L'antisemitismo non ha portato bene a Hitler e alla Germania

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Messaggioda Berto » lun ago 06, 2018 7:30 pm

La matita rossa della Segre “Libri fascisti e antisemiti Il governo faccia qualcosa”
4 agosto 2018
Liliana-Segre

http://www.italiaisraeletoday.it/la-mat ... a-qualcosa

Nella Repubblica italiana, fondata sulla Resistenza, la propaganda fascista e nazista ha o non ha diritto di cittadinanza? E quindi è o non è da contrastare con la piena attivazione di tutti gli strumenti offerti dalla repressione penale?

Sono le domande che la senatrice a vita Liliana Segre ha rivolto al ministro dell’Interno Matteo Salvini, al ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio e al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in una interrogazione parlamentare presentata alcuni giorni fa.

Una iniziativa, ancora senza risposta, che nasce dalla constatazione che importanti di luoghi di acquisto online quali Ibs, Hoepli, Feltrinelli e Amazon “ostentino nei propri siti libri di due case editrici di chiara ideologia fascista e nazista, la Greco e Greco e la Ritter”.

Tra le varie nefandezze la prima, spiega Segre nell’interrogazione, “ha pubblicato un volume dal titolo Ettore Muti, un eroe dimenticato, mentre la Ritter ha pubblicato svariati titoli sul nazismo inneggianti a Hitler stratega militare o agli ultimi eroici difensori di Berlino”.

Ad essere segnalata anche l’accoglienza che Google, nella sezione dedicata ai libri, ha riservato a un testo “apertamente antisemita” di Daniele Proietti: Kalergi il conte genocida.

In ragione delle diverse leggi che regolano l’argomento, la senatrice a vita chiede quindi ai tre ministri “se non si ritenga che le ideologie fascista e nazista, oltre ad essere vietate dalla Legge Scelba, rientrano sotto l’apparato sanzionatorio della Legge Mancino”. E ancora se non si ritenga che la vendita online di volumi ispirate a tali ideologie “non configuri reato strumentale, al fronte del quale dunque attivare, per le società che gestiscono le imprese di distribuzione editoriale, la responsabilità amministrativa”.


Gino Quarelo
Gentile Segre, sul Corano che è il libro piu antisemita e nazista che ci sia, nulla da dire?
E sul nazismo e antisemitismo comunista, nulla da dire?
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Messaggioda Berto » mer ott 10, 2018 6:58 am

Achtung, Germania antisemita Passeggiando per Colonia con la bandiera di Israele…
9 ottobre 2018
Franco Meda

http://www.italiaisraeletoday.it/achtun ... di-israele

Angela Merkel recentamente ha visitato il museo commemorativo dell’Olocausto Yad Vashem. Nel libro degli ospiti ha scritto: “La Germania ha la responsabilità di ricordare questo crimine e combattere l’antisemitismo, la xenofobia e l’odio in generale”.
Ma la Cancelliera che da quindici anni guida la Germania che cosa ha realmente fatto per combattere l’antisemitismo? Ha il polso della situazione?
Sa, ad esempio, che il Centro di informazione e ricerca sull’antisemitismo di Berlino ha registrato 18 casi nel 2017, quasi il triplo rispetto all’anno precedente?
E sa che è un dato falso perché in realtà la maggioranza degli episodi non viene denunciata, le famiglie preferiscono tacere: “Attacchi verbali contro i ragazzi ebrei sono all’ordine del giorno, molti di loro decidono di cambiare scuola e iscriversi ai ginnasi ebraici” spiega Sigmount Königsberg, uno dei capi della comunità berlinese.
E gli fa eco Soraya Gomis, commissario contro la discriminazione nelle scuole berlinesi. «Gli episodi di razzismo e antisemitismo sono in costante e preoccupante crescita».
Ma attenzione non è un problema solo di Berlino. Il fenomeno è diffuso in tutto il Paese, ed è sempre più preoccupante.
Il presidente della Lega degli insegnanti, Heinz-Peter Meidinger, parla di numerosi casi nella Ruhr, a Francoforte, Stoccarda, Dresda, Colonia, anche se quasi nessun studente o genitore si decide a denunciarli pubblicamente.
A far esplodere queste contraddizioni è stata una ragazza siriana M. S. che ha fatto un esperimento sulla sua pelle. “Ho voluto percorrere le vie di Colonia con la bandiera di Israele sul collo. Volevo vedere, capire, avere la percezione di qual è la situazione. Ho ricevuto un centinaio di dita medie e diverse minacce di morte, sempre da uomini e donne turche. Ma magari fosse stato solo questo. Ad un tratto tre uomini poi si sono messi a seguirmi, se non fosse intervenuta la polizia mi sarebbero saltati addosso. Volevo fare un esperimento e sono rimasta scioccata per il livello di antisemitismo che c’è in Germania. Ora capisco perché i miei amici israeliani vogliono lasciare il paese”.
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Messaggioda Berto » dom gen 27, 2019 9:06 pm

"Non perdono l'uomo che mi negò la libertà. Lo implorai in ginocchio. Lui sghignazzava"
2018/12/04

https://www.huffingtonpost.it/2018/12/0 ... hwqYhN_hgs

Era il 7 dicembre del 1943. La piccola Liliana e il padre Alberto cercavano di sfuggire alle persecuzioni razziali e credevano di avercela fatta quando raggiunsero il valico di Arzo, in Svizzera. Le autorità elvetiche rifiutarono però di accoglierli e li riportarono al confine, dove qualche giorno dopo sarebbero stati catturati dai soldati italiani. Il padre Alberto qualche settimana dopo è morto nelle camere a gas di Auschwitz, dove la 13enne Liliana rimase a lungo prigioniera.

Liliana Segre oggi ha 88 anni ed è senatrice a vita. In Svizzera, il paese che le negò la libertà ha incontrato 500 ragazzi, che hanno ascoltato la sua storia, la sua lezione. Lo riporta il Corriere della sera:

"Non posso dire di non provare rancore verso l'uomo che quel giorno ci rimandò in Italia. Mi buttai a terra come una disperata, abbracciai le sue gambe implorandolo di non mandarci via. Lui ci fece riaccompagnare dalle guardie con la baionetta puntata alle spalle. Ricordo che sghignazzavano".

La senatrice ha tenuto un discorso pubblico (promosso dalla Goren Monti Ferrari Foundation) nell'aula magna dell'Università della Svizzera italiana, a Lugano. A nome del Paese, il consigliere di Stato del Canton Ticino, Manuele Bertoli, ha chiesto scusa a Liliana, per quanto accaduto 75 anni fa. A chi le chiede se abbia perdonato quegli uomini, Liliana risponde così:

Ho una paura antica e un disprezzo totale. Non perdono e non dimentico chi mi ha fatto del male. Non ho nemmeno voluto sapere i loro nomi



Gli ebrei in fuga e la frontiera ticinese

https://www.swissinfo.ch/ita/gli-ebrei- ... se/5714354

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Messaggioda Berto » dom gen 27, 2019 9:07 pm

AUSCHWITZ, 15 SOPRAVVISSUTI CANTANO L’INNO DI ISRAELE MENTRE ATTIVISTI DI ESTREMA DESTRA MANIFESTANO CONTRO DI LORO

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 4115455657

Oggi ad Auschwitz in occasione del Giorno della Memoria, quindici sopravvissuti hanno cantato l’inno nazionale israeliano dopo aver recitato una preghiera per i defunti.

L’evento rischiava di essere rovinato da una manifestazione di una cinquantina di attivisti di estrema destra, riuniti fuori l’ex campo di sterminio nazista per accusare il governo polacco di ricordare solo gli ebrei non immaginando che dei sei milioni di ebrei assassinati durante la seconda guerra mondiale, la metà erano di nazionalità polacca senza considerare che il Giorno della Memoria ricorda tutte le vittime del nazifascismo, non solo le vittime di fede ebraica.
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Messaggioda Berto » mar mar 26, 2019 9:06 pm

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Messaggioda Berto » mar mar 26, 2019 9:08 pm

Aveva legami con i nazisti. Famiglia tedesca dona 10 milioni

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/03/2019, a pag.17 con il titolo "Aveva legami con i nazisti. Famiglia tedesca dona 10 milioni" la cronaca di Jeanne Perego.
Informazione Corretta
26/03/2019

http://www.informazionecorretta.com/mai ... eD_W99mNOI

Segnaliamo alcune marche di prodotti della famiglia Reimann, che scopre dopo decenni come la generazione precedente era diventata la famiglia più ricca delle Germania. Crederci è una opzione, mentre non acquistare più quei prodotti è un invito.

A oltre 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, i discendenti di una delle famiglie più ricche della Germania hanno ammesso i legami tra i loro antenati e il regime nazista. Il portavoce della famiglia Reimann, Peter Harf, ha dichiarato alla Bild am Sonntag - che ha pubblicato un ampio reportage su questa storia-, che la famiglia intende destinare circa 10 milioni di euro a un progetto di beneficenza dopo aver scoperto l’appoggio dato dai suoi predecessori al regime di Hitler, oltre che l’impiego massiccio di lavoro forzato nelle sue fabbriche durante il conflitto bellico.

Secondo quanto riportato dal settimanale, Albert Reimann Senior e Albert Reimann junior erano entrambi antisemiti e utilizzarono prigionieri di guerra francesi e civili russi deportati per il lavoro nella loro azienda chimica a Ludwigshafen e come servitù nelle loro ville. Lettere e documenti provenienti dagli archivi dell’azienda raccontano anche che Reimann senior fu un entusiastico sponsor finanziario delle SS già a partire dal 1931 e che la sua azienda nel 1941 figurava tra quelle considerate strategiche dal regime per la fornitura di prodotti per la Wehrmacht e per l’industria tedesca degli armamenti. Nel 1943 i lavoratori forzati a registro dell’azienda dei Reimann erano 175, e a controllarne la produttività era stato incaricato un caposquadra noto per le sue crudeltà nei confronti degli operai. Le donne provenienti dai Paesi dell’Est occupati dai nazisti nel medesimo contesto furono anche oggetto di violente e abusi sessuali. Per Peter Harf, che guida la Jab Holding del clan Reimann, i due, Albert Reimann Senior e Albert Reimann junior, morti rispettivamente nel 1954 e nel 1984, «avrebbero dovuto finire i loro giorni in prigione».

Un patrimonio miliardario
La Jab Holding , con sede in Lussemburgo, è proprietaria di un impero di marchi conosciuti a livello mondiale nel settore del caffè (fatturato annuo intorno a 19 miliardi di euro), ma anche nella cosmetica (Coty) e ha una partecipazione di minoranza nella Reckitt Benckiser, produttrice, tra l’altro, del detersivo per lavastoviglie più venduto al mondo Finish, oltre che delle linee Clerasil, Veet, dei preservativi Durex e delle calzature Scholl.
Un patrimonio familiare stimato attorno ai 33 miliardi di euro. Secondo Peter Harf , quando quattro degli attuali esponenti della famiglia Reimann hanno iniziato ad avere dubbi sul passato dei loro avi hanno incaricato uno storico dell’Università di Monaco di Baviera, il professor Paul Erker, di indagare il passato della famiglia nel periodo nazista. E quando è arrivato il primo rapporto intermedio è stato un momento scioccante: «Siamo rimasti senza parole, siamo sbiancati e ci siamo vergognati profondamente. Sono cose su cui non si può sorvolare. Sono stati commessi crimini aberranti».
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Messaggioda Berto » mar apr 02, 2019 9:33 pm

Germania, soffia il vento dell'antisemitismo contro lo Stato ebraico
Ugo Volli
2 aprile 2019

https://www.progettodreyfus.com/germani ... iV5mmGY0hM

Negli ultimi ottant’anni due popoli si sono dedicato con particolare entusiasmo allo sport di uccidere gli ebrei: gli arabi, soprattutto quelli dei territori vicino a Israele e i tedeschi, che hanno dato una mano ai primi prima e dopo la guerra, per esempio aiutando il Muftì di Gerusalemme Amin Husseini o il dittatore egiziano Nasser a realizzare i loro piani. In Europa, a parte la recente ondata di attentati terroristici, il genocidio degli ebrei è stato iniziato dai tedeschi. È vero che hanno avuto dei collaboratori, più o meno “volonterosi” ed efficaci (fra i primi gli Ucraini e i lettoni, fra i secondi un po’ tutti, anche gli italiani). Ma l’iniziativa è stata loro.

Il famoso gesto di Willy Brandt, quando si inginocchiò a chiedere scusa al ghetto di Varsavia, e anche alcuni gesti più concreti, come qualche discreto atto di appoggio diplomatico e nelle forniture militari, aveva fatto pensare che il discorso fosse chiuso. In un acceso dibattito già negli anni Cinquanta, Ben Gurion in persona si impegnò per accettare relazioni diplomatiche fra Israele e Germania. Le inquietudini non cessarono: vi fu una collaborazione forte fra servizi segreti della Germania Est, extraparlamentari di sinistra e terroristi arabi, che fu determinante nel caso di Entebbe e della strage di Monaco (c’è un libro importante su questo, purtroppo non tradotto in italiano: Jeffery Herf, Undeclared Wars With Israel: East Germany and the West German Far Left 1967-1989, Cambridge University Press).

Angela Merkel ha iniziato continuando la politica di rassicurazione degli ebrei, dichiarando più volte che la sicurezza di Israele era interesse fondamentale della Germania, ma nei fatti e soprattutto negli ultimi anni ha seguito una politica sempre più filo-iraniana e filo-palestinista, cioè anti-israeliana. Ne ho già parlato in un articolo recente su questo sito. Da ultimo vi è stato il rifiuto europeo del riconoscimento di Trump della sovranità israeliana sul Golan, che è il baluardo contro l’aggressività iraniana e dei suoi mercenari di Hamas e della Siria. Non solo la Germania l’ha votato, ma è sempre più evidente che chi comanda in Europa sono Merkel e Macron e senza il loro accordo questa presa di posizione non ci sarebbe stata.

Ora bisogna registrare altri due episodi piuttosto scandalosi, uno ufficiale e una no. Quello ufficiale è un discorso dell’ambasciatore tedesco all’Onu (cioè uno dei più importanti diplomatici della Germania), Christoph Heusgen. In un discorso recente l’ambasciatore ha sostanzialmente paragonato Israele a Hamas: come l’organizzazione terrorista spara missili sulle case israeliane, così lo stato ebraico distrugge le case dei terroristi. Il giornale popolare Bild ne ha fatto un caso. Nessuna meraviglia, però, dato che lo stesso Heusgen si impegnò personalmente alcuni anni fa nel tentativo di far approvare agli Usa il famigerato rapporto Goldstone contro l’esercito israeliano. Bisogna anche considerare che la delegazione tedesca all’Onu, guidata da lui, ha votato 16 volte su 18 contro Israele nel 2018. E certamente l’ambasciatore non è isolato: quando alla Camera tedesca i liberali hanno proposto una mozione di condanna per questi voti, non solo il governo non si è dissociato, ma una maggioranza schiacciante, comprendente tutto il centro e la sinistra, ma non i liberali e la destra dell’Afd, ha respinto la mozione.

Il secondo caso coinvolge solo la responsabilità di una giornalista, la corrispondente in Israele dell’ ”autorevole” giornale progressista TAZ, che secondo lei la soluzione del problema di Gaza è semplice, basta che gli abitanti delle comunità vicine alla striscia, “si abituino” ai bombardamenti e smettano di dar fastidio, dato che hanno i rifugi e ricevono anche indennità per i danni. Questa non è una politica ufficiale ma è pur sempre un segnale d’allarme. Il vecchio antisemitismo tedesco è tornato alla luce. E non, come pretendono i soliti benpensanti, per via dei “sovranisti” e dei “populisti”, ma dalla grande pancia progressista e benpensante delle istituzioni germaniche. É un mostro che si risveglia e deve preoccupare tutti.
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Messaggioda Berto » lun apr 08, 2019 4:33 am

Il telegramma di Himmler al Gran Muftì di Gerusalemme: al vostro fianco contro gli ebrei
Marco Marelli
2017/03/30

https://www.lastampa.it/2017/03/30/este ... z8771VQftU

Un documento riemerso dalla National Library di Israele getta nuova luce sui rapporti fra la Germania nazista e il Grand Muftì di Gerusalemme Amin al-Husseini. E consolida in qualche modo la tesi del premier Benjamin Netanyahu che il religioso abbia giocato un ruolo nell’incitare allo sterminio degli ebrei. È un telegramma spedito dal capo delle Ss Heinrich Himmler a Husseini, il 2 novembre 1943, nel ventiseiesimo anniversario della Dichiarazione di Balfour.

Himmler ricorda che la Grande Germania è stata una “strenua sostenitrice” della battaglia “degli arabi in cerca di libertà, in particolare in Palestina, contro gli ebrei invasori”. Il nemico in comune, continua, “sta creando una solida base per l’unità fra la Germania e gli arabi nel mondo. In questo spirito, vi auguro, nell’anniversario della Dichiarazione di Balfour, di continuare la lotta fino alla grande vittoria”.

Proprio la citazione della Dichiarazione di Balfour ha portato a riemergere il documento. La biblioteca stava infatti conducendo una ricerca di tutte le testimonianze sul tema nel centenario della Dichiarazione. Il telegramma era stato confiscato dall’esercito americano nel 1945, dopo la disfatta della Germania nazista, dove viveva il Gran Muftì. Poi era entrato in possesso dell’Haganah, l’organizzazione ebraica che ha portato alla nascita di Israele. E infine era arrivano alla National Library, dove è rimasto sepolto fino ad ora.

Il documento originale, ingiallito ma in perfetto stato di conservazione, è stato pubblicato sul giornale Haaretz. E naturalmente si è riaccesa la discussione sulle frasi di una anno e mezzo fa di Netanyahu, quando aveva accusato il Gran Muftì di aver suggerito a Hitler di “bruciare” gli ebrei, il loro sterminio. Poi il premier aveva fatto marcia indietro in mancanza di prove storiche. Il telegramma non prova che quella conversazione abbia veramente avuto luogo ma conferma i rapporti “calorosi” fra i nazisti e il leader religioso.

L’incontro fra Hitler e il Gran Muftì è però del novembre 1941, due anni prima del telegramma di Himmler. Lo sterminio degli ebrei, come conferma Dina Porat del Museo dell’Olocausto Yad Vashem, sempre citato da Haaretz, “era già cominciato da un pezzo” e i nazisti stava già uccidendo gli ebrei “e avevano già abbandonato l’idea che l’emigrazione forzata e l’espulsione fossero una soluzione”. Il telegramma ribadisce comunque l’esistenza di un’alleanza ideologica fra nazisti e il Muftì in quel preciso momento storico.
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Messaggioda Berto » dom giu 09, 2019 8:03 pm

Il villaggio tedesco in Israele
di Giulio Meotti
2019/06/09

https://www.ilfoglio.it/cultura/2019/06 ... ZhdD8R5PS4

Roma. “La vita ebraica è in pericolo in Europa, gli ebrei lasciano”. Queste parole, appena pronunciate di fronte al Parlamento austriaco, sono arrivate da Bassam Tibi, il sociologo nato a Damasco e che vive in Germania dal 1962, dove ha studiato a Francoforte con due giganti come Theodor W. Adorno e Max Horkheimer, che al tempo del nazismo ripararono in America. Ai parlamentari di Vienna, Tibi ha detto che l’antisemitismo contemporaneo “spesso appare come una critica a Israele, personificato come l’ebreo mondiale che deve essere spazzato via”. “Dobbiamo combattere l’antisemitismo islamico”, ha continuato Tibi, che ha criticato il paragone tra islamofobia e antisemitismo, liquidandolo come “pura ideologia” e si è lamentato che a parlare di antisemitismo islamico “corri il rischio di essere etichettato come islamofobo”.

Che la vita ebraica fosse in pericolo in Europa ce lo ha appena ricordato il caso tedesco. Nei giorni scorsi, per la prima volta un ufficiale del governo tedesco, il delegato alla lotta all’antisemitismo Fritz Klein, ha invitato gli ebrei del suo paese a nascondere la kippah in pubblico a causa delle aggressioni. La situazione è seria. Il centro non governativo per la ricerca e l’informazione ha registrato 1.083 episodi antisemiti a Berlino lo scorso anno.

Un programma israeliano sta portando fuori dal paese tantissimi ragazzi tedeschi. Si chiama “Naale”, in ebraico sta per “gli adolescenti emigrano prima dei genitori”. È un programma sotto la guida del Ministero dell’Istruzione israeliano e dell’Agenzia ebraica: prima partono i giovani, poi seguono i genitori. Ogni anno, circa 700 giovani ebrei emigrano in Israele con “Naale” e il loro numero sta aumentando. Dalla Germania, in cinquanta sono partiti negli ultimi mesi. Il quotidiano Welt è andato a vedere dove vivono. Ed è stato un déjà vu per la Germania.

“Negli ultimi mesi qui la questione della ricezione della gioventù ebraica sta diventando sempre più urgente”. Sono le ultime righe di una lettera scritta nel 1938 da Ben Zion Mosenson, direttore della prima scuola di grammatica ebraica di Tel Aviv, che perorò l’uscita degli ebrei dal paese sotto il nazismo. Su sua iniziativa, nel 1941, vicino a Tel Aviv, fu costruito un collegio per giovani emigrati mandati nell’allora Palestina mandataria dai genitori. Il “villaggio dei giovani”, ora intitolato a Mosenson, serve ancora a questo scopo oggi. E ottant’anni dopo che Mosenson ha scritto quella lettera, i giovani ebrei dalla Germania emigrano sempre più in Israele. E il loro numero potrebbe più che raddoppiare nel prossimo anno scolastico. “Mai prima d’ora abbiamo avuto così tante richieste dai paesi di lingua tedesca”, afferma la preside Haya Belhassan. Michael, Emil e Ludwig passeggiano tra i banani del Mosenson. I nomi dei tre non sono pubblici secondo le linee guida del Ministero dell’Istruzione israeliano: “Non vogliamo che cose brutte accadono alle loro famiglie solo perché i loro figli sono emigrati in Israele”, afferma Belhassan.

“L’antisemitismo era di routine”, dice Ludwig. Il fratello maggiore era già andato in Israele e oggi è nell’esercito. Ai ragazzi tedeschi Israele paga il volo, l’istruzione, l’alloggio e l’assicurazione sanitaria. Per Emil e Michael, la Germania è lontana: “Sto lentamente dimenticando il mio tedesco”. Anche Evelyn Mende vuole andare al Mosenson: “I giovani ebrei non hanno futuro in Germania. Per me era normale al liceo mettere la stella di David sotto i vestiti e i ragazzi indossano berretti da baseball sopra la kippa”. E al Mosenson si trova lo studente berlinese di cui ha parlato la stampa anche italiana e che nel suo liceo berlinese venne aggredito in quanto ebreo. È Liam Rückert. I suoi compagni vengono anche dall’Italia, dalla Francia e dai Paesi Bassi. “Da ebreo era insopportabile rimanere in Germania”.

“Il prossimo passo sarà di nascondere la stella di David”, ha scritto sulla Deutsche Welle Michael Friedman, già vice-presidente del Consiglio degli ebrei in Germania, in risposta all’invito a celare la kippah. “In futuro, dovrei consigliare ai miei figli di nascondere la propria identità ebraica? Seguendo il consiglio di Klein alla lettera, allora vivere in modo visibile come ebreo non è più sicuro in Germania. Essere invisibili è sicuro. Puoi essere solo un ebreo a porte chiuse in Germania? Se è così, la vita ebraica in Germania non ha futuro”. È quello che pensava Mosenson nel 1938 e che pensano oggi tanti di quei ragazzi, i profughi dell’antisemitismo europeo.
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Messaggioda Berto » mer ago 07, 2019 8:12 pm

ANTISEMITISMO GERMANIA: ALTRA AGGRESSIONE CONTRO FAMIGLIA DI UN RABBINO
7 Agosto 2019

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 0516446963

L’antisemitismo in Germania ha toccato livelli preoccupanti. Gli episodi antiebraici si sono moltiplicati nei primi mesi 2019, confermando la tendenza del 2018, anno in cui l’antisemitismo è aumentato del 10% rispetto all’anno precedente.
Nel maggio scorso aveva fatto molto discutere il monito di Felix Klein, l’incaricato del governo federale per la lotta all’antisemitismo, che in un’intervista aveva sconsigliato agli ebrei di indossare la kippah in ogni occasione.
Monito che è divenuto una conferma nelle ultime settimane in cui si sono moltiplicate le aggressioni agli ebrei tedeschi.
Ultima in ordine di tempo l’aggressione a Monaco nei confronti della famiglia di un rabbino, insultata e fatta oggetto di sputi da due persone. La polizia ha confermato quanto accaduto dopo la divulgazione della notizia da parte della trasmissione “Report Muenchen” dell’emittente Ard.
Quanto successo a Monaco ha seguito l’aggressione della scorsa settimana nei confronti del rabbino Yehuda Teichtal, che a Berlino è stato insultato e fatto oggetto di sputi da due uomini che si sono rivolti a lui in arabo.
Stessa sorte era toccata poco tempo prima ad Amburgo a Shlomo Bistritzky, il rabbino capo il membro della comunità ebraica locale Eliezer Noe.
La presidente della Comunità ebraica di Monaco, Charlotte Knobloch, ha definito questi assalti come “sintomatici per l’attuale difficile situazione per tanti ebrei”:
“Il senso di sicurezza deve essere ricostruito il prima possibile, affinché fatti come quelli che si sono verificati in questi giorni non si possano più ripetere”.
La situazione per gli tedeschi sta peggiorando di giorno in giorno. L’odio antiebraico è sia di natura islamica che di estrema destra. Molti sono gli appelli delle comunità ebraiche tedesche nei confronti delle autorità, che spesso vengono disattesi.
In generale non c’è paese europeo in cui l’antisemitismo non sia diventato protagonista delle cronache, mettendo in allarme diverse comunità ebraiche.
Non si può più chiudere gli occhi davanti all’odio contro gli ebrei. L’antisemitismo non può essere trattato come semplice episodio di criminalità comune.
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