo nulla, è possibile che in molti paesi d’Europa, la bris milah sarà proibita. E questo automaticamente rappresenterà la fine di una comunità ebraica organizzata in quelle città e paesi”

Quali sono le vostre richieste delle Comunità ebraiche?

“Molti europei affermano che” l’Europa senza ebrei non è l’Europa. La Francia senza ebrei non è la Francia. Va bene, ma se è davvero così fai qualcosa per dimostrarlo. Ed invece che cosa dice la Francia? “Non permetteremo agli ebrei di mangiare carne. Non permetteremo agli ebrei di praticare la loro religione”. E allora vuol dire che sono solo chiacchiere”

E ad Israele che cosa avete da chiedere?

“Prima di tutto, di fare un governo. E poi un Ministro degli Affari della Diaspora.”



Europa, antisemitismo, Israele
04-12-2019
Giacomo Kahn

https://www.shalom.it/blog/news-in-ital ... WE5D9VTkHI

Il rabbino Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, scrive oggi su Il Corriere della Sera rispondendo ad un editoriale sul tema dell’antisemitismo, apparso pochi giorni a firma di Ernesto Galli della Loggia. Nell’editoriale si esprimeva l’idea che il senso di colpa della civiltà occidentale, per quanto accaduto durante la Shoah, fosse una delle chiavi principali per comprendere l'antisemitismo contemporaneo: per liberarsi da quel senso di colpa, una certa parte dell'Europa ha bisogno adesso di liberarsi dei suoi ebrei.

“Ma la Shoah - scrive Della Rocca - pur avendo decimato un terzo del popolo ebraico ed eliminato la parte più propulsiva dell'ebraismo in Europa, non costituisce il «Golgota» della storia e della cultura ebraica. Per gli ebrei resta infatti una «Shoah», letteralmente «una catastrofe», e non un «Olocausto» (un sacrificio cruento e che si consuma totalmente) concetto che non ha diritto di cittadinanza nella nostra cultura”. “La Shoah - prosegue - non è neppure il martirio, semmai l'apice di un antigiudaismo con radici cristiane ben piantate che ha visto spesso assassini e delatori di ebrei che erano appena usciti dalla Chiesa per la Messa mattutina o carnefici che nella stessa Auschwitz piantavano l'albero di Natale”.

La Shoah quindi come una pagina della storia del popolo ebraico e non la storia del popolo ebraico. Tanto è vero che l'ebraismo, scrive Della Rocca “ha continuato a esprimere una resilienza culturale e identitaria che ha visto gli ebrei continuare a esercitare quel ruolo di minoranza che vive e che lotta affinché ci siano sempre culture di minoranza. Gli ebrei oggi si esimerebbero ben volentieri dal ruolo scomodo di «sentinelle» della società civile se il tessuto sociale non fosse silente qual è e se non si assistesse a una demolizione progressiva di tutti quei tabù e di quegli argini che hanno retto, pur con sfumature ambigue, per tanti anni”.

Il rapporto tra società occidentale e sentimento di colpa per la Shoah porta con se anche il modo e le forme in cui l’Europa si relaziona con lo Stato di Israele e dell’insofferenza che esso produce negli antisemiti. “La vecchia Europa della libertà, dell'uguaglianza e della fraternità, che di fraternità ne offre in realtà sempre meno - scrive Della Rocca - fatica a reggere il confronto con un Paese minuscolo che è riuscito a canalizzare la rabbia e il dolore nel costituirsi come un laboratorio politico, sociale e culturale pressoché unico al mondo e come tale, ancora una volta, osteggiato proprio per ciò che è riuscito a divenire. E l'ambiguità di un approccio di comodo a far sì che l'Europa voglia credere che lo Stato d'Israele sorga per via della Shoah anziché, come invece sarebbe palese, suo malgrado; come dire che, se la catastrofe dell'ebraismo europeo non ne è la premessa, Israele non saprebbe esserne la conseguenza”.
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Messaggioda Berto » ven dic 06, 2019 8:10 am

Oggi sui giornali troverete ben tre soggetti che riguardano l'antisemitismo che infesta il pianeta
mercoledì 4 dicembre 2019

http://www.fiammanirenstein.com/articol ... Y0pqmIS7Gg

Oggi sui giornali troverete ben tre soggetti che riguardano l'antisemitismo che infesta il pianeta, stavolta tutti riferiti all'Europa. C'è il magnifico riconoscimento da parte del parlamento francese dell'IHRA, il documento internazionale che definisce l'antisionismo come antisemitismo. Per arrivarci gli ebrei francesi e i difensori del buon senso e della libertà hanno fatto molta fatica, la votazione è stata 172 a 72, l'estrema sinistra ha votato contro. Alla fine però ha vinto la verità, e non la menzogna per cui negando l'antisemitismo israelofobico si blocca la libertà di espressione. Ora dunque la Francia smetta di essere alla leadership delle nazioni europee che bloccano le sanzioni all'Iran proprio mentre fa strage dei suoi cittadini e riprende l'arricchimento dell'uranio. Sono gli Ayatollah la testa dell'idra antisemita che vuole distruggere lo Stato del Popolo Ebraico.

La seconda questione è quella di Corbyn: di nuovo sotto la sferza di un intervistatore ha dovuto scusarsi per il suo antisemitismo. Ma chi ci crede! chi ha messo i fiori sulla tomba dei macellai delle Olimpiadi di Monaco e ha lodato Hamas è un pericolo per tutto il mondo. È chiaro che le sue scuse sono una mossa elettorale.

Infine l'Irlanda ha votato una legge che multa per 250mila euro o commina 5 anni di carcere a chiunque compri vino del Golan o datteri della Valle del Giordano: Vergogna! È un gesto irresponsabile che promuove il BDS connesso col terrorismo che vuole la distruzione dello Stato d'Israele. Questa politica va persino al di là della politica ostile dell'UE, che dovrebbe a questo punto reagire e staccarsi una volta per sempre dal suo atteggiamento ingiusto e prevenuto espresso dal Labeling dei prodotti della Giudea e dell Samaria. A meno che non imponga le stesse punizioni ai prodotti della Crimea occupata dalla Russia, o della parte nord di Cipro occupata dalla Turchia, o del Sahara Occidentale occupato dal Marocco... E tanti altri. Ma l'Europa adora occuparsi di Israele, la sua ostilità arriva fino al sostegno del BDS e ai sorrisi all'Iran.
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Messaggioda Berto » sab dic 07, 2019 7:39 pm

DA CHE PARTE STA LA PESTE
Niram Ferretti
5 dicembre 2019

https://www.facebook.com/groups/Fightin ... 278829922/

"Chi odia Israele odia l'umanità" afferma Matteo Salvini durante una trasmissione tv.
Lo stesso che, dopo il suo viaggio in Israele quando venne accolto calorosamente da Benjamin Netanyahu, dichiarò senza mezzi termini che Hezbollah è una formazione terrorista, lo stesso il quale il 25 aprile scorso ha detto da Ministro dell'Interno, che le bandiere israeliane hanno piena legittimità di sfilare accanto al corteo della Brigata Ebraica, insultata ogni anno dagli eredi del Mufti di Gerusalemme fiancheggiati da estremisti di sinistra. Ma, c'è un ma, Salvini non va bene. Qualsiasi cosa dica o faccia non va bene. E' perchè? Semplice. Si sarebbe "contaminato" con Casa Pound, avendo, nel febbraio 2015 condiviso a Roma un palco a Piazza del Popolo insieme a Simone Di Stefano, leader della formazione di estrema destra, durante una manifestazione contro il governo Renzi. Non solo lì, ma anche all'Esquilino, Salvini ha condiviso di nuovo il palco con Di Stefano e poi ha osato andarci a cena.

Cose devastanti. Mai viste prima. E poi Salvini non avrebbe detto che gli aderenti a Casa Pound e il suo leader sono i fascisti del nuovo millennio e soprattutto un pericolo per la democrazia. Roba seria. Dovrebbe farlo ogni giorno e pentirsi di avere stretto rapporti nel 2015, certamente non basati sul comune afflato per Israele.

Certo Jeremy Corbyn, che sfiderà Boris Johnson alle prossime elezioni inglesi il 12 dicembre, il quale, nel 2014 vola a Tunisi per partecipare a una cerimonia in onore dei 47 palestinesi morti a causa di un attacco israeliano su una base dell'OLP nel 1985, nello stesso luogo in cui sono sepolti i terroristi di Settembre Nero responsabili del massacro di Monaco del 1972, lo stesso che considera Hamas e Hezbollah amici e ha portato il partito laburista su posizioni antisioniste mai viste prime, lui sì va bene. Ad ossequiarlo a Londra andarono l'ex presidente del Senato Pietro Grasso e l'ex Segretario del partito democratico Maurizio Martina.

Non risultano comunicati allarmati da parte dell'UCEI relativamente a queste visite a un leader, dichiarato antisemita dall'ex Gran Rabbino di Inghilterra, Lord Jonathan Sacks.

E no. Perchè l'antisemitismo e l'antisionismo, si sa, possono solo venire dall'estrema destra. D'altronde, recentemente, Luzzato Voghera, del CDEC, ci ha spiegato durante una intervista che il rigurgito di antisemitismo che c'è in Italia (vedere alla voce Liliana Segre), sarebbe una conseguenza delle Leggi razziali del 1938.

A questo punto è tutto chiaro. 1938. Casa Pound. Fascisti del terzo millennio. Orda nera.

Devi fartene una ragione Matteo Salvini, qualsiasi cosa tu faccia e dica per mostrare che sei vicino ad Israele, a costoro non basterà mai, ti preferiranno sempre il compagno Corbyn.
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Messaggioda Berto » mer dic 11, 2019 9:13 pm

Il filosofo marxista Slavoj Zizek contro Israele e ebrei: 'Antisemita'
Commento di Giulio Meotti
10.12.2019
Testata: Il Foglio
Titolo: «Zizek, riverito Corbyn della filosofia, ha un grosso 'problema con gli ebrei'»

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È il filosofo più chiacchierato da qualche anno. Il marxista sloveno che ha riverniciato la lotta di classe comunista con una patina pop, diventando l'idolo di tutti gli Occupy, da Washington a Londra. È Slavoj Zizek, che collabora con le maggiori testate del globo, New York Times compreso, commentando su tutto, dai mass media ai cartoni animati, e che vanta persino un Giornale internazionale di studi zizekiani. Il filosofo di Lubiana non poteva che schierarsi al fianco di Jeremy Corbyn nella contesa elettorale inglese (i due si assomigliano anche, per la barba veteromarxista, certi abiti ideologici desueti, il verbiage materialista novecentesco). E Zizek lo ha fatto con un articolo sul quotidiano inglese Independent, che gli ha attirato, come il suo beniamino politico laburista, l'accusa di antisemitismo. In una column dal titolo già incendiario ("Non c'è conflitto fra la lotta contro l'antisemitismo e la lotta contro l'occupazione israeliana"), Zizek scrive che "il problema con gli ebrei oggi è che stanno provando a radicarsi in un luogo che è stato per migliaia di anni abitato da altre persone". Il filosofo sloveno è molto corbyniano in questo. L'avvocato inglese Anthony Julius, che difese la storica Deborah Lipstadt da David Irving, ha detto che il portavoce di Corbyn, il giornalista Seumas Milne, ritiene che la principale questione politica in medio oriente sia il "1947", l'anno prima della fondazione di Israele. Zizek continua definendo "eticamente disgustoso" l'intervento sul Times del rabbino capo inglese Ephraim Mirvis, che ha appena definito pericolosa una premiership corbyniana. "L'accusa di antisemitismo è sempre più rivolta a chiunque si discosti dall'establishment liberal di sinistra verso una sinistra più radicale", scrive Zizek. "Può essere in grado di mascherare il tuo bigottismo in un linguaggio filosofico complicato, ma in definitiva è chiaro che, nonostante le sue stesse affermazioni contrarie, il suo pezzo contiene chiari esempi di antisemitismo", ha affermato l'organizzazione Honest Reporting in una nota. Dopo le polemiche, l'Independent ha sostituito la frase "the trouble with Jews today" con quella "the trouble with the settlement project today". Già in passato, Zizek ha flirtato con l'antisemitismo: "Nazisti e sionisti radicali condividevano un interesse comune, una sorta di 'pulizia etnica'". Su Russia Today, Zizek ha scritto lo scorso 25 maggio: "La sacra memoria dell'Olocausto è mobilitata per legittimare l'apartheid contro i palestinesi". Nel libro di 440 pagine "The Parallax View", Zizek dedica un'intera sezione al "vicolo cieco dell'anti-antisemitismo". L'antiantisemitismo, scrive Zizek, è uno dei pericoli più gravi che incombono sulla libertà di pensiero perché non consente di criticare duramente Israele senza essere accusato di antisemitismo. In "Defense of Lost Cause", Zizek scrive: "Per dirla in modo succinto, l'unica vera soluzione alla 'questione ebraica' è la 'soluzione finale', perché gli ebrei... sono l'ultimo ostacolo alla 'soluzione finale' della storia stessa, al superamento delle divisioni". E questo si applica anche a Israele. In un articolo per la rivista britannica New Statesman, Zizek ha spiegato che "la migliore speranza di Israele risiede in un singolo stato". Smantellare quello ebraico. Buttarlo nel cestino della storia. Qualche settimana fa, la Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, ha detto di non volere la morte di tutti gli ebrei israeliani, ma "solo" la distruzione della loro "entità". Gli ayatollah hanno gettato solidi ponti nella comunità culturale europea.


Commenti

Giancarlo Maero
I miei amici tutti presi dal contingente. Io consiglio ai miei amici che si fanno delle domande per arrivare aristotelicamente al principio, se vogliono capire le origini del fascismo e del l’antisemitismo di leggere tra le altre le opere di De Felice - sdoganato anche fra i comunisti dall’intelligente Giorgio Amendola - in particolare la monumentale biografia di Mussolini. Ma anche solo l’intervista sul fascismo di Michael Ledeen e l’intervista sul nazismo a Mosse sempre di Ledeen. Da ultimo è uscita l’intervista pamphlet a Michael Ledeen: La versione di Michael, accademico, analista, allievo di De Felice, storico del fascismo e del l’antisemitismo. Non sto a farvi il riassunto. Osservo solo che tra le altre cose, distinguendo il fascismo dal nazismo, riferisce che l’antisemitismo di un certo fascismo delle origini, “fa chiaramente parte della tradizione rivoluzionaria europea che nasce in Francia. L’antisemitismo moderno viene dalla Francia. Il primo movimento di massa antisemita è infatti ottocentesco e francese. Di questo si trova traccia anche in Italia e Mussolini era conscio di queste radici culturali. Lui impara l’antisemitismo di marca socialista da ragazzo, perché è vero che tra i primi socialisti vi erano molti antisemiti, anche viscerali”. Ledeen è orgogliosamente ebreo e profondamente motivato allo studio dell’antisemitismo.
Occorre poi non mai dimenticare che lo stesso Marx - nipote del Rabbino di Trevi - ne La questione ebraica qualche seme di antisemitismo lo pianta, indicando gli ebrei usando lo stereotipo di soggetti attaccati al denaro ed agli affari a cui nella società borghese si sarebbero “convertiti” anche i cristiani. Ma questo è un discorso più complesso.
Per concludere, non sono interessato alle miserabili discussioni su questo o sul precedente governo. Sul pericolo di fascismo in Italia la penso come Rampini, Ricolfi e molti altri uomini di buon senso e di autentica cultura. Viceversa son molto preoccupato dell’ideologia del politicamente corretto, strumento formidabile di censura. Oltre che dell’ignoranza prezzolata di certi grilli parlanti e di certi loro alleati. Naturalmente esclusi i presenti.



Nicola Clerici
Flavio, mica può scrivere che ci sono diversi leghisti che insultano gli ebrei. Quindi da' la colpa agli altri e non (anche) al partito che vota e gli piace. D'altronde anche Giancarlo è convinto che ci sia una invasione di migranti come ha sempre scritto nei suoi post. Semplice.


Flavio Manavella
Gad Lerner al raduno di Pontida è stato insultato in quanto ebreo, ma Gad Lerner è un ebreo di sinistra e quindi forse gli insulti nei suoi confronti valgono meno

Nicola Clerici
Sicuro. Io considero Gad Lerner il peggior giornalista italiano ma mi hanno fatto orrore questi insulti. Giancarlo è rimasto zitto ma lui è più intelligente e molto più onesto intellettualmente del sottoscritto. In futuro voglio diventare come Giancarlo, ma sarà difficile. Sono ad un livello troppo basso.


Gino Quarelo
Flavio Manavella, Gad Lerner è una mostruosità umana che sfrutta ignobilmente le sue origini ebraiche per provocare e dare del razzista agli altri specialmente a quelli che giustamente difendono i loro sacrosanti diritti umani, civili e politici.
Gli ebrei di sinistra che violano i diritti umani, civili e politici dei nativi e indigeni italiani ed europei alimentano l'antisemitismo latente portato in europa dall'eresia ebraica cristiana, danneggiano gli ebrei e Israele.


Nicola Clerici
Flavio Manavella ma se un migrante che arriva con i barconi è ebreo cosa succede? Giancarlo gli dà la benedizione oppure è un invasore?

Gino Quarelo
Nessun ebreo arriva con i barconi e poi gli ebrei che nei secoli sono migrati in giro per il Mondo generalmente non facevano i parassiti e i criminali, non rubavano, non rapinavano, non stupravano, non uccidevano, non spacciavano droga, ma si adattavano, lavoravano e portavano valore aggiunto.
Eppoi i migranti ebrei erano sempre poche unità mentre questi dall'Asia e dall'Africa sono moltitudini destabilizzanti, pericolose e assassine come i nazi maomettani con il loro feroce antisemitismo, anticristianismo e anti ogni diversità religiosa e pensante.

Gino Quarelo
L'antisemitismo europeo è di origine cristiana (esisteva già nei primi ebrei crisiani) poi romana (impero romano) e solo dopo si è riciclato nella sinistra socialista fascista-nazista e comunista.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

Messaggioda Berto » mer dic 11, 2019 9:14 pm

Riprendiamo dalla STAMPA - Torino di oggi, 29/11/2019, a pag. 43 con il titolo "Le startup di Israele si alleano con le imprese di Torino", la cronaca di Fabrizio Assandri;
dal FOGLIO, a pag. 1, con il titolo "I Cinque stelle, a Torino contro Israele, dimostrano la loro natura. L’ipocrisia sulla Segre e il fardello dell’antisemitismo", il commento di David Allegranti.

Informazione Corretta

http://www.informazionecorretta.com/mai ... sx_vHNsulY

Ecco gli articoli:

LA STAMPA - Fabrizio Assandri: "Le startup di Israele si alleano con le imprese di Torino"

Le più grandi aziende torinesi potranno giovarsi delle startup in arrivo da Israele, che in quanto a innovazione è una seconda Silicon Valley. Dalla cyber security alle auto a guida autonoma, tanti i campi di applicazione dell'accordo firmato ieri al grattacielo di Intesa Sanpaolo, alla presenza della ministra Paola Pisano, dalla sindaca Chiara Appendino e da Ami Appelbaum, presidente dell'Israel Innovation Autority, agenzia di governo che ha accordi con 75 Paesi nei quali investe ogni anno mezzo miliardo di euro. Ieri le Ogr hanno ospitato un primo assaggio delle possibilità offerte dall'accordo. Alcune aziende, tra cui Fca, Altec, Tim, Gm, Reale Mutua, Lavazza, Intel, Eni, hanno incontrato una quindicina di innovatori israeliani che lavorano su algoritmi, veicoli elettrici, piattaforme digitali. Le aziende italiane esprimeranno un bisogno di innovazione, l'autorità israeliana individuerà le startup con un bando e le porterà a Torino, a costo zero. «Vogliamo partire da qui per estendere la collaborazione in tutta Italia», ha spiegato Appelbaum, che ha messo in luce l'impegno dell'Autority per favorire la presenza di donne e di arabi israeliani all'interno delle startup. All'incontro c'era anche Luca Remmert, neo presidente di Neva Finventures, fondo di venture capital dell'Innovation Center di Intesa, il cui presidente, Maurizio Montagnese, diventerà vice di Remmert, a riprova della comune visione. Non è mancata la polemica: mentre la sindaca firmava l'accordo, la sua maggioranza la metteva in guardia: «Non ci dev'essere nessun contributo da parte di Torino a tecnologie che possano avere un risvolto bellico in Palestina, né nel resto del mondo», l'avvertimento della capogruppo Valentina Sganga. Sia la sindaca che la ministra hanno garantito che l'accordo riguarderà tecnologie applicate all'ambito civile, per migliorare la vita delle persone. «Prima di fare polemiche sarebbe meglio informarsi», ha tagliato corto Pisano. L'attacco dei Cinquestelle è stato condannato dagli altri partiti: Lega, Forza Italia, Pd e Moderati.

IL FOGLIO - David Allegranti: "I Cinque stelle, a Torino contro Israele, dimostrano la loro natura. L’ipocrisia sulla Segre e il fardello dell’antisemitismo"

L’ antisionismo è un riflesso pavloviano classico, una maschera usata per celare abbondanti rigurgiti antisemiti. Il non argomento di lorsignori – certa sinistra e i populisti – è noto: essere contro Israele non significa essere contro gli ebrei. Sbagliato: Israele è lo stato nato per accogliere e proteggere gli ebrei. Una dimostrazione pratica, e di grande evidenza, della pretestuosità degli attacchi a Israele si è vista ieri a Torino. Prevedibile, verrebbe da dire, conoscendo i soggetti in questione. Il gruppo consiliare del M5s, per bocca della sua capogruppo Valentina Sganga, ha violentemente attaccato Israele, cogliendo come occasione, o meglio come scusa, la firma da parte del comune di Torino guidato da Chiara Appendino di un protocollo d’intesa fra Torino City Lab e Israel Innovation Authority, istituto governativo che promuove ricerca e sviluppo per conto di uno stato che, secondo il Global Competitiveness Report del World Economic Forum 2016-2017, è il secondo più innovativo al mondo. “La Città di Torino”, ha detto la capogruppo del M5s, “si oppone a qualsiasi forma di oppressione del popolo palestinese e anche l’accordo di oggi (ieri, ndr) è occasione per sottolineare la nostra contrarietà alla guerra che Israele fa contro la popolazione, guerra in cui sempre più la tecnologia è messa al servizio dei sistemi di sorveglianza e oppressione di Israele sui palestinesi”. Questa sortita non deve stupire. Il M5s resta pur sempre il partito che ha eletto senatore Elio Lannutti, propugnatore via Twitter di bufale (ricorderete il famigerato tweet sui “Protocolli dei Savi di Sion”) e insulti antisemiti: “Le ong finanziate da Soros e altri ideologhi della sostituzione etnica, oltre a essere bandite dovranno essere affondate. Tolleranza zero”. A poco dunque serve applaudire Liliana Segre, votare a favore della commissione contro l’odio e darle la cittadinanza onoraria (anche a Torino). I Cinque stelle, semplicemente, non riescono a liberarsi del pesante fardello che condiziona una parte importante del movimento. Ma se questo è vero in termini generali, il caso dei Cinque stelle di Torino, espressione anche del peggior movimentismo da centro sociale, è pure più grave. Col risultato assurdo sotto il profilo politico di votare, in odio a Israele, contro il proprio stesso sindaco. “Il tentativo dei Cinque stelle di Torino di impedire un pacifico accordo scientifico fra la città e un’università israeliana”, dice al Foglio il semiologo Ugo Volli, “non mostra solo la reazionaria ideologia antiscientifica e antindustriale che caratterizza questo movimento, ma testimonia soprattutto il loro odio, tante volte espresso, per Israele, che si spiega solo con l’antisemitismo. I Cinque stelle sono amici e apologeti delle peggiori dittature, dal Venezuela all’Iran e alla Cina e detestano e diffamano chi in esse rischia la vita per avere un po’ di democrazia. Nessuna meraviglia che odino Israele, la sola democrazia del medio oriente”. Tutto questo accade a Torino, sede della terza comunità ebraica italiana, la città di Primo Levi, nonché quella che diede ospitalità alla famiglia Ginzburg, la città dove i primi ebrei giunsero nel XV secolo, in seguito all’espulsione degli ebrei dalla Francia, la città della Mole Antonelliana. Una storia lunga, forte e complessa, inevitabilmente dolorosa, che non merita certi falsificanti distinguo su Israele. Un ulteriore segnale della inconsistenza culturale del nostro populismo quando si tratta di maneggiare temi non negoziabili della nostra convivenza e dell’identità europea. Appare brutale la pretesa dei Cinque stelle di straparlare a nome di una città che forse amministrano, ma che certo non rispettano.
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Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

Messaggioda Berto » ven dic 13, 2019 10:26 am

PIETRA TOMBALE
Niram Ferretti
12 dicemre 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Il trionfo di Boris Johnson alle elezioni britanniche consegna Jeremy Corbyn alla sconfitta più bruciante del partito laburista dal 1935. L'Inghilterra non è l'Italia, dove chi viene sconfitto elettoralmente, con rarissime eccezioni, si dimette. Ma questo vecchio trozkista che dal 2015, quando venne eletto segretario dell'ex partito di Tony Blair, lo ha portato verso una deriva estremista, facendo dell'antisionismo il principale vessillo di politica estera, e dando la stura a un pullulare continuo di casi di antisemitismo mai registrati prima all'interno del partito, dovrà dimettersi e rientrare nel cono d'ombra dove era stato per un ventennio.
La sconfitta di Corbyn è una boccata di ossigeno per gli ebrei inglesi e libera la scena inglese dalle tossine micidiali di un vecchio terzomondista anti-occidentalista che considera Hamas e Hezbollah "amici" ed è benevolente con l'Iran. Insieme a lui dovranno andarsene anche gli altri estremisti di sinistra che lo hanno fiancheggiato in questi anni, primo fra tutti, Seumas Milne, il talebano furente, direttore delle cominicazioni e della strategia del partito laburista che, nel 2014, durante l'ultimo conflitto tra Israele e Hamas, dichiarava che "Israele non ha alcun diritto di difendere se stesso dai territori occupati illegalmente".
Ora, se vuole sopravvivere e tornare un partito di sinistra su posizioni moderate, il Labour dovrà completamente ristrutturarsi.
L'era Corbyn è finita.




Gran Bretagna: quanto ha pesato l’antisemitismo nella sconfitta di Corbyn?
Bianca M. Bertini
16 dicembre 2019

https://www.rightsreporter.org/gran-bre ... 5bOFaShjJU

Quanto ha pesato realmente l’antisemitismo di Corbyn nella pesantissima sconfitta del partito laburista alle elezioni in Gran Bretagna? A quanto pare tantissimo nonostante gli elettori ebrei britannici siano solo una esigua minoranza.

Lo rivelano le analisi post-voto che hanno evidenziato come le idee fortemente antisemite di alcuni leader del partito laburista abbiano condizionato e spaventato non solo gli ebrei britannici ma anche una larga fetta di elettori britannici non ebrei.

Il voto ebraico

Nonostante molti ebrei britannici si opponessero alla linea di “hard brexit” annunciata da Boris Johnson, ha prevalso in loro la paura dell’avvento di un partito di estrema sinistra che ha nel suo DNA l’odio verso gli ebrei e verso Israele. Solo il 6% degli ebrei britannici, secondo le analisi, avrebbe votato per il partito di Corbyn.

Ma questa “paura” è andata ben oltre l’elettorato di fede ebraica. «Gli elettori si sono preoccupati della questione dell’antisemitismo al di là della comunità ebraica», ha affermato la direttrice politica della BBC, Laura Kuenssberg.

Della stessa idea anche Alistair Campbell, ex segretario stampa di Tony Blair, il quale ha evidenziato come l’antisemitismo insito nel partito di Corbyn avesse avuto un ruolo importante nella disfatta subita dai laburisti nonostante gli elettori di fede ebraica siano solo una esigua minoranza.

Ampio spazio all’antisemitismo anche sui media britannici

A differenza di altre volte nelle quali i media britannici si erano interessati poco alla questione dell’antisemitismo tra i laburisti, questa volta ne è stato dato ampio risalto tanto da costringere Jeremy Corbyn sulla difensiva e, prima a smentire (senza successo) che il suo partito fosse pieno di antisemiti, poi capito che era una linea indifendibile, a promettere di fare pulizia senza però farlo realmente come ha svelato The Guardian.

A contribuire a questa “svolta” dei media britannici è stato un appello lanciato in prima pagina dal Jewish Chronicle nel quale si invitavano gli elettori non ebrei a non votare il partito laburista.

Un intervento senza precedenti del rabbino capo Ephraim Mirvis, nel quale si ammoniva che in caso di vittoria dei labour molti ebrei sarebbero “fuggiti” dalla Gran Bretagna, ha poi fatto il resto.

E così il problema dell’antisemitismo all’interno del partito laburista è stato continuamente tirato fuori in ogni dibattito televisivo fino a diventare virale e quindi di fondamentale importanza.

Lo scorso fine settimana il Sunday Times ha scritto che «per molti, lo scandalo (dell’antisemitismo n.d.r.) ha messo in dubbio la competenza, il carattere morale e l’idoneità di Corbyn per le alte cariche».

Concludendo, l’antisemitismo evidente all’interno del partito laburista e apertamente mostrato in più occasioni dallo stesso Jeremy Corbyn, ha contribuito non poco alla pesantissima sconfitta dei labour in Gran Bretagna. Un monito che forse dovrebbero raccogliere anche altri Paesi, a partire proprio dall’Italia.
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Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e cristiano)

Messaggioda Berto » lun dic 16, 2019 7:21 pm

Ecco la controinformazione demenziale dei social-internazi comunisti anti americani e antisemiti/antisionisti e antisraeliani


Trump è completamente controllato dai sionisti; analista statunitense
15 dicembre 2019

https://www.controinformazione.info/tru ... Cad2sXM41U

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è completamente controllato dai criminali sionisti ed “esegue felicemente quello che che loro vogliono”, secondo Walt Peretto, scrittore e analista sociopolitico americano a Washington.

Lo scorso sabato, Peretto ha fatto un commento nel corso di un’intervista alla Press TV, mentre analizzava un rapporto in cui si affermava che il Dipartimento di Stato USA aveva bandito l’ex console generale saudita in carica a Istanbul l’anno scorso, quando il giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi è stato brutalmente assassinato e smembrato all’interno del consolato, come accertato dalla ricostruzione.

“Trump è stato in gran parte indifferente al tale atto atroce, dichiarando che i miliardi di dollari nelle vendite di armi ai sauditi significano qualcosa di molto più importante per lui”. Questa relazione tra i governi saudita e statunitense è una delle tante contraddizioni della politica USA. Come sospettare che l’Arabia Saudita fosse dietro l’11 settembre, ma i politici di Washington hanno continuato a fare affari come al solito con la monarchia saudita ”, ha detto Peretto.

“Le prove hanno dimostrato che gli attacchi dell’11 settembre sono stati pianificati, realizzati e coperti da fazioni neocon nel governo degli Stati Uniti con un forte impulso israeliano. Tuttavia, la narrativa ufficiale coinvolge ancora 19 rapitori di fantasia, di cui 15 si dice che siano cittadini sauditi ”, ha aggiunto.

Negli ultimi anni, i politici americani e i media controllati hanno suggerito, dopo i vari rapporti pubblicati, dopo le insinuazioni, che il governo saudita abbia svolto un ruolo importante negli attacchi “, ha detto.

“Dopo l’11 settembre, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno distrutto l’Afghanistan, l’Iraq e la Libia, mentre collaboravano con i sauditi per distruggere la Siria e lo Yemen. Nello stesso tempo l’Iran è stato attaccato economicamente e attraverso la retorica di guerra ed altre insinuazioni “, ha aggiunto Peretto.

“Questa politica estera degli Stati Uniti non ha alcun senso oggettivamente o strategicamente, se usiamo la premessa che queste operazioni sono condotte in nome della sicurezza nazionale e degli interessi degli Stati Uniti”, ha detto.

«Israele detta in realtà la politica estera degli Stati Uniti»

“Tuttavia, queste operazioni hanno piuttosto molto senso per la politica estera israeliana. Dato che Israele dispone di Trump, del Congresso e della stampa ufficiale avvolti attorno al prorio dito, Israele detta semplicemente la politica estera degli Stati Uniti. L’11 settembre, invece, è stato utilizzato per consolidare questa relazione fra dominante / sottomesso “, ha detto l’analista.

“Lo stratagemma è che l’Arabia Saudita non riconosce ufficialmente Israele, ma in realtà sono forti alleati. Pertanto, gli Stati Uniti continueranno a mantenere normali relazioni con i sauditi, nonostante quest’ultima mossa del Dipartimento di Stato “, ha affermato.

“Gli Stati Uniti estendono la colpa per l’11 settembre diffondendo insinuazioni tra Al-Qaeda e Osama bin Laden, i talebani e l’Afghanistan, sui sauditi e persino su Saddam Hussein e l’Iraq in misura minore. Tuttavia, non ci sono prove credibili che una di queste fazioni abbia qualcosa a che fare con questo attacco agli Stati Uniti e alla sua gente “, ha detto.

“Tutte le prove credibili, indipendenti e obiettive dimostrano che Israele e gli Stati Uniti erano in ritardo rispetto all’11 settembre. Sebbene i sionisti controllassero i principali media americani, si sono ignorate semplicemente tutte le prove ”, ha affermato il commentatore.

“L’unica menzione delle prove nel mainstream è semplicemente respinta come” teoria della cospirazione “e ora viene utilizzata come scusa per attaccare il Primo Emendamento, prendendo iniziative per censurare il libero flusso di idee su Internet e nelle reti social in particolare », ha detto l’analista.

Queste iniziative spesso vengono mascherate come lotta contro l’antisemitismo, poiché Trump ha recentemente firmato un ordine esecutivo per attaccare l’antisemitismo nei campus universitari. L’obiettivo finale è quello di rendere punibili dalla legge qualsiasi critica a Israele o al sionismo, come anche menzionare le prove dell’11 settembre, “, ha detto.

Trump con i suoi alleati sauditi

“Donald Trump è completamente controllato da queste cricche criminali ed esegue felicemente la sua politica sugli interessi di Israele. Donald Trump ha ottenuto una posizione su una piattaforma elettorale di “America First”. Le sue azioni negli ultimi 3 anni hanno chiaramente dimostrato di essere prioritariamente “Israele First”, ha concluso Peretto.

http://old.presstv.com/Detail/2019/12/1 ... l-Zionists
Fonte: Press Tv
Traduzione: Luciano Lago
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