Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste

Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste

Messaggioda Berto » gio set 12, 2019 6:39 am

OSSEQUIAMO...
Niram Ferretti
11 settembre 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Come da copione arriva l'endorsement dell'UCEI al governo Conte, ovvero a quello che Giulio Meotti ha definito in un post di ieri, "Il governo più antisionista e ostile allo Stato ebraico d’Europa". In realtà, sulla carta sarebbe il Labour di Corbyn ma Corbyn, al momento, non è al governo.

Leggiamo nel comunicato UCEI le seguenti parole "Per l'UCEI serve un'azione forte e incisiva a tutela dei valori fondamentali, con un approccio concreto sul tema dell'immigrazione, che vada dall'accoglienza fino all'integrazione che intervenga efficacemente sul dilagante fenomeno dell'odio e delle discriminazioni basati su concetti e distinguo inammissibili di 'razza', di genere e di religione ..."

Certamente Matteo Salvini non è mai piaciuto alla presidente dell'UCEI, Noemi Di Segni e non è mai piaciuto all'UCEI che sembra preferire il M5S fondato da un comico che nel 2001 definì il premio Nobel Rita Levi Montalcini- già molto anziana all'epoca e vittima delle persecuzioni razziali- "Vecchia p...a", insinuando che avesse ottenuto il Nobel grazie a una ditta farmaceutica che materialmente le aveva comprato il premio. Lo stesso per il quale l'Iran è un paese dove si vive molto bene. Lo stesso che in una intervista nel 2012 a Yediot Ahronot disse «Tutto quel che in Europa sappiamo su Israele e Palestina, è filtrato da un'agenzia internazionale che si chiama Memri. E dietro Memri c'è un ex agente del Mossad. Ho le prove: Ken Livingstone, l'ex sindaco di Londra, ha usato testi arabi con traduzioni indipendenti. Scoprendo una realtà mistificata, completamente diversa». Ken Livingstone, l'ex sindaco di Londra sospeso dal partito laburista nel 2016 dopo avere sostenuto che Adolf Hitler era un sostenitore del sionismo...

Un partito guidato da Luigi di Maio, il quale, nel suo viaggio in Israele del 2016 insieme al simpatizzante di Hezbollah, Manlio Di Stefano, riferì che il grosso della violenza nei territori era causato dai "coloni" (così disse che gli era stato detto dal contingente dei carabinieri della missione TIPH a Hebron). Affermazione che i carabinieri smentirono.

Un partito in cui lo stesso di Maio, nel 2018, aveva candidato al ministero dell'Economia e dello Sviluppo, il docente Lorenzo Fioramonti sostenitore del BDS. Fioramonti un anno fa sosteneva che “Ci sono prove sufficienti per mostrare come le politiche di Israele abbiano portato via l’acqua dalle comunità palestinesi”. Ora è fieramente Ministro dell'Istruzione.

Lo stesso partito in cui, nel 2014, durante l'ultimo conflitto tra Hamas e Israele, l'attuale presidente della Camera, Roberto Fico, parlava del genoicidio dei palestinesi perpetrato da Israele e della necessità di richiamare l'ambasciatore italiano a Tel Aviv.

Tutto questo ora che il M5S governa con il PD è passato in cavalleria. Rimosso dalla scena. Mai avvenuto.

Il problema vero era Salvini, il razzismo di ritorno, le discriminazioni, era la Lega e un ex ministro dell'Interno ricevuto calorosamente da Benjamin Netanyahu e dichiarato "amico di Israele", il quale non ha mai perso occasione di manifestare la sua vicinanza allo Stato ebraico, di dichiarare che Hezbollah è una formazione terroristica, suscitando i distinguo del 5Stelle Manlio Di Stefano, che, il 25 aprile scorso, ha dichiarato pubblicamente, il primo ministro dell'Interno a farlo, il diritto delle bandiere israeliane di sfilare durante la commemorazione della Brigata Ebraica.

Ma tutto ciò all'UCEI non andava bene. Il problema è "un approccio concreto...che intervenga efficacemente sul dilagante fenomeno dell'odio e delle discriminazioni basati su concetti e distinguo inammissibili di 'razza', di genere e di religione..."

Peccato che mai nei comunicati dell'UCEI di questi ultimi anni vi siano stati accenni alle discriminazioni nei confronti degli ebrei da parte islamica, dei "distinguo inammissibili" tra musulmani ed ebrei ad opera dei primi in ossequio al suprematiismo islamico e all'odio feroce per l'ebreo in quanto tale che ne è una conseguenza, e che, nella sola Francia, negli ultimi anni, ha portato a una serie impressionante di atti di violenza nei confronti di cittadini ebrei.

Tutto questo è un gigantesco omissis, perchè finalmente, con il governo Conte, si è, come ha ricordato la senatrice Segre, "scampato il pericolo". Quello vero.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » ven set 13, 2019 8:11 pm

SENZA SE E SENZA MA
Niram Ferretti
11 settembre 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Il buongiorno si vede dal mattino, e il mattino comincia su "La Repubblica" con la perorazione del proimmigrazionista Gad Lerner, uno dei fautori della ripugnante equazione ebrei morti durante la Shoah=migranti morti in mare. Cosa ci dice l'ex militante di Lotta Continua che ha lasciato il PD quando Marco Minniti era Ministro degli Interni perché era troppo severo con gli sbarchi?

"Anche quando si trattò di abrogare le leggi razziali del regime fascista ci fu chi raccomandò gradualità e prudenza sostenendo che vi fossero buoni contenuti da salvaguardare. Lo tenga a mente Giuseppe Conte che ieri al Senato ha ottenuto la fiducia definitiva del Parlamento per un governo di svolta: non gli basterà un generico elogio della mitezza per contrastare il clima d'odio codificato anche nei decreti sicurezza da lui precedentemente sottoscritti".

Un altro infame paragone caro a Lerner, i decreti sicurezza sono come le leggi razziali. Esattamente il paragone che fecero i ragazzi dell'Istituto Tecnico Industriale Vittorio Emanuele III, il Giorno della Memoria, producono delle slide sotto la supervisione dell'insegnante Rosa Maria Dell'Aria.

Nelle slide il decreto sicurezza promosso da Salvini venne paragonato alle leggi razziali fasciste del 1938 contro i cittadini ebrei italiani e di seguito, l'incontro di Innsbruck del 2018, durante il quale Salvini specificava la quota dei migranti da accogliere in Italia, con la Conferenza di Evian del 1939 in cui, a seguito delle Leggi di Norimberga si doveva trovare una soluzione per i profughi ebrei dalla Germania.

Lerner ci insegna che il fascismo, anzi il nazismo è tornato sotto forma del leghismo marcato Salvini, così come, ieri al Senato la senatrice Liliana Segre, strumentalizzata a più non posso, ci ha detto che finalmente il pericolo è scampato. Quale pericolo senatrice Segre? Ce lo spieghi, con rispetto per la sua tragica storia famigliare, quale pericolo?

Intanto il Segretario del PD, Zingaretti, un altro che un giorno sì e un giorno no ci parlava di "emergenza democratica", il refrain abituale della sinistra tutte le volte che al governo c'è qualcuno di destra, dichiara che la Ocean Viking sulla quale ci sono 84 migranti "Deve sbarcare senza sì e senza ma".

Sono gli splendori abbaglianti del nuovogiorno che squarciano la tenebra.


Alberto Pento
Questa signora, nonostante da giovane abbia molto sofferto per la discriminazione e la violazione dei diritti umani, civili e politici degli ebrei e per la successiva persecuzione e sterminio,
oggi si è fatta demenzialmente complice di una ideologia e di una politica che viola i diritti umani, civili e politici dei nativi, indigeni e cittadini italiani ed europei, promuovendo l'invasione dell'Italia e dell'Europa dei clandestini dal resto del Mondo e in particolare dei nazi maomettani che ovunque sulla terra hanno portato e portano discriminazione, sofferenza e morte molto più dei nazisti hitleriani e degli internazi comunisti.


Sandra Perugia
La Segre è vecchia (si può dire?) Ha sulla sua pelle ferite che non si cancellano,per lei una mano alzata per un saluto deve già essere un tormento. Mi sento di scusare le sue paure. Ma Lerner no! Lui è come sempre inqualificabile e ingiustificabile

Mordechai Bar Yekutiel
È proprio vero: la mente umana è imprevedibile!
Sopravvissuti ai campi di sterminio parlano di "similitudini" tra la Shoah e le barchette in mare: mancando di rispetto a sè stessi ma sopratutto a "coloro che sono stati sommersi" (per dirlo con Primo Levi).
Sopravvissuti che sono "politicizzati" quindi facilmente strumentalizzabili.
Altri superstiti non farebbero mai e poi mai simili paragoni...che non stanno nè in cielo nè in terra (ne ho conosciuti tantissimi di sopravvissuti!).
Su lerner (volutamente minuscolo) non spreco tempo!

Roberto Malini
Leggendo i commenti, affermo con certezza che la senatrice Liliana Segre ha tutto da insegnare a tanti che si sono autoconvinti di conoscere la Shoah (o addirittura di rappresentare vittime, giusti, testimoni ed eroi) o la condizione di chi è davvero povero, discriminato perché diverso e perseguitato. Ho incontrato recentemente Liliana e di fronte a lei non ho, come sempre, che ammirazione, considerazione e silenzio (per non perdere alcuna delle sue parole). Lei ha davvero nel suo cuore, nella sua coscienza e nella sua mente la Memoria. E l'insegnamento della Memoria, unico antidoto contro la perdita o l'ignoranza della Memoria. E contro l'indifferenza, che è sorella dell'intolleranza.

Gino Quarelo
Roberto Malini, lei si sbaglia grandemente.
Questa signora, nonostante da giovane abbia molto sofferto per la discriminazione e la violazione dei diritti umani, civili e politici degli ebrei e per la successiva persecuzione e sterminio,
oggi si è fatta demenzialmente complice di una ideologia e di una politica che viola i diritti umani, civili e politici dei nativi, indigeni e cittadini italiani ed europei, promuovendo l'invasione dell'Italia e dell'Europa dei clandestini dal resto del Mondo e in particolare dei nazi maomettani che ovunque sulla terra hanno portato e portano discriminazione, sofferenza e morte molto più dei nazisti hitleriani e degli internazi comunisti.


Guido Colombo
Guido Colombo Scusa Fabio Giuseppe Corinto non sono interno alla Comunità ma, a parte la senatrice per ovvi motivi anagrafici, ma come è possibile che gli ebrei italiani siano più spaventati da un ex leoncavallino che si è dichiarato pro israele che dall'immigrazione islamica senza controllo? No perché potrei capirlo se Salvini arrivava dal Veneto Fronte Skinheads e se la lega ne sparasse una contro gli ebrei un giorno si e l'altro anche ma io non ho ancora visto un elenco di dichiarazioni anti ebraiche dei leghisti o sbaglio? Perché son contro l'immigrazione? Non mi pare che israele adotti la politica del "prego, chiunque lo desideri può venire a vivere qui quando vuole" e aggiungerei anche che israele era uno dei pochissimi paesi con ottimi rapporti con il Sud Africa dell'apartheid. Me lo puoi spiegare? Grazie

Ariel Akiva
Guido Colombo è inspiegabile, nessuno ri potrà illuminare! A meno che non si tratti di un condizionamento peraltro su basi errate,pogrom docet!

Guido Colombo
Ariel Akiva si ma una ragione ci deve essere per forza, possibile che nessuno di voi ne abbia parlato con qualcuno su queste posizioni? Vedo che hai lo stemma della lega, se dici in comunità che sei leghista cosa ti rispondono?

Fabio Giuseppe Corinto
Non sono dentro la comunità, ma semplicemente un goj simpatizzante filoisraeliano.
Molta parte della comunità ebraica tende a sinistra, purtroppo. E contro il suo stesso interesse, direi, visto la smaccata predilezione dei sinistri per le irragionevoli e genocidiarie istanze palestinesi e il fatto che si tengano vicini e coccolino i peggiori nemici di Israele, come il sindaco di Milano salàh con sumaya abdel qader, molto vicina ai fratelli musulmani. Detto questo, e andando a memoria, Israele si è sempre pronunciato contro l'apartheid, cercando di instaurare rapporti con gli stati africani che mano a mano si rendevano indipendenti. Questi rapporti vennero interrotti da quei paesi dopo la guerra di Yom Kippur, sicché Israele cercò un'altra sponda per non rimanere isolato. Nacque un'intesa con il Sudafrica per motivi militari (tecnologia missilistica israeliana - anche atomica - e finanziamenti sudafricani). Non se ne fece poi più niente, anche perché il Sudafrica rinunciò nei primi anni '90 al programma nucleare. In sintesi, PERSONALMENTE credo sia stato un esempio di real-politik, per trovare sponde nel continente africano e ottenere finanziamenti. Un po' come la Germania che attualmente fornisce di armi l'Iran nonostante i vari divieti. Aggiungo infine che Mandela intrattenne cordiali rapporti con Gheddafi, Fidel Castro e Arafat. La politica è l'arte del compromesso, come si dice, sia a livello nazionale che a livello internazionale.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » ven set 13, 2019 8:12 pm

I vertici della Comunità stanno col Bisconte. Gli ebrei italiani insorgono
Michael Sfaradi Pennisi
12/settembre 2019

https://www.nicolaporro.it/i-vertici-de ... XdwzgZ3JeI

Se è vero che ogni azione genera una reazione le ultime affermazioni della Presidente Ucei (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) Noemi Di Segni sulla politica italiana, ha generato l’inevitabile reazione di coloro che con tali affermazioni non si riconoscono. Nei giorni scorsi, prima della crisi di governo, la Presidente Di Segni aveva pesantemente criticato l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini e poi si è nuovamente fatta sentire dando, a nome dell’Ucei, il totale appoggio al Governo Conte II che, almeno sulla carta, è addirittura pieno di nemici di Israele.

Le dichiarazioni della Presidente Di Segni hanno quindi dato all’opinione pubblica, ebraica e non, la sensazione che tutto l’ebraismo italiano sia un blocco politico unico e schierato sulle posizioni dell’attuale dirigenza Ucei. Tutto ciò non è vero e la dimostrazione sta nella presa di posizione di voci autorevoli dell’ebraismo italiano che si sono fatte sentire con una dichiarazione pubblica che vede come primo firmatario il Professor Ugo Volli, docente all’Università di Milano, ma che a seguire è stata già firmata da centinaia di persone e tante altre adesioni stanno arrivando nel momento in cui sto scrivendo.

Questa dichiarazione pubblica sta avendo un notevole risalto e, per dovere di cronaca, anche noi del sito www.nicolaporro.it la vogliamo pubblicare.

Milano,

12/settembre 2019

Noi sottoscritti, ebrei italiani, di antico retaggio come pure di recente immigrazione, di vario orientamento politico e culturale, in riferimento alle recenti prese di posizione dell’Ucei e della sua presidente Noemi Di Segni in merito alla crisi di governo e alla sua presente risoluzione, esprimiamo il nostro pieno dissenso.

Gli ebrei italiani sono caratterizzati da diversità di opinioni politiche e sociali, come il resto della comunità nazionale. Hanno in comune valori etici, una ricchissima tradizione di pensiero, la sensibilità di chi è stato nella storia spesso vittima di atroci persecuzioni. Ma ciò non significa affatto una posizione comune nello schieramento politico. L’Ucei è l’organo rappresentativo di tutto l’ebraismo italiano. Deve quindi rispettare questa pluralità ed evitare di porsi sul terreno dei partiti e dei movimenti che li affiancano.

Se lo fa, come è accaduto con ogni evidenza nei giorni scorsi, tradisce la sua missione istituzionale, culturale e religiosa, a grande detrimento degli ebrei italiani e peraltro ledendo i principi preziosi e basilari di laicità delle istituzioni dello Stato e di distinzione tra Stato e fedi religiose. L’Ucei può certamente promuovere temi etici e sensibilità civili, ma, salvo in casi di gravissimo turbamento della pace civile e di reale minaccia alla pacifica convivenza della comunità nazionale o di minaccia concreta alla condizione civile degli ebrei italiani o di atti o provvedimenti di antisemitismo (incluso l’antisionismo), ha il dovere preciso di astenersi da prese di posizione sul dibattito dei partiti e sulla formazione delle maggioranze parlamentari.
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Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste

Messaggioda Berto » sab set 14, 2019 9:26 am

Ebrei, critiche ai vertici: "Troppo pro governo"
Alberto Giannoni - Sab, 14/09/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... ixjC8A9UaA

Milano - «L'Ucei ha il dovere preciso di astenersi da prese di posizione sul dibattito dei partiti e sulla formazione delle maggioranze parlamentari».

Suona come un richiamo grave e severo la lettera indirizzata all'Ucei e firmata - ad ora - da una sessantina di intellettuali e personalità di peso dell'ebraismo. Ai vertici dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, e in particolare alla presidente Noemi Di Segni, i firmatari rimproverano le prese di posizione sulla crisi di governo e sulla sua soluzione. «L'Ucei - si legge - è l'organo rappresentativo di tutto l'ebraismo italiano. Deve quindi rispettare questa pluralità ed evitare di porsi sul terreno dei partiti e dei movimenti che li affiancano. Se lo fa, come è accaduto con ogni evidenza nei giorni scorsi, tradisce la sua missione». Sotto, nomi importanti: i presidenti emeriti della Comunità di Milano Raffaele Besso e Walker Meghnagi, l'ex assessore alla Cultura Davide Romano, l'editore Guido Guastalla, ex vicepresidente a Livorno, e tanti altri: intellettuali, imprenditori, figure di rilievo nelle comunità, fra cui Ugo Volli, Vittorio Robiati Bendaud, Maurizio Salom, Emanuele Segre Amar, Debora Fait.

Cosa contestano alla Di Segni? Un atteggiamento troppo benevolo nei confronti del nascente esecutivo, e non solo. Le voci parlano di vera a propria «esasperazione» per le uscite degli ultimi mesi, giudicate troppo schierate. «Niente di male a dare il benvenuto al governo - spiega poi uno dei firmatari, Romano - ma senza cancellare le criticità». E cita Luigi Di Maio agli Esteri e «il silenzio sul ministro Lorenzo Fioramonti» e sulle sue posizioni negative su Israele. «Non porre la questione dell'antisionismo al nuovo governo significa voltare le spalle ai nostri fratelli israeliani». «Chiudere gli occhi di fronte a tutto questo non è ebraico».



CIGLIEGINA SULLA TORTA
Niram Ferretti

Alla Farnesina, agli amici di Israele come Luigi Di Maio e Manlio Di Stefano, va aggiunta anche Marina Sereni del PD, già vicepresidente del PD dal 2009 al 2013 e ora viceministro degli Affari Esteri.
La Sereni non ha posizioni estremiste come Di Stefano ma si distingue anche lei per la solita vulgata di sinistra per cui il governo Netanyahu e l'amministrazione Trump costituirebbero un reale impaccio per la risoluzione del conflitto arabo-israeliano.
Ascoltiamola relativamente alla decisione di Trump di dichiarare Gerusalemme capitale di Israele.
"Dopo alcuni giorni dall'annuncio da parte del Presidente USA del riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele la rabbia dei palestinesi e le tensioni non accennano a placarsi non solo a Gaza, in Cisgiordania e nella stessa Città Santa per ebrei, cristiani e musulmani. In tutto il mondo arabo e nei paesi di religione islamica la decisione di Trump sta scatenando reazioni negative e alimentando le componenti più radicali e violente. Mentre inaccettabili e mai sopiti rigurgiti di antisemitismo cercano in questa infausta scelta americana copertura e giustificazioni impossibili da concedere. C'è una sola strada per evitare ulteriori violenze in una terra già martoriata dalle guerre, dall'occupazione, dal terrorismo. Ascoltare le parlare sagge dell'Europa, tornare alle risoluzioni delle Nazioni Unite, lavorare per far ripartire il processo di pace, anche su basi nuove. Certo non quelle di chi, come Trump, pensa di umiliare i palestinesi e la maggior parte dei paesi arabi e musulmani per miopi calcoli di politica interna".
Tutto completamente falso. Non solo non ci furono reazioni particolarmente violente, ma non accadde nulla di rilevante, e questo perchè l'alleanza sunnita con gli Stati Uniti e la sponda sunnita con Israele in funzione anti-iraniana era già in corso. Ma la Sereni, grande esperta di geopolitica mediorientale, non lo sapeva.
"Le parole sagge dell'Europa" e il "ritorno alle risoluzioni delle Nazioni Unite", significano basarsi sulla politica risolutamente filoaraba che la UE e prima della UE, la CEE, ha perseguito, e persegue con costanza dal 1973. Significa fare proprie risoluzioni votate a maggioranza dai paesi musulmani per i quali i confini di Israele sarebbero le linee armistizilai del 1948, impropriamente chiamati "i confini del 67", che non esistono, non sono mai esistiti e i quali metterebbero Israele nella condizione di non potere difendersi (non a caso il formidabile Abba Eban, li definiva "i confini di Auschwitz").
Dunque, alla Farnesina, abbiamo ora davvero un bel terzetto.



Le omissioni del comunicato UCEI
13 settembre 2019

http://www.linformale.eu/le-omissioni-d ... 2KmHrWP_vo

Da Davide Romano, Segretario dell’Associazione Amici di Israele, riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Avendo firmato l’appello critico nei confronti del comunicato di felicitazioni al governo italiano da parte dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, vorrei in questa sede spiegarne meglio le motivazioni.

Innanzitutto vorrei chiarire che non ci sarebbe nulla di male a dare il benvenuto a un nuovo governo, se lo si facesse in modo equilibrato. Ovvero senza cancellare tutte le criticità, a partire dalla presenza di Luigi Di Maio in un posto di grande peso politico come il ministero degli Esteri. Un uomo che ha già dimostrato di non avere attenzione per i diritti umani: dal Venezuela alla Russia, passando per la Cina e l’Iran. Naturalmente stessa insensibilità ha dimostrato anche in Medio Oriente, dove tra le promesse di riconoscimento dello Stato Palestinese e l’attribuzione ai coloni dell’80% dei problemi nei territori (dato attribuito ai Carabinieri là presenti, che però smentirono), ha confermato la sua disattenzione alla differenza tra democrazia e fanatismo. Poi c’è stato anche il silenzio sul ministro dell’ Istruzione Fioramonti (che si occuperà dell’istruzione dei giovani italiani), noto per avere in passato preso parte a un boicottaggio accademico contro Israele sostenendo che “ci sono abbastanza prove di come Israele porti via l’acqua ai palestinesi”.

Chiudere gli occhi di fronte a tutto questo non è ebraico. Quel comunicato era attento – giustamente – alla questione dei migranti, dell’odio e delle discriminazioni. Ma mancava completamente la questione delle gravi discriminazioni cui è sottoposto l’intero popolo di Israele, per questo ho ritenuto doveroso denunciare la cosa.

Non porre la questione dell’antisionismo al nuovo governo vuol dire tradire i nostri fratelli israeliani, oltre che noi stessi. Poiché sappiamo bene come in Europa negli ultimi anni tanti nostri correligionari hanno pagato anche col sangue il cosiddetto “antisionismo”, che altro non è se non una maschera dell’odio antiebraico.

Per tutti questi motivi chiedo all’UCEI una correzione di rotta che la porti a non essere né apparire vicina ad alcun governo da un lato, e che dall’altro – forte della propria indipendenza – abbia maggiore autorevolezza nel porre le questioni ebraiche al centro del dibattito pubblico.


Alberto Pento
Sia nello scritto dell'UCEI che in questo manca del tutto l'attenzione ai diritti umani, civili e politici dei nativi, indigeni e cittadini italiani ed europei.
Poi si confondono i migranti con i clandestini e si fa passare il crimine della clandestinità come diritto a invadere clandestinamente i paesi altrui violando i diritti umani, civili e politici degli abitanti di quei paesi.
Leggendo questi scritti, si ha l'impressione che le popolazioni dell'Italia e dell'Europa siano privi di diritti e che i loro diritti umani, naturali e universali, civili e politici, non esistano e siano negabili, calpestabili e violabili.
Queste popolazioni hanno gli stessi diritti degli ebrei e dei cittadini di Israele.
No, non è per niente buona cosa.
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Re: Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razz

Messaggioda Berto » dom set 15, 2019 6:18 pm

Il video dei militanti della Lega che insultano Gad Lerner a Pontida
domenica 15 settembre 2019

https://www.ilpost.it/2019/09/15/gad-le ... 3HMV_J_U9k

Decine di militanti del partito di Matteo Salvini gli hanno urlato di tutto, e il servizio di sicurezza l'ha dovuto scortare al sicuro

Il giornalista Gad Lerner è stato pesantemente insultato da decine di militanti della Lega durante l’annuale raduno del partito in programma oggi a Pontida, in provincia di Bergamo. Secondo la testimonianza del giornalista di Repubblica Matteo Pucciarelli, Lerner è stato «ricoperto di insulti, grida e improperi» e successivamente «accerchiato» da alcuni militanti. Gli addetti alla sicurezza della Lega lo hanno poi dovuto scortare fino all’area riservata ai giornalisti, aggiunge Pucciarelli.

Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un video che sembra confermare la versione di Pucciarelli: si vedono vari gruppi di militanti che urlano diversi insulti a Lerner, fra cui «bastardo, comunista del cazzo, buffone, non sei italiano, tagliati la barba, scemo, pezzo di merda, figlio di puttana». Qualcuno ha anche urlato «ebreo», usandolo come un insulto. Nel video si vedono anche alcune persone, probabilmente del servizio di sicurezza, tenere a distanza i militanti.

Lerner è uno dei giornalisti più noti in Italia, e da molti anni si occupa della Lega e dei suoi legami con l’estrema destra e il fascismo. Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna, ha commentato: «Tutto ciò è inaccettabile e mi aspetto che, anche per placare gli animi, venga espressa solidarietà anche dai leader della Lega, in particolare da chi è iscritto all’Ordine dei Giornalisti».


Alberto Pento
Gad Lerner è peggio di un nazista hitleriano è un internazi-comunista

Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2802


Le omissioni del comunicato UCEI
13 settembre 2019

http://www.linformale.eu/le-omissioni-d ... 2KmHrWP_vo

Da Davide Romano, Segretario dell’Associazione Amici di Israele, riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Avendo firmato l’appello critico nei confronti del comunicato di felicitazioni al governo italiano da parte dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, vorrei in questa sede spiegarne meglio le motivazioni.

Innanzitutto vorrei chiarire che non ci sarebbe nulla di male a dare il benvenuto a un nuovo governo, se lo si facesse in modo equilibrato. Ovvero senza cancellare tutte le criticità, a partire dalla presenza di Luigi Di Maio in un posto di grande peso politico come il ministero degli Esteri. Un uomo che ha già dimostrato di non avere attenzione per i diritti umani: dal Venezuela alla Russia, passando per la Cina e l’Iran. Naturalmente stessa insensibilità ha dimostrato anche in Medio Oriente, dove tra le promesse di riconoscimento dello Stato Palestinese e l’attribuzione ai coloni dell’80% dei problemi nei territori (dato attribuito ai Carabinieri là presenti, che però smentirono), ha confermato la sua disattenzione alla differenza tra democrazia e fanatismo. Poi c’è stato anche il silenzio sul ministro dell’ Istruzione Fioramonti (che si occuperà dell’istruzione dei giovani italiani), noto per avere in passato preso parte a un boicottaggio accademico contro Israele sostenendo che “ci sono abbastanza prove di come Israele porti via l’acqua ai palestinesi”.

Chiudere gli occhi di fronte a tutto questo non è ebraico. Quel comunicato era attento – giustamente – alla questione dei migranti, dell’odio e delle discriminazioni. Ma mancava completamente la questione delle gravi discriminazioni cui è sottoposto l’intero popolo di Israele, per questo ho ritenuto doveroso denunciare la cosa.

Non porre la questione dell’antisionismo al nuovo governo vuol dire tradire i nostri fratelli israeliani, oltre che noi stessi. Poiché sappiamo bene come in Europa negli ultimi anni tanti nostri correligionari hanno pagato anche col sangue il cosiddetto “antisionismo”, che altro non è se non una maschera dell’odio antiebraico.

Per tutti questi motivi chiedo all’UCEI una correzione di rotta che la porti a non essere né apparire vicina ad alcun governo da un lato, e che dall’altro – forte della propria indipendenza – abbia maggiore autorevolezza nel porre le questioni ebraiche al centro del dibattito pubblico.


Alberto Pento

Sia nello scritto dell'UCEI che in questo manca del tutto l'attenzione ai diritti umani, civili e politici dei nativi, indigeni e cittadini italiani ed europei.
Poi si confondono i migranti con i clandestini e si fa passare il crimine della clandestinità come diritto a invadere clandestinamente i paesi altrui violando i diritti umani, civili e politici degli abitanti di quei paesi.
Leggendo questi scritti, si ha l'impressione che le popolazioni dell'Italia e dell'Europa siano privi di diritti e che i loro diritti umani, naturali e universali, civili e politici, non esistano e siano negabili, calpestabili e violabili.
Queste popolazioni hanno gli stessi diritti degli ebrei e dei cittadini di Israele.
No, non è per niente buona cosa.
Inoltre questa mancanza di attenzione e di rispetto, da parte degli ebrei europei, per i diritti umani naturali, civili e politici delle popolazioni europee, alimenta e in parte va a giustificare l'odio antisemita di origine religiosa cristiana e politico ideologica.
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Messaggioda Berto » lun set 16, 2019 5:18 am

Emanuel Segre Amar
15 settembre 2019

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 2459918513

L’emerito professore non me ne vorrà se adesso disubbidisco al suo perentorio, ripetuto invito a non scrivere di certi temi se non faccio prima la aliyah. Ma, seguendo una prassi molto più comune in Israele che non nel paese nel quale vivo e dove ho frequentato le aule universitarie, mi permetto di criticare il professore, oggi intervistato dal Corriere.
Nel testo sotto riportato trovo almeno un grave strafalcione, oltre ai soliti non detti troppo frequenti anche negli articoli dei giornalisti che non amano Israele.
Andiamo per ordine, iniziando con lo strafalcione:

“... Israele nasceva dalla decisione dell'Assemblea dell'Onu del 29 novembre 1947 sulla spartizione del Mandato britannico in Palestina in due Stati: uno arabo e uno ebraico. Lo Stato arabo non venne mai proclamato, imperdonabile carenza della dirigenza palestinese ...”

Mi scusi, emerito professore, a chi si rivolge quando parla di dirigenza palestinese? Vede, lei non può non sapere che nel 1947 la DIRIGENZA PALESTINESE era composta da ebrei guidati dal futuro primo ministro Ben Gurion , un ebreo come noi due, che doveva fronteggiare un nemico composto dal POPOLO ARABO pronto ad occupare le terre di Eretz Israel con eserciti di più stati (Egitto, Transgiordania, Siria, Libano, per citare solo quelli confinanti) molto più forti per numero di soldati e per armi dell’esercito ebraico. Quello cui ipotizzo lei si riferisce (palestinese) per la conoscenza storica occidentale nacque solo per decisione del KGB nel 1964, anche se per il democratico, moderato, anche se ex terrorista, nonché negazionista Abu Mazen, occupa le terre che io chiamo Eretz Israel da oltre 30.000 anni.
Non me ne vorrà, emerito professore, se poi mi permetto di rimproverare la sua omissione di tutto ciò che, da 30 anni prima, e soprattutto dal 1922, ha preceduto la decisione del 29 novembre 1947 che lei ricorda. Quella “decisione del 29 novembre 1947” non era che l’ultima di una serie di decisioni che la maggioranza dei giornalisti che non amano Israele sovente ignorano. Ma un cattedratico israeliano, converrà con me, non è un giornalista qualunque.

“... Se Israele annettesse i territori palestinesi, la demografia finirebbe in pareggio, e l'obiettivo dello Stato nazionale degli ebrei svanirebbe ...”

Mi scusi se entro nel merito della SUA MATERIA, ma, a parte che deve riconoscere che molte sue previsioni demografiche non si sono avverate (ma sappiamo che non tutte le scienze sono esatte), non mi sembra che da parte del primo ministro uscente si sia mai pensato di annettere tutti i territori “palestinesi”, quindi il pareggio cui lei fa riferimento non ha senso.

“... nel consentire una qualsiasi coalizione partiti religiosi-haredim restano decisivi ...”

Posso chiederle, emerito professore, in base a quali informazioni che a lei, che a differenza del sottoscritto, ha fatto la aliya, sicuramente sono note, può escludere una coalizione tra i due partiti maggiori che sembrano poter superare i 30 deputati? Quei due partiti, in tal caso, in base ai numeri nei quali mastico qualcosa anch’io grazie ad una laurea presso il Politecnico di Torino, non necessiterebbero di ulteriori appoggi politici per governare. Ma sono certo che, su questo punto, lei potrà insegnare qualcosa di interessante al sottoscritto ed ai suoi affezionati amici di FB che non disponiamo delle sue informazioni.

Avrei ancora altre domande da porle, emerito professore, ma non voglio abusare del suo tempo, e la prego di scusare se, ancora una volta, mi occupo di questioni israeliane, ma, mi permetta, in fondo anche lei si occupa di questioni italiane, anche se da anni ha abbandonato la sua residenza di origine.
Con un cordiale Shalom
Emanuel Segre Amar

A seguire l’intervista a Sergio Della Pergola
di Vincenzo Pinto

Ottant'anni fa Vladimir Ze'ev Iabotinsky, leader del sionismo revisionista (padre spirituale del partito Likud), sosteneva di fronte alla Commissione britannica d'inchiesta Peel che gli ebrei dovessero continuare a immigrare liberamente in Palestina per crearvi uno Stato a maggioranza ebraica sulle due rive del Giordano e che, a tal fine, potessero difendersi in prima persona dalle aggressioni arabe con proprie forze militari o di polizia. Fonte della storica sofferenza ebraica non era solo l'antisemitismo ma, per Iabotinsky, la diaspora stessa, perché aveva fatto degli ebrei un'endemica minoranza «nazionale». Se oggi la componente religiosa sia il vero ago della bilancia demografica dei prossimi anni è questione chiave. «La Lettura» ne ha discusso con il demografo israeliano di origine triestina Sergio Della Pergola.

- È così importante che la maggioranza etnica dello Stato di Israele sia detenuta dagli ebrei?
«Israele come tanti altri Paesi cerca di mantenere una propria identità di fronte ai flussi migratori e all'accrescimento naturale dei vari gruppi di popolazione. Israele nasceva dalla decisione dell'Assemblea dell'Onu del 29 novembre 1947 sulla spartizione del Mandato britannico in Palestina in due Stati: uno arabo e uno ebraico. Lo Stato arabo non venne mai proclamato, imperdonabile carenza della dirigenza palestinese e della politica internazionale. Lo Stato ebraico israeliano fu proclamato nel 1948 e oggi nei suoi confini riconosciuti include una minoranza araba del 21%. il carattere dominante della cultura e della vita pubblica viene determinato dalla maggioranza ebraica ma va attentamente tutelata la parità di diritti e di opportunità delle minoranze. Se Israele annettesse i territori palestinesi, la demografia finirebbe in pareggio, e l'obiettivo dello Stato nazionale degli ebrei svanirebbe. Manifestazioni di sovranismo esistono in tutti i Paesi e vanno denunciate e contrastate. Su questi temi, in Israele la Corte Suprema svolge un ruolo decisivo di garanzia».

- Anthony De Lannoy, economista del Fondo monetario internazionale, ha criticato il governo israeliano perché non farebbe abbastanza per integrare arabi ed ebrei ortodossi («haredim» ) in occupazioni «ad alto rendimento e produttività».
«La critica è fondata su dati reali: permangono in Israele notevoli disuguaglianze interne fra i diversi gruppi di popolazione nei livelli di istruzione e reddito. Ma il discorso di De Lannoy è molto grezzo e superficiale: ignora le secolari radici culturali di tali differenze. Le occupazioni ad alto rendimento e produttività presuppongono una formazione accademica e tecnica, capacità individuali e un forte coinvolgimento mentale. In Israele nel mondo haredi è diffusa (anche se non unanime) una mentalità di rifiuto della modernità. il sistema scolastico differenziato consente a questo settore di approfondire gli studi biblici e talmudici ma a spese dell'inglese e della matematica. Solo un regime totalitario di tipo sovietico o cinese potrebbe imporre a tutti un corso di studi unitario, che tornerebbe a beneficio degli interessati ma a prezzo della libertà di fede. Una parte dei tradizionalisti capisce i rischi dell'autoisolamento e di un ciclo infinito di povertà e dipendenza dai sussidi di Stato e incoraggia una maggiore integrazione. Lenti movimenti di adeguamento coinvolgono una crescente partecipazione al servizio militare da cui i giovani haredim sarebbero esentati».

- Dopo le elezioni politiche del 17 settembre, lei ritiene fattibile un'alleanza tra forze laiche senza distinzione etnica (per esempio fra Kahol- Lavàn di Benny Gantz e le formazioni arabo-beduine)?
«Dopo il 17, come in tutte le precedenti elezioni, nascerà fatalmente un governo di coalizione. Le ipotesi si giocano su pochissimi seggi: su chi sarà il partito maggiore - il sempre più nazionalista Likud di Benjamin Netanyahu o il centrista Kahòl-Lavàn - e sulla disponibilità o meno a formare una grande coalizione fra i due partiti maggiori senza haredim. Ma nel consentire una qualsiasi coalizione partiti religiosi-haredim restano decisivi. Per loro stare al governo è questione di vita o di morte per sussidiare i loro progetti scolastici e residenziali. I dirigenti del settore arabo hanno formato una lista unificata rivolgendosi a elettori molto diversi fra loro».
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Messaggioda Berto » mar ott 29, 2019 10:23 pm

Allucinante Bernie Sanders: «usiamo i soldi per la difesa di Israele per aiutare Gaza»
Ottobre 29, 2019·

https://www.rightsreporter.org/bernie-s ... fo0NwGGT30

Una parte dei 3,8 miliardi di dollari che gli USA destinano annualmente alla difesa di Israele potrebbero essere deviati a progetti umanitari per Gaza.

A sostenerlo è stato Bernie Sanders, uno dei candidati democratici alle presidenziali USA durante la conferenza annuale organizzata da J Street, un gruppo americano liberale che si dichiara “pro-Israele” ma che in più di una occasione ha preso posizioni fortemente anti-israeliane.

Il senatore del Vermont ha promesso che, nel caso venga eletto alla presidenza degli Stati Uniti, userebbe i 3,8 miliardi di dollari destinati ogni anno alla difesa di Israele per “costringere” Israele a fermare gli insediamenti e trattare con i palestinesi.

«Sono molti soldi» ha detto Sanders «e non possiamo darli fornendo carta bianca al governo israeliano, o comunque a nessun governo. Abbiamo il diritto di chiedere il rispetto dei diritti umani e della democrazia».

«La mia soluzione per Israele è: se vuoi un aiuto militare dovrai cambiare radicalmente il tuo rapporto con il popolo di Gaza» ha poi continuato il candidato democratico.

«Direi che una parte dei 3,8 miliardi di dollari dovrebbero essere destinati proprio ora agli aiuti umanitari a Gaza» ha proposto Bernie Sanders.

Sanders afferma che «ciò che sta accadendo a Gaza in questo momento, ad esempio, è assolutamente disumano. È inaccettabile. È insostenibile».

Il candidato democratico alla presidenza USA di recente si è concentrato proprio sulla situazione di Gaza incolpando (naturalmente) Israele per la tragica situazione in cui versa la Striscia.

Peccato che dimentichi che Gaza non è un territorio democratico, che è governato da una dittatura (quella di Hamas) che di recente si è alleata con l’Iran e che per mesi ha continuato a sparare missili sui civili israeliani e che, nonostante tutto questo, l’unico paese che permette agli aiuti umanitari di entrare a Gaza è proprio Israele.

Bernie Sanders dimentica poi (o fa finta di dimenticare) che la comunità internazionale ha destinato alla Striscia di Gaza decine di miliardi di dollari che sono finiti regolarmente nelle casse di Hamas senza che venissero usati per aumentare il benessere per la popolazione, anzi, oltre a gonfiare i conti correnti dei boss di Hamas sono serviti per comprare proprio quei missili che oggi minacciano Israele.

Per altro, sia il Qatar che l’Iran versano mensilmente enormi cifre di denaro che ufficialmente sarebbero destinate allo sviluppo di Gaza ma che, come sempre, finiscono per alimentare i lussi dei capi di Hamas o nell’acquisto di armi.

Ma la cosa che più di tutto fa infuriare è che Bernie Sanders è un ebreo, uno di quelli che però odia gli ebrei, e che ancora una volta il palcoscenico di J Street si è prestato a questo squallido show. Ed è tutta gente che si definisce “amica di Israele”.
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Messaggioda Berto » mer nov 27, 2019 9:23 pm

Tutti gli errori del manifesto di Bernie Sanders sull’antisemitismo
Paul Berman
2019/11/27

https://www.linkiesta.it/it/article/201 ... lK4tEvFLIw

Il piccolo e curioso manifesto sull’antisemitismo pubblicato da Bernie Sanders su Jewish Currents l’11 novembre mi fa tornare in mente i motivi per i quali mai potrei sostenere quell’uomo, ma anche quelli per cui, talvolta, ne provo una fitta di rimorso. C’è in lui qualcosa di buono che emerge impulsivamente qua e là, e si manifesta con scatti ribelli, accessi inaspettati di principi politici – di solito in modi che potrebbero offendere i suoi seguaci più caricaturali, ma che ai miei occhi lo rendono gradevole. Il mini-manifesto su Jewish Currents, il pezzo su cui ha ragionato Yair Rosenberg suTablet qualche giorno fa, ne offre un esempio.

Lo si vede, in qualche modo, quando Bernie ricorda che, nel 1963, aveva vissuto in Israele la vita del kibbutz. Poté vedere e toccare con mano quelli che descrive come «valori progressisti su cui è stato fondato Israele». E aggiunge: «Credo che sia importante per tutti, ma in particolare per i progressisti, riconoscere quale enorme conquista è stata quella di stabilire, dopo secoli di diaspora e persecuzione, una patria democratica per il popolo ebraico».

Il passaggio che colpisce è, naturalmente, «in particolare per i progressisti». Perché la maggior parte degli americani riconosce questa conquista. Ma, come hanno tutti avuto modo di vedere, c’è una percentuale rumorosa di persone che si credono progressiste e che pensano, al contrario, che Israele vada considerato come uno stato coloniale di occupatori bianchi suprematisti, o come una protuberanza dell’imperialismo, o come uno dei centri del razzismo mondiale, e per questi motivi andrebbe cancellato dalle mappe. Tutte posizioni che certe volte si autoassegnano il titolo di “critica onesta”.

Bernie però, nel suo pezzo su Jewish Currents, con un certo talento per le sfumature, dice giustamente: «È vero che alcune critiche su Israele oltrepassano il limite dell’antisemitismo, soprattutto quando non riconoscono il diritto all’autodeterminazione degli ebrei, o quando si trasformano in teorie complottiste sullo smisurato potere ebraico». E dichiara: «Denuncerò sempre l’antisemitismo ogni volta che lo incontro. I miei antenati si aspetterebbero proprio questo da me, e niente di meno». Questa frase è giusta. È solida. E non in stile Jeremy Corbyn.

Tutto il resto del manifesto, però, è un disastro. Oh, forse non tutto. Hanno già detto che Bernie sbaglia quando chiede che gli Usa tornino al Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu, dal momento che le follie anti-israeliane e la simpatia nei confronti di tiranni vergognosi lo hanno trasformato, già tanto tempo fa, in una causa persa. Ma non sarebbe meglio discuterne anziché tenere il broncio? La commissione indipendente di Hillel Neuer, la UN Watch, partecipa agli eventi del Consiglio per i Diritti Umani e quando può mette a segno diversi punti in favore del buonsenso. C’è motivo di credere che anche un delegato statunitense sufficientemente risoluto, seduto a quel tavolo, sarebbe in grado di fare la stessa cosa, solo in modo più virale.

Ed è anche un bene sapere che un presidente Sanders sarebbe molto più rapido di Donald Trump nel scegliere un delegato speciale che combatta e tenga sotto controllo l’antisemitismo. Ha poi ragione, naturalmente, anche quando dice che «Il mio orgoglio e la mia ammirazione per Israele vivono insieme al mio sostegno alla libertà e all’indipendenza della Palestina», il tutto in una frase che, con tatto, presagisce un’epoca futura in cui grazie all’aiuto americano Israele e Palestina vivranno in pace uno accanto all’altra (anche se, c’è da chiedersi, come farà l’America a incoraggiare una cosa del genere se si è nel frattempo ritirata dalla regione?)

Tutto il resto nell’articolo, però, è rovinato dall’atteggiamento di tenere implicita una cosa (per la precisione, che l’antisemitismo si presenta in modalità che i progressisti potrebbero faticare a riconoscere) e presumere l’opposto (cioè che l’antisemitismo si presenta solo in modalità che i progressisti sono prontissimi a riconoscere). Bernie ci ricorda che, secondo le statistiche dell’Fbi, i reati di odio antisemita negli Usa sono in crescita. Cita l’arresto, avvenuto qualche settimana fa, di una persona che stava pianificando di far saltare una sinagoga in Colorado. «Il dipartimento di polizia di New York», spiega, «ha reso noto in settembre che i reati di odio antisemita nella città sono aumentati di oltre il 63% nel 2019 e costituiscono la metà del totale di questo tipo di reati». Conclude: «Questa ondata di violenza è il risultato di una pericolosa ideologia politica che prende di mira gli ebrei e chiunque non rientri nella sua visione ristretta di un’America solo bianca».

E però, come tutti sanno, ogni grande associazione ebraica americana ha dovuto riforzare le sbarre ai cancelli per difendersi da attacchi omicidi che sì, potrebbero provenire dagli ambienti dei nazionalisti bianchi, ma anche da quelli delle fazioni della jihad mondiale. E, per quanto riguarda le statistiche di New York, c’è da dire che il dato comprende diversi odiosi atti vandalici che sono opera, in principal modo, di bianchi, ma che si combina con un aumento della violenza nelle strade contro i chassidici provocata da afroamericani e latinos, le cui ragioni e motivazioni restano un mistero anche per i vicini costernati. Bernie però si sente più a tranquillo se confina questa accusa al nazionalismo bianco.

In questo senso, anche lui cade vittima dello stesso (e ben noto) schema della sinistra europea, la quale in alcuni dei suoi orientamenti spinge la gente a credere che anche lì l’antisemitismo sia un problema dell’ultradestra, in stile anni ’30. La realtà dei fatti è più stratificata. Chi si vanta del proprio progressismo esita a parlare di islamismo, perché a suo avviso il razzismo proviene solo dalle classi sociali privilegiate e non da quelle subordinate. Di sicuro, non può provenire dagli immigrati, classe oppressa.

O i progressisti europei credono che le statistiche sull’antisemitismo costituiscano, per definizione, una calunnia di destra, tranne quando questi report puntano il dito proprio contro la destra estrema. Oppure credono che l’islamismo sia in sé, in un qualche modo, un movimento progressista ignorando alcuni suoi elementi di barbarie, e che per questo motivo vada protetto fino a quando non smusserà alcuni dei suoi lati più spigolosi.

Oppure ancora, i progressisti guardano piuttosto all’opportunità politica, che li spinge a credere che, se solo stanno zitti su alcuni argomenti, allora riusciranno a fare leva sulle masse che subiscono l’influenza degli islamisti per attirarle nei loro partiti o movimenti. Oppure lavorano nell’ombra della sinistra anti-semita del 19esimo secolo e secondo la voga rossobruna dell’antisionismo sovietico degli anni ’70 e ’80. E così, rifiutandosi di vedere quello che è davanti a loro occhi, finiscono per illustrare una delle più antiche qualità dell’antisemitismo: cioè la sua invisibilità per tutti, tranne che per le vittime.

La scena americana, oggi come oggi, offre almeno cinque varietà di antisemitismo. A) la varietà dei nazionalisti bianchi, che ultimamente è la più violenta, resa anche peggiore, come dice Bernie, dagli esagitati del movimento di Trump; B) la varietà islamista; C) la varietà di Louis Farrakhan, che fa paura pur senza essere violenta (finora); D), la varietà degli episodi di strada della New York multietnica, che nessuno sembra in grado di spiegare; e infine E), la varietà che scaturisce dall’antisionismo della sinistra progressista, che negli ambienti studenteschi è repressiva senza essere violenta. Cosa preoccupante, visto che è quella con la probabilità più alta di raggiungere, un giorno, una posizione di potere e di rispettabilità politica.

Ma Bernie parla solo dell’antisemitismo di tipo A, con riferimenti obliqui all’antisemitismo di tipo E e tutto il resto se lo tiene per sé, che è strano. È stato, dopo tutto, la più importante voce della verità americana, specie quando spostava l’attenzione sulle conseguenze estreme della disuguaglianza economica – in questo senso, un eroe. Eppure, perfino un eroe trova difficile dire qualcosa di coerente sul tema dell’antisemitismo, concetto difficile, suppongo, perché il falso truismo da sciocchi della sinistra recita che il razzismo possa provenire soltanto dall’alto e non possa salire dal basso. E chiaramente per lui diventa una posizione difficile politicamente.

Dopo tutto, lui ha bisogno degli endorsement che riceve: non solo quelli dalle associazioni di infermiere, ma anche di quelli di figure della politica nazionale, cioè le deputate Ilhan Omar e Rashida Tlaib, insieme a Linda Sarsour, che sarà anche stata detronizzata da leader della Women’s March, ma è stata comunque riabilitata come “surrogato” nella sua campagna. Per cui, deve procedere con attenzione. Quando dice, su Jewish Currents, che «è importante per tutti, ma soprattutto per i progressisti, riconoscere» le conquiste di Israele, sembra che si stia rivolgendo prorpio a loro: a quelli che lo endorsano e ai loro ammiratori.

Ma queste cose non vengono dette. E Jewish Currents si rivela essere il suo magazine di riferimento – Jewish Currents, un magazine di tutto rispetto, ma senza dubbio, piccolo (e che, a proposito, ha avuto una storia tormentata, tempo fa, riguardo all’antisemitismo della sinistra, che risale a prima che il magazine rompesse doverosamente con l’Unione Sovietica).

E però – e questo è ciò che mi addolora – qualche cosa di vero la dice, qua e là. E non è solo l’osservazione sulla necessità dei progressisti di elogiare ed essere riconoscenti a Israele. Anche la sua politica estera contiene, sepolta sotto il suo istinto per un ritiro generalizzato americano, una straordinaria verità, con cui chiede inaspettatamente all’America di fare propria la saggezza da Guerra Fredda di Winston Churchill e di tutte le persone, e combattere senza tregua contro i totalitarismi e i tiranni in tutto il mondo. Con lui a capo.

Ma queste verità che gli scappano non finiscono in un quadro coerente, E nemmeno lui. Nello stesso anno in cui ha invocato una forte resistenza americana contro Vladimir Putin, nel 2017, si è unito a Rand Paul – unici tra i senatori Usa – a votare contro nuove sanzioni alla Russia. E nello stesso anno, stavolta nel 2019, in cui ha messo in guardia la sinistra progressista dal rischio di cadere nell’anti-semitismo, Bernie Sanders è diventato l’unico candidato in questa affollata campagna che si è circondato di figure politiche che non sono mai state in grado di scuotersi di dosso una reputazione anti-semita.

(versione inglese su Tablet magazine).
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Messaggioda Berto » lun dic 02, 2019 8:33 pm

Se un pezzo di sinistra israeliana parla come Arafat
Michael Sfaradi
2 dicembre 2019

https://www.nicolaporro.it/se-un-pezzo- ... KR8bPiI8sQ

Vadim Nurzhitz e Yossi Avrahami, a molti di voi questi due nomi non dicono molto, infatti sono passati più di diciannove anni dal quel tragico 12 ottobre del 2000, e nel nostro tempo diciannove anni sono quasi un’era geologica. A volte però è necessario, e purtroppo non lo si fa quanto si dovrebbe, spolverare la memoria del passato per capire il presente e, spolverandola, dobbiamo ricordare che Vadim Nurzhitz e Yossi Avrahami, soldati della riserva delle forze armate israeliane che servivano come autisti, fecero l’errore di sbagliare strada e superare un posto di blocco che li portò all’interno del territorio di Ramallah.

Cominciate a ricordare? Ok continuo. Vadim e Yossi dopo essere stati fermati furono portati nella caserma della polizia palestinese che fece di tutto per far sapere alla gente che due militari israeliani erano in stato di fermo, scatenando, di fatto, la sommossa che portò al linciaggio durante il quale furono torturati, uccisi e fatti a pezzi con una bestialità che raramente è stata documentata. Sì documentata, perché in quel momento a Ramallah c’erano degli operatori televisivi di Mediaset che riuscirono a riprendere, in tutto o in parte, non si è mai saputo, quello che accadde in quei tragici momenti. La foto simbolo di quella vicenda è il palestinese che si affaccia dalla finestra della stazione di polizia con le mani sporche di sangue.

A distanza di poche ore dal fatto si scoprì che la moglie di uno dei due, preoccupata per le notizie che cominciavano a filtrare, telefonò sul cellulare del marito e gli rispose un arabo dicendole che non poteva rispondere, che lo stava torturando e che poi lo avrebbe ucciso. Tutto questo mentre la donna ascoltava le urla del marito in sottofondo. Il tragico nel tragico. Vi chiederete naturalmente perché io stia riesumando questa storia e la risposta è molto semplice. Qualche giorno fa Mosi Raz membro del parlamento israeliano in forza al Partito di estrema sinistra Meretz, accompagnato da una delegazione, ha parlato a Ramallah davanti a una tribuna formata da gente che se potesse distruggere Israele senza lasciare due mattoni uno sopra l’altro lo farebbe volentieri.

Questo non lo dico io ma i loro statuti, di tutte le organizzazioni politico-terroristiche palestinesi, a cominciare da Fatah per finire con Hamas passando per la Jihâd Islamica che vedono, oggi come allora, lo Stato di Palestina dal Giordano al mare con gli ebrei, i sopravvissuti, a bagno nelle acque salate del Mediterraneo. Secondo quanto riportato da diversi organi di stampa nel suo discorso Mosi Raz ha detto: “Siamo venuti qui per esprimere la nostra solidarietà con il popolo palestinese nei territori occupati, in esilio nella speranza che i ministri palestinesi entrino presto nel prossimo governo. Sostengo uno stato palestinese entro i confini del ’67 con uno scambio di terre concordato a fianco dello Stato di Israele, la cui capitale è a Gerusalemme est, questo marzo andremo alle elezioni in cui Netanyahu sarà sconfitto e Gantz sarà eletto. ”

Sono diverse le cose che, al di là dei diversi punti di vista, lasciano sconcerto. Per cominciare non è possibile che Mosi Raz non sappia che prima della guerra dei sei giorni del 1967 Israele era dentro ai suoi indifendibili confini e fu attaccata. Ora in nome di una pace con chi ci vuole distruggere lui vorrebbe davvero, se ne avesse il potere, tornare a mostrare il collo a chi ci vuole sgozzare? Non ha capito che lo Stato di Palestina non verrà alla luce fino a che ci sarà Israele perché sono proprio i palestinesi a non volerlo? Sono costretto a ripetermi, non lo dico io lo dicono loro e lo gridano i loro alleati in tutte le manifestazioni che abbiamo visto negli ultimi anni da Roma a Londra, da Berlino a Madrid passando per Parigi.

Davvero vorrebbe dividere nuovamente Gerusalemme? Anche dopo che gli USA, e dopo di loro anche diverse altre Nazioni, l’hanno finalmente, ed era ora, riconosciuta come la Capitale di Israele? Lo sa che prima del 1967 agli ebrei era vietato recarsi a pregare nei luoghi santi in mano araba? Vogliamo ritornare ad allora? E Ganz, se dovesse riuscire un giorno a formare un governo, nonostante gli assist della magistratura il dubbio è più che mai lecito, darebbe davvero incarichi a questa gente che lo prenderebbe per le palle costringendolo a concessioni che farebbero incazzare la quasi totalità degli israeliani? Saperlo oggi è certo prematuro, prima delle risposte ci sono delle elezioni e, come la storia insegna, al popolo di Israele nessuno può dire per chi o come votare. Oltre alle elezioni ci sono anche dei rinvii a giudizio da discutere e, nel caso, dei processi da celebrare, prima di tirare fuori dei colpevoli dal cilindro come hanno fatto i media israeliani coadiuvati da quelli del resto del mondo, che hanno trasferito il tribunale negli studi televisivi.

Tutto questo lascia basiti, come, ad esempio, gli attacchi rivolti ai pochi giornalisti che ancora cercano di scoperchiare diversi vasi di pandora che nascondono andazzi pericolosi, quelli sì, alla democrazia israeliana e alla libertà nello Stato di Israele. Attacchi che, a corto di idee per controbattere, vanno a insultare le persone e la loro professionalità con accuse infondate di volere il male della nazione, mentre l’unico fine, al netto di chi mena inutilmente il can per l’aia, è, e sarà sempre, la difesa delle ragioni di Israele. Difesa sempre, contro chiunque, anche contro quegli ebrei smemorati, o troppo politicizzati, che hanno dimenticato chi sono e da dove vengono. Auguro a tutti loro che non arrivi un giorno qualcuno a ricordarglielo.
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Messaggioda Berto » sab dic 21, 2019 8:37 am

Sinistra americana anti-israeliana: insulti a Netanyahu e politica filo-palestinese
Maurizia De Groot Vos
20 dicembre 2019

https://www.rightsreporter.org/sinistra ... pv_inKimAw

Sembrerebbe che la sinistra americana non abbia capito bene la lezione inglese. Sebbene le condizioni siano oggettivamente diverse, l’odio anti-israeliano che emerge ogni volta che parlano di politica in Medio Oriente è così evidente che anche chi non apprezza Donald Trump finisce comunque per preferirlo a qualsiasi candidato democratico.

Il più accanito anti-israeliano è paradossalmente un ebreo, Bernie Sanders, che anche ieri parlando a Los Angeles durante un dibattito tra i candidati democratici alle primarie, ha attaccato duramente la politica israeliana e in particolare quella di Benjamin Netanyahu.

«Israele ha – e lo dico come qualcuno che ha vissuto in Israele da bambino, orgogliosamente ebreo – il diritto di esistere, non solo per esistere ma per esistere in pace e sicurezza. Ma ciò che deve essere la politica estera degli Stati Uniti non è solo essere pro-Israele. Anche noi dobbiamo essere filo-palestinesi» ha detto Sanders dal palco democratico.

Poi è passato agli insulti verso Netanyahu definendolo “un razzista”. «Dobbiamo capire che proprio ora in Israele abbiamo una leadership sotto Netanyahu, che recentemente, come sapete, è stato incriminato per corruzione e che, a mio avviso, è un razzista» ha detto Sanders.

Poi ha detto che la politica americana in Medio Oriente dovrebbe essere più equa e pensare anche a Gaza dove c’è una disoccupazione giovanile pari al 60/70% come se la colpa di questa situazione sia di Israele e non dei mafiosi di Hamas che tengono deliberatamente la popolazione al limite della povertà nonostante le decine di miliardi di dollari ricevuti come aiuti umanitari e spesi in armi o trasferiti sui conti miliardari dei loro capi.

Bernie Sanders ha poi insistito ancora una volta sul fatto che gli Stati Uniti dovrebbero condizionare gli aiuti militari a Israele al fatto che Gerusalemme dovrebbe piegarsi alle richieste palestinesi sulla soluzione a due stati basata sui confini del 1967 e quindi evacuare gli insediamenti in Giudea e Samaria.

Ma non è solo Sanders ad avanzare tali ipotesi. Altri due candidati democratici, Elizabeth Warren e Pete Buttigieg, hanno espresso gli stessi concetti pur con qualche distinguo e meno insulti al governo israeliano.

Pete Buttigieg ha attaccato Trump definendo la sua politica in Medio Oriente come «incentrata a interferire efficacemente nella politica interna israeliana».

Ad insistere sulla soluzione a due stati basata sui confini del 67 è stato anche l’ex vice-Presidente, Joe Biden, pure lui in corsa per sfidare Donald Trump.

«Non c’è soluzione per Israele al di fuori della soluzione a due stati», ha detto Biden. «Dobbiamo esercitare costantemente pressioni sugli israeliani affinché si muovano verso una soluzione a due stati, a costo di usare gli aiuti per la sicurezza come arma di pressione».

Alla fine sembra che tutti i candidati repubblicani alla presidenza abbiano una linea comune per quanto riguarda la politica americana in Medio Oriente, una politica palesemente filo-palestinese e quindi anti-israeliana.

E così anche il più accanito oppositore di Donald Trump si trova nelle condizioni di non poter votare chi vorrebbe tornare alla politica filo-araba di Obama che tanti danni ha creato in Medio Oriente, danni di cui ancora ne stiamo pagando il prezzo.
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