Le nostre ragioni, fermamente10 Marzo 2021
http://www.linformale.eu/le-nostre-ragioni-fermamente/A seguito del polverone scatenatosi dopo la pubblicazione l’8 marzo su Il Corriere della Sera dell’articolo di Antonio Ferrari, di cui abbiamo già dato conto, e dopo l’esplicita richiesta rivolta a Gariwo da parte di Noemi Di Segni, presidente UCEI, che la Onlus creata da Gabriele Nissim, prendesse le distanze dal suo articolo, è apparso un comunicato sul sito della fondazione.
In esso si scrive che Ferrari, nel suo pezzo “usa delle espressioni offensive, generalizzanti e distorcenti la realtà nei confronti di un’istituzione prestigiosa come Yad Vashem e verso quegli ebrei che chiama ‘tradizionalisti’, ‘nazonalisti’, ‘ottusi’ e ‘bacchettoni'”.
Ci preme, tuttavia, evidenziare che è lo stesso Gabriele Nissim, uomo pacato e di dialogo che ama fare queste distinzioni. In un suo post su Facebook del 18 febbraio scorso, a proposito dell’aggressione subita dallo scrittore ebreo Marek Halter, Nissim ebbe a scrivere temerariamente che Halter non era stato aggredito in quanto ebreo ma per le sue idee universaliste e che esse non piacciono ai “nazionalisti” e ai “fondamentalisti di tutte le parti”.
È evidente che con queste qualifiche Gabriele Nissim si riferiva anche a quegli ebrei, fortemente legati al concetto di nazione, ovvero a Israele, e a coloro che con esso hanno un forte radicamento. Dunque, una qualche contiguità di vedute con Antonio Ferrari sembra evidente. D’altronde, se così non fosse, perché promuoverlo ad ambasciatore di Gariwo?
Nel comunicato di Gariwo è scritto: “Con il suo articolo, Ferrari è intervenuto contro un clima polemico che da alcuni mesi si è focalizzato in attacchi alla Fondazione Gariwo e ai Giardini dei Giusti. Attacchi che mettono in discussione la Giornata dei Giusti che è stata approvata dal Parlamento Europeo e dal Parlamento Italiano e fraintendono volutamente le nostre posizioni accusandoci di avere una concezione dei Giusti impropria e addirittura anti ‘israeliana…Auspichiamo che si possa ritornare a un sereno dibattito e confronto, superando un clima di denigrazione e di ostilità preconcetta che fa solo male a tutti”.
Essendo L’Informale in prima linea da diverso tempo con articoli critici dedicati a Gariwo, presumiamo che gli attacchi a cui il comunicato fa riferimento senza nominarci, siano soprattutto quelli a noi riconducibili.
No, noi non fraintendiamo volutamente nulla. C’è poco da fraintendere quando in numersosi scritti presenti sul sito di Gariwo la Shoah viene equiparata al Covid-19, i genocidi ai maremoti, si sradica il concetto di Giusto dalla sua specificità, o si scrive per penna della storica Anna Foa, che la memoria non andrebbe difesa, oppure si mandando due propri rappresentanti istituzionali a Pistoia nel 2013 a commemorare nuovi Giusti, tra cui l’estremista filopalestinese Vittorio Arrigoni, per non parlare di altri Giusti.
Sì, confermiamo senza tema di essere smentiti, che le posizioni di almeno tre membri del Comitato Scientifico, Avraham Burg, Vittorio Emanuele Parsi, Riccardo Noury sono esplicitamente e programmaticamente anti-israeliane, così come confermiamo che all’interno del sito in diversi articoli le posizioni espresse su Israele gli sono pregiudizialmente avverse e ricalcano la linea politica dell’ANPI.
Tutto questo è fattuale, documentabile. Non vi è nulla di preconcetto in esso. Quanto al male che ci si fa, sì, siamo d’accordo pienamente, è quello che Gariwo fa a se stessa evitando di affrontare i problemi seri che noi abbiamo sollevato, anzi negando che essi esistano. L’articolo di Antonio Ferrari non è un incidente. È la conseguenza di una deriva ideologica in atto.
Auspichiamo anche noi un dibattito sereno. Sui fatti. Su ciò che indichiamo e riteniamo molto critico. Siamo serenamente disponibili, in questo senso, a qualsiasi confronto pubblico con Gariwo.
Il caso dei Giusti di Gariwo: nella polemica interviene la Nuova Udai 10.0 Ester Moscati
11 marzo 2021
https://www.mosaico-cem.it/cultura-e-so ... -udai-10-0Riceviamo e pubblichiamo
di Nuova Udai 10.0
Nell’ambito della molteplice attività di rafforzamento delle relazioni tra Italia e Israele, Nuova Udai 10.0 rende nota la propria preoccupazione e le forti perplessità in merito all’ impianto concettuale ed al modus operandi della Onlus Gariwo fondata da Gabriele Nissim.
Il concetto di “Giusto” è maturato in ambito ebraico per onorare specificamente coloro che durante la Seconda Guerra Mondiale rischiarono la propria vita per salvare quella degli Ebrei.
Gariwo ha ripreso in modo arbitrario il termine “Giusto” estendendolo a chiunque abbia fatto “genericamente” del bene con l’evidente conseguenza che un’estensione così allargata si presta inevitabilmente a scelte soggettive potenzialmente motivate ideologicamente, come infatti si è poi verificato in alcuni casi.
Il termine “Giusto” è proprio ed unico di Yad Vashem l’Ente Nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme, che riconosce questa qualifica unicamente a coloro che hanno salvato ebrei durante la Shoah. A Yad Vashem, la qualifica di Giusto avviene solo dopo uno scrupoloso esame di documenti e testimonianze al fine di rendere giustizia alla memoria e alla storia.
“Ogni vita è importante e non c’è una vita più importante dell’altra” è sicuramente un insegnamento per non rimanere indifferenti davanti alle ingiustizie del mondo, ma la scelta di Yad Vashem è specifica, e questa specificità aiuta a preservare la memoria e a capire la Shoah. Aprire le maglie della memoria rischia la sua relativizzazione e, purtroppo, anche la sua strumentalizzazione come ad esempio nel caso di Vittorio Arrigoni, noto attivista filopalestinese e accanito antisionista, ucciso nel 2011 a Gaza da estremisti salafiti, il quale è stato proclamato Giusto per ben 2 volte (!!!!) nel Giardino dei Giusti inaugurato da Gariwo a Pistoia nel 2013 ed in quello inaugurato a Trevi nel 2017.
Inoltre citiamo anche il recente articolo di Antonio Ferrari sul Corriere della Sera nel quale la mistificazione storica e morale proposta da Gariwo viene sublimata al punto da affermare che “Per loro – ndr. Yad Vashem – i Giusti sono soltanto i gentili che salvarono la vita degli ebrei durante la Shoah”. In quel “soltanto” vi sono due offese profonde: la prima è per i Gentili che salvarono, la seconda è verso gli Ebrei che vissero sulla propria pelle l’orrore della Shoah.
Questo è il frutto avvelenato dell’attività di Gariwo: appropriarsi culturalmente di un valore che appartiene ad un contesto ben chiaro, per distorcerne il significato e farne strumento di propaganda politica proprio contro Israele!
Gariwo afferma di non essere responsabile dei Giardini dei Giusti che vengono istituiti facendo riferimento ad esso, tuttavia, nel 2013 e nel 2017 a presenziare alle cerimonie di inaugurazione dei giardini in cui Arrigoni figura come “Giusto” erano presenti suoi rappresentanti ufficiali, tra cui la Sig.ra Samuelli responsabile della didattica nelle scuole per Gariwo.
Ma le nostre perplessità e preoccupazioni non si fermano qui: riteniamo infatti fortemente problematico e non coerente con il tema dei “Giusti” che Gariwo ospiti nel proprio “Comitato Scientifico” persone che nutrono e promuovono una forte avversione allo Stato di Israele.
E’ il caso di Avraham Burg, ex speaker della Knesset, il cui estremismo lo ha portato a disconoscere la propria identità ebraica ed a dichiarare che appartenere alla comunità ebraica in Israele significa appartenere a “un gruppo di padroni”, affermando inoltre che la Legge Base del 2018 che riconosce Israele come uno Stato Ebraico sancisce di fatto l’apartheid (!!!!).
E’ il caso di Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica di Milano, che condivide su Israele le posizioni del BDS, o di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, anch’egli espressosi a favore del boicottaggio e diffusore di fake news che alimentano pregiudizi e odio verso ebrei e Israele, come quella che gli Israeliani non vaccinano i palestinesi.
Non è finita qui: all’interno del sito di Gariwo sono ospitati numerosi articoli il cui orientamento ideologico è pregiudizialmente avverso ad Israele e sembrano ricalcare quella ideologia anti israeliana che troviamo su tanta stampa estremista: simpatia verso Freedom Flotilla, empatia con BDS e Roger Waters, ecc.
Alla luce di questi fatti Nuova Udai 10.0 ritiene necessari provvedimenti e chiarimenti nonché una precisa e netta presa di coscienza da parte di Singoli ed Istituzioni, allo scopo di mettere fine a queste ambiguità e incongruenze che sono fortemente divisive all’interno ed all’esterno del mondo ebraico.
Il Presidente
Prof. Enrico Mairov
Punti imprescindibili11 Marzo 2021
http://www.linformale.eu/punti-imprescindibili/ Sulla scorta dell’intervento del rabbino David Sciunnach, del nostro specifico e attento monitoraggio, del comunicato ufficiale della Comunità Ebraica di Milano circa l’affaire Ferrari, nonché delle molte urgenti riflessioni che sappiamo essersi avviate in seno all’UCEI, sottolineiamo quelli che, a nostro avviso, sono i punti imprescindibili per “accomodare” le cose:
come richiesto dal rabbino Sciunnach (ma non solo), le istituzioni ebraiche, con ogni evidenza, a fronte del pezzo di Antonio Ferrari, dovrebbero esigerne l’immediato allontanamento e rimozione dal suo attuale ruolo di ambasciatore di Gariwo (che supponiamo crei, peraltro, non pochi imbarazzi e disappunto a molti altri ambasciatori, persone più che rispettabili e degne);
il prof. Vittorio Emanuele Parsi, che figura nel Comitato Scientifico di Gariwo, ha sostenuto quanto segue in alcuni suoi pubblici post su Facebook: 1. “la decisione del Premier israeliano di fare di Israele uno Stato solo per ebrei è allucinante… Resta solo da capire se il suo modello è il Sud Africa prima di Mandela o la Serbia ai tempi di Milosevic (24.11.2014); 2. “oggi è il 60° anniversario della Nakba, la cacciata dei palestinesi dalle loro terre… Per non dimenticare che da sessantasette anni un popolo errante ha preso il posto di un altro (maggio 2015); 3. in relazione alla campagna vaccinale israeliana, “…ma non lo si può dire che Israele è come un regime razzista del Sud Africa dell’Apartheid” (9.1.2021). Ovviamente il prof. Parsi può sostenere le idee che ritiene, vere o false che siano, con toni accettabili o meno per la nostra sensibilità. Stupisce però che chi si occupa di lotta all’antisemitismo e al razzismo, come pure della memoria dei genocidi, come Gariwo si propone di fare, possa ospitare proprio nel suo C.S. personalità che sostengano posizioni del genere. Ma, ancor più, è intollerabile -e, nel caso, come lo giustificano ai loro iscritti?- che le Comunità Ebraiche Italiane possano avere una partnership siffatta. Vale quindi per il Prof. Parsi il palese problema di incompatibilità -se c’è partnership UCEI/CEM/CDEC- del dott. Ferrari, con la stessa inevitabile necessità di scelta;
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, si è ripetutamente schierato a favore del movimento BDS e, anch’egli, figura nel Comitato Scientifico di Gariwo. Come il sito mosaico-cem.it ha anche recentemente documentato, il movimento BDS è in partnership con l’Iran e Hamas, ossia con realtà tirannico-islamiste (a detrimento in primo luogo della popolazione iraniana) o islamico-terroristiche (con violenze inaudite alla stessa popolazione palestinese musulmana), che alimentano e diffondono verso gli ebrei sentimenti persecutori feroci ovunque nel mondo, finanziano attentati terroristici ovunque nel globo e, nei riguardi di Israele e della suo popolazione, nutrono e finanziano intenti genocidari. Stupisce, anche in questo caso, che personalità legate al BDS possano essere cooptate in seno a un’organizzazione con i propositi di Gariwo. Ma, ancora una volta, lascia allibiti che, a fronte di ciò, le Istutizioni Ebraiche Italiane non abbiano ritenuto o di imporre un veto o di dissociarsi prontamente;
le Istituzione ebraiche italiane (UCEI, la Comunità Ebraica di Milano, il CDEC) hanno una partnership con Gariwo. Sconcerta che, per tutto questo tempo, i loro delegati non si siano accorti di questi “cortocircuiti” o li abbiano sottostimati, né abbiano fatto avviare tempestivamente un sereno e costruttivo dibattito, né abbiano preso le distanze, né -eventualmente- siano riusciti a farsi valere fattivamente. In ragione di tutto ciò, occorrerebbero urgenti sostituzioni per avviare un nuovo e migliore corso, a fronte di manifesta incapacità.
Quelli appena esposti sono i primi, minimi e necessari passi da compiere per evitare una frattura insanabile; per scongiurare -cosa ben più grave- un uso ambiguo e insidioso della Memoria (e non solo di quella ebraica); per evitare il caos più totale a qualsiasi persona in buona coscienza che voglia fare memoria, senza essere a sua insaputa strumentalizzata da movimenti o ammiccamenti poco chiari e sdrucciolevoli; per, infine, garantire dignità agli ebrei italiani (e non solo) -in Italia, nel mondo e, in ampia misura, in Israele-, discendenti dei perseguitati dal nazi-fascismo e oggi potenziali vittime del terrorismo islamista.
Francesco BirardiA quanto ho capito, “Gariwo” è il progetto di una certa sinistra ebraica che – seguendo la via già tracciata dalla Sinistra in genere - si appropria, stravolgendolo, del concetto morale di “Giusto”, onde attribuirlo poi a sua discrezione a chi gli fa comodo, e farne quindi, paradossalmente, un uso politico in senso anti-israeleiano o anti-Netanyahu.IL RAGLIO DI DON GIOVANNI E LA SIEPE DEI GIUSTINiram Ferretti
12 marzo 2021
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063 Sulla sua pagina Facebook quel gentleman vecchio stampo di Antonio Ferrari, dopo il suo ignobile attacco a Yad Vashem, riproponendo odiosi stereotipi antisemiti, riguardo ai quali, vista la pochezza intellettuale dell'individuo, gli concediamo la buonafede, dà degli imbecilli a tutti coloro che si sono indignati per le sue parole sconce.
La vanagloria esibita è quasi straziante, "Al Corriere della Sera come anzianità e prestigio sono quasi un istituzione", "Le critiche mi hanno sempre fatto solletico", "Mai piegato la schiena, se non per amare una bella donna, comprese molte israeliane" (la volgarità). Viene fuori il ritratto a tutto tondo di un italiano di provincia, pieno di sè, narcisista, pervaso da un gallismo patetico e crepuscolare.
Imbecilli secondo l'anziano Don Giovanni modenese sarebbero Rav. David Schunach, Rav. Giuseppe Momigliano, Sergio Della Pergola, la CEM, L'UCEI, l'UDAI, e tutti coloro che hanno espresso indignazione per le sue parole pubblicate sul Corriere della Sera, dove oggi, questa "istituzione" è ridotta a commentare dallo sgabuzzino di una rubrichetta.
Ma la cosa grave, e non ne dubitavamo, è che Gabriele Nissim abbia messo il suo like a questa espettorazione rancida, confermando, se ce ne era bisogno, che egli non solo è d'accordo con quanto ha scritto Ferrari sul "Corriere", ma che, non ha capito assolutamente nulla delle critiche che gli sono state puntulamente mosse.
Naturalmente, Ferrari resterà ambasciatore di Gariwo, come non decadranno dai loro posti nel Comitato Scientifico, antisionisti professionisti come Avraham Burg, Vittorio Emanuele Parsi, Riccardo Noury.
Occorrerbbe una seria presa di posizione della CEM, del CDEC e del rabbinato, nei confronti di una ONLUS, che sostiene un diffamatore di Yad Vashem, uno che divide il mondo in due, gli israeliani e gli ebrei à la page, quelli che conosce lui, mentre gli altri sono un gruppo di esecrabili.
Occorrerebbe che una ONLUS che mantiene in seno odiatori di Israele, che sul proprio sito pubblica articoli che sembrano dettati dall'ANPI, e testi in cui la Shoah è associata al Covid 19 e al riscaldamento del pianeta, che non ha battuto ciglio quando, nel 2013, Vittorio Arrigoni veniva proclamato Giusto a Pistoia, non godesse dell'appoggio di istituzioni ebraiche. Ne va della credibilità di queste ultime.
EXPERTISENiram Ferretti
13 marzo 2021
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063 "Su chi ha inventato Hamas lo confessò Rabin al presidente egiziano Mubarak: 'È il più grave errore che abbiamo commesso'.
".....Mubarak lo ha confessato a me e molti israeliani mi hanno detto: Bah, cose del passato. Hezbollah ha una storia diversa. Ho vissuto anche in Libano per anni. L’ISIS è un capolavoro saudita in riesportati alla guerra contro Saddam Hussein. Se vogliamo parlare di guerre e Medio Oriente credo abbia trovato, cara Mara, la persona giusta".
Chi scrive queste idiozie? Antonio Ferrari, sulla sua pagina, in risposta all'intervento di un altro utente sotto al post in cui dà degli imbecilli a tutti coloro che hanno trovato nel suo grossolano articolo contro Yad Vashem e gli ebrei bacchettoni, ecc. elementi antisemiti.
Hamas, acronimo di Ḥarakat al-Muqāwamah al-ʾIslāmiyyah (Movimento di Resistenza islamica) è la costola palestinese dei Fratelli Musulmani. Venne fondato nel 1987 da Ahmed Yassin, Abdel Aziz al-Rantisi, Mohammad Taha (da non confondere con Mahmoud Mohammed Taha, il pensatore riformista sudanese, giustiziato per apostasia in Sudan nel 1985).
Negli anni '90 Israele appoggiò Hamas a Gaza nella sua lotta per il potere contro l'OLP, in quel periodo, ritenuta giustamente dallo Stato ebraico, il pericolo maggiore.
Hamas, a Gaza, era utile per contrastare la creatura di Arafat. Si chiama realpolitik ed esiste da quando esiste la politica. Ci si allea, o si appoggia un diavolo minore per sconfiggere un diavolo maggiore, purtroppo poi, ci sono sempre conseguenze spiacevoli perché i demoni restano tali, minori o maggiori che essi siano.
Affermare che Israele avrebbe "inventato" la forza islamista può fare presa sugli analfabeti e i complottisti un tanto al chilo. Addirittura si tratterebbe di una "confessione" di Rabin a Mubarak. Non siamo nel grottesco, siamo nel delirio.
"L'ISIS è un capolavoro saudita in risposta alla guerra contro Saddam Hussein".
Il debutto dell'ISIS risale alla guerra civile siriana. Si tratta di una organizzazione rigorista salafita con le caratteristiche di una setta, e con l'esplicito programma di ricreare il Califfato. La sua origine si trova in Al Qaida. Si renderà poi autonoma nel 2013 nel contesto della guerra irachena.
Come la sua casa madre, Al Qaida, l'ISIS si contrappone fin dal suo esordio alla monarchia saudita, e i motivi sono evidenti anche a un troglodita.
La Casa di Saud, era considerara da Osama Bin Laden e da Abu Musab al-Zarqawi come indegna di esistere, corrotta e compromessa con gli Stati Uniti. Nel 2018 Al Baghdadi dichiarò che la Casa di Saud aveva lo scopo di distruggere l'Islam e invitò la popolazione a rovesciare il governo. Ma, per Antonio Ferrari, l'ISIS sarebbe "un capolavoro saudita".
La drammaticità di tutto ciò è che queste cose completamente prive di senso, non le dice una delle tante vittime dell'effetto Dunning–Kruger che pullulano su Facebook, ma uno che per anni ha fatto il corrispondente dal Medioriente su e per Il Corriere della Sera.
I Giardini dove cresce la zizzania15 marzo 2021
http://www.linformale.eu/i-giardini-dov ... -zizzania/ Da Rav. David Sciunnach, Rabbino Capo di Ancona e Parma, assistente del Rabbino Capo di Milano, nonchè Presidente del Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia, riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Ad Antonio Ferrari piace lanciare strali, offendendo e denigrando chiunque la pensi diversamente da lui (dato che le critiche, come scrive, gli fanno il solletico) e, nello specifico, non pochi rabbini italiani e tante altre persone. A peggiorare ulteriormente le cose, veniamo qui associati genericamente, dando così a intendere di essere in qualche modo non discontinui, a delatori o a individui che minacciano personalità insigni.
Ancora una volta: ma come si permette? Ovviamente, saremmo dunque noi, oltreché ottusi “e seminatori di zizzania”, gli odiatori (per inciso: colpisce il riferimento, quasi evangelico; ma, si sa, quelle parole cariche di misericordia si sono sempre prestate molto bene per colpire gli ebrei o per fare degli ebrei l’archetipo della chiusura mentale e morale)! Cosa che di sé, invece, il Ferrari non ammette né contempla, nonostante le evidenti parole del suo articolo e del suo post, segno, a nostro avviso, che la colonna del Corriere della Sera soffre di evidenti problemi di scrittura, lettura e comunicazione.
A me sembra che chi semina zizzania e mischi le cose, creando confusione e delegittimando con insulti e aggressività gli altri, sia proprio Antonio Ferrari, araldo di “verità e libertà”. Non diversamente da molti suoi sodali in questa vicenda, il piano delle idee, della puntualità e della forza degli argomenti addotti gli è estraneo, e il confronto, anche se serrato e duro, lo fugge. Insomma: tante accuse, tante volgarità, tanta lesa maestà, tanta vanagloria, ma zero idee! E così il Ferrari fa la vittima, ma lo nega, e sostiene di essere stato aggredito (proprio lui!, a fronte dell’ignominioso pezzo su Il Corriere della Sera), incolpando gli altri a vario titolo. E, infine, il virtuoso autore ricorre alla frase che da secoli sentiamo ripetere e che serve da grimaldello per ogni buon antisemita: “ma io ho tanti amici ebrei”!
C’è un dato curioso e indicativo -su cui noi ebrei italiani dovremmo fare molta attenzione. Nel post di Ferrari è Yad VaShem, delegittimato e aggredito, a essere degradato a generico “Giardino dei Giusti di Gerusalemme” -uno tra i tanti!!!-, e non, viceversa, i nostri giardini a essere copie -talora con scelte più che infelici, come si è appurato- ispiratesi a un’idea israeliana ed ebraica. Purtroppo, anche in proposito, è mirabile il “Like” dell’ineffabile Nissim, che pur professerebbe, come tutti costoro, ampia disponibilità al dialogo! E tutto questo, peraltro, dopo aver preso le distanze dalle parole di Ferrari in un suo recentissimo comunicato ufficiale, il che attesta quindi la sua incongruenza! Mi domando: quando, anziché copiare, riprendere e stravolgere delle idee ebraiche per sedurre gli ebrei e i non ebrei, accreditarsi in forza di queste e poi rivolgerle contro l’ebraismo, certi universalisti à la page riusciranno finalmente a inventarne di personali e autonome?
C’è poi un “capolavoro” finale, che riguarda l’ars amandi del Ferrari, che avrebbe -a suo dire- giaciuto anche con molte israeliane, segno concreto del suo non-antisemitismo. Non riporto, per rispetto di me stesso e del genere femminile, la frase squallida di questo signore, ma spaventa, anche in questo caso, il fatto che costui sarebbe un’ “istituzione al Corriere”. A mio avviso, tuttavia, inquieta e irrita -e molto!- anche qui il “Like” del nostro ineffabile. È mai possibile che uno che pretende, per sensibilità e nobiltà d’animo, di occuparsi di diritti, memoria e discriminazioni, non abbia imbarazzi a mettere “Like” a frasi siffatte? Questo “Like” di Gabriele Nissim decide della questione in maniera clamorosa e pubblica!
Lettera aperta a Gabriele Nissim e agli esponenti delle Comunità ebraiche italianeEster Moscati
di Maryan Ismail, Ambasciatrice di Gariwo
15 marzo 2021
https://www.mosaico-cem.it/cultura-e-so ... e-italianeDopo la morte di mio fratello ambasciatore Yusuf Mohamed Ismail Bari-Bari, avvenuta a Mogadiscio il 27 Marzo 2015, per mano dei jihadisti somali di Al Shabaab, iniziai un percorso di racconto e confronto con l’amico Gabriele Nissim, presidente di Gariwo.
Gariwo è l’acronimo di The Righteous Worldwide Onlus, una Fondazione che dal 1999 promuove la conoscenza del coraggio civico dei Giusti, persone che in più parti del mondo hanno protetto e salvato gli ebrei perseguitati dal folle disegno di sterminio dell’ideologia nazi-fascista, ma non solo, ispirandosi a Yad Vashem in Israele.
Il valore che Gabriele Nissim sostiene è che “il Bene sia un potente strumento educativo e serve a prevenire genocidi e crimini contro l’umanità”. Un messaggio potente di fratellanza e sorellanza umana universale che la mia famiglia, con il martirio di mio fratello, ha contribuito a costruire e diffondere con un tributo altissimo e che, ovviamente, ho sposato immediatamente.
Ammiro e voglio bene al fratello Nissim, a cui avevo già espresso le mie perplessità e imbarazzi sulla Carta della Memoria che trovavo molto confusa per la presenza di concetti e indirizzi che includono temi tra loro irriducibili, che per gravità e delicatezza richiedono di essere trattati separatamente e in maniera specifica, il che certamente non esclude rimandi e comparazioni.
Tra questi, in particolare, vi è la questione della Giornata della Memoria, che, pur avendo certamente anche un valore universale, serve anzitutto e fondamentalmente per contrastare l’antisemitismo, non riducibile in alcun modo al solo nazifascismo e oggi in rapida crescita con forme nuove e da parti diverse.
L’antisemitismo è un male specifico, non è razzismo. L’antisemitismo deve essere combattuto per quello che è, con i suoi discorsi, i suoi luoghi comuni, le sue allusioni, i suoi non detti e le sue strategie.
La Giornata della Memoria, se non affrontata specificamente, risulta paradossalmente ambigua ed inefficace proprio sul piano dell’antisemitismo contemporaneo.
Anche il razzismo, crimine orrendo, ha le sue strategie e la sua storia. Per contrastarli e tentare di disattivarli entrambi, devono essere conosciuti senza generalizzazioni o riduzioni dell’uno all’altro; e, se talora i linguaggi e le modalità di odio si sovrappongono, è vitale capire in quale contesto, come, quando e perché.
È per questa e altre ragioni che considero insidiosa, in alcuni suoi punti, la Carta della Memoria.
Non solo: le altre Memorie, come quelle del Genocidio Armeno, oppure, specifica e ancora diversa, quella dell’infame e crudele deportazione sistematica in schiavitù di milioni e milioni di africani, condotta dalle potenze occidentali per oltre due secoli e con perfetta abominevole contabilità, meritano rispetto e ricordi specifici, senza essere indebitamente sussunte nella Giornata della Memoria della Shoah.
Il problema non è la “concorrenza” tra le Memorie o – peggio- l’usarne una perché le altre siano a traino, ma il coinvolgimento reciproco in Memorie diverse, debitamente e distintamente onorate e ricordate.
Cedere proprio su questo punto crea confusione, perché è riduttivo, scientificamente poco serio, politicamente azzardato e, ancor prima, iniquo e devastante.
Di recente, la polemica e la confusione sono state ulteriormente esacerbate da un articolo giornalistico e da un post di Antonio Ferrari.
Anzitutto, in quanto donna, mi ferisce profondamente la misoginia e la volgarità del machismo senescente e ariano del giornalista Antonio Ferrari, anch’egli come me, ambasciatore Gariwo. Credo che, solo per questa sua odiosa uscita, oltre alle scuse a noi signore di ogni etnia e fede, sia inconciliabile la sua presenza con quella di ogni ambasciatrice e sostenitrice Gariwo. Ne va della nostra dignità e pari opportunità riconosciute dalla Costituzione Italiana e dallo stesso statuto di Gariwo.
In questi mesi di letture delle critiche alla Carta della Memoria -mosse da molti esponenti dell’ebraismo italiano, ma non solo- e successivamente alle reazioni suscitate dal già citato articolo di Ferrari, faccio mie le considerazioni di Rav David Sciunnach, del rabbino Giuseppe Momigliano, nonché del Rav Alfonso Arbib presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana e Rabbino Capo di Milano, che ho sentito personalmente più volte.
È per me inaccettabile come somala mussulmana che cerca di dialogare, confrontarsi e collaborare in maniera credibile con il mondo ebraico, che, proprio tra le personalità interne o vicine a Gariwo, segnalate sul quel sito istituzionale, vi siano persone contigue al movimento e all’ideologia che promuove il BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele), storicamente legato alla Fratellanza Islamica, Hamas e Hezbollah.
Stupisce che su tutte queste commistioni e non detti, ostacolo a qualsiasi forma di chiarezza per la costruzione della pace in Medio Oriente, Africa e sempre più nelle nostre società plurietniche e plurireligiose europee, Gariwo non si tuteli da forme insidiose di pensiero o da persone che fanno dichiarazioni quantomeno problematiche.
Al riguardo, non posso che condividere l’amara sorpresa del rabbino Sciunnach circa il pubblico silenzio di Milena Santerini, specie a fronte dell’articolo di Ferrari e delle accuse vergognose da costui rivolte indistintamente alle comunità ebraiche e a molti loro rispettabili esponenti e membri, anzitutto in ragione, come è stato osservato, del suo mandato governativo di coordinatrice per la lotta all’antisemitismo, nonché a fronte del suo passato impegno parlamentare proprio nella Commissione europea uguaglianza e non discriminazione.
Non solo. Stupisce assai che le comunità ebraiche abbiano sottovalutato la pericolosa incidenza di certe prospettive ambigue e confuse della Carta della Memoria, come pure di certe personalità coinvolte in questa importante istituzione, non solo per se stesse ma per tutta la collettività civica e civile.
Come ambasciatrice di Gariwo auspico che venga avviata fattivamente una profonda e significativa rivisitazione di certe posizioni e pratiche sinora invalse, in maniera che Gariwo possa rafforzarsi, non entrare in contraddizione con se stessa, come sta accadendo, e non perdere il sostegno, oltreché mio, del principale e “naturale” partner e riferimento, ossia le comunità ebraiche, che hanno inevitabilmente rinvenuto nell’amalgama insidie, talune surrettizie altre dichiarate.
A vent’anni dalla nascita di Gariwo, e per consegnarla al meglio al futuro, suggerisco all’amico Gabriele di trarre un bilancio franco degli obiettivi conseguiti, come pure di individuare e prontamente correggere, dando segnali tangibili e inequivocabili, le inevitabili storture che il tempo, gli impegni e il non risparmiarsi talora possono ingenerare senza che ce ne si sia resi conto.
Salam, Shalom, Pace,
Maryan Ismail
Alberto PentoL'autrice ricorda che nella Carta della Memoria si menzionano i milioni di africani schiavizzati e deportati nelle americhe dai trafficanti europei ma sia la Carta che Lei hanno dimenticato i milioni di africani schiavizzati e deportati dai maomettani, specialmente arabi, asiatici e africani stessi.CI SAREBBE BASTATONiram Ferretti
16 marzo 2021
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063 Se non avessero onorato Arrigoni, ci sarebbe bastato.
Se Moni Ovadia non avesse firmato la Carta della Memoria, dopo avere scritto che "Se gli ebrei del tempo di Hitler fossero stati come gli israeliani alla Netanyahu, i nazisti avrebbero progettato la Endlösung? La mia risposta è, non credo", ci sarebbe bastato.
Se non avessero arruolato Antonio Ferrari finito sotto la lente dell'Osservatorio antisemitismo, ci sarebbe bastato.
Se non avessero scritto che chi è per la specificità della Shoah rischia di allontanare la questione ebraica dalla condizione umana, ci sarebbe bastato.
Ora che, dopo avere fatto frmare la Carta della Memoria, l'hanno cambiata senza il consenso dei firmatari, siamo rimasti privi di parole.
TOUT SE TIENThttps://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063Ci sono falsari e falsari. Alcuni sublimi, altri veri e propri pataccari. Alla prima categoria appartengono Han van Meegeren che vendette un falso Veermer a Göring, o Icilio Federico Joni, specializzato in falsi del Trecento, alla seconda chi ha modificato nella notte la "Carta della Memoria di Gariwo" all'insaputa dei firmatari. Un lavoro fatto con i piedi.
È avvenuto dopo le numerose critiche alla fondazione creata da Gabriele Nissim. "La Carta della Memoria" originale era un pezzo unico, e come tutto ciò che è autentico, va salvaguardato.
Invece di una ammissione di respiscienza, che sarebbe stata onorevole, si è provveduto a un ritocco qua e uno là, per modificare i passaggi più problematici.
D'altronde, dopo un like al post di Antonio Ferrari, in cui, lui vero hombre vertical, rincarava la dose contro tutti gli "imbecilli" che avevano osato scrivere che il suo osceno articolo dell'8 marzo conteneva vere grossolanità dal sapore antisemita, il presidente di Gariwo, lo ha poi tolto.
I ritocchi alla Carta della Memoria, Magna Charta di Gariwo, sono occorsi dopo.
E così il prof. Sergio Della Pergola risponde al vergognoso articolo di Antonio Ferrari ospitato dal Corriere della sera che fu il giornale più autorevole in Italia:15 marzo 2021
https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 8059501281 “Buona sera Ferrari,
ho letto e udito con stupore e rammarico il suo articolo di oggi sui Giusti delle Nazioni.
Essendo io membro da oltre 10 anni della Commissione di Yad Vashem per il riconoscimento dei Giusti, ritengo il suo testo profondamente offensivo, in generale e personalmente nei miei confronti. Lei ha scritto:
“Ci sono i resistenti, inchiodati alle certezze e alle prigioni ideologiche del passato. Ma ci sono anche coloro che guardano avanti e rifiutano i più decrepiti luoghi comuni. Dico questo perché si è appena celebrata la Giornata dei Giusti nel mondo, approvata dall’Unione europea. Una Festa che dobbiamo ad un uomo ostinato e coraggioso, Gabriele Nissim, che ne è stato il vero creatore. Nissim non è stato esaltato da tutti. Da ebreo coraggioso ha denunciato, sin dall’inizio, errori e pregiudizi. *Soprattutto nel suo mondo, dove gli ebrei tradizionalisti, nazionalisti, ottusi e bacchettoni non sopportano, anzi odiano l’idea che ci siano altri Giusti nel mondo*. Per loro i Giusti sono soltanto i gentili che salvarono la vita degli ebrei durante la Shoah, l’Olocausto, la tragedia più terribile del secolo scorso. Nissim sostiene invece che Giusti sono anche coloro che hanno lottato e lottano per la difesa dei diritti umani, contro tutti i totalitarismi. Idea forte, anzi fortissima. *Perché in questo mondo che non ama il coraggio delle proprie idee, vengono invece premiati i quaquaraquà*, come ricordava il grande Leonardo Sciascia. *Insomma si celebrano i reclusi, soprattutto nell’estrema destra, nella prigione delle loro certezze. Al Giardino dei Giusti di Gerusalemme, l’ostinazione ha vinto per anni*. ”
In realtà la commissione di cui ho l’onore di fare parte svolge un lavoro di accurata indagine storica, lontana da qualsiasi pregiudizio o venatura ideologica. Il nostro lavoro riflette il dovere morale degli ebrei salvati (fra cui io stesso) nei confronti dei coraggiosi che hanno messo a rischio la propria vita per salvarne un’altra.
Il suo collegamento, Ferrari, fra questa attività moralmente doverosa e il fanatismo, è del tutto ingiustificata. Semmai eccita il pregiudizio e l’odio.
Sostanzialmente, non esiste nessuna contraddizione fra il riconoscere chi ha salvato degli ebrei e chi ha manifestato atti di coraggio nei confronti di altri. La contraddizione che lei configura è pretestuosa e inaccettabile.
Ritengo che lei oggi abbia tradito la sua professione, e mi attenderei un messaggio di scuse”.
Disputa sui miracoliVittorio Robiati Bendaud
18 Marzo 2021
http://www.linformale.eu/disputa-sui-miracoli/ Con buona pace del mio amato David Hume -da cui ho tratto il titolo di questo pezzo, per vicende ove egli certamente non avrebbe amato confondersi-, scrivere di Gariwo, “giusti” e “santi laici”-con relativo ufficio per le cause dei santi-, fissa l’attenzione (e dunque le polemiche) su Gabriele Nissim, con cui ora sono -circa la Carta della Memoria– in vibrante disaccordo, ma che, a mio avviso, non è il principale bersaglio polemico.
In vero, il principale bersaglio polemico dovrebbero essere le Istituzioni ebraiche italiane, con l’unica eccezione del Rabbinato che, indipendentemente dalle posizioni diverse che lo attraversano e informano, ha dato un importante ed essenziale segnale agli iscritti di dignità, puntualità e capacità critica su un tema estremamente serio e vitale, ossia quello della Memoria e delle “politiche” (termine purtroppo degradato) della Memoria. Perché è agli iscritti che le Comunità ebraiche, le loro Istituzioni e i loro legali esponenti anzitutto e fondamentalmente devono rendere conto!
La Carta della Memoria è stata sottoscritta da alcuni amici (e lo scrivo nel pieno rispetto di questa meravigliosa parola) che vi figurano con il titolo ufficiale dell’istituzione ebraica che legittimamente rappresentano, cosa già di per sé estremamente problematica, che dà adito a gravi equivoci e sovrapposizioni, travalicando l’espressione personale. Qualsiasi cambio istituzionale di orientamento e sensibilità nei riguardi della Shoah, infatti, deve essere frutto di posizioni e valutazioni ampiamente discusse, studiate e condivise, di delibere ufficiali degli organi preposti, previo il coinvolgimento degli iscritti.
A fronte dello scorso recentissimo Consiglio allargato dell’UCEI su questa questione, nonché a fronte di posizioni a stragrande maggioranza trasversalmente fortemente critiche delle prospettive e posizioni assunte per l’appunto da Gariwo almeno nell’ultimo anno, mi domando perché questi stessi amici non siano intervenuti con critiche specifiche, puntuali e probanti alle ferme obiezioni sinora mosse da più parti e ai fatti che le suffragano. Dato che è ben possibile che le nostre voci critiche siano in errore, sarebbe stato allora doveroso metterlo in luce con argomentazioni inequivocabili, pertinenti e stringenti, cosa non avvenuta.
Circa le collaborazioni, a vario livello, con Gariwo, le Istituzioni ebraiche hanno un’immensa responsabilità in vigilando. Perché non è stata fatta recepire a Gariwo, a fronte della collaborazione UCEI/CEM/CER/CDEC e di firmatari che firmano facendo valere la propria carica in Istituzioni ebraiche, la Dichiarazione IRHA?
E, per converso, come è possibile che si sieda -in veste ufficiale- con chi è su posizioni opposte, quando già non compromesso addirittura con il BDS?
Quanto disorientamento e confusione, a nostro stesso danno, alimentiamo con una simile prassi schizofrenica, a fronte della simultanea richiesta di adozione della Dichiarazione IRHA, con un iter che sappiamo contrastato in vario modo, da parte delle Istituzioni della Repubblica?
Come ha potuto l’UCEI nei suoi rappresentanti e nei suoi organi non controllare tutto questo? Lo stesso dicasi, per esempio, per il duplice caso Arrigoni o per l’appena segnalato (dall’amico Marco Ascoli Marchetti di Ancona) albero (un cactus?) a Dag Hammarskjoeld, svedese, ex segretario dell’ONU, al Giardino dei Giusti di Milano!
E, ancora, come è stato possibile che tutto il materiale critico (circa idee, personalità coinvolte e, persino, “giusti” canonizzati) sia stato portato alla luce solo da una pubblicazione esterna alle nostre, che ha, per così dire, sfondato il muro del suono, dopo mesi e mesi, dati su dati, cortocircuiti su cortocircuiti, nell’imbarazzo e nel fastidio del nostro establishment, salvo poi arrivare al Consiglio allargato dell’altra sera, in cui si è appurato che “il re è nudo”?
Che genere di informazione è stata offerta ai nostri iscritti e, sul tema così caro e vitale della Memoria, che è anzitutto la loro e la nostra Memoria, come sono stati tutelati dalle nostre Istituzioni? Non possiamo che tristemente constatare che l’indispensabile opera di controllo e di coordinazione da parte nostra nei fatti si è dimostrata drammaticamente carente e inadeguata, con tutti i paradossi e le brutture che sono state appurate. Qualsiasi posizione si prenderà, credo che sia di solare evidenza (altrimenti entreremmo nel paradossale) che le persone che verranno nominate non debbano essere quelle sinora agenti.
Ciò premesso, il vero problema, quello centrale, è un altro: abbiamo toccato con mano la problematicità e il pericolo di quando le Istituzioni ebraiche (Unione, singole Comunità, CDEC etc etc), per quello che compete loro, appaltano (in parte o in toto) la gestione della Memoria (e delle politiche della Memoria) a partner esterni, senza controllo e non rigorosi, che appaiono -o de facto persino divengono (o vengono percepiti all’esterno, anche dalle Istituzioni nazionali)- suppletivi e addirittura sostitutivi delle Istituzioni ebraiche stesse; oppure le fagocitano, offuscano o “neutralizzano” se in qualche modo risultano “scomode”; o, ancora, le rendono paradossalmente concorrenti a sé tanto nella Memoria che nelle “etiche/politiche della Memoria”, sì che gli ebrei che acconsentono a ciò o vi si sottomettono sono applauditi come “universalisti e buoni”, mentre gli altri, come abbiamo letto tutti, vengono squalificati in quanto “identitari, oltranzisti e cattivi” (e, come si è appena visto, non di rado con accenti antisemiti). Il che, peraltro, neutralizza o addirittura mina la forza e la rappresentatività legittima degli ebrei italiani in maniera surrettizia!
Per finire, torniamo a Nissim (che in ebraico significa “miracoli”), che, seppur a proprio nome sollecita al Parlamento, al Comune di Milano e chissà a chi altri, nuovi organi da istituire, osservatori da creare, riconoscimenti vari, via libera istituzionali, collaborazioni con ONU e quant’altro.
Ho appreso con sconcerto in queste ore che la Carta della Memoria ha subito delle variazioni tra la stesura originaria, che le valse le varie sottoscrizioni, e l’attuale formulazione. Ho altresì appreso, con sorpresa, che i firmatari non sono stati nemmeno consultati circa le modifiche apportate unilateralmente. Il che si commenta da sé! Lascia esterrefatti che tutto questo avvenga proprio in un contesto che pretende, sbandierandolo, di essere dialogico, plurale, polifonico e inclusivo… Può essere autentico dialogo quello che così inficia, rende impossibile e dunque squalifica ogni critica?
L’esito di questa entropica e confusa vicenda porta nei fatti allo svuotamento progressivo delle funzioni istituzionali delle Comunità e dell’UCEI che derivano dallo Statuto e dalle Intese con lo Stato italiano, ed è quello che deve importare a noi. Lavorare stanca -scriveva Cesare Pavese-, ma l’inerzia produce esiti ancor più sfibranti.